Poesie di Emily Dickinson tradotte da Silvio Raffo - LietoColle
Poesie di Emily Dickinson tradotte da Silvio Raffo - LietoColle Poesie di Emily Dickinson tradotte da Silvio Raffo - LietoColle
Sono quasi contenta di non crederci perché potrebbe fermarmi il respiro – ed io vorrei invece ancora un poco guardare questa Terra così strana! Sono lieta che l’abbiano provato quelli che non ho più potuto ritrovare dal pomeriggio d’autunno possente che soli li lasciai sotto le zolle. 98 C’è un privilegio a tutti riservato – un glorioso pomeriggio – nessuno può evitare questa porpora né a questa corona sottrarsi! La presenza di un cocchio è assicurata – valletti, sale, pubblico ed onori – ed anche le campane del villaggio ad annunziare il fulgido corteo! Che sobri dignitari! Che cerimonie per la nostra sosta! Con quanta deferenza, nel congedo, in cento e più si tolgono il cappello! Un fasto che sorpassa l’ermellino attende umile gente come noi quando presenteremo il nostro stemma e otterremo l’onore di morire! 99 Vanno altri passi per il mio giardino – nuove dita rimuovono le zolle – sull’olmo un trovatore incanta la solitudine Altri fanciulli giocano nel verde – sotto, altri morti dormono – pure, torna pensosa primavera – come ritorna puntuale la neve!
101 Ma veramente ci sarà un Mattino? Esiste una cosa come il Giorno? Potrei vederlo io dalle montagne se come loro fossi alta? Ha forse piedi come le ninfee? Ha piume, come uccello? Giungerà da contrade favolose di cui nessuno mi ha parlato mai? Vi prego, saggi! O qualche marinaio! Qualche sapiente dai cieli! Qualcuno a quest’umile pellegrina sveli dov’è il luogo chiamato “Mattino”! 113 Nostra parte di notte da portare, nostra parte di mattino – nostro vuoto da colmare nello scherno o nell’estasi. Qua una stella, là un’altra, qualcuna che smarrisce la sua via! Nell’aria sempre un poco di foschia, ma finalmente – il Giorno! 150 Ella morì – fu questa la sua morte. Quando cessò di respirare, prese le sue semplici vesti e partì verso il sole. Al cancello la piccola figura gli Angeli devono avere contemplato, giacchè mai più ho potuto ritrovarla dal versante dei vivi.
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perché potrebbe fermarmi il respiro –<br />
ed io vorrei invece ancora un poco<br />
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Sono lieta che l’abbiano provato<br />
quelli che non ho più potuto ritrovare<br />
<strong>da</strong>l pomeriggio d’autunno possente<br />
che soli li lasciai sotto le zolle.<br />
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C’è un privilegio a tutti riservato –<br />
un glorioso pomeriggio –<br />
nessuno può evitare questa porpora<br />
né a questa corona sottrarsi!<br />
La presenza <strong>di</strong> un cocchio è assicurata –<br />
valletti, sale, pubblico ed onori –<br />
ed anche le campane del villaggio<br />
ad annunziare il fulgido corteo!<br />
Che sobri <strong>di</strong>gnitari!<br />
Che cerimonie per la nostra sosta!<br />
Con quanta deferenza, nel congedo,<br />
in cento e più si tolgono il cappello!<br />
Un fasto che sorpassa l’ermellino<br />
attende umile gente come noi<br />
quando presenteremo il nostro stemma<br />
e otterremo l’onore <strong>di</strong> morire!<br />
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Vanno altri passi per il mio giar<strong>di</strong>no –<br />
nuove <strong>di</strong>ta rimuovono le zolle –<br />
sull’olmo un trovatore<br />
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Altri fanciulli giocano nel verde –<br />
sotto, altri morti dormono –<br />
pure, torna pensosa primavera –<br />
come ritorna puntuale la neve!