Poesie di Emily Dickinson tradotte da Silvio Raffo - LietoColle

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29.05.2013 Views

che nemmeno la spinta d’un pronostico potè d’un minimo segno intaccarlo – 1605 Ogni amico che muore ci ruba un po’di vita; ancora resta quel sottile spicchio che, come luna, una torbida notte richiamato sarà dalle maree. 1619 Non sapendo quando l’Alba verrà ogni porta dischiudo – chissà - forse avrà piume – come uccello – o, come spiaggia, flutti – 1684 E’ un errore di calcolo “Vien poi l’Eternità” si dice, come fosse una stazione. Invece è qui vicino e mi accompagna nella passeggiata abita in casa mia e amico più costante non conosco di questa Eternità 1691 Quell’aura inattingibile di chi ha consumato la Morte è per me più maestosa d’ogni maestà terrena. L’Anima scrive a un tratto:”Non ci sono” sulla sua casa di carne – poi si avvia col suo dolce passo etereo dove nessuno più potrà toccarla

1728 E’ l’Immortalità forse un veleno che gli uomini ne sono tanto oppressi? 1732 Due volte mi è finita la vita prima di finire – questo ora rimane da scoprire: se l’Immortalità mi sveli un terzo evento immenso e disperato a concepirsi come i due che in passato mi toccarono. Separazione è quanto sappiamo del cielo – e nostra pratica d’inferno. 1742 Quanto lontano siano andati i morti dapprima non vediamo; un ritorno possibile crediamo nel fluire degli anni appassionati. Poi ci coglie il sospetto, o la certezza, di averli già seguiti tanta è l’intimità a tenerci uniti nella cara magia della memoria. settantasette testi tradotti da Silvio Raffo giugno duemilaquattro

che nemmeno la spinta d’un pronostico<br />

potè d’un minimo segno intaccarlo –<br />

1605<br />

Ogni amico che muore ci ruba un po’<strong>di</strong> vita;<br />

ancora resta quel sottile spicchio<br />

che, come luna, una torbi<strong>da</strong> notte<br />

richiamato sarà <strong>da</strong>lle maree.<br />

1619<br />

Non sapendo quando l’Alba verrà<br />

ogni porta <strong>di</strong>schiudo –<br />

chissà - forse avrà piume – come uccello –<br />

o, come spiaggia, flutti –<br />

1684<br />

E’ un errore <strong>di</strong> calcolo<br />

“Vien poi l’Eternità”<br />

si <strong>di</strong>ce, come fosse una stazione.<br />

Invece è qui vicino<br />

e mi accompagna nella passeggiata<br />

abita in casa mia<br />

e amico più costante non conosco<br />

<strong>di</strong> questa Eternità<br />

1691<br />

Quell’aura inattingibile<br />

<strong>di</strong> chi ha consumato la Morte<br />

è per me più maestosa<br />

d’ogni maestà terrena.<br />

L’Anima scrive a un tratto:”Non ci sono”<br />

sulla sua casa <strong>di</strong> carne –<br />

poi si avvia col suo dolce passo etereo<br />

dove nessuno più potrà toccarla

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