Poesie di Emily Dickinson tradotte da Silvio Raffo - LietoColle

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sarebbe riuscito a raggiungerla! Ma tutto ciò mi addolorava troppo ed allora pensavo invece a come quest’ora stessa, in un anno perfetto, sarebbero venuti loro a me – 449 Morii per la Bellezza – ma non m’ero ancora abituata alla mia tomba quando un altro – morto per la Verità – nel sepolcro vicino fu adagiato – Piano mi domandò perché ero morta – “Per la bellezza”- gli risposi – e lui: “Io per la Verità – è una sola cosa “ disse, “siamo fratelli” Così, come congiunti che di notte s’incontrino – dall’ una all’altra tomba conversammo – finchè le nostre labbra raggiunse il muschio e coprì i nostri nomi – 461 Sarò una sposa al nascere del giorno – Aurora, hai tu per me degno vessillo? A mezzanotte ero ancora fanciulla, poco ci vuole a divenire moglie – Mezzanotte, da te sono passata all’Est, e alla Vittoria – Mezzanotte – Buonanotte! Mi chiamano, li sento, gli angeli che al vestibolo s’affollano – il mio futuro dolce sta salendo, la mia preghiera di bimba balbetto – ma fra poco non sarò più fanciulla – Eternità, sto arrivando – Signore, Salvatore, ho già visto il tuo volto!
465 Quando morii udii ronzare una mosca – la quiete nella stanza assomigliava al silenzio dell’aria tra l’uno e l’altro schianto di bufera – Gli occhi a me intorno s’erano asciugati – fermi si trattenevano i respiri fino all’ultimo assalto – quando il Re si sarebbe svelato nella stanza – Destinai i miei ricordi, disponendo di quanto di me stessa era assegnabile -Fu in quel momento che tra me e la luce s’interpose una mosca – con incerto ronzio – ineguale, azzurro – Le finestre s’empirono di nebbia poi pian piano non potei più vedere che vedevo - 482 Ecco, noi ti copriamo – dolce viso- di te non ci siamo stancati, sei tu che ti stanchi di noi – Nel lasciarci – ricorda che noi ti seguiamo fin dove tu più non ci vedrai – e riluttanti torneremo indietro per ripensarti – sempre – e per rimproverarci il poco affetto che, avari, ti mostrammo – ora aumentato cento volte, cara – se tu volessi accettarlo – 510 Non era Morte, perché stavo in piedi – e tutti i morti giacciono supini – non era Notte perché le campane
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