Poesie di Emily Dickinson tradotte da Silvio Raffo - LietoColle

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29.05.2013 Views

320 Giochiamo a gemme false finchè, qualificati, per la perla – ed allora le prime ripudiamo, dandoci degli sciocchi – Pure – le forme erano somiglianti – le nostre mani nuove impararono il Gioco delle Gemme maneggiando la sabbia – 363 Andai a dirle grazie, ma dormiva – il suo letto – una cuspide di pietra – mazzi di fiori sulla testa e ai piedi, che avevano gettato i viaggiatori andati a ringraziarla – ma dormiva – Rapida cosa traversare il mare, volgere gli occhi a lei come da viva – ma difficile e lento fu il ritorno – 369 Giaceva come se, nel gioco, la sua vita le fosse corsa via – intendendo tornare, ma non subito. Le sue braccia gioiose – abbandonate – come se in una sosta della gara avessero scordato per un attimo le mosse di ripresa. Gli occhi danzanti – schiusi – come la piccola padrona ancora

vi scintillasse dentro per scherzare con te – Il suo Mattino alla porta sta pensando – ne son certa – al modo di forzare quel suo sonno – così lieve - e profondo. 374 Andai in Cielo – una piccola città da un rubino illuminata, piastrellata di piume – Più silente dei campi quand’è al colmo la rugiada, splendida come quadri che mai uomo dipinse. I cittadini, simili a falene; non ossa nei corpi, ma pizzi- occupazioni tenui come velo e nomi delicati, morbidissimi. Di certo non potevo che esser lieta in tale straordinaria compagnia 382 Per la morte – o piuttosto i compensi che la morte procura – c’è chi rinuncia a volte al vantaggio della vita – Le cose che la morte garantisce sono una stanza – la liberazione dai vincoli terreni e infine un nome – I doni della vita e quelli della morte non siamo abilitati a comparare – ogni valutazione ha fine qui –

vi scintillasse dentro<br />

per scherzare con te –<br />

Il suo Mattino alla porta<br />

sta pensando – ne son certa –<br />

al modo <strong>di</strong> forzare quel suo sonno –<br />

così lieve - e profondo.<br />

374<br />

An<strong>da</strong>i in Cielo –<br />

una piccola città<br />

<strong>da</strong> un rubino illuminata,<br />

piastrellata <strong>di</strong> piume –<br />

Più silente dei campi<br />

quand’è al colmo la rugia<strong>da</strong>,<br />

splen<strong>di</strong><strong>da</strong> come quadri<br />

che mai uomo <strong>di</strong>pinse.<br />

I citta<strong>di</strong>ni, simili a falene;<br />

non ossa nei corpi, ma pizzi-<br />

occupazioni tenui come velo<br />

e nomi delicati, morbi<strong>di</strong>ssimi.<br />

Di certo non potevo che esser lieta<br />

in tale straor<strong>di</strong>naria compagnia<br />

382<br />

Per la morte – o piuttosto i compensi<br />

che la morte procura –<br />

c’è chi rinuncia a volte<br />

al vantaggio della vita –<br />

Le cose che la morte garantisce<br />

sono una stanza – la liberazione<br />

<strong>da</strong>i vincoli terreni<br />

e infine un nome –<br />

I doni della vita<br />

e quelli della morte<br />

non siamo abilitati a comparare –<br />

ogni valutazione ha fine qui –

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