Poesie di Emily Dickinson tradotte da Silvio Raffo - LietoColle
Poesie di Emily Dickinson tradotte da Silvio Raffo - LietoColle Poesie di Emily Dickinson tradotte da Silvio Raffo - LietoColle
Settantasei poesie di Emily Dickinson tradotte da Silvio Raffo 45 C’è qualcosa di più calmo del sonno in quest’intima stanza! sopra il suo petto porta un ramoscello – ma non dirà il suo nome! Uno la tocca, un altro ecco la bacia – scalda la mano inerte – semplice gravità che non comprendo! Se fossi in loro, no, non piangerei – troppo rude il singhiozzo! potrebbe spaventarsi la dormiente fata e tornare al suo nativo borgo! Mentre i vicini dall’ingenuo cuore discorrono di “morti premature” noi – così inclini sempre alle perifrasi – notiamo il volar via di certi uccelli! 50 Io non l’ho ancora detto al mio giardino per non perdermi d’animo – e non mi sento ancora così forte da rivelarlo all’ape Non ne farò parola per la strada – perfino le botteghe stupirebbero ch’io, timida e ignorante come sono, possa avere l’audacia di morire. Non devono saperlo le colline dove ho vagato tanto – e non dirò nemmeno ai cari boschi il giorno dell’addio –
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Settantasei poesie <strong>di</strong> <strong>Emily</strong> <strong>Dickinson</strong> <strong>tradotte</strong> <strong>da</strong> <strong>Silvio</strong><br />
<strong>Raffo</strong><br />
45<br />
C’è qualcosa <strong>di</strong> più calmo del sonno<br />
in quest’intima stanza!<br />
sopra il suo petto porta un ramoscello –<br />
ma non <strong>di</strong>rà il suo nome!<br />
Uno la tocca, un altro ecco la bacia –<br />
scal<strong>da</strong> la mano inerte –<br />
semplice gravità<br />
che non comprendo!<br />
Se fossi in loro, no, non piangerei –<br />
troppo rude il singhiozzo!<br />
potrebbe spaventarsi la dormiente<br />
fata e tornare al suo nativo borgo!<br />
Mentre i vicini <strong>da</strong>ll’ingenuo cuore<br />
<strong>di</strong>scorrono <strong>di</strong> “morti premature”<br />
noi – così inclini sempre alle perifrasi –<br />
notiamo il volar via <strong>di</strong> certi uccelli!<br />
50<br />
Io non l’ho ancora detto al mio giar<strong>di</strong>no<br />
per non perdermi d’animo –<br />
e non mi sento ancora così forte<br />
<strong>da</strong> rivelarlo all’ape<br />
Non ne farò parola per la stra<strong>da</strong> –<br />
perfino le botteghe stupirebbero<br />
ch’io, timi<strong>da</strong> e ignorante come sono,<br />
possa avere l’au<strong>da</strong>cia <strong>di</strong> morire.<br />
Non devono saperlo le colline<br />
dove ho vagato tanto –<br />
e non <strong>di</strong>rò nemmeno ai cari boschi<br />
il giorno dell’ad<strong>di</strong>o –
Né mormorarlo a tavola –<br />
né sventata accennare per la via<br />
che oggi stesso entrerò<br />
nel cuore dell’enigma –<br />
51<br />
Passavo spesso <strong>da</strong>l villaggio<br />
Nel ritornare a casa <strong>da</strong>lla scuola –<br />
e mi chiedevo: “Che ci fanno là?<br />
Perché tanto silenzio?”<br />
Non potevo sapere allora l’anno<br />
in cui sarebbe giunta la chiamata<br />
per me – più presto è giunta –<br />
almeno sul quadrante – che per gli altri.<br />
C’è più calma che all’ora del tramonto,<br />
più frescura che all’alba –<br />
non han timore <strong>di</strong> venire qui<br />
le margherite –<br />
e vi posano uccelli il loro volo.<br />
Così quando sei stanca<br />
e non sai cosa fare, o se avrai freddo –<br />
fì<strong>da</strong>ti della promessa<br />
dolce <strong>di</strong> sottoterra,<br />
gri<strong>da</strong> “Son Dollie, pren<strong>di</strong>mi!”<br />
ed io t’abbraccerò!<br />
53<br />
Sottratta agli uomini – stamani –<br />
trasportata <strong>da</strong> uomini quest’oggi –<br />
accolta con vessilli <strong>da</strong>gli dei –<br />
che via <strong>di</strong> qui la scortarono –<br />
Una bambina sottratta ai compagni –<br />
un’allieva <strong>di</strong> meno nella scuola –<br />
Quanti ospiti accoglie il Para<strong>di</strong>so –
non c’è una stanza libera –<br />
Lontani – come <strong>da</strong>lla sera l’Est –<br />
palli<strong>di</strong> – come stella <strong>di</strong> confine –<br />
i nostri morti sono i cortigiani<br />
bizzarri, <strong>di</strong> case regali.<br />
75<br />
Morì per gioco,<br />
declinò scherzosa<br />
il suo contratto d’ore variopinte,<br />
poi gaia come un turco s’immerse<br />
in un letto <strong>di</strong> fiori.<br />
Ieri e oggi vagò sulla collina<br />
Il lieve suo fantasma –<br />
Vello argenteo le sue vesti –<br />
Un soffio – il suo sembiante.<br />
79<br />
An<strong>da</strong>re in Cielo!<br />
quando – non lo so -<br />
Non doman<strong>da</strong>rmi come!<br />
Sono troppo stupita<br />
Per pensare a risponderti!<br />
An<strong>da</strong>re in Cielo!<br />
Come suona strano!<br />
Pure sicuramente<br />
Avverrà – come il gregge per la notte<br />
Ritorna fra le braccia del pastore!<br />
Forse anche tu ci andrai!<br />
Chi lo può <strong>di</strong>re?<br />
Se dovessi arrivarci tu per primo<br />
tieni un posto piccino a me serbato<br />
accanto ai due che ho perso!<br />
Andrà bene il più umile vestito,<br />
e anche solo un frammento <strong>di</strong> corona –<br />
perché tu sai che non importa l’abito<br />
con cui si torna a casa –
Sono quasi contenta <strong>di</strong> non crederci<br />
perché potrebbe fermarmi il respiro –<br />
ed io vorrei invece ancora un poco<br />
guar<strong>da</strong>re questa Terra così strana!<br />
Sono lieta che l’abbiano provato<br />
quelli che non ho più potuto ritrovare<br />
<strong>da</strong>l pomeriggio d’autunno possente<br />
che soli li lasciai sotto le zolle.<br />
98<br />
C’è un privilegio a tutti riservato –<br />
un glorioso pomeriggio –<br />
nessuno può evitare questa porpora<br />
né a questa corona sottrarsi!<br />
La presenza <strong>di</strong> un cocchio è assicurata –<br />
valletti, sale, pubblico ed onori –<br />
ed anche le campane del villaggio<br />
ad annunziare il fulgido corteo!<br />
Che sobri <strong>di</strong>gnitari!<br />
Che cerimonie per la nostra sosta!<br />
Con quanta deferenza, nel congedo,<br />
in cento e più si tolgono il cappello!<br />
Un fasto che sorpassa l’ermellino<br />
attende umile gente come noi<br />
quando presenteremo il nostro stemma<br />
e otterremo l’onore <strong>di</strong> morire!<br />
99<br />
Vanno altri passi per il mio giar<strong>di</strong>no –<br />
nuove <strong>di</strong>ta rimuovono le zolle –<br />
sull’olmo un trovatore<br />
incanta la solitu<strong>di</strong>ne<br />
Altri fanciulli giocano nel verde –<br />
sotto, altri morti dormono –<br />
pure, torna pensosa primavera –<br />
come ritorna puntuale la neve!
101<br />
Ma veramente ci sarà un Mattino?<br />
Esiste una cosa come il Giorno?<br />
Potrei vederlo io <strong>da</strong>lle montagne<br />
se come loro fossi alta?<br />
Ha forse pie<strong>di</strong> come le ninfee?<br />
Ha piume, come uccello?<br />
Giungerà <strong>da</strong> contrade favolose<br />
<strong>di</strong> cui nessuno mi ha parlato mai?<br />
Vi prego, saggi! O qualche marinaio!<br />
Qualche sapiente <strong>da</strong>i cieli! Qualcuno<br />
a quest’umile pellegrina sveli<br />
dov’è il luogo chiamato “Mattino”!<br />
113<br />
Nostra parte <strong>di</strong> notte <strong>da</strong> portare,<br />
nostra parte <strong>di</strong> mattino –<br />
nostro vuoto <strong>da</strong> colmare<br />
nello scherno o nell’estasi.<br />
Qua una stella, là un’altra,<br />
qualcuna che smarrisce la sua via!<br />
Nell’aria sempre un poco <strong>di</strong> foschia,<br />
ma finalmente – il Giorno!<br />
150<br />
Ella morì – fu questa la sua morte.<br />
Quando cessò <strong>di</strong> respirare, prese<br />
le sue semplici vesti<br />
e partì verso il sole.<br />
Al cancello la piccola figura<br />
gli Angeli devono avere contemplato,<br />
giacchè mai più ho potuto ritrovarla<br />
<strong>da</strong>l versante dei vivi.
154<br />
Tranne che per il Cielo, è come nulla.<br />
Sola - per tutti tranne che per gli Angeli.<br />
Se non fosse per qualche Ape vagante,<br />
un fiore proprio inutile.<br />
Tranne che per il vento – provinciale.<br />
Ignota a tutti tranne alle Farfalle<br />
come goccia <strong>di</strong> rugia<strong>da</strong><br />
sulla zolla silenziosa.<br />
160<br />
Perduta, proprio al punto d’esser salva!<br />
Proprio quando sentivo il mondo an<strong>da</strong>rsene!<br />
Mi ero appena premunita<br />
per l’assalto dell’Eterno<br />
quando il respiro fece a me ritorno<br />
E <strong>da</strong> quell’altra spon<strong>da</strong> la marea<br />
sentii che recedeva <strong>di</strong>sillusa!<br />
Ora mi sento come chi ritorna<br />
e vorrebbe narrar lo strano viaggio!<br />
Un marinaio, <strong>da</strong> remoti li<strong>di</strong> –<br />
Un pallido cronista, <strong>da</strong>lle porte<br />
dell’Estasi, ma prima del Sigillo!<br />
La prossima volta, restare!<br />
Vedere quelle cose<br />
mai <strong>da</strong>ll’orecchio u<strong>di</strong>te,<br />
mai scrutate <strong>da</strong> occhio –<br />
La prossima volta, indugiare!<br />
Mentre fuggono le ere –<br />
lenti marciano i secoli<br />
e si compiono i cicli!<br />
182<br />
Se io non fossi viva
quando ritorneranno i pettirossi<br />
<strong>da</strong>te a quello in cravatta rossa<br />
una briciola in memoria<br />
Se non potessi ringraziarvi<br />
essendo addormentata<br />
sappiate che cerco <strong>di</strong> farlo<br />
con le mie labbra <strong>di</strong> granito<br />
187<br />
Quante volte questi umili pie<strong>di</strong> han vacillato<br />
può <strong>di</strong>rlo solo il sigillato labbro –<br />
Pròvaci – puoi l’orrendo chiodo sollevare –<br />
puoi liberare i fermagli d’acciaio?<br />
Sfiora la geli<strong>da</strong> fronte – così cal<strong>da</strong> altre volte –<br />
rialza, se vuoi, gl’immobili capelli –<br />
riscal<strong>da</strong> quelle <strong>di</strong>ta a<strong>da</strong>mantine<br />
che mai più un <strong>di</strong>tale porteranno –<br />
Ronzano scialbe mosche alla finestra,<br />
ar<strong>di</strong>to ai vetri opachi splende il sole –<br />
la ragnatela <strong>da</strong>l soffitto pende<br />
senza timore – o massaia indolente,<br />
tu giaci immota tra le margherite!<br />
216<br />
Sicuri nelle stanze d’alabastro –<br />
non sfiorati all’alba<br />
o <strong>da</strong>l meriggio –<br />
dormono i miti membri della Risurrezione –<br />
Travi <strong>di</strong> raso,<br />
soffitto <strong>di</strong> pietra.<br />
Su <strong>di</strong> loro nel suo castello ride<br />
lieve la brezza, mentre l’ape ronza<br />
a uno stolido orecchio, e dolci uccelli<br />
cinguettano cadenze senza senso –<br />
Quale sagacità perisce qui!
Vanno maestosi gli anni<br />
<strong>di</strong> sopra – in curva schiera –<br />
mon<strong>di</strong> compiono ellissi –<br />
remano firmamenti –<br />
<strong>di</strong>ademi cadono – si arrendono Dogi –<br />
taciti come bruscoli sopra <strong>di</strong>sco <strong>di</strong> neve<br />
241<br />
A me piace uno sguardo d’agonia<br />
perché so che è sincero –<br />
L’uomo non può contraffare lo spasimo<br />
né simulare il rantolo –<br />
Vitrei si fanno gli occhi – ed è la Morte –<br />
impossibile fingere<br />
le perle <strong>di</strong> sudore sulla fronte<br />
infilate <strong>da</strong> una sommessa angoscia.<br />
255<br />
Morire non esige che un istante –<br />
Dicono inoltre che non faccia male:<br />
ci si sente più deboli, per gra<strong>di</strong>,<br />
e poi – più nulla.<br />
Un nastro più scuro, per un giorno,<br />
un crespo sul cappello –<br />
ed ecco poi ritorna il sole a splendere<br />
e ci aiuta a scor<strong>da</strong>re<br />
la mistica creatura <strong>di</strong>sparita –<br />
che se non fosse stato per amore<br />
<strong>di</strong> noi, sarebbe an<strong>da</strong>ta a dormire<br />
<strong>di</strong> quel sonno profondo – senza angoscia –<br />
279<br />
Signore, anno<strong>da</strong> i lacci alla mia vita,<br />
sono pronta a partire!<br />
Un’occhiata ai cavalli
svelta, potrà bastare!<br />
Mettimi <strong>da</strong>lla parte più sicura<br />
che non debba scivolare –<br />
Verso il Giu<strong>di</strong>zio dobbiamo cavalcare –<br />
e un buon tratto è in <strong>di</strong>scesa-<br />
Ma io non temo i ponti<br />
come non temo il mare –<br />
stretta a Te nella corsa senza fine<br />
che abbiamo scelto insieme –<br />
Alla vita <strong>di</strong> sempre <strong>di</strong>co ad<strong>di</strong>o –<br />
ed al mondo che mi fu familiare –<br />
e <strong>da</strong>te un bacio per me alle colline –<br />
Sono pronta ad an<strong>da</strong>re!<br />
280<br />
Sentii un funerale nel cervello –<br />
e gente a lutto an<strong>da</strong>va avanti e in<strong>di</strong>etro –<br />
in<strong>di</strong>etro e avanti sempre, finchè parvero<br />
i sensi venir meno<br />
Poi, quando tutti furono seduti,<br />
un rito cominciò – come un tamburo –<br />
e batteva, batteva – finchè parve<br />
la mente mi si stesse congelando<br />
Li u<strong>di</strong>i poi sollevare una bara<br />
e trapassarmi scricchiolando l’anima<br />
con quegli stessi stivali <strong>di</strong> piombo –<br />
lo spazio cominciò a suonare a tocchi<br />
Come se tutti i cieli un’immensa campana<br />
fossero, e l’universo un solo grande orecchio –<br />
io e il Silenzio personaggi strani –<br />
naufraghi, solitari, a questa riva –<br />
Nella Ragione si spezzò una trave –<br />
ed io precipitai –<br />
e urtavo un mondo ad ogni movimento –<br />
e finii col conoscere – a quel punto –
320<br />
Giochiamo a gemme false<br />
finchè, qualificati, per la perla –<br />
ed allora le prime ripu<strong>di</strong>amo,<br />
<strong>da</strong>ndoci degli sciocchi –<br />
Pure – le forme erano somiglianti –<br />
le nostre mani nuove<br />
impararono il Gioco delle Gemme<br />
maneggiando la sabbia –<br />
363<br />
An<strong>da</strong>i a <strong>di</strong>rle grazie,<br />
ma dormiva –<br />
il suo letto – una cuspide <strong>di</strong> pietra –<br />
mazzi <strong>di</strong> fiori sulla testa e ai pie<strong>di</strong>,<br />
che avevano gettato i viaggiatori<br />
an<strong>da</strong>ti a ringraziarla –<br />
ma dormiva –<br />
Rapi<strong>da</strong> cosa traversare il mare,<br />
volgere gli occhi a lei come <strong>da</strong> viva –<br />
ma <strong>di</strong>fficile e lento fu il ritorno –<br />
369<br />
Giaceva come se, nel gioco,<br />
la sua vita le fosse corsa via –<br />
intendendo tornare,<br />
ma non subito.<br />
Le sue braccia gioiose – abbandonate –<br />
come se in una sosta della gara<br />
avessero scor<strong>da</strong>to per un attimo<br />
le mosse <strong>di</strong> ripresa.<br />
Gli occhi <strong>da</strong>nzanti – schiusi –<br />
come la piccola padrona ancora
vi scintillasse dentro<br />
per scherzare con te –<br />
Il suo Mattino alla porta<br />
sta pensando – ne son certa –<br />
al modo <strong>di</strong> forzare quel suo sonno –<br />
così lieve - e profondo.<br />
374<br />
An<strong>da</strong>i in Cielo –<br />
una piccola città<br />
<strong>da</strong> un rubino illuminata,<br />
piastrellata <strong>di</strong> piume –<br />
Più silente dei campi<br />
quand’è al colmo la rugia<strong>da</strong>,<br />
splen<strong>di</strong><strong>da</strong> come quadri<br />
che mai uomo <strong>di</strong>pinse.<br />
I citta<strong>di</strong>ni, simili a falene;<br />
non ossa nei corpi, ma pizzi-<br />
occupazioni tenui come velo<br />
e nomi delicati, morbi<strong>di</strong>ssimi.<br />
Di certo non potevo che esser lieta<br />
in tale straor<strong>di</strong>naria compagnia<br />
382<br />
Per la morte – o piuttosto i compensi<br />
che la morte procura –<br />
c’è chi rinuncia a volte<br />
al vantaggio della vita –<br />
Le cose che la morte garantisce<br />
sono una stanza – la liberazione<br />
<strong>da</strong>i vincoli terreni<br />
e infine un nome –<br />
I doni della vita<br />
e quelli della morte<br />
non siamo abilitati a comparare –<br />
ogni valutazione ha fine qui –
389<br />
Oggi la morte è stata<br />
nella casa <strong>di</strong> fronte –<br />
lo capisco <strong>da</strong>ll’aria sbigottita<br />
che hanno le case in simili frangenti –<br />
Vicini vanno e vengono,<br />
il me<strong>di</strong>co riparte –<br />
come un seme si schiude una finestra –<br />
improvvisa – meccanica –<br />
Qualcuno mette fuori un materasso<br />
e accorrono i bimbi curiosi<br />
chiedendosi se è stato proprio lì –<br />
<strong>da</strong> piccola facevo anch’io così -<br />
Entra solenne il prete –<br />
come fosse il padrone della casa –<br />
della famiglia in lutto<br />
ed anche dei ragazzi –<br />
Poi viene la mo<strong>di</strong>sta e viene l’uomo<br />
<strong>da</strong>ll’orrendo mestiere<br />
a prender le misure della casa –<br />
e fra poco la nera parata<br />
sfilerà <strong>di</strong> carrozze e <strong>di</strong> drappi –<br />
facile come ad un segno convenuto<br />
l’intuizione <strong>di</strong> tale novità<br />
è sempre in un paese <strong>di</strong> campagna –<br />
390<br />
Giunge – l’irrevocabile creatura –<br />
eccola al caseggiato, eccola all’uscio –<br />
sceglie fra tutti un solo chiavistello –<br />
entra – “Mi conoscete, Signor mio?”<br />
Semplice il cenno – certa l’agnizione –<br />
come un nemico, au<strong>da</strong>ce – come un amico, rapi<strong>da</strong> –
ogni casa riveste <strong>di</strong> crespo e <strong>di</strong> ghiaccioli<br />
e un suo abitante trasferisce a Dio –<br />
417<br />
E’ morto – “Pròvati a cercarlo” –<br />
Non lo si sente più, non lo si vede –<br />
“Felice?” Chi è più saggio,<br />
tu o il vento?<br />
“Ha coscienza?” Perché non ti chini<br />
a chiederlo alla terra?<br />
“Ha nostalgia?” Molti l’hanno incontrato<br />
ma nemmeno <strong>da</strong> questi<br />
potrai avere risposta –<br />
perché son muti - anch’essi –<br />
445<br />
In quest’ora morii, fa giusto un anno –<br />
mi ricordo che il grano era maturo –<br />
aveva già la spiga -<br />
mentre alle fattorie mi trasportavano –<br />
“E come sarà giallo<br />
-pensai- quando Riccardo andrà al mulino”<br />
Volevo uscire allora,<br />
ma qualcosa arrestò la volontà.<br />
Pensai alle mele rosse, che affon<strong>da</strong>vano<br />
nei solchi delle stoppie –<br />
ai carretti inclinati nei campi<br />
a caricare zucche.<br />
Chi avrebbe sentito <strong>di</strong> meno<br />
la mia mancanza? Avrebbe il babbo aggiunto<br />
un piatto il giorno del Ringraziamento<br />
a pareggiare il numero imperfetto?<br />
E a Natale - che tristezza,<br />
con la mia calza appesa così in alto<br />
che nemmeno Santa Claus
sarebbe riuscito a raggiungerla!<br />
Ma tutto ciò mi addolorava troppo<br />
ed allora pensavo invece a come<br />
quest’ora stessa, in un anno perfetto,<br />
sarebbero venuti loro a me –<br />
449<br />
Morii per la Bellezza – ma non m’ero<br />
ancora abituata alla mia tomba<br />
quando un altro – morto per la Verità –<br />
nel sepolcro vicino fu a<strong>da</strong>giato –<br />
Piano mi domandò perché ero morta –<br />
“Per la bellezza”- gli risposi – e lui:<br />
“Io per la Verità – è una sola cosa “<br />
<strong>di</strong>sse, “siamo fratelli”<br />
Così, come congiunti che <strong>di</strong> notte s’incontrino –<br />
<strong>da</strong>ll’ una all’altra tomba conversammo –<br />
finchè le nostre labbra raggiunse il muschio<br />
e coprì i nostri nomi –<br />
461<br />
Sarò una sposa al nascere del giorno –<br />
Aurora, hai tu per me degno vessillo?<br />
A mezzanotte ero ancora fanciulla,<br />
poco ci vuole a <strong>di</strong>venire moglie –<br />
Mezzanotte, <strong>da</strong> te sono passata<br />
all’Est, e alla Vittoria –<br />
Mezzanotte – Buonanotte! Mi chiamano, li sento,<br />
gli angeli che al vestibolo s’affollano –<br />
il mio futuro dolce sta salendo,<br />
la mia preghiera <strong>di</strong> bimba balbetto –<br />
ma fra poco non sarò più fanciulla –<br />
Eternità, sto arrivando – Signore,<br />
Salvatore, ho già visto il tuo volto!
465<br />
Quando morii u<strong>di</strong>i ronzare una mosca –<br />
la quiete nella stanza assomigliava<br />
al silenzio dell’aria<br />
tra l’uno e l’altro schianto <strong>di</strong> bufera –<br />
Gli occhi a me intorno s’erano asciugati –<br />
fermi si trattenevano i respiri<br />
fino all’ultimo assalto – quando il Re<br />
si sarebbe svelato nella stanza –<br />
Destinai i miei ricor<strong>di</strong>, <strong>di</strong>sponendo<br />
<strong>di</strong> quanto <strong>di</strong> me stessa era assegnabile<br />
-Fu in quel momento che tra me e la luce<br />
s’interpose una mosca –<br />
con incerto ronzio – ineguale, azzurro –<br />
Le finestre s’empirono <strong>di</strong> nebbia<br />
poi pian piano<br />
non potei più vedere che vedevo -<br />
482<br />
Ecco, noi ti copriamo – dolce viso-<br />
<strong>di</strong> te non ci siamo stancati,<br />
sei tu che ti stanchi <strong>di</strong> noi –<br />
Nel lasciarci – ricor<strong>da</strong><br />
che noi ti seguiamo fin dove<br />
tu più non ci vedrai –<br />
e riluttanti torneremo in<strong>di</strong>etro<br />
per ripensarti – sempre –<br />
e per rimproverarci il poco affetto<br />
che, avari, ti mostrammo –<br />
ora aumentato cento volte, cara –<br />
se tu volessi accettarlo –<br />
510<br />
Non era Morte, perché stavo in pie<strong>di</strong> –<br />
e tutti i morti giacciono supini –<br />
non era Notte perché le campane
suonavano a <strong>di</strong>stesa il mezzogiorno.<br />
Non era Gelo perché sulla Carne<br />
mi strisciavano venti <strong>di</strong> scirocco –<br />
ma neanche Fuoco – i miei pie<strong>di</strong> <strong>di</strong> marmo<br />
più geli<strong>di</strong> del coro <strong>di</strong> un santuario.<br />
Ma Morte Notte Gelo Fuoco insieme<br />
sentivo io – quelle figure immobili<br />
che ho visto spesso pronte per le esequie<br />
d’un tratto mi sembravano la mia –<br />
come se la mia vita fosse stata<br />
piallata per forzarla in una bara –<br />
e non potevo respirare, non avevo<br />
la chiave. Era come a mezzanotte<br />
quando ogni suono cessa e tutt’intorno<br />
gli spazi stanno vigili – o in autunno<br />
quando geli terribili, sull’alba,<br />
zittiscono la terra palpitante –<br />
ma più che altro Caos, freddo Infinito –<br />
senza un barlume, senza uno spiraglio –<br />
né c’era la speranza <strong>di</strong> un Approdo<br />
che desse un senso alla Disperazione.<br />
524<br />
Partiti per il Giu<strong>di</strong>zio<br />
nel ra<strong>di</strong>oso meriggio –<br />
come uscieri s’inchinan gran<strong>di</strong> nubi-<br />
tutto il creato – attento –<br />
assoggettata la carne, annullata –<br />
inizia l’incorporeo –<br />
come folla due mon<strong>di</strong> si <strong>di</strong>sperdono<br />
e lasciano l’Anima sola –<br />
547<br />
Ho visto uno sguardo morente
vagare tutt’intorno ad una stanza<br />
in cerca <strong>di</strong> qualcosa –<br />
poi velarsi mi parve –<br />
e farsi scuro<br />
come nebbia - pian piano –<br />
senza poter capire quale fosse<br />
l’oggetto del suo ardente desiderio –<br />
692<br />
Calava il Sole – e tramontava – ancora –<br />
nessuna sfumatura <strong>di</strong> meriggio<br />
potevo sul villaggio intravedere –<br />
<strong>di</strong> casa in casa era mezzogiorno –<br />
Scendeva il buio – <strong>di</strong>scendeva – ancora –<br />
nessuna traccia <strong>di</strong> rugia<strong>da</strong> sull’erba –<br />
solo sulla mia fronte si fermava,<br />
inon<strong>da</strong>ndomi il viso –<br />
Ed ecco i pie<strong>di</strong> mi s’intorpi<strong>di</strong>vano –<br />
le mie <strong>di</strong>ta però restavan sveglie –<br />
poi perché mai quel suono così fievole<br />
<strong>da</strong> quella ch’io sembravo fu esalato?<br />
Con che chiarezza vedevo la luce<br />
fino a un attimo fa – ora non posso –<br />
Questo è morire – questo sta accadendo –<br />
ma non ho più paura <strong>di</strong> saperlo –<br />
695<br />
Come se il mare separandosi<br />
svelasse un altro mare<br />
questo un altro, ed i tre<br />
solo il presagio fossero<br />
<strong>di</strong> un infinito <strong>di</strong> mari<br />
mai visitati <strong>da</strong> riva –<br />
e il mare stesso al mare fosse riva –<br />
questo – è l’Eternità
712<br />
Poiché io non potevo fermarmi per la Morte,<br />
lei gentilmente si fermò per me –<br />
la carrozza bastava a contenere<br />
noi due soltanto – e l’Immortalità –<br />
Piano an<strong>da</strong>vamo – ignorava la fretta –<br />
ed io avevo tralasciato<br />
il mio lavoro ed anche il mio riposo –<br />
per la sua cortesia.<br />
Passammo oltre la scuola, dove bimbi<br />
giocavano in un cerchio, a ricreazione –<br />
passammo i campi <strong>di</strong> occhieggiante grano<br />
e passammo oltre il sole che moriva –<br />
o piuttosto – fu lui ad oltrepassarci –<br />
Le rugiade tremavano <strong>di</strong> freddo –<br />
<strong>di</strong> sola garza era la mia gonna –<br />
la mia mantellina <strong>di</strong> tulle –<br />
Finchè giungemmo <strong>da</strong>vanti a una casa<br />
che assomigliava a un’on<strong>da</strong> della terra –<br />
era il suo tetto visibile appena –<br />
il cornicione era dentro la terra –<br />
Da allora sono secoli, ma sembrano<br />
più brevi dell’istante in cui m’accorsi<br />
io per la prima volta che all’Eterno<br />
le teste dei cavalli eran protese<br />
718<br />
Io volevo incontrarla al mio ritorno<br />
e lo stesso pensiero ebbe la Morte –<br />
ma fu sua la vittoria – a quanto pare –<br />
e la sconfitta – mia –<br />
Volevo <strong>di</strong>rle <strong>da</strong> quanto aspettavo<br />
desiderosa <strong>di</strong> quel solo incontro –<br />
ma gliel’aveva detto già la Morte –
e lei s’era lasciata persuadere –<br />
Da allora senza sosta vado errando –<br />
sarebbe un privilegio d’Uragano<br />
per me – per la memoria –<br />
riposare –<br />
732<br />
Al suo richiamo docile s’alzò,<br />
ripose i giochi <strong>di</strong> tutta una vita<br />
per assumere il compito onorevole<br />
<strong>di</strong> donna e sposa.<br />
Se il nuovo giorno le sembrò carente<br />
quanto ad ampiezza, estatico timore,<br />
speranze antiche od oro consumato<br />
che ha perso il suo splendore –<br />
non ne fece parola – come il mare<br />
che nutre perle ed alghe<br />
ma lui solo potrebbe riferire<br />
a quali abissi <strong>di</strong> profon<strong>di</strong>tà.<br />
749<br />
Tutto fuorché la Morte può esser rinnovato –<br />
Dinastie si ricreano –<br />
Sistemi si rifissano alle orbite –<br />
Roccaforti <strong>di</strong>strutte<br />
E macerie <strong>di</strong> vite rianimate<br />
<strong>da</strong>i colori <strong>di</strong> nuove primavere –<br />
la Morte – a sé stessa eccezione –<br />
Lei sola immune d’ogni mutamento –<br />
813<br />
Questa tranquilla polvere fu signori e fu <strong>da</strong>me –<br />
giovinetti e fanciulle –<br />
fu riso, arte e sospiro
fu bei vestiti e riccioli –<br />
E questo inerte luogo fu l’estivo soggiorno<br />
per api e fiori, che compiuto il loro<br />
ciclo orientale<br />
ebbero anch’essi fine.<br />
822<br />
Questa coscienza che è consapevole<br />
dei suoi compagni e del sole<br />
sarà lei sola pure consapevole<br />
della Morte –<br />
Saprà che lei, non altri,<br />
sta passando il confine<br />
tra l’esperienza e la più arcana prova<br />
designata per gli uomini –<br />
Quanto adeguate a lei<br />
le sue forze saranno<br />
essa stessa, non altri,<br />
dovrà verificare.<br />
All’estrema avventura dentro sé<br />
l’Anima è con<strong>da</strong>nnata –<br />
la scorta un solo veltro:<br />
è la sua Identità.<br />
827<br />
Le sole notizie che apprendo<br />
son bollettini ogni giorno<br />
<strong>da</strong>ll’Immortalità.<br />
I miei soli spettacoli<br />
sono il Domani e l’Oggi –<br />
forse, l’Eternità.<br />
L’unico essere che incontro<br />
è Dio – l’unica stra<strong>da</strong><br />
l’Esistenza – e se <strong>di</strong> là <strong>da</strong> questa
altre nuove ci saranno<br />
o più seducenti spettacoli –<br />
ve lo riferirò –<br />
890<br />
Un anno fa si allontanò <strong>da</strong> noi -<br />
ignota la sua meta -<br />
se abbia fermato i suoi passi il deserto<br />
o quell’eterea regione<br />
che occhio <strong>di</strong> vivente mai non vide<br />
dobbiamo rassegnarci ad ignorare –<br />
solo sappiamo questo: in quale istante<br />
ci fu <strong>da</strong>to <strong>di</strong> accogliere il Mistero<br />
897<br />
Fortunato il sepolcro<br />
Che conquista ogni pre<strong>da</strong>,<br />
sicuro del successo, anche se in ultimo –<br />
unico pretendente non deluso.<br />
943<br />
Una bara è ben misero dominio,<br />
a<strong>da</strong>tta a contenere tuttavia<br />
nel suo margine breve un citta<strong>di</strong>no<br />
del Para<strong>di</strong>so.<br />
Una tomba –estensione limitata-<br />
più vasta tuttavia che non il sole –<br />
i mari che egli popola<br />
le terre su cui veglia<br />
Per chi consegna un solo amico al suo<br />
sotterraneo riposo –<br />
sirconferenza che non ha rilievo –<br />
né misura – né fine -
946<br />
E’ un nobile pensiero,<br />
<strong>da</strong> levarsi il cappello,<br />
come quando incontriamo per la stra<strong>da</strong><br />
un qualche straor<strong>di</strong>nario personaggio<br />
che una <strong>di</strong>mora immortale ci spetti<br />
anche se le pirami<strong>di</strong> rovinano<br />
e i regni, come capita al frutteto,<br />
<strong>di</strong>leguano in un rosso turbinio.<br />
962<br />
A metà dell’estate essi morirono –<br />
tempo pieno e perfetto –<br />
l’estate s’era su se stessa chiusa<br />
al colmo del fulgore –<br />
Le spine maturavano, già pronte<br />
per essere falciate –<br />
essi appro<strong>da</strong>rono alla Perfezione<br />
attraverso la nebbia del sepolcro –<br />
1026<br />
Pochi bisogni hanno i morenti, caro,<br />
un bicchier d’acqua, l’innocua presenza<br />
<strong>di</strong> un solo fiore<br />
a punteggiare il muro,<br />
forse un ventaglio, il pianto <strong>di</strong> un amico,<br />
la certezza che non si vedrà più<br />
alcun colore nell’arcobaleno<br />
quando sei morto tu.<br />
1030<br />
Creature come queste sono morte - per questo<br />
moriamo con maggior rassegnazione.<br />
Ma vissero: sia questo garanzia
-per noi pure - dell’Immortalità<br />
1039<br />
U<strong>di</strong>vo come non avessi orecchi<br />
finchè una parola vitale<br />
venne a me <strong>da</strong>lla vita:<br />
allora compresi <strong>di</strong> u<strong>di</strong>re.<br />
Vedevo come se i miei occhi<br />
a un altro appartenessero –<br />
finchè venne qualcosa – e fu la luce –<br />
perché perfettamente li appagava.<br />
Vivevo come se il mio Io non ci fosse,<br />
e ci fosse soltanto il mio corpo<br />
finchè una forza venne a spalancarmi<br />
e rimise al suo posto la mia essenza.<br />
Lo Spirito alla Polvere si volse:<br />
“Vecchia amica, tu sai chi sono io”<br />
e il Tempo uscì per <strong>da</strong>re la notizia<br />
ed incontrò così l’Eternità.<br />
1052<br />
Mai vi<strong>di</strong> una brughiera –<br />
non ho mai visto il mare –<br />
pure so com’è l’erica<br />
e quale aspetto ha l’on<strong>da</strong>.<br />
Non parlai mai con Dio –<br />
né sono stata in Cielo a fargli visita-<br />
pure del luogo sono certa come<br />
se avessi già consegnato il biglietto –<br />
1055<br />
L’Anima deve sempre star socchiusa<br />
<strong>di</strong>modochè se il Cielo viene in visita<br />
ad aspettare non sia mai costretto
né se ne va<strong>da</strong>, per non <strong>di</strong>sturbarla<br />
prima che la padrona faccia scorrere<br />
alla porta il catenaccio<br />
venendo incontro all’Ospite cortese<br />
che un’altra volta non ritornerà –<br />
1061<br />
Tre settimane che non la vedevo –<br />
l’aveva colta un male –<br />
Con la Bibbia e gli inni del villaggio<br />
la vi<strong>di</strong> un’altra volta –<br />
ma in compagnia – nostro piacere un tempo<br />
<strong>di</strong>scorrere <strong>da</strong> sole –<br />
Cortese ora con me come chiunque –<br />
cortese con nessuno –<br />
Alla notte della Parrocchia<br />
per mutuo consenso condotta –<br />
Delle amiche separate<br />
quale è esclusa allo sguardo?<br />
1065<br />
Lascia cadere le tue sbarre, o Morte!<br />
Le stanche greggi entrano<br />
il cui belato cessa <strong>di</strong> ripetersi<br />
il cui vagare ha fine<br />
Tua è la notte più serena e tuo<br />
il più sicuro ovile<br />
Troppo vicina sei perch’io ti cerchi,<br />
troppo tenera per chiamarti a nome.<br />
1106<br />
Siamo ignari del tempo che per<strong>di</strong>amo –<br />
ed ecco il momento tremendo<br />
che si stanzia d’un tratto incontrastato
fra le certezze-<br />
Una ferma apparenza ancora ispira<br />
la carta, l’occasione, un volto amico –<br />
spettro <strong>di</strong> corpi soli<strong>di</strong><br />
la cui sostanza è sabbia –<br />
1151<br />
Anima, corri il rischio,<br />
essere con la morte sarà meglio<br />
che non esser<br />
con te<br />
1157<br />
Dagli altri alcuni giorni si <strong>di</strong>scostano<br />
restando dolci poi nella memoria:<br />
il giorno in cui per noi giunse un amico<br />
e quello in cui fu costretto a morire<br />
1159<br />
Gran<strong>di</strong> vie <strong>di</strong> silenzio conducevano<br />
a contrade <strong>di</strong> calma –<br />
Qui non vi eran notizie né <strong>di</strong>scor<strong>di</strong>e –<br />
né universo – né leggi –<br />
Orologi annunciavano il Mattino,<br />
la Notte <strong>di</strong> lontano chiamavano campane –<br />
ma il Tempo non aveva qui <strong>di</strong>mora<br />
poiché era <strong>di</strong>leguata ogni Misura.<br />
1194<br />
Sopravvissi, non so come, alla Notte<br />
e feci il mio ingresso nel Giorno –<br />
per esser salvi basta essere salvi<br />
senza ulteriore formula.
Da allora prendo il mio posto fra i vivi<br />
come chi, commutata la sua pena,<br />
è can<strong>di</strong><strong>da</strong>to alla grazia dell’Alba –<br />
ma la sua vera <strong>di</strong>mora è tra i morti.<br />
1365<br />
Porta via tutto – l’unico possesso<br />
che fosse degno d’essere rubato<br />
rimane ancora – l’Immortalità –<br />
1397<br />
Si udì un boato come se le strade<br />
precipitassero – e poi ferme tornarono.<br />
Quel che vedemmo alla finestra – eclissi –<br />
Terrore – tutto ciò che provavamo.<br />
Uno alla volta i più sicuri uscirono<br />
per vedere se il Tempo c’era ancora.<br />
La Natura indossava un grembiule d’opale,<br />
nelle mani impastava aria più pura.<br />
1402<br />
Alla fedele Polvere<br />
noi t’affi<strong>di</strong>amo salva:<br />
e se ha un linguaggio<br />
sia per te inviolato.<br />
Il silenzio ti sveli –<br />
la Santità ti esalti –<br />
Vian<strong>da</strong>nte d’Infinito –<br />
1419<br />
Sembrava un giorno quieto come tanti –<br />
parvenze <strong>di</strong> minaccia in terra o in cielo<br />
nessuna – fino a quando calò il sole –<br />
allora si <strong>di</strong>ffuse una inattesa<br />
tinta rossa vagante, avresti detto,
verso Occidente, oltre la città –<br />
Quando la terra incominciò a tremare<br />
e le case svanirono in fragori<br />
e le creature umane si nascosero<br />
grazie al Terrore alfine comprendemmo<br />
come chi vide la Dissoluzione<br />
il Papavero entrato nella Nuvola<br />
1523<br />
Non sappiamo <strong>di</strong> an<strong>da</strong>re quando an<strong>di</strong>amo –<br />
e scherziamo nel chiudere la porta –<br />
<strong>di</strong>etro il Destino mette il catenaccio –<br />
e non rientriamo più –<br />
1544<br />
Chi non trova il Para<strong>di</strong>so quaggiù<br />
non lo troverà in Cielo –<br />
gli Angeli sono nella casa accanto<br />
alla nostra, dovunque noi siamo –<br />
1564<br />
Sali al tuo primo incontro con la Luce,<br />
doloroso soltanto per noi<br />
che a stenti passi gua<strong>di</strong>amo il Mistero –<br />
quello che tu d’un balzo hai attraversato!<br />
1588<br />
Questo Io – che lavora e che cammina –<br />
deve morire, un giorno<br />
<strong>di</strong> sole o <strong>di</strong> tempesta,<br />
tragico evento<br />
o fulgi<strong>da</strong> conquista<br />
Ma su questo il cancello della fama<br />
così fermo si chiuse
che nemmeno la spinta d’un pronostico<br />
potè d’un minimo segno intaccarlo –<br />
1605<br />
Ogni amico che muore ci ruba un po’<strong>di</strong> vita;<br />
ancora resta quel sottile spicchio<br />
che, come luna, una torbi<strong>da</strong> notte<br />
richiamato sarà <strong>da</strong>lle maree.<br />
1619<br />
Non sapendo quando l’Alba verrà<br />
ogni porta <strong>di</strong>schiudo –<br />
chissà - forse avrà piume – come uccello –<br />
o, come spiaggia, flutti –<br />
1684<br />
E’ un errore <strong>di</strong> calcolo<br />
“Vien poi l’Eternità”<br />
si <strong>di</strong>ce, come fosse una stazione.<br />
Invece è qui vicino<br />
e mi accompagna nella passeggiata<br />
abita in casa mia<br />
e amico più costante non conosco<br />
<strong>di</strong> questa Eternità<br />
1691<br />
Quell’aura inattingibile<br />
<strong>di</strong> chi ha consumato la Morte<br />
è per me più maestosa<br />
d’ogni maestà terrena.<br />
L’Anima scrive a un tratto:”Non ci sono”<br />
sulla sua casa <strong>di</strong> carne –<br />
poi si avvia col suo dolce passo etereo<br />
dove nessuno più potrà toccarla
1728<br />
E’ l’Immortalità forse un veleno<br />
che gli uomini ne sono tanto oppressi?<br />
1732<br />
Due volte mi è finita la vita<br />
prima <strong>di</strong> finire –<br />
questo ora rimane <strong>da</strong> scoprire:<br />
se l’Immortalità mi sveli un terzo evento<br />
immenso e <strong>di</strong>sperato a concepirsi<br />
come i due che in passato mi toccarono.<br />
Separazione è quanto sappiamo del cielo –<br />
e nostra pratica d’inferno.<br />
1742<br />
Quanto lontano siano an<strong>da</strong>ti i morti<br />
<strong>da</strong>pprima non ve<strong>di</strong>amo;<br />
un ritorno possibile cre<strong>di</strong>amo<br />
nel fluire degli anni appassionati.<br />
Poi ci coglie il sospetto, o la certezza,<br />
<strong>di</strong> averli già seguiti<br />
tanta è l’intimità a tenerci uniti<br />
nella cara magia della memoria.<br />
settantasette testi<br />
tradotti<br />
<strong>da</strong> <strong>Silvio</strong> <strong>Raffo</strong><br />
giugno duemilaquattro