I Tarocchi dorati dei Visconti le carte che uso io - cartomante ...
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20/05/2011 - 18.23 I <strong>Tarocchi</strong> <strong>dorati</strong> <strong>dei</strong> <strong>Visconti</strong> <strong>le</strong> <strong>carte</strong> <strong>che</strong> <strong>uso</strong> <strong>io</strong><br />
ORDINAMENTI ARCAICI<br />
Ciò <strong>che</strong> oggi sappiamo sull'ordinamento <strong>dei</strong> tr<strong>io</strong>nfi nei tarocchi antichi, non<br />
essendone il valore quasi mai segnato sul<strong>le</strong> <strong>carte</strong>, si basa in massima parte su<br />
alcune fonti <strong>le</strong>tterarie nel<strong>le</strong> quali viene menz<strong>io</strong>nato il nome <strong>dei</strong> vari soggetti. La<br />
più antica fra di esse è una raccolta di predi<strong>che</strong> (Sermones de ludo cum aliis,<br />
"sermoni circa il g<strong>io</strong>co con i dadi") scritte da un frate rimasto anonimo verso la<br />
seconda metà del '400. Se ne conoscono varie altre, molte del<strong>le</strong> quali sono poemi e<br />
satire scritte nel corso del secolo successivo. Queste liste di nomi rif<strong>le</strong>ttono tanto la<br />
variabilità <strong>dei</strong> nomi con cui alcuni soggetti venivano chiamati in diverse parti<br />
d'Italia, e la differenza di posiz<strong>io</strong>ne di alcuni tr<strong>io</strong>nfi, il cui ordinamento<br />
assecondava <strong>le</strong> abitudini <strong>dei</strong> g<strong>io</strong>catori del luogo. Un autore, Pietro Aretino, riportò i<br />
nomi <strong>dei</strong> tr<strong>io</strong>nfi in due distinte opere (separate da uno spaz<strong>io</strong> di tempo di venti<br />
anni), riportando due differenti ordinamenti degli stessi, e ponendo il Matto prima<br />
ad un capo della serie, poi all'altro.<br />
In queste liste troviamo an<strong>che</strong> <strong>dei</strong> nomi alternativi degni di nota. Uno frequente è<br />
il Gobbo <strong>che</strong> indicava il Vecch<strong>io</strong> ovvero il Tempo; in alcune ediz<strong>io</strong>ni il personagg<strong>io</strong><br />
aveva effettivamente una gobba (illustraz<strong>io</strong>ne a sinistra, da un fogl<strong>io</strong> di tarocchi<br />
non tagliato), <strong>che</strong> in seguito si sarebbe trasformato nel cappucc<strong>io</strong> de l'Eremita. In<br />
una del<strong>le</strong> liste al posto di questo soggetto troviamo la Carrozza, stranamente<br />
coesistente con il Carro. Un'altra fonte <strong>le</strong>tteraria lista il Traditore chiamandolo<br />
Giuda, dal biblico tradimento di Cristo da parte dell'apostolo Giuda Iscar<strong>io</strong>ta. La<br />
stessa fonte riporta la Saetta (ovvero la Torre) col cur<strong>io</strong>so nome di la Casa del<br />
Danato (sic), ed altri due testi fanno riferimento allo stesso soggetto col nome di la<br />
Casa del Diavolo e la Casa di Plutone (e lo stesso Plutone, <strong>che</strong> nella mitologia<br />
romana antica regnava sugli inferi, viene utilizzato al posto de il Diavolo). Ciò <strong>che</strong><br />
appare strano in questa interpretaz<strong>io</strong>ne arcaica è <strong>che</strong> il Tarocco di Marsiglia<br />
rovesciò comp<strong>le</strong>tamente il significato del soggetto, senza cambiarne affatto<br />
l'iconografia.<br />
DIVERSI STILI DEI TAROCCHI MODERNI<br />
La moderna produz<strong>io</strong>ne di tarocchi è composta in parte da ediz<strong>io</strong>ni <strong>che</strong> non<br />
seguono gli s<strong>che</strong>mi classici relativi ai soggetti raffigurati, allo sti<strong>le</strong> grafico, alla<br />
composiz<strong>io</strong>ne del mazzo, ecc., uscendo dai binari della secolare tradiz<strong>io</strong>ne per<br />
finalità <strong>le</strong>gate in parte ad un diverso <strong>uso</strong> a cui tali mazzi sono destinati (per lo più,<br />
cartomanzia), e in parte per scopi meramente commerciali, essendo oltretutto assai<br />
f<strong>io</strong>rente an<strong>che</strong> il col<strong>le</strong>z<strong>io</strong>nismo di tali ediz<strong>io</strong>ni.<br />
I primi esemplari di tarocco da cartomanzia cominciarono a comparire nel XVIII<br />
secolo, appunto quando ta<strong>le</strong> pratica cominciò a diffondersi, dapprima in Francia,<br />
poi an<strong>che</strong> nel resto d'Europa. Sebbene in tali mazzi i soggetti rimanessero<br />
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