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Appunti di RM - 1a parte - Fegato,vie biliari e pancreas

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Azienda Ospedaliera <strong>di</strong> Rilievo Nazionale e <strong>di</strong> Alta Specializzazione<br />

PP.OO. “Civico e Benfratelli “, “G.Di Cristina”, “M.Ascoli”<br />

P a l e r m o<br />

DIPARTIMENTO DI “ SCIENZE RADIOLOGICHE “<br />

Servizio <strong>di</strong> Diag nostica per immagini<br />

e Ra <strong>di</strong>ol ogia int ervent ist ica<br />

Ospedale Civico e Benfratelli<br />

( Primario :Prof. Vincenzo Alessi )<br />

<strong>Appunti</strong> <strong>di</strong><br />

RISONANZA MAGNETICA<br />

Imaging dell’Addome<br />

Te sto- atla nte (con 204 fi gure )<br />

Parte <strong>1a</strong>: F EGA TO,V IE B IL IA R I,P ANCR EA S<br />

Vincen zo Alessi 2008<br />

AP<br />

1


PREMESSA<br />

RISONANZA MAGNETICA<br />

DELL’ADDOME<br />

Per chi ha esperienza <strong>di</strong> tomografia computerizzata dell‟addome<br />

introdursi nello stu<strong>di</strong>o dell‟addome con Risonanza magnetica sarà molto<br />

facile, a con<strong>di</strong>zioni che abbia approfon<strong>di</strong>to preliminarmente le cognizioni <strong>di</strong><br />

fisica, che stanno alla base della formazione del segnale <strong>RM</strong>. Non gli<br />

mancano infatti le conoscenze adeguate <strong>di</strong> anatomia e <strong>di</strong> farmaco<strong>di</strong>namica<br />

dei mezzi <strong>di</strong> contrasto <strong>di</strong> tipo interstiziale.<br />

Volendo esemplificare al massimo, nello stu<strong>di</strong>o dell‟addome<br />

fondamentalmente la <strong>RM</strong> ha in più rispetto alla TC la possibilità <strong>di</strong> acquisire<br />

le immagini in T2, oltre che in T1, e per questo oggi la TC , specie con le<br />

apparecchiature multidettore, si ritiene più che sufficiente a risolvere i<br />

quesiti <strong>di</strong>agnostici, lasciando alla <strong>RM</strong> il ruolo <strong>di</strong> indagine alternativa in caso<br />

<strong>di</strong> controin<strong>di</strong>cazione alle ra<strong>di</strong>azioni ionizzanti ed ai mezzi <strong>di</strong> contrasto<br />

organoiodati.<br />

Lo stu<strong>di</strong>o in T1 senza e con mdc è paragonabile alla TC sia dal punto <strong>di</strong> vista<br />

anatomico che metodologico ed interpretativo, e non da in genere ulteriori<br />

informazioni. Il mezzo <strong>di</strong> contrasto paramagnetico <strong>di</strong> tipo interstiziale ha la<br />

stessa farmaco<strong>di</strong>namica e gli stessi effetti del mezzo <strong>di</strong> contrasto<br />

organoiodato. E pertanto non comporterà alcuna <strong>di</strong>fficoltà per il neofita che<br />

si appresta a questo stu<strong>di</strong>o. Nell‟interpretare l‟immagine in T1 bisognerà<br />

soltanto tener presente che i parenchimi hanno una intensità <strong>di</strong> segnale <strong>di</strong><br />

tipo interme<strong>di</strong>o, i liqui<strong>di</strong> sono spiccatamente ipointensi (alla TC ipodensi) , il<br />

tessuto fibroso meno ipointenso (alla TC <strong>di</strong> densità interme<strong>di</strong>a) , il grasso<br />

invece è iperintenso (alla TC francamente ipodenso). Pertanto la <strong>di</strong>fferenza<br />

2


maggiore tra TC ed <strong>RM</strong> è l‟intensità del segnale del grasso. Inoltre la<br />

presenza <strong>di</strong> alcune sostanze nei liqui<strong>di</strong> (ad es. le proteine) determina un<br />

innalzamento del loro segnale in T1 ed un abbassamento del segnale in T2.<br />

Del che se ne dovrà tener conto nell‟interpretare le immagini relative alle<br />

cisti. Analoghi problemi esistono per l‟interpretazione del sangue, la cui<br />

intensità <strong>di</strong> segnale, come vedremo, cambia in rapporto alla trasformazione<br />

dei prodotti dell‟emoglobina.<br />

Bisogna tener presente che quella in T1 è sostanzialmente un‟immagine a<br />

basso contrasto, il cui impiego è giustificato non già al fine <strong>di</strong> acquisire<br />

informazioni sui dettagli anatomici, quanto sulle mo<strong>di</strong>ficazioni che<br />

l‟immagine subirà dopo la somministrazione del mezzo <strong>di</strong> contrasto, in caso<br />

<strong>di</strong> CE infiammatorio o neoplastico.<br />

La novità per il neofita sta nell‟utilizzazione delle sequenze pesate in T2 che<br />

sono <strong>di</strong> complemento a quelle pesate in T1. L‟immagine in T2 rispetto a<br />

quella in T1 ha un maggior contrasto ed è quin<strong>di</strong> più idonea a stu<strong>di</strong>are la<br />

struttura degli organi (ve<strong>di</strong> ad es. l‟utero). Inoltre dal confronto tra le<br />

immagini in T1 e T2 ne derivano ulteriori informazioni sulla struttura del<br />

tessuto che si esamina. Infatti mentre il segnale dell‟acqua è molto basso in<br />

T1, <strong>di</strong><strong>vie</strong>ne molto alto in T2, il tessuto fibroso non mo<strong>di</strong>fica il segnale nelle<br />

due sequenze (basso), così come il grasso (alto). Cosicché sostanzialmente la<br />

<strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> segnale tra le immagini in T1 e quelle in T2 <strong>di</strong>pende dal<br />

contenuto in acqua delle strutture anatomiche. Questa valutazione, <strong>di</strong> tipo<br />

analogico consente all‟operatore <strong>di</strong> interpretare le immagini, a <strong>di</strong>fferenza che<br />

in TC dove la valutazione è molto facilitata dalla misurazione elettronica delle<br />

densità. Questa possibilità invece è negata alla <strong>RM</strong>, dove ad es. per valutare<br />

minime <strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong> presa <strong>di</strong> contrasto ci si dovrà invece affidare alla<br />

sottrazione tra l‟immagine dopo contrasto e quella <strong>di</strong> base.<br />

Da quanto detto si può dedurre che, visto che l‟immagine in T1 fornisce<br />

scarse informazioni <strong>di</strong> tipo strutturale, l‟acquisizione in T2 deve essere<br />

considerata fondamentale nella <strong>di</strong>agnostica <strong>RM</strong>, perché è quella che ci da i<br />

maggiori dettagli anatomici oltre che morfologici. Questo significa che forse,<br />

in caso <strong>di</strong> mancanza <strong>di</strong> alterazioni anatomiche, si potrebbe rinunciare allo<br />

stu<strong>di</strong>o in T1 (è proprio il caso dell„utero!!!!)., ricorrendovi soltanto in<br />

3


presenza <strong>di</strong> reperti patologici evidenziati in T2, per poter ad es. stabilire<br />

infatti se una iperintensità in T2 è da attribuire a grasso (iperintenso in T1)<br />

o ad acqua (ipointenso in T1), oppure se ad ipointensità in T2 corrisponda<br />

una iperintensità in T1 (sangue). E successivamente, sulla base delle<br />

informazioni ottenute in T1, si potrà valutare l‟opportunità <strong>di</strong> ulteriori<br />

sequenze, come ad es. quelle con soppressione del grasso, o quelle dopo<br />

somministrazione del mezzo <strong>di</strong> contrasto.<br />

La possibilità <strong>di</strong> utilizzare sequenze con soppressione del grasso rappresenta<br />

una novità per il neofita. Con queste sequenze si ottiene la possibilità<br />

annullare il segnale iperintenso del grasso, sia in T1 che in T2., in modo da<br />

<strong>di</strong>mostrare che una iperintensità in T1 e T2 (tipica del grasso o del sangue)<br />

sia grasso o sangue, abbassandosi il segnale nel primo caso e rimanendo<br />

invariato nel secondo caso. Nel <strong>pancreas</strong> l‟utilizzazione della saturazione del<br />

grasso in T1 consente <strong>di</strong> esaltare il contrasto tra l‟organo e le strutture<br />

circostanti e <strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenziare il tessuto normale (relativamente iperintenso)<br />

da quello che ha subito una involuzione fibrotica (relativamente ipointenso).<br />

Nel surrene la soppressione del grasso consente <strong>di</strong> <strong>di</strong>mostrare la presenza <strong>di</strong><br />

una lesione, caratteristica dei tumori benigni rispetto ai maligni.<br />

Altra novità è la possibilità <strong>di</strong> effettuare acquisizioni cosiddette in fase ed in<br />

contrasto <strong>di</strong> fase in T1 mo<strong>di</strong>ficando alcuni parametri della sequenza. Si<br />

ottiene una sorta <strong>di</strong> soppressione del grasso che consente <strong>di</strong> <strong>di</strong>mostrare in<br />

alcuni processi neoplastici se la lesione ha un contenuto in grasso ed è<br />

quin<strong>di</strong> benigna, come nel caso degli adenomi surrenalici.<br />

Altre novità derivano dai mezzi <strong>di</strong> contrasto. Ci si riferisce fondamentalmente<br />

a quelli epato<strong>biliari</strong>(da utilizzare in T1) ed a quelli RES-specifici(da utilizzare<br />

in T2). Con i primi si può effettuare uno stu<strong>di</strong>o delle <strong>vie</strong> <strong>biliari</strong> <strong>di</strong> calibro<br />

normale (nel caso <strong>di</strong> ostruzione invece i risultati sono scarsi). Inoltre, data la<br />

loro maggiore persistenza negli epatociti si può eseguire uno stu<strong>di</strong>o ritardato,<br />

molto valido nella quantizzazione delle lesioni metastatiche (che non<br />

contengono epatociti e non captano il mdc) . Con i secon<strong>di</strong> (mdc captati dal<br />

sistema reticolo-istiocitario, determinanti un drastico abbassamento del<br />

segnale in T2 del tessuto normale) si ottiene una esaltazione del contrasto<br />

tra parenchima reso ipointenso e qualsiasi lesione non contenga cellule <strong>di</strong><br />

Kuppfer (ad es. le metastasi), oppure si ottiene un abbassamento del segnale<br />

4


in T2 anche n lesioni che contengono cellule <strong>di</strong> Kuppfer (ad l‟iperplasia<br />

nodulare focale).<br />

Nessuna <strong>di</strong>fferenza tra TC ed <strong>RM</strong> nelle procedure angiografiche, che come in<br />

TC si basano sulla somministrazione a bolo <strong>di</strong> mezzo <strong>di</strong> contrasto e sulla<br />

elaborazione MIP delle immagino ottenute.<br />

AA: nel consultare questi appunti si consiglia <strong>di</strong> soffermarsi attentamente sulle<br />

immagini in modo da prendere confidenza non tanto sull’anatomia, che è già<br />

ben nota, ma sul segnale delle strutture anatomiche normali e patologiche.<br />

<strong>RM</strong> FEGATO E DELLE VIE BILIARI<br />

I problemi tecnici e metodologici nella <strong>RM</strong> del fegato sono comuni a quelli<br />

relativi allo stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> organi che possono presentare artefatti da movimenti respiratori<br />

e car<strong>di</strong>aci. In realtà lo stu<strong>di</strong>o del fegato è possibile nella misura in cui si utilizzano<br />

macchine adeguate, che consentano un più favorevole rapporto segnale/rumore e un<br />

adeguato contrasto (macchine ad elevata intensità del campo magnetico ed<br />

omogeneità <strong>di</strong> campo) e la possibilità <strong>di</strong> ottenere immagini praticamente prive da<br />

artefatti da movimento me<strong>di</strong>ante gra<strong>di</strong>enti <strong>di</strong> potenza elevata, tali da consentire<br />

l’impiego delle sequenze veloci ed ultraveloci, ad esempio le Gra<strong>di</strong>ent-echo (GE) e le<br />

Fast e le Turbo Spin Echo (FSE ed TSE), che consentono acquisizioni in T1 in tempi<br />

compatibili con l’apnea. Ed anche con le sequenze T2 oggi è possibile ottenere<br />

immagini in tempi brevi (ad es. le cosiddette sequenze multishot Haste).<br />

I risultati <strong>di</strong>pendono fondamentalmente dalla tecnica <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o e della<br />

ottimizzazione dei protocolli. Dato l’ampio spettro <strong>di</strong> sequenze consentito dalle<br />

macchine più evolute e sofisticate, si potrebbe essere tentati <strong>di</strong> vagare nella giungla<br />

<strong>di</strong> queste sequenze, vanificando <strong>di</strong> fatto quanto è possibile ottenere dalla<br />

velocizzazione delle acquisizioni (la rapi<strong>di</strong>tà dell’esame), ed in sostanza producendo<br />

5


un eccessivo ed ingiustificato allungamento delle indagini, che <strong>di</strong>ventano intollerabili<br />

per il paziente.<br />

Bisogna avere la consapevolezza che l’indagine <strong>RM</strong> normalmente segue altre<br />

procedure, quali l’ecografia e la TC, e non può dunque che essere un’indagine che<br />

ricerchi semplicemente aspetti non evidenziati con le altre meto<strong>di</strong>che (ad es. lo<br />

stu<strong>di</strong>o con contrasto in <strong>RM</strong> non deve mirare ad acquisire informazioni sulla modalità<br />

<strong>di</strong> enhancement che risultino essere identiche a quelle già evidenziate con una TC,<br />

come nel caso dell’angioma). Pertanto in qualsiasi caso la <strong>RM</strong> deve essere<br />

effettuata quando con questa meto<strong>di</strong>ca si abbia la possibilità <strong>di</strong> evidenziare nuovi<br />

aspetti che servano ad avere una migliore caratterizzazione della lesione che si<br />

vuole stu<strong>di</strong>are (ad es. una migliore definizione delle componenti strutturali <strong>di</strong> una<br />

lesione, liquide, fibrose,emorragiche,a<strong>di</strong>pose, etc., che possa essere <strong>di</strong> qualche<br />

utilità ai fini <strong>di</strong>agnostici), oppure una maggiore possibilità <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduazione e<br />

localizzazione delle lesioni. Cosi che l’impiego dei mezzi <strong>di</strong> contrasto, soprattutto<br />

quelli cosiddetti epatospecifici ( a localizzazione epatocitaria o reticoloistiocitaria),<br />

può essere proposto solo se è in grado <strong>di</strong> dare un ulteriore contributo sia ai fini della<br />

in<strong>di</strong>viduazione delle lesioni, sia per quanto riguarda la loro caratterizzazione.<br />

Per quanto riguarda lo stu<strong>di</strong>o delle <strong>vie</strong> <strong>biliari</strong>, non v’è dubbio che la possibilità<br />

<strong>di</strong> visualizzare queste strutture senza far ricorso al mezzo <strong>di</strong> contrasto (che in<br />

ra<strong>di</strong>o<strong>di</strong>agnostica non è più <strong>di</strong>sponibile ) ha prospettive ed applicazioni <strong>di</strong> notevole<br />

interesse.<br />

PROTOCOLLI DI STUDIO DEL FEGATO<br />

1.Stu<strong>di</strong>o in respirazione spontanea :<br />

a) con sincronizzazione dell’acquisizione alla fase d’intervallo tra<br />

espirazione ed inspirazione ( tecnica prospettica )<br />

b) senza sincronizzazione ma con rior<strong>di</strong>no retrospettivo dei dati nello<br />

spazio K (non si può tuttavia usare con le sequenze veloci)<br />

6


Con questo protocollo si possono acquisire immagini utilizzando le classiche<br />

sequenze SE T1 e T2 pesate :<br />

T1 : TR 300-500 ms TE : il minimo consentito dall’apparecchiatura: ad es. 5 ms<br />

T2 : TR 2000-3000 ms TE : 60-140 ms<br />

In realtà le SE T2 non vengono utilizzate in quanto presentano tempi <strong>di</strong> acquisizione<br />

molto lunghi (10-15’) e <strong>di</strong>fficilmente potrebbero essere esenti da artefatti da<br />

movimento. Al loro posto, nelle acquisizione in respirazione spontanea, possono<br />

essere utilizzate le sequenze Turbo e Fast Spin echo multishot, nelle quali dopo ogni<br />

TR vengono inviati più <strong>di</strong> un impulso, il che consente ( a secondo del numero degli<br />

impulsi che si decide <strong>di</strong> dare) <strong>di</strong> ridurre drasticamente il numero dei TR e dei relativi<br />

tempi che questi comportano.<br />

La riduzione dei tempi <strong>di</strong> acquisizione è proporzionale al numero <strong>di</strong> impulsi utilizzati<br />

in un TR (anche <strong>di</strong> 32 volte rispetto ai 10’ <strong>di</strong> una classica SE T2) e consente <strong>di</strong><br />

utilizzare matrici più elevate e <strong>di</strong> migliorare la qualità dell’immagine.<br />

Ovviamente la necessità <strong>di</strong> utilizzare la sincronizzazione con le FSE e le TSE <strong>vie</strong>ne<br />

meno nella misura in cui si utilizzano fattori turbo (numero <strong>di</strong> impulsi tra due TR) più<br />

o meno elevati, che rendono più o meno necessario il ricorso alla sincronizzazione,<br />

piuttosto che l’esecuzione dell’acquisizione in apnea.<br />

2.Stu<strong>di</strong>o in apnea<br />

E’ la tecnica oggi più usata se si <strong>di</strong>spone <strong>di</strong> sequenze veloci o<br />

ultraveloci, in grado da effettuare l’acquisizione nell’arco <strong>di</strong> 15-20 sec (come in una<br />

TC spirale)<br />

2a.Stu<strong>di</strong>o in T1 : vengono utilizzate le sequenze GE (o Flash) (nella<br />

nostra machina è denominata RF Fast) con i seguenti parametri : TR < 150-175<br />

ms , TE < 10 ms ( ad es. 4,2 ms ), FA 80-90° : tempo <strong>di</strong> acquisizione <strong>di</strong> 15-20<br />

secon<strong>di</strong> (per 12-15 sezioni). (ve<strong>di</strong> fig.1)<br />

Questo stu<strong>di</strong>o <strong>vie</strong>ne eseguito <strong>di</strong> base e dopo MDC.<br />

7


Altra possibilità è data dalla sequenza RF Fast con soppressione del grasso, con<br />

la quale è possibile la caratterizzazione <strong>di</strong> una lesione iperintensa all’esame <strong>di</strong> base,<br />

della quale si sospetti una componente a<strong>di</strong>posa (Fig.1b).<br />

8


Un altro modo <strong>di</strong> <strong>di</strong>mostrare la natura a<strong>di</strong>posa <strong>di</strong> una lesione è l’utilizzo <strong>di</strong> sequenze<br />

cosiddette in phase ed out phase. Trattasi <strong>di</strong> sequenze in cui il segnale in una (in<br />

phase) è data dalla somma del segnale dell’acqua e del grasso, e nell’altra (out<br />

phase) dalla <strong>di</strong>fferenza tra questi due segnali. Il risultato è che in caso <strong>di</strong> componente<br />

a<strong>di</strong>posa da steatosi focale il segnale si abbassa passando dalla prima alla seconda<br />

sequenza(Fig.1c), mentre nelle lesioni che non contengono grasso intracellulare,<br />

neoplastiche o metastatiche, av<strong>vie</strong>ne il contrario (fig.5.1)<br />

2b.Stu<strong>di</strong>o in T2 : vengono utilizzate le sequenze Fast SE single shot (un solo<br />

impulso iniziale a TR infinito e multipli TE quanti sono i passi <strong>di</strong> co<strong>di</strong>fica <strong>di</strong> una riga<br />

dello spazio K) (Fig.2). Il tempo <strong>di</strong> acquisizione è <strong>di</strong> 1 sec. per ogni strato, in pratica<br />

poco meno della sequenza GE T1 1 .<br />

1 La sequenza GE T2 non può essere utilizzata nell’acquisizione in apnea perché avrebbe un tempo<br />

complessivo troppo lungo in rapporto alla lunga durata del TR e del TE che caratterizza la pesatura in T2.<br />

9


Questa sequenza presenta l’inconveniente della iperintensità del tessuto a<strong>di</strong>poso che<br />

potrebbe ridurre la visibilità delle lesioni, specie quelle sottoglissoniane. Per ovviare a<br />

questo inconveniente si può ricorrere alla soppressione del segnale del grasso, e<br />

quin<strong>di</strong> adoperare la sequenza Fast SE STIR T2 (fig.3 ) .<br />

Questa sequenza, essendo caratterizzata, come ben sappiamo, dall’abbassamento<br />

del segnale del parenchima epatico, <strong>di</strong> fatto aumenta il contrasto tra il parenchima e<br />

l’eventuale lesione. L’effetto è simile a quanto si ottiene con le out-phase.<br />

10


Fig.4. Risultato analogo a quello della figura 3 utilizzando una sequenza che impiega<br />

una <strong>di</strong>versa modalità <strong>di</strong> soppressione del grasso, ovvero la saturazione spettrale del<br />

segnale (FSE Fat Sat), migliorando la <strong>di</strong>mostrazione della lesione.<br />

In sostanza gli stu<strong>di</strong> in apnea prevedono le seguenti sequenze:<br />

GE T1 (RF Fast) + FSE T2 o FSE STIR o FSE Fat sat<br />

oppure RF Fast in phase ed out phase<br />

3.Stu<strong>di</strong>o senza contrasto : trattandosi <strong>di</strong> immagini statiche si deve cercare il miglior<br />

compromesso tra risoluzione, contrasto e tempi <strong>di</strong> acquisizione, cercando <strong>di</strong> ridurre<br />

al minimo gli artefatti da movimento. Quin<strong>di</strong> è possibile utilizzare tanto sequenze<br />

lente purchè in sincronizzazione, tanto le sequenze veloci. Lo stu<strong>di</strong>o si basa<br />

sull’acquisizione in T1 (RFFast) ed in T2 (Fast Spin-Echo).<br />

4.Su<strong>di</strong>o con mezzi <strong>di</strong> contrasto<br />

4a MDC interstiziale (GD DTPA) . Si tratta <strong>di</strong> un agente <strong>di</strong> contrasto che riduce il T1<br />

dei tessuti dove si <strong>di</strong>ffonde, aumentandone l’intensità del segnale (iperintensità). I<br />

11


suoi meccanismi <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione sono molto simili a quelli dei mezzi <strong>di</strong> contrasto<br />

organoiodati. (Fig. 1)<br />

L’acquisizione dopo somministrazione <strong>di</strong> MDC interstiziale, analogamente a quanto<br />

av<strong>vie</strong>ne per la TC, deve essere <strong>di</strong> tipo veloce, in modo da coglierne le <strong>di</strong>verse fasi.<br />

Sostanzialmente la sequenza impiegata è la RF Fast T1 da utilizzare anche per<br />

effettuare l’esame <strong>di</strong> base.<br />

Dose : 0,1 mml/Kg alla velocità <strong>di</strong> 1-2 ml/sec.<br />

4b MDC epatobiliare (GD Bopta o Multihance). Si tratta <strong>di</strong> agenti rilassanti T1<br />

caratterizzati dalla captazione epatocitaria e la escrezione biliare.<br />

Nel caso del Multihance il mdc persiste negli epatociti dura fino a 2 ore<br />

(consentendo quin<strong>di</strong> l’impiego <strong>di</strong> sequenze meno veloci), durante la quale il<br />

parenchima normale del fegato <strong>di</strong><strong>vie</strong>ne iperintensa. Il miglior rapporto tra<br />

l’enhancement del parenchima e le lesioni (che se non contengono epatociti restano<br />

ipointense) si raggiunge tra 60’ e 90’(Fig.5)<br />

La somministrazione a bolo <strong>di</strong> Multihance (Bracco) e l’acquisizione precoce, con<br />

sequenze adeguate, consente lo stu<strong>di</strong>o della fase vascolare della <strong>di</strong>ffusione della<br />

sostanza.<br />

Di norma si utilizza la sequenza RF FAST T1W con la quale si ottengono ottime<br />

immagini del parenchima epatico, con un notevole contrasto rispetto alle aree<br />

lesionali.<br />

12


Probabilmente questi mezzi <strong>di</strong> contrasto soppianteranno definitivamente quelli <strong>di</strong> tipo<br />

interstiziale (troppo simili nella farmaco<strong>di</strong>namica e nel tipo d’informazione a quelli<br />

della TC,che <strong>di</strong> solito è preliminare alla <strong>RM</strong>), specie la dove sia necessario definire<br />

con precisare la presenza ed il numero delle lesioni. Dato il meccanismo <strong>di</strong><br />

captazione epatocellulare questi agenti <strong>di</strong> contrasto potrebbero essere utilizzati nella<br />

<strong>di</strong>fferenziazione delle lesioni che contengono epatociti ( la iperplasia nodulare focale,<br />

il nodulo <strong>di</strong> rigenerazione,l’iperplasia adenomatosa,l’adenoma e l’epatocarcinoma) da<br />

lesioni prive <strong>di</strong> epatociti (le metastasi). Ciò perché, a <strong>di</strong>fferenza delle metastasi, le<br />

lesioni che contengono epatociti finiscono per captare il contrasto ed a ritenerlo più a<br />

lungo del parenchima sano (lento wash out), sicchè nelle fasi tar<strong>di</strong>ve (dopo ore)<br />

l’intensità del segnale nelle lesioni risulta più elevata che nel parenchima sano.<br />

(fig.5.1).<br />

Dose : 0,05 mml/Kg <strong>di</strong> peso corporeo, a bolo o per infusione a seconda che<br />

interessino informazioni sulla fase vascolare. Per lo stu<strong>di</strong>o del parenchima<br />

l’acquisizione deve avvenire dopo 1 ora.<br />

*<br />

*artefatto<br />

4c MDC RES specifico (Feo) . Questi agenti <strong>di</strong> contrasto si fissano nelle cellule <strong>di</strong><br />

Kuppfer del fegato sano e nelle lesioni che contengono cellule <strong>di</strong> Kuppfer ( iperplasia<br />

13


nodulare focale). Si tratta <strong>di</strong> agenti T2 rilassanti (superparamagnetici), che provocano<br />

una riduzione del segnale nei siti <strong>di</strong> captazione, aumentando <strong>di</strong> fatto il contrasto tra il<br />

fegato sano e le lesioni che non contengono queste cellule (Fig.6)<br />

Le sequenze da utilizzare sono quelle pesate in T2, convenzionali (SE) o veloci(TSE<br />

FSE, GE).Tra queste quelle che sono più sensibili sono le GE.<br />

Il contrasto tra la lesione ed il parenchima può essere ulteriormente migliorato<br />

utilizzando anche la soppressione del grasso (sequenza TSE STIR T2)<br />

14


LESIONI EPATICHE BENIGNE ( <strong>di</strong>ffuse )<br />

STEATOSI EPATICA<br />

Non rappresenta, nella forma <strong>di</strong>ffusa; un’in<strong>di</strong>cazione all’esame <strong>RM</strong>, dal<br />

momento che l’<strong>RM</strong> “vede” male il grasso intracellulare, e non per<strong>vie</strong>ne agli stessi<br />

risultati della Ecografia (in termini <strong>di</strong> sensibilità) e della TC (in termini <strong>di</strong><br />

quantizzazione), specie nel caso <strong>di</strong> aree steatosiche focali o <strong>di</strong> aree indenni da<br />

steatosi, che possono simulare lesioni <strong>di</strong> altra natura.<br />

Il grasso intracellulare della steatosi ha infatti un T1 breve e dunque ad una pesatura<br />

in T1 si ha una modesta iperintensità del fegato, che però è <strong>di</strong>fficilmente valutabile.<br />

Pertanto è molto probabile che ci si trovi comunque <strong>di</strong> fronte ad una negatività del<br />

quadro <strong>RM</strong>, che tuttavia, a fronte <strong>di</strong> una positività delle altre meto<strong>di</strong>che (eco e TC),<br />

potrebbe avere il valore <strong>di</strong> avallare la presenza <strong>di</strong> aree <strong>di</strong> steatosi focale o <strong>di</strong> aree<br />

focali <strong>di</strong> risparmio da steatosi. In realtà il protocollo che normalmente utilizziamo,<br />

basantesi sul confronto tra i reperti Eco (iperecogenicità ETG + ipodensità TC nei foci<br />

<strong>di</strong> steatosi, ipoecogenicità ETG+ normodensità TC nelle aree indenni) è sicuramente<br />

affidabile e conclusivo, tanto da non richiedere il ricorso alla <strong>RM</strong>.<br />

Vi sono comunque sequenze GE cosiddette in fase o in contrasto <strong>di</strong> fase(out<br />

phase), con le quali le aree steatosiche si presentano rispettivamente iperintensa ed<br />

ipointense rispetto al parenchima sano. Questa tecnica si basa sulla adozione <strong>di</strong> un<br />

adeguati valori <strong>di</strong> TE utilizzando apparecchi ad alta intensità <strong>di</strong> campo ( tra 2,2 ms,in<br />

phase e 4,3ms out phase). Ma non si sa quanto valga la pena utilizzarle (Fig.1c).<br />

15


Ruolo delle meto<strong>di</strong>che<br />

- protocolli <strong>di</strong>agnostici -<br />

ETG Riconoscimento<br />

Steatosi <strong>di</strong>ffusa<br />

TC<br />

smdc<br />

Forme pseudoneoplastiche<br />

Skip area<br />

atipica<br />

Quantizzazione<br />

follow-up caratterizzazione<br />

Steatosi focale<br />

Steatosi focale<br />

atipica<br />

<strong>RM</strong>N smdc<br />

Fat sat<br />

<strong>RM</strong>N mdc<br />

ETG TC <strong>RM</strong>N<br />

16


EMOCROMATOSI<br />

L’accumulo <strong>di</strong> Fe abbassa fondamentalmente il T2 , ed in misura minore il T1<br />

(analogamente a quanto av<strong>vie</strong>ne dopo la somministrazione del FeO come agente <strong>di</strong><br />

contrasto).<br />

Nelle sequenze T2 il fegato emocromatosico si presenta ipointenso, <strong>di</strong>ffusamente o<br />

focalmente, ed in misura variabile a seconda del grado <strong>di</strong> accumulo. Soltanto nelle<br />

forme gravi l’ipointensità è visibile anche nelle sequenze pesate in T1. Data la<br />

<strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> valutare con l’<strong>RM</strong> in assoluto il segnale del fegato, per questa valutazione<br />

occorre basarsi sul confronto tra i segnali del fegato e quelli della milza.<br />

Pur essendo allo stu<strong>di</strong>o meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> quantificazione <strong>RM</strong> (misura della suscettibilità<br />

magnetica con un magnetometro), tuttavia allo stato attuale la correlazione tra la<br />

quantità <strong>di</strong> ferro intracellulare (me<strong>di</strong>ante biopsia) ed i dati densitometrici dell’imaging<br />

è possibile solo con la TC, anche se si tratta <strong>di</strong> una valutazione molto<br />

approssimativa. Infatti i dati densitometrici della TC sono più o meno falsati dalla<br />

variabile presenza <strong>di</strong> una componente fibrotica o edematosa nel parenchima<br />

emocromatosico.<br />

Fig.7. Emocromatosi.Sequenza T2 : notevole abbassamento del segnale del<br />

parenchima epatico da accumulo <strong>di</strong> ferro, con presenza <strong>di</strong> nodulo <strong>di</strong> HGC.<br />

17


MORBO DI WILSON<br />

Si tratta <strong>di</strong> un accumulo <strong>di</strong> rame nel fegato a causa della <strong>di</strong>fettosa sintesi della<br />

ceruloplasmina, responsabile del trasporto del Fe in circolo.<br />

Questa con<strong>di</strong>zione non è svelabile né alla ETG né alla TC.<br />

Anche la <strong>RM</strong> non fornisce reperti significativi nonostante il rame sia dotato <strong>di</strong> effetto<br />

superparamagnetico, e per ciò stesso dovrebbe abbassare l’intensità del segnale del<br />

parenchima, almeno nelle sequenze T2 pesate.<br />

SINDROME DI BUDD-CHIARI<br />

Nessuna ulteriore informazione rispetto a quanto sia possibile ottenere con la<br />

TC( basale e dopo contrasto : alterazioni parenchimali ) e con l’eco-CD (alterazioni<br />

dei vasi venosi intraparenchimali).<br />

L’angio-<strong>RM</strong> potrebbe essere utile per ottenere una visione d’insieme del sistema<br />

vascolare non, per <strong>di</strong>mostrare le cause <strong>di</strong> ostruzione al livello della vena cava<br />

inferiore (trombi, membrane o altro ) e la presenza <strong>di</strong> circoli collaterali.<br />

EPATITI<br />

Nessuna in<strong>di</strong>cazione nelle forme croniche, sia per quanto riguarda i segni<br />

intraparenchimali, sia per quanto riguarda i segni associati ed accessori (ipertensione<br />

portale, splenomegalia, ascite). Forse qualche utilità nello stu<strong>di</strong>o dei circoli collaterali.<br />

Scarsa in<strong>di</strong>cazione nelle forme acute, dove la riduzione dei tempi <strong>di</strong><br />

rilassamento T1 e T2, a causa dell’edema infiammatorio, con riduzione del segnale<br />

in T1 ed accentuazione in T2, in pratica sono scarsamente percepibili ed utilizzabili ai<br />

fini <strong>di</strong>agnostici.<br />

CIRROSI<br />

Vale il <strong>di</strong>scorso precedentemente fatto per le epatiti croniche. E’ comunque da<br />

segnalare un aspetto ritenuto significativo, consistente nella possibilità <strong>di</strong> <strong>di</strong>mostrare,<br />

soltanto nelle forme gravi, una iperintensità parenchimale da infiltrazione lipi<strong>di</strong>ca del<br />

fegato, che risulta anche aumentato <strong>di</strong> volume. Tale con<strong>di</strong>zione forse potrebbe<br />

18


essere rilevata anche alla TC, ma , a mio avviso, non costituisce <strong>di</strong> per se<br />

un’in<strong>di</strong>cazione all’esecuzione <strong>di</strong> un esame <strong>RM</strong>.<br />

Si ammette che la <strong>RM</strong> abbia una maggiore possibilità <strong>di</strong> <strong>di</strong>mostrare i noduli <strong>di</strong><br />

rigenerazione (Fig.8). Alla TC detti noduli possono presentarsi moderatamente<br />

iperintensi all’esame <strong>di</strong> base. Nelle sequenze pesate T2 (maggior contrasto) sia SE<br />

che GE alcuni noduli contenenti emosiderina (la cui frequenza è del 25%) sono<br />

visibili perché ipointensi.<br />

CISTI<br />

LESIONI EPATICHE BENIGNE ( focali )<br />

Conosciamo bene le caratteristiche morfologiche delle cisti (pareti regolari e<br />

contenuto liquido).<br />

Il contenuto liquido (T1 e T2 lunghi) fa si che la lesione appare fortemente ipointensa<br />

in T1 e fortemente iperintensa in T2. (Fig.2a)<br />

Il grado <strong>di</strong> ipointensità marcata ed omogenea in T1 è <strong>di</strong> per se inequivocabile, tanto<br />

da chiedersi quanto sia necessaria l’ulteriore pesatura in T2 per la <strong>di</strong>agnosi. Lo<br />

stu<strong>di</strong>o con mdc è invece sempre necessario per escludere che trattasi <strong>di</strong> angioma.<br />

19


Se il contenuto è emorragico il segnale si mo<strong>di</strong>fica in rapporto alle varie fasi <strong>di</strong><br />

degradazione dell’emoglobina (iperintensità T1 e T2 da emoglobina nel<br />

sanguinamento precoce, ipointensità da emosiderina in T1 e T2 ), permettendo <strong>di</strong><br />

valutare l’età del sanguinamento.<br />

Ovviamente nelle cisti non vi è enhacement dopo MDC. Inoltre la <strong>RM</strong> non <strong>di</strong>mostra le<br />

calcificazioni parietali.<br />

E’ da ricordare in caso <strong>di</strong> cisti multiple, spesso vi è la coesistenza <strong>di</strong> cisti a carico<br />

della milza e dei reni (policistosi epato-renale). Le cisti epatiche però in genere sono<br />

<strong>di</strong> tipo sieroso, mentre quelle renali hanno aspetto multiforme , potendo avere un<br />

contenuto emorragico o proteico. (Fig.93)<br />

Nella cisti da echinococco la <strong>di</strong>agnosi si basa sugli aspetti multiloculari e sulla<br />

<strong>di</strong>mostrazione <strong>di</strong> una membrana (pericistio), <strong>di</strong> spessore fino a 4 mm, che è tessuta<br />

da connettivo fibroso (T1 lungo e T2 breve ) che appare alla <strong>RM</strong> ipointensa sia in T1<br />

che in T2. (fig.9A).<br />

Fig.9A - CISTI IDATIDEA. Acquisizione in T2. Presenza <strong>di</strong> parete<br />

ipointensa (fibrosa) e contenuto iperintenso <strong>di</strong>somogeneo.<br />

Un aspetto particolare si riscontra nella micropolicistosi epatica. Si tratta in<br />

realtà <strong>di</strong> una amartomatosi nella quale sono presenti numerose immagini cistiche<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni millimetriche, per la cui valutazione ci si può valere <strong>di</strong> una<br />

rappresentazione panoramica me<strong>di</strong>ante CP<strong>RM</strong>. (Fig.9B). Spesso vi si associano<br />

immagini analoghe in sede renale e pancreatica<br />

20


ASCESSO<br />

Fig.9B . AMARTOMATOSI EPATICA (m. <strong>di</strong> Von Meyenburg) .<br />

CP<strong>RM</strong>:numerose cisti <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni millimetriche (frecce).<br />

Come nella TC l’ascesso si <strong>di</strong>fferenzia dalla cisti per la irregolarità delle sue<br />

pareti, ben visibile in T1. In T2 tuttavia si osserva un aspetto caratteristico della<br />

parete, che è composta da uno strato interno ipointenso, e da un alone esterno<br />

iperintenso determinato dall’edema parenchimale circostante la raccolta La<br />

somministrazione <strong>di</strong> MDC interstiziale <strong>di</strong>mostra un enhancement della parete:<br />

Questa però manca nell’ascesso amebico.<br />

L’evoluzione fibrocicatriziale dell’ascesso <strong>vie</strong>ne documentata dalla scomparsa delle<br />

iperintensità T2 della raccolta ascessuale, al cui posto resta un’area ipointensa T2<br />

(fibrosi.)<br />

21


ANGIOMA<br />

A titolo esemplificativo l’angioma ha un comportamento <strong>RM</strong> simile alla cisti,<br />

<strong>di</strong>fferendone soltanto per l’aspetto dei margini : T1 e T2 lunghi e quin<strong>di</strong> spiccata<br />

ipointensità in T1 e spiccata iperintensità in T2. Negli angiomi l’iperintensità in T2<br />

<strong>vie</strong>ne tipicamente mantenuta elevata anche in caso <strong>di</strong> aumento della pesatura T2<br />

(TE>120 ms). Ma questi aspetti li ritroviamo ugualmente nelle metastasi<br />

ipervascolarizzate.<br />

Il ricorso alla somministrazione del MDC <strong>di</strong> tipo interstiziale (Ga.DTPA)<br />

ripropone gli aspetti già conosciuti alla TC (enhancement nodulare periferico precoce<br />

con successivo riempimento centripeto, possibilità <strong>di</strong> aree centrali <strong>di</strong> mancato<br />

enhacement da fibrosi o trombosi) (fig.10 e 10b). Le stesse sono le problematiche<br />

<strong>di</strong>agnostiche (in<strong>di</strong>stiguibilità dalle metastasi ipervascolari qualora l’enhancement sia<br />

precocemente omogeneo).<br />

22


Un aspetto particolare, che attualmente <strong>vie</strong>ne ritenuto patognomonico si osserva<br />

paragonando le immagini T2 pesate prima e dopo somministrazione <strong>di</strong> MDC RES<br />

specifico (superparamagnetico) : nelle immagini T2 dopo mdc si osserva una <strong>di</strong>screta<br />

riduzione del segnale nell’angioma che può spiegarsi con una captazione dell’agente<br />

<strong>di</strong> contrasto da <strong>parte</strong> delle cellule reticoloendoteliali dell’angioma (Fig.11).<br />

23


Sembra infatti che questo comportamento non si osservi negli epatocarcinomi e nelle<br />

metastasi ipervascolari. Sicchè questo proce<strong>di</strong>mento potrebbe rappresentare un utile<br />

contributo alla <strong>di</strong>agnosi.<br />

Probabilmente , per un uso razionale delle meto<strong>di</strong>che, si dovrebbe operare nel modo<br />

seguente :<br />

a) sospetto ecografico <strong>di</strong> grosso angioma TAC senza e con mdc alla<br />

ricerca del tipico comportamento dell'angioma<br />

b) sospetto ecografico <strong>di</strong> piccolo angioma <strong>RM</strong>N T1+T2 seguita da stu<strong>di</strong>o<br />

con RES in T1 e T2.<br />

c) Enhacement TC atipico (precoce omogeneità) <strong>RM</strong>N T1 e T2 seguita<br />

da RES in T1 e T2.<br />

IPERPLASIA NODULARE FOCALE (FNH)<br />

Ricor<strong>di</strong>amo il nesso tra questa lesione ed il sesso femminile, l’età (20-50 anni),<br />

e l’assunzione prolungata <strong>di</strong> estroprogestinici.<br />

La lesione ha una struttura stellata con tralci <strong>di</strong> tessuto connettivo che dal centro,<br />

dove esiste una sorta <strong>di</strong> cicatrice (scar) si irra<strong>di</strong>a verso la periferia. Nello scar<br />

centrale si annida un peduncolo vascolare. All’interno della struttura vi sono epatociti<br />

stipati, misti a cellule <strong>di</strong> Kuppfer, sinusoi<strong>di</strong> e dotti <strong>biliari</strong>, come in un fegato normale.<br />

Nel contesto della lesione si possono riscontrare aree <strong>di</strong> necrosi e <strong>di</strong> emorragia.<br />

La lesione è <strong>di</strong>mensionalmente ed istologicamente stabile nel tempo, non suscettibile<br />

quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> evoluzione neoplastica. Come tale non ha un’in<strong>di</strong>cazione chirurgica, e per<br />

questo pone problemi <strong>di</strong> <strong>di</strong>agnostica <strong>di</strong>fferenziale con l’adenoma, il carcinoma<br />

fibrolamellare e l’epatocarcinoma, che hanno in<strong>di</strong>cazioni rigorosamente chirurgiche o<br />

comunque ablative.<br />

Il problema <strong>di</strong>agnostico nasce però solo in mancanza degli aspetti tipici delle FNH.<br />

La lesione FNH <strong>di</strong> solito in con<strong>di</strong>zioni basali, sia in T1 che in T2, è scarsamente<br />

<strong>di</strong>fferenziabile dal parenchima circostante (Fig.5.1), e la possibilità <strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenziazione<br />

è correlata all’intensità <strong>di</strong> campo del magnete: quando <strong>di</strong>stinguibile la lesione è<br />

moderatamente ipointensa in T1, con possibile presenza <strong>di</strong> una piccola area <strong>di</strong> lieve<br />

iperintensità e in T2 (da riferire allo scar centrale) (Fig.12). L’acquisizione in T1 out<br />

phase, a confronto con quella in phase, può mostrare la lesione con il tipico<br />

aspetto dello scar centrale (presente tuttavia soltanto nel 50% dei casi) , che si<br />

<strong>di</strong>stingue dal tessuto patologico circostante per la maggiore ipointensità in T1<br />

24


(Fig.5.1,12). Quando visibile lo scar centrale si presenta come una maggiore<br />

iperintensità in T2. Questo aspetto non si ritrova in nessuna altra lesione. L’aspetto<br />

descritto in T2 può essere ulteriormente esaltato dalla somministrazione <strong>di</strong> mdc RES<br />

specifico, che oltre ad accentuare l’iperintensità dello scar centrale, riduce il segnale<br />

sia della lesione che del parenchima sano circostante. Ciò è da ascriversi alla<br />

presenza <strong>di</strong> cellule <strong>di</strong> Kuppfer nel contesto della lesione.<br />

Dopo MDC <strong>di</strong> tipo interstiziale la lesione si presenta precocemente iperintensa ( con<br />

aspetto talvolta a ruota <strong>di</strong> carro), per poi <strong>di</strong>venire isointensa con il parenchima sano.<br />

Di contro lo scar centrale presenta un comportamento opposto alla lesione, in quanto<br />

resta ipointenso in fase precoce, per poi <strong>di</strong>venire iperintenso in fase venosa, segno<br />

che il peduncolo vascolare all’interno dello scar rappresenta lo scarico venoso della<br />

lesione.<br />

Gli aspetti descritti a proposito del comportamento della scar sia nella acquisizione <strong>di</strong><br />

base che dopo mdc sono patognomonici.<br />

Un ulteriore contributo potrebbe essere dato dall’impiego dei mezzi <strong>di</strong> contrasto<br />

epato<strong>biliari</strong>, che pur non fornendo aspetti peculiari nell’FNH, tuttavia possono<br />

inquadrare la lesione tra quelle che contengono epatociti. Utilizzando il mdc<br />

epatobiliare sembra tipico il comportamento dell’FNH, che presentando un lento<br />

wash-out del mdc dagli epatociti, fa riconoscere la lesione nell’acquisizione a 3 ore,<br />

allorquando essa si presenta iperintensa rispetto al parenchima circostante. Ciò<br />

suggerisce l’opportunità d’impiego <strong>di</strong> questo mdc sin dall’inizio nel sospetto <strong>di</strong> un<br />

FNH, dal momento che <strong>vie</strong>ne consentito <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare non solo l’enhancement in<br />

fase arteriosa ed il successivo decremento del segnale, ma soprattutto<br />

l’enhancement a 3 ore dalla somministrazione del mdc, con possibilità <strong>di</strong> <strong>di</strong>mostrare<br />

anche lo scar ipointenso centrale (Fig.12).<br />

Altri contributi potrebbero derivare dall’impiego dei mdc RES specifici. Questi mdc<br />

hanno infatti presupposti d’impiego analoghi a quelli della me<strong>di</strong>cina nucleare (la<br />

captazione del contrasto superparamagnetico così come dei ra<strong>di</strong>ofarmaci <strong>di</strong> tipo<br />

colloidale da <strong>parte</strong> del fegato) e dovrebbero rendere in<strong>di</strong>stinguibili dal fegato sano la<br />

lesione evidenziata all’esame <strong>di</strong> base, per il fatto che questa capta l’agente <strong>di</strong><br />

contrasto e riduce egualmente il suo segnale. Tuttavia allo stato attuale sembra che<br />

questi presupposti comuni non abbiano consentito risultati paragonabili a quelli della<br />

me<strong>di</strong>cina nucleare.<br />

25


Da notare nella fig.12 l’iperintensità della colecisti nell’acquisizione a 3h dovuta alla<br />

escrezione biliare del mdc.<br />

In caso <strong>di</strong> aspetto non tipico ( che si ritrova più frequentemente nelle lesioni <strong>di</strong><br />

piccole <strong>di</strong>mensioni) si pone il problema <strong>di</strong> <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong>fferenziale con tutte le lesioni<br />

che presentano un’enhancement precoce e fugace.<br />

ADENOMA<br />

Si tratta <strong>di</strong> una neoplasia benigna, ma tendente all’accrescimento ed alla<br />

degenerazione maligna, anch’essa correlata all’assunzione prolungata <strong>di</strong><br />

estroprogestinici.<br />

Anche questa lesione, coma la FNH, è costituita da elementi del fegato normale<br />

(cellule <strong>di</strong> Kuppfer, sinusoi<strong>di</strong>, dotti <strong>biliari</strong> ) oltre ad epatociti ben <strong>di</strong>fferenziati, ma<br />

<strong>di</strong>sposti in modo <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>nato. A <strong>di</strong>fferenza della FNH e dell’epatocarcinoma la<br />

vascolarizzazione <strong>di</strong> questa lesione è scarsa.<br />

26


La lesione quando è <strong>di</strong>stinguibile dal parenchima sano ha <strong>di</strong> base gli stessi caratteri<br />

della FNH (lieve ipointensità in T1 e lieve iperintensità in T2).<br />

Come la FNH può presentare aree intralesionali <strong>di</strong> necrosi (ipointense in T1,<br />

iperintense in T2) o <strong>di</strong> emorragia ( iperintense in T1 e T2 se sono recenti, ipointense<br />

in T1 e T2 se <strong>di</strong> vecchia data).<br />

Inoltre è presente, come nell’epatocarcinoma, una pseudocapsula , che appare<br />

ipointensa in T1 e T2.<br />

Anche questa lesione può avere uno scar centrale (in circa il 30% dei casi).<br />

Pur avendo aspetti molto simili le <strong>di</strong>fferenze tra FNH ed adenoma sono evidenti nei<br />

casi tipici: infatti lo scar centrale dell’adenoma non ha una componente vascolare e<br />

quin<strong>di</strong> resta ipointenso T2 basale ed in T1 dopo MDC. La presenza dello scar<br />

centrale serve anche a <strong>di</strong>fferenziare le due lesioni tra loro, e rispetto a quelle lesioni<br />

che scar non hanno pur avendo lo stesso comportamento contrastografico<br />

(carcinoma fibrolamellare ed epatocarcinoma).<br />

Dopo MDC la lesione si presenta precocemente e <strong>di</strong>somogeneamente iperintensa,<br />

ma rispetto alle altre lesioni che contengono epatociti, ha un wash out, che per<br />

quanto rapido, risulta più lento, restando visibile l’enhancement fino alla fase portale<br />

.<br />

Anche per l’adenoma valgono le stesse considerazioni fatte per l’impiego dei mdc<br />

RES specifici: queste lesioni infatti dovrebbero presentare una riduzione del segnale<br />

nelle T2 pesate, analogamente a quanto av<strong>vie</strong>ne per il parenchima sano.<br />

In mancanze <strong>di</strong> scar centrale ed in presenza <strong>di</strong> pseudocapsula perilesionale i<br />

maggiori problemi si pongono con gli epatocarcinomi ben <strong>di</strong>fferenziati provvisti <strong>di</strong><br />

capsula, che presentano identico aspetto. E’ da ricordare che rispetto agli<br />

epatocarcinomi l’enhancement dopo mdc negli adenomi è meno intenso, più<br />

<strong>di</strong>somogeneo, e meno fugace. Ma si tratta sempre <strong>di</strong> aspetti inaffidabili per una<br />

sicura <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong>fferenziale.<br />

Bisogna in fondo riconoscere che il semplice dubbio tra adenoma ed<br />

epatocarcinoma, non cambia sostanzialmente il trattamento terapeutico, che<br />

deve essere rigorosamente ablativo in entrambe i casi, data la riconosciuta<br />

potenzialità degli adenomi <strong>di</strong> degenerare malignamente.<br />

27


IPERPLASIA ADENOMATOSA (pseudo nodulo <strong>di</strong> rigenerazione)<br />

E’ una lesione macronodulare che insorge tipicamente su parenchima cirrotico. Si<br />

<strong>di</strong>stingue dai noduli <strong>di</strong> rigenerazione solo per le sue <strong>di</strong>mensioni superiori. Non ha<br />

caratteristiche istologiche <strong>di</strong> malignità (la lesione è composta da piccoli epatociti), ma<br />

ha insita la possibili <strong>di</strong> degenerare malignamente.<br />

La lesione spesso si presenta moderatamente iperintesa in T1, in virtù del<br />

suo contenuto glicoproteico, mentre può risultare isointensa o<br />

moderatamente ipointensa in T2. Questo comportamento (iperintensità in T1)<br />

può essere utile per una <strong>di</strong>fferenziazione con le lesioni tendenti ad essere<br />

ipointense in T1, tra le quali la maggior <strong>parte</strong> degli epatocarcinomi. Tuttavia<br />

bisogna tener presente che una piccola <strong>parte</strong> <strong>di</strong> epatocarcinomi, <strong>di</strong> piccole<br />

<strong>di</strong>mensioni e ad alto grado <strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenziazione, presentano un<br />

comportamento analogo (iperintensità in T1).<br />

Ciò che però contrad<strong>di</strong>stingue l’iperplasia adenomatosa da tutte le altre lesioni<br />

contenenti epatociti (FNH, adenoma, epatocarcinoma) è la mancanza <strong>di</strong><br />

enhancement precoce dopo la somministrazione <strong>di</strong> MDC.<br />

Il riscontro <strong>di</strong> aree <strong>di</strong> enhancement all‟interno <strong>di</strong> tali noduli depone per la<br />

presenza malignità.<br />

Quin<strong>di</strong> : iperintensità in T1 ( espressione <strong>di</strong> componente glicoproteica )<br />

Iperplasia adenomatosa o epatocarcinoma <strong>di</strong>fferenziato<br />

Con MDC interst. : mancanza <strong>di</strong> CE nella iperplasia adenomatosa<br />

LESIONI EPATICHE MALIGNE<br />

EPATOCARCINOMA<br />

Classificazione macroscopica : - tipo nodulare (50%):<br />

- nodulo singolo<br />

- nodulo con lesione satellite<br />

- plurinodularità confluente<br />

- tipo infiltrativo (35%)<br />

- tipo <strong>di</strong>ffuso ( cancrocirrosi ) 15%)<br />

28


Il tipo nodulare è il più frequente (50% dei casi) ed caratterizzato dalla presenza <strong>di</strong><br />

una psedocapsula peritumorale fibrosa, che si sviluppa a carico del parenchima<br />

sano, quale reazione delle cellule all’azione compressiva del tumore. Nel tipo<br />

infiltrativo questa capsula manca, probabilmente per la prevalenza dell’azione<br />

aggressiva della neoplasia rispetto alla reazione del parenchima sano.<br />

L’epatocarcinoma capsulato <strong>di</strong> solito è anche ben <strong>di</strong>fferenziato!<br />

Dal punto <strong>di</strong> vista istologico si <strong>di</strong>stinguono <strong>di</strong>versi gra<strong>di</strong> <strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenziazione.<br />

Un particolare epatocarcinoma è quello definito fibrolamellare, che pre<strong>di</strong>lige i<br />

pazienti giovani, senza pre<strong>di</strong>lezione <strong>di</strong> sesso, non si accompagna ad epatopatia<br />

cronica né ad aumento <strong>di</strong> alfafetoproteina, ha un grado <strong>di</strong> malignità inferiore,<br />

essendo nella maggior <strong>parte</strong> dei casi resecabile chirurgicamente.<br />

Il riconoscimento dell’epatocarcinoma <strong>di</strong> solito av<strong>vie</strong>ne nel corso dei controlli<br />

ETG cui vengono sottoposti ripetutamente i pazienti con epatopatia cronica.<br />

Ricor<strong>di</strong>amo che questa meto<strong>di</strong>ca può essere già <strong>di</strong>agnostica quando con l’ecoCD<br />

riesca a rilevare la vascolarizzazione centrale e periferica dell’epatocarcinoma, che<br />

denota l’ipervascolarizzazione, con presenza <strong>di</strong> alte velocità <strong>di</strong> flusso intralesionali.<br />

Alla <strong>RM</strong> <strong>di</strong> base le lesioni presentano il seguente pattern:<br />

- in genere ipointensità in T1 probabilmente legata al contenuto in acqua all’interno<br />

del tumore. Possono aversi tuttavia aspetti <strong>di</strong> isointensità o <strong>di</strong> moderata iperintensità<br />

correlati al minor contenuto in acqua o alla variabile entità <strong>di</strong> contenuto glicoproteico<br />

nel contesto della lesione (come risultato <strong>di</strong> produzione <strong>di</strong> trigliceri<strong>di</strong> e polisaccari<strong>di</strong><br />

da <strong>parte</strong> degli epatociti maligni), con secondario abbassamento del T1. Aree <strong>di</strong><br />

minore ipointensità sono espressione necrosi, mentre aree d’iperintensità sono<br />

espressione <strong>di</strong> emorragia. La capsula è ipointensa e <strong>di</strong> spessore variabile da 1 a 10<br />

mm, in rapporto alle <strong>di</strong>mensioni del tumore.<br />

- iperintensità moderata in T2 .La presenza <strong>di</strong> aree <strong>di</strong> marcata iperintensità è<br />

correlata alla presenza <strong>di</strong> aree tanto <strong>di</strong> necrosi colliquativa, che <strong>di</strong> emorragia o <strong>di</strong><br />

29


sinusoi<strong>di</strong> <strong>di</strong>latati. La capsula non sempre è visibile, ma quando visibile si presenta<br />

come una sottile banda ipointensa, o come una banda a due strati, <strong>di</strong> cui l’interno<br />

ipointenso e l’esterno iperintenso determinato dai vasi <strong>di</strong>sposti perifericamente<br />

unitamente a dotti <strong>biliari</strong> <strong>di</strong>slocati e compressi.<br />

AA!!: i gra<strong>di</strong> <strong>di</strong> intensità in T1 ed in T2 sono in qualche modo correlati con il grado <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>fferenziazione della neoplasia. In generale quanto più un tumore è <strong>di</strong>fferenziato<br />

tanto più tende ad accentuare la sua intensità in T1 (<strong>di</strong>venendo iperintenso) e a<br />

ridurla in T2 (<strong>di</strong>venendo isointenso). Sicchè una neoplasia francamente ipointensa<br />

inT1 e più iperintensa in T2 risulta essere meno <strong>di</strong>fferenziata. In poche parole è<br />

come se il tessuto neoplastico <strong>di</strong>fferenziato avesse un T1 ed un T2 più bassi rispetto<br />

ad un tumore meno <strong>di</strong>fferenziato. (Fig.13)<br />

Dopo MDC <strong>di</strong> tipo interstiziale e pesatura in T1, a <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> noduli <strong>di</strong><br />

rigenerazione e d’iperplasia adenomatosa, che non presentano enhancement gli<br />

epatocarcinomi hanno, come nella TC, un’enhancement precoce ed intenso ( in<br />

fase arteriosa ), seguito da isointensità in fase portale, e da ipointensità in fase<br />

tar<strong>di</strong>va. La capsula resta ipointensa in fase precoce, e <strong>di</strong><strong>vie</strong>ne regolarmente<br />

iperintensa in fase tar<strong>di</strong>va. (Fig.13). Questo aspetto è patognomonico e richiede<br />

l’adozione <strong>di</strong> un timing adeguato alla rilevazione del CE precoce e tutto sommato<br />

fugace.<br />

Dopo MDC <strong>di</strong> tipo epatobiliare , oltre agli aspetti rilevabili in fase vascolare, a seguito<br />

della somministrazione a bolo, assolutamente identici a quelli derivanti dall’impiego<br />

del mdc interstiziale, si rileva un’enhancement persistente anche nelle fasi tar<strong>di</strong>ve.<br />

Rispetto al parenchima sano, a causa del ridotto wash-out intralesionale del mdc<br />

si ha una più prolungata persistenza della iperintensità secondaria alla captazione<br />

del mdc.<br />

Dopo MDC RES specifici <strong>di</strong> solito si ottiene la <strong>di</strong>mostrazione della lesione,<br />

che appare iperintensa rispetto all’ipointensità indotta dall’agente <strong>di</strong> contrasto sul<br />

parenchima sano. Ciò naturalmente può avvenire solo nel caso <strong>di</strong> una lesione che <strong>di</strong><br />

base si presenta isointensa rispetto al parenchima.<br />

30


L’<strong>RM</strong> è utile anche nel valutare i risultati del trattamento.<br />

Nel trattamento con alcolizzazione l’epatocarcinoma subisce una necrosi<br />

coagulativa, che è ben <strong>di</strong>versa dalla necrosi colliquativa, in quanto non contiene<br />

acqua. Pertanto al controllo dopo alcolizzazione la lesione si presenterà iperintensa<br />

in T1 e ipointensa in T2 all’esame <strong>di</strong> base. In sostanza la necrosi coagulativa<br />

presenta un comportamento speculare rispetto a quella colliquativa in ragione del<br />

<strong>di</strong>fferente contenuto in acqua. Di fatto con la solo sequenza T2 <strong>di</strong> base si può<br />

valutare il successo del trattamento <strong>di</strong>mostrando la necrosi coagulativa del<br />

tessuto, che sarà spiccatamente ipointenso, perché <strong>di</strong>sidratato (fig.14).<br />

T2<br />

31


Nei casi dubbi, dopo somministrazione <strong>di</strong> MDC, in T1 non si avrà alcun enhancement<br />

a <strong>di</strong>mostrazione della <strong>di</strong>struzione del tessuto neoplastico, o lo si avrà in caso <strong>di</strong><br />

presenza <strong>di</strong> tessuto neoplastico residuo.<br />

Nel trattamento <strong>di</strong> termoablazione con ra<strong>di</strong>ofrequenza ed in quello <strong>di</strong><br />

chemioembolizzazione i rilievi all’esame <strong>di</strong> base non sono sufficienti a definire i<br />

risultati della terapia, ma è necessario ricorrere allo stu<strong>di</strong>o dopo somministrazione <strong>di</strong><br />

MDC <strong>di</strong> tipo interstiziale o epatocellulare, per <strong>di</strong>mostrare la presenza <strong>di</strong> eventuali<br />

residui <strong>di</strong> neoplasia che presentano enhancement. V’è da <strong>di</strong>re che dal momento che<br />

il lipiodol non interferisce con l’imaging dei tessuti, cosa che invece av<strong>vie</strong>ne per la<br />

TC, lo stu<strong>di</strong>o con mdc risulta più atten<strong>di</strong>bile : le aree in cui si è localizzato il lipiodol<br />

risulteranno iperintense in T1 ed ipointense in T2, mentre quelle in cui persiste il<br />

tessuto neoplastico saranno relativamente ipointense in T1 ed iperintense in T2;<br />

inoltre dopo MDC si osserverà enhancement del tessuto neoplastico residuo.<br />

32


COLANGIOCARCINOMA<br />

Si tratta <strong>di</strong> un gruppo <strong>di</strong> neoplasie a <strong>parte</strong>nza dalle <strong>vie</strong> <strong>biliari</strong> comprendente vari<br />

aspetti anatomopatologici:<br />

- forme intraepatiche formanti massa (20-25%)<br />

- forme ilari e periilari periduttali infiltranti(quelli che coinvolgono la biforcazione<br />

del dotto epatico sono denominati tumori <strong>di</strong> “Klatskin”) (50-50%)<br />

- forme intraduttali (20-25%)<br />

Si tratta <strong>di</strong> tumori che a seconda della sede e delle <strong>di</strong>mensioni possono associarsi<br />

a <strong>di</strong>latazione ostruttiva delle <strong>vie</strong> <strong>biliari</strong>, a vario livello (dotto epatico comune,<br />

confluenza dei dotti epatici, ramo dx. o ramo sn., presentandosi fondamentalmente<br />

sotto tre aspetti principali: solo massa epatica, massa epatica con ostruzione delle<br />

<strong>vie</strong> <strong>biliari</strong> a <strong>di</strong>versi livelli, solo ostruzione delle <strong>vie</strong> <strong>biliari</strong>.<br />

<br />

Nella forma intraepatica il tumore ha una morfologia irregolare e non presenta<br />

capsula. Anche in questo tumore si può osservare una cicatrice centrale e la<br />

presenza <strong>di</strong> noduli satelliti.<br />

33


34


A <strong>parte</strong> gli aspetti alle sequenze <strong>di</strong> base ( ipointensità omogenea in T1 e moderata<br />

iperintesità <strong>di</strong>somogenea in T2) è da tener presente un aspetto ritenuto tipico del<br />

75% dei casi colangiocarcinoma all’esame dopo mdc: nelle immagini precoci si<br />

osserva un minimo o moderato CE ad anello più o meno sottile alla periferia del<br />

tumore, con progressivo concentrico riempimento della lesione nelle immagini<br />

tar<strong>di</strong>ve, senza che, a <strong>di</strong>fferenza dell’angioma, si raggiunga un riempimento<br />

omogeneo.(Fig.15,16,17). Tale comportamento è da ascriversi alla presenza <strong>di</strong> una<br />

importante componente fibrosa stromale che trattiene il mdc più a lungo rispetto al<br />

parenchima epatico.<br />

Le forme ilari e intraduttale saranno trattate successivamente nel capitolo delle <strong>vie</strong><br />

<strong>biliari</strong>.<br />

METASTASI<br />

Rappresentano la più frequente patologia del fegato. Possono essere più o meno<br />

vascolarizzate in relazione alla neoplasia primitiva. Ad es. ipervascolari risultano le<br />

mts da adenocarcinoma renale, da feocromocitoma , insulinoma e carcinoide. La<br />

vascolarizzazione è sempre arteriosa.<br />

All’esame <strong>di</strong> base metastasi si presentano<br />

solitamente ipointense in T1 e<br />

moderatamente iperitense in T2, non<br />

avendo dunque alcun aspetto caratteristico<br />

(Fig.18). Inoltre le metastasi ipervascolari<br />

hanno un aspetto simile a quello degli<br />

angiomi, risultando fortemente iperintense<br />

in T2.<br />

La somministrazione <strong>di</strong> MDC <strong>di</strong> tipo<br />

interstiziale ripropone gli aspetti già<br />

conosciuti alla TC ( enhancement periferico ed irregolare più o meno evidente nelle<br />

metastasi non vascolarizzate , enhancement precoce e transitorio in quelle<br />

vascolarizzate) , <strong>di</strong> per sé non portando ad alcun ulteriore contributo <strong>di</strong>agnostico<br />

(fig.19).<br />

35


Alcuni tipi <strong>di</strong> metastasi presentano aspetti particolari. Ad es. le metastasi da<br />

melanoma spesso sono iperintense in T1 ed ipointense in T2, mentre le metastasi da<br />

tumori che producono mucina (da adenocarcinoma pancreatico) sono spiccatamente<br />

iperintese in T1.<br />

Ai fini del riconoscimento del numero lesioni sembra che migliori risultati derivino<br />

dall’impiego dei mdc epato<strong>biliari</strong>, che aumentano notevolmente il contrasto tra<br />

parenchima sano e le lesioni metastatiche, rendendone più facile l’identificazione<br />

anche in rapporto alle ridotte <strong>di</strong>mensioni.(Fig.5).<br />

Analoghi risultati sembra possano ottenersi con i mdc RES specifici, che abbassando<br />

il segnale del fegato sano rendono maggiormente evidenti le iperdensità delle lesioni<br />

metastatiche nelle sequenze pesate in T2 (Fig.6). A tal punto che la <strong>RM</strong> con mezzi <strong>di</strong><br />

contrasto RES specifici, con pesatura T2, forse sarà la meto<strong>di</strong>ca da proporre come<br />

indagine d’elezione nella valutazione preoperatoria delle metastasi epatiche.<br />

36


DIAGNOSTICA DIFFERENZIALE :<br />

Cisti<br />

Ascesso<br />

Angioma<br />

Iperplasia<br />

Nodulare<br />

Focale<br />

Adenoma<br />

Nodulo <strong>di</strong><br />

rigenerazione<br />

Epatocarcinom<br />

a <strong>di</strong>fferenziato<br />

Epatocarcinom<br />

a<br />

in<strong>di</strong>fferenziato<br />

Metastasi<br />

ipervascolari<br />

Metastasi<br />

ipovascolari<br />

T1 T1+MDC interst T1+ MDC<br />

epatobiliar<br />

e<br />

acquis.<br />

60‟<br />

T2 T2+RES<br />

Ipointensita No CE (*) No CE Iperintensità non in<strong>di</strong>cato<br />

marcata<br />

marcata<br />

Ipointensita<br />

marcata<br />

Pareti<br />

irregolari<br />

Ipointensità<br />

marcata<br />

-Ipointensità<br />

lieve <strong>di</strong><br />

lesione<br />

-Ipointensità<br />

marcata scar<br />

- Isointensità<br />

-ipointensità<br />

lieve les.<br />

- capsula<br />

ipoint.<br />

- eventuale<br />

scar<br />

ipointenso<br />

-Iperintensità<br />

lieve<br />

-Isointensità<br />

-Iperintensità<br />

-Isointensità<br />

-Ipointensità<br />

-Capsula<br />

ipoin.<br />

- Ipointensità<br />

- Ipointensità<br />

- Iperdensità<br />

( melanoma ,<br />

T.<br />

secer.mucina)<br />

(*) CE = contrast enhancement<br />

CE perilesionale No Ce Iperintensità<br />

marcata<br />

Parete<br />

iperipo-<br />

-CE nodulare periferico<br />

con riempimento<br />

centripeto<br />

- CE precoce,<br />

omogeneo<br />

non fugace<br />

- CE precoce,<br />

omogeneo<br />

fugace (++) lesione<br />

- CE tar<strong>di</strong>vo scar<br />

- CE precoce,<br />

omogeneo<br />

fugace (+) lesione<br />

- NO CE scar<br />

No CE Iperintensità<br />

marcata<br />

CE<br />

tar<strong>di</strong>vo<br />

CE<br />

tar<strong>di</strong>vo<br />

-<br />

NO CE CE<br />

tar<strong>di</strong>vo<br />

- CE capsula<br />

- CE precoce,<br />

omogeneo<br />

fugace (+++) lesione<br />

Minor fugacità nelle MTS<br />

- No CE precoce<br />

- Ce tar<strong>di</strong>vo<br />

CE<br />

tar<strong>di</strong>vo<br />

Ipodensit<br />

à<br />

Ipodensit<br />

à<br />

-<br />

Iperintensità<br />

moderata les.<br />

-<br />

Iperintensità<br />

marcata scar<br />

-<br />

Iperintensità<br />

moderata les.<br />

-<br />

Iperintensità<br />

marcata scar<br />

non in<strong>di</strong>cato<br />

Riduzione della iperdensità<br />

in T2<br />

rispetto alla<br />

iperdensità in T1<br />

dopo MDC.<br />

- Isointensità lesione<br />

- Iperdensità scar<br />

- Isointensità lesione<br />

- ipointesità scar<br />

-Ipointensità Isointensità lesione<br />

lieve<br />

-Isointensità<br />

-Ipointesità Isointensità lesione<br />

-Isointensità<br />

-<br />

Iperintensità<br />

- Capsula ipo<br />

o stratificata<br />

ipo-iper<br />

Iperintensità Iperintensità lesione<br />

-Iperintesità<br />

marcata<br />

- Ipointensità<br />

moderata<br />

-<br />

Iperintensità<br />

moderata<br />

Aumento del<br />

contrasto<br />

lesione/parenchima<br />

37


1. LESIONI IPERINTENSE IN T1 : - NODULO DI RIGENERAZIONE<br />

Sono tutte ipointense in T2.<br />

- EPATOCARCINOMA DIFFERENZIATO<br />

- MTS (da melanoma o cistoadenocarci-<br />

nomad del <strong>pancreas</strong> secernente mucina)<br />

Si <strong>di</strong>fferenziano in quanto l’epatocarcinoma <strong>di</strong>fferenziato è <strong>di</strong> solito provvisto <strong>di</strong><br />

capsula. Fondamentalmente però la <strong>di</strong>fferenziazione dovrebbe basarsi sul mancato<br />

enhancement precoce con mdc <strong>di</strong> tipo interstiziale da <strong>parte</strong> del nodulo <strong>di</strong><br />

rigenerazione, e sulla mancata presa <strong>di</strong> contrasto tar<strong>di</strong>va con mdc epatobiliare<br />

da <strong>parte</strong> delle metastasi.<br />

In pratica in mancanza della capsula, che orienta subito verso l’epatocarcinoma ( e<br />

l’adenoma) è da proporsi imme<strong>di</strong>atamente lo stu<strong>di</strong>o con mdc epatobiliare, che<br />

dovrebbe essere <strong>di</strong> tipo bifasico: nella fase arteriosa (25’ dal bolo) si tende ad<br />

in<strong>di</strong>viduare il CE precoce e fugace , che depone per l’epatocarcinoma ( e non per il<br />

nodulo <strong>di</strong> rigenerazione); nella fase tar<strong>di</strong>va (60’) il mancato CE della lesione depone<br />

per la metastasi<br />

2.LESIONI CON SCAR INTRALESIONALE : - IPERPALSIA NODULARE FOCALE<br />

Lo scar è ipointenso in T1 in entrambe le lesioni.<br />

- ADENOMA<br />

In T1 postcontrasto ed in T2 senza MDC invece :<br />

FNH Scar iperintenso<br />

Adenoma Scar ipointenso<br />

3.LESIONI CON PSEUDOCAPSULA : - ADENOMA<br />

- EPATOCARCINOMA DIFFERENZIATO<br />

Nell’adenoma (30% dei casi ) presenza <strong>di</strong> scar intralesionale. L’adenoma,poichè è<br />

meno vascolarizzato dell’epatocarcinoma, ha un’enhancement meno intenso,<br />

<strong>di</strong>somogeneo e meno fugace.<br />

38


4.LESIONI CON PRESA DI CONTRASTO PRECOCE :<br />

- ANGIOMA ATIPICO<br />

- FNH atipico (senza scar)<br />

- ADENOMA ATIPICO (senza scar né capsula)<br />

- EPATOCARCINOMA senza capsula<br />

- METASTASI IPERVASCOLARI<br />

-<br />

Gli angiomi che non presentano il caratteristico enhancement periferico a gettoni e<br />

ad andamento centripeto e gli epatocarcinomi hanno un enhancement più intenso<br />

rispetto alle altre lesioni. L’enhancement degli angiomi è però meno fugace.<br />

La FNH ha un enhancement intenso e precoce, ma <strong>di</strong>somogeneo, con aspetto<br />

talvolta a ruota <strong>di</strong> carro.<br />

Le altre lesioni hanno un enhancement meno intenso e meno fugace.<br />

Con il mezzo <strong>di</strong> contrasto epatobiliare si possono <strong>di</strong>fferenziare le lesioni che<br />

contengono epatociti (FNH, Adenoma, Epatocarcinoma) da quelli che non li<br />

contengono (angiomi e MTS ipervascolari)<br />

Infine con il mdc RES specifico gli angiomi, rispetto alla MTS, presentano<br />

una caratteristica riduzione della iperintensità in T2 rispetto alla iperintensità in<br />

T1 dopo MDC.<br />

STUDIO DELLE VIE BILIARI<br />

La tecnica della colangiografia a <strong>RM</strong> consente <strong>di</strong> ottenere immagini delle <strong>vie</strong> <strong>biliari</strong> e<br />

del dotto pancreatico, simili a quelle contrastografiche, sia me<strong>di</strong>ante l’utilizzo del<br />

mezzo <strong>di</strong> contrasto (Colangiografia a <strong>RM</strong> o C<strong>RM</strong> escretoria), sia senza l’utilizzo <strong>di</strong><br />

alcun mezzo <strong>di</strong> contrasto (Colangiopancreatografia <strong>di</strong>retta o CP<strong>RM</strong>).<br />

La C<strong>RM</strong> si basa sull’innalzamento del segnale in T1 a seguito dell’escrezione <strong>di</strong> un<br />

mdc epatobiliare, Il TESLASCAN ( Manganìfo<strong>di</strong>pir TriaNa o Mn-DPDP ), che,<br />

essendo eliminato per circa il 50% attraverso le <strong>vie</strong> <strong>biliari</strong>, ne consente la<br />

rappresentazione, a con<strong>di</strong>zione che la funzione epato-biliare sia integra, in pratica in<br />

assenza <strong>di</strong> una situazione ostruttiva. Viene perciò utilizzato per il planing anatomico<br />

pretrapianto da donatore sano.<br />

39


Il protocollo è quello seguente.<br />

40


La CP<strong>RM</strong> è una nuova tecnica <strong>di</strong> imaging che consente <strong>di</strong> ottenere<br />

immagini colangiografiche, simili a quelle della Colangiopancreatografia per<br />

via Endoscopica (ERCP) ed alla Colangiografia Percutanea Transepatica<br />

(PTC) , ma senza l’utilizzo <strong>di</strong> mezzo <strong>di</strong> contrasto e senza alcuna manovra<br />

invasiva sul paziente.<br />

La CP<strong>RM</strong> è basata sull‟impiego <strong>di</strong> sequenze superveloci, fortemente pesate in<br />

T2, che determinano esaltazione del segnale dei liqui<strong>di</strong> statici normali<br />

(bile, urina, LCR) e patologici (raccolte liquide) , che vengono<br />

rappresentati in bianco rispetto ai tessuti circostanti. Il contrasto tra<br />

liqui<strong>di</strong> e le altre strutture può essere ulteriormente amplificato utilizzando<br />

impulsi che sopprimono il segnale del grasso.<br />

Dal momento che le classiche sequenze Spin Echo veloci richiedono<br />

tempi <strong>di</strong> acquisizione tra 30-60 sec., incompatibili con uno stu<strong>di</strong>o in apnea,<br />

sono state proposte nuove sequenze della famiglia FSE : la RARE e la<br />

HASTE.<br />

41


La HASTE (Half-fourier Acquisition Single Shot TSE ) è quella più<br />

utilizzata perché più rapida in quanto, pur utilizzando anch‟essa un treno <strong>di</strong><br />

128 impulsi, acquisisce solo la metà dei passi della co<strong>di</strong>fica <strong>di</strong> fase<br />

(sfruttando la possibilità <strong>di</strong> ricostruire l‟intero spazio K che <strong>vie</strong>ne considerato<br />

simmetrico). Il tempo <strong>di</strong> acquisizione in pratica è <strong>di</strong>mezzato rispetto alla<br />

RARE, e ciò consentirebbe <strong>di</strong> ottenere fette più sottili sulle quali poter<br />

effettuare il post-processing con tecniche MIP ed MPR.<br />

Nell‟apparecchiatura utilizzata alla Ra<strong>di</strong>ologia del Civico <strong>di</strong> Palermo (Marconi<br />

Ecclipse 1,5T) la Haste è denominata EXPRESS, e può essere eseguita con<br />

128 impulsi (multislice) o con 254 impulsi (single slice). Quella a 256 impulsi<br />

<strong>vie</strong>ne eseguita con soppressione del grasso e <strong>vie</strong>ne denominata EXPRESS<br />

STIR. La soppressione del grasso in questa sequenza si rende necessaria<br />

perché trattandosi <strong>di</strong> una sola fetta, <strong>di</strong> spessore variabile da 20 a 70 mm, è<br />

necessario annullare il notevole effetto volume parziale sulle strutture ad<br />

intensità non elevata che si sovrappongono nella stessa fetta, determinando<br />

una sorta <strong>di</strong> effetto MIP con visualizzazione esclusiva delle strutture ad alta<br />

intensità <strong>di</strong> segnale (i liqui<strong>di</strong>).<br />

Alcuni, ma non noi, utilizzano anche una sequenza volumetrica Fast Spin<br />

Echo (FSE) a 64 impulsi ottenendo immagini dello spessore <strong>di</strong> 1,5-2mm. che<br />

utilizzano per una ricostruzione 3D con algoritmo MIP. Tuttavia questa<br />

meto<strong>di</strong>ca richiede una elaborazione più lunga e per noi è meno pratica<br />

rispetto a quella che utilizza la sequenza con Express, il cui tempo <strong>di</strong><br />

acquisizione è <strong>di</strong> appena 4”, rapidamente ripetibile a seconda delle esigenze<br />

dello stu<strong>di</strong>o che si sta conducendo.<br />

42


SFSE T2 single slice (HASTE-STIR)<br />

- Sequenza <strong>di</strong> acquisizione EXPRESS : TI:135 ms, TE 210 ms<br />

- TR 8000 ms, FT 264, matrice 512x384; soppressione grasso<br />

- Spessore slice : 20-75 mm (una sola slice)<br />

- Durata dell’acquisizione 4”<br />

- Proiezioni : a) coronali ; c) oblique; c) sagittali; d) assiali<br />

Lo spessore della singola slice va calibrato in modo da includere le strutture<br />

che si vogliono rappresentare e/o <strong>di</strong> escludere quelle che possono interferire<br />

nella rappresentazione delle <strong>vie</strong> <strong>biliari</strong>.. La metodologia da seguire è riportata<br />

qui <strong>di</strong> seguito. Si <strong>parte</strong> da una acquisizione multislice (immagine a sn. della<br />

Fig. seguente), scegliendo una immagine <strong>di</strong> riferimento sulla quale si<br />

43


posizionare il volume d‟interesse con un orientamento ed uno spessore<br />

adeguati a rappresentare la via biliare. Nel caso mostrato sotto si otterrà<br />

un‟immagine coronale nella quale vi è una rappresentazione panoramica<br />

delle <strong>vie</strong> <strong>biliari</strong> e del Wirsung, <strong>di</strong>latati a causa <strong>di</strong> una ostruzione <strong>di</strong>stale.<br />

Fig.20 : 3 volumi d‟interesse su piani <strong>di</strong>versi in modo da <strong>di</strong>ssociare le<br />

strutture (A,B,C). e corrispondenti immagini. Si può notare come l‟immagine A<br />

<strong>di</strong>mostra bene la colecisti , mentre il piano C è assolutamente necessario per<br />

<strong>di</strong>ssociare la porzione terminale del coledoco e del Wirsung, che nella visione<br />

coronale (piano B) risultano sovrapposti, e migliorare la visualizzazione delle <strong>vie</strong><br />

<strong>biliari</strong> intraepatiche.<br />

44


Fig.21. METODOLOGIA IN CP<strong>RM</strong>. Partendo dall’immagine <strong>di</strong> riferimento<br />

assiale multislice (in alto a sn.) ed utilizzando il volume in<strong>di</strong>cato tra frecce si ottiene<br />

coronale (in alto a dx.). Da questa si ottiene un’immagine assiale che <strong>di</strong>mostra bene<br />

il Wirsung . Da quest’ultima secondo il piano in<strong>di</strong>cato nella figura (sagittale obliquo)<br />

si ottiene una rappresentazione sagittale delle <strong>vie</strong> <strong>biliari</strong> intra ed extraepatiche, della<br />

colecisti e <strong>di</strong> un tratto <strong>di</strong> Wirsung.<br />

Altri aspetti metodologici, comuni alle due tecniche, sono rappresentati da:<br />

1. Eventuale somministrazione per os <strong>di</strong> un mezzo <strong>di</strong> contrasto<br />

superparamagnetico ( a base <strong>di</strong> ferro, o succo <strong>di</strong> mirtillo) per annullare il<br />

segnale dei liqui<strong>di</strong> intestinali, potenzialmente interferenti sulla<br />

rappresentazione delle <strong>vie</strong> <strong>biliari</strong>;(Fig.35)<br />

2. Somministrazione <strong>di</strong> acqua per ottenere la contemporanea<br />

rappresentazione del duodeno.<br />

Con la CP<strong>RM</strong> il coledoco ed i dotti epatici sono interamente visibili, in<br />

con<strong>di</strong>zioni normali, fino alle principali <strong>di</strong>ramazioni. I dotti periferici invece<br />

sono visibili solo se <strong>di</strong>latati. (fig.20 e 21) La colecisti, se <strong>di</strong>stesa, è visibile così<br />

come il dotto cistico.<br />

Per ottenere una migliore visione della regione papillare si ricorre al<br />

riempimento del duodeno con acqua somministrata per os. (Fig.22)<br />

45


CP<strong>RM</strong> senza mdc: in<strong>di</strong>cazioni<br />

1.Valutazione del paziente itterico<br />

2. Stu<strong>di</strong>o della calcolosi biliare<br />

3. Stenosi <strong>biliari</strong> benigne<br />

4. Monitoraggio dei pazienti dopo<br />

colecistectomia laparoscopica<br />

5. Anastomosi bilio-<strong>di</strong>gestive<br />

6. Neoplasie<br />

Per quanto riguarda la valutazione del paziente itterico valgono le<br />

seguenti considerazioni:<br />

A) Nella pratica clinica l‟inquadramento preliminare del paziente itterico<br />

av<strong>vie</strong>ne me<strong>di</strong>ante l‟ETG al fine <strong>di</strong> <strong>di</strong>stinguere l‟ittero me<strong>di</strong>co dall‟ittero<br />

chirurgico. Questa meto<strong>di</strong>ca infatti è in grado <strong>di</strong> <strong>di</strong>mostrare con accuratezza<br />

molto elevata (99%) la <strong>di</strong>latazione delle <strong>vie</strong> <strong>biliari</strong>, ma risulta invece poco<br />

efficace nella definizione della sede e la causa dell‟ostacolo.<br />

B) La CP<strong>RM</strong> può dare una definizione esatta della la morfologia delle <strong>vie</strong><br />

<strong>biliari</strong> anche se non <strong>di</strong>latate, in<strong>di</strong>cando il calibro e la relativa estensione della<br />

<strong>di</strong>latazione, la sede dell‟occlusione, e la morfologia dell‟arresto in base alla<br />

quale risalire alla natura dell‟ostruzione, con un‟ imaging ed una semeiotica<br />

sovrapponibili a quelle delle indagini strumentali con opacizzazione <strong>di</strong>retta<br />

delle <strong>vie</strong> <strong>biliari</strong> (ERCP, PTC, colangiografia intraoperatoria).<br />

C) Nell‟iter <strong>di</strong>agnostico del paziente itterico la CP<strong>RM</strong> può sostituire in pieno<br />

tutte le altre meto<strong>di</strong>che, in quanto in<strong>di</strong>vidua molto meglio della ecografia la<br />

presenza <strong>di</strong> una <strong>di</strong>latazione delle <strong>vie</strong> <strong>biliari</strong>, fornisce aspetti morfologici<br />

sovrapponibili a quelli della ERCP e PTC, ed è in grado, come la TC, <strong>di</strong><br />

stu<strong>di</strong>are le strutture circostanti alle <strong>vie</strong> <strong>biliari</strong> e <strong>di</strong> riconoscervi la presenza <strong>di</strong><br />

processi patologici estrinseci.<br />

Le Ostruzioni <strong>di</strong> qualsiasi natura rappresentano la principale in<strong>di</strong>cazione<br />

per lo stu<strong>di</strong>o con CP<strong>RM</strong>. L‟accuratezza <strong>di</strong>agnostica nell‟identificare<br />

un‟ostruzione (attraverso il reperto <strong>di</strong> <strong>di</strong>latazione delle <strong>vie</strong> <strong>biliari</strong>) è notevole<br />

(91-100%), mentre risulta inferiore nell‟identificare la sede dell‟ostacolo<br />

(85%) e la sua natura. Rispetto alla PTC la <strong>RM</strong> presenta il vantaggio della<br />

46


minore invasività, mentre rispetto alla ERCP, offre il vantaggio <strong>di</strong> una visione<br />

migliore del tratto a monte dell‟ostruzione. In ogni caso la <strong>RM</strong> rispetto alle<br />

due meto<strong>di</strong>che ra<strong>di</strong>ologiche predette offre la possibilità <strong>di</strong> ottenere una<br />

rappresentazione delle <strong>vie</strong> <strong>biliari</strong> più fisiologica, in quanto indenne indenne<br />

da sovra<strong>di</strong>stensioni.<br />

Considerati questi risultati la <strong>RM</strong> si può proporre nel controllo dei pazienti con<br />

trapianto <strong>di</strong> fegato alla ricerca <strong>di</strong> ostruzioni a livello anastomotico ed<br />

extranastomotico, così come nel controllo delle anastomosi bilio<strong>di</strong>gestive e dei<br />

drenaggi <strong>biliari</strong>, per valutare lo stato <strong>di</strong> detenzione delle <strong>vie</strong> <strong>biliari</strong> a seguito del<br />

trattamento terapeutico.<br />

Fig.22. Quadro normale. Da notare la rappresentazione anche del tratto<br />

terminale del Wirsung (freccia nell’immagine dx.) anche se sottile <strong>di</strong> calibro.La<br />

presenza <strong>di</strong> liquido ne duodeno permette <strong>di</strong> apprezzarne la plicatura e la papilla<br />

(freccia nell’immagine sn.).<br />

Fig.23. Situs inversus. Dilatazione delle <strong>vie</strong> <strong>biliari</strong> e del Wirsung da<br />

alterazione neoplastica della parete duodenale in sede papillare (freccia).<br />

47


Nello stu<strong>di</strong>o della calcolosi biliare valgono le seguenti considerazioni .<br />

A) L‟ecografia è a tutt‟oggi considerata la meto<strong>di</strong>ca <strong>di</strong> prima scelta, ma la sua<br />

accuratezza <strong>di</strong>agnostica presenta un‟ampia variabilità (20-80%), con una<br />

sensibilità <strong>di</strong> appena il 60% , e con forti limitazioni nel caso <strong>di</strong> localizzazione<br />

nel coledoco <strong>di</strong>stale. Attualmente il suo impiego è soltanto giustificato<br />

dall‟ampia <strong>di</strong>sponibilità delle apparecchiature, dalla facilità <strong>di</strong> esecuzione ed<br />

i bassi costi.<br />

B) In caso <strong>di</strong> fallimento dell‟ecografia si è fatto ricorso alla ERCP. Ma questa<br />

meto<strong>di</strong>ca è invasiva ( morbilità del 10%,mortalità 0,4-1%). Esistono inoltre<br />

alcune con<strong>di</strong>zioni in cui la ERCP non può essere eseguita (derivazioni bilio-<br />

<strong>di</strong>gestive, gastroresezione secondo Bilroth II, processi patologici della<br />

papilla). Inoltre i risultati iconografici non sempre sono adeguati per la<br />

<strong>di</strong>agnosi.<br />

C) La CP<strong>RM</strong> rappresenta la meto<strong>di</strong>ca alternativa non invasiva per lo stu<strong>di</strong>o<br />

della litiasi biliare. L‟elevata risoluzione <strong>di</strong> contrasto consente <strong>di</strong> <strong>di</strong>scriminare<br />

in maniera ottimale le formazioni litiasiche dalla bile circostante,<br />

in<strong>di</strong>pendentemente dal contenuto in Ca. I calcoli presentano assenza <strong>di</strong><br />

segnale che si contrappone all‟iperintensità della bile, e appaiono come<br />

“<strong>di</strong>fetti <strong>di</strong> riempimento” o “immagini <strong>di</strong> arresto a casco” , analogamente a<br />

quanto si osserva nella colangiografia tra<strong>di</strong>zionale. L‟accuratezza <strong>di</strong>agnostica<br />

delle CP<strong>RM</strong> è elevata ( sensibilità 90%, specificità 98%), e grazie alla elevata<br />

risoluzione <strong>di</strong> contrasto è possibile identificare calcoli anche delle <strong>di</strong>mensioni<br />

<strong>di</strong> 2 mm (fig.24).<br />

48


Fig.24.LITIASI DELLA COLECISTI E DEL COLEDOCO.La CP<strong>RM</strong> <strong>di</strong>mostra aree <strong>di</strong><br />

assenza <strong>di</strong> segnale all’interno della colecisti (freccia bianca) ed arresto a “casco” a livello del<br />

coledoco <strong>di</strong>stale (freccia verde), da litiasi. L’immagine a dx. (Haste multislice) <strong>di</strong>mostra calcolo nel<br />

coledoco (freccia verde); coesiste falda <strong>di</strong> ascite peri epatica(frecce).<br />

Fig.25. . Malattia <strong>di</strong> Caroli con litiasi. Sequenza Haste multislice. Multiple <strong>di</strong>latazioni<br />

cistiche delle <strong>vie</strong> <strong>biliari</strong> intraepatiche, con incluse aree <strong>di</strong> assenza <strong>di</strong> segnale da litiasi(frecce).<br />

D) I limiti della meto<strong>di</strong>ca riguardano la valutazione delle piccole formazioni<br />

litiasiche con CP<strong>RM</strong> single slice (Haste-Stir), in quanto l‟assenza <strong>di</strong> segnale<br />

49


dei calcoli può essere mascherata dalla iperintensità della bile. La presenza<br />

<strong>di</strong> piccoli calcoli con questa sequenza può venir sospettata anche in base ad<br />

una circoscritta e sfumata riduzione del segnale della bile, da valutare<br />

me<strong>di</strong>ante il ricorso ad acquisizioni multislice. Fig.26). E‟ opportuno infatti<br />

tener presente che la CP<strong>RM</strong> a fetta spessa (Haste Stir) è molto utile per<br />

<strong>di</strong>mostrare in una visione panoramica le <strong>vie</strong> <strong>biliari</strong> a monte dell‟ostruzione<br />

litiasica, tuttavia, a causa del volume parziale correlato con lo spessore della<br />

fetta, necessita sempre l‟ integrazione con le immagini a fette sottili (Haste<br />

)(fig.26,27,28).<br />

Altro problema è il riconoscimento <strong>di</strong> bolle d‟aria dopo sfinterotomia,<br />

anch‟esse determinanti un‟assenza <strong>di</strong> segnale, che può essere risolto<br />

soltanto <strong>di</strong>mostrando la <strong>di</strong>slocazione antigravitaria <strong>di</strong> un reperto <strong>di</strong> assenza<br />

<strong>di</strong> segnale. In questo caso infatti solo la TC senza mdc può essere <strong>di</strong>rimente.<br />

Fig.26. .A(CP<strong>RM</strong>);B (Hastemultislice).Calcolosi della colecisti (freccia rossa),<br />

del cistico (freccia verde) e del coledoco. Notare la miglior definizione del calcolo<br />

del cistico e del coledoco <strong>di</strong>stale nella immagine a strato sottile (B). Da notare in A il<br />

<strong>di</strong>fetto riempimento in<strong>di</strong>cato dalla freccia bianca, da riferire ad ipertrofia della papilla<br />

duodenale.<br />

50


Fig.27.Calcolosi del coledoco. Importanza della integrazione tra l’immagine<br />

con CP<strong>RM</strong> Haste-Stir(fetta da 50 mm dell’immagine a sn.), che pur offrendo<br />

un’immagine panoramica delle <strong>vie</strong> <strong>biliari</strong> e del Wirsung, fa solo sospettare la presenza<br />

<strong>di</strong> alterazioni del segnale (riduzione) a livello del coledoco <strong>di</strong>stale. L’immagine con<br />

Haste multislice a dx.(fetta da 6 mm) <strong>di</strong>mostra con certezza che trattasi <strong>di</strong> calcoli.<br />

Fig.28. Calcolosi del coledoco. Considerazioni analoghe a quelle della figura<br />

precedente. Notare come l’area <strong>di</strong> assenza <strong>di</strong> segnale da calcolo è sfumata in CP<strong>RM</strong><br />

Haste-Stir, e netta in Haste. Ciò si verifica quanto più il coledoco è <strong>di</strong>latato<br />

aumentando l’effetto volume dell’iperintensità della bile parziale sulla ipointensità della<br />

formazione litiasica.<br />

L‟integrazione tra Haste-Stir ed Haste è tanto più necessaria, quanto maggiore è il<br />

calibro della via biliare, e raggiunge il massimo nel caso della colecisti (Fig.29).<br />

51


Fig.29. Calcolosi della colecisti Notare come nella immagine a sn (Haste-Stir da 50mm)<br />

si <strong>di</strong>mostra un grosso calcolo della colecisti (freccia vuota) e si ha una rappresentazione delle<br />

<strong>vie</strong> <strong>biliari</strong> intraepatiche e dell’epatocoledoco che hanno un aspetto normale . A dx.(Haste da 6<br />

mm.) si evidenzia un secondo calcolo in sede infun<strong>di</strong>bulare (freccia piena).<br />

E) Nella litiasi della colecisti, la CP<strong>RM</strong> non trova un ruolo in quanto l‟elevata<br />

accuratezza <strong>di</strong>agnostica dell‟Ecografia rende quest‟ultima la meto<strong>di</strong>ca <strong>di</strong> prima<br />

scelta. ); Alla CP<strong>RM</strong> possono sfuggire i piccoli calcoli e la sabbia biliare a meno che<br />

questa non si presenti con un aspetto pluristratificato delle bile, determinato dal<br />

<strong>di</strong>fferente peso specifico della microlitiasi (fig.30,31A ) o non determini un drastico e<br />

<strong>di</strong>ffuso abbassamento del segnale, che tuttavia può simulare la presenza <strong>di</strong> una<br />

neoplasia,dalla quale quin<strong>di</strong> va <strong>di</strong>fferenziata (fig.31B).<br />

Fig.30. Sabbia biliare . ETG(a sn) ed Haste (a dx) . In ETG Aspetto a triplice strato; la bile<br />

è rappresentata dalla porzione anecogena posta in sede antigravitaria rispetto ai due strati<br />

sottostanti determinati da microcalcoli .Analogo aspetto in <strong>RM</strong> dove i due strati inferiori hanno una<br />

intensità inferiore alla bile sovrastante (sabbia se<strong>di</strong>mentata).<br />

52


Fig.31A. Sabbia biliare . Haste : aspetto a duplice strato. La sabbia è<br />

se<strong>di</strong>mentata nella porzione declive (freccia) formando un livello con la<br />

sovrastante bile iperintensa. .<br />

Fig.31B. Sabbia biliare . Haste multislice : aspetto omogeneo. La<br />

sabbia determina un innalzamento del segnale della bile che assume una<br />

intensità <strong>di</strong> tipo interme<strong>di</strong>o, anziché essere iperintensa come le <strong>vie</strong> <strong>biliari</strong>.<br />

Questo aspetto può simulare una neoplasia. Ma in questo caso le pareti della<br />

colecisti hanno un aspetto regolare.<br />

La CP<strong>RM</strong> può però essere considerata importante nella fase preoperatoria :<br />

a) per la ricerca <strong>di</strong> una calcolosi della VBP associata (FIg.24,26) o <strong>di</strong> una<br />

concomitante papillite stenosante ai fini dell‟in<strong>di</strong>cazione ad una<br />

sfinterotomia (Fig.32,33,34) ; b) per la in<strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong> anomalie del cistico<br />

(corto o lungo) ;<br />

53


Fig.32. Calcolosi della colecisti ed od<strong>di</strong>te stenosante. Haste-Stir (50mm). L’esame<br />

preoperatorio è utile a <strong>di</strong>mostrare l’in<strong>di</strong>cazione alla sfinterotomia, esistendo una con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong><br />

stenosi papillare benigna (freccia rossa), con <strong>di</strong>latazione del coledoco e del Wirusng.<br />

consente <strong>di</strong><br />

Nelle Stenosi benigne (iatrogene o post-infiammatorie) la <strong>RM</strong><br />

ottenere una mappa panoramica delle <strong>vie</strong> <strong>biliari</strong> a monte della stenosi, molto<br />

utile ai fini <strong>di</strong> un intervento. Non sempre tuttavia si può affermare il<br />

carattere benigno della stenosi sulla base dell‟immaging (in questi casi sono<br />

d‟ausilio i precedenti anamnestici e la clinica ). Oltre a quella <strong>di</strong> natura<br />

infiammatoria una delle più comuni cause <strong>di</strong> stenosi benigna è quella<br />

iatrogena a seguito <strong>di</strong> interventi <strong>di</strong> colecistectomia laparoscopia . Nelle<br />

stenosi flogistiche (post-papillitiche) l‟ecografia è insufficiente. La CP<strong>RM</strong> ha<br />

invece una elevata accuratezza <strong>di</strong>agnostica, in quanto da invece un‟una<br />

adeguata rappresentazione morfologica <strong>di</strong> un albero biliare non normale<br />

(<strong>di</strong>latazione <strong>di</strong>ffusa, aspetto a becco <strong>di</strong> flauto del tratto <strong>di</strong>stale), spesso<br />

associata a <strong>di</strong>latazione del Wirsung. (fig.31,32,33). In mancanza <strong>di</strong> questo<br />

classico reperto la <strong>di</strong>agnosi si basa sulla esclusione <strong>di</strong> una calcolosi <strong>di</strong>stale o<br />

<strong>di</strong> una formazione<br />

espansiva peripapillare (neoplasia duodenale, neoplasia della testa del<br />

<strong>pancreas</strong>) me<strong>di</strong>ante acquisizione in T1 dell‟area d‟interesse duodeno-<br />

pancreatica.<br />

54


Fig.33. Od<strong>di</strong>te stenosante. Haste multislice e CP<strong>RM</strong> Haste-Stir. Aspetto a becco <strong>di</strong> flauto<br />

della porzione terminale del coledoco.<br />

Fig.34. Od<strong>di</strong>te stenosante. CP<strong>RM</strong>. Aspetto a becco <strong>di</strong> flauto della porzione terminale del<br />

coledoco. Nel caso a sn coesiste <strong>di</strong>latazione del Wirsung con aspetto “a corona <strong>di</strong> rosario”<br />

(freccia) tipico della pancreatite cronica. Nel caso a dx. il Wirsung è normale (frecce)<br />

55


Nelle stenosi iatrogene (post-colecistectomia), solitamente localizzate al 1/3<br />

me<strong>di</strong>o della VBP, la CP<strong>RM</strong> permette una visualizzazione completa dell‟albero<br />

biliare, mostrando la <strong>di</strong>latazione a monte, nonché la stenosi stessa (aspetto<br />

imbutiforme), con tendenza alla sovrastima del suo grado (Fig.35).<br />

Collateralmente la <strong>RM</strong> può <strong>di</strong>mostrare l‟assenza <strong>di</strong> tessuto patologico attorno<br />

alla via biliare in stenosi.<br />

Fig.35. Stenosi iatrogena post-colecistectomia. La stenosi ha un aspetto imbutiforme<br />

(freccia) e determina <strong>di</strong>latazione delle <strong>vie</strong> <strong>biliari</strong> a monte. Vi è un un tratto tubo <strong>di</strong> drenaggio<br />

residuato in situ ed una raccolta liquida collaterale (freccia vuota) al tratto stenotico.<br />

56


Fig.36. Sindrome <strong>di</strong> Mirizzi. (CP<strong>RM</strong> Haste-Stir). La colecisti litiasica<br />

esercita un’azione compressiva sull’ilo epatico, determinando la <strong>di</strong>latazione<br />

delle <strong>vie</strong> <strong>biliari</strong> intraepatiche,un salto del coledoco prossimale e un’impronta<br />

sul tratto interme<strong>di</strong>o del coledoco, che appare <strong>di</strong>steso a causa <strong>di</strong> una<br />

papillite. stenosante (freccia vuota).<br />

Un‟altra forma, seppur rara, <strong>di</strong> stenosi benigna è quella determinata da una<br />

colecisti idropica, secondariamente a litiasi localizzata anche al cistico, con<br />

compressione del coledoco e secondaria <strong>di</strong>latazione delle <strong>vie</strong> <strong>biliari</strong><br />

intraepatiche (sindrome <strong>di</strong> Mirizzi). In questa forma <strong>di</strong> stenosi si determina<br />

un quadro che può essere <strong>di</strong>fficilmente <strong>di</strong>fferenziabile da una neoplasia della<br />

via biliare principale, dal momento che l‟aspetto è quello <strong>di</strong> un “salto”<br />

dell‟epatocoledoco, laddove compresso dalla “massa colecistica” (Fig.36).<br />

Nelle Stenosi maligne la CP<strong>RM</strong> ha la possibilità <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare la lesione<br />

intrinseca solo attraverso la morfologia del tratto stenotico (salto, irregolarità<br />

dei margini, effetto massa).(Fig.37,38,39).<br />

57


Fig.37. Neoplasia del coledoco al <strong>di</strong> sotto della confluenza degli epatici.<br />

PC<strong>RM</strong> coronale (a sn) ed assiale(a dx). Nell’immagine coronale “salto” del tratto iniziale<br />

coledoco (freccia verde) con <strong>di</strong>latazione a monte; coesistenza <strong>di</strong> piccolo calcolo nel coledoco<br />

<strong>di</strong>stale (freccia rossa). L’immagine assiale rappresenta la normale confluenza degli epatici<br />

<strong>di</strong>mostrando che l’ostruzione è al <strong>di</strong>sotto della confluenza.<br />

Con le acquisizioni assiali in T1 può inoltre essere <strong>di</strong>mostrata la formazione<br />

neoplastica.<br />

Fig.38. Neoplasia Ilare. Alla TC tessuto patologico in sede ilare da neoplasia a livello della<br />

confluenza degli epatici, con <strong>di</strong>latazione delle <strong>vie</strong> <strong>biliari</strong> intraepatiche. Alla CP<strong>RM</strong> (Haste-Stir<br />

assiale) salto delle confluenza degli epatici (frecce) e <strong>di</strong>latazione delle <strong>vie</strong> <strong>biliari</strong> intraepatiche.<br />

58


Fig.39A.COLANGIOCARCINOMA . Stesso caso della Fig.15 (ve<strong>di</strong> anche stu<strong>di</strong>o in T1 e T1<br />

mdc). A sn. T2 assiale che <strong>di</strong>mostra la formazione moderatamente iperintensa (freccia) e la<br />

<strong>di</strong>latazione delle <strong>vie</strong> <strong>biliari</strong> intraepatiche. A dx. CP<strong>RM</strong> coronale (CP<strong>RM</strong>) che evidenzia il salto<br />

della via biliare a livello ilare (frecce).<br />

Fig. 39B. Colangiocarcinoma. Stesso caso della Fig.15. All’immagine in T1mdc (a sn.)<br />

massa neoplastica con relativo CE periferico e scar centrale, con segni <strong>di</strong> <strong>di</strong>latazione delle <strong>vie</strong><br />

<strong>biliari</strong> e noduli neoplastici satelliti (frecce vuote). All’immagine CP<strong>RM</strong> Haste-Stir coronale la massa<br />

si presenta come un’area <strong>di</strong> modesta e <strong>di</strong>somogenea iperintensità (frecce), che <strong>di</strong>sloca le <strong>vie</strong><br />

<strong>biliari</strong> intraepatiche e determina compressione e spiccata stenosi dell’epatico <strong>di</strong> sinistra(freccia<br />

vuota) e <strong>di</strong>latazione delle <strong>vie</strong> <strong>biliari</strong> a monte. Normali il coledoco ed il Wirsung. Nell’immagine in<br />

T1mdc le <strong>vie</strong> <strong>biliari</strong> si presentano come aree <strong>di</strong> assenza <strong>di</strong> segnale(frecce) puntiformi poste<br />

perifericamente alla massa e tortuose in corrispondenza del lobo sn.<br />

59


Nel caso <strong>di</strong> Carcinoma della testa del <strong>pancreas</strong> la CP<strong>RM</strong> può documentare<br />

la duplice <strong>di</strong>latazione, che riguarda il coledoco ed il Wirsung (segno del<br />

doppio dotto) (Fig.40) o l‟aspetto allungato o compresso “a coda <strong>di</strong> topo” del<br />

tratto stenotico<br />

assiale<br />

coronale<br />

Fig.39C.COLANGIOCARCINOMA .<br />

All’immagine Haste si nota la <strong>di</strong>latazione delle<br />

VB intraepatiche che all’ilo presentano un<br />

salto. Le immagini CP<strong>RM</strong> coronale ed assiale<br />

danno una visione panoramica delle <strong>vie</strong> <strong>biliari</strong><br />

che presentano un salto a livello ilare. In<br />

questo caso lo stu<strong>di</strong>o in T1 con mdc potrebbe<br />

<strong>di</strong>mostrare l’enhancement della neoplasia.<br />

Fig.40A. Ostruzione del coledoco<br />

e del Wirsung da Carcinoma<br />

della testa della testa del<br />

Pancreas. La neoplasia determina<br />

stop infiltrativo a livello della confluenza<br />

del coledoco e del Wirsung con spiccata<br />

<strong>di</strong>latazione a monte, ed effetto massa sul<br />

duodeno (freccia) .<br />

60


Fig.40B. Ostruzione del coledoco da Carcinoma della testa del Pancreas.<br />

Aspetti <strong>di</strong>fferenti a livello dell’ostruzione in due casi <strong>di</strong>versi ( a sn aspetto “costretto”, a dx.<br />

aspetto compresso.<br />

Nella neoplasia della colecisti (Fig.41) la <strong>RM</strong> può essere <strong>di</strong> utile<br />

complemento all‟indagine ecografia. Il tessuto neoplastico è isointenso in T1<br />

<strong>di</strong> base e moderatamente iperintenso in T2 <strong>di</strong> base, mentre presenta un<br />

intenso CE dopo somministrazione <strong>di</strong> mdc (Fig.41)<br />

61


Nelle immagini Haste multislice (T2) si può avere una rappresentazione del<br />

tessuto neoplastico, che presenta intensità <strong>di</strong> tipo interme<strong>di</strong>o, ed appare<br />

come una immagine <strong>di</strong> <strong>di</strong>fetto riempimento delimitato dalla bile. Con questa<br />

sequenza inoltre è possibile <strong>di</strong>mostrare l‟eventuale coesistenza <strong>di</strong> calcoli, che<br />

spesso si associano alla neoplasia (Fig.42).<br />

Fig.42. Neoplasia della colecisti con litiasi. Alla CP<strong>RM</strong>(70 mm) si nota una<br />

<strong>di</strong>latazione delle <strong>vie</strong> <strong>biliari</strong> intraepatiche ed una immagine iperintensa composta dalla<br />

colecisti(freccia piena) e da anse intestinali ripiene <strong>di</strong> liquido (freccia vuota)<br />

MISCELLANEA<br />

Fig.43A. Colecistite acuta.All’ETG<br />

ipoecogenicità pericolecistica (teste <strong>di</strong><br />

frecce). Alla <strong>RM</strong>T2 (Haste) :Iperintensità<br />

pericolecistica da edema flogistico.<br />

a ). Alla Haste coronale multislice (6 mm) la colecisti è occupata da tessuto<br />

neoplastico (T) ad intensità <strong>di</strong> segnale interme<strong>di</strong>a, e da un calcolo(freccia) che presenta<br />

assenza completa <strong>di</strong> segnale. Si nota <strong>di</strong>latazione delle <strong>vie</strong> <strong>biliari</strong> intraepatiche da<br />

infiltrazione del coledoco.<br />

62


Fig.43B. Colangite sclerosante.<br />

CP<strong>RM</strong> assiale : immagini <strong>di</strong> <strong>di</strong>latazioni<br />

e <strong>di</strong> restringimenti delle <strong>vie</strong> <strong>biliari</strong><br />

intraepatiche.<br />

Fig.43C. Anastomosi bilio-<strong>di</strong>gestiva. CP<strong>RM</strong> coronale in fasi sequenziali :<br />

assenza <strong>di</strong> <strong>di</strong>latazione delle <strong>vie</strong> <strong>biliari</strong> intra ed extraepatiche, che evoca un deflusso<br />

regolare. La freccia in<strong>di</strong>ca il punto in cui il coledoco è abboccato all’ansa intestinale.<br />

Fig.43D. Anastomosi bilio-<strong>di</strong>gestiva.<br />

CP<strong>RM</strong> coronale: <strong>di</strong>latazione delle <strong>vie</strong> <strong>biliari</strong> intra ed<br />

extraepatiche, che evoca un deflusso rallentato. La<br />

freccia in<strong>di</strong>ca il punto in cui il coledoco è abboccato<br />

all’ansa intestinale.<br />

63


PANCREAS<br />

Lo stu<strong>di</strong>o del <strong>pancreas</strong> non rappresenta soltanto una alternativa alla TC nei<br />

casi in cui vi è controin<strong>di</strong>cazione dall‟impiego dei MDC iodati, ma offre delle<br />

opportunità che saranno qui <strong>di</strong> seguito rappresentate.<br />

Fondamentalmente questo stu<strong>di</strong>o mira a tre obbiettivi:<br />

1. Stu<strong>di</strong>o del parenchima<br />

2.Su<strong>di</strong>o del sistema escretore<br />

3. Stu<strong>di</strong>o dei vasi.<br />

Lo stu<strong>di</strong>o del parenchima si basa sulle acquisizioni RFFast T1 e SSFSE T2<br />

<strong>di</strong> base ed RFFast T1 dopo mdc paramagnetico. Nelle sequenze <strong>di</strong> base,sia<br />

T1 che T2, il <strong>pancreas</strong> si presenta sostanzialmente isointenso rispetto al<br />

fegato, con aspetto ipointenso in T1 ed iperintenso in T2 del coledoco<br />

intrapancreatico e del Wirsung. Dopo mdc presenta un CE, analogamente a<br />

quanto av<strong>vie</strong>ne per la TC. Con il mdc si ricercano aree <strong>di</strong> alterato CE, in<br />

<strong>di</strong>minuzione (come nei tumori e nelle pancreatici focali) o in aumento (come<br />

nell‟insulinoma).<br />

64


Una notevole opportunità è data dall‟impiego delle sequenza FSET1 o<br />

GRET1 con soppressione del grasso, con le quali si ottiene un‟esaltazione<br />

del contrasto del parenchima pancreatico (Fig.44,45) e la possibilità <strong>di</strong><br />

evidenziare aree <strong>di</strong> ipointensità da attribuire a processi patologici, quali la<br />

fibrosi parenchimale nell‟ambito della pancreatine cronica (FIG.45), o aree<br />

d‟iperdensità <strong>di</strong> natura emorragica (Fig.46)<br />

Fig. 44<br />

65


Fig.46<br />

FSE T1<br />

con soppressione<br />

del grasso<br />

66


Fig.47.Pancreas normale<br />

in FSE T2. Notare<br />

l’iperintensità del coledoco<br />

intrapancreatico (VB) e del<br />

Wirsung (W) . Ciò rappresenta<br />

il presupposto per la CP<strong>RM</strong><br />

Lo stu<strong>di</strong>o del sistema escretore si basa sulla CP<strong>RM</strong><br />

(colangiopancreatografia <strong>di</strong>retta o statica), basata sull‟utilizzo <strong>di</strong> sequenze<br />

veloci T2 pesate la cui tecnica è già stata esposta a proposito dello stu<strong>di</strong>o<br />

delle <strong>vie</strong> <strong>biliari</strong>.<br />

Fig.48. Pancreas senile in involuzione a<strong>di</strong>posa. Notare l’aumento<br />

dell’intensità <strong>di</strong> segnale del parenchima.<br />

Accanto a questa tecnica vi è la possibilità <strong>di</strong> effettuare stu<strong>di</strong> CP<strong>RM</strong> previa<br />

somministrazione <strong>di</strong> secretina (Wirsungrafia con secretina) con la finalità <strong>di</strong><br />

migliorare il riempimento de dotti escretori. Si tratta <strong>di</strong> uno stu<strong>di</strong>o seriato<br />

dopo somministrazione e.v. <strong>di</strong> 1 UI/Kg <strong>di</strong> peso corporeo) e previa<br />

somministrazione per os <strong>di</strong> un mdc superparamagnetico al fine <strong>di</strong> annullare<br />

il segnale dei liqui<strong>di</strong> i preesistenti nello stomaco e nel duodeno (Fig.49)<br />

67


Nello stu<strong>di</strong>o con secretina si utilizzano sequenze ultra veloci (Haste-Stir) a<br />

fetta spessa : un‟acquisizione al minuto per 5 minuti, successivamente<br />

un‟acquisizione ogni 5 minuti. Vengono misurate le mo<strong>di</strong>ficazioni <strong>di</strong> calibro<br />

ed il tempo necessario per il ritorno ad un calibro normale. Normalmente<br />

<strong>vie</strong>ne considerato patologico un ritorno alla norma oltre i 10‟. I presupposti<br />

<strong>di</strong> questo stu<strong>di</strong>o sono qui <strong>di</strong> seguito in<strong>di</strong>cati.<br />

Fig.49. CP<strong>RM</strong> Haste-Stir. Stu<strong>di</strong>o con secretina. Acquisizione seriata a partire da 1’<br />

dalla somministrazione <strong>di</strong> secretina. Notare che a 1’ si ha una migliore visualizzazione del<br />

coledoco e del wirsung, secondariamente all’ipertono dell’Od<strong>di</strong>. Nelle successive<br />

acquisizioni fino a 5’ si assiste al progressivo riempimento del duodeno.<br />

68


Fig.50 . Stu<strong>di</strong>o con secretina . Il test <strong>di</strong> capacità secretoria si considera<br />

normale allorquando il riempimento del duodeno abbia raggiunto il Treitz.<br />

Lo stu<strong>di</strong>o con secretina consente <strong>di</strong> mettere in evidenza l‟anomalia del<br />

sistema escretore connessa alla con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> <strong>pancreas</strong> <strong>di</strong>visum, che<br />

rappresenta una delle con<strong>di</strong>zioni pre<strong>di</strong>sponenti all‟insorgere <strong>di</strong> una<br />

pancreatine cronica. (Fig 51).<br />

Fig.51. Stu<strong>di</strong>o con secretina:Pancreas <strong>di</strong>visum (2 casi). Notare come in entrambe i casi<br />

venga migliorata la rappresentazione dei dotti.:A sn. A livello dello sbocco intrapapillare (testa <strong>di</strong><br />

freccia); a dx. a livello del dotto accessorio(testa <strong>di</strong> freccia vuota) .<br />

69


Infine lo stu<strong>di</strong>o della vascolarizzazione, che mira a rappresentare i gran<strong>di</strong><br />

assi arteriosi (arteria e vena splenica), specie in rapporto alla presenza <strong>di</strong><br />

patologie tumorali infiltrativi.<br />

Pancreatite cronica<br />

La pancreatite cronica (P.C) è un processo infiammatorio, caratterizzato<br />

da cronicità, irreversibilità ed evolutività, ad etiologia varia (genetica,<br />

immunologica, meccanica), che inizia con un alterato flusso del liquido<br />

pancreatico nel sistema duttale e possibile deposizione endoluminale <strong>di</strong><br />

materiale proteico o calcifico, e successivamente coinvolge il parenchima,<br />

che va incontro progressivamente a fibrosi, atrofia ed infine ad insufficienza<br />

secretoria.<br />

Il quadro clinico evolve attraverso due fasi sequenziali :<br />

Una fase precoce (primi 5 anni) caratterizzata dalle crisi dolorose in<br />

assenza <strong>di</strong> alterazioni funzionali e morfologiche <strong>di</strong> grosso rilievo.<br />

Una fase tar<strong>di</strong>va (oltre il decimo anno) caratterizzata dalla riduzione delle<br />

crisi dolorose e dalla comparsa dei segni e sintomi clinici dell„ insufficienza<br />

pancreatica esocrina ed endocrina (malassorbimento con steatorrea,<br />

<strong>di</strong>abete), e delle complicanze della malattia.<br />

Ai fini dell‟utilizzo dell‟Imaging <strong>di</strong>agnostico è opportuna una<br />

semplificazione dei quadri macroscopici, <strong>di</strong>stinguendo :<br />

• PANCREATITE CRONICA CALCIFICANTE con litogenesi<br />

intraduttale che rappresenta il 90-95% dei casi<br />

• PANCREATITE CRONICA OSTRUTTIVA, secondaria a stenosi<br />

papillari benigne o maligne, <strong>di</strong>strofia cistica delle parete duodenale,<br />

<strong>pancreas</strong> <strong>di</strong>visum, pseudocisti.<br />

• PANCREATITE CRONICA COMPLICATA cisti , pseudocisti ,<br />

ostruzioni <strong>biliari</strong>, coinvolgimenti vascolari.<br />

Presupposti dell’ Imaging nella Pancreatite cronica sono :<br />

1. le alterazioni <strong>di</strong>mensionali e strutturali del parenchima legate al<br />

processo infiammatorio, ed alla sua lenta evoluzione verso la fibrosi e<br />

l‟atrofia.<br />

70


2. la compromissione del sistema escretore pancreatico con<br />

<strong>di</strong>storsione e <strong>di</strong>latazione dei dotti, e deposizione endocanalicolare <strong>di</strong><br />

sostanze proteiche che spesso calcificano (calcoli).<br />

3. le possibili cause <strong>di</strong> ostruzione<br />

4. la comparsa <strong>di</strong> pseudocisti o <strong>di</strong> cisti da ritenzione, con eventuale<br />

sanguinamento o suppurazione.<br />

5. la comparsa <strong>di</strong> compromissione delle <strong>vie</strong> <strong>biliari</strong><br />

6. il deficit della funzione secretoria del parenchima<br />

Nello stu<strong>di</strong>o della P.C. la <strong>RM</strong> offre le seguenti opportunità:<br />

• Migliore valutazione del parenchima (immagini tomografiche con<br />

soppressione del grasso)<br />

• Rappresentazione simil-ERCP del sistema duttale pancreatico e<br />

delle <strong>vie</strong> <strong>biliari</strong> (CP<strong>RM</strong> : colangiopancreatografia a <strong>RM</strong> senza o<br />

con secretina)<br />

• Valutazione della capacità secretoria (test <strong>di</strong> risposta alla<br />

somministrazione <strong>di</strong> Secretina)<br />

Gli aspetti relativi alla compromissione del parenchima vengono definite<br />

tramite l‟impiego delle sequenze T1 con soppressione del grasso <strong>di</strong> cui alle<br />

Fig. 44,45 e 46,57b).<br />

Le alterazioni del sistema duttale sono messe in evidenza dallo stu<strong>di</strong>o con<br />

secretina.<br />

I reperti patologici ottenibili me<strong>di</strong>ante la wirsungrafia <strong>di</strong>namica sono<br />

rappresentati da:<br />

1. scarso riempimento del duodeno (insufficienza secretoria) (fig.52)<br />

2. restringimenti e <strong>di</strong>storsioni del dotto pancreatico (fibrosi<br />

periduttale) (Fig.52,53,54,57,58)<br />

3. Aspetti relativi a rallentato deflusso :<br />

- effetto parenchimografico (Fig.54, 56)<br />

- aumento progressivo del calibro del Wirsung fino a 10‟ con comparsa<br />

tar<strong>di</strong>va<br />

<strong>di</strong> effetto parenchimografico (fIg.55,56)<br />

- aumento delle <strong>di</strong>mensioni delle pseudocisti comunicanti<br />

71


FIG.52<br />

72


FIG.53<br />

FIG.54<br />

73


FIG.56<br />

FIG.55<br />

74


Fig.57 : il restringimento<br />

(testa <strong>di</strong> freccia) è vero in<br />

quanto persiste anche dopo<br />

somministrazione <strong>di</strong><br />

secretina, e si accompagna<br />

a <strong>di</strong>latazione a<br />

monte(freccia verde) Notare<br />

l‟ipointensità della sezione<br />

corpo coda (tra teste <strong>di</strong><br />

frecce) che denota la<br />

presenza <strong>di</strong> una fibrosi<br />

parenchimale.<br />

FIG.58. In caso <strong>di</strong> falso<br />

restringimento opo secretina il<br />

calibro del lume aumenta.<br />

75


INDICAZIONI DELLA CP<strong>RM</strong> DINAMICA CON SECRETINA<br />

• in presenza <strong>di</strong> dotti non <strong>di</strong>latati alla CP<strong>RM</strong> <strong>di</strong> base (pancreatiti lievi e<br />

moderate)<br />

• dubbio <strong>di</strong> stenosi alla CP<strong>RM</strong> <strong>di</strong> base<br />

• al fine <strong>di</strong> valutare la capacità secretoria<br />

Non in<strong>di</strong>cazione e non utilità :<br />

• nelle forme nettamente ostruttive e/o complicate, per le quali è<br />

sufficiente la CP<strong>RM</strong> <strong>di</strong> base (statica)<br />

Reperti patologici alla CP<strong>RM</strong> <strong>di</strong> base<br />

1. Dilatazione del Wirsung con aspetto a “corona <strong>di</strong> rosario”<br />

2. Difetti <strong>di</strong> riempimento da agglomerati proteici o da calcoli<br />

3. Cause <strong>di</strong> ostruzione ( calcoli e stenosi benigne o maligne )<br />

4. Cisti e pseudocisti<br />

5. Dilatazione delle <strong>vie</strong> <strong>biliari</strong><br />

• QUADRI TARDIVI<br />

• FO<strong>RM</strong>E OSTRUTTIVE<br />

• FO<strong>RM</strong>E COMPLICATE<br />

Rispetto alla ERCP la CP<strong>RM</strong> ha il vantaggio <strong>di</strong> rappresentare il sistema<br />

duttale senza il rischio <strong>di</strong> avere immagini da iperpressione del mdc<br />

(Fig.59) <strong>di</strong> non essere controin<strong>di</strong>cata in presenza <strong>di</strong> peseudocisti (Fig.64.)<br />

76


Fig.59. La CP<strong>RM</strong> <strong>di</strong> base(senza<br />

secretina) <strong>di</strong>mostra il reale calibro del<br />

sistema duttale e la presenza <strong>di</strong> litiasi<br />

intraduttale (frecce), a <strong>di</strong>fferenza<br />

dell’ERCP, nella quale la sovra<strong>di</strong>latazione<br />

da iperpressione (frecce vuote)<br />

impe<strong>di</strong>sce la visualizzazione dei calcoli<br />

della sezione corpo-coda.<br />

Fig.60.CP<strong>RM</strong> Pancreatite Cronica con calcolo intraduttale. Dilatazione<br />

del dotto principale e dei dotti secondari.<br />

77


Fig.61. P.C.con calcolo intraduttale. In A il calcolo è visibile all’esame <strong>di</strong>retto. In B<br />

(ERCP) è confermato come <strong>di</strong>fetto <strong>di</strong> riempimento,ma non è opacizzato il sistema duttale a<br />

monte. In C (CP<strong>RM</strong>) il calcolo si presenta come area <strong>di</strong> assenza <strong>di</strong> segnale (freccia rossa) e,<br />

a <strong>di</strong>fferenza dell’ERCP, è visibile tutto il sistema duttale <strong>di</strong>latato compresi i rami secondari.<br />

Fig.62. P.C. con Calcoli intraduttali. In A(esame <strong>di</strong>retto) concrezioni calcaree sulla<br />

proiezione della testa del <strong>pancreas</strong>. La CP<strong>RM</strong> <strong>di</strong>mostra i segni della pancreatine cronica<br />

calcifica : aree <strong>di</strong> assenza <strong>di</strong> segnale intraduttali (frecce), <strong>di</strong>latazione del dotto principale con<br />

aspetto tortuoso e dei dotti secondari.<br />

78


Fig.63. P.C. con Calcoli intraduttali.<br />

In A(TC) concrezione calcarea nella testa del<br />

<strong>pancreas</strong>. La CP<strong>RM</strong> preoperatoria (B)<br />

<strong>di</strong>mostra il calcolo intraduttale come area <strong>di</strong><br />

assenza <strong>di</strong> segnale(freccia). In C il controllo<br />

post-estrazione endoscopica che <strong>di</strong>mostra<br />

il ritorno alla normalità.<br />

Fig.64. P.C. complicata da pseudocisti. S=stomaco. La CP<strong>RM</strong> Haste-Stir (70<br />

mm) <strong>di</strong>mostra le alterazioni del Wirsung tipiche <strong>di</strong> pancreatite cronica (teste <strong>di</strong> freccia) e la<br />

presenza <strong>di</strong> una pseudocisti della coda fistolizzata (freccia), all’interno della quale vi è<br />

un’area <strong>di</strong> ridotto segnale da riferire a residuo necrotico. L’immagine Haste coronale (6<br />

mm) <strong>di</strong>mostra che la pseudocisti è provvista <strong>di</strong> una parete ipointensa, fibrosa, aspetto che<br />

la <strong>di</strong>fferenzia dalle cisti . Questa con<strong>di</strong>zione rappresenta una controin<strong>di</strong>cazione all’ERCP.<br />

79


Fig.65. P.C. complicata da pseudocisti. Ottima visibilità del Wirsung e <strong>di</strong> 2<br />

pseudocisti che la <strong>RM</strong> <strong>di</strong>mostra in<strong>di</strong>pendentemente dalla loro comunicazione con il<br />

sistema duttale, a <strong>di</strong>fferenza della ERCP, che me <strong>di</strong>mostra solo una, in quanto la<br />

seconda(freccia rossa della CP<strong>RM</strong>) non è comunicante. In questo caso però la CP<strong>RM</strong><br />

non mostra i calcoli, visibili invece all’ERCP.<br />

Fig.66. P.C. complicata da pseudocisti.<br />

L’immagine in T1 con saturazione del grasso<br />

<strong>di</strong>mostra l’ipodensità del parenchima <strong>di</strong> natura<br />

fibrotica e la <strong>di</strong>latazione del Wirsung.) La CP<strong>RM</strong><br />

oltre agli aspetti della P.C. a carico del Wirsung<br />

(<strong>di</strong>latazione e tortuosità), <strong>di</strong>mostra l’area <strong>di</strong><br />

assenza <strong>di</strong> segnale da calcolo in sede<br />

prewateriana. Notare i segni della compressione<br />

a carico del duodeno (frecce rosse) e dello<br />

stomaco (frecce bleu).<br />

80


Fig.67. P.C. da sbocco del wirsung in cisti da duplicazione duodenale.<br />

Immagini Haste-Stir coronale ed obliqua. CO=colecisti; VB=Via biliare; W= Wirsung; C=cisti da<br />

duplicazione. La freccia in<strong>di</strong>ca lo stomaco. Si tratta <strong>di</strong> un’anomalia congenita che pre<strong>di</strong>spone alla<br />

pancreatine cronica. Si nota che il Wirsung sbocca <strong>di</strong>rettamente nella cisti ed ha un decorso<br />

tortuoso. Il reperto ha trovato conferma all’intervento.<br />

Fig.68. I limiti della <strong>RM</strong> nella P.C. calcifica : non visibilità delle calcificazioni, ben visibili<br />

invece alla TC. In realtà alla <strong>RM</strong> nel contesto della testa si notano delle piccole aree <strong>di</strong> vuoto <strong>di</strong><br />

segnale, che potrebbero essere tanto calcificazioni quanto vasi (freccia).<br />

In conclusione nello stu<strong>di</strong>o della pancreatine cronica l‟imaging è<br />

scarsamente utile nelle forme iniziali, per la <strong>di</strong>agnosi delle quali ci si<br />

affida agli esami <strong>di</strong> laboratorio. Nelle forme avanzate invece l‟esame è<br />

utile.<br />

81


• L‟ecografia rappresenta l‟indagine preliminare per l‟approccio alla<br />

malattia, ed è utile nel follow-up<br />

• La combinazione tra sequenze standard e CP<strong>RM</strong> <strong>di</strong> base o, quando<br />

necessario, dopo somministrazione <strong>di</strong> secretina offre la possibilità <strong>di</strong><br />

valutare con un solo esame tutti gli aspetti relativi alla pancreatite<br />

cronica, ed alle sue complicanze, dando una rappresentazione del<br />

sistema duttale sovrapponibile a quella dell‟ERCP, rispetto alla quale<br />

presenta il vantaggio del mancato rischio <strong>di</strong> pancreatite , della<br />

possibilità <strong>di</strong> visualizzare anche il tratto pre-ostruttivo e gli organi<br />

addominali a<strong>di</strong>acenti, consentendo un migliore bilancio anatomico<br />

della malattia ai fini della terapia chirurgica o perendoscopica e del<br />

follow-up.<br />

• La ERCP, quanto la PTC, non hanno più motivo <strong>di</strong> essere utilizzate a<br />

fini esclusivamente <strong>di</strong>agnostici, ed il loro ruolo residuale è<br />

fondamentalmente interventistico, per il quale è ormai richiesto<br />

routinariamente l‟impiego preliminare della CP<strong>RM</strong>, per l‟apporto<br />

informativo che può dare ai fini della terapia con ERCP e per il<br />

controllo dei risultati.<br />

Pancreatite acuta<br />

La pancreatite acuta è una flogosi acuta del <strong>pancreas</strong> a genesi plurifattoriale,<br />

causata dall'attivazione enzimatica intrapancreatica, contrassegnata all'esor<strong>di</strong>o da<br />

dolore addominale e aumento degli enzimi pancreatici nel sangue e nelle urine,<br />

variamente caratterizzata per gravità clinica.<br />

Al contrario della pancreatite cronica, la forma acuta, salvo esiti <strong>di</strong> lesioni necrotiche,<br />

consente la piena restitutio ad integrum.<br />

I fattori che possono essere implicati sono numerosi. I più frequenti sono<br />

rappresentati dalla litiasi biliare (16 – 70%) e dall‟alcolismo (4 – 60%). Queste<br />

due con<strong>di</strong>zioni sono da sole responsabili del 60 – 90% <strong>di</strong> tutte le pancreatiti<br />

acute.<br />

La malattia comporta sta<strong>di</strong> <strong>di</strong> <strong>di</strong>fferente gravità <strong>di</strong> un singolo processo. I reperti<br />

possono consistere nel semplice edema pancreatico (pancreatine acuta<br />

edematosa), fino a chiazze <strong>di</strong> steatonecrosi del <strong>pancreas</strong> e delle strutture a<strong>di</strong>acenti.<br />

82


Nei casi più gravi può comparire necrosi con maggiore o minore componente<br />

emorragica (pancreatine necrotico-emorragica).<br />

La ra<strong>di</strong>ografia <strong>di</strong>retta dell'addome, l'esame ra<strong>di</strong>ografico del torace o l'esame delle<br />

prime <strong>vie</strong> <strong>di</strong>gestive con pasto baritato risultano <strong>di</strong> scarsa utilità.<br />

L'ecotomografia, la tomografia computerizzata e la risonanza magnetica consentono,<br />

con il limite del meteorismo per la prima:<br />

Conferma <strong>di</strong>agnostica della malattia<br />

Definizione morfologica del danno<br />

Valutazione del grado <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione peripancreatica<br />

Ricerca <strong>di</strong> complicanze<br />

Controllo evolutivo a <strong>di</strong>stanza<br />

TC e RNM in linea <strong>di</strong> massima consentono <strong>di</strong> ottenere i medesimi risultati,<br />

per cui la <strong>RM</strong> dovrebbe essere considerata una meto<strong>di</strong>ca alternativa alla TC<br />

nei casi <strong>di</strong> controin<strong>di</strong>cazione alle ra<strong>di</strong>azioni ionizzanti ed ai mezzi <strong>di</strong><br />

contrasto organoiodati.<br />

L‟esame <strong>RM</strong> si basa sulle acquisizioni T2 e T1 senza e dopo mdc, e sulla<br />

CP<strong>RM</strong>.<br />

Fig.69.Pancreatite acuta<br />

edematosa . Alla TC(a) area <strong>di</strong><br />

ipodensità anteriormente al <strong>pancreas</strong><br />

da raccolta liquida (frecce) . Alla<br />

<strong>RM</strong>(T2) la raccolta si presenta come<br />

area d’iperintensità.<br />

83


Fig.70. Pancreatite acuta<br />

necrotica . Il <strong>pancreas</strong> è aumentato<br />

<strong>di</strong> volume. In T2(a) ed in CP<strong>RM</strong> (b)<br />

area d’iperintensità ,in T1md(c) area <strong>di</strong><br />

mancato CE da riferire a necrosi.<br />

Da notare che il reperto <strong>di</strong> iperdensità<br />

parenchimale è più eclatante in CP<strong>RM</strong>,<br />

in quanto si riferisce ad una fetta dello<br />

spessore <strong>di</strong> 50 mm, piuttosto che ad<br />

una fetta <strong>di</strong> 6 mm (immagine a).<br />

Fig.71. Pancreatite acuta necrotica.<br />

Pancreas aumentato <strong>di</strong> volume con ampia<br />

area d’iperintensità (immagine assiale). Alla<br />

CP<strong>RM</strong> (sotto) si evidenza un’area<br />

d’iperintensità più marcata ed omogenea da<br />

riferire alla componente necrotica(freccia).<br />

84


Neoplasie.<br />

Distinguiamo :<br />

a) Adenocarcinomi<br />

b) Neoplasie endocrine<br />

c) Neoplasie cistiche.<br />

Nel caso degli adenocarcinomi l‟impiego della <strong>RM</strong> è alternativo a quello<br />

della TC con le stesse finalità (riconoscimento e sta<strong>di</strong>azione) , problematiche<br />

metodologiche ed intepretative (lesioni avascolari non <strong>di</strong>fferenziabili dalle pancreatiti<br />

focali). Rispetto alla TC la <strong>RM</strong> ha però il vantaggio <strong>di</strong> fornire una mappa<br />

rappresentativa dei sistemi duttali (Fig.72.75)<br />

Fig.72. Neoplasia della testa del <strong>pancreas</strong>. A(TC) e B (FSET2) espanso a livello della testa<br />

del <strong>pancreas</strong> (freccia). In C (T2 Haste) visione assiale del coledoco e del Wirsumd<br />

<strong>di</strong>latat(frecce)i. In D (T2 Haste-Stir) visione panoramica coronale che <strong>di</strong>mostra che l’espanso<br />

della testa del <strong>pancreas</strong> (bifreccia) determina stop del coledoco e del Wirsung con aspetto a<br />

canne <strong>di</strong> fucile e <strong>di</strong>latazione spiccata, ed impronta sul duodeno (D).<br />

I tumori endocrini possono essere funzionanti o non funzionanti.<br />

Sostanzialmente la <strong>di</strong>agnostica <strong>di</strong> questi tumori si affida, come per la TC,<br />

alla <strong>di</strong>mostrazione della ipervascolarizzazione negli stu<strong>di</strong> con mdc. Per<br />

quanto riguarda la DD: con gli adenocarcinomi si terrà conto delle classiche<br />

<strong>di</strong>fferenze dal punto <strong>di</strong> vista morfologico ( margini, <strong>di</strong>mensioni, clivaggi,<br />

crescita non infiltrante, etc.) ma anche del fatto che questi tumori nelle<br />

85


sequenze T2 sono <strong>di</strong>scretamente iperintensi, mentre l‟adenocarcinoma in<br />

questa sequenza presenta una sostanziale isointensità con il parenchima<br />

pancreatico.<br />

Fig.73. Neoplasia della testa del <strong>pancreas</strong>. Sono evidenti i segni <strong>di</strong> <strong>di</strong>latazione del coledoco e<br />

del Wirsung e la <strong>di</strong>storsione del tratto terminale <strong>di</strong> quest’ultimo, ma non si ha alcuna evidenza<br />

<strong>di</strong>retta del processo espansivo.<br />

Fig.74. Neoplasie della testa del<br />

<strong>pancreas</strong>(tre casi <strong>di</strong>versi). Nel caso in<br />

alto a dx.(CP<strong>RM</strong> assiale) la freccia in<strong>di</strong>ca<br />

una formazione iperintensa corrispondente<br />

alla visibilità <strong>di</strong>retta della formazione<br />

neoplastica.<br />

86


Fig.75. Neoplasie della testa del <strong>pancreas</strong> (2 casi A e B). Nel Caso A vi è solo <strong>di</strong>latazione del<br />

Wirsung. Nel Caso B vi è <strong>di</strong>latazione del wirsung e del coledoco. L’esame con mdc può<br />

<strong>di</strong>mostrare la presenza del processo espansivo (freccia) ma non vi è alcuna <strong>di</strong>fferenza tra una<br />

neoplasia ed una pancreatine focale.<br />

Fig.76. Neoplasia della testa del <strong>pancreas</strong>. Sequenza FSET2. l processo espansivo, a livello<br />

della testa del <strong>pancreas</strong> infiltra l’arteria mesenterica superiore.<br />

87


Fig.77. Neoplasie della testa del <strong>pancreas</strong>. A sn. sequenza RFFAST T1mdc coronale, che<br />

in<strong>di</strong>vidua la presenza <strong>di</strong> un processo espansivo ipointenso (avascolare) a livello della testa del<br />

<strong>pancreas</strong> (tra frecce); si notano anche due aree ipointense a livello del fegato (frecce) da riferire<br />

a MTS. L’angio<strong>RM</strong> (a dx.) <strong>di</strong>mostra l’infiltraxzione ostruente della vena mesenterica<br />

superiore(freccia), e l’attivazione dell’arcata <strong>di</strong>r Riolano (freccia vuota).<br />

intraduttale.<br />

Le neoplasie cistiche comprende i cistoadenomi sierosi, mucinosi ed i tumori<br />

Il cistoadenoma sieroso è una neoplasia invariabilmente benigna caratterizzata da<br />

piccole formazioni cistiche, che a livello macroscopico possono anche simulare una<br />

massa solida.<br />

Il cistoadenoma mucinoso ha invece un aspetto macrocistico, uniloculato o<br />

poliloculato, che, nel caso uniloculato, va <strong>di</strong>fferenziato da una pseudocisti esito <strong>di</strong><br />

pancreatite acuta, fondamentalmente in base ai dati anamnestici <strong>di</strong> un pregresso<br />

processo flogistico. Le neoplasie mucinose possono essere potenzialmente maligne<br />

o originariamente maligne (cistoadenocarcinoma mucinoso).<br />

E’ importante quin<strong>di</strong> la <strong>di</strong>fferenziazione tra le forme sierose,benigne, e quelle<br />

mucinose, potenzialmente o originariamente maligne. Tale <strong>di</strong>fferenziazione comporta<br />

l’in<strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong> elementi soli<strong>di</strong> a livello delle componenti liquide, facilmente<br />

acquisibile nell’immagine in T2, ed eventualmente nelle sequenze T1 con mdc in<br />

base al rilevamento <strong>di</strong> in CE patologico. Purtroppo la <strong>di</strong>fferenziazione tra la forma<br />

sierosa e quella mucinosa, già <strong>di</strong>fficile alla TC, è altrettanto <strong>di</strong>fficile alla <strong>RM</strong>. Né può<br />

88


essere <strong>di</strong> ausilio l’intensità del segnale del liquido cistico, che nelle forme mucinose<br />

tende a risultare meno intenso.<br />

Il tumore mucinoso intraduttale è una neoplasia rara che si sviluppa all’interno dei<br />

dotti pancreatici, spesso a livello del processo uncinato. Si evidenzia come ujna<br />

<strong>di</strong>latazione settoriale o <strong>di</strong>ffusa del Wirsung, che deve essere <strong>di</strong>fferenziata dalle<br />

<strong>di</strong>latazioni riscontrabili nella pancreatite cronica, il che non sempre è possibile. La<br />

<strong>di</strong>agnosi si basa sulla <strong>di</strong>mostrazione <strong>di</strong> una <strong>di</strong>latazione circoscritta non imputabile ad<br />

una causa ostruttiva e trova conferma tramite il cateterismo del wirsung ed il prelievo<br />

del muco dalla porzione <strong>di</strong>latata.<br />

Fig.79. CISTODENOMA MUCINOSO .<br />

Sopra un’immagine T2 assiale, sotto la<br />

CP<strong>RM</strong> coronale, <strong>di</strong>mostrano la formazione<br />

cistica tipicamente iperintensa in T2,<br />

localizzata a livello della sezione corpo-coda,<br />

senza segni <strong>di</strong> ispessimento parietali,<br />

vegetazioni endocistiche o setti. Coesiste la<br />

<strong>di</strong>latazione dei dotti della coda del<br />

<strong>pancreas</strong>(Freccia), Anamnesi negativa per<br />

precedenti pancreatiti acute.<br />

All’intervento: cistoadenoma mucinoso.<br />

Fig.80. CISTODENOMA MUCINOSO .<br />

La presenza <strong>di</strong> vegetazioni endocistiche<br />

all’ETG in<strong>di</strong>rizza verso la <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong><br />

cistoadenoma mucinoso.<br />

89


Fig.80. CISTODENOMA MUCINOSO .<br />

Le frecce in<strong>di</strong>cano una formazione<br />

neoplastica, con aspetto cistico, ma con<br />

intensità <strong>di</strong> segnale inferiore a quello delle<br />

<strong>vie</strong> <strong>biliari</strong> . Tale aspetto è determinato<br />

dall’’importante componente mucinosa<br />

all’interno della cisti.-<br />

All’intervento: cistoadenoma mucinoso,<br />

nonostante l’aspetto irregolare del Wirsung<br />

possa in<strong>di</strong>rizzare verso una pancreatite<br />

cronica.<br />

Fig.81. CISTODENOMA MUCINOSO . CP<strong>RM</strong>. L’immagine <strong>di</strong> sn, acquisita secondo un<br />

piano OAS <strong>di</strong>mostra la formazione cistica, e la <strong>di</strong>latazione del Wirsung, che presenta un aspetto<br />

tortuoso come da P.C. complicata da pseudocisti. L’immagine destra (piano OAD) fa valutare la<br />

porzione terminale del coledoco(freccia) e da una visione panoramica della colecisti, del cistico e<br />

delle <strong>vie</strong> <strong>biliari</strong> <strong>di</strong>latate. La cisti è allocata nel processo uncinato,e presenta un contorno poco<br />

netto ad ore 4-6.All’intervento: cistoadenoma mucinoso<br />

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