Testi 08 - La criminalità organizzata di stampo mafioso - Movimento ...

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29.05.2013 Views

86 LA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA DI STAMPO MAFIOSO - EVOLUZIONE DEL FENOMENO E DEGLI STRUMENTI DI CONTRASTO importante di quella pubblica; da questa possono temere eventuali e, alla peggio, procrastinabili e tollerabili sanzioni legali, mentre dal primo hanno la certezza di ricevere, in caso di disobbedienza, immediate ed irreparabili “punizioni”. Pertanto, il mafioso, consolidata la sua autorità, non ha bisogno più di ricorrere a violenze o minacce per imporre la sua volontà, essendo sufficienti la sua immanenza e la sua parola per partecipare a qualsiasi affare alle condizioni e nei termini da lui voluti; condizioni e termini che gli altri dovranno rispettare ma che il mafioso rispetterà quando e se vorrà”. Dunque è possibile affermare che niente si muove nel loro territorio senza il loro consenso 124 . Dall’analisi del testo si evince una prima immediata caratteristica della peculiarità calabrese, ovvero il fatto che il radicamento territoriale è tanto più incisivo in quanto l’autorità sia caratterizzata da una forma di visibilità reale e da sola idonea a governare le dinamiche sociali ed economiche nell’area di riferimento. Ovviamente, però, affinché tale forma di potere possa essere esercitata occorre che sia presente l’ultimo tassello previsto dalla vigente normativa affinché una organizzazione delinquenziale possa qualificarsi come mafiosa, ossia il governo del territorio. Abbiamo già visto la sicura presenza del metodo mafioso, dell’omertà, della intimidazione. In parte anche la struttura è stata esaminata con riferimento ad un’ipotesi di unitarietà di comando e di indirizzo che sicuramente sussiste anche nella ‘Ndrangheta, sebbene questa non sia di tipo verticistico ma orizzontale - federativa 125 . Con riferimento quindi alle metodologie di controllo del territorio, si può senza dubbio rinviare al contenuto di una recente sentenza 126 emessa dal Giudice Pedone della Procura della Repubblica di Reggio Calabria “ le investigazioni dei Carabinieri hanno messo in rilievo 124 F. FORGIONE e P. MONDANI, Oltre la Cupola, Ed. Rizzoli, Milano 1994, pag. 33. 125 La ‘Ndrangheta risulta oggi articolata su tre mandamenti principali aventi quale sede di riferimento la città di Reggio Calabria, quella di Locri per la zona prospiciente lo Ionio e quella di Palmi con riferimento alle attività relative alla costa Tirrenica. La Commissione parlamentare di inchiesta citata, ritiene che i tre mandamenti rispondono alla necessità di trovare un accordo tra le diverse ‘ndrine per la gestione in comune degli affari più rilevanti tanto in Calabria quanto nelle regioni del Nord e in numerosi altri paesi stranieri dove gli insediamenti della ‘Ndrangheta sono diventati negli ultimi anni molto consistenti e numerosi. 126 Tribunale di Reggio Calabria. Richiesta per l’applicazione di misure cautelari Mammoliti Saverio + 12, firmata dal Sostituto Procuratore Distrettuale Vincenzo Pedone, pag. 7 e 8.

LA GEOGRAFIA MAFIOSA 87 come il controllo del territorio si estrinsechi attraverso due vie; a) “l’acquisto di terreni in esso ricadenti da parte di componenti della “famiglia”, intesa sia in senso etimologico che di cosca, con la quale finisce per coincidere. Dette acquisizioni patrimoniali, spesso realizzate a prezzo vile ovvero attraverso una contrattazione a senso unico, che non consente al venditore la scelta dell’acquirente, appaiono connotate da una intima violenza estorsiva, essendo coartata e limitata la libera contrattazione. b) l’impossessamento di fatto di vaste aree demaniali, mediante l’arbitraria realizzazione di infrastrutture di ogni genere. Detta condotta, che vede l’utilizzazione “ut dominus” dell’altrui terreno (demaniale o privato) è plasticamente evidenziata dal libero quanto abusivo pascolo delle cosiddette “vacche sacre”, che nessuno osa impedire. Il controllo del territorio, delle attività economiche ivi esistenti costituisce la primaria attività di ogni gruppo mafioso, che attraverso vari mezzi di persuasione, anche non violenti, sottopone a taglieggiamenti continui ed oppressivi le vittime, costringendole al pagamento di somme di denaro versate a titolo estorsivo”. Alla luce delle considerazioni sopra espresse, e avuto riguardo ai contenuti degli apporti citati, si può quindi concludere che l’associazione mafiosa denominata ‘Ndrangheta rappresenti uno dei principali, se non il principale, agglomerato delinquenziale oggi in attività nel nostro Paese. La sua potenza deriva, come si è visto, da una strutturazione arcaica, in grado di proteggerla dagli attacchi istituzionali, dalle collaborazioni 127 ed idonea a riprodurne in qualsiasi 127 Tra le organizzazioni mafiose Cosa nostra è quella che più di tutte le altre è stata colpita dal fenomeno dei collaboratori; anche la Camorra e la Sacra corona unita hanno annoverato tra le loro fila collaboratori di un certo peso, mentre solo la ‘ndrangheta ha avuto meno collaboratori e soprattutto nessuno di loro è stato un capofamiglia importante. Il legame di sangue tra i diversi associati delle ‘ndrine, cioè delle famiglie mafiose calabresi, ha costituito il motivo più profondo della tenuta del segreto; infatti uno ‘ndranghetista che avesse deciso di collaborare con la giustizia veniva comunque a trovarsi nella non piacevole condizione di dover denunciare per prima cosa i familiari più stretti, padre, figlio, fratello, nipote, cugino, ecc. La ‘ndrangheta si è avvantaggiata di ciò, così come si è avvantaggiata del fatto che per lunghi anni le inchieste hanno appena lambito le strutture mafiose calabresi perché sono state concentrate soprattutto su Cosa nostra che era ritenuta la mafia più pericolosa. Questo periodo è stato utilizzato dalla ‘ndrangheta per espandere le proprie strutture al di fuori della Calabria. Tale ristrutturazione corona il lungo periodo di pace interna e completa una decisione assunta nel 1991, anno nel corso del quale si concluse una sanguinosissima guerra tra le famiglie mafiose che era iniziata nel lontano 1985 con l’uccisione di Paolo De Stefano, l’esponente più rilevante della ‘ndrangheta reggina. I tre mandamenti rispondono alla necessità di trovare un raccordo tra le diverse ‘ndrine per la gestione in comune degli affari più rilevanti tanto in Calabria quanto nelle regioni del nord e in numerosi paesi stranieri dove gli insediamenti della ‘ndrangheta sono diventati negli ultimi anni molto consistenti e assai numerosi.

LA GEOGRAFIA MAFIOSA 87<br />

come il controllo del territorio si estrinsechi attraverso due vie; a)<br />

“l’acquisto <strong>di</strong> terreni in esso ricadenti da parte <strong>di</strong> componenti della<br />

“famiglia”, intesa sia in senso etimologico che <strong>di</strong> cosca, con la quale<br />

finisce per coincidere. Dette acquisizioni patrimoniali, spesso<br />

realizzate a prezzo vile ovvero attraverso una contrattazione a senso<br />

unico, che non consente al ven<strong>di</strong>tore la scelta dell’acquirente,<br />

appaiono connotate da una intima violenza estorsiva, essendo coartata<br />

e limitata la libera contrattazione. b) l’impossessamento <strong>di</strong> fatto <strong>di</strong><br />

vaste aree demaniali, me<strong>di</strong>ante l’arbitraria realizzazione <strong>di</strong><br />

infrastrutture <strong>di</strong> ogni genere. Detta condotta, che vede l’utilizzazione<br />

“ut dominus” dell’altrui terreno (demaniale o privato) è plasticamente<br />

evidenziata dal libero quanto abusivo pascolo delle cosiddette “vacche<br />

sacre”, che nessuno osa impe<strong>di</strong>re. Il controllo del territorio, delle<br />

attività economiche ivi esistenti costituisce la primaria attività <strong>di</strong> ogni<br />

gruppo <strong>mafioso</strong>, che attraverso vari mezzi <strong>di</strong> persuasione, anche non<br />

violenti, sottopone a taglieggiamenti continui ed oppressivi le vittime,<br />

costringendole al pagamento <strong>di</strong> somme <strong>di</strong> denaro versate a titolo<br />

estorsivo”. Alla luce delle considerazioni sopra espresse, e avuto<br />

riguardo ai contenuti degli apporti citati, si può quin<strong>di</strong> concludere che<br />

l’associazione mafiosa denominata ‘Ndrangheta rappresenti uno dei<br />

principali, se non il principale, agglomerato delinquenziale oggi in<br />

attività nel nostro Paese. <strong>La</strong> sua potenza deriva, come si è visto, da<br />

una strutturazione arcaica, in grado <strong>di</strong> proteggerla dagli attacchi<br />

istituzionali, dalle collaborazioni 127 ed idonea a riprodurne in qualsiasi<br />

127 Tra le organizzazioni mafiose Cosa nostra è quella che più <strong>di</strong> tutte le altre è stata colpita dal<br />

fenomeno dei collaboratori; anche la Camorra e la Sacra corona unita hanno annoverato tra le loro<br />

fila collaboratori <strong>di</strong> un certo peso, mentre solo la ‘ndrangheta ha avuto meno collaboratori e<br />

soprattutto nessuno <strong>di</strong> loro è stato un capofamiglia importante. Il legame <strong>di</strong> sangue tra i <strong>di</strong>versi<br />

associati delle ‘ndrine, cioè delle famiglie mafiose calabresi, ha costituito il motivo più profondo<br />

della tenuta del segreto; infatti uno ‘ndranghetista che avesse deciso <strong>di</strong> collaborare con la giustizia<br />

veniva comunque a trovarsi nella non piacevole con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> dover denunciare per prima cosa i<br />

familiari più stretti, padre, figlio, fratello, nipote, cugino, ecc. <strong>La</strong> ‘ndrangheta si è avvantaggiata <strong>di</strong><br />

ciò, così come si è avvantaggiata del fatto che per lunghi anni le inchieste hanno appena lambito le<br />

strutture mafiose calabresi perché sono state concentrate soprattutto su Cosa nostra che era ritenuta la<br />

mafia più pericolosa. Questo periodo è stato utilizzato dalla ‘ndrangheta per espandere le proprie<br />

strutture al <strong>di</strong> fuori della Calabria. Tale ristrutturazione corona il lungo periodo <strong>di</strong> pace interna e<br />

completa una decisione assunta nel 1991, anno nel corso del quale si concluse una sanguinosissima<br />

guerra tra le famiglie mafiose che era iniziata nel lontano 1985 con l’uccisione <strong>di</strong> Paolo De Stefano,<br />

l’esponente più rilevante della ‘ndrangheta reggina. I tre mandamenti rispondono alla necessità <strong>di</strong><br />

trovare un raccordo tra le <strong>di</strong>verse ‘ndrine per la gestione in comune degli affari più rilevanti tanto in<br />

Calabria quanto nelle regioni del nord e in numerosi paesi stranieri dove gli inse<strong>di</strong>amenti della<br />

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