Testi 08 - La criminalità organizzata di stampo mafioso - Movimento ...

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82 LA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA DI STAMPO MAFIOSO - EVOLUZIONE DEL FENOMENO E DEGLI STRUMENTI DI CONTRASTO collusi con la criminalità organizzata le macerie sono realissime 118 ...”. 2.2.3 Struttura organizzativa: dalla ‘ndrina alla Cupola Per molto tempo si è creduto che la ‘Ndrangheta fosse una struttura esclusivamente di tipo orizzontale, costituita da gruppi paritetici tra loro rigidamente separati e non di rado confliggenti. Ed inoltre, che essa fosse una aggregazione primitiva basata su ‘ndrine che poi altro non sarebbero state che le famiglie naturali dei vari Capibastone. Si è già detto che queste affermazioni sorreggono stereotipi e paradigmi ormai superati ed è per questo che per definire la ‘Ndrangheta moderna si farà riferimento ai contributi al momento disponibili rivenienti da attività specializzata della DIA (Direzione Investigativa Antimafia) e dalle più eminenti figure del contrasto su scala processuale. La ‘Ndrangheta moderna è una organizzazione unitaria in quanto tutte le ‘ndrine 119 sono tra loro in contatto 120 . I motivi di tale aggregazione sono riconducibili all’esigenza di evitare il più possibile il sorgere di contrasti di supremazia tra ‘ndrine contigue, ovvero operanti nello stesso settore “economico” e scongiurare il ripetersi di faide sanguinosissime. A titolo d’esempio si può in questo caso far riferimento a quella che fu definita la “guerra di Reggio Calabria” che, snodandosi tra il quinquennio 1986 - 1991, lasciò sul terreno circa seicento morti e praticamente nessun vincitore 121 . 118 C. CAVALIERE, I condizionamenti delle cosche nella vita pubblica e istituzionale della Calabria, anno 2001, ora in Dossier “‘Ndrangheta ed Enti Locali in Calabria”. 119 C. RUSSO, Storia della mafia nel Mezzogiorno d’Italia, 2001. Il simbolo della ‘ndrina è costituito dall’albero della scienza diviso in sei parti: il fusto (il capo della società o capo bastone, che ha potere di vita e di morte sugli altri affiliati), il rifusto (contabile e maestro di giornata), i rami (camorristi di sgarro e di sangue), i ramoscelli (i picciotti), i fiori (giovani d’onore) e le foglie (traditori destinati a cadere per terra). Analoga definizione è oggi riportata nella relazione della Commissione Parlamentare d’Inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata mafiosa o similare, doc XXIII, n. 3, pag. 26, datata 30 luglio 2003. 120 La struttura attuale, articolata in mandamenti secondo il modello organizzativo proprio di cosa nostra, ha conferito alla ‘ndrangheta un più accentuato carattere verticistico, che favorisce moduli direzionali e di controllo del territorio più accentrati e tali da conferirle una maggiore insidiosità. da: DIA - Relazioni semestrali al Parlamento –secondo semestre 2000. 121 Sembrerà forse strano che all’interno di uno Stato sovrano, come quello italiano, possano scoppiare “guerre” tra potenze, ma, con qualche ritocco terminologico, è questa la più appropriata definizione

LA GEOGRAFIA MAFIOSA 83 In questo senso, aspetto da non trascurare è l’altrettanto importante esigenza di carattere operativo funzionale che si basa sul fatto che talune attività illecite (traffici di stupefacenti e di armi) comportano un impegno economico notevolissimo, come tale insostenibile da una sola famiglia. Allo stato attuale, quindi, la pax mafiosa calabrese (dai 165 morti del 1985 si è passati ad un solo omicidio nel 2001) è la prova più evidente di una rinnovata unitarietà gestionale e nella più rigida ripartizione del territorio. Per il Dott. Boemi, Procuratore della Repubblica di Reggio Calabria “... la ‘Ndrangheta si caratterizza per la presenza nei comuni grandi e piccoli dei cosiddetti “locali aperti”: locale aperto è quello in cui un gruppo di mafiosi (spesso 30 o più) organizzano la loro attività criminosa. (...) Al contrario di quanto molti per lungo tempo hanno creduto, le famiglie di sangue come fondamento della famiglia mafiosa si sono rivelate uno straordinario strumento di salvaguardia ed espansione della ‘Ndrangheta. E’ proprio questa struttura “primitiva” che ha consentito alla ‘Ndrangheta di evitare la tempesta che si è abbattuta su Cosa Nostra, sulla Camorra e sulla Sacra Corona Unita (...) un mafioso calabrese che dovesse decidere di collaborare dovrebbe per prima cosa chiamare in causa i suoi familiari più diretti (...) il vincolo familiare ha funzionato come che è possibile dare allo scontro tra potentati mafiosi che si è verificato nella città di Reggio Calabria e nei dintorni di essa (da Villa San Giovanni a Pellaro) tra il 1985 ed il 1987, provocando un vero e proprio sconvolgimento delle regole del vivere civile, un gran numero di morti, feriti, invalidi, uno strascico forse definitivo di odi, di rancori, di vendette dirette ed incrociate, lineari e trasversali, come avviene di solito in casi del genere [...]. Il monopolio della violenza, che dovrebbe essere riservato allo Stato, viene in questo modo frantumato e centri di potere occulti o clandestini decidono, senza formalità o dichiarazioni preliminari, di dare corso a vere e proprie operazioni militari dirette all’affermazione della propria supremazia ed all’annientamento dell’avversario [...]. Un ordinamento giuridico alternativo e concorrente a quello statuale, che comprende il potere di determinare ed imporre regole di comportamento, di assumere decisioni immediatamente operative, di applicare sanzioni con giudizi inappellabili. Nell’ultimo scontro - quello apertosi nel 1985 con la secessione degli Imerti - Condello dall’alleanza di cosche guidata da Paolo De Stefano - si sono contati 621 morti. Una mattanza, che ha perfezionato tecniche di eliminazione con l’utilizzo di sofisticati strumenti di aggressione, tali da non dare a nessuno la certezza d’essere al sicuro. Esplosivo comandato a distanza con congegni elettronici di tecnologia e concezione “libanese”, proiettili particolari (ad enorme efficacia espansiva e forza di penetrazione, capaci di frammentarsi, una volta raggiunto il bersaglio, con effetti devastanti), bazooka, fucili di precisione (come nel caso dell’uccisione del figlio di Domenico Libri, Pasquale Rocco, di 26 anni, assassinato, nel luglio del 1988, durante l’ora d’aria, nel cortile delle carceri di Reggio Calabria, quando un killer attese per ore, di inquadrare nel mirino telescopico la vittima). da: Commissione Parlamentare d’Inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata mafiosa o similare, doc XXIII, n. 3, pag. 30, datata 30 luglio 2003.

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In questo senso, aspetto da non trascurare è l’altrettanto importante<br />

esigenza <strong>di</strong> carattere operativo funzionale che si basa sul fatto che<br />

talune attività illecite (traffici <strong>di</strong> stupefacenti e <strong>di</strong> armi) comportano un<br />

impegno economico notevolissimo, come tale insostenibile da una<br />

sola famiglia.<br />

Allo stato attuale, quin<strong>di</strong>, la pax mafiosa calabrese (dai 165 morti<br />

del 1985 si è passati ad un solo omici<strong>di</strong>o nel 2001) è la prova più<br />

evidente <strong>di</strong> una rinnovata unitarietà gestionale e nella più rigida<br />

ripartizione del territorio. Per il Dott. Boemi, Procuratore della<br />

Repubblica <strong>di</strong> Reggio Calabria “... la ‘Ndrangheta si caratterizza per la<br />

presenza nei comuni gran<strong>di</strong> e piccoli dei cosiddetti “locali aperti”:<br />

locale aperto è quello in cui un gruppo <strong>di</strong> mafiosi (spesso 30 o più)<br />

organizzano la loro attività criminosa. (...) Al contrario <strong>di</strong> quanto molti<br />

per lungo tempo hanno creduto, le famiglie <strong>di</strong> sangue come<br />

fondamento della famiglia mafiosa si sono rivelate uno straor<strong>di</strong>nario<br />

strumento <strong>di</strong> salvaguar<strong>di</strong>a ed espansione della ‘Ndrangheta. E’ proprio<br />

questa struttura “primitiva” che ha consentito alla ‘Ndrangheta <strong>di</strong><br />

evitare la tempesta che si è abbattuta su Cosa Nostra, sulla Camorra e<br />

sulla Sacra Corona Unita (...) un <strong>mafioso</strong> calabrese che dovesse<br />

decidere <strong>di</strong> collaborare dovrebbe per prima cosa chiamare in causa i<br />

suoi familiari più <strong>di</strong>retti (...) il vincolo familiare ha funzionato come<br />

che è possibile dare allo scontro tra potentati mafiosi che si è verificato nella città <strong>di</strong> Reggio Calabria<br />

e nei <strong>di</strong>ntorni <strong>di</strong> essa (da Villa San Giovanni a Pellaro) tra il 1985 ed il 1987, provocando un vero e<br />

proprio sconvolgimento delle regole del vivere civile, un gran numero <strong>di</strong> morti, feriti, invali<strong>di</strong>, uno<br />

strascico forse definitivo <strong>di</strong> o<strong>di</strong>, <strong>di</strong> rancori, <strong>di</strong> vendette <strong>di</strong>rette ed incrociate, lineari e trasversali, come<br />

avviene <strong>di</strong> solito in casi del genere [...]. Il monopolio della violenza, che dovrebbe essere riservato<br />

allo Stato, viene in questo modo frantumato e centri <strong>di</strong> potere occulti o clandestini decidono, senza<br />

formalità o <strong>di</strong>chiarazioni preliminari, <strong>di</strong> dare corso a vere e proprie operazioni militari <strong>di</strong>rette<br />

all’affermazione della propria supremazia ed all’annientamento dell’avversario [...]. Un or<strong>di</strong>namento<br />

giuri<strong>di</strong>co alternativo e concorrente a quello statuale, che comprende il potere <strong>di</strong> determinare ed<br />

imporre regole <strong>di</strong> comportamento, <strong>di</strong> assumere decisioni imme<strong>di</strong>atamente operative, <strong>di</strong> applicare<br />

sanzioni con giu<strong>di</strong>zi inappellabili.<br />

Nell’ultimo scontro - quello apertosi nel 1985 con la secessione degli Imerti - Condello dall’alleanza<br />

<strong>di</strong> cosche guidata da Paolo De Stefano - si sono contati 621 morti. Una mattanza, che ha perfezionato<br />

tecniche <strong>di</strong> eliminazione con l’utilizzo <strong>di</strong> sofisticati strumenti <strong>di</strong> aggressione, tali da non dare a<br />

nessuno la certezza d’essere al sicuro. Esplosivo comandato a <strong>di</strong>stanza con congegni elettronici <strong>di</strong><br />

tecnologia e concezione “libanese”, proiettili particolari (ad enorme efficacia espansiva e forza <strong>di</strong><br />

penetrazione, capaci <strong>di</strong> frammentarsi, una volta raggiunto il bersaglio, con effetti devastanti),<br />

bazooka, fucili <strong>di</strong> precisione (come nel caso dell’uccisione del figlio <strong>di</strong> Domenico Libri, Pasquale<br />

Rocco, <strong>di</strong> 26 anni, assassinato, nel luglio del 1988, durante l’ora d’aria, nel cortile delle carceri <strong>di</strong><br />

Reggio Calabria, quando un killer attese per ore, <strong>di</strong> inquadrare nel mirino telescopico la vittima).<br />

da: Commissione Parlamentare d’Inchiesta sul fenomeno della <strong>criminalità</strong> <strong>organizzata</strong> mafiosa o<br />

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