Testi 08 - La criminalità organizzata di stampo mafioso - Movimento ...
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LA GEOGRAFIA MAFIOSA 81<br />
come mafia intesa nel senso <strong>di</strong> soggetto criminale stabilmente<br />
relazionato politicamente 116 .<br />
A <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> quanto visto con Cosa Nostra siciliana, la mafia<br />
calabrese punta più in alto, arrivando non più e non solo alla gestione<br />
clientelare del “pacchetto voti” che è in grado <strong>di</strong> controllare e<br />
in<strong>di</strong>rizzare, ma ad<strong>di</strong>rittura a crearsi il proprio can<strong>di</strong>dato per farne, in<br />
conseguenza, un fedele referente politico in grado <strong>di</strong> coniugare le<br />
esigenze locali con le possibilità offerte dal Governo centrale. Il caso<br />
più eclatante, in questo senso, è certamente quello dell’avvenuta<br />
elezione, nel 1983, <strong>di</strong> un latitante alla carica <strong>di</strong> Sindaco del comune<br />
calabrese <strong>di</strong> Limba<strong>di</strong>. L’effetto reattivo fu imme<strong>di</strong>ato con l’intervento<br />
<strong>di</strong>retto da parte dello stesso Capo dello Stato (Pertini) che decretò lo<br />
scioglimento coattivo del consiglio comunale appena eletto. E’ da<br />
osservare che lo scioglimento delle amministrazioni calabresi<br />
avvenuta da quella data in avanti - tutt’altro che infrequente - non è<br />
certo in<strong>di</strong>cativo del fatto che il fenomeno sia in fase regressiva.<br />
Volendo in questa sede fornire una in<strong>di</strong>cazione <strong>di</strong> carattere generale<br />
ma allo stesso tempo sufficientemente esaustiva basterà ricordare, tra i<br />
casi più eclatanti lo scioglimento, rispettivamente negli anni 1992 e<br />
1993, dell’Amministrazione comunale <strong>di</strong> Pizzo Calabro e <strong>di</strong> Reggio<br />
Calabria, per gravi e persistenti violazioni <strong>di</strong> legge 117 , che seguivano a<br />
quella <strong>di</strong> altri un<strong>di</strong>ci consigli comunali. Una recente ricerca della<br />
Società Sudest dal titolo “<strong>La</strong> mafia in Comune”, sullo specifico<br />
argomento fornisce una chiave <strong>di</strong> lettura <strong>di</strong> sicuro interesse e <strong>di</strong> cui<br />
appare opportuno riportare il seguente passo:”...quando la mafia entra<br />
in Comune, ovvero quando le organizzazioni criminali arrivano a<br />
controllare un tassello così importante dello Stato, quello più vicino<br />
ai citta<strong>di</strong>ni, la situazione è ben oltre la soglia <strong>di</strong> emergenza. <strong>La</strong><br />
sicurezza e la legalità, due principi fondamentali della convivenza<br />
civile, vengono ridotti a simulacri vuoti, “macerie” su cui<br />
banchettano i clan malavitosi e i loro alleati. Non è una metafora.<br />
Ovunque il governo del territorio viene esercitato da amministratori<br />
116 Nei successivi due decenni si è realizzato un pesante con<strong>di</strong>zionamento dell’economia. Al fianco <strong>di</strong><br />
quello legale si sviluppò cioè un parallelo mercato illegale in cui le imprese mafiose o a controllo<br />
<strong>mafioso</strong> costituiscono fattore <strong>di</strong> estremo <strong>di</strong>sequilibrio costituendo, le stesse, alterazione della regola<br />
della concorrenza nonché l’impossibilità <strong>di</strong> nuove costituzioni aziendali sane. Il fenomeno<br />
‘ndrangheta evolveva così da questione <strong>di</strong> sicurezza interna a soggetto economico deviato e deviante.<br />
117 Cfr. art. 39, comma 1, lettera a) della legge 142/1990.