Testi 08 - La criminalità organizzata di stampo mafioso - Movimento ...
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74 LA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA DI STAMPO MAFIOSO - EVOLUZIONE DEL FENOMENO E DEGLI STRUMENTI DI CONTRASTO Nel corso degli anni ad essa ben poca attenzione è stata riservata sul piano dell’indagine scientifica sulla base delle seguenti quanto stereotipate considerazioni di massima: è propaggine continentale di Cosa Nostra siciliana e in particolare delle cosche catanesi, quindi struttura non dotata di particolare autonomia funzionale 106 ; è diretta espressione dell’atavica arretratezza dell’area territoriale su cui è insediata, quindi dotata di pervasività criminale con rilievo essenzialmente locale e con interessi criminali monotematici; non è dotata di alcun carattere di unitarietà essendo basata su gruppi familiari, quindi inidonea ad esprimere un potenziale connotarsi, in ambito nazionale e internazionale, come una delle più insidiose struttura criminali, abile nella gestione delle risorse finanziarie e imprenditoriali”. da: Presidenza del Consiglio dei Ministri – 51^ Relazione sulla politica informativa e della sicurezza, primo semestre 2003,pag. 10. 106 A smentire decisamente tale erronea valutazione soccorre, da ultimo, l’analisi operata sulla base delle più recenti investigazioni attivate dalla DIA. Nella Relazione semestrale al Parlamento del primo semestre 2003 si legge: La ‘ndrangheta è l’organizzazione meno visibile sul territorio, ma meglio strutturata e più diffusa sia a livello nazionale che internazionale, con centrali che fanno riferimento alla terra di origine. È l’organizzazione criminale che si caratterizza più delle altre, riconducibili alla fattispecie di cui all’art. 416 bis c.p., per la sua straordinaria rapidità nell’adeguare valori arcaici alle esigenze del presente, sapendo gestire, con spiccata “modernità”, il cambiamento. Le ‘ndrine hanno dimostrato di saper cogliere i momenti favorevoli e di avere un’elevata abilità nell’utilizzare gli strumenti delle innovazioni tecnologiche. La ‘ndrangheta si è caratterizzata per aver realizzato, nella fase di “inabissamento”, un riordino interno dal punto di vista della ristrutturazione territoriale, resa necessaria dalla carcerazione di numerosi capi e dalla spinta esercitata da mafiosi “emergenti”, desiderosi di acquisire posizioni di potere. Tale rinnovamento, tendente all’inserimento crescente delle cosche nelle attività economico-imprenditoriali, è in via di ultimazione ed è destinato ad influenzare l’evoluzione dell’organizzazione in senso meno tradizionale, per quanto concerne gli aspetti riconducibili allo sfruttamento delle risorse economiche che interessano il territorio; non cambiano, invece, gli aspetti connaturati all’impenetrabilità dell’organizzazione e alla ferrea disciplina delle regole non scritte da osservare nell’ambito delle condotte interne. La ‘ndrangheta, sempre più compatta, emerge, inoltre, per la sua pericolosità sociale dovuta all’intrinseca vocazione all’inquinamento dell’apparato statuale. Le condotte criminose delle ‘ndrine sono rivolte prevalentemente al traffico internazionale delle sostanze stupefacenti e psicotrope, alle estorsioni, al riciclaggio ed alle truffe. La pericolosità dell’organizzazione criminale è stata rimarcata anche dal Procuratore Generale della Repubblica presso la Corte d’Appello di Catanzaro, in occasione della relazione annuale per l’inaugurazione dell’anno giudiziario; questi ha osservato che la “‛ndrangheta” è la vera emergenza, sottolineando come l’allarme criminalità nei vari settori si evidenzia soprattutto nell’area lametina, dove “la criminalità organizzata è diventata un soggetto economico attivo ed anche se il reato prevalente resta sempre l’estorsione non si può trascurare l’ormai acquisita dimensione imprenditoriale, con assunzione diretta delle attività economiche, specialmente nel settore pubblico, come le indagini condotte hanno di recente dimostrato”. La “‛ndrangheta” ha confermato il proprio ruolo nel traffico internazionale di sostanze stupefacenti, attraverso la gestione dei più importanti canali d’importazione, tanto che anche altre compagini criminali nazionali ricorrerebbero ai sodalizi calabresi per i “rifornimenti”. da: DIA – Relazioni semestrali al Parlamento – primo semestre 2003.
LA GEOGRAFIA MAFIOSA 75 criminale avente significativo rilievo al di fuori della Calabria ove, peraltro, non è presente in tutte le zone. Una recentissima rivisitazione di questi stereotipi, operata, tra gli altri, dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno della mafia calabrese 107 , ha tuttavia ribaltato i concetti precedentemente espressi, delineando per la ‘Ndrangheta una nuova fisionomia e nuovi connotati di pericolosità effettiva che non la relegano più al ruolo di “parente povero” tra le mafie italiche, ma quale soggetto criminale dotato di una contemporanea sintesi di maturità e attualità per certi versi non dissimile dalla siciliana Cosa Nostra o dalla Camorra stanziata in Campania. Sul punto, la citata Commissione testualmente afferma: la ‘Ndrangheta fino ai primi anni Novanta non ha avuto momenti di direzione unitaria delle ‘ndrine. Ogni ‘ndrina era autonoma rispetto alle altre e aveva pieni poteri sul territorio. Ci furono a volte momenti di coordinamento e di federazione tra le singole cosche ed alleanze tra loro per la conduzione comune di affari. Ma se è stato possibile affermare che Cosa Nostra ha avuto una strategia politica, è difficile parlare di un’unica strategia politica di tutta la ‘Ndrangheta; la storia plurisecolare della ‘Ndrangheta è stata caratterizzata da un accentuato antistatalismo che affondava le sue radici in una critica allo Stato italiano nato dall’unificazione e che era considerato lontano ed ostile. Ciò ha prodotto nei primi anni del secondo dopoguerra un fenomeno particolare: l’incontro, in alcune zone della provincia di Reggio Calabria di gruppi di 107 “… Non era mai stata fatta sino ad oggi una relazione della Commissione antimafia che concentrasse l’attenzione su quella particolare associazione criminale che risponde al nome di ‘Ndrangheta, e che non è affatto riconducibile ad una mafia periferica e locale. E’ apparso alla Commissione non solo necessario, ma anche possibile, uscire dallo stereotipo duro a morire di un fenomeno tipico dell’arretratezza, di un’organizzazione rozza e arcaica, rinchiusa in Calabria o perfino solo in Aspromonte nella monocultura dei sequestri di persona. E ancora di più dallo stereotipo della strutturale e assoluta immutabilità della mafia calabrese. Oggi appare non solo necessario, ma anche possibile, bruciare il ritardo di conoscenza, di azione e di comprensione, eliminare il conseguente “status” di impunità di cui la ‘ndrangheta ha potuto godere e di cui ha fatto uso per rafforzare, estendere e riprodurre, a seguito di colpi subiti, ogni sua ramificazione e attività…” da: Relazione sullo stato della lotta alla criminalità organizzata in Calabria – Relatore Sen. Figurelli – doc. XXIII, n. 42, versione da web. (www.camera.it/ _bicamerali /antimafia/ xdocu.htm) in data 26 luglio 2000.
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criminale avente significativo rilievo al <strong>di</strong> fuori della Calabria<br />
ove, peraltro, non è presente in tutte le zone.<br />
Una recentissima rivisitazione <strong>di</strong> questi stereotipi, operata, tra gli<br />
altri, dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno della<br />
mafia calabrese 107 , ha tuttavia ribaltato i concetti precedentemente<br />
espressi, delineando per la ‘Ndrangheta una nuova fisionomia e nuovi<br />
connotati <strong>di</strong> pericolosità effettiva che non la relegano più al ruolo <strong>di</strong><br />
“parente povero” tra le mafie italiche, ma quale soggetto criminale<br />
dotato <strong>di</strong> una contemporanea sintesi <strong>di</strong> maturità e attualità per certi<br />
versi non <strong>di</strong>ssimile dalla siciliana Cosa Nostra o dalla Camorra<br />
stanziata in Campania.<br />
Sul punto, la citata Commissione testualmente afferma:<br />
la ‘Ndrangheta fino ai primi anni Novanta non ha avuto<br />
momenti <strong>di</strong> <strong>di</strong>rezione unitaria delle ‘ndrine. Ogni ‘ndrina era<br />
autonoma rispetto alle altre e aveva pieni poteri sul territorio.<br />
Ci furono a volte momenti <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>namento e <strong>di</strong> federazione<br />
tra le singole cosche ed alleanze tra loro per la conduzione<br />
comune <strong>di</strong> affari. Ma se è stato possibile affermare che Cosa<br />
Nostra ha avuto una strategia politica, è <strong>di</strong>fficile parlare <strong>di</strong><br />
un’unica strategia politica <strong>di</strong> tutta la ‘Ndrangheta;<br />
la storia plurisecolare della ‘Ndrangheta è stata caratterizzata<br />
da un accentuato antistatalismo che affondava le sue ra<strong>di</strong>ci in<br />
una critica allo Stato italiano nato dall’unificazione e che era<br />
considerato lontano ed ostile. Ciò ha prodotto nei primi anni<br />
del secondo dopoguerra un fenomeno particolare: l’incontro, in<br />
alcune zone della provincia <strong>di</strong> Reggio Calabria <strong>di</strong> gruppi <strong>di</strong><br />
107 “… Non era mai stata fatta sino ad oggi una relazione della Commissione antimafia che concentrasse<br />
l’attenzione su quella particolare associazione criminale che risponde al nome <strong>di</strong> ‘Ndrangheta, e che<br />
non è affatto riconducibile ad una mafia periferica e locale. E’ apparso alla Commissione non solo<br />
necessario, ma anche possibile, uscire dallo stereotipo duro a morire <strong>di</strong> un fenomeno tipico<br />
dell’arretratezza, <strong>di</strong> un’organizzazione rozza e arcaica, rinchiusa in Calabria o perfino solo in<br />
Aspromonte nella monocultura dei sequestri <strong>di</strong> persona. E ancora <strong>di</strong> più dallo stereotipo della<br />
strutturale e assoluta immutabilità della mafia calabrese. Oggi appare non solo necessario, ma anche<br />
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“status” <strong>di</strong> impunità <strong>di</strong> cui la ‘ndrangheta ha potuto godere e <strong>di</strong> cui ha fatto uso per rafforzare,<br />
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