Testi 08 - La criminalità organizzata di stampo mafioso - Movimento ...
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68 LA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA DI STAMPO MAFIOSO - EVOLUZIONE DEL FENOMENO E DEGLI STRUMENTI DI CONTRASTO l’emanazione delle sentenze di condanna per le stragi del ‘92 e la definitiva conferma del regime carcerario di cui all’articolo 41 bis dell’Ordinamento Penitenziario a carico dei boss detenuti, rimane ampia traccia nelle dichiarazioni sia dei pentiti sia degli inquirenti. Ciò premesso non bisogna tuttavia cadere nella facile ed erronea conclusiva deduzione di un indebolimento strutturale dei sodalizi. Poiché l’epoca attuale, caratterizzata dalla drastica riduzione di fenomeni eclatanti non rappresenta - come più volte sottolineato - l’abdicazione mafiosa e la fine del suo potere. Mentre sono in corso i tentativi di mediazione con lo Stato, la mafia rimane attenta a ciò che le succede intorno e si dimostra pronta a colpire con inesorabile e mirata precisione. A circa un anno dalle stragi del ‘92 un nuovo omicidio scuote le coscienze: non si tratta di un uomo politico caduto in disgrazia o che non si è prestato alle richieste mafiose, né si tratta di un giudice, di un investigatore o di un pentito, stavolta, a cadere sotto il fuoco di un killer di Cosa Nostra è un prete di frontiera, un baluardo della rinascente coscienza legalitaria. Si tratta di Don Pino Puglisi, parroco della chiesa di San Gaetano nel popoloso e degradato quartiere Brancaccio a Palermo 98 . L’episodio, di per sé grave in termini relativi, lo è ancora di più se osservato in un quadro di valori assoluti, valori, questi, cristallizzati sia negli antefatti sia negli effetti successivi. Si è parlato del ruolo di taluni appartenenti alla Chiesa siciliana che per convinzione o per altro motivo non si sono mai posti su un vero e condivisibile piedistallo. 98 Corte d’Assise di Palermo (processo padre Pugliesi bis), stralcio del dispositivo depositato il 14 aprile 1998, Est. Mirella Agliastro, Presidente Vincenzo Olivieri: “…In un territorio a prevalente sovranità mafiosa, una di queste isole di extra – territorialità era costituita dalla parrocchia di don Pino Pugliesi che, per adesioni e progettualità e per la vitalità manifestata, era diventata una enclave di valori cristiani, morali e civili che non lasciava indifferenti i maggiorenti della zona, i quali a un certo momento di questa sfiancante contrapposizione decisero di eliminare il prestigioso ed ingombrante capo spirituale per disperdere i frutti della sua opera e del suo apostolato e fare ripiombare il quartiere nella plumbea atmosfera di vassallaggio all’imperante potere mafioso. Ciò che doveva essere bloccato era il progetto che il parroco stava attuando di liberare le forze sane della società civile, favorendo un processo di avanzamento del fronte della legalità: detto fronte doveva essere spezzato, colpendo al cuore questo movimento, e l’attacco doveva essere condotto proprio nel cuore del quartiere di Brancaccio, dove indiscusso e inviolato dilagava il potere dei fratelli Graviano, indicati unanimemente come reggenti del mandamento, controllori incontrastati del territorio e di parte dell’apparato militare della mafia… Alle eloquenti deposizioni degli amici e collaboratori di padre Pugliesi si affiancano, esplicando altresì una funzione di riscontro, le indicazioni fornite da ex mafiosi e ex criminali che, scegliendo la via della collaborazione, hanno fornito importanti rivelazioni sulle condizioni di vita e le presenze mafiose nel quartiere di Brancaccio…”.
LA GEOGRAFIA MAFIOSA 69 Si è fatto così riferimento alle parole del Cardinale Ruffini che ha passato la sua vita sostenendo in ogni sede che la mafia fosse solo un’invenzione di chi voleva il male della Sicilia, si può citare il buon padre Frittitta 99 che celebrava messa nel covo del latitante e capo di Cosa Nostra Pietro Aglieri e che si difese davanti al G.I.P. sostenendo “di non fare differenza fra questo e quel peccatore”. L’antefatto è di portata straordinaria e terrorizzante per la mafia 100 . Don Pino Puglisi è un antesignano delle parole del Santo Padre e già da tempo svolge la sua opera pastorale a favore dei giovani per sottrarli dalla strada e dalla droga. Coraggioso baluardo di legalità rifiuterà tutte le facilitazioni dell’ambiente mafioso, sopporterà i disagi dell’isolamento, si scontrerà con la lentezza delle istituzioni. Verrà ucciso la sera del 15 settembre 1993, si dice, con il sorriso in volto 101 . Gli eventi successivi non sono purtroppo nello stesso segno dell’accorato e deciso appello del Pontefice che dovette risultare decisamente poco recepito se immediatamente dopo la morte di Padre Puglisi ben otto suoi confratelli sentirono il bisogno di rivolgersi direttamente al Santo Padre sollecitando una ennesima presa di posizione 102 . 99 Don Mario FRITTITTA, parroco del malfamato quartiere della Kalsa, è stato inizialmente condannato in data 30 ottobre 1998 a due anni e due mesi di reclusione e, successivamente, in data 5 novembre 1999, assolto dalla IV Sezione della Corte d’Appello di Palermo per “avere commesso il fatto nell’esercizio di un diritto”. 100 E’ il 9 maggio del 1993. Dal Santuario della Concordia nella Valle dei Templi in provincia di Agrigento il Santo Padre in persona affronta direttamente gli uomini d’onore con parole di fuoco “… Mafiosi, convertitevi. Un giorno verrà il giudizio di Dio e dovrete rendere conto delle vostre malefatte…Questo popolo talmente attaccato alla vita, un popolo che ama la vita, non può vivere sempre sotto la pressione della morte. Qui ci vuole la civiltà della vita. Nel nome di questo Cristo crocifisso e risorto, di questo Cristo che è vita e verità, io dico ai responsabili: convertitevi, per amore di Dio… Ecco, sia questo nome, Concordia, emblematico. Sia profetico e sia concordia in questa vostra terra. Concordia, senza assassinati, senza paura, senza minacce, senza vittime. Che sia concordia. Questa concordia, questa pace a cui aspira ogni popolo e ogni persona umana e ogni famiglia. Dopo tanto tempo, avete finalmente diritto a vivere nella pace. E questi che sono colpevoli di disturbare questa pace, questi che portano sulle coscienze tante vittime umane, devono capire che non possono uccidere tanti innocenti. Lo ha detto Dio: non uccidere. Non può l’uomo, qualsiasi aggregazione umana, la mafia, non può cambiare e calpestare questo diritto santissimo di Dio. E a voi fratelli dico: il male non vincerà”. 101 Per approfondimenti sulla vita e l’opera di Don Pino PUGLISI (detto 3P) si veda B. STANCANELLI, A testa alta. Don Giuseppe Puglisi: storia di un eroe solitario, Einaudi, Torino, 2003. 102 “…Santità, è appena trascorso un anno dalle stragi di Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Paolo Borsellino e degli agenti di scorta e di nuovo arriva un terribile delitto di mafia. Questa volta è stato ucciso un sacerdote. Giuseppe Puglisi era un parroco impegnato in un quartiere di Palermo piegato da mafia e degrado. Questo sacerdote, come tanti altri nella chiesa di Palermo, era uno che viveva il
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E DEGLI STRUMENTI DI CONTRASTO<br />
l’emanazione delle sentenze <strong>di</strong> condanna per le stragi del ‘92 e la<br />
definitiva conferma del regime carcerario <strong>di</strong> cui all’articolo 41 bis<br />
dell’Or<strong>di</strong>namento Penitenziario a carico dei boss detenuti, rimane<br />
ampia traccia nelle <strong>di</strong>chiarazioni sia dei pentiti sia degli inquirenti.<br />
Ciò premesso non bisogna tuttavia cadere nella facile ed erronea<br />
conclusiva deduzione <strong>di</strong> un indebolimento strutturale dei sodalizi.<br />
Poiché l’epoca attuale, caratterizzata dalla drastica riduzione <strong>di</strong><br />
fenomeni eclatanti non rappresenta - come più volte sottolineato -<br />
l’ab<strong>di</strong>cazione mafiosa e la fine del suo potere. Mentre sono in corso i<br />
tentativi <strong>di</strong> me<strong>di</strong>azione con lo Stato, la mafia rimane attenta a ciò che<br />
le succede intorno e si <strong>di</strong>mostra pronta a colpire con inesorabile e<br />
mirata precisione. A circa un anno dalle stragi del ‘92 un nuovo<br />
omici<strong>di</strong>o scuote le coscienze: non si tratta <strong>di</strong> un uomo politico caduto<br />
in <strong>di</strong>sgrazia o che non si è prestato alle richieste mafiose, né si tratta <strong>di</strong><br />
un giu<strong>di</strong>ce, <strong>di</strong> un investigatore o <strong>di</strong> un pentito, stavolta, a cadere sotto<br />
il fuoco <strong>di</strong> un killer <strong>di</strong> Cosa Nostra è un prete <strong>di</strong> frontiera, un baluardo<br />
della rinascente coscienza legalitaria.<br />
Si tratta <strong>di</strong> Don Pino Puglisi, parroco della chiesa <strong>di</strong> San Gaetano<br />
nel popoloso e degradato quartiere Brancaccio a Palermo 98 .<br />
L’episo<strong>di</strong>o, <strong>di</strong> per sé grave in termini relativi, lo è ancora <strong>di</strong> più se<br />
osservato in un quadro <strong>di</strong> valori assoluti, valori, questi, cristallizzati<br />
sia negli antefatti sia negli effetti successivi. Si è parlato del ruolo <strong>di</strong><br />
taluni appartenenti alla Chiesa siciliana che per convinzione o per<br />
altro motivo non si sono mai posti su un vero e con<strong>di</strong>visibile<br />
pie<strong>di</strong>stallo.<br />
98 Corte d’Assise <strong>di</strong> Palermo (processo padre Pugliesi bis), stralcio del <strong>di</strong>spositivo depositato il 14<br />
aprile 1998, Est. Mirella Agliastro, Presidente Vincenzo Olivieri: “…In un territorio a prevalente<br />
sovranità mafiosa, una <strong>di</strong> queste isole <strong>di</strong> extra – territorialità era costituita dalla parrocchia <strong>di</strong> don<br />
Pino Pugliesi che, per adesioni e progettualità e per la vitalità manifestata, era <strong>di</strong>ventata una enclave<br />
<strong>di</strong> valori cristiani, morali e civili che non lasciava in<strong>di</strong>fferenti i maggiorenti della zona, i quali a un<br />
certo momento <strong>di</strong> questa sfiancante contrapposizione decisero <strong>di</strong> eliminare il prestigioso ed<br />
ingombrante capo spirituale per <strong>di</strong>sperdere i frutti della sua opera e del suo apostolato e fare<br />
ripiombare il quartiere nella plumbea atmosfera <strong>di</strong> vassallaggio all’imperante potere <strong>mafioso</strong>. Ciò che<br />
doveva essere bloccato era il progetto che il parroco stava attuando <strong>di</strong> liberare le forze sane della<br />
società civile, favorendo un processo <strong>di</strong> avanzamento del fronte della legalità: detto fronte doveva<br />
essere spezzato, colpendo al cuore questo movimento, e l’attacco doveva essere condotto proprio nel<br />
cuore del quartiere <strong>di</strong> Brancaccio, dove in<strong>di</strong>scusso e inviolato <strong>di</strong>lagava il potere dei fratelli Graviano,<br />
in<strong>di</strong>cati unanimemente come reggenti del mandamento, controllori incontrastati del territorio e <strong>di</strong><br />
parte dell’apparato militare della mafia… Alle eloquenti deposizioni degli amici e collaboratori <strong>di</strong><br />
padre Pugliesi si affiancano, esplicando altresì una funzione <strong>di</strong> riscontro, le in<strong>di</strong>cazioni fornite da ex<br />
mafiosi e ex criminali che, scegliendo la via della collaborazione, hanno fornito importanti<br />
rivelazioni sulle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> vita e le presenze mafiose nel quartiere <strong>di</strong> Brancaccio…”.