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Testi 08 - La criminalità organizzata di stampo mafioso - Movimento ...

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54<br />

LA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA DI STAMPO MAFIOSO - EVOLUZIONE DEL FENOMENO<br />

E DEGLI STRUMENTI DI CONTRASTO<br />

Ha così inizio una guerra <strong>di</strong> mafia 79 che lascerà sul terreno<br />

centinaia <strong>di</strong> morti e segnerà la definitiva ascesa al potere dei<br />

corleonesi, ormai saldamente governati da Salvatore Riina 80 . Agli inizi<br />

degli anni Ottanta sono i padroni incontrastati della mafia siciliana.<br />

Gestiscono tutto, appalti pubblici e privati, prostituzione, estorsioni,<br />

taglieggiamenti, traffico <strong>di</strong> stupefacenti, contrabbando <strong>di</strong> tabacchi e <strong>di</strong><br />

armi. Gestiscono la cosa pubblica, hanno infiltrazione nel mondo della<br />

politica e della massoneria. <strong>La</strong> mafia perdente è decimata e i pochi che<br />

sono sopravvissuti alla mattanza sono scappati lontano dalla Sicilia.<br />

Ma tanta ferocia non porta bene ai corleonesi e prima ancora che se ne<br />

79 G. RUSSO SPENA, Peppino Impastato: anatomia <strong>di</strong> un depistaggio, E<strong>di</strong>tori Riuniti, Roma, 2001, pag.<br />

82 “...Sta qui, secondo Giovanni Falcone una delle ragioni della grande guerra <strong>di</strong> mafia esplosa negli<br />

anni Ottanta. Intervistato da M. Padovani spiega:” L’origine <strong>di</strong> tale guerra risale agli inizi degli anni<br />

Settanta, quando alcune famiglie realizzano vere e proprie fortune grazie al traffico <strong>di</strong> stupefacenti.<br />

Gaetano Badalamenti, all’epoca uno dei pochi boss in libertà, getta le basi del commercio con gli<br />

Stati Uniti, in particolare con Detroit, dove ha la sua testa <strong>di</strong> ponte. Salvatore Riina, il “corleonese”,<br />

se ne accorge nel corso <strong>di</strong> una conversazione con Domenico Coppola, residente negli Stati Uniti, da<br />

lui convocato appositamente in Sicilia. Ecco gettati i presupposti per lo scatenamento della guerra <strong>di</strong><br />

mafia”.<br />

Per l’opera completa e altre considerazioni si veda dello stesso autore la Relazione sul caso<br />

Impastato,<br />

da: Commissione Parlamentare <strong>di</strong> Inchiesta sul fenomeno della mafia e delle altre associazioni<br />

criminali similari, Doc. XXIII, n. 50 presentato in data 6 <strong>di</strong>cembre 2000.<br />

T. BUSCETTA, intervista <strong>di</strong> S. LODATO, <strong>La</strong> mafia ha vinto, Mondadori, Milano 1999, pag. 101<br />

“...Anche Buscetta, che conosceva molto bene sia Badalamenti che Leggio e Riina, sottolinea la<br />

<strong>di</strong>sparità delle con<strong>di</strong>zioni economiche esistenti tra loro: “ Badalamenti li ha mantenuti per anni,<br />

perché i corleonesi erano dei pezzenti morti <strong>di</strong> fame. Se ne prese cura, gli trovava le case per dormire<br />

durante le latitanze, il sostegno economico”“.<br />

P. ARLACCHI, Gli uomini del <strong>di</strong>sonore. <strong>La</strong> mafia siciliana nella vita del grande pentito Antonino<br />

Calderone, Mondadori, Milano 1990, pag. 115 e 363 spiega:”...Antonino Calderone ha raccontato il<br />

risentimento <strong>di</strong> Luciano Leggio, con<strong>di</strong>viso dagli altri corleonesi, nei confronti <strong>di</strong> Badalamenti:<br />

“L’accusa rivolta a Badalamenti era <strong>di</strong> essersi arricchito con la droga nel momento in cui molte<br />

famiglie si trovavano in serie <strong>di</strong>fficoltà finanziarie e molti uomini d’onore erano quasi alla fame e<br />

che, tra l’altro il Badalamenti avrebbe iniziato da solo il commercio <strong>di</strong> stupefacenti all’insaputa degli<br />

altri capi mafia che versavano in gravi <strong>di</strong>fficoltà economiche...”.<br />

80 S. LUPO, Storia della mafia, Donzelli e<strong>di</strong>tore, Roma, 2004, pagg. 270, 271 e segg. propone una<br />

<strong>di</strong>versa ricostruzione delle motivazioni scatenanti la prima guerra <strong>di</strong> mafia per come esposte dai<br />

pentiti Buscetta e Calderone, sostenendo che: “... Tutto comincerebbe da un grosso affare <strong>di</strong> droga<br />

organizzato da Cesare Manzella, italo - americano <strong>di</strong> Cinisi, con la partecipazione dei Greco e <strong>di</strong> un<br />

gruppo <strong>di</strong> finanziatori <strong>di</strong> cui fanno parte anche i <strong>La</strong> Barbera. A gestire materialmente la transazione<br />

quale fiduciario <strong>di</strong> Manzella e soci è Calcedonio Di Pisa, il quale però consegna agli interessati una<br />

cifra inferiore al previsto “<strong>di</strong> parecchi milioni <strong>di</strong> lire”, asserendo che qualcuno degli acquirenti<br />

americani lo ha truffato. I <strong>La</strong> Barbera prendono informazioni in America e concludono che è stato<br />

invece Di Pisa a intascare la somma, ma la Commissione presso cui si svolge l’istruttoria conclude<br />

altrimenti e manda assolto l’imputato. <strong>La</strong> decisione non placa i <strong>La</strong> Barbera, i quali decidono <strong>di</strong> agire<br />

personalmente contro Di Pisa e contro Manzella, che cadono entrambi, provocando la mici<strong>di</strong>ale<br />

reazione dei Greco, una serie <strong>di</strong> azioni e rappresaglie con il risultato finale della rovina dei <strong>La</strong><br />

Barbera e dello scioglimento della famiglia <strong>di</strong> Palermo Centro...”.

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