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Testi 08 - La criminalità organizzata di stampo mafioso - Movimento ...

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52<br />

LA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA DI STAMPO MAFIOSO - EVOLUZIONE DEL FENOMENO<br />

E DEGLI STRUMENTI DI CONTRASTO<br />

A partire dai primi anni ‘70 76 invece la cosa cambia ra<strong>di</strong>calmente,<br />

le famiglie mafiose entrano nel grande giro degli stupefacenti e questo<br />

determina quasi imme<strong>di</strong>atamente il sorgere della necessità del<br />

reinvestimento dei proventi illeciti ed una elevata conflittualità 77 . Una<br />

nuova epocale trasformazione, nell’ottica della continuità<br />

Gattopar<strong>di</strong>ana (tutto cambi purché niente cambi), si profila per la<br />

mafia siciliana. E’ la fine della vecchia mafia e dell’avvio della fase <strong>di</strong><br />

contrapposizione frontale con lo Stato, del periodo delle stragi e delle<br />

guerre <strong>di</strong> mafia. Insomma, l’epoca, dell’ascesa dei “Corleonesi”.<br />

76 In questo periodo “Le alleanze orizzontali fra uomini d’onore <strong>di</strong> <strong>di</strong>verse famiglie e <strong>di</strong> <strong>di</strong>verse<br />

province hanno favorito il processo, già in atto da tempo, <strong>di</strong> gerarchizzazione <strong>di</strong> Cosa Nostra ed al<br />

contempo, indebolendo la rigida struttura <strong>di</strong> base, hanno alimentato mire egemoniche. Infatti, nei<br />

primi anni Settanta per assicurare un migliore controllo dell’organizzazione, veniva costituito un<br />

nuovo organismo verticale, “la commissione” regionale, composta dai capi delle province mafiose<br />

siciliane col compito <strong>di</strong> stabilire regole <strong>di</strong> condotta e applicare sanzioni negli affari concernenti Cosa<br />

Nostra nel suo complesso. Ma le fughe in avanti <strong>di</strong> taluni non erano state inizialmente controllate.<br />

Esplode così nel 1978 una violenta contesa culminata negli anni ‘81 e ‘82. Due opposte fazioni si<br />

affrontano in uno scontro <strong>di</strong> una ferocia senza precedenti che investiva tutte le strutture <strong>di</strong> Cosa<br />

Nostra, causando centinaia <strong>di</strong> morti. I gruppi avversari aggregavano uomini d’onore delle più varie<br />

famiglie spinti dall’interesse personale – a <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> quanto accadeva nella prima guerra <strong>di</strong> mafia<br />

caratterizzata nello scontro tra famiglie – e ciò a <strong>di</strong>mostrazione del superamento della<br />

compartimentazione in famiglie. <strong>La</strong> sanguinosa contesa non ha determinato – come ingenuamente si<br />

prevedeva – un indebolimento complessivo <strong>di</strong> Cosa Nostra ma, al contrario, un rafforzamento ed un<br />

rinsaldamento delle strutture mafiose, che, depurate degli elementi più deboli ( eliminati nel<br />

conflitto), si ricompattavano sotto il dominio <strong>di</strong> un gruppo egemone accentuando al massimo la<br />

segretezza ed il verticismo.<br />

da: L’Unità, 31 maggio 1992, cit.<br />

Il contesto criminale espresso da Cosa Nostra trovò riscontro anche nella percezione del Governo<br />

che, <strong>di</strong>fatti, ed in controtendenza con quanto fino ad allora ritenuto, osservò che le vicende connesse<br />

alla guerra <strong>di</strong> mafia in corso costituiva fenomeno in grado <strong>di</strong> incidere negativamente la stessa<br />

sicurezza nazionale, specie laddove aggressive dell’incolumità <strong>di</strong> politici e rappresentanti delle forze<br />

dell’or<strong>di</strong>ne. A tal proposito nelle relazioni dell’epoca si rilevò che: “Le numerose, in<strong>di</strong>scriminate<br />

esecuzioni hanno profondamente allarmato l’opinione pubblica, finora adusa a considerare il<br />

fenomeno <strong>mafioso</strong>, pur nella sua particolare pericolosità sociale, come un fatto a sé stante, quasi<br />

circoscritto in un’area <strong>di</strong> specifica gravitazione e non così ampiamente <strong>di</strong>ffuso e articolato, come oggi<br />

si presenta, con settori <strong>di</strong> interesse e <strong>di</strong> influenza ra<strong>di</strong>cati nei più <strong>di</strong>sparati campi della vita del Paese”.<br />

da: Presidenza del Consiglio dei Ministri – Relazione sulla politica informativa e della sicurezza,<br />

semestre 22 maggio 1980 – 22 novembre 1980.<br />

Presidenza del Consiglio dei Ministri – Relazione sulla politica informativa e della sicurezza,<br />

semestre 23 novembre 1981 – 22 magio 1982.<br />

77 Per l’approfon<strong>di</strong>mento dei profili “professionali” dei singoli capi si veda G. LI CAUSI in “I boss<br />

della mafia”, E<strong>di</strong>tori Riuniti, Roma, 1971 pag. 272. Il volume riproduce gli atti della Commissione<br />

antimafia relativi alla biografia dei singoli mafiosi: Giuseppe Genco Russo, Michele Navarra,<br />

Luciano Leggio, clan dei Greco, i fratelli <strong>La</strong> Barbera, Tommaso Buscetta, Rosario Mancino, Mariano<br />

Licari, Salvatore Zizzo, Vincenzo Di Carlo. Più recentemente G.C. MARINO, I Padrini, Newton &<br />

Compton, Roma, 2002.<br />

Per una complessiva valutazione del fenomeno <strong>mafioso</strong> dal secondo dopoguerra agli anni Settanta si<br />

veda anche la Relazione conclusiva della “Commissione parlamentare <strong>di</strong> inchiesta su fenomeno della<br />

mafia in Sicilia, V legislatura, doc. XXIII, n. 2-quater, ed anche la Relazione riguardante casi <strong>di</strong><br />

singoli mafiosi, entrambe in data 2 luglio 1971.

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