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Testi 08 - La criminalità organizzata di stampo mafioso - Movimento ...

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LA GEOGRAFIA MAFIOSA 51<br />

<strong>La</strong> fonte principale dei proventi <strong>di</strong> Cosa Nostra è ancora il<br />

contrabbando e pochi sono gli utili da reinvestire 75 .<br />

75 Nel corso degli anni ‘50, con l’avvio dell’integrazione europea, si ha un mutamento dell’assetto<br />

socio-economico nazionale e meri<strong>di</strong>onale, che porterà al cosiddetto boom economico, alla massiccia<br />

emigrazione dalle campagne meri<strong>di</strong>onali (4 milioni in 20 anni), alla terziarizzazione <strong>di</strong> tipo<br />

parassitario del Mezzogiorno e della Sicilia. In questa fase non avviene tanto un trasferimento dei<br />

gruppi mafiosi dalle campagne nella città (anche nella fase agraria la “capitale della mafia” è<br />

Palermo, per il suo ruolo <strong>di</strong> centro politico-amministrativo), quanto un inserimento dei gruppi<br />

mafiosi nella nuova realtà, segnata dalla centralità della spesa pubblica e dall’espansione della forma<br />

urbana. L’aspetto più interessante in questa fase è l’ingresso dei mafiosi in attività impren<strong>di</strong>toriali, in<br />

prima persona o in rapporto con altri impren<strong>di</strong>tori. Come abbiamo documentato nella ricerca sulle<br />

imprese, un ruolo fondamentale nella nascita del <strong>mafioso</strong>-impren<strong>di</strong>tore ha il denaro pubblico, sotto<br />

forma <strong>di</strong> appalti <strong>di</strong> opere pubbliche o <strong>di</strong> finanziamenti erogati da istituti <strong>di</strong> cre<strong>di</strong>to. Cioè l’impresa<br />

mafiosa nasce come borghesia <strong>di</strong> Stato, intendendo per tale gli strati me<strong>di</strong>o-alti che si formano e<br />

assumono un ruolo <strong>di</strong>rigente con la costituzione della regione a statuto speciale in Sicilia (1946) e<br />

della Cassa per il Mezzogiorno (1950). Le funzioni della mafia urbano-impren<strong>di</strong>toriale sono le<br />

seguenti: gestione <strong>di</strong> attività impren<strong>di</strong>toriali soprattutto nel settore e<strong>di</strong>lizio, ma ancora con un ruolo <strong>di</strong><br />

“parente povero” e <strong>di</strong> interme<strong>di</strong>azione tra proprietari <strong>di</strong> aree e imprese esterne (il sacco e<strong>di</strong>lizio <strong>di</strong><br />

Palermo vede in primo piano imprese non siciliane, tra cui la Società Immobiliare con capitale<br />

vaticano), controllo sui mercati alimentari, sull’assunzione negli enti locali, sul cre<strong>di</strong>to. Svolgendo<br />

tali funzioni la borghesia mafiosa assume sempre <strong>di</strong> più un ruolo egemone a livello locale. Le fonti <strong>di</strong><br />

accumulazione illegali in questa fase, insieme alle vecchie (per esempio, le tangenti, che si spostano<br />

sempre più sulle attività economiche urbane), vedono lo svilupparsi <strong>di</strong> traffici internazionali,<br />

soprattutto il contrabbando <strong>di</strong> sigarette, che farà da battistrada al traffico <strong>di</strong> droga. Per avere un’idea<br />

della consistenza <strong>di</strong> tale fonte, riportiamo un dato contenuto nella Relazione della Commissione<br />

antimafia del 1976: il contrabbando <strong>di</strong> tabacchi fruttava 120.000 miliar<strong>di</strong> l’anno, <strong>di</strong> cui il 70% va alle<br />

organizzazioni mafiose. Per gestire tale attività i gruppi mafiosi, strutturati in famiglie, danno vita a<br />

un’organizzazione unitaria interfamilistica che in seguito sarà utilizzata per il traffico <strong>di</strong> stupefacenti.<br />

In questi anni la mafia si <strong>di</strong>ffonde a livello nazionale almeno come “<strong>di</strong>sseminazione delle presenze”,<br />

nel senso che l’istituto del soggiorno obbligato porta capimafia e gregari in tutto il territorio<br />

nazionale, spesso nelle vicinanze <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> centri. Il ruolo egemone a livello regionale e la <strong>di</strong>ffusione<br />

sul territorio nazionale danno un’immagine che non coincide con quella che si è avallata <strong>di</strong> una<br />

“mafia in crisi”. Tale tesi sopravvaluta la risposta dello Stato alla strage <strong>di</strong> Ciaculli del 30 giugno<br />

1963. Né l’istituzione della Commissione parlamentare d’inchiesta, né i processi celebrati contro i<br />

mafiosi ebbero risultati incisivi: la prima ebbe un ruolo significativo solo per la raccolta della<br />

documentazione, i secon<strong>di</strong> si risolsero in una conferma dell’impunità. Ma l’evento decisivo che gioca<br />

a favore dei gruppi mafiosi è la fine dell’antagonismo sociale nelle campagne, con la <strong>di</strong>ssoluzione del<br />

movimento conta<strong>di</strong>no, senza che si abbia la formazione <strong>di</strong> un equivalente nelle città, con il risultato<br />

<strong>di</strong> un indebolimento complessivo delle forze <strong>di</strong> opposizione.<br />

da:<br />

U. SANTINO, Per una storia sociale della mafia, in A. CAVADI, A scuola <strong>di</strong> antimafia, Centro<br />

Impastato, Palermo 1994, pp. 36-47.<br />

U. SANTINO, Crimine transnazionale e capitalismo globale, in S. VACCARO, Il pianeta unico.<br />

Processi <strong>di</strong> globalizzazione, Elèuthera, Roma, 1999, pp. 163-183.

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