Testi 08 - La criminalità organizzata di stampo mafioso - Movimento ...

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50 LA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA DI STAMPO MAFIOSO - EVOLUZIONE DEL FENOMENO E DEGLI STRUMENTI DI CONTRASTO tattico” poi con l’attacco al movimento contadino culminato con la strage di Portella della Ginestra del 1° maggio 1947, che segue alla vittoria, la prima e l’ultima, delle sinistre alle elezioni regionali siciliane, e precede l’estromissione delle sinistre dal governo nazionale e il varo del centrismo, con l’affermazione delle forze conservatrici nello scontro elettorale del 18 aprile 1948 73 . La vicenda di Portella della Ginestra tuttavia non è che un episodio di un percorso ben più intricato iniziato molto tempo prima. A compierla è Salvatore Giuliano, il Re di Montelepre, che da piccolo contrabbandiere ed assassino di carabinieri assurge a ruolo di portabandiera del separatismo. Giuliano fa comodo a tutti: fa comodo alle forze politiche democratiche perché si costituisce quale oppositore del nascente “pericolo comunista”; fa comodo alla mafia perché potendolo gestire ha in mano una formidabile carta di contrattazione politica, anche a prezzo dell’aumento della vigilanza repressiva sul territorio; fa comodo ai sostenitori del separatismo almeno fino a quando il movimento non si sgonfierà naturalmente. Nel caso Giuliano, come in tanti altri che seguiranno, non vi è una sola chiave di lettura e non vi è chiarezza di fondo a partire dall’individuazione di chi materialmente eseguì il delitto 74 . Comunque sia andata, sta di fatto che il ribelle, esaurita la sua funzione, viene assassinato in circostanze anch’esse invero poco chiare. Con la morte di Giuliano e la fissazione di un patto di coabitazione tra la mafia e lo Stato si chiude un’era e se ne apre un’altra. Alle soglie degli anni ‘50, sulla scorta dei copiosi finanziamenti pervenuti nell’isola per procedere alla ricostruzione post bellica, si apre una nuova pagina per la mafia. La mafia comincia a diventare imprenditrice, a controllare appalti, cantieri. Si tratta, tuttavia, ancora di una fase di presa di contatto con il mondo economico imprenditoriale. Non si va oltre l’estorsione o il taglieggiamento. 73 U. SANTINO, Storia della mafia tra continuità e trasformazione, rapporto del Centro Impastato di Palermo. 74 Una leggenda popolare tramandata a voce riferisce il seguente adagio “ Giuliano, tradito da Pisciotta e ucciso da “tre dita” perché anche per sparare alle spalle ci vogliono le palle”. “Tre dita” è il soprannome di Luciano Leggio (ribattezzato per un errore di trascrizione in Liggio), killer di punta della famiglia di Corleone.

LA GEOGRAFIA MAFIOSA 51 La fonte principale dei proventi di Cosa Nostra è ancora il contrabbando e pochi sono gli utili da reinvestire 75 . 75 Nel corso degli anni ‘50, con l’avvio dell’integrazione europea, si ha un mutamento dell’assetto socio-economico nazionale e meridionale, che porterà al cosiddetto boom economico, alla massiccia emigrazione dalle campagne meridionali (4 milioni in 20 anni), alla terziarizzazione di tipo parassitario del Mezzogiorno e della Sicilia. In questa fase non avviene tanto un trasferimento dei gruppi mafiosi dalle campagne nella città (anche nella fase agraria la “capitale della mafia” è Palermo, per il suo ruolo di centro politico-amministrativo), quanto un inserimento dei gruppi mafiosi nella nuova realtà, segnata dalla centralità della spesa pubblica e dall’espansione della forma urbana. L’aspetto più interessante in questa fase è l’ingresso dei mafiosi in attività imprenditoriali, in prima persona o in rapporto con altri imprenditori. Come abbiamo documentato nella ricerca sulle imprese, un ruolo fondamentale nella nascita del mafioso-imprenditore ha il denaro pubblico, sotto forma di appalti di opere pubbliche o di finanziamenti erogati da istituti di credito. Cioè l’impresa mafiosa nasce come borghesia di Stato, intendendo per tale gli strati medio-alti che si formano e assumono un ruolo dirigente con la costituzione della regione a statuto speciale in Sicilia (1946) e della Cassa per il Mezzogiorno (1950). Le funzioni della mafia urbano-imprenditoriale sono le seguenti: gestione di attività imprenditoriali soprattutto nel settore edilizio, ma ancora con un ruolo di “parente povero” e di intermediazione tra proprietari di aree e imprese esterne (il sacco edilizio di Palermo vede in primo piano imprese non siciliane, tra cui la Società Immobiliare con capitale vaticano), controllo sui mercati alimentari, sull’assunzione negli enti locali, sul credito. Svolgendo tali funzioni la borghesia mafiosa assume sempre di più un ruolo egemone a livello locale. Le fonti di accumulazione illegali in questa fase, insieme alle vecchie (per esempio, le tangenti, che si spostano sempre più sulle attività economiche urbane), vedono lo svilupparsi di traffici internazionali, soprattutto il contrabbando di sigarette, che farà da battistrada al traffico di droga. Per avere un’idea della consistenza di tale fonte, riportiamo un dato contenuto nella Relazione della Commissione antimafia del 1976: il contrabbando di tabacchi fruttava 120.000 miliardi l’anno, di cui il 70% va alle organizzazioni mafiose. Per gestire tale attività i gruppi mafiosi, strutturati in famiglie, danno vita a un’organizzazione unitaria interfamilistica che in seguito sarà utilizzata per il traffico di stupefacenti. In questi anni la mafia si diffonde a livello nazionale almeno come “disseminazione delle presenze”, nel senso che l’istituto del soggiorno obbligato porta capimafia e gregari in tutto il territorio nazionale, spesso nelle vicinanze di grandi centri. Il ruolo egemone a livello regionale e la diffusione sul territorio nazionale danno un’immagine che non coincide con quella che si è avallata di una “mafia in crisi”. Tale tesi sopravvaluta la risposta dello Stato alla strage di Ciaculli del 30 giugno 1963. Né l’istituzione della Commissione parlamentare d’inchiesta, né i processi celebrati contro i mafiosi ebbero risultati incisivi: la prima ebbe un ruolo significativo solo per la raccolta della documentazione, i secondi si risolsero in una conferma dell’impunità. Ma l’evento decisivo che gioca a favore dei gruppi mafiosi è la fine dell’antagonismo sociale nelle campagne, con la dissoluzione del movimento contadino, senza che si abbia la formazione di un equivalente nelle città, con il risultato di un indebolimento complessivo delle forze di opposizione. da: U. SANTINO, Per una storia sociale della mafia, in A. CAVADI, A scuola di antimafia, Centro Impastato, Palermo 1994, pp. 36-47. U. SANTINO, Crimine transnazionale e capitalismo globale, in S. VACCARO, Il pianeta unico. Processi di globalizzazione, Elèuthera, Roma, 1999, pp. 163-183.

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tattico” poi con l’attacco al movimento conta<strong>di</strong>no culminato con la<br />

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vittoria, la prima e l’ultima, delle sinistre alle elezioni regionali<br />

siciliane, e precede l’estromissione delle sinistre dal governo<br />

nazionale e il varo del centrismo, con l’affermazione delle forze<br />

conservatrici nello scontro elettorale del 18 aprile 1948 73 .<br />

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contrabban<strong>di</strong>ere ed assassino <strong>di</strong> carabinieri assurge a ruolo <strong>di</strong><br />

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alle forze politiche democratiche perché si costituisce quale oppositore<br />

del nascente “pericolo comunista”; fa comodo alla mafia perché<br />

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politica, anche a prezzo dell’aumento della vigilanza repressiva sul<br />

territorio; fa comodo ai sostenitori del separatismo almeno fino a<br />

quando il movimento non si sgonfierà naturalmente. Nel caso<br />

Giuliano, come in tanti altri che seguiranno, non vi è una sola chiave<br />

<strong>di</strong> lettura e non vi è chiarezza <strong>di</strong> fondo a partire dall’in<strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong><br />

chi materialmente eseguì il delitto 74 . Comunque sia andata, sta <strong>di</strong> fatto<br />

che il ribelle, esaurita la sua funzione, viene assassinato in circostanze<br />

anch’esse invero poco chiare. Con la morte <strong>di</strong> Giuliano e la fissazione<br />

<strong>di</strong> un patto <strong>di</strong> coabitazione tra la mafia e lo Stato si chiude un’era e se<br />

ne apre un’altra. Alle soglie degli anni ‘50, sulla scorta dei copiosi<br />

finanziamenti pervenuti nell’isola per procedere alla ricostruzione post<br />

bellica, si apre una nuova pagina per la mafia. <strong>La</strong> mafia comincia a<br />

<strong>di</strong>ventare impren<strong>di</strong>trice, a controllare appalti, cantieri. Si tratta,<br />

tuttavia, ancora <strong>di</strong> una fase <strong>di</strong> presa <strong>di</strong> contatto con il mondo<br />

economico impren<strong>di</strong>toriale. Non si va oltre l’estorsione o il<br />

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U. SANTINO, Storia della mafia tra continuità e trasformazione, rapporto del Centro Impastato <strong>di</strong><br />

Palermo.<br />

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Una leggenda popolare tramandata a voce riferisce il seguente adagio “ Giuliano, tra<strong>di</strong>to da Pisciotta<br />

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