Testi 08 - La criminalità organizzata di stampo mafioso - Movimento ...
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48 LA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA DI STAMPO MAFIOSO - EVOLUZIONE DEL FENOMENO E DEGLI STRUMENTI DI CONTRASTO Nell’Europa sconvolta dalla proliferazione di regimi dittatoriali e dalla guerra, la Sicilia assume un ruolo fondamentale verso la fine del 1943. La predisposizione dell’invasione alleata rappresenta l’apertura dell’ennesimo fronte e l’inizio della capitolazione del fascismo italiano e del nazismo tedesco. Gli americani lo sanno e sanno anche che non possono sbagliare, devono occuparla nel più breve tempo possibile e con il minimo della resistenza accettabile. Il Comando alleato ha bisogno di informazioni attendibili, e di adeguate coperture per gli agenti infiltrati. La missione viene affidata ad una unità specializzate in questo genere di attività: l’O.S.S. e il Naval Intelligence Service, che hanno già unità attive in Italia fin dal 1942. In cerca di soluzioni si rispolverano vecchie conoscenze e ci si appoggia agli emergenti di quell’ondata migratoria che ha visto spostarsi dalla Sicilia verso l’America non meno di quattro milioni di italiani nel corso del ventennio precedente. Il fatto che poi questi pochi emergenti siano mafiosi poco importa. E’ così la volta di Salvatore Lucania, ribattezzato negli “States” col nome ben più altisonante di “Lucky” Luciano 70 , indiscusso boss della mafia di New York e temporaneamente ospite delle carceri a far leva sul senso di orgoglio e di ribellione all’ingiustizia che era all’origine della mafia nella sua accezione originaria. L’orgoglio e la ribellione all’ingiustizia seppe spostarli a favore dello Stato, superando la credenza popolare che faceva dello “sbirro” un traditore e dell’omertà un segno d’onore. Il fascismo e Mori sapevano che per liberare la Sicilia dalla mafia al di là di una battaglia attuale e momentanea si doveva operare una graduale bonifica, sapevano che ad un’azione nel breve tempo, per poter giungere a risultati definitivi, ne andava abbinata un’altra nel lungo periodo. Promise ciò il fascismo, ma il più delle volte non mantenne questo secondo impegno. Forse se Mori fosse rimasto in Sicilia più a lungo, o se avesse avuto un continuatore che come lui avesse “sentito” il problema della mafia per un tempo tale che quella generazione di vecchi mafiosi si fosse estinta per morte naturale, vale a dire con la scomparsa fisica dei suoi maggiori esponenti, la mafia nelle sue manifestazioni più tipiche, nei suoi uomini più rappresentativi, sarebbe effettivamente scomparsa dalla Sicilia. Di fatto con la caduta del fascismo e l’arrivo degli americani, guidati da Charles Poletti il risveglio della mafia, tramortita, ma non debellata, fu immediata…”. 70 A. CARUSO, Da cosa nasce cosa, pag. 41. Nel 1942 Lucky Luciano è un uomo finito. Il procuratore distrettuale di New York, Dewey, è riuscito a chiuderlo in galera e a buttare via la chiave. (...) Si è conclusa la favola americana del bambino giunto dal centro della Sicilia, da Lercara Freddi, e cresciuto sui marciapiedi dell’East River. La legge di Luciano era stata la violenza, gli unici studi che aveva fatto li aveva dedicati alla legge del più forte. Si è laureato alla corte di Al Capone. A 35 anni Luciano comanda su mezza New York, incarnava l’aspirazione di Cosa Nostra a diventare moderna e importante, aperta alla politica e alle scommesse sul futuro. I quattrini di Luciano e dei suoi amici serviranno sia all’elezione di Roosevelt sia a trasformare il deserto del Nevada in una mecca del gioco d’azzardo.
LA GEOGRAFIA MAFIOSA 49 americane (ne dovrebbe avere per trenta anni con la prospettiva di prendersene altrettanti per omicidio). Il rapporto di collaborazione richiesto a Lucky Luciano è molto semplice: scongiurare possibili azioni in danno delle unità militari alla fonda nel porto di New York ad opera di guastatori tedeschi imbarcati su sommergibili e stabilire una connessione tra gli uomini intelligence americani e la mafia siciliana. Per nessuna delle due richieste il boss risulta impreparato, da anni gestisce il “fronte del porto” ed ha i contatti giusti in Sicilia. In cambio di ciò, e con il beneplacito del procuratore di New York otterrà, in prima battuta, un trattamento penitenziario adeguato alla sua “patriottica collaborazione”, in via sussidiaria, l’assicurazione che sarà espulso dagli Stati Uniti come indesiderabile, con ciò annullando, di fatto, le sue pendenze giudiziarie 71 . Sotto questi auspici si pianifica, organizza ed esegue l’operazione Husky. Ma il rapporto di collaborazione tra i cugini americani non si esaurisce con la sola occupazione del territorio. Esauritosi il ruolo di Lucky Luciano entrano in scena altri maggiorenti, stavolta siciliani. Il Governatore militare della Sicilia, il Colonnello Charles Poletti, ha anch’egli una necessità, il governo del territorio e la garanzia di mantenere in piena efficienza le linee di rifornimento logistico per le truppe impegnate nell’avanzata verso Nord. Per necessità o per scelta (questo non è mai stato chiarito ed anzi smentito dallo stesso Poletti 72 che però farà la stessa scelta alcuni mesi dopo a Napoli), tale funzione viene delegata ai neorisorti maggiorenti siciliani, ai quali viene affidato formalmente il controllo di taluni Enti locali. Dalla fine della guerra ai primi anni ‘50 si assiste così ad una rilegittimazione dei gruppi mafiosi, la loro collaborazione con le forze alleate e l’assunzione diretta del potere negli enti locali, l’ipoteca sugli assetti futuri, prima con la scelta del separatismo come “arroccamento 71 Sarà coattivamente rimpatriato come indesiderabile nel 1946. Si tratta di un atto dovuto non avendo mai Lucky Luciano preso la cittadinanza americana. Stabilitosi inizialmente a Napoli parteciperà nel 1957 al “summit” di Cuba. In quella sede traccerà le linee giuda del moderno traffico di stupefacenti: produzione sempre più ad oriente, raffinazione ad opera dei marsigliesi e raffinerie anche in Sicilia. Sua è l’idea di impiantare fabbriche di confetti e di scatolame in genere al cui interno per anni viaggerà indisturbata la droga raffinata in Sicilia. Il ruolo centrale di Cosa Nostra siciliana nel traffico mondiale di stupefacenti sarà confermato da Buscetta che traccerà le vie del narcotraffico dalla Sicilia al Nord America passando per il Venezuela, territorio della famiglia Cuntrera – Caruana. 72 C. POLETTI cfr. testo dell’intervista concessa a G. PUGLISI in AA:VV., I protagonisti. Gli anni difficili dell’autonomia, Edizioni Università degli Studi Palermo, 1993.
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Dalla fine della guerra ai primi anni ‘50 si assiste così ad una<br />
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