Testi 08 - La criminalità organizzata di stampo mafioso - Movimento ...

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288 LA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA DI STAMPO MAFIOSO - EVOLUZIONE DEL FENOMENO E DEGLI STRUMENTI DI CONTRASTO delinquenziali più rischiose ovvero di maggiore esposizione (prostituzione, traffico e spaccio di stupefacenti, contrabbando), mantenendo per sé quelle di più elevato spessore economico-finanziario (ad esempio, riciclaggio, impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita, gioco d’azzardo, investimenti mobiliari ed immobiliari); nel Nord le tradizionali organizzazioni di tipo mafioso operano nel settore del riciclaggio, degli appalti per l’esecuzione di opere pubbliche e nel traffico internazionale di sostanze stupefacenti. 314 L’aspetto di distribuzione geografica sopra evidenziato, posto in rapporto con profili di indagine “politica” sembra dimostrare che le mafie non rappresentano solo un problema di carattere criminale ma un vulnus per la vita democratica del nostro Paese 315 . La capacità delle mafie di insidiare la vita democratica di un Paese risiede nella connessione con gli altri poteri, attraverso la quale si raggiunge, col tempo, una massiccia penetrazione nel tessuto sociale 316 . La ricerca del consenso sociale continua anche nel presente periodo a costituire, quindi, uno dei primi elementi che caratterizza e 314 DIA – primo semestre 2003 315 La storia del nostro Paese vede una democrazia costantemente ferita dal persistente attacco dei poteri mafiosi che non hanno mai mancato di far sentire la loro presenza. La nostra vita democratica, infatti, accanto alla straordinaria crescita dei diritti e delle forme di partecipazione, registra zone d’ombra dentro cui hanno trovato spazio diversi poteri occulti, tra cui quelli mafiosi. Ancora oggi, ad esempio, abbiamo bisogno di ricostruire pienamente cosa avvenne nel periodo delle stragi per approfondire le ragioni che indussero la mafia a prendere in considerazione obiettivi mai attaccati prima. È una questione aperta, che solo un lavoro serio potrà chiarire, naturalmente in un clima politico compatto e deciso a fare seriamente i conti con la mafia. da: Relazione conclusiva dell’attività della Commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno della mafia e delle altre associazioni criminali similari nella XXIII legislatura doc. XXIII n. 57, pag. 110. 316 “la criminalità trasnazionale in Europa, dotata di una tecnologia avanzata, è indiscutibilmente inquietante, ma non perché sfidi le istituzioni, la legge, lo Stato; se fosse solo questo, sarebbe sufficiente per domarla il rafforzamento dell’azione repressiva della società democratica, della magistratura, delle sue leggi e della sua polizia. In realtà il pericolo mortale della criminalità organizzata è un altro: con la lusinga del guadagno rapido, con la corruzione endemica, la minaccia fisica e il ricatto essa indebolisce la volontà dei cittadini. Le conseguenze sono inevitabili: una società che non ha più fiducia nei propri dirigenti e la cui armonia non obbedisce più a volontà singole e libere è una società condannata; nessuno Stato, nessuna legge e nessuna forza repressiva, per quanto determinati e severi siano, possono proteggerla. da: JEAN ZIEGLER, I signori del crimine, Marco Tropea Editore, Milano, 2000, pag. 33.

CONCLUSIONI 289 distingue le mafie dalla criminalità comune, ancorchè sommariamente o puntualmente organizzata. In ogni epoca, dalla più remota alla più recente, lo spirito originario delle forme di manifestazione mafiosa si è atteggiato come metodo di risoluzione delle controversie, che si sostanzia nella elargizione di una forma di giustizia restauratrice o riparatrice di torti subiti altrimenti non ottenibile stante l’assenza di uno Stato in grado di assicurarla. Lo Stato mafia si contrappone allo Stato di diritto dando l’illusione di una stabilità, dell’esistenza di una legge che funziona bene e celermente. La mafia si fa Stato sul suo territorio e su questo esercita il suo diritto di fare politica ed è proprio sul diritto di primazia territoriale che si gioca la partita più importante tra Stato e “Stato” mafie. La centralità della questione del contrasto alla criminalità organizzata di stampo mafioso è tutta contenuta in questa preliminare valutazione. La mafia fa politica, tentando di gestire la cosa pubblica attraverso una attività di “mediazione” che, ovviamente, ha natura, metodi, strumenti e scopi differenti da quelli della “politica”, intesa, questa volta, come rappresentanza di ideali, di progetti e di interessi secondo metodi, strumenti e scopi da tutti riconoscibili e condivisibili 317 . A conferma di quanto esposto la Commissione Parlamentare antimafia in carica, nella sua ultima relazione emessa per l’anno 2003 rileva che: “l’organizzazione mafiosa, benché impegnata in traffici particolarmente lucrosi mira ancora a perpetuare il controllo socio- 317 In proposito, è opportuno ribadire che nessun politico è stato mai in grado di condizionare la mafia o di indirizzarne l’attività; nessun grande vecchio o nessuna regia superiore, eventualmente interessi concorrenti. In ogni caso nessuna forma di subordinazione da parte della mafia. Non vi è stato mai alcun riscontro nelle indagini, tale da corroborare la teoria di segno opposto propugnata da mafiologi più o meno eccellenti e risultata frutto di deduzioni o, meglio, forse di elucubrazioni sganciate dalla realtà. Il tavolo di spartizione degli appalti, descritto dal collaboratore di giustizia Siino, pur vedendo politici e mafiosi sedere allo stesso desco, insieme agli imprenditori, vedeva i primi sostanzialmente in stato di inferiorità rispetto ai secondi. In tutti gli altri casi, il politico o il rappresentate dell’istituzione è funzionale al disegno del mafioso e ne attua le richieste. La diffusione del rapporto, legata a condizioni di incultura, di scarsa mobilitazione o tensione sociale, a momenti di crisi morale ed economica, non conosce limiti in ideologie ed investe ogni formazione politica; proprio nessuna esclusa. Quest’ultimo assunto deriva dall’osservazione delle indagini svolte nell’arco dell’ultimo decennio, che hanno coinvolto esponenti di varia caratura appartenenti a partiti di tutto l’arco costituzionale presente ma anche trascorso. La risultanza in parola, esente da contestazioni di sorta, decreta il definitivo venir meno di una primazia nella lotta alla mafia, affermata frequentemente in passato ed in alcune occasioni ancor oggi da alcuni esponenti politici. da: Commissione Parlamentare d’Inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata mafiosa o similare, doc. XXIII, n. 3, pag. 196, 203, datata 30 luglio 2003.

CONCLUSIONI 289<br />

<strong>di</strong>stingue le mafie dalla <strong>criminalità</strong> comune, ancorchè sommariamente<br />

o puntualmente <strong>organizzata</strong>.<br />

In ogni epoca, dalla più remota alla più recente, lo spirito<br />

originario delle forme <strong>di</strong> manifestazione mafiosa si è atteggiato come<br />

metodo <strong>di</strong> risoluzione delle controversie, che si sostanzia nella<br />

elargizione <strong>di</strong> una forma <strong>di</strong> giustizia restauratrice o riparatrice <strong>di</strong> torti<br />

subiti altrimenti non ottenibile stante l’assenza <strong>di</strong> uno Stato in grado <strong>di</strong><br />

assicurarla. Lo Stato mafia si contrappone allo Stato <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto dando<br />

l’illusione <strong>di</strong> una stabilità, dell’esistenza <strong>di</strong> una legge che funziona<br />

bene e celermente. <strong>La</strong> mafia si fa Stato sul suo territorio e su questo<br />

esercita il suo <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> fare politica ed è proprio sul <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> primazia<br />

territoriale che si gioca la partita più importante tra Stato e “Stato”<br />

mafie. <strong>La</strong> centralità della questione del contrasto alla <strong>criminalità</strong><br />

<strong>organizzata</strong> <strong>di</strong> <strong>stampo</strong> <strong>mafioso</strong> è tutta contenuta in questa preliminare<br />

valutazione. <strong>La</strong> mafia fa politica, tentando <strong>di</strong> gestire la cosa pubblica<br />

attraverso una attività <strong>di</strong> “me<strong>di</strong>azione” che, ovviamente, ha natura,<br />

meto<strong>di</strong>, strumenti e scopi <strong>di</strong>fferenti da quelli della “politica”, intesa,<br />

questa volta, come rappresentanza <strong>di</strong> ideali, <strong>di</strong> progetti e <strong>di</strong> interessi<br />

secondo meto<strong>di</strong>, strumenti e scopi da tutti riconoscibili e<br />

con<strong>di</strong>visibili 317 .<br />

A conferma <strong>di</strong> quanto esposto la Commissione Parlamentare<br />

antimafia in carica, nella sua ultima relazione emessa per l’anno 2003<br />

rileva che: “l’organizzazione mafiosa, benché impegnata in traffici<br />

particolarmente lucrosi mira ancora a perpetuare il controllo socio-<br />

317 In proposito, è opportuno riba<strong>di</strong>re che nessun politico è stato mai in grado <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionare la mafia o<br />

<strong>di</strong> in<strong>di</strong>rizzarne l’attività; nessun grande vecchio o nessuna regia superiore, eventualmente interessi<br />

concorrenti. In ogni caso nessuna forma <strong>di</strong> subor<strong>di</strong>nazione da parte della mafia. Non vi è stato mai<br />

alcun riscontro nelle indagini, tale da corroborare la teoria <strong>di</strong> segno opposto propugnata da mafiologi<br />

più o meno eccellenti e risultata frutto <strong>di</strong> deduzioni o, meglio, forse <strong>di</strong> elucubrazioni sganciate dalla<br />

realtà. Il tavolo <strong>di</strong> spartizione degli appalti, descritto dal collaboratore <strong>di</strong> giustizia Siino, pur vedendo<br />

politici e mafiosi sedere allo stesso desco, insieme agli impren<strong>di</strong>tori, vedeva i primi sostanzialmente<br />

in stato <strong>di</strong> inferiorità rispetto ai secon<strong>di</strong>. In tutti gli altri casi, il politico o il rappresentate<br />

dell’istituzione è funzionale al <strong>di</strong>segno del <strong>mafioso</strong> e ne attua le richieste. <strong>La</strong> <strong>di</strong>ffusione del rapporto,<br />

legata a con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> incultura, <strong>di</strong> scarsa mobilitazione o tensione sociale, a momenti <strong>di</strong> crisi morale<br />

ed economica, non conosce limiti in ideologie ed investe ogni formazione politica; proprio nessuna<br />

esclusa. Quest’ultimo assunto deriva dall’osservazione delle indagini svolte nell’arco dell’ultimo<br />

decennio, che hanno coinvolto esponenti <strong>di</strong> varia caratura appartenenti a partiti <strong>di</strong> tutto l’arco<br />

costituzionale presente ma anche trascorso. <strong>La</strong> risultanza in parola, esente da contestazioni <strong>di</strong> sorta,<br />

decreta il definitivo venir meno <strong>di</strong> una primazia nella lotta alla mafia, affermata frequentemente in<br />

passato ed in alcune occasioni ancor oggi da alcuni esponenti politici.<br />

da: Commissione Parlamentare d’Inchiesta sul fenomeno della <strong>criminalità</strong> <strong>organizzata</strong> mafiosa o<br />

similare, doc. XXIII, n. 3, pag. 196, 203, datata 30 luglio 2003.

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