Testi 08 - La criminalità organizzata di stampo mafioso - Movimento ...
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LA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA DI STAMPO MAFIOSO - EVOLUZIONE DEL FENOMENO<br />
E DEGLI STRUMENTI DI CONTRASTO<br />
delinquenziali più rischiose ovvero <strong>di</strong> maggiore esposizione<br />
(prostituzione, traffico e spaccio <strong>di</strong> stupefacenti,<br />
contrabbando), mantenendo per sé quelle <strong>di</strong> più elevato<br />
spessore economico-finanziario (ad esempio, riciclaggio,<br />
impiego <strong>di</strong> denaro, beni o utilità <strong>di</strong> provenienza illecita, gioco<br />
d’azzardo, investimenti mobiliari ed immobiliari);<br />
nel Nord le tra<strong>di</strong>zionali organizzazioni <strong>di</strong> tipo <strong>mafioso</strong> operano<br />
nel settore del riciclaggio, degli appalti per l’esecuzione <strong>di</strong><br />
opere pubbliche e nel traffico internazionale <strong>di</strong> sostanze<br />
stupefacenti. 314<br />
L’aspetto <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione geografica sopra evidenziato, posto in<br />
rapporto con profili <strong>di</strong> indagine “politica” sembra <strong>di</strong>mostrare che le<br />
mafie non rappresentano solo un problema <strong>di</strong> carattere criminale ma<br />
un vulnus per la vita democratica del nostro Paese 315 .<br />
<strong>La</strong> capacità delle mafie <strong>di</strong> insi<strong>di</strong>are la vita democratica <strong>di</strong> un Paese<br />
risiede nella connessione con gli altri poteri, attraverso la quale si<br />
raggiunge, col tempo, una massiccia penetrazione nel tessuto<br />
sociale 316 .<br />
<strong>La</strong> ricerca del consenso sociale continua anche nel presente<br />
periodo a costituire, quin<strong>di</strong>, uno dei primi elementi che caratterizza e<br />
314 DIA – primo semestre 2003<br />
315 <strong>La</strong> storia del nostro Paese vede una democrazia costantemente ferita dal persistente attacco dei poteri<br />
mafiosi che non hanno mai mancato <strong>di</strong> far sentire la loro presenza. <strong>La</strong> nostra vita democratica, infatti,<br />
accanto alla straor<strong>di</strong>naria crescita dei <strong>di</strong>ritti e delle forme <strong>di</strong> partecipazione, registra zone d’ombra<br />
dentro cui hanno trovato spazio <strong>di</strong>versi poteri occulti, tra cui quelli mafiosi. Ancora oggi, ad esempio,<br />
abbiamo bisogno <strong>di</strong> ricostruire pienamente cosa avvenne nel periodo delle stragi per approfon<strong>di</strong>re le<br />
ragioni che indussero la mafia a prendere in considerazione obiettivi mai attaccati prima. È una<br />
questione aperta, che solo un lavoro serio potrà chiarire, naturalmente in un clima politico compatto e<br />
deciso a fare seriamente i conti con la mafia.<br />
da: Relazione conclusiva dell’attività della Commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno<br />
della mafia e delle altre associazioni criminali similari nella XXIII legislatura doc. XXIII n. 57, pag.<br />
110.<br />
316 “la <strong>criminalità</strong> trasnazionale in Europa, dotata <strong>di</strong> una tecnologia avanzata, è in<strong>di</strong>scutibilmente<br />
inquietante, ma non perché sfi<strong>di</strong> le istituzioni, la legge, lo Stato; se fosse solo questo, sarebbe<br />
sufficiente per domarla il rafforzamento dell’azione repressiva della società democratica, della<br />
magistratura, delle sue leggi e della sua polizia. In realtà il pericolo mortale della <strong>criminalità</strong><br />
<strong>organizzata</strong> è un altro: con la lusinga del guadagno rapido, con la corruzione endemica, la minaccia<br />
fisica e il ricatto essa indebolisce la volontà dei citta<strong>di</strong>ni. Le conseguenze sono inevitabili: una<br />
società che non ha più fiducia nei propri <strong>di</strong>rigenti e la cui armonia non obbe<strong>di</strong>sce più a volontà<br />
singole e libere è una società condannata; nessuno Stato, nessuna legge e nessuna forza repressiva,<br />
per quanto determinati e severi siano, possono proteggerla.<br />
da: JEAN ZIEGLER, I signori del crimine, Marco Tropea E<strong>di</strong>tore, Milano, 2000, pag. 33.