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Testi 08 - La criminalità organizzata di stampo mafioso - Movimento ...

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276<br />

LA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA DI STAMPO MAFIOSO - EVOLUZIONE DEL FENOMENO<br />

E DEGLI STRUMENTI DI CONTRASTO<br />

autorizzato, con provve<strong>di</strong>mento motivato del <strong>di</strong>rettore dell’istituto<br />

ovvero, per gli imputati fino alla pronuncia della sentenza <strong>di</strong> primo<br />

grado, dall’autorità giu<strong>di</strong>ziaria competente ai sensi <strong>di</strong> quanto stabilito<br />

nel secondo comma dell’articolo 11, e solo dopo i primi sei mesi <strong>di</strong><br />

applicazione, un colloquio telefonico mensile con i familiari e<br />

conviventi della durata massima <strong>di</strong> <strong>di</strong>eci minuti sottoposto, comunque,<br />

a registrazione. Le <strong>di</strong>sposizioni della presente lettera non si applicano<br />

ai colloqui con i <strong>di</strong>fensori;<br />

c) la limitazione delle somme, dei beni e degli oggetti che possono<br />

essere ricevuti dall’esterno;<br />

d) l’esclusione dalle rappresentanze dei detenuti e degli internati;<br />

e) la sottoposizione a visto <strong>di</strong> censura della corrispondenza, salvo<br />

quella con i membri del Parlamento o con autorità europee o<br />

nazionali aventi competenza in materia <strong>di</strong> giustizia;<br />

f) la limitazione della permanenza all’aperto, che non può<br />

svolgersi in gruppi superiori a cinque persone, ad una durata non<br />

superiore a quattro ore al giorno fermo restando il limite minimo <strong>di</strong><br />

cui al primo comma dell’articolo 10.<br />

2-quinquies - 2-sexies (omessi).<br />

L’articolo 41-bis, comma secondo, dell’Or<strong>di</strong>namento<br />

Penitenziario, introdotto dal Decreto Legge 8 giugno 1992, n. 306,<br />

convertito in Legge 7 agosto 1992 n. 356, consente al Ministro della<br />

Giustizia, per sua iniziativa o su richiesta del Ministro dell’Interno, <strong>di</strong><br />

sospendere per “gravi motivi d’or<strong>di</strong>ne e <strong>di</strong> sicurezza pubblica”<br />

l’applicazione delle regole or<strong>di</strong>narie <strong>di</strong> trattamento nei confronti <strong>di</strong><br />

detenuti - indagati, imputati, in attesa <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>zio e non solo<br />

condannati - per i reati <strong>di</strong> <strong>criminalità</strong> <strong>organizzata</strong> in<strong>di</strong>cati al comma 1<br />

dell’articolo 4-bis dell’Or<strong>di</strong>namento Penitenziario: mafia, traffico <strong>di</strong><br />

droga, sequestro <strong>di</strong> persona, terrorismo, omici<strong>di</strong>o, estorsione, rapina<br />

nonché altri compiuti “avvalendosi delle con<strong>di</strong>zioni previste<br />

dall’articolo 416-bis del co<strong>di</strong>ce penale ovvero al fine <strong>di</strong> agevolare<br />

l’attività delle associazioni previste dallo stesso articolo”. Con la<br />

Legge 23 <strong>di</strong>cembre 2002 n. 279, il regime penitenziario <strong>di</strong> cui<br />

all’articolo 41-bis, da misura transitoria quale era, è <strong>di</strong>venuto parte<br />

integrante dell’or<strong>di</strong>namento penitenziario. A ben vedere la nuova<br />

<strong>di</strong>sciplina, introdotta nel decreto legge chiamato a fronteggiare la<br />

recrudescenza della <strong>criminalità</strong> mafiosa dopo le stragi dell’estate del

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