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Testi 08 - La criminalità organizzata di stampo mafioso - Movimento ...

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18<br />

LA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA DI STAMPO MAFIOSO - EVOLUZIONE DEL FENOMENO<br />

E DEGLI STRUMENTI DI CONTRASTO<br />

dobbiamo trasformarla in un mostro né pensare che sia una piovra o<br />

un cancro. Dobbiamo riconoscere che ci rassomiglia...”.<br />

Fissando un primo punto, e riassumendo quanto finora esposto, si<br />

può affermare che da qualunque parte la si guar<strong>di</strong> occorre rendersi<br />

conto che la mafia - in quanto associazione - non è solo un fatto<br />

criminale: è un fenomeno che ha bisogno del consenso della gente, del<br />

rapporto con l’amministrazione pubblica, del rapporto con<br />

l’impren<strong>di</strong>toria, del rapporto con la politica, altrimenti sarebbe un<br />

normale fenomeno criminale che si risolve nell’accumulazione del<br />

profitto illecito 22 . Poco importa se il consenso o le relazioni siano<br />

ottenute attraverso la prevaricazione o la surrogazione delle<br />

competenze statuali, la mafia è mafia quando si pone come contraltare<br />

delle istituzioni, quando cioè ne erode cre<strong>di</strong>bilità e potere. Il<br />

focalizzare l’attenzione sull’intreccio <strong>di</strong> relazioni, rapporti,<br />

connivenze, e contiguità che derivano dalle precedenti definizioni,<br />

frutto prevalentemente del <strong>di</strong>battito dottrinario sviluppato sul tema nel<br />

corso dell’ultimo ventennio, se ha oggettivamente contribuito a<br />

mettere in luce una poliedricità <strong>di</strong> aspetti, ha altresì reso evidente<br />

l’ampiezza e la polivalenza dei contenuti che il fenomeno è in grado <strong>di</strong><br />

assumere, finendo pertanto col farne un concetto “sovradeterminato” e<br />

come tale epistemiologicamente sterile 23 .<br />

Proseguendo ora nella delimitazione dei concetti entro cui<br />

ricondurre gli elementi che qualificano come un unicum l’associazione<br />

a delinquere <strong>di</strong> <strong>stampo</strong> <strong>mafioso</strong>, appare <strong>di</strong> interesse considerare anche<br />

il metodo <strong>di</strong> apprezzamento riservato dalla dottrina e dalla<br />

giurisprudenza per la sua definizione 24 .<br />

Da un lato vi è la tendenza a definire le mafie come “entità”<br />

attribuendo loro capacità ed autonomia proprie, in<strong>di</strong>pendenti cioè dal<br />

tessuto in cui le stesse si muovono ed agiscono; dall’altro vi è una<br />

visione <strong>di</strong> tipo relazionale, o meglio <strong>di</strong> un complesso <strong>di</strong> relazioni <strong>di</strong><br />

cui fanno parte sia lo Stato in quanto tale, sia lo stesso fenomeno<br />

22<br />

S. LODATO e P. GRASSO, <strong>La</strong> mafia invisibile, Mondadori, 2001.<br />

23<br />

A. MANGIONE, <strong>La</strong> misura <strong>di</strong> prevenzione patrimoniale fra dogmatica e politica criminale, Cedam,<br />

2001, pag. 457 e segg..<br />

24<br />

Sul versante della stessa esplorazione scientifica il concetto <strong>di</strong> mafia continua ad apparire un terreno<br />

in cui più para<strong>di</strong>gmi interpretativi in parte convergono ed in parte confliggono. Nel potenziale<br />

conflitto fra para<strong>di</strong>gmi, quello criminale tende oggi, per effetto della sua maggiore forza attrattiva, a<br />

imporsi a <strong>di</strong>scapito <strong>di</strong> altri para<strong>di</strong>gmi concorrenti.

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