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Testi 08 - La criminalità organizzata di stampo mafioso - Movimento ...

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FONDAMENTI PER UNA VISIONE GEOPOLITICA DEL FENOMENO MAFIE IN ITALIA 13<br />

Non c’è dubbio che dette cause non siano <strong>di</strong> natura criminogena<br />

ma, come detto, sociale, ossia contenibili negli effetti dal precetto e<br />

dalla sanzione penale, ma removibili esclusivamente attraverso<br />

l’adozione <strong>di</strong> adeguati strumenti <strong>di</strong> natura politico-economica ed<br />

interventi <strong>di</strong> natura extraprocessuale in grado <strong>di</strong> mitigarne gli effetti.<br />

Sulla base <strong>di</strong> quanto sopra ci si prefigge <strong>di</strong> evidenziare l’oggetto della<br />

politica <strong>di</strong> contrasto alla <strong>criminalità</strong> <strong>organizzata</strong>, iniziando dalla sua<br />

<strong>di</strong>scussa definizione.<br />

2. L’INCERTA DEFINIZIONE DELLA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA DI<br />

STAMPO MAFIOSO<br />

“...Il modello criminale <strong>mafioso</strong>, in quanto connotato da una<br />

particolarissima specificità ambientale, a mio avviso non sarebbe<br />

trasponibile in altre realtà (…). Posto in questi termini, ci si accorge<br />

subito tuttavia che ci si trova <strong>di</strong> fronte ad un falso problema. In realtà,<br />

nel panorama criminale internazionale, le maggiori organizzazioni,<br />

anch’esse depurate dalle loro specifiche connotazioni ambientali,<br />

presentano connotazioni non <strong>di</strong>ssimili da quelle della mafia (…) tale<br />

unicità sostanziale del modello organizzativo nelle più importanti<br />

organizzazioni criminali operanti a livello internazionale, consente <strong>di</strong><br />

usare per le stesse il termine “mafia” in un’accezione certamente più<br />

estensiva <strong>di</strong> quella che è normalmente in senso tecnico il significato <strong>di</strong><br />

questa parola, ma in un’accezione tuttavia non priva <strong>di</strong> un certo<br />

rigore scientifico...”.<br />

Giovanni Falcone, maggio 1992 (ultimo intervento pubblico) ora<br />

in “Narcomafie”, febbraio 1993, n. 1.<br />

tocca vertici <strong>di</strong> particolare potenza, il fenomeno tende a riprodursi nei territori limitrofi in una<br />

progressiva espansione.<br />

da: Presidenza del Consiglio dei Ministri – Relazione sulla politica informativa e della sicurezza,<br />

semestre 23 novembre 1988 – 22 maggio 1989 – pagg. 72-76<br />

Per una visione geopolitica del concetto <strong>di</strong> illegalità sociale come veicolo <strong>di</strong> proliferazione del<br />

consenso <strong>di</strong> veda anche Z. BAUMAN, “<strong>La</strong> solitu<strong>di</strong>ne del citta<strong>di</strong>no globale”, Feltrinelli, Milano,<br />

2002, pag. 124 che sostiene “L’accettazione della violenza e dell’illegalità da parte <strong>di</strong> larghi strati<br />

della popolazione, è sicuramente un’istanza che ci riporta ad un ambito principalmente politico.<br />

L’esercizio della violenza ed il controllo territoriale da parte delle reti criminali, si sono affermati<br />

laddove vi è stata un’assenza istituzionale marcata, che, lasciando <strong>di</strong> fatto un vuoto <strong>di</strong> potere, ha<br />

lasciato spazio a processi che sono stati definiti <strong>di</strong> destrutturazione politica, ovvero all’insorgenza <strong>di</strong><br />

gruppi “altri”, rispetto agli Stati che hanno potuto creare sistemi politici paralleli e parastatali.

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