Testi 08 - La criminalità organizzata di stampo mafioso - Movimento ...
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LA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA DI STAMPO MAFIOSO - EVOLUZIONE DEL FENOMENO<br />
E DEGLI STRUMENTI DI CONTRASTO<br />
Se quanto detto appare pacifico in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> normalità,<br />
notevoli <strong>di</strong>scordanze tra giustizia penale ed operatori economici<br />
emergono calando il fenomeno astratto nelle aree a tangibile ed alta<br />
densità mafiosa; aree, cioè, dove il concetto <strong>di</strong> “<strong>di</strong>ssuasione” e<br />
“cre<strong>di</strong>bilità” <strong>di</strong> cui sono portatori i sodalizi criminali vengono<br />
rafforzati da aspetti socio culturali non rinvenibili in <strong>di</strong>fferenti ambiti<br />
territoriali.<br />
Fissati come centrali all’analisi sia l’aspetto territoriale sia quello<br />
socio culturale, appare possibile esplorare i termini della<br />
responsabilità dell’impren<strong>di</strong>tore partendo da due recenti massime 194 ,<br />
relative a proce<strong>di</strong>mento a carico <strong>di</strong> impren<strong>di</strong>tore partenopeo ritenuto<br />
in rapporto con la locale Camorra:<br />
“… nella valutazione dei rapporti tra mafia e impren<strong>di</strong>tori,<br />
l’indagine del giu<strong>di</strong>ce non può fondarsi su aprioristici ed<br />
astratti stereotipi socio - criminali, la cui applicazione in guisa<br />
<strong>di</strong> massime d’esperienza conduce a generalizzate<br />
criminalizzazioni o, viceversa, al riconoscimento <strong>di</strong> vaste aree<br />
<strong>di</strong> impunità, entrambe altamente ingiustificate perché<br />
svincolate da un effettivo e serio vaglio delle variabili<br />
contingenti peculiarità della singola fattispecie; piuttosto, al<br />
giu<strong>di</strong>ce è affidato - nella piena esplicazione del principio del<br />
“prudente apprezzamento” e nella rigida osservanza del dovere<br />
<strong>di</strong> motivazione, integranti il nucleo essenziale del precetto<br />
dell’art. 192 del c.p.p. - il <strong>di</strong>fficile compito <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare una<br />
fluida linea <strong>di</strong> confine tra lecito e illecito e <strong>di</strong> <strong>di</strong>stinguere le<br />
situazioni nelle quali l’impren<strong>di</strong>tore è complice delle<br />
organizzazioni criminali da quelle nelle quali è invece la<br />
vittima, il soggetto passivo delle attività delinquenziali; a tal<br />
fine ci si può avvalere delle massime <strong>di</strong> esperienza elaborate<br />
dalle <strong>di</strong>scipline socio - criminologiche, ma non prima <strong>di</strong> averne<br />
vagliato l’effettivo grado <strong>di</strong> inferenza e, soprattutto, la piena<br />
rispondenza alle specifiche e peculiari risultanze probatorie<br />
attinenti al caso <strong>di</strong> specie...”.<br />
194 Corte <strong>di</strong> Cassazione, sezione I penale; sentenza 5 gennaio 1999; Pres. Gemelli, Est. Silvestri, P.M.<br />
Iadecola ( concl. <strong>di</strong>ff.); ric. Proc. rep. Trib. Napoli in c. Cabib. Annulla Trib. Napoli, ord. 10<br />
<strong>di</strong>cembre 1997.