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Testi 08 - La criminalità organizzata di stampo mafioso - Movimento ...

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118<br />

LA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA DI STAMPO MAFIOSO - EVOLUZIONE DEL FENOMENO<br />

E DEGLI STRUMENTI DI CONTRASTO<br />

anche al controllo del gioco d’azzardo clandestino e all’estorsione e<br />

usura 174 . Il processo alla mafia del Brenta, che si aprì il 27 novembre<br />

1993 nell’aula bunker <strong>di</strong> Mestre (alla sbarra Maniero e altri 109<br />

imputati), ricostruì il percorso evolutivo <strong>di</strong> quella consorteria<br />

criminale e la conclusione del proce<strong>di</strong>mento ne decretò la fine delle<br />

attività organizzate. Omici<strong>di</strong>o, estorsione, usura, riciclaggio, traffico<br />

<strong>di</strong> eroina e sequestri <strong>di</strong> persona i capi <strong>di</strong> imputazione contestati agli<br />

associati che, per quanto gravi, non potevano escludersi nelle<br />

or<strong>di</strong>narie manifestazioni criminali se il tutto non fosse stato<br />

ricompreso sotto l’omnicomprensiva figura dell’ associazione<br />

mafiosa.<br />

Le condanne nei confronti dei membri della mafia del Brenta<br />

furono esemplari e l’organizzazione fu spazzata via, grazie soprattutto<br />

alle rivelazioni <strong>di</strong> Maniero che fece arrestare più <strong>di</strong> trecento persone.<br />

4.5 LE MAFIE IN TOSCANA<br />

Il filo conduttore che lega l’intero fenomeno della proliferazione a<br />

Nord delle mafie è quello della sottovalutazione della sua presenza e<br />

della sua pericolosità. <strong>La</strong> Toscana non costituisce eccezione in questo<br />

senso solo se si consideri che il fenomeno <strong>mafioso</strong>, benché presente,<br />

fino al 1993 era totalmente sconosciuto. <strong>La</strong> sottovalutazione <strong>di</strong> tale<br />

forma <strong>di</strong> espansione criminale appare sufficientemente descritta dalle<br />

parole con cui in data 22 gennaio 1993 il Dott. Vigna, in sede <strong>di</strong><br />

au<strong>di</strong>zione presso la Commissione Antimafia (incaricata <strong>di</strong> svolgere<br />

accertamenti su inse<strong>di</strong>amenti e infiltrazioni <strong>di</strong> soggetti e<br />

organizzazioni mafiose in aree non tra<strong>di</strong>zionali) affermò quanto segue:<br />

“l’istituzione della Direzione Distrettuale Antimafia ha rivelato a noi,<br />

e a me per primo, un mondo sconosciuto”. Per la magistratura<br />

or<strong>di</strong>naria, quin<strong>di</strong>, nelle parole della Commissione “ non vi era,<br />

insomma, l’idea <strong>di</strong> quello che poteva essere il collegamento e<br />

174 Nel periodo <strong>di</strong> massima potenza, l’organizzazione, composta inizialmente da una quarantina <strong>di</strong><br />

elementi, arrivò a contarne quasi quattrocento, tra effettivi e fiancheggiatori a vario titolo. I successi<br />

criminali della mafia del Brenta furono possibili grazie alla riuscita integrazione al proprio interno <strong>di</strong><br />

elementi locali e <strong>di</strong> esponenti delle tra<strong>di</strong>zionali cosche e grazie anche all’adozione <strong>di</strong> un modello<br />

organizzativo e comportamentale tipicamente <strong>mafioso</strong>, compresa l’eliminazione <strong>di</strong> testimoni scomo<strong>di</strong><br />

e <strong>di</strong> membri della banda <strong>di</strong>venuti inaffidabili.

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