Testi 08 - La criminalità organizzata di stampo mafioso - Movimento ...
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116 LA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA DI STAMPO MAFIOSO - EVOLUZIONE DEL FENOMENO E DEGLI STRUMENTI DI CONTRASTO gravissimi fatti di criminalità organizzata con l’apporto di decine di collaboratori di giustizia 171 . 4.4 LE MAFIE IN VENETO Anche per il Veneto, così come per la Lombardia e il Piemonte il veicolo di principale ingresso sul territorio di soggetti criminali è stato rappresentato dall’istituto del soggiorno obbligato: tra i mafiosi che vi soggiornarono molti provenivano dalle fila di Cosa Nostra. Tra questi, alcuni dei nomi più noti della mafia moderna: Salvatore Contorno 171 “Con il deposito, avvenuto nell’estate del 1999 della monumentale (oltre 2500 pagine) motivazione della sentenza della V^ Corte di Assise relativa al procedimento c.d. Count Down, si è concluso il primo grado di una serie di maxidibattimenti originati dalle indagini condotte dalla DDA milanese negli scorsi anni ed aventi ad oggetto le formazioni di criminalità organizzata – di origine prevalentemente ‘Ndranghetista – storicamente presenti in Lombardia. La complessa indagine conosciuta con il succitato nome di Count Down si presenta significativa a tale riguardo, poiché ha permesso di ricostruire l’attività di quella che è apparsa come una vera e propria “confederazione di mafie” in Lombardia, la quale vedeva alleati sodalizi di mafia siciliana in particolare i “cursoti” di Catania di ‘Ndrangheta calabrese e di camorra campana.(...) Il fenomeno criminale in questione ha assunto nel corso degli anni forme organizzative e dimensioni tali da risultare pienamente correlabili, in termini quantitativi e qualitativi, a quelle dei luoghi d’origine e d’insediamento tradizionale: da esse ha mutuato esperienze e modalità operative affinandole e calibrandole in funzione della realtà economico – sociale lombarda, senza trascurare per un verso, di coltivare i legami originari e le sinergie d’azioni ricavabili da questi e, per altro verso, di sviluppare in forme autonome la gestione e l’articolazione delle varie attività illecite.(...) Ancora in chiave di lettura storica – fondamentale per una compiuta intelligenza del divenire dell’intero fenomeno del crimine organizzato nel milanese – è particolarmente interessante sottolineare, come si è già accennato nel menzionare il procedimento c.d. Count Down, che è stato possibile focalizzare e lumeggiare la realizzazione di forme di sinergia operativa e di “alleanza” stabilitesi fra articolati sodalizi criminosi di matrice affatto diversa – ‘ndranghetista, mafiosa e camorrista - operanti in Lombardia: intese finalizzate alla spartizione delle aree territoriali di rispettiva influenza e delle tipologie di illecita attività, al fine di meglio garantire gli interessi delittuosi di ciascuno dei gruppi in questione, anche attraverso scambi di specifici “favori”, non di rado rappresentati da omicidi reciprocamente commissionati e funzionali al perseguimento degli obiettivi criminali. L’area geografica avente epicentro in Milano si è rivelata, in tal modo, essere stata sovente terra di elezione per la realizzazione di forme di mutua assistenza criminale, per così dire, fra associazioni per delinquere: una sorta di dilatata stanza di compensazione, se è consentita tale espressione mutuata dal sistema bancario, atta a consentire elevati livelli di efficienza operativa e produttiva - quasi riecheggiando quelli della realtà economico – industriale della regione – ai gruppi di criminalità organizzata ivi operanti in regime di proficuo collegamento se non di coordinamento. (...) A proposito di sodalizi criminali di origine siciliana attivi nell’area milanese, mette conto far cenno dei cospicui sviluppi processuali registrati nell’ambito di un’ampia indagine, avente ad oggetto traffici di droga ed estorsione facenti capo ad un nutrito gruppo di gelesi, armato, fortemente coeso, operante nella zona di San Giuliano Milanese e provvisto di saldi collegamenti in Sicilia: si tratta di un’inchiesta d’indubbio interesse investigativo, che ha permesso di arricchire il panorama conoscitivo relativo alla presenza ed all’operatività della c.d. “Stidda” in Lombardia...”. da: Rapporto 2001 sulla Criminalità Organizzata – Relazione del dott. Pier Luigi Dell’Osso – pag. 97, 110.
LA GEOGRAFIA MAFIOSA 117 (successivamente pentito), Gaetano Fidanzati, Antonino Duca e Gaetano Badalamenti (ancora detenuto in USA in seguito alla inchiesta denominata “Pizza Connection”). L’insegnamento ricevuto dai mafiosi siciliani fu messo a frutto dalla criminalità locale i quali, nel periodo compreso tra gli anni Ottanta e Novanta, assursero ad un ruolo di autonomia operativa e funzionale di ampio rilievo 172 . Anche in Veneto, tuttavia, si stava verificando ciò che aveva preso corpo a Milano, ossia un momento di sovrapposizione tra le cosche locali e quelle mafiose. Da un lato, quindi, l’ascesa della “mafia del Brenta” e, dall’altro, la contemporanea introduzione di traffici di armi e droga e di operazioni di riciclaggio delle cosche 173 . La fama del sodalizio criminale veneto si alimentò vieppiù negli anni successivi: una serie di accordi stipulati direttamente con le cosche mafiose per la gestione dei proventi criminali nel nord est, consentirono agli uomini di Maniero di dedicarsi con profitto oltre che al traffico di droga, 172 Tra le regioni sottoposte ad infiltrazione mafiosa il Veneto occupa un posto di rilievo e merita senza dubbio la predisposizione di misure di contrasto adeguate. Uno specifico studio, di cui si riportano i passi essenziali, è stato in tal senso recentemente predisposto in sede politica. Dallo stesso emerge che: Per diversi anni, fino alla metà degli anni Novanta, il Veneto, sotto il profilo criminale, è stato caratterizzato dalla presenza della cosiddetta “Mala (o Mafia) del Brenta”: una vera e propria associazione a delinquere con al vertice Felice Maniero. Le attività delinquenziali facenti capo al sodalizio criminoso spaziavano dagli iniziali sequestri di persona, alla commissione di rapine, al traffico di sostanze stupefacenti, alla violazione della normativa in materia di armi, al riciclaggio di danaro e alla commissione di omicidi, visti come sistema di risoluzione dei contrasti all’interno del gruppo criminale. Le indagini svolte e i conseguenti processi instauratisi hanno portato, nel tempo, alla destrutturazione dell’organizzazione di Felice Maniero grazie anche al fatto che quest’ultimo, catturato nel 1994,è divenuto collaboratore di giustizia unitamente ad altri componenti del sodalizio. Neutralizzata l’organizzazione di Felice Maniero, si è assistito al progressivo affermarsi sul territorio regionale di organizzazioni criminali di origine extracomunitaria, in prevalenza albanese e nigeriana, dedite al traffico di sostanze stupefacenti e allo sfruttamento della prostituzione. Verso la fine degli anni novanta si è anche assistito all’insediamento di gruppi di cinesi operanti nel settore commerciale, dietro i quali si celano sfruttamento di mano d’opera in nero, introduzione di clandestini, sequestri di persona, essenzialmente nei confronti degli stessi sfruttati. A quanto detto si aggiunga il fatto che alcuni ex appartenenti all’organizzazione di Felice Maniero, tornati in libertà, hanno cercato di riappropriarsi degli spazi criminali già di loro competenza (quali il traffico di stupefacenti e lo sfruttamento della prostituzione), dovendosi però confrontare con la mutata situazione, attesa la presenza dei nuovi gruppi di origine straniera con i quali si è instaurato una sorta di compromesso di fatto. L’attuale situazione pertanto, come concordemente riconoscono sia gli operatori di polizia che l’Autorità Giudiziaria, è caratterizzata dalla presenza di una pluralità di gruppi criminali, nessuno dei quali è in grado di esercitare in modo esclusivo il controllo del territorio e delle attività illecite. da: Commissione Parlamentare d’Inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata mafiosa o similare, doc. XXIII, n. 3, pag. 98, 105, datata 30 luglio 2003. 173 In quegli anni fu convogliata verso il Veneto un’ingente quantità di denaro sporco, proveniente dai numerosi traffici illegali delle mafie e destinato a costruire ed alimentare un sofisticato circuito di riciclaggio, che s’innestò in modo parassitario sul sistema economico legale di una regione tra le più produttive e all’avanguardia dell’intero paese.
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(successivamente pentito), Gaetano Fidanzati, Antonino Duca e<br />
Gaetano Badalamenti (ancora detenuto in USA in seguito alla<br />
inchiesta denominata “Pizza Connection”). L’insegnamento ricevuto<br />
dai mafiosi siciliani fu messo a frutto dalla <strong>criminalità</strong> locale i quali,<br />
nel periodo compreso tra gli anni Ottanta e Novanta, assursero ad un<br />
ruolo <strong>di</strong> autonomia operativa e funzionale <strong>di</strong> ampio rilievo 172 .<br />
Anche in Veneto, tuttavia, si stava verificando ciò che aveva preso<br />
corpo a Milano, ossia un momento <strong>di</strong> sovrapposizione tra le cosche<br />
locali e quelle mafiose. Da un lato, quin<strong>di</strong>, l’ascesa della “mafia del<br />
Brenta” e, dall’altro, la contemporanea introduzione <strong>di</strong> traffici <strong>di</strong> armi<br />
e droga e <strong>di</strong> operazioni <strong>di</strong> riciclaggio delle cosche 173 . <strong>La</strong> fama del<br />
sodalizio criminale veneto si alimentò vieppiù negli anni successivi:<br />
una serie <strong>di</strong> accor<strong>di</strong> stipulati <strong>di</strong>rettamente con le cosche mafiose per la<br />
gestione dei proventi criminali nel nord est, consentirono agli uomini<br />
<strong>di</strong> Maniero <strong>di</strong> de<strong>di</strong>carsi con profitto oltre che al traffico <strong>di</strong> droga,<br />
172 Tra le regioni sottoposte ad infiltrazione mafiosa il Veneto occupa un posto <strong>di</strong> rilievo e merita senza<br />
dubbio la pre<strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong> misure <strong>di</strong> contrasto adeguate. Uno specifico stu<strong>di</strong>o, <strong>di</strong> cui si riportano i<br />
passi essenziali, è stato in tal senso recentemente pre<strong>di</strong>sposto in sede politica. Dallo stesso emerge<br />
che: Per <strong>di</strong>versi anni, fino alla metà degli anni Novanta, il Veneto, sotto il profilo criminale, è stato<br />
caratterizzato dalla presenza della cosiddetta “Mala (o Mafia) del Brenta”: una vera e propria<br />
associazione a delinquere con al vertice Felice Maniero. Le attività delinquenziali facenti capo al<br />
sodalizio criminoso spaziavano dagli iniziali sequestri <strong>di</strong> persona, alla commissione <strong>di</strong> rapine, al<br />
traffico <strong>di</strong> sostanze stupefacenti, alla violazione della normativa in materia <strong>di</strong> armi, al riciclaggio <strong>di</strong><br />
danaro e alla commissione <strong>di</strong> omici<strong>di</strong>, visti come sistema <strong>di</strong> risoluzione dei contrasti all’interno del<br />
gruppo criminale. Le indagini svolte e i conseguenti processi instauratisi hanno portato, nel tempo,<br />
alla destrutturazione dell’organizzazione <strong>di</strong> Felice Maniero grazie anche al fatto che quest’ultimo,<br />
catturato nel 1994,è <strong>di</strong>venuto collaboratore <strong>di</strong> giustizia unitamente ad altri componenti del sodalizio.<br />
Neutralizzata l’organizzazione <strong>di</strong> Felice Maniero, si è assistito al progressivo affermarsi sul territorio<br />
regionale <strong>di</strong> organizzazioni criminali <strong>di</strong> origine extracomunitaria, in prevalenza albanese e nigeriana,<br />
de<strong>di</strong>te al traffico <strong>di</strong> sostanze stupefacenti e allo sfruttamento della prostituzione. Verso la fine degli<br />
anni novanta si è anche assistito all’inse<strong>di</strong>amento <strong>di</strong> gruppi <strong>di</strong> cinesi operanti nel settore<br />
commerciale, <strong>di</strong>etro i quali si celano sfruttamento <strong>di</strong> mano d’opera in nero, introduzione <strong>di</strong><br />
clandestini, sequestri <strong>di</strong> persona, essenzialmente nei confronti degli stessi sfruttati. A quanto detto si<br />
aggiunga il fatto che alcuni ex appartenenti all’organizzazione <strong>di</strong> Felice Maniero, tornati in libertà,<br />
hanno cercato <strong>di</strong> riappropriarsi degli spazi criminali già <strong>di</strong> loro competenza (quali il traffico <strong>di</strong><br />
stupefacenti e lo sfruttamento della prostituzione), dovendosi però confrontare con la mutata<br />
situazione, attesa la presenza dei nuovi gruppi <strong>di</strong> origine straniera con i quali si è instaurato una sorta<br />
<strong>di</strong> compromesso <strong>di</strong> fatto. L’attuale situazione pertanto, come concordemente riconoscono sia gli<br />
operatori <strong>di</strong> polizia che l’Autorità Giu<strong>di</strong>ziaria, è caratterizzata dalla presenza <strong>di</strong> una pluralità <strong>di</strong><br />
gruppi criminali, nessuno dei quali è in grado <strong>di</strong> esercitare in modo esclusivo il controllo del<br />
territorio e delle attività illecite.<br />
da: Commissione Parlamentare d’Inchiesta sul fenomeno della <strong>criminalità</strong> <strong>organizzata</strong> mafiosa o<br />
similare, doc. XXIII, n. 3, pag. 98, 105, datata 30 luglio 2003.<br />
173 In quegli anni fu convogliata verso il Veneto un’ingente quantità <strong>di</strong> denaro sporco, proveniente dai<br />
numerosi traffici illegali delle mafie e destinato a costruire ed alimentare un sofisticato circuito <strong>di</strong><br />
riciclaggio, che s’innestò in modo parassitario sul sistema economico legale <strong>di</strong> una regione tra le più<br />
produttive e all’avanguar<strong>di</strong>a dell’intero paese.