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Racconti Concorso Letterario - L'Azione

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Settimanale della Diocesi di Vittorio Veneto<br />

n° 34 - 15 agosto 2010<br />

Anno XCVI - Euro 1,00<br />

Sped. in abb. post. D.L. 353/2003<br />

(conv. in L. 27/02/2004 n° 46)<br />

art. 1, comma 1, DCB TV - i.p.<br />

NUMERO<br />

SPECIALE<br />

sui <strong>Racconti</strong> del <strong>Concorso</strong> <strong>Letterario</strong><br />

“<strong>Racconti</strong>amo la montagna<br />

delle Prealpi bellunesi e trevigiane”<br />

selezionati dalla Giuria<br />

anticavia<br />

sull’<br />

tra<br />

storia<br />

e<br />

fantasia


15 Agosto 2010 3<br />

LETTURE per l’ESTATE<br />

Comodamente seduti, <strong>L'Azione</strong> in mano, incamminiamoci<br />

"sull'antica via tra storia e fantasia" con i racconti<br />

del nostro <strong>Concorso</strong> <strong>Letterario</strong>.<br />

L'invito agli scrittori, per questa nona edizione, era di<br />

seguire le tracce delle antiche strade che dalla pianura<br />

salivano sui pendii delle montagne, per unire le genti e<br />

scambiare le merci, intrecciando storie e ricordi.<br />

La selezione dei lavori è il frutto delle valutazioni della<br />

giuria che, letti tutti i racconti partecipanti, ha stilato una<br />

classifica e scelto quelli da pubblicare. Vedere stampata la<br />

propria storia è la prima grande soddisfazione per gli autori,<br />

ma chi saranno i vincitori assoluti delle tre categorie<br />

bambini, ragazzi e adulti? A deciderlo sarete proprio voi,<br />

ANCHE TU NELLA GIURIA POPOLARE: VOTA E ... VINCI!<br />

cari lettori, scegliendo il racconto che vi ha emozionato<br />

maggiormente (uno per ciascuna sezione) e indicandolo<br />

sulla cartolina che trovate allegata, e non dimenticatevi di<br />

spedirla entro lunedì 6 settembre 2010.<br />

Le premiazioni si svolgeranno nella Barchessa di Villa<br />

Spada a Refrontolo sabato 2 ottobre.<br />

Ma anche voi lettori potreste essere premiati se la vostra<br />

cartolina votante, contenente il numero di abbonamento,<br />

sarà quella estratta! In palio c'è un oggetto di artigianato<br />

delle nostre montagne abilmente trasformato in oggetto<br />

d'arredamento: il "coder" (il contenitore della pietra affilatrice<br />

delle falci).<br />

A tutti voi buona fortuna, ma soprattutto buona lettura!<br />

- Leggi attentamente i racconti selezionati (pubblicati in ordine alfabetico).<br />

- Scrivi negli appositi spazi della cartolina allegata, per ciascuna delle sezioni,<br />

il numero e l'autore del racconto che ti è piaciuto di più.<br />

- Scrivi il numero del tuo abbonamento (che trovi sull'etichetta del giornale in<br />

alto a destra come da esempio), potrai vincere un premio (estrazione a sorteggio).<br />

- Invia la cartolina entro lunedì 6 settembre 2010.<br />

- I vincitori del concorso riceveranno in premio un cesto con i prodotti tipici delle nostre montagne e una targa. Gli autori<br />

di tutti i racconti selezionati e pubblicati riceveranno un riconoscimento e l'attestato di partecipazione.<br />

Sabato 2 ottobre 2010 presso la Barchessa di Villa Spada a Refrontolo, con inizio alle ore 16.30, si terranno la<br />

cerimonia di premiazione e il lancio della nuova edizione del <strong>Concorso</strong>. Siete tutti invitati!<br />

IL COMITATO PROMOTORE<br />

<strong>L'Azione</strong>, Agesci Gruppo di Vittorio Veneto 1,<br />

Associazione Culturale Cimbri del Cansiglio,<br />

Associazione La via dei Mulini, Consorzio Pro Loco<br />

Sinistra Piave Val Belluna, Pro Loco di Tovena,<br />

Gruppo Marciatori di Refrontolo, Gruppo Alpini di<br />

Refrontolo, Gruppo Alpini di Tovena, Gruppo Alpini,<br />

AIB e PC di Lentiai, Gruppo Alpini, AIB e PC di Mel,<br />

Gruppo Alpini, AIB e PC di Trichiana.<br />

Patrocini:<br />

LA CLASSE VINCITRICE<br />

Con 5 racconti su 6 i ragazzi della classe 5ª della scuola<br />

Primaria "Solagna" di Villapiana di Lentiai presentati<br />

dall'insegnante Balistreri Maria Chiara, si sono aggiudicati<br />

il premio di 300 Euro per la classe con il maggior<br />

numero di segnalati dalla giuria. Complimenti!<br />

LE ILLUSTRAZIONI DA SARMEDE<br />

Anche quest'anno i disegni, a corredo dei racconti delle<br />

sezioni bambini e ragazzi, sono opera dei migliori corsisti<br />

della "Scuola estiva di illustrazione di Sarmede", grazie ad<br />

una preziosa collaborazione che onora il nostro concorso.<br />

La mostra con le tavole originali sarà allestita il giorno delle<br />

premiazioni.<br />

L'opera in copertina è di Chiara Sacchi.


4<br />

SEZIONE ADULTI<br />

LETTURE per l’ESTATE<br />

1. Al confine tra storia e fantasia di D'Alberto Enrico - Belluno<br />

2. Presenze di Gasperin Antonio - Trichiana<br />

3. Il segreto del pozzo d'oro di Piovesana Giuseppina - Fossalta Maggiore<br />

4. Bella di Soldan Nelso - Conegliano<br />

5. Incontri di Tormen Katia - Trichiana<br />

6. L'uomo di Altino di Zanardo Monica - Santa Lucia di Piave<br />

SEZIONE RAGAZZI<br />

1. I cavalieri del drago di Bressan Michela - Col San Martino (Seconda media)<br />

2. Un viaggio nel tempo di Carniel Chiara - Col San Martino (Seconda media)<br />

3. La strada del fratello di Fornasier Elena - Vidor (Seconda media)<br />

4. La sentinella di Giotto Beatrice - Col San Martino (Seconda media)<br />

5. Cornelia e Augusta di Pasqualotto Laura - Vidor (Seconda media)<br />

6. Il segreto di Anna di Piccin Marika - Vidor (Seconda media)<br />

SEZIONE BAMBINI<br />

1. La fuga di Bortolot Marco - Villapiana di Lentiai (Quinta elementare)<br />

2. Spirito di Burtet Veronica - Villapiana di Lentiai (Quinta elementare)<br />

3. Le antiche vie di Facchin Michele - Villapiana di Lentiai (Quinta elementare)<br />

4. Le avventure di uno schiavo di Gesiot Giovanni - Villapiana di Lentiai (Quinta elementare)<br />

5. Storia di un cavallo dell'antica Roma di Rosson Lorenzo - Villapiana di Lentiai (Quinta elementare)<br />

6. Avventure di due prodi soldati (e dei loro destrieri) lungo la Via Claudia<br />

Augusta Altinate di Pez Fabio, Specchia Luca, Tonon Moreno e Varaschin Alex - San Fior (Prima media)<br />

LA GIURIA<br />

La giuria che ha valutato gli 87 racconti dell'edizione<br />

2010 (20 nella sezione adulti, 34 in quella ragazzi e 33<br />

nella sezione bambini) è composta da:<br />

D'Incà Teresa, di Trichiana, maestra in pensione, autrice<br />

di due pubblicazioni una su Longarone, paese nel<br />

quale ha insegnato per anni, ed una ispirata alla cultura<br />

contadina del bellunese in "Semplici versi in dialetto per<br />

ricordare il nostro passato". Collabora per il premio letterario<br />

"Trichiana paese del libro".<br />

Sagui Clementina, di Mel, insegnante di lettere in<br />

pensione alle scuole medie, per alcuni anni ha insegnato<br />

in Germania. E' stata assessore alla cultura nel comune<br />

di Zoppè di Cadore. E' una grande appassionata di<br />

libri gialli.<br />

Munno Alfonso, di Cison di Valmarino, barbiere di<br />

Settimanale della diocesi di Vittorio Veneto<br />

(Iscritto al n. 11 del Registro stampa del Tribunale di Treviso il 21-9-<br />

1948 e al Reg. Naz. della Stampa con il n. 3382 vol. 34 f. 649 del 5-<br />

9-91 - Iscr. ROC n. 1730)<br />

Direttore responsabile<br />

GIAMPIERO MORET<br />

Redazione e amministrazione<br />

Via Stella, 8 - Vittorio Veneto<br />

Tel. 0438 940249 Fax 0438 555437<br />

lazione@lazione.it - www.lazione.it<br />

Stampa: L’Artegrafica snc Casale sul Sile (Tv)<br />

ABBONAMENTI 2010:<br />

Annuale (50 numeri) euro 43<br />

Semestrale euro 25 - Sostenitore euro 80<br />

Per l’estero chiedere in amministrazione.<br />

15 Agosto 2010<br />

professione, uomo di cultura a tutto tondo: dipinge,<br />

suona, scrive poesie e racconti. Promotore del territorio<br />

in cui vive, è tra i fondatori dell'Associazione La Via dei<br />

Mulini e della Mostra dell'Artigianato di Cison di<br />

Valmarino.<br />

Tessari Roberto, di Tarzo, professore di agraria in pensione<br />

ha insegnato a Castelfranco e Conegliano. Ha collaborato<br />

in progetti di cooperazione allo sviluppo. Con la<br />

famiglia gestisce l'agriturismo Mondragon specializzato<br />

nell'allevamento dell'oca, dedicandosi ai laboratori di<br />

artigianato alimentare, alle visite e ai corsi. Appassionato<br />

storico della Grande Guerra ha effettuato ricerche e<br />

pubblicato diversi libri.<br />

Moret Giampiero, di Vittorio Veneto, è direttore del<br />

Settimanale Diocesano <strong>L'Azione</strong>. Responsabile della<br />

Scuola di Formazione all'impegno caritativo e sociale.<br />

Docente all'Istituto Superiore di Scienze Religiose di<br />

Padova.<br />

Conto corrente postale n. 130310<br />

“I dati forniti dai sottoscrittori degli abbonamenti vengono utilizzati<br />

esclusivamente nell’ambito della nostra attività e non<br />

vengono ceduti a terzi per alcun motivo in base a quanto predisposto<br />

dal D. Lgs n. 196 del 2003.”<br />

"<strong>L'Azione</strong> fruisce dei contributi statali<br />

diretti di cui alla legge 7 agosto 1990, 250".<br />

Questo settimanale è iscritto alla FISC<br />

Federazione Italiana Settimanali Cattolici<br />

ed associato all’USPI Unione<br />

Stampa Periodica Italiana<br />

Socio del CONSIS<br />

CONSORZIO NAZIONALE SETTIMANALI<br />

SOC. COOP. a r.l. - ROMA<br />

Chiuso in redazione<br />

il 2.8.2010 alle ore 10.00


6 sezione ADULTI<br />

1<br />

"T<br />

iberio Claudio Cesare Augusto Germanico, figlio<br />

di Druso, pontefice massimo, insignito della tribu-<br />

nicia potestas, la Via Claudia Augusta, che il<br />

padre Druso, aperte le Alpi con la guerra aveva tracciato,<br />

munì da Altino fino al fiume Danubio per miglia CCCL".<br />

Ormai il cippo a bordo strada con quell'incisione Claudio<br />

Tiberio non lo guardava nemmeno più. Ormai erano trascorsi<br />

molti anni da quando aveva accompagnato per la<br />

prima volta suo padre Publio Emilio, commerciante di vino di<br />

Altino, lungo quella strada che univa la costa adriatica alle<br />

province romane della Rezia e della Vindelicia. Fu il padre a<br />

fargli notare per la prima volta quel cippo:<br />

"Vedi figliolo, quella pietra porta incise a chiare lettere la<br />

grandezza del nostro Imperatore... Grandezza un corno! Lui<br />

non ha mai fatto un bel niente! Lui se ne sta al calduccio nel<br />

suo palazzo imperiale a Roma a trastullarsi con le vestali! É<br />

solo capace di comandare quello lì e di prendersi il merito<br />

del lavoro altrui! Guarda questa strada: pensi che a spianare<br />

ed a lastricare ognuna di queste 350 miglia sia stato il<br />

nostro Imperatore? Sono stati dei poveri disgraziati che per<br />

assecondarlo si sono spezzati il filo della schiena! E pensare<br />

che tua madre ha voluto darti il suo nome! Vieni figliolo:<br />

voglio farti vedere una cosa. Che almeno quella stupida pietra<br />

serva a qualcosa!"<br />

Dopo aver accostato il carro, Publio Emilio saltò a terra e<br />

trascinò di peso il figlio verso la stele, indicandogli le prime<br />

parole dell'epigramma:<br />

"Vedi? Questo qui è il tuo nome. TIBERIUS CLAUDIUS"<br />

disse scandendo lettera per lettera. "Un giorno ti servirà<br />

saperlo scrivere."<br />

Quel cippo era una pietra miliare nel senso stretto del termine<br />

per tutti coloro che transitavano lungo la via chiamata<br />

Claudia Augusta Altinate. Per Claudio Tiberio quel cippo era<br />

una pietra miliare anche in senso lato: su quella pietra imparò<br />

il proprio nome, grazie a quella pietra capì cos'è il dissenso<br />

politico, davanti a quella pietra vide per l'ultima volta suo<br />

padre. Publio Emilio era infatti solito fermarsi ad adibire la<br />

stele a suo personalissimo vespasiano. Un giorno il padre<br />

compì per l'ennesima volta il suo sprezzante rituale di dissenso.<br />

Claudio Tiberio, ormai adolescente, attendeva rassegnato<br />

quando udì della grida provenire nella loro direzione.<br />

Erano due centurioni visibilmente agitati!<br />

"Figlio d'un Vandalo! Urinare sul nome dell'autorità imperiale!<br />

Quale inaudito sacrilegio! In pasto ai leoni al Colosseo<br />

finirai. Anzi a combattere in Britannia in nome di quel Cesare<br />

che tu così ignobilmente disprezzi" disse quello più piccolo.<br />

I due centurioni presero sottobraccio un Publio Emilio stranamente<br />

silenzioso e lo condussero via. Nessuno lo vide<br />

mai più. Il consiglio di famiglia, convocato in tutta fretta tra<br />

parenti stretti e lontani, fu inclemente:<br />

"Chi è causa del proprio male pianga se stesso… Publio<br />

Emilio se l'è cercata!" sentenziò qualcuno.<br />

Era comunque necessario che l'attività commerciale di<br />

famiglia non si interrompesse.<br />

"La vita deve continuare: abbiamo troppe bocche da sfamare<br />

per fermarci a piangere" disse Bruto Cassio, il fratello<br />

nullafacente di Publio Emilio, dispensando un occhiolino<br />

malizioso alla cognata. "Qualcuno deve farsi carico del com-<br />

LETTURE per l’ESTATE<br />

15 Agosto 2010<br />

AL CONFINE<br />

TRA STORIA E FANTASIA<br />

di D'Alberto Enrico - Belluno<br />

mercio del vino. Io da qui mi sacrificherò per dirigere il tutto!"<br />

continuò solennemente.<br />

Seguirono lunghi istanti di silenzio, durante i quali gli<br />

sguardi degli Unni (la famiglia aveva discendenze barbare)<br />

indagarono gli sguardi degli altri.<br />

"Tibby, amore mio!" disse la madre rivolgendosi a Claudio<br />

Tiberio. "Tu ormai sei un uomo. Conosci la via che attraversa<br />

il vallo alpino ed i clienti conoscono te. Per il bene della<br />

famiglia, spetta a te proseguire lungo la strada tracciata dal<br />

tuo amato padre!"<br />

Detto questo, contraccambiò l'inopportuno occhiolino del<br />

cognato con un'altrettanto inopportuno sorriso.<br />

Da quel dì la vita di Claudio Tiberio scorse lungo il selciato<br />

della via Claudia Augusta Altinate. Stagione dopo stagione,<br />

anno dopo anno, lustro dopo lustro, Claudio Tiberio rifornì<br />

dell'ambito vino i mercati della Rezia e della Vindelicia. I<br />

suoi commerci andarono a gonfie vele: merito dei suoi modi<br />

affabili, della sua onestà ampiamente riconosciuta e, altra<br />

cosa non ereditata dal padre, del fatto che era rigorosamente<br />

astemio.<br />

Per Claudio Tiberio gli anni scorsero tranquilli e fluidi,<br />

come tranquillo e fluido scorse il vino nei calici dei suoi clienti.<br />

Ormai era diventato vecchio, ma non per questo rinunciava<br />

a quei lunghi viaggi. Tuttavia durante i tragitti aveva bisogno<br />

sempre più spesso di pause per riposare le sue stanche<br />

membra. Quel giorno, giunto in prossimità del cippo, decise<br />

di concedersi una pennichella. Si sedette a terra e contro<br />

quella pietra appoggiò la schiena duramente provata dagli<br />

scossoni del carro e dagli anni. Da lì a poco si addormentò.<br />

Va detto che proprio quella stessa mattina dovette assaggiare<br />

del vino per la prima volta in vita sua: il sospetto di una<br />

partita di vino annacquato lo costrinse infatti a valutare con<br />

ampie sorsate il contenuto di tutte le anfore acquistate.<br />

Conciliato dal dio Bacco, il suo riposo fu profondo e prolungato.<br />

Fu interrotto improvvisamente da un lampo, bianco,<br />

intenso, folgorante. Si destò di soprassalto. Nell'incoscienza<br />

del risveglio gli sembrò quasi che gli istanti trascorsi tra le<br />

braccia di Morfeo fossero diventati giorni, i minuti stagioni, le<br />

ore secoli. A pochi metri da sé vide un uomo chinato su di lui<br />

con uno strano oggetto sorretto davanti al volto. Quella strana<br />

cosa lampeggiò di nuovo, implacabile.<br />

"Lei scusale io, signole, lei scusale io! Io no volele svegliale!"<br />

disse l'uomo con una curiosa parlata, allontanando<br />

dagli occhi quella strana scatoletta dall'incomprensibile scritta:<br />

Nikon…<br />

"Io volele fale solo foto. Sua posa molto bella. Semblale<br />

una cosa sola lei e pietla! Semblale antica statua lomana! Io<br />

piacere fotoglafale monumenti. Io fotoglafale tutti monumenti<br />

io vedele!"<br />

Claudio Tiberio scattò in piedi sgranando gli occhi. Si guardò<br />

intorno disorientato. Tutto era cambiato: la strada, i<br />

boschi, l'orizzonte! Cercò con lo sguardo il carro ed i suoi<br />

due ronzini, ma vide solo una strana auriga in metallo a<br />

quattro ruote. Sul retro un'iscrizione: "Citroen 2 Cavalli"!<br />

"Che scherzo è mai questo? Ma chi può aver ordito una<br />

simile facezia? Per una volta che bevo qualche bicchierino<br />

guarda un po' che mi deve succedere!" rifletté tra sé e sé.<br />

Si concentrò poi sull'uomo che aveva davanti. Dedusse


15 Agosto 2010 sezione ADULTI 7<br />

LETTURE per l’ESTATE<br />

che era sicuramente un barbaro: aveva lineamenti inconsueti<br />

per essere della gens romana, per non parlare di quegli<br />

occhi a mandorla mai visti prima d'allora. Indossava abiti<br />

bizzarri curiosamente colorati. La sua mente divenne un turbinio<br />

di domande, ma tutto gli fu chiaro quando lesse la scritta<br />

che lo straniero esponeva sulla sua strana tunica.<br />

"Nike?!? Se lo straniero è qui e si fregia del nome della<br />

Dea della Vittoria, allora significa che i barbari hanno conquistato<br />

l'Impero!" concluse con il cuore in subbuglio.<br />

Trovò un filo di voce giusto per proferire una timorosa<br />

domanda.<br />

"Roma… Roma che fine ha fatto?"<br />

"Scolsa domenica tlavolta a Olimpico. Moulinho no peldonale.<br />

Con Julio Cesal tla pali non essele stata ploplio stolia…<br />

Da tempi di Adliano io no vedele un attacco così!<br />

L'Intelnazionale essele tloppo folte!"<br />

A Claudio Tiberio cedettero le gambe.<br />

"L'Olimpo profanato! Giulio Cesare impalato o crocifisso!<br />

L'imperatore Adriano deriso! E poi questo sconosciuto generale<br />

Morigno! Sarà sicuramente il comandante dei Mori.<br />

Probabilmente avrà stretto un'alleanza "internazionale" con<br />

Cartagine! Per tutti i fulmini di Giove! Roma è stata sconfitta!<br />

É la fine!"<br />

Vedendo l'anziano sconvolto, lo straniero estrasse da una<br />

sacca un insolito bicchiere di latta colorata, lo aprì nella parte<br />

superiore e lo porse a Claudio Tiberio.<br />

Lui lo trangugiò avidamente e disse:<br />

"Ascoltami, straniero: io rispetto i vincitori e sono troppo<br />

vecchio per non oppormi, ma almeno accordami l'onore di<br />

sapere chi siete. Io ho conosciuto i Mori, ma tu non assomigli<br />

a loro. Dimmi: tu e il tuo popolo da dove venite?"<br />

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"Io venile da Giappone" disse l'uomo non riuscendo bene<br />

a capire il senso delle parole del vecchio.<br />

"Dev'essere una terra assai lontana… A quale impero<br />

appartiene? Dove si trova?" chiese il vecchio.<br />

"Voi chiamale mio paese Impelo del Sol Levante. Ola io<br />

spiegale lei" disse lo straniero raccogliendo da terra il recipiente<br />

metallico appena svuotato e usandolo come fosse un<br />

mappamondo cilindrico.<br />

"Se questa lattina essele Tella, ola noi essere qui" disse<br />

indicando un punto a caso su quello strano bicchiere. Poi,<br />

ruotandolo, appoggiò l'indice su un altro punto, quasi opposto<br />

al precedente. "Invece io venile da qui. Asia… Lei capile,<br />

signole? Asia!"<br />

Claudio Tiberio concentrò lo sguardo sulla posizione esatta<br />

segnata dal dito dallo straniero e lesse la scritta lì riportata:<br />

Fanta… Improvvisamente tutto gli fu chiaro!<br />

"Ah, sì, sì... Ora ho capito dove vuoi arrivare. Tu vieni da<br />

Fanta che sta in Asia, giusto? Ho capito. Tu sei di Fanta,<br />

Asia, vieni dalla Fant-Asia. Che simpatica trovata! Sì, proprio<br />

una simpatica trovata! Vecchio e un pochino brillo lo sono,<br />

ma stupido no: la testa mi funziona ancora bene. Se tu vieni<br />

dalla Fantasia, allora io, vecchio come sono, vengo dalle<br />

oscure lande di una terra chiamata Storia, catapultato in<br />

questa sceneggiata da una sbronza epica rimediata per<br />

motivi professionali. Bello scherzo! Ora però basta. Ricordati<br />

di rispettare le persone più anziane anche se sono un poco<br />

alticce. Ora torno a dormire. Tu intanto sistema tutto com'era<br />

prima. Ave, o giovine burlone!"<br />

E così dicendo si distese nuovamente all'ombra del cippo<br />

e, con un riposo ristoratore, cercò di smaltire quell'incontro e<br />

quella sbronza.<br />

Leonart L eonaar<br />

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II II


8 sezione ADULTI<br />

2<br />

PRESENZE<br />

di Gasperin Antonio - Trichiana<br />

Gli adulti sono proprio insopportabili quando si<br />

mettono a parlare delle loro cose e sembra che il<br />

mondo intorno scompaia, tutto assorbito dai loro<br />

discorsi. Per fortuna in questi casi è possibile ottenere il<br />

permesso di fare anche ciò che, a mente lucida, il genitore<br />

riterrebbe inopportuno, pericoloso o semplicemente di<br />

nessuna provata utilità.<br />

Fuori dalla casera, posata lungo il tortuoso sentiero delle<br />

"Caldèle", l'antica via che valicava il passo San Boldo<br />

quando ancora le cinque gallerie non erano state scavate,<br />

la neve ancora cadeva a larghe falde, ricoprendo il mondo<br />

circostante di una soffice coltre non inferiore ai quaranta<br />

centimetri di spessore, abbastanza insomma per sprofondare<br />

fin quasi alle ginocchia e colmare all'inverosimile l'intreccio<br />

dei rami, il concavo delle grondaie, i fili della corrente<br />

e del telefono. Nella notte invernale soltanto i lampioni<br />

lungo il ciglio stradale permettevano di scorgere la<br />

danza leggera dei candidi fiocchi, mentre sul terreno il<br />

riflesso argenteo della neve vinceva persino l'oscura cecità<br />

di una notte senza luna.<br />

Giorgio non aveva nessuna reale necessità di sottrarsi<br />

all'abbraccio di genitori, parenti e della stufa tirolese che<br />

emanava ampie ondate di soporifero calore, per uscire al<br />

freddo, al buio, nella totale solitudine; anzi, si sentì proprio<br />

LETTURE per l’ESTATE<br />

15 Agosto 2010<br />

sciocco nel momento in cui si ascoltò chiedere il permesso<br />

di andare all'esterno per stare un po' sulla neve, e quale<br />

non fu la sorpresa nello scorgere il rapido cenno di assenso<br />

della mamma, tanto concentrata sulle facce degli altri<br />

giocatori attorno al tavolo (uno dei quali doveva per forza<br />

possedere l'asso di briscola) da risultare disconnessa<br />

rispetto al mondo circostante.<br />

Prima che la mano di briscola terminasse, Giorgio si era<br />

già infilato cappotto berretto di lana e guanti, anche se ciò<br />

non bastò a proteggerlo dalla sferzata di aria gelida e frizzante<br />

che lo accolse mentre sgattaiolava frettoloso dalla<br />

porta socchiusa. La reazione termica, oltre ad appannargli<br />

gli occhiali con conseguente incontro ravvicinato con l'unico<br />

palo del giardino, gli avvampava la pelle del viso, ed era<br />

grato alla notte ed alla solitudine in quanto nessuno poteva<br />

notare il colore paonazzo che suo malgrado assumeva<br />

in queste circostanze.<br />

Allontanatosi una cinquantina di metri dall'abitazione in<br />

direzione del bosco cominciò ad apprezzare il silenzio<br />

che assorbiva persino il suo arrancare attraverso quel<br />

nulla farinoso e irreale: gli ci vollero alcuni minuti prima<br />

che il brusio trapanante in cui era stato immerso per oltre<br />

due ore e mezza fuoriuscisse lentamente dalle orecchie e<br />

dai pensieri, e quando con uno scrollone del capo si liberò<br />

di un'ultima risatina isterica rimasta appiccicata a qualche<br />

rientranza del timpano, cominciò a sentire il suono<br />

del proprio respiro ed il recondito battito del cuore.<br />

Soltanto qualche mucchio di neve che per eccessivo<br />

accumulo cadeva dai rami pareva appena scalfire il dominio<br />

del silenzio, ma un attimo dopo già Giorgio si chiedeva<br />

se veramente avesse udito un piccolo tonfo o se si era<br />

trattato di un residuo mnemonico, una scoria di quell'altro<br />

mondo da cui ora si sentiva lontanissimo, soprattutto col<br />

cuore.<br />

Si era ulteriormente allontanato, sentiva la fatica di tale<br />

andatura quasi a balzi, eppure non voleva voltarsi indietro,<br />

tanto sapeva che avrebbe avuto tempo per farlo e che<br />

le luci delle finestre e dei lampioni non avrebbero cessato<br />

di indicargli il ritorno. Per ora desiderava soltanto quell'incerta<br />

danza di fiocchi bianchi attorno a lui, quella morbidezza<br />

ed anche il sentore di freddo che iniziavano a trasmettergli<br />

le scarpe ed i guanti, articoli di buona qualità<br />

ma non certo creati per gli sport invernali o per lanciare<br />

palle di neve.<br />

Gli piaceva quello spessore che livellava tutte le cose,<br />

semplificava il paesaggio, o almeno quel poco di visibile<br />

che restava, e quel senso di purezza trasmessa dal<br />

manto candido non ancora calpestato.<br />

A Giorgio piaceva la montagna ma amava molto anche<br />

il mare, con il suo russare continuo, e quando sfogliava<br />

riviste di viaggi si sentiva attratto dalle immagini dei<br />

deserti, con le dune simili a gigantesche onde. La neve<br />

aveva reso il paesaggio per certi versi simile al mare e al<br />

deserto, forse per questo aveva sentito un forte richiamo<br />

e vi si era inoltrato senza apparente motivo, oppure…<br />

Non ci aveva fatto quasi caso al momento, la nonna era


10 sezione ADULTI<br />

solita raccontare della sua prima età ed ormai tutta la<br />

famiglia sembrava tollerare con sufficienza quelle storie<br />

ripetute più e più volte, ma adesso quel cammino che si<br />

inarcava innanzi a lui, appena visibile tra i rami curvati<br />

dalla neve, pareva ripopolarsi di vocianti figure, ragazzi e<br />

ragazze con abiti assai grezzi ed un carretto cigolante<br />

trainato da essi con allegra fatica. Scavalcando i ricordi di<br />

una generazione (la mamma non aveva certo vissuto<br />

un'infanzia di stenti e lavoro) con una consapevolezza<br />

mai prima provata Giorgio poteva d'improvviso "vedere"<br />

quelle che per i nonni dovevano essere state le uniche<br />

"gite" dell'infanzia, preparazione ad altri viaggi non meno<br />

impegnativi che li avrebbero condotti lungo le dolenti strade<br />

dell'emigrazione.<br />

Il succedersi delle stagioni dettava gli avvenimenti di<br />

quegli antichi ragazzi, e puntuale giungeva l'ordine di<br />

recarsi dall'altra parte del passo, tra le colline trevigiane,<br />

per raccogliere castagne, acquistare carbone o riportare<br />

gli stampi per il burro che un vicino aveva inviato tempo<br />

prima per una modifica. Maschi e femmine, mal vestiti e<br />

peggio calzati, tuttavia allegri e pronti ad ogni sorta di<br />

dispetto, prendevano la salita di buon'ora, scavalcavano<br />

con caparbia lentezza il crinale e calavano verso Tovena<br />

nel pomeriggio, attesi dalle famiglie del luogo che, senza<br />

tanti complimenti o convenevoli permettevano loro di consumare<br />

il cibo portato da casa e trascorrere la notte sulla<br />

3<br />

Era lì. Era sempre stato lì. Sotto ai suoi piedi, sotto<br />

alle sue viti, all'erba del suo prato, alla terra arata<br />

e arata ancora. Per duemila anni. E nessuno l'aveva<br />

visto. Prima di lui: nessuno.<br />

Se ne stava nascosto ai margini di una strada antica.<br />

L'antica via che univa, come un nastro di seta, la strada<br />

Postumia di Oderzo alla via Annia poco dopo il ponte sulla<br />

Livenza, a Sant'Anastasio.<br />

La strada Postumia era stata costruita 148 anni prima di<br />

Cristo, quando l'esercito Romano ebbe bisogno di una<br />

strada rettilinea per attraversare velocemente la grande<br />

pianura del Nord.<br />

Costeggiava le lagune opitergine, invece, la via Annia<br />

che da Ravenna si prolungava fino alla misteriosa<br />

Pannonia, da dove arrivava l'ambra blu, magica e preziosa.<br />

Si viveva bene, allora, in queste terre poste fra la Piave<br />

bizzarra e mutevole come un'adolescente, ed il fiume<br />

Livenza, più composto e regolare che scorreva copioso<br />

dai Monti Opitergini fino al porto di Opitergium, dove si<br />

aprivano i Sette mari, con tanti approdi sicuri.<br />

Le due grandi strade erano raccordate da una miriade di<br />

vie minori. Da Oderzo, lungo l'alzaia del canale Piavon, si<br />

raggiungeva Ceggia percorrendo via Cella. Un nome antico,<br />

stranamente evocativo.<br />

Un nome che avrebbe dovuto far aprire gli occhi, a tanti.<br />

Invece: niente.<br />

LETTURE per l’ESTATE<br />

15 Agosto 2010<br />

foglia di un fienile. Su questo canovaccio sempre identico<br />

la nonna ricamava delle trame attinte dai ricordi, minuscoli<br />

episodi fatti di piccole ingiustizie, temporali improvvisi,<br />

incontri inattesi con animali o personaggi, non si sa se<br />

reali o immaginati, molto probabilmente veri ma ingigantiti<br />

dal ricordo.<br />

I fiocchi si erano fatti radi, già le nubi iniziavano ad aprirsi<br />

lasciando scorgere in lontananza il dolce profilo delle<br />

colline, alle spalle del bosco. Anche le voci e le immagini<br />

del passato erano ritornate nel fuggevole mondo dei rimpianti,<br />

grate per essere state per un attimo richiamate alla<br />

vita. Giorgio sapeva che avrebbe dovuto girarsi e fare<br />

ritorno alla baita, prima di sentire echeggiare di lontano il<br />

suo nome: gli sarebbe sembrato un insulto, uno sfregio in<br />

quel sacrario di pace, un mescolare due mondi tra loro<br />

inconciliabili. Doveva tornare, ma sentiva che qualcosa<br />

stava per accadere, che il libro del mondo che stava leggendo<br />

riservava un'ultima pagina.<br />

Ed ecco, tutta la neve attorno a lui accendersi quasi di<br />

colpo, da opaca farsi splendente sotto la volta del cielo, il<br />

quale al contrario perdeva la purezza del nero profondo e<br />

l'intensità delle stelle: da dietro la più alta collina, all'orizzonte,<br />

una luna immensa e piena si levò con un gesto<br />

lento ma solenne, inondando della sua luce quel mondo<br />

silente, emozionato e palpitante di vita nascosta.<br />

Adesso Giorgio poteva tornare.<br />

IL SEGRETO<br />

DEL POZZO D'ORO<br />

di Piovesana Giuseppina - Fossalta Maggiore<br />

Per duemila anni.<br />

Finché, era un caldo pomeriggio di luglio di qualche<br />

anno fa, Marco perse la più bella fra le sue biglie di vetro,<br />

in un profondo crepaccio aperto nel terreno dalla prolungata<br />

siccità.<br />

Marco abitava in una grande casa colonica con il cortile<br />

polveroso che si apriva su via Cella, la strada ormai poco<br />

frequentata, che tutti dicevano antichissima.<br />

A volte, dopo le arature nei campi circostanti, il vomere<br />

portava alla luce pezzi rotti di antichi embrici. Qualche<br />

moneta con il profilo di un imperatore romano. Una mattina<br />

l'aratro si era quasi spaccato contro un sasso. I contadini<br />

spaventati erano corsi a chiamare Massimo Rorato,<br />

un appassionato di cose antiche, che abitava poco distante.<br />

Massimo aveva subito compreso l'importanza del ritrovamento.<br />

Stava emergendo, lungo l'antica via, un'ara<br />

funeraria a colonna, scolpita in modo spettacolare con<br />

testine di bambini e festoni intrecciati di frutta e di fiori.<br />

Marco, che aveva assistito al recupero del prezioso e<br />

davvero bellissimo pezzo, non aveva approvato la scelta<br />

del padre. “Non avrei mai chiamato quella gente - si permise<br />

di dire, quando tutto fu finito - la scultura è stata trovata<br />

nei nostri campi, e nostra doveva restare. Nessuno<br />

l'avrebbe saputo”.<br />

Nella sua mente infantile, il fascino del segreto che celava<br />

il mistero del ritrovamento, sarebbe stato come un sigillo<br />

nella memoria della sua famiglia.


15 Agosto 2010 sezione ADULTI 11<br />

LETTURE per l’ESTATE<br />

“Quando diventerò grande, se troverò qualche altro<br />

tesoro nascosto, non lo dirò. Nessuno verrà a portar via<br />

nulla, da qui. Sarò io il custode dei tesori che si nascondono<br />

nei campi”.<br />

Marco, da allora aveva continuato a cercare, dopo le<br />

arature dei campi, se emergeva qualche reperto antico.<br />

Lungo l'antica via i reperti abbondavano. Erano embrici<br />

giallastri, rotti dal passaggio del vomere. Pesi da telaio circolari<br />

come ciambelle o a tronco di piramide, puntali di<br />

anfora, manici, qualche moneta con il profilo di un imperatore.<br />

Marco era affascinato.<br />

“Chissà che volto avevano le persone che hanno<br />

costruito queste cose. Chissà come vivevano, come parlavano,<br />

quali gioie e quali dolori hanno costellato le loro<br />

vite. Vite che si sono svolte qui, in questi campi, su questa<br />

terra. La mia terra”, Marco si sentiva loro vicino, come se<br />

l'immenso cumulo di anni, duemila anni, non fosse che un<br />

soffio leggero e breve, nell'eternità.<br />

Marco fantasticava, nelle lunghe ore assolate dei pomeriggi<br />

estivi, quando nessuno lo chiamava per dare una<br />

mano nel campo a rastrellare l'erba ormai seccata dal<br />

sole. Fantasticava immaginando la vita tranquilla di quelle<br />

persone, devastata all'improvviso dall'annuncio che i barbari<br />

stavano per raggiungere la campagne di Oderzo.<br />

“Attila! - piangeva l'antica madre - Dove sono passate le<br />

sue orde non cresce più neanche un filo d'erba. Attila ci<br />

ucciderà tutti, incendierà la casa. Distruggerà i raccolti”.<br />

Disperazione.<br />

“Scappiamo. Portiamo le nostre cose, i nostri figli, le<br />

donne, nelle isolette della laguna. Ci nasconderemo lì, fra<br />

le alte canne. L'acqua ci proteggerà, fino a quando l'orda<br />

feroce sarà passata. Poi torneremo ai nostri campi. Alla<br />

nostra città”.<br />

Scapparono, quando seppero che Attila, un mostro dal<br />

volto di demonio devastato da tagli profondi, che si diceva<br />

fosse per metà uomo e metà fuso con il suo cavallo, arrivò<br />

alle porte di Aquileia.<br />

Chi aveva una barca vi mise tutti i suoi tesori e, lungo il<br />

canale Piavon scivolò leggero da Oderzo alle vicine lagune.<br />

Altri scelsero di percorrere l'antica via.<br />

Un uomo, forse uno schiavo, portava sulle spalle un<br />

fagotto pesante. Faticoso procedere, lungo la strada sterrata,<br />

piena di buche.<br />

L'antica via Cella non era lastricata di basoli lucidi e<br />

lisciati, come la vicina Postumia da tanti calzari e carri che<br />

l'avevano percorsa per centinaia di anni.<br />

Troppo faticoso. Quel fagotto rallentava il cammino.<br />

I fuggiaschi si fermarono, nei pressi di un pozzo scavato<br />

lungo l'antica via per dare ristoro ai viandanti con l'acqua<br />

fresca e pulita che scorreva fra le ghiaie abbandonate,<br />

dal continuo divagare della Piave.<br />

“Gettiamo nel pozzo il nostro tesoro - si accordarono<br />

quegli uomini antichi - questa è una strada nascosta fra i<br />

campi. Poco frequentata. Nessuno, scoprirà che nelle sue<br />

acque profonde si nascondono tutte le gemme e tutto l'oro<br />

del tesoro comune della città di Opitergium. Non possiamo<br />

procedere oltre, con questo peso. Quando la tempesta<br />

sarà passata, torneremo e riporteremo il tesoro in città, a<br />

beneficio di tutti. E con questo oro potremo riparare i danni<br />

subiti dalle nostre case, dare sollievo alle famiglie disperse”.<br />

L'affanno era grande, in quel gruppetto di uomini e<br />

donne.<br />

Il tesoro di Oderzo, sprofondò nelle acque scure con un<br />

tonfo soffocato.<br />

Nessuno, fra quei fuggiaschi tornò mai lungo l'antica via,<br />

a recuperare il tesoro.<br />

A poco a poco, nacque la leggenda del pozzo d'oro.<br />

E si consolidò fra le generazioni. Divenne un miraggio,<br />

una clausola da includere nei contratti di vendita dei terreni:<br />

"Ti vendo i miei campi, ma non i diritti su quello che<br />

potresti trovare nel pozzo".<br />

Per secoli e secoli.<br />

Fino a quando, in un assolato pomeriggio di luglio, duemila<br />

anni dopo, cadde una biglia blu nel crepaccio asciutto.<br />

Marco scavò con le mani, aprendo a poco a poco un<br />

varco fra la creta giallastra, secca. Raggiunse un coperchio<br />

scuro: sembrava di bronzo, aveva delle borchie<br />

arrugginite.<br />

Sotto al coperchio si intravedevano alcune pietre cotte<br />

semicircolari. Formavano il cerchio di un pozzo. Una cavità<br />

profonda, ombrosa, ma asciutta.<br />

Il corso antico del fiume Piave si era spostato più a sud,<br />

e le acque sotterranee non scorrevano più da secoli, fra i<br />

ghiaioni profondi sotto i campi di Fossalta Maggiore.<br />

La memoria dell'esistenza di un pozzo lungo l'antica via,<br />

era perduta.<br />

Marco scorse qualcosa, nella penombra, giù in fondo.<br />

Corse a casa, prese una lunga fune, l'agganciò ad un palo<br />

di sostegno del vigneto, si calò nel pozzo.<br />

L'enorme fagotto era avvolto in una tela scura che si<br />

sbriciolò in una nuvola polverosa. Si sprigionarono, colpiti<br />

da pochi raggi di luce, barbagli d'oro, lampi azzurri e rossi<br />

di pietre preziose.<br />

Marco pensò d'istinto: “Ho trovato il pozzo d'oro! Era qui,<br />

era sempre stato qui, sotto ai miei piedi, nella mia terra. Ed<br />

ora è mio”.<br />

Sul fondo asciutto del pozzo lungo l'antica, appena<br />

coperti da una patina di sabbia, stavano tesori enormi.<br />

Marco era consapevole, sia del valore dell'oro, sia dell'importanza<br />

storica della scoperta.<br />

Una scoperta che poneva fine alla leggenda del pozzo<br />

d'oro.<br />

Che fare?<br />

Recuperò la superficie risalendo grazie alla fune che<br />

aveva calato.<br />

Si sedette fra l'erba secca, sul bordo della strada sassosa.<br />

Meditò.<br />

Inspiegabilmente l'emozione della scoperta si trasformò<br />

in preoccupazione.<br />

Che fare, di quell'enorme tesoro?<br />

Marco tornò a casa pensieroso. Passarono le settimane,<br />

poi i mesi: non riuscì mai a prendere una decisione.<br />

Quasi ogni mattina, da solo, raggiunge il pozzo ben<br />

celato fra le erbe.<br />

Nulla lascia trapelare il mistero.<br />

Marco continua a cullare il suo segreto nel cuore.<br />

Gli basta così.<br />

Col tempo, vicino al pozzo è cresciuta anche una quercia.<br />

Ora le sue radici sotterranee stanno intrecciando un<br />

sigillo tenace sul coperchio di bronzo.<br />

Marco lo sa.<br />

Il posto del pozzo d'oro nascosto lungo l'antica via, non<br />

sarà svelato.


12 sezione ADULTI<br />

4<br />

BELLA<br />

di Soldan Nelso - Conegliano<br />

Il campanile di Tovena batteva i rintocchi serali. Dal<br />

canalone giungeva una brezza fredda che si spandeva<br />

sui campi portandosi dietro l'odore resinoso della<br />

legna che ardeva nei focolari. Un uomo attraversò la piazza<br />

sfregandosi le mani, giacché l'aria s'era fatta pungente.<br />

Sopra il passo, una velata luna crescente iniziò a cercare<br />

nel cielo il suo punto più in alto.<br />

Più ad ovest, tra il belare degli agnelli e l'abbaiare del<br />

cane, transumava con ritardo un gregge diretto al fondovalle<br />

di Tarzo. L'umidità penetrava nelle ossa e influiva sull'umore<br />

dell'anziano pastore che, inquieto, fumava.<br />

Giunto nella piana, l'uomo fece riunire in tondo le bestie<br />

e liberò gli asini dai pesi dei basti. Fissò la tenda a ridosso<br />

di un argine, appese al trespolo il caldaio per la polenta e<br />

accese il fuoco. La luna si nascose dietro nubi ventose e<br />

l'oscurità offuscò il contorno del lago.<br />

Buttò la farina, rimestando fino alla ripresa del bollore.<br />

L'indomani sarebbe ripartito alla volta dei pascoli alti del<br />

bellunese, per poi scendere, a fine stagione, dalle parti di<br />

Conegliano dove un certo Gera, scienziato e medico,<br />

approvvigionava lana per la sua nuova filanda. Il ricavato<br />

della tosatura era misero anche a causa della sleale concorrenza<br />

dei Laner, scaltri allevatori bergamaschi che spadroneggiando<br />

sui centri di raccolta di Follina ostacolavano<br />

le attività dei piccoli proprietari. La loro prepotenza era<br />

temuta persino dagli altinati, genti dalla secolare tradizione<br />

pastorizia.<br />

Si scaldò lo stomaco attingendo poche cucchiaiate direttamente<br />

dal paiolo. Cercò il vino e gli venne allegro un<br />

ricordo: tempo addietro si era trovato a tu per tu con una<br />

bottiglia di quello buono nell'osteria di Boccafossa, il paese<br />

lagunare dove era solito svernare. Intento a filar astio contro<br />

i perfidi Laner si lasciò andare a pensieri assassini<br />

sempre più difficili da governare man mano che il livello del<br />

liquido si avvicinava al fondo. Complice quell'ultimo bicchiere<br />

di troppo, sbottò rabbioso contro questi tali: -<br />

Carogne! Bastardi! Succiasangue! - urlava, e mentre così<br />

li apostrofava menò una gran botta di mano sul tavolo che<br />

quasi si sfasciò. Accorso alle grida del padrone e eccitato<br />

dal frastuono, il cane saltava e grattava rabbiosamente<br />

sull'uscio abbaiando come impazzito.<br />

Gli avventori e l'oste erano rimasti come impietriti ai loro<br />

posti, indecisi se preoccuparsi del pastore o non piuttosto<br />

della tenuta della porta messa a dura prova dalla bestia<br />

inferocita. Quando si decisero, cercarono di rabbonire l'uomo:<br />

pazientasse, che certamente gli austriaci avrebbero<br />

messo fine a quei soprusi! Lui però non voleva sentir<br />

ragioni e ribatteva sgranando improperi che sembrava<br />

d'essere alla funzione del venerdì santo. Alla fine ammise<br />

sconsolato: - A chi vuoi che gl'importi di metter pezza al<br />

nostro ingrato sbarcare il lunario! - L'accorata affermazione<br />

gli attirò la solidarietà dei presenti e tutto si risolse in<br />

una bevuta generale fra invettive ed insulti indirizzati a<br />

quei governanti insensibili e per di più stranieri!<br />

Tirò dalla fiasca per lenire il bruciore causatogli dal cibo<br />

LETTURE per l’ESTATE<br />

15 Agosto 2010<br />

bollente. Per quanto cercasse, non ricordava come fosse<br />

riuscito a rincasare quella volta: - Certamente non sulle<br />

mie gambe, - dedusse fra sé e sé. Osservò il cane che<br />

stava in attesa, fiutando l'aria. - Forse lui lo sa, - pensò<br />

rovesciando a terra gli avanzi della cena. Guardò l'animale<br />

saziarsi accanto al fuoco in quell'insistere d'inverno fino<br />

a quando, costretto dallo sfinimento, si coricò.<br />

La notte stese definitivamente il suo nero sipario, appena<br />

lacerato dal rosseggiare delle braci ancora vivide sotto<br />

il trespolo.<br />

Lui si rigirava sul giaciglio in preda ad una stanchezza<br />

insonne, cercando di mettere ordine ai pensieri che si<br />

accalcavano indisciplinati e inconclusi nella sua testa. Gli<br />

piaceva quel duro lavoro e amava le sue bestie. Per lunghi<br />

periodi, solivago per i monti, lo aveva corteggiato la<br />

solitudine. Fu l'abitudine ad essa, così rassicurante e libera,<br />

a farlo cedere: la sposò nella buona e nella cattiva<br />

sorte, restandogli fedele negli anni; le tante serate passate<br />

negli alpeggi, col naso all'insù a contare, assieme alle<br />

stelle i sogni persi della sua vita, fecero da paraninfo a<br />

quel matrimonio. Tuttavia non rifiutò mai la compagnia<br />

occasionale dei suoi simili, eccezion fatta per i rissosi zattieri<br />

che incontrava alla Muda e per i contadini, ostili ai<br />

transumanti perché esasperati dalle ristrettezze. Le armate<br />

napoleoniche e gli austriaci avevano infierito duramente<br />

sulle economie di quelle terre e una grave crisi seguiva<br />

ad un periodo di distruzioni e saccheggi. Dappertutto c'era<br />

disoccupazione. Accattoni, banditi, dazi, e malanni da<br />

schivare erano i suoi pensieri fino a quando, sul pagliericcio,<br />

lo vinse la stanchezza. Sprofondò nel sonno e il suo<br />

ritmico russare fu, anche per quella notte, ninna per il fedele<br />

cane.<br />

La mattina seguente Bella - così la chiamava il vecchio<br />

- girò in tondo facendo levare le bestie per infilarle nel percorso<br />

voluto. Lui, caricate le poche cose del bivacco sull'asino<br />

più forte, mosse in direzione del passo di San<br />

Boldo, la via che fin dal 500 era usata come scorciatoia da<br />

chi voleva ritornare in fretta nelle valli bellunesi.<br />

Nell'aria rimase l'odore del gregge che aveva sostato.<br />

Attraversarono i prati prospicienti il borgo di Sollèr ed<br />

entrarono per la via Sottoriva nell'abitato di Tovena dove<br />

uomini erano affaccendati chi a vangare i campi già concimati<br />

per le semine, chi a spaccare legna e altri a sistemare<br />

muriccioli a secco. Le donne depositavano panni da<br />

lavare dentro ceste ai piedi degli usci, osservate da alcuni<br />

vecchi che commentavano con innocua malizia quel che<br />

vedevano.<br />

Uno di loro riconobbe il pastore: - Eilà Mario, arrivi con il<br />

cuculo quando i lavori son finiti! -<br />

- Già, quest'anno il tempo non vuol metter la testa a<br />

posto - rispose, mentre con il bastone cercava di contenere<br />

il gregge.<br />

Dal campanile il suono della campana si distese sulle<br />

case, sui prati, sui boschi e sul lavoro della gente mentre i<br />

camini ancora fumavano e i letti sfatti, tiepidi della notte, si


15 Agosto 2010 sezione ADULTI 13<br />

LETTURE per l’ESTATE<br />

mondavano dagli odori con l'aria fresca dei balconi aperti.<br />

Giunse in piazza maggiore e si fermò alla fontana.<br />

Alcuni bimbi erano accorsi nel sentire i belati e ora cercavano<br />

di accarezzare gli agnellini. Il vecchio li lasciò fare e<br />

si rinfrescò alla fonte accompagnando l'acqua sugli occhi<br />

e sulle guance. Alzò lo sguardo alla montagna: l'anfiteatro<br />

roccioso gli stava davanti illuminato dalla luce tersa del<br />

mattino, vestito degli splendidi colori della ricrescita primaverile.<br />

Sembrava voler raccogliere in un ampio, protettivo<br />

abbraccio il paese, i campi, la gente e persino lui stesso,<br />

immobile ed estasiato su quel palcoscenico. In alto brillavano<br />

rocce colpite dai primi raggi del sole. Dalle sorgive,<br />

rivoli d'acqua, cadendo nel vuoto, originavano luccicanti<br />

cascatelle che s'infrangevano in un brillio di spruzzi sul<br />

pietrame sottostante.<br />

Il baluginio della luce sugli occhi dava movimento al<br />

tutto, quasi tutto fosse danza: per un lungo, intenso istante<br />

ne avvertì il trasporto e una calda sensazione d'infinito<br />

gli si depositò, struggevole, nell'anima.<br />

Quasi a voler scacciare il turbamento che gli saliva dalle<br />

viscere, diede voce al cane e riprese a seguire il gregge.<br />

Ora la strada si faceva mulattiera addentrandosi fra<br />

vegetazioni di carpini, faggi, ginepri e sambuchi per poi<br />

inerpicarsi costeggiando, fino al valico. Ciuffi di cangianti<br />

anemoni rosa-violetto animavano qua e là zone ombrose<br />

e calte color dell'oro s'impossessavano dei tratti umiferi<br />

lambiti dalle acque sorgive. Nel folto, un abete frondoso<br />

era servito da riparo notturno ai caprioli. Qualcuno di questi<br />

era sceso a dissetarsi al torrente che costeggiava la<br />

mulattiera. Proprio sulle peste degli ungulati si era soffermato<br />

il cane, quando una femmina di fagiano levò il volo<br />

all'improvviso: un sussulto, un po' di batticuore per lo spavento<br />

prima di riprendere il fiato. Il pastore rise alla volta di<br />

Bella che ora scodinzolava puntando in direzione del pennuto:<br />

- Stai invecchiando anche tu, adesso ti fan paura<br />

persino gli uccelli! - Poi, asciugatosi la fronte, continuò a<br />

camminare.<br />

La macchia lasciò il posto ad una piccola radura al solivo<br />

ed il gregge si sparpagliò. Una quantità di primule<br />

agglomeratesi nella cotica erbosa, chiazzava di giallo il<br />

terreno alla base di un'incombente parete rocciosa. Nel<br />

versante opposto, un'originale formazione granitica era<br />

segnata da una profonda erosione. Sulla cima il solco<br />

desinava in un enorme anfratto passante. Il pastore guardò<br />

incuriosito dentro quel grosso buco, mentre il cane cercava<br />

di ricomporre gli ovini. Sentì l'aria accarezzargli fresca<br />

il viso e con la brezza udì arrivare un distinto vociare.<br />

Più avanti, il tracciato approfittava di un breve tratto in leg-<br />

gero declivio, per allargarsi a gomito prima di riprendere a<br />

salire in tornante. Là sostavano montanari scesi dalle borgate<br />

di sopra, con mercanzie portate in spalla o a dorso di<br />

mulo. Noci, patate, miele e conserve, ma anche selvaggina<br />

e qualche lavoro artigianale da vendere o barattare con<br />

alimenti o filati. Una giovane con una gerla carica di grossi<br />

fagioli sperava di ricavarne il sufficiente per un capo di<br />

biancheria da accompagnare alla dote. Addossati al fianco<br />

del monte sostavano alcuni carri giunti dalla vallata di<br />

sotto, mentre i conducenti ostentavano le merci appoggiate<br />

sopra beole pietrose.<br />

Era il 'Cargacàr': da quel luogo si poteva proseguire<br />

solamente a piedi o a dorso di mulo. Da secoli, in quel preciso<br />

punto, valligiani e montanari si incontravano per<br />

scambiare il risultato dei rispettivi lavori assieme a notizie<br />

sulla salute, sulle guerre, sulle epidemie, sui lutti; s'intrattenevano<br />

per aggiornarsi su matrimoni e nascite, per confidarsi<br />

gioie e dolori. Il commercio era sovente il pretesto,<br />

l'occasione di quel raccontarsi la vita fra persone che la<br />

geografia rendeva a volte diverse nell'aspetto ma non dissimili<br />

nell'anima. Cosicché quasi sempre, alla fine, la<br />

mano aperta dell'uno accoglieva, con il valore dello scambio,<br />

anche il peso delle attese e delle delusioni dell'altro.<br />

Bella non poteva sapere quanto quel 'comunicare' era<br />

importante per gli uomini: innervosita dal baccano si agitava<br />

nel cercare una via di transito in mezzo a quella<br />

ressa.<br />

Riuscì a far oltrepassare il gregge, non senza difficoltà e<br />

fra malcelate stizze di donne contrariate dal dover rimontare<br />

attente a dove mettere i piedi.<br />

Il cane cercò il vecchio che gli passò una mano sul<br />

bianco pelo irsuto dopodichè si dissetarono alle acque del<br />

Gravon. Giunsero senz'altri intoppi sotto la gola rocciosa<br />

dove i rigagnoli d'acqua cadevano nel vuoto. Da quel<br />

punto il sentiero si inerpicava ripido e travetti di larice servivano<br />

da gradini. Bella vi sospinse gli animali. Mario<br />

ansimava, la coda dell'asina stretta nella mano sinistra e<br />

la destra buona per il fumo. Abbandonò la presa il tempo<br />

strettamente necessario per togliersi il copricapo davanti<br />

al capitello del Cristo: non aveva forse sentito dire di quel<br />

Crocifisso che era un buon pastore? E che amava le proprie<br />

pecore? Proprio come lui! Sentiva di dovergli del<br />

rispetto. In ogni caso le buone maniere volevano che: 'davanti<br />

a preti, dotòri e capitei, caveve el capel e rispetei!'.<br />

Gli tornò il fiato quando, superata la china, vide la valle<br />

aprirsi alle Dolomiti illuminate dal sole. Tirò un profondo<br />

sospiro e il suo sguardo spaziò da est a ovest. Sentiva<br />

vivere in lui la bella stagione che veniva avanti.


14 sezione ADULTI<br />

5<br />

INCONTRI<br />

di Tormen Katia - Trichiana<br />

Il b&b "L'Antica Via" è una bella casa dai balconi rossi.<br />

Se vi capitasse di soggiornarvi, mentre gustate a colazione<br />

le deliziose torte sfornate dalla padrona, potreste<br />

farvi raccontare da suo marito alcuni aneddoti sulla strada<br />

romana che una volta passava di lì: è un vero esperto in<br />

materia!<br />

Primavera 2005<br />

Il mento a sfiorare il manubrio in posizione aerodinamica,<br />

il ragazzo scendeva lungo la strada sterrata guardando<br />

fisso davanti a se. Gli alberi e l'erba gli scivolavano a fianco<br />

in una massa verde indistinta, muti spettatori di quella<br />

corsa solitaria.<br />

Era un percorso che aveva già fatto mille volte, ne conosceva<br />

ogni curva, ogni dosso, ogni metro. Si allenava spesso<br />

lì con la sua mountain bike, lontano dal traffico, solo con<br />

se stesso e col cronometro come rivale. Le cifre sul contachilometri<br />

digitale aumentavano di pari passo coi battiti del<br />

suo cuore, le dita posate sulle leve dei freni per ogni evenienza,<br />

i muscoli delle gambe pronti a scattare quando la<br />

forza d'inerzia fosse venuta meno.<br />

Si chiamava Valerio, e la lettera V spiccava rossa sul<br />

telaio nero della sua bicicletta: V come veloce, vigile, vincente,<br />

valoroso.<br />

"Vaff…!"<br />

Lo vide all'ultimo secondo, troppo tardi per fare qualsiasi<br />

cosa. Un disperato tentativo di frenata lo fece scivolare a<br />

terra tra sassi e foglie secche. Il caschetto volò lontano da<br />

lui.<br />

Il cervo sparì nel bosco.<br />

Sentì un fiato umido sul viso e spalancò gli occhi solo per<br />

richiuderli subito dopo accecato dal riverbero del sole. A fatica<br />

si appoggiò sui gomiti sentendo il dolore irradiarsi in ogni<br />

singolo osso.<br />

"Tutto a posto?"<br />

Con qualche difficoltà mise a fuoco l'uomo che gli stava<br />

di fronte, accovacciato. Teneva per le redini un cavallo dall'aspetto<br />

pacioso. "In verità stavo meglio prima…Dov'è la<br />

mia bicicletta?" "Se vi riferite alla vostra cavalcatura di ferro,<br />

credo sia finita tra l'erba alta" - Rispose lo strano tipo indicando<br />

dietro di se.<br />

Cavalcatura di ferro? Che razza di lingua parlava quel<br />

tizio? Dall'abbigliamento sembrava reduce da uno di quei<br />

raduni medievali che spesso si tenevano in una località<br />

poco distante da lì. Incuriosito, glielo chiese: "Venite dal<br />

Castello di Zumelle? Stanno facendo festa?"<br />

L'altro lo squadrò sospettoso: "Non c'è nessun castello a<br />

Zumelle messere, solo una torre!"<br />

Valerio sorrise: "Beh insomma, non sarà proprio quello di<br />

Cenerentola, ma definirlo solo una torre… Da quel che<br />

ricordo c'è un bel giro di mura, le ex stalle, il salone… Un<br />

mio amico ci ha fatto il pranzo di nozze!"<br />

"Vi assicuro che in quel luogo c'è solo un torrione di<br />

segnalazione!" - ribadì l'altro - "Comunque non vengo da lì.<br />

Sto andando al nord, oltre le Alpi, dove l'imperatore Tiberio<br />

Claudio Augusto Cesare Germanico sta ultimando la<br />

costruzione di codesta strada che, una volta terminata, collegherà<br />

il fiume Po al fiume Danubio".<br />

Il giovane sbarrò gli occhi: questo era di sicuro un pazzo<br />

LETTURE per l’ESTATE<br />

15 Agosto 2010<br />

scappato da qualche casa di cura. "Oh Dio!"- esclamò<br />

soprappensiero. Il tipo si accigliò: "Quale dio stai invocando?<br />

Giove, forse?"<br />

"Come quale dio… uno ce n'è! Il padre di Gesù!" "Il padre<br />

di chi?". La conversazione era talmente surreale che<br />

Valerio si convinse di essere vittima di uno scherzo.<br />

A fatica si rimise in piedi, la testa che gli girava. Solo allora<br />

si accorse di un mutamento nel paesaggio. Anche se di<br />

preciso non riusciva a capire cosa era cambiato, era evidente<br />

che qualcosa di diverso c'era. Non aveva mai fatto<br />

molto caso a ciò che lo circondava quando passava di lì,<br />

veloce come andava non aveva certo il tempo di guardarsi<br />

in giro.<br />

Le case! Era sicuro che sulla collina di fronte ce ne fossero<br />

almeno un paio, appollaiate a mezza costa coi loro tetti<br />

di tegole rosse. Invece ora non vedeva altro che bosco e<br />

prato! Anche la strada stessa era diversa, pareva lastricata<br />

e il muretto che la conteneva a monte sembrava costruito<br />

da poco mentre lui lo rammentava cedevole e infestato dal<br />

muschio.<br />

Spaventato, si rivolse all'individuo pur temendone la<br />

risposta: "Scusa, ma in che anno siamo?"<br />

"Nel 760 ab urbe condita!"- esclamò questi come fosse la<br />

cosa più ovvia del mondo.<br />

"Sì, condita l'insalata! Cosa vuol dire? Mi stai prendendo<br />

in giro vero? Tra poco mi dirai che siamo su "Scherzi a<br />

parte". Cercava di sdrammatizzare ma dentro di se sentiva<br />

il panico farsi strada tra le viscere.<br />

"Ignoro di cosa tu stia parlando, la botta in testa deve<br />

averti recato danno. Ora se permetti…". L'uomo introdusse<br />

due dita in bocca ed emise un fischio acuto. In breve un<br />

falco scese rapidamente dall'alto e si appollaiò sul braccio<br />

teso dell'uomo. Nel becco teneva una piccola lepre che lo<br />

sconosciuto prese e ripose in una bisaccia. "Dividerei<br />

volentieri il mio pranzo con te straniero, ma ho fretta e la<br />

strada è lunga. Incontrerai dietro di me altra gente diretta a<br />

nord con carri carichi di merce di ogni tipo, loro potranno<br />

esserti d'aiuto." Con queste ultime parole l'uomo, al quale<br />

Valerio non aveva neppure chiesto il nome, montò a cavallo<br />

e se ne andò.<br />

Ancora frastornato, il giovane scese a recuperare quel<br />

che restava della sua bicicletta. Il mezzo era abbastanza<br />

malconcio, di proseguire in sella neppure a pensarci, avrebbe<br />

dovuto chiamare suo fratello e farsi venire a recuperare.<br />

Prese il cellulare e notò con disappunto che il display era<br />

completamente bianco. Che si fosse danneggiato con la<br />

caduta? Ci mancava solo questa! E se invece quello strano<br />

tipo avesse detto la verità? Scacciò subito il pensiero, non<br />

si trattava altro che di un buontempone che si era divertito<br />

alle sue spalle.<br />

Risalì sulla strada e di nuovo fu preso da un senso di<br />

estraneità: non udiva clacson in lontananza, né motori di<br />

trattori nei campi.<br />

Che fosse davvero tornato indietro nel tempo?<br />

Ricordava di aver sentito parlare di un'antica strada<br />

romana che passava da quelle parti, ma non si era mai interessato<br />

all'argomento, a lui serviva solo un percorso per<br />

allenarsi e quello era ideale. Ma da questo, ad essere tornato<br />

al tempo della sua costruzione…


15 Agosto 2010 sezione ADULTI 15<br />

LETTURE per l’ESTATE<br />

Spostò un sasso col piede. Chissà come le facevano le<br />

strade una volta…A mano, ovvio! Ma utilizzavano gli schiavi<br />

come gli egizi per le piramidi? E quanto ci mettevano?<br />

All'improvviso gli parve quasi che non avrebbe potuto vivere<br />

senza risposta a quelle domande e fece voto alla<br />

Madonna che sarebbe andato in biblioteca a documentarsi<br />

se solo lo avesse riportato nel 2005.<br />

Senza sapere bene cosa fare, si incamminò zoppicando<br />

e portando la bici a mano ma fatte poche centinaia di metri<br />

dovette appiattirsi contro il muro per non essere travolto da<br />

tre uomini a cavallo che parevano inseguiti dal diavolo in<br />

persona. Uno di essi si fermò un poco più avanti e tornò da<br />

lui. Era un soldato. "Chi sei straniero, da dove vieni. Non<br />

porti abiti romani!"- chiese puntandogli contro una lancia.<br />

"E' una storia lunga e dubito anche che se ve la raccontassi<br />

mi credereste." - disse Valerio tremando - "Non fatemi del<br />

male, sono per la pace, non per la guerra!". L'uomo a cavallo<br />

lo fissò torvo: "Credi dunque che il nostro imperatore stia<br />

combattendo ingiustamente? Stai dicendo che la sua politi-<br />

6<br />

L’UOMO DI ALTINO<br />

di Zanardo Monica - Santa Lucia di Piave<br />

Quando quella strana sensazione, che si suole definire<br />

nostalgia, mi assale, mi ritrovo a pensare alla<br />

primavera del mio sedicesimo anno di vita e a quel<br />

lungo e affascinante viaggio che feci assieme al padre priore.<br />

Ero un giovane novizio di un monastero veneziano. La<br />

mattina del 30 aprile il padre priore mi fece chiamare. Io ero<br />

nell'orto del monastero, aiutavo fratello Giovanni a curare le<br />

tenere pianticelle seminate da poco, mi affrettai a raggiungere<br />

la cella del mio superiore, ero curioso di sapere il motivo<br />

di quella chiamata. Bussai e aspettai il suo avanti prima<br />

di spingere la pesante porta di quercia ed entrare.<br />

“Bene Angelo, prepara le tue cose, domani all'alba partiamo<br />

per l'abbazia di Follina. Sarà un viaggio lungo e faticoso,<br />

quindi questa sera mangia abbondantemente e fai<br />

una lunga dormita. Vai in pace, Angelo”.<br />

“Sia lodato Gesù Cristo!” dissi abbassando il capo.<br />

“Sempre sia lodato!” rispose lui distrattamente, mentre<br />

trafficava con alcuni documenti.<br />

Ero emozionato all'idea di quel viaggio, naturalmente<br />

quella notte non riuscii a dormire.<br />

L'indomani, quando la porta del monastero si aprì, fui<br />

assalito da un frastuono cui non ero più abituato. Stridii,<br />

tonfi, vocii, odori dei quali i miei sensi si erano scordati, riaffiorarono<br />

nella mia giovane mente. Ero entrato in monastero<br />

all'età di dieci anni e sei anni di isolamento, tra le pacifiche<br />

pareti di pietra, mi avevano allontanato dalla quotidianità<br />

della vita comune, proiettandomi in un luogo di pura e<br />

gioiosa meditazione. Da Venezia ci dirigemmo verso Altino.<br />

Il cuore mi galoppava in petto come un esercito di cavalieri<br />

lanciati all'attacco. Ero eccitato da tutto ciò che vedevo: la<br />

frenesia dei mercati, i venditori vocianti, i carri cigolanti e<br />

traboccanti di merci, i garzoni indaffarati, gli osti invitanti, le<br />

guardie vigilanti, i bambini che giocavano nelle piazze,<br />

mentre le loro madri chiacchieravano allegre con le comari,<br />

i canti delle lavandaie ritmati dai colpi dei panni sulle pietre.<br />

Tutto questo trambusto era d'incanto placato dal tocco della<br />

campana del vespro. La quiete allora regnava nei centri<br />

ca è errata?" Il milite non gli diede tempo di rispondere e<br />

calò il manico della lancia sulla spalla del ragazzo che crollò<br />

a terra per il dolore.<br />

Sentì un fiato umido sul viso e spalancò gli occhi solo per<br />

richiuderli subito dopo accecato dal riverbero del sole. A fatica<br />

si appoggiò sui gomiti sentendo il dolore irradiarsi in ogni<br />

singolo osso.<br />

"Tutto a posto?"<br />

Una ragazza con un pastore tedesco al guinzaglio era<br />

accovacciata accanto a lui. Notò l'abbigliamento moderno e<br />

le cuffiette nelle orecchie, tuttavia sentì la necessità di essere<br />

rassicurato: "In che anno siamo?"- chiese agitato. "Nel<br />

2005 perché?" "Niente lascia perdere, Valerio tanto piacere"<br />

- disse porgendo una mano sporca di terra. La giovane<br />

sembrò non farci caso e gliela strinse: "Lara!" dichiarò sorridendo<br />

e lo aiutò a rialzarsi. "Devi aver fatto proprio un bel<br />

volo!" - sentenziò vedendo la bicicletta e i graffi sul corpo.<br />

"Vieni da me così ti disinfetti le ferite. Abito in quella casa<br />

laggiù, quella coi balconi rossi."<br />

delle città e nei paesi disseminati lungo la via Claudia<br />

Augusta. Il nostro cammino proseguiva lentamente lungo i<br />

selciati di questa millenaria via e, alla frenesia dei centri abitati,<br />

si contrapponeva il sonnolento scorrere del tempo nelle<br />

campagne, dove il duro lavoro lasciava ampi spazi a<br />

momenti di riposo; camminando per la strada mi fermavo<br />

spesso a osservare i contadini mentre falciavano l'erba primaverile<br />

che le loro donne spargevano con forconi arrugginiti.<br />

Da lontano i pascoli, nei campi e sulle colline, sembravano<br />

fazzoletti verdi punteggiati dal bianco, dal marrone e<br />

dal grigio degli animali e dal giallo, bianco e azzurro dei fiori<br />

di campo.<br />

Il 7 di maggio giungemmo nei pressi di Altino. Mi ricordo<br />

bene questa data, anche se sono passati ormai ottant'anni<br />

da quel giorno. Giunti a Quarto d'Altino, dovevamo attraversare<br />

il Sile, tramite uno dei tanti ponti di pietra disseminati<br />

per la via. Arrivati in prossimità del ponte, scorgemmo<br />

una folla di persone in fermento. Contadini, pastori, commercianti,<br />

garzoni, donne e bambini si stringevano minacciosi<br />

attorno ad uno strano personaggio. L'uomo, dall'età<br />

indefinibile, indossava un paio di brache di tela logore, non<br />

portava camicia, ma un pezzo di stoffa lercia tagliata a triangolo<br />

con un buco per far passare la testa, i piedi erano nudi<br />

e neri. Se ne stava silenzioso, indifferente a quella folla che<br />

lo minacciava brandendo bastoni e forche. Io lo guardai con<br />

paura, ma il padre priore affrettò il passo, attraversò il<br />

ponte, quasi correndo, e si avvicinò alla folla dicendo:<br />

“Pace, fratelli, cosa ha fatto costui perché voi lo molestiate<br />

con frasi astiose e con bastoni e forche?”.<br />

“Il Signore sia lodato, fratello monaco, -disse un uomo<br />

che capeggiava il gruppo - questo individuo deve andarsene<br />

dal nostro villaggio, da quando è arrivato ha portato solo<br />

disgrazie, appartiene alla feccia dell'umanità, vive isolato da<br />

tutti e ci odia, lancia imprecazioni ai nostri figli quando si<br />

avvicinano alla sua baracca e ci fa pure il malocchio!”.<br />

“Non preoccupatevi. Tornatevene a casa. Dio penserà a<br />

voi. Mi occuperò io di lui. Andate e che la Benedizione di<br />

Cristo nostro Signore scenda su di voi e vi protegga”.


16 sezione ADULTI<br />

La folla si disperse.<br />

“Buon uomo - disse il priore - come vi chiamate?”.<br />

Egli non rispose, rimase a fissare un punto immaginario<br />

con i suoi acquosi occhi azzurri.<br />

“Avete sentito? Come vi chiamate?”.<br />

Guardai l'uomo e vidi che stava piangendo silenziosamente,<br />

lente lacrime solcavano il suo viso incavato dalla<br />

fame e dagli stenti patiti durante la sua lunga vita.<br />

“Piangete pure, le lacrime sincere mondano lo spirito -<br />

disse il padre priore - se avete bisogno del mio aiuto, sono<br />

a vostra disposizione. Sono stanco e credo che mi fermerò<br />

a riposare sotto quella quercia.” e andò a sedersi all'ombra<br />

di un centenario albero che custodiva il ponte con la sua<br />

imponenza.<br />

“Angelo, vai in paese e compra del pane e del vino!”.<br />

“Confessatemi padre!”. Una voce baritonale uscì dalla<br />

sua gola facendomi sobbalzare.<br />

“Vai Angelo e già che ci sei recati in chiesa e recita due<br />

rosari per questo peccatore!”.<br />

Quando tornai, era già suonata la campana della sera,<br />

vidi l'uomo che piangeva tra le braccia del padre priore, il<br />

quale lo consolava accarezzandogli la testa.<br />

“Sei tornato, Angelo, ti presento Gilberto, da oggi ci<br />

accompagnerà”.<br />

Dopo lunghi giorni di cammino arrivammo a Follina. Qui<br />

ammirai l'abbazia, piccolo gioiello incastonato tra le colline<br />

trevigiane, col suo borgo sassoso. Respirai la serenità della<br />

Grazia di Dio. Odorai il profumo delle erbe medicinali<br />

messe a seccare al sole. Salii sul campanile per ammirare<br />

il panorama e rimasi incantato ad osservare le montagne<br />

innevate e udii per la seconda volta la voce baritonale di<br />

Gilberto che mi diceva:<br />

FIERA NAZIONALE SPECIALIZZATA<br />

MOSTRA MERCATO<br />

ESPOSIZIONE UCCELLI<br />

22 AGOSTO 2010<br />

LETTURE per l’ESTATE<br />

ASSOCIAZIONE PRO SACILE | REGIONE AUTONOMA FVG | PROVINCIA DI PORDENONE | COMUNE DI SACILE | CCIAA DI PORDENONE | TURISMO FVG<br />

ASSOCIAZIONE FRA LE PRO LOCO DEL FVG | CONSORZIO PRO LOCO MEDUNA LIVENZA | CONSORZIO COMMERCIANTI PER SACILE<br />

15 Agosto 2010<br />

“La vedi quella strada che si snoda tra colline e montagne?<br />

Si chiama via Claudia Augusta. La costruirono i romani,<br />

da prima per scopi militari, in seguito servì per collegare<br />

il mondo latino con quello germanico. Io l'ho percorsa molte<br />

volte da peccatore: rubando e uccidendo, depredando e<br />

violentando. Mi sentivo invincibile nascosto dietro la mia<br />

corazza di soldato di ventura. Questa strada mi ha condotto<br />

attraverso numerosi paesi, fino a valicare le Alpi. Il cozzare<br />

delle armi, lo scalpiccio degli zoccoli dei cavalli e<br />

soprattutto le bestemmie dei commilitoni hanno deturpato la<br />

tranquilla natura della via e del paesaggio circostante. Ho<br />

usato la Claudia Augusta per dividere le genti, ora spero<br />

che le generazioni future la percorrano per unire popoli<br />

diversi”.<br />

Gilberto entrò nel monastero come converso. Io da quel<br />

giorno ho sempre vissuto nell'abbazia, ospitando i viaggiatori<br />

che giungevano da noi e insegnando loro il giusto significato<br />

(quello auspicato da Gilberto) di una via tanto importante.<br />

Ho novantasei anni. Il padre priore è morto da tempo,<br />

anche Gilberto, che tanta importanza ebbe per me, se n'è<br />

andato in grazia di Dio, scontando le sue colpe da penitente.<br />

La millenaria via con i suoi numerosi affluenti è ancora<br />

qui, col suo selciato di pietra, con i suoi ponti arcuati e con<br />

la stessa gente di sempre che su di lei vive, lavora, ama e<br />

muore.<br />

Una strada è un crocevia di popoli e questa, in particolare,<br />

è importante perché unisce la gente di mare con quella<br />

di montagna. Vivrà per sempre protetta dalla bellezza delle<br />

Prealpi che, accompagnandola nel suo percorso, vegliano<br />

su di lei come granitici giganti dai mantelli verdi e dalla sorridente<br />

bocca di fiori.<br />

ILLUSTRAZIONE<br />

LETTERIO RISO<br />

www.letterioriso.it<br />

www.carosellomedia.it


15 Agosto 2010 sezione RAGAZZI 17<br />

LETTURE per l’ESTATE<br />

1<br />

I CAVALIERI DEL DRAGO<br />

di Bressan Michela - Col San Martino (Seconda media)<br />

Era appena sorto il sole, i raggi penetravano nella<br />

mia stanza, anche se le tende erano socchiuse.<br />

Non avevo voglia di alzarmi, così presi il cuscino e lo<br />

misi sopra la testa.<br />

La porta si spalancò. "Forza alzati dormigliona, devi allenarti!"<br />

esclamò Patricia aprendo le tende "È una giornata<br />

magnifica, si vede che è arrivata la primavera!" proseguì<br />

allegra mia sorella. "Cosa fai lì impalata, muoviti!"<br />

Rinunciando all'idea di restare a dormire, mi alzai e mi<br />

misi il corpetto e i pantaloni, presi la mia magnifica spada<br />

e andai da Ido.<br />

Era al centro dell'arena ad aspettarmi. "Ci hai messo<br />

troppo tempo" disse calmo. "Lo so" risposi con altrettanta<br />

calma."Iniziamo l'allena...". Non feci in tempo a finire la<br />

frase che Ido sguainò la spada e cominciò ad attaccare.<br />

Per fortuna avevo i riflessi pronti e parai senza alcuna difficoltà.<br />

Andammo avanti così per ore, ma la sua tecnica<br />

era fantastica. "Un gioco di polso" come diceva lui, e come<br />

ogni volta la mia spada volò a tre metri di distanza e lui mi<br />

puntò la sua alla gola. "Sei un po' lenta." "E tu troppo<br />

bravo" replicai col fiatone. "È ora di pranzo, vai." Così si<br />

concluse l'allenamento.<br />

Nella mensa andai al solito posto con Theana e<br />

Giovanna, le mie due migliori amiche. La prima studiava<br />

magia, di cui era un'esperta, e già all'età di un anno parlava<br />

con gli animali. La seconda studiava per diventare stratega<br />

e in passato aveva già organizzato un assalto che<br />

aveva funzionato, e alla grande, nella guerra contro il<br />

ducato di Merano. Io ovviamente ero stata in prima fila nei<br />

combattimenti.<br />

Dalle due alle sette mi allenai con ogni tipo di arma.<br />

Cenai al solito posto e poi verso le nove andai nella mia<br />

stanza.<br />

Non riuscivo a dormire, avevo una strana sensazione.<br />

Quando sentii la stanchezza piombarmi addosso e finalmente<br />

socchiusi gli occhi la campana d'allarme cominciò<br />

a suonare. Piombai giù dal letto, mi vestii e corsi nell'arena.<br />

Era affollata, Ido stava al centro e spiegava la situazione<br />

"Il principe Learco è stato rapito, il re vuole liberarlo<br />

e quindi ci vuole tutti al castello di Collalto immediatamente!<br />

Muovetevi!"<br />

Nella sala grande del consiglio, dopo una lunga discussione,<br />

stabilirono che sarebbero partiti cinque valorosi:<br />

uno stratega, un mago e tre cavalieri. "Qualcuno si vuole<br />

proporre?", chiese il capo della guardia reale.<br />

Ido si alzò e scandì queste parole: "Io propongo<br />

Elisabeth, dell'accademia dei Cavalieri di Drago." Stava<br />

proponendo me... e raramente qualcuno osava contraddirlo.<br />

Tuttavia un brusio si alzò tra la folla. Me lo aspettavo.<br />

Come potevano accettare una donna per una missione<br />

così prestigiosa? Erano solo un branco di maschilisti.<br />

Un vecchio capitano esclamò incredulo "Una donna ?!" "E<br />

allora? È più brava dei tuoi uomini! Ora troviamo gli altri<br />

quattro!" rispose Ido con un tono che non ammetteva repliche.<br />

Vennero fatti i nomi di altri candidati, poi il re e i suoi consiglieri<br />

ci dissero che dovevano riflettere e ci congedarono.<br />

Il giorno dopo convocarono me, Giovanna, Theana e<br />

altri due ragazzi a me sconosciuti nella sala grande. Erano<br />

presenti il maggior consiglio, di cui faceva parte Ido, e il re,<br />

che prese parola e fu assai conciso: "Sappiamo che<br />

Learco si trova prigioniero in una fortezza sopra Merano.<br />

La via più rapida è la Claudia Augusta Altinate, anche se<br />

da Feltre è infestata da spie del nemico. Vi daremo l'occorrente<br />

e del denaro. Riportatemelo a casa."<br />

Il giorno seguente partimmo a cavallo per salvare il principe.<br />

Durante il viaggio scoprii che i due ragazzi erano nella<br />

mia stessa accademia, anche se non li avevo mai notati.<br />

Uno si chiamava Heric, l'altro Carlo.<br />

I primi giorni tutto procedette tranquillamente. Vicino alla<br />

strada scorreva il Piave e quindi avevamo sempre acqua<br />

a disposizione, lungo le rive sorgevano alcune abitazioni e<br />

la gente era disponibile. Purtroppo più procedevamo più<br />

iniziarono a mostrarsi diffidenti nei nostri confronti, se non<br />

ostili.<br />

Presto capimmo il perché: io e Theana eravamo al mercato<br />

per fare provviste mentre Giovanna, Heric e Carlo<br />

stavano cercando una locanda dove passare la notte.<br />

Eravamo vicino alla bancarella della frutta quando sentimmo<br />

due donne "Dicono che si stia avvicinando uno scontro"<br />

mormorò una. "E tra chi ?" chiese l'altra. "Tra i duchi di<br />

Collalto e quelli del Tirolo, pare che abbiano rapito il principe<br />

Learco e se non lo restituiscono i Collalto dichiareranno<br />

guerra", spiegò la prima comare.<br />

Era chiaro, la prospettiva di un'altra guerra non piaceva<br />

a nessuno...<br />

Erano passati più o meno cinque giorni, vicino alla strada<br />

c'era sempre il fiume ma io avevo una strana sensazione,<br />

mi sentivo spiata. Ad un certo punto ne ebbi la certezza:<br />

ci stavano seguendo.<br />

Sguainai la spada ed Heric e Carlo mi imitarono.<br />

Andammo avanti con cautela. Avvertii un rumore alle mie<br />

spalle, allora mi girai di scatto e provai a colpire il mio<br />

aggressore, ma quell'essere si dissolse e poi ricomparve<br />

proprio di fronte a noi. Era una donna, bellissima, ma<br />

quando parò aveva un ghigno maligno. "Non si colpisce<br />

alle spalle, Elisabeth, non è buona educazione..." La sua<br />

voce non era umana, ma neppure quella di un mostro.<br />

"Senti da che pulpito viene la predica" risposi. "Non ti conviene<br />

provocarla, è una maga, uno spirito del fiume, e non<br />

alla mia portata" mi avvertì Theana preoccupata.<br />

"Tranquilla, oggi non dovrete battervi con me... Comunque<br />

buona fortuna." La donna schioccò le dita e scomparve.<br />

"Guardate l'acqua, non mi piace!". Giovanna sembrava<br />

davvero impaurita. Mi girai verso il Piave: la superficie era<br />

in ebollizione. Lentamente ne emersero dei guerrieri, guerrieri<br />

fatti d'acqua. Si stagliarono davanti a noi. Passai una<br />

spada a Giovanna e ci preparammo allo scontro.<br />

Provammo ad attaccare, ma quando li colpivamo loro<br />

cadevano, formando una pozzanghera e poi si ricompo-


18 sezione RAGAZZI<br />

nevano. Erano invincibili.<br />

"Theana, sono stati creati con la magia, giusto?" gridai<br />

tra un colpo e l'altro. "Certo" rispose lei dal suo nascondiglio.<br />

"Allora, trova qualcosa cosa per fermarli, non ce la<br />

facciamo più!". La vidi prendere un libro dalla sua sacca.<br />

Uno di quei così mi stava per colpire, ma non me ne ero<br />

accorta. "Stai attenta!" mi avvertì Heric fermandolo.<br />

"Quanto ti manca Theana?" urlai disperata. "Poco!".<br />

"Muoviti!" la supplicai. Intanto i guerrieri si stavano moltiplicando.<br />

Non avremmo resistito ancora per molto, eravamo<br />

allo stremo delle forze. "Trovato!" urlò Theana.<br />

Pronunciò qualcosa nella lingua degli Elfi, dalle sue mani<br />

uscirono una vampata di fuoco e una folata di vento. I<br />

cavalieri arretrarono impauriti e poi si dissolsero nel nulla.<br />

"Theana ti adoro, non ce la facevamo più" la ringraziò<br />

Giovanna buttandosi a terra. "Dobbiamo scappare da questo<br />

posto, subito... non mi piace per niente." Carlo era<br />

preoccupato, voleva andarsene e non potevo dargli torto.<br />

"Sono d'accordo, ma i cavalli sono scappati. Dovremo procedere<br />

a piedi, indossate questi", dissi passando a tutti dei<br />

mantelli.<br />

Partimmo. Di giorno sceglievamo strade secondarie,<br />

celando le nostre identità di soldati dei Collalto sotto i mantelli,<br />

di notte procedevamo lungo la via maestra, la Claudia<br />

Augusta, di cui possedevamo una mappa. Dormivamo<br />

solo cinque ore e facevamo i turni di sorveglianza ma io<br />

ero sempre con i sensi allertati.<br />

Come previsto da Giovanna, entro tre giorni arrivammo<br />

ad un villaggio. Facemmo provviste e poi dissi ai miei compagni<br />

"Vado a procurare dei cavalli, quando torno partiremo<br />

subito, chiaro? Preparatevi". Nel frattempo avevo<br />

preso alcune informazioni.<br />

Davanti alla casa di un ricco possidente scavalcai il<br />

muro di cinta e quando fui al portone della stalla,<br />

armeggiai un po' e forzai la serratura. Come scassinatrice<br />

me la cavavo bene. Entrai ed esaminai i<br />

cavalli. "In fondo ne ha tanti, e poi è solo un prestito"<br />

pensai.<br />

Uscii con cautela dalla casa con i cavalli. Gli<br />

altri mi aspettavano all'uscita del villaggio. Heric<br />

mi chiese "Dove li hai trovati?" "Li ho presi in prestito...".<br />

"Il proprietario lo sa?". "Ne aveva trenta.<br />

Penso che non ne sentirà la mancanza.<br />

Andiamo". Con aria dubbiosa Heric montò in<br />

groppa. Nessuno di noi aveva bisogno della sella,<br />

per fortuna.<br />

A notte fonda arrivammo ad un incrocio.<br />

"Dobbiamo andare verso destra" ci assicurò<br />

Giovanna.<br />

Ci trovavamo su un'altura e sotto di noi, rischiarate<br />

dalle torce, vedemmo una serie di tende e<br />

una bandiera con lo stemma del duca del Tirolo.<br />

Erano già pronti allo scontro. Dovevamo attraversare<br />

il campo nemico, ma come? Mi venne un<br />

lampo di genio. "Theana, sei in grado di far addormentare<br />

tutto il campo?" "Certo, come vuoi"<br />

rispose lei allegramente. Pronunciò un incantesimo<br />

e: "Fatto, possiamo andare avanti."<br />

Avevamo attraversato il campo quando una<br />

voce ci intimò: "Ehi, voi, dove credete di andare?"<br />

Cinque soldati erano svegli.<br />

"Li avevi addormentati tutti, eh ?!" Così dicendo<br />

corsi a battermi insieme a Carlo e Heric.<br />

Nascondemmo i cadaveri e ripartimmo.<br />

"Abbiamo poco tempo per impedire la guerra,<br />

LETTURE per l’ESTATE<br />

15 Agosto 2010<br />

forza muoviamoci!"<br />

Galoppammo giorno e notte come forsennati.<br />

All'alba dell'ottavo giorno scorgemmo Merano. "La fortezza<br />

è sopra la città! Sbrighiamoci!"<br />

Dopo poco arrivammo in vista della fortezza. Era alta e<br />

grigia. Giovanna estrasse una mappa dalla sua sacca "Noi<br />

entriamo da qui, il principe è qui. È tutto pronto?" Tutti<br />

annuimmo. "Allora ha inizio la missione" concluse lei.<br />

Ci arrampicammo lungo il versante indicato da<br />

Giovanna, quello più sguarnito, confidando che il grosso<br />

dell'esercito tirolese si trovava nell'accampamento, intanto<br />

Theana si diede da fare per addormentare le guardie.<br />

Entrammo da una finestra e andammo avanti nei corridoi<br />

deserti fino a una porta chiusa a chiave. Usai i miei<br />

fedeli arnesi e dopo un minuto sentii un leggero "tac".<br />

La stanza, enorme, era piena di celle lungo tutte le pareti,<br />

prigionieri e guardie erano addormentati, qualcuna russava.<br />

Brava Theana!<br />

Ancora altre stanze piene di guardie.<br />

Aprii una porta blindata. Dentro la cella, più piccola e<br />

tetra delle precedenti, c'era un ragazzo con le braccia<br />

incatenate alla parete e la testa penzoloni. Era conciato<br />

veramente male. Andai verso di lui e lo liberai. Heric se lo<br />

issò sulle spalle.<br />

"Tra poco si sveglieranno, ma ho un'idea per facilitarci<br />

l'uscita" disse Theana con un sorriso sulle labbra.<br />

Aprimmo tutte le celle e una folla di prigionieri si precipitò<br />

oltre le sbarre. La fortezza era nel caos. C'erano persone<br />

che correvano e gridavano da ogni parte e guardie che le<br />

inseguivano, troppo occupate per accorgersi di noi.<br />

Uscimmo con molta facilità. Ci lasciammo alle spalle<br />

Merano e ci lanciammo al galoppo verso Sud.<br />

Avevamo portato a termine la missione.<br />

Illustrazione di Tamara Zambon, Sacile


15 Agosto 2010 sezione RAGAZZI 19<br />

LETTURE per l’ESTATE<br />

2<br />

UN VIAGGIO NEL TEMPO<br />

di Carniel Chiara - Col San Martino (Seconda media)<br />

Quel giorno il professore mi aveva chiamato al<br />

telefono e sembrava piuttosto strano. Non che le<br />

altre volte fosse normale, però aveva una voce<br />

euforica e balbettava.<br />

Il professore era un mio caro amico, anche se aveva<br />

una cinquantina d'anni più di me. Lui era come un bambino,<br />

cresciuto all'esterno ma non all'interno. Si era laureato<br />

in scienze naturali ma aveva passato la sua vita a costruire<br />

moltissimi strani oggetti, e alla fine quelli che non gli piacevano<br />

li ammucchiava in uno stanzino minuscolo ormai<br />

stipato all'inverosimile. Lo consideravo una specie di<br />

genio-inventore.<br />

Non avevo mai capito a cosa servissero tutti quei ridicoli<br />

aggeggi, eppure mi divertivo a guardarlo mentre li<br />

costruiva.<br />

Tornando a quel giorno... Arrivai a casa del professore e<br />

vi trovai un altro ragazzo che doveva avere più o meno la<br />

mia stessa età.<br />

Mi presentai. "Ciao, sono Elisabeth!" "Arthur" "Oh ciao<br />

Elisabeth, questo è mio nipote!", intervenne il professore.<br />

Fu una sorpresa per me: non sapevo che avesse famiglia.<br />

Io e Arthur lo seguimmo nella stanza dove passava la<br />

maggior parte del tempo a perfezionare le sue creazioni.<br />

Notai che al centro della stanza era posizionato un grande<br />

oggetto coperto da un telo bianco e immaginai che<br />

fosse quello il motivo della chiamata.<br />

"E' una macchina del tempo!!" ci rivelò.<br />

Sia io che Arthur restammo molto stupiti.<br />

Ci spiegò che aveva inventato un congegno in grado di<br />

viaggiare nel tempo e voleva che io e il nipote ci saltassimo<br />

dentro per andare in giro nelle varie epoche.<br />

"Sta scherzando?"<br />

Non riuscii a trattenere quella frase, ma lui, imperturbabile,<br />

replicò: "Certo che no, guarda che non correte alcun<br />

pericolo!"<br />

Dopo un ora di suppliche riuscì a convincermi e Arthur<br />

ed io entrammo in una sfera metallica di cui non sapevamo<br />

niente tranne come farla partire.<br />

Avevamo capito che non c'era modo di prevedere in che<br />

epoca ci avrebbe portato la macchina e che avevamo un<br />

mese di tempo prima di tornare indietro.<br />

Il viaggio durò pochissimo: non mi accorsi neanche di<br />

essermi mossa.<br />

Atterrammo vicino ad una specie di cittadina e, usciti<br />

dalla macchina, ci accorgemmo che i nostri vestiti e le<br />

monete che avevamo con noi erano cambiati.<br />

Entrammo in quella città e scoprimmo che si chiamava<br />

Quarto d'Altino: eravamo nell'epoca romana, qualche<br />

decennio dopo la nascita di Cristo.<br />

Mentre passeggiavamo estasiati alla vista di tutte quelle<br />

meraviglie del passato un ragazzo ci urlò: "Ehi forestieri!<br />

Avete bisogno di una guida?" "Certo!" rispose Arthur.<br />

"Sono Claudio! Da dove venite?" "Io sono Elisabeth, e lui<br />

è Arthur, veniamo dall'America." Grosso errore!<br />

Solo dopo aver detto quella frase mi resi conto che non<br />

era ancora avvenuta la scoperta dell'America.<br />

"Cos'è l'America? Fa parte dell'impero?" "No!" rispose<br />

Arthur pronto "E' un luogo molto lontano che pochissime<br />

persone conoscono!" "Ah, va bene!"<br />

Claudio ci spiegò che la città dove eravamo atterrati era<br />

molto importante perché da essa partiva una strada molto<br />

lunga che veniva percorsa da soldati e mercanti ma anche<br />

da pastori e contadini: si chiamava via Claudia Augusta<br />

Altinate.<br />

Visto che in un mese di tempo non sapevamo cosa fare,<br />

decisi di percorrerla e chiesi a Claudio di accompagnarci<br />

almeno per un tratto.<br />

"Va bene ma sarà un percorso lungo!" "Davvero? Ma<br />

quanto è lunga questa strada?" "Beh, parte da qui, passa<br />

per Trento, attraversa il confine e arriva sulle sponde del<br />

Danubio!"<br />

Riflettemmo, era davvero lungo il percorso, fin troppo<br />

lungo per un mese di tempo che avevamo, così pensammo<br />

di percorrere la via Claudia Augusta a passo spedito e<br />

di arrivare fin dove riuscivamo.<br />

Due giorni dopo partimmo con un carro trainato che conteneva<br />

pochi viveri e qualche abito, io e Arthur eravamo<br />

ansiosi di vedere com'era una strada romana e devo dire<br />

che restammo molto stupiti: era molto diversa dalle strade<br />

che ero abituata a percorrere, infatti non c'erano molte<br />

persone oltre a noi al contrario delle città moderne e man<br />

mano che ci allontanavamo dalla città di Quarto d'Altino<br />

finimmo per rimanere da soli.<br />

Ad un certo punto arrivammo in vista di un gruppo di<br />

montagne: le Alpi. Rimasi a bocca aperta davanti a quegli<br />

enormi giganti con il capo bianco di neve che si stagliavano<br />

verso il cielo, limpido come non l'avevo mai visto.<br />

Una sera appena dopo il tramonto, arrivammo ad un<br />

accampamento di soldati. Mentre giravamo attorno al<br />

campo curiosando, un giovane urlò: "Ehi! Che cosa ci fate<br />

qui?"<br />

Gli spiegammo che stavamo percorrendo la via Claudia<br />

Augusta.<br />

Arthur chiese: "Dove siete diretti?" "Perché dovrei dirtelo?<br />

Sei una spia?"<br />

Quel soldato era molto diffidente nei nostri confronti e si<br />

vedeva che era abituato alla guerra. Sembra molto brutto<br />

da dire, ma penso che fosse una cosa normale a quell'epoca!<br />

Comunque dopo che il soldato ci ebbe fatto molte<br />

domande riuscimmo ad avere la sua fiducia e lui ci spiegò<br />

che la sua legione era diretta oltre le sponde del Danubio<br />

per conquistare i popoli barbarici in modo da allargare i<br />

confini del già vasto Impero Romano.<br />

Dopo quell'incontro seguimmo l'esercito alla volta delle<br />

montagne, infatti Claudio pensava che in questo modo<br />

saremmo stati al sicuro dagli attacchi dei briganti.<br />

Dovemmo tuttavia affrontare altri disagi e pericoli: il freddo,<br />

i lupi e la frana che travolse e uccise alcuni soldati che<br />

non sarebbero mai più tornati dalle loro famiglie. In quel<br />

momento pensai a quanto eravamo fortunati Arthur ed io


20 sezione RAGAZZI<br />

a vivere in un'epoca<br />

piena di comodità e di<br />

sicurezza.<br />

Dopo ventotto giorni<br />

di viaggio arrivammo<br />

a Trento dove<br />

lasciammo l'esercito e<br />

ci dedicammo a noi<br />

stessi, rifocillandoci<br />

senza badare a<br />

spese. Quel giorno<br />

Claudio ci lascio.<br />

"Avete detto di volervi<br />

fermare qui, giusto?<br />

Beh, io vorrei tornare<br />

a casa, se non vi dispiace,<br />

ma voi due mi<br />

mancherete molto!"<br />

Anche noi dovevamo<br />

tornare a casa:<br />

salutammo Claudio a<br />

malincuore e tornammo<br />

nell'anno 2000<br />

seguendo le istruzioni<br />

del professore, sicuri<br />

che non avremmo<br />

mai dimenticato quel<br />

viaggio nel passato.<br />

Molti anni dopo la<br />

nostra avventura io e<br />

Arthur decidemmo di<br />

andare in Italia per<br />

cercare i resti della via<br />

Claudia Augusta<br />

Altinate, pensammo<br />

di cominciare da<br />

Quarto d'Altino e<br />

fummo entusiasti di vedere che quella cittadina esisteva<br />

ancora e che c'erano anche dei resti della strada.<br />

Proseguendo verso Trento però, nacquero tra noi opinioni<br />

diverse sulla ricostruzione del percorso anche perché il<br />

3<br />

LETTURE per l’ESTATE<br />

LA STRADA<br />

DEL FRATELLO<br />

di Fornasier Elena - Vidor (Seconda media)<br />

Erano passati ormai ottocentovent'anni da quando<br />

Romolo aveva ucciso Remo e fondato Roma.<br />

Erano i tempi della dinastia Giulio Claudia, l'Impero a<br />

quei tempi era ancora vasto, florido e potente. Le comunicazioni<br />

erano sempre più agevolate da nuovi ponti e<br />

nuove strade. Tra queste c'era la Claudia Augusta Altinate<br />

che, valicando le Alpi, metteva in comunicazione il mondo<br />

latino con quello germanico, partendo da Venetia (precisamente<br />

da Altino) e arrivando nel Norico.<br />

Nei pressi di Altino viveva una famiglia di piccoli contadini,<br />

avevano due figli maschi, che aiutavano il padre nel<br />

lavoro dei campi. Un giorno Antonio, il figlio maggiore<br />

venne reclutato, insieme a tanti altri ragazzi, dall'esercito<br />

15 Agosto 2010<br />

paesaggio era molto cambiato rispetto a quello dell'epoca<br />

tardo antica, così chiedemmo l'aiuto di alcuni esperti, ma<br />

neanche loro trovarono una soluzione che mettesse d'accordo<br />

tutti.<br />

Romano: doveva andare a difendere i confini al nord, dalle<br />

invasioni delle popolazioni germaniche. A malincuore il<br />

ragazzo dovette partire e lasciare la sua famiglia.<br />

Passarono gli anni e nessuno ebbe più notizie di lui, così<br />

i genitori decisero di mandare il figlio minore, Carlo, alla<br />

ricerca del fratello.<br />

Una volta caricato tutto il necessario sull'asino, Carlo<br />

partì ed iniziò a percorrere la Via Imperiale, la Claudia<br />

Augusta, sicuro che questa lo avrebbe condotto da suo<br />

fratello.<br />

Passarono alcuni giorni e dopo aver attraversato le zone<br />

di pianura, Carlo stava cominciando ad avvicinarsi alle<br />

montagne. Il viaggio, che fino ad allora era stato tranquillo,<br />

cominciava a farsi più faticoso e pieno di insidie. Calava<br />

Illustrazione di Luca Corte, Cordenons


15 Agosto 2010 sezione RAGAZZI 21<br />

LETTURE per l’ESTATE<br />

la notte e l'idea di passare in mezzo ai boschi metteva a<br />

Carlo una certa inquietudine. Sperava di trovare un convoglio<br />

di soldati per potersi unire a loro, in modo da proseguire<br />

il suo viaggio più tranquillamente, ma purtroppo<br />

non incontrò nessuno.<br />

Per sua fortuna nei pressi di Zumelle c'era una fortificazione,<br />

a presidio di quell'importantissima strada, lì trovò<br />

grande ospitalità, si rifocillò, fece riposare l'asino e poté<br />

dormire su un giaciglio, che a lui parve tanto comodo.<br />

Incontrò persone molto gentili, che gli diedero anche delle<br />

provviste per il viaggio, inoltre i soldati che erano lì di guardia<br />

gli dissero che una legione era passata nei pressi della<br />

fortezza pochi giorni prima.<br />

Il ragazzo riprese il viaggio senza pensare alla fatica, era<br />

ormai sicuro che se avesse incontrato i soldati, dopo aver<br />

narrato loro i motivi che lo avevano spinto ad intraprendere<br />

quel viaggio, essi gli avrebbero concesso di proseguire<br />

il tragitto insieme a loro. Carlo era molto fiero e sicuro di<br />

sé, egli era consapevole che non sarebbe stato loro di<br />

intralcio, era un tipo molto sveglio.<br />

Vicino a Cesio Maggiore incontrò la legione e, proprio<br />

come aveva sperato, poté unirsi a loro. Carlo ed i soldati<br />

stavano oltrepassando uno stretto valico,<br />

quando subirono un'imboscata da parte di<br />

alcune bande del luogo, che volevano<br />

rubare i loro viveri e le loro armi. I soldati,<br />

coraggiosi, risposero all'attacco ed anche<br />

Carlo combatté al loro fianco, alla fine gli<br />

assalitori, sentendosi ormai vinti, si dileguarono<br />

tra i boschi: non erano riusciti a<br />

sottrarre niente alla legione.<br />

Dopo alcuni giorni di dura marcia arrivarono<br />

nei pressi di Castel Tesino, dove si<br />

accamparono per fare provviste, ferrare i<br />

cavalli e procurarsi tutto ciò che serviva<br />

loro per attraversare le Alpi.<br />

La strada da percorrere era ancora<br />

lunga, ma Carlo si sentiva più sicuro e protetto<br />

viaggiando con i soldati. Il viaggio<br />

non fu certo semplice, perché dopo aver<br />

lasciato Trento, mentre si dirigevano verso<br />

il più vicino valico alpino, vennero travolti<br />

da un'improvvisa e violenta bufera di<br />

neve. Faceva molto freddo e le pessime<br />

condizioni atmosferiche misero tutti a dura<br />

prova. Il loro viaggio venne bloccato per<br />

alcuni giorni. Fortunatamente il centurione,<br />

che conosceva bene la zona, guidò la<br />

legione (e quindi anche Carlo) al riparo tra<br />

i resti di una fortezza militare. Questo permise<br />

a Carlo di avere un po' di tempo per<br />

parlare con i soldati e scoprire che uno di<br />

loro conosceva Antonio, suo fratello, tanto<br />

che gli diede indicazioni molto precise per<br />

raggiungerlo.<br />

Quando il tempo migliorò, il gruppo<br />

riprese il viaggio, ma una volta oltrepassato<br />

il Brennero, Carlo si trovò nuovamente<br />

solo, perché la destinazione dei soldati<br />

era diversa dalla sua, perciò i loro cammini<br />

si divisero. Il ragazzo però aveva fatto<br />

tesoro del coraggio dei legionari, ora si<br />

sentiva più forte che mai ed era sempre<br />

più sicuro di sé, così si diresse verso la<br />

Baviera, certo di poter ritrovare suo fratel-<br />

lo.<br />

Dopo giorni di lungo ed estenuante cammino, sempre<br />

accompagnato dal suo inseparabile asino, finalmente<br />

giunse sulle rive del Danubio dove, dopo aver chiesto<br />

informazioni in alcuni villaggi, ritrovò l'accampamento<br />

romano e quindi suo fratello.<br />

Anche se erano passati molti anni, i due si riconobbero<br />

subito e ci fu un lungo e caloroso abbraccio, espressione<br />

del loro grande affetto. La felicità fu così grande da far<br />

dimenticare a Carlo tutte le difficoltà e le peripezie superate<br />

durante il viaggio lungo la grande strada romana, la<br />

Claudia Augusta. I due fratelli trascorsero un'intera giornata<br />

a parlare, molte cose erano infatti successe in quegli<br />

anni. Il loro incontro venne celebrato da tutta la centuria e<br />

per la serata fu organizzata una festa nel campo.<br />

Quell'importante via romana questa volta non era servita<br />

per le gesta eroiche di qualche valoroso condottiero, né<br />

per trasportare chissà quali merci rare e preziose, ma<br />

aveva fatto molto di più: aveva permesso a due fratelli di<br />

ritrovarsi, riempiendo i loro cuori di una gioia immensa ed<br />

indescrivibile.<br />

Illustrazione di Michele Vespini, Vittorio Veneto


22 sezione RAGAZZI<br />

4<br />

Era un pomeriggio d'estate, ed io me ne stavo<br />

appoggiato ad un albero ad osservare i vari mercanti<br />

che scambiavamo merci e montavano bancarelle.<br />

Il mio lavoro era abbastanza noioso: da bravo soldato,<br />

dovevo controllare tutte le merci che passavano per la<br />

Claudia Augusta, in modo che nessun contrabbandiere<br />

potesse farla franca.<br />

Ogni mattina mi alzavo alle<br />

cinque montavo di guardia<br />

fino alle otto; poi cambiavo<br />

postazione e dovevo controllare<br />

ogni singolo carro che<br />

andava via o tornava da un<br />

lungo viaggio. A mezzogiorno<br />

c'era il cambio di guardia.<br />

Avevo due ore per mangiare<br />

e riposare, o dedicarmi ai miei<br />

passatempi. Anche se, col<br />

caldo che faceva, era facile<br />

addormentarsi in piedi, o con<br />

il piatto in mano. Poi riprendevo<br />

il turno alle due del pomeriggio<br />

e tiravo avanti fino alle<br />

nove di sera, ora in cui ritornavo<br />

in tenda per dormire.<br />

C'era una cosa, in particolare,<br />

che mi piaceva del mio<br />

lavoro: quando ne avevo l'occasione,<br />

mentre controllavo i<br />

carri carichi di spezie, ortaggi,<br />

bestiame e alimenti vari, ne<br />

assaggiavo un pezzettino.<br />

A volte, se c'erano dei tessuti<br />

in più o abiti già confezionati,<br />

ne prendevo uno o due e<br />

li portavo alla mia famiglia.<br />

All'inizio mi sentivo in colpa,<br />

ma poi cominciai a pensare<br />

che non erano dei veri e propri<br />

furti. Sì, è vero, io prendevo<br />

delle cose non mie senza<br />

permesso, ma ripagavo gli<br />

abitanti di quei luoghi garantendo<br />

sicurezza alle loro famiglie<br />

e merce non avariata nei<br />

loro magazzini e sulle loro<br />

tavole.<br />

Era un giorno come tanti<br />

altri, eravamo di guardia solo<br />

io ed il mio amico Giovanni, e<br />

c'era un sole che poteva<br />

accecare le pietre. Lui si era<br />

appisolato un attimo, mentre<br />

io, a fatica, restavo in piedi<br />

attento che non sbucassero<br />

LETTURE per l’ESTATE<br />

LA SENTINELLA<br />

di Giotto Beatrice - Col San Martino (Seconda media)<br />

15 Agosto 2010<br />

banditi da qualche parte.<br />

Camminai per un po' avanti e indietro per l'accampamento,<br />

poi mi fermai a qualche metro di distanza da due<br />

carri, dove un paio di uomini stavano discutendo animatamente,<br />

anche se a bassa voce.<br />

Mi appostai lì vicino, per essere sicuro che non scoppiasse<br />

una lite, e, senza volerlo, udii la loro conversazio-<br />

Illustrazione di Beata Malinowska, Montaner


15 Agosto 2010 23<br />

sezione RAGAZZI<br />

LETTURE per l’ESTATE<br />

ne. In un primo momento decisi di ignorarli, ma il discorso<br />

stava cominciando a farsi interessante. "… e se ci scoprono?!"<br />

"Ma no, basta fare le cose con calma. Allora, ti ricordi<br />

il piano?" "Mi credi stupido?" "Sempre meglio essere<br />

sicuri… Avanti, ripeti." "Allora, fra tre giorni, esattamente<br />

alle quattro del mattino, dobbiamo incontrare il nostro<br />

amico dall'altra parte della Claudia Augusta. Lui ci darà i<br />

nostri soldi, e noi, in cambio, gli daremo il carro con il cibo<br />

non avariato. A quel punto, ci darà anche il carro con il cibo<br />

andato a male, che noi rivenderemo come cibo buono al<br />

doppio di quello che costa in realtà, e così faremo un<br />

sacco di soldi!". L'uomo che aveva appena finito di parlare,<br />

basso e robusto, era tutto eccitato.<br />

Un traffico illegale di merci!<br />

realizzai fra me e me.<br />

L'uomo alto e magro, che evidentemente<br />

era il più furbo dei<br />

due e doveva aver congeniato<br />

quel piano, disse."Esatto! E ora<br />

sarà meglio che non ci pensiamo,<br />

perché sembra che questi soldati<br />

qui" e fece un cenno con la testa<br />

verso l'accampamento, "leggano<br />

nel pensiero se stai facendo qualcosa<br />

di male".<br />

Ritornai al mio posto. Che cosa<br />

stavano progettando? E chi era<br />

questo loro amico? Svegliai<br />

Giovanni, che, ancora intontito, mi<br />

guardò con aria interrogativa. "Ho<br />

bisogno del tuo aiuto." gli risposi.<br />

Una volta spiegato tutto, mi<br />

chiese: "E ora, cosa facciamo?"<br />

"Dobbiamo prima sapere chi è<br />

questo loro fantomatico amico" "E<br />

poi?" "E poi…" risposi lentamente<br />

"tu scoprirai chi è entro dopodomani<br />

e lo raggiungeremo prima<br />

delle quattro del mattino per…".<br />

Tre giorni dopo. Tre e mezzo del<br />

mattino. Nascosti dietro ad un<br />

cespuglio osservavamo davanti a<br />

noi Giacomo, l'amico dei due mercanti.<br />

Anche lui era nascosto dietro<br />

un albero. "Al mio tre gli saltiamo<br />

addosso e lo stordiamo con<br />

un sasso, poi lo nascondiamo dietro<br />

questo cespuglio e aspettiamo<br />

i suoi amici. D'accordo?" Guardai<br />

Giovanni. Lui annuì. Aveva gli<br />

occhi iniettati di sangue. Me ne<br />

accorsi e gli spiegai meglio.<br />

"Stordirlo, non ucciderlo.<br />

Ricordati: stordirlo" alzai un dito in<br />

segno di ammonimento. Gli dissi<br />

così perché quando aveva quello<br />

sguardo diventava un uomo molto<br />

pericoloso. Lui annuì un'altra<br />

volta. "Bene… uno, due… tre!"<br />

saltammo fuori dal nascondiglio e<br />

lo assalimmo da dietro. Giacomo<br />

non fece in tempo a sguainare la<br />

spada, che noi lo avevamo già<br />

bloccato. "Che cosa volete da<br />

me?" chiese, riconoscendo la<br />

nostra divisa da soldati. Giovanni rispose. "Niente, solo<br />

essere sicuri che tu possa riposare in pace." poi prese un<br />

grosso sasso e lo colpì alla testa. Giacomo cadde a terra,<br />

un rivolo di sangue gli scorreva sulla fronte. "Ecco, l'ho<br />

stordito." disse Giovanni.<br />

Ci camuffammo da mercanti e aspettammo pazienti.<br />

All'improvviso qualcosa si mosse. Prendemmo postazione<br />

e, in lontananza vedemmo due sagome scure avanzare<br />

velocemente. Erano loro. Una volta arrivati, smontarono<br />

dai carri e ci dissero. "Allora, i nostri soldi?" l'uomo<br />

alto e magro aveva la spada in pugno. "Ancora un attimo,<br />

prima voglio vedere la merce." risposi rigido. L'uomo alto


24 sezione RAGAZZI<br />

fece un cenno a quello basso, che, con indifferenza, sollevò<br />

un lembo di telo, mostrando casse di mele squisite, formaggi,<br />

prosciutti, selvaggina e tante altre cose. "Ecco<br />

fatto. Ora dacci i soldi e il carro con il cibo andato a male"<br />

ribatté l'uomo alto. Giovanni andò a prendere il carro. I due<br />

uomini diedero un'occhiata, poi, soddisfatti, dissero. "E' un<br />

piacere fare affari con voi". Aprirono le mani e le porsero<br />

in avanti. Era chiaro che volessero dei sacchetti pieni di<br />

monete sonanti. Dissi. "Quanta fretta che avete, perché<br />

non restate a parlare un po' con noi?" Feci una pausa, e<br />

poi. "Ragazzi!" chiamai. Da dietro agli alberi sbucarono i<br />

soldati dell'esercito, i quali accerchiarono i due briganti<br />

creando una barriera senza via d'uscita. Da chissà dove,<br />

sbucò fuori anche il capitano. "Bene, bene, bene. Siete<br />

stati in gamba ragazzi" disse rivolto a noi, "e anche di<br />

parola. All'inizio pensavo che fosse tutto uno scherzo. E<br />

invece gli abbiamo presi, questi due malviventi, e anche il<br />

loro amico" sogghignò. "Forza, arrestateli!"<br />

Una volta arrestati i tre uomini e sequestrato tutto quello<br />

che era loro, ormai a mattina inoltrata, raggiungemmo il<br />

5<br />

LETTURE per l’ESTATE<br />

15 Agosto 2010<br />

capitano. Nella sua tenda. "Bè, che dire. Vi ho sempre trattati<br />

come soldati incapaci e fannulloni e pensavo perfino di<br />

punirti, Lorenzo, per quelle volte che hai rubato le merci di<br />

nascosto." Mi guardò. Io, per l'imbarazzo, abbassai lo<br />

sguardo. Come faceva a saperlo? Nessuno aveva mai<br />

visto niente, ne ero sicuro. "Ma dopo quello che avete<br />

fatto, non mi sembra più un problema, anche perché sono<br />

sicuro che non lo farai mai più" "Sissignore!" risposi felice.<br />

Poi aggiunsi. "E neanche Giovanni lo farà più, vero?" Lui<br />

mi guardò con gli occhi iniettati di sangue e io scoppiai a<br />

ridere. Poi riprese. "Nossignore, non lo farò più!"<br />

"Benissimo, anche perché ho intenzione di promuovervi.<br />

Da soldati semplici a generali, che ne dite?". Ci sorrise e<br />

noi ricambiammo. Dopo le dovute congratulazioni e i vari<br />

non vi preoccupate è tutto vero, ognuno di noi tornò a casa<br />

propria per festeggiare.<br />

Quando dissi alla mia famiglia cos'era successo, tutti mi<br />

saltarono addosso, quasi soffocandomi.<br />

Ora che ero generale, la paga era nettamente migliorata<br />

e poi… bè, avevo protetto la via Claudia Augusta…<br />

CORNELIA E AUGUSTA<br />

di Pasqualotto Laura - Vidor (Seconda media)<br />

C'era una volta, nel II secolo a.C., nell'attuale pianura<br />

padana una bambina di nome Cornelia.<br />

Viveva in una piccola casetta di pietra, sempre<br />

cupa, silenziosa, così triste. Cornelia non era felice, viveva<br />

nella noia e nella tristezza, i familiari se ne stavano tutto<br />

il giorno a lavorare la terra, allevare il bestiame, coltivare<br />

ortaggi, non c'era mai nessuno che le concedesse un<br />

abbraccio, un sorriso…<br />

La sua casupola era isolata, in mezzo alla campagna ai<br />

margini del bosco, la bimba non aveva amici, non era mai<br />

andata a fare un giro lungo le strade, né in paese, perché<br />

non c'era mai qualcuno che avesse un po' di tempo libero<br />

per accompagnarla. Cornelia avrebbe voluto divertirsi,<br />

esplorare e conoscere il mondo che le sembrava tanto<br />

lontano da lei, dalla sua famiglia, lei avrebbe voluto imparare<br />

cose nuove e interessanti. Pur non conoscendo altro,<br />

intuiva che doveva esistere "qualcos'altro", le giornate le<br />

sembravano così monotone: doveva esserci qualcos'altro...<br />

Insomma non ne poteva più di quella vita!!<br />

Un bel giorno però, Cornelia, mentre era distesa sul<br />

prato a guardare le nuvole, si accorse che c'era una foglia<br />

che volava nel cielo. Incuriosita, la bimba iniziò a rincorrere<br />

la foglia come fosse un aquilone: stava iniziando a<br />

divertirsi quando il vento cessò e la bimba si ritrovò quella<br />

foglia smeraldina tra le mani. Solo quando si arrestò si<br />

accorse che si era allontanata un bel po' da casa. Scorse<br />

due uomini lì vicino, erano dei soldati, la videro, ma continuarono<br />

tranquillamente il loro discorso, non era che una<br />

bimba!<br />

Uno dei due diceva all'altro: "Verranno iniziati presto i<br />

lavori per costruire una nuova strada, che verrà chiamata<br />

via Postumia, sembra che l'abbia voluta Albino Postumio<br />

per motivi militari. Congiungerà infatti Genova con<br />

Aquileia, un grande centro dell'Impero Romano. La strada<br />

sarà l'unica via interamente terrestre che consentirà di arrivare<br />

all'est da Roma" . L'altro aggiunse: "Molti soldati stanno<br />

già arrivando, per sorvegliare i lavori, ci vorrà molto<br />

tempo, alcuni porteranno anche le loro famiglie."<br />

Cornelia non poteva essere più contenta! Pensava che<br />

finalmente avrebbe potuto conoscere qualcuno, vedere<br />

qualche persona…<br />

Dopo un po' di tempo iniziarono i lavori di costruzione<br />

della strada. Quei luoghi, così isolati e tranquilli, ospitarono<br />

un via vai mai visto prima. Un bel giorno la bimba, dalla<br />

finestra della sua casetta, vide un'altra bambina che passeggiava<br />

in mezzo ad un accampamento che era stato<br />

allestito molto velocemente. Allora corse fuori per andarle<br />

incontro, vide la bimba che saltellava e canticchiava, con<br />

un cestino in mano per raccogliere alcuni fiori colorati, tutti<br />

quelli che trovava in giro. Sembrava una bambina felice,<br />

per un attimo Cornelia la invidiò, ma poi si avvicinò a lei e<br />

le chiese: "Come ti chiami?" "Augusta, tu?" "Cornelia.<br />

Cosa stai facendo?" "Sto raccogliendo fiori per la mia<br />

mamma che domani compie gli anni. Tu?" "Oh, niente di<br />

che. Mi annoio come sempre. Quanti anni compie?" "24.<br />

Ma perché ti annoi sempre? Non hai amici con cui giocare?"<br />

"Eh, magari li avessi! Non faccio niente di divertente<br />

dalla mattina alla sera! Sono sempre sola, lavoro e aiuto i<br />

miei genitori! Tu cosa fai durante il giorno? Dove vivi?<br />

Parlami un po' di te e della tua vita!" "Io vivo con mia<br />

mamma, siamo venuti qui da Roma perché mio papà è un<br />

soldato alle dipendenze dell'Imperatore, deve sorvegliare<br />

il campo. A Roma abbiamo una bella casa, con degli<br />

schiavi che cucinano e puliscono, stavamo bene là, ma<br />

mia mamma voleva stare vicino al papà, per questo l'abbiamo<br />

seguito. Alla mattina mia mamma mi insegna a leg-


26 sezione RAGAZZI<br />

gere e a scrivere, al pomeriggio andiamo a fare passeggiate,<br />

a raccogliere frutti e fiori, cantiamo, giochiamo, insieme<br />

possiamo fare tante cose belle. Io ho un bellissimo<br />

rapporto con mia madre e mi sento davvero una bambina<br />

fortunata, a me basta essere con la mamma e sono contenta!<br />

Tu che mi racconti di te?"<br />

"Io sono una bambina triste, con una vita che non mi<br />

piace per niente, con una famiglia che pensa solo a lavorare.<br />

Non ci raccontiamo mai niente in famiglia e quando<br />

mangiamo c'è sempre silenzio, tutti che abbassano lo<br />

sguardo e guardano solamente il proprio piatto, contenente<br />

il frutto del sudore, il frutto di ciò che si fa nella vita: e il<br />

frutto è poco ma il sudore e le fatiche sono tante. E quel<br />

frutto è tutto ciò che possiamo permetterci oltre a quella<br />

brutta e vecchia casa che ormai sembra crollare. I miei se<br />

ne stanno tutti zitti, ognuno nel proprio mondo, nella propria<br />

mente, nel proprio pensiero, nessuno che condivida le<br />

proprie idee con gli altri, tutti che pensano a ciò che gli<br />

pare. Io non conosco bene i miei genitori, raramente ci<br />

parliamo, non abbiamo un dialogo; io non parlo mai con<br />

mia mamma, di quello che penso, che vedo, che mi succede,<br />

ma quello che non riesco a capire è se anche loro<br />

stanno male perché non hanno un dialogo in famiglia o se<br />

non se ne rendano neppure conto."<br />

"Mi dispiace per te e per la tua famiglia, per la tua tristezza.<br />

Ma magari se ne parli con i tuoi forse potete iniziare<br />

ad avere un dialogo, puoi iniziare ad essere felice."<br />

"Grazie per avermi ascoltato, sono contenta di aver<br />

conosciuto finalmente qualcuno! Tu puoi venirmi a trovare<br />

qualche volta, magari<br />

andiamo a fare un giro<br />

insieme da qualche parte!"<br />

"Sì, mi piacerebbe!<br />

Perché anch'io non ho<br />

un'amica vera e propria,<br />

conosco alcuni bambini,<br />

ma io mi sposto spesso e<br />

questi li conosco appena,<br />

non sono miei amici. Scusa<br />

ma adesso devo scappare,<br />

perché devo fare la sorpresa<br />

a mia mamma! Ciao!"<br />

Cornelia era molto felice,<br />

ripensò a quello che le<br />

aveva detto Augusta e<br />

chiamò la madre per raccontarle<br />

tutto.<br />

"Mamma sai che ho<br />

appena conosciuto una<br />

bambina tanto simpatica?"<br />

La mamma fu sorpresa<br />

che la figlia le parlasse per<br />

raccontarle qualcosa che<br />

aveva fatto!<br />

"Ah sì?? E come si chiama?"<br />

La mamma aveva un<br />

sorriso enorme, che esprimeva<br />

tanta felicità.<br />

Cornelia era felicissima:<br />

aveva trovato un'amica,<br />

era riuscita a parlare alla<br />

mamma e la mamma finalmente<br />

aveva fatto un sorriso.<br />

LETTURE per l’ESTATE<br />

15 Agosto 2010<br />

"Si chiama Augusta e dev'essere abbastanza ricca, l'ho<br />

capito da ciò che mi ha raccontato! Sai sono veramente<br />

contenta, avevo bisogno di un'amica!"<br />

Cornelia continuò a raccontare la sua giornata alla<br />

mamma. Il giorno dopo Augusta e Cornelia andarono a<br />

fare una passeggiata lungo il tracciato della nuova strada.<br />

Augusta sapeva tante cose in anticipo, ogni tanto passava<br />

un carro con un carico di pietre, dei cavalli con dei soldati<br />

e ogni volta le ragazzine salutavano contente. Si<br />

vedevano quasi ogni giorno e facevano sempre cose<br />

diverse, divertenti, fantasiose. Cornelia finalmente aveva<br />

potuto osservare il mondo da vicino.<br />

Alla sera Cornelia prima di andare a letto pensava a<br />

quanto era stata importante per lei quella strada: senza di<br />

essa non avrebbe incontrato Augusta e non avrebbe mai<br />

avuto un'amica.<br />

Alle persone, infatti, non basta il desiderio di comunicare<br />

o incontrare qualcuno, è necessario trovare il modo e i<br />

mezzi per comunicare.<br />

Al giorno d'oggi abbiamo tanti mezzi di comunicazione:<br />

il cellulare, internet, ecc. Possiamo spostarci facilmente<br />

con l'aereo, l'auto, il treno, la bici o altro, quindi i mezzi non<br />

sono un problema. A volte però le persone sono sole perché<br />

non hanno il coraggio o la voglia di incontrare gli altri<br />

o non sanno come fare; oppure gli incontri sono troppo<br />

superficiali e ci lasciano più soli di prima. Questa storia,<br />

allora, ci può insegnare che non dobbiamo scoraggiarci,<br />

lasciarci andare alla pigrizia e cercare sempre di incontrarci<br />

davvero con gli altri.<br />

Illustrazione di Ilaria Mozzi, Milano


15 Agosto 2010 27<br />

sezione RAGAZZI<br />

LETTURE per l’ESTATE<br />

6<br />

IL SEGRETO DI ANNA<br />

di Piccin Marika - Vidor (Seconda media)<br />

Anna è una ragazzina di dodici anni, alta, con<br />

una folta chioma bionda, occhi neri, molto<br />

matura per la sua età. Vive in una grande casa,<br />

ad Altino. Lei è una ragazzina piuttosto solitaria, non<br />

esce quasi mai e passa l'intero pomeriggio a leggere<br />

libri e a viaggiare con la fantasia.<br />

A scuola la sua materia preferita è la storia, anche se<br />

per lei non è una materia facile da studiare, perché ogni<br />

volta che apre il libro e comincia a leggere, parte per un<br />

nuovo viaggio con la fantasia. Oggi a scuola, Anna è<br />

distratta, pensierosa. Nell'ora di storia il professore<br />

aveva parlato agli alunni di un'antica via: la VIA CLAU-<br />

DIA AUGUSTA ALTINATE. Le frullavano nella mente<br />

alcune parole del prof, in parte ciò che aveva sentito si<br />

era già confuso con le costruzioni della sua fantasia.<br />

"Questa via" dice il professore "fu tracciata nel 15<br />

a.C. da Druso Maggiore, allorché, con il fratello Tiberio,<br />

avviò la campagna militare per la conquista della Rezia<br />

e della Vindelicia. Fu poi ampliata dal figlio di Druso,<br />

l'Imperatore Claudio, da cui prese il nome. I lavori si<br />

conclusero nel 47 d.C. La via partiva da Altino, un<br />

importante porto sulla laguna veneta, e risaliva lungo le<br />

valli dei fiumi Piave, Brenta ed Adige. Quindi superato,<br />

a quota 1504 il Passo di Resia, scendeva lungo le valli<br />

dell'Inn e del Lech, affluenti del Danubio."<br />

Ad Anna queste parole restarono in mente. Se questa<br />

via partiva da Altino, dove abitava lei, perché non l'aveva<br />

mai vista? Dopo la scuola Anna non pensò più a<br />

questo. Oggi era il 27 maggio, il compleanno del nonno<br />

e Anna non poteva fare a meno di festeggiarlo! Passò<br />

lì tutto il pomeriggio! Quando tornò a casa la mamma le<br />

preparò una bella cenetta e poi Anna, molto stanca<br />

andò a dormire. Quella notte fece un sogno alquanto<br />

strano.<br />

Sognò di essere una donna che viveva lungo le antiche<br />

vie, aveva un abito lungo, fermato alla spalla da<br />

una bella fibula cesellata finemente, i capelli raccolti.<br />

Era tutto antico, le strade erano lunghe, sterminate<br />

nella vasta campagna circostante, non erano certo<br />

asfaltate. Ogni tanto vi passavano dei cavalli, nei campi<br />

gli uomini lavoravano, c'erano tanti uomini e tanti bambini,<br />

c'erano animali. Si capiva che gli uomini che lavoravano<br />

nei campi faticavano davvero molto, mentre<br />

alcune donne badavano ai bambini piccoli che giocavano,<br />

si rincorrevano, saltavano a destra e a manca, non<br />

stavano mai fermi.<br />

Di solito Anna faceva sogni romantici e fantasiosi,<br />

quella notte sognò l'antica via, l'antica vita! Le parole<br />

del professore, anche se non le ricordava proprio bene,<br />

l'avevano talmente colpita che ne era nato un sogno!<br />

Il giorno dopo andò a scuola! Mentre stava tornando<br />

a casa qualcosa di strano attirò la sua attenzione.<br />

Lungo la strada del ritorno vide che c'era un muro ricoperto<br />

d'edera. Prima non ci aveva mai fatto caso. Andò<br />

vicino e vide che oltre il muro c'era qualcosa, ma non si<br />

poteva entrare perché era bloccato dappertutto. Volle<br />

provare ad arrampicarsi, ma in quel momento arrivò un<br />

signore arrabbiato che le chiese cosa stesse facendo,<br />

così Anna senza rispondere e piena di paura scappò<br />

via. Tornata a casa non raccontò nulla alla mamma.<br />

Prese alcuni libri e cominciò a cercare informazioni<br />

sulla via Claudia Augusta Altinate, ma non trovò nulla.<br />

Anna voleva tornare in quel posto, dove c'era il muro<br />

ricoperto dall'edera. Non era una ragazza molto curiosa,<br />

di solito, ma questa volta era diverso, perché aveva<br />

come un presentimento che dietro quel muro ci fosse<br />

qualcosa, ma cosa??? Anna ci pensò per un po'. Infine<br />

prese la sua decisione. L'indomani, dopo la scuola<br />

sarebbe tornata lì, per cercare di scoprire qualcosa.<br />

Dopo una bella nottata e un buon sonno ristoratore,<br />

Anna si svegliò rilassata, un raggio di sole filtrava dal<br />

balcone di camera sua, scendendo le scale si sentiva il<br />

buon odore del cappuccino e dei krapfen alla crema.<br />

Anna, come al solito, fece colazione e andò a scuola.<br />

Finalmente dopo cinque lunghe ore suonò la campanella.<br />

Si precipitò ad uscire, era troppo curiosa. Questa<br />

volta, però, all'uscita vide la mamma che la stava aspettando<br />

al cancello. Non era mai andata a prenderla, perché<br />

proprio questa volta? La mamma, che l'aveva vista<br />

un po' strana in quei giorni, le aveva voluto fare una piccola<br />

sorpresa. Ma Anna non si rassegnò.<br />

Il giorno dopo volle ritentare. Sua mamma, infermie-


28 sezione RAGAZZI<br />

ra, quel giorno<br />

era di<br />

turno, perciò<br />

non sarebbe<br />

andata a<br />

prenderla.<br />

Era l'una,<br />

A n n a<br />

cominciò ad<br />

avviarsi<br />

verso il<br />

"muretto",<br />

non appena<br />

arrivò si<br />

g u a r d ò<br />

intorno,<br />

depose lo<br />

zaino e si<br />

arrampicò.<br />

Il muro<br />

non era<br />

molto alto<br />

ed Anna era<br />

molto atletica.<br />

Giunta in<br />

cima fece<br />

un gran<br />

salto e<br />

scese! Era<br />

finita in una<br />

stradina, la<br />

strada proseguiva<br />

per<br />

un lungo<br />

tratto, non<br />

era molto<br />

larga, era<br />

lastricata e<br />

piena di<br />

erbacce.<br />

Anna continuò<br />

a camminare<br />

non<br />

sapeva<br />

dove fosse<br />

finita, non<br />

c'era nessuno,<br />

non c'erano<br />

case,<br />

non c'erano<br />

alberi, solo<br />

un po' d'erba<br />

e una<br />

strada strana, non asfaltata. Anna non capiva proprio<br />

dove fosse finita. Nella sua mente si rincorrevano le<br />

immagini del suo sogno e le parole del prof. Proseguì<br />

ancora, ma non trovò nulla. Null'altro se non i ruderi di<br />

una vecchia strada. Anna un po' delusa tornò indietro,<br />

quando sentì una voce. Ad un lato, appoggiato contro<br />

un muro c'era un anziano signore. Anna restò in silenzio<br />

per un po', alla fine chiese: "Dove sono?" L'anziano<br />

signore le fece un sorriso. "Ragazzina mia", le disse<br />

"Stai percorrendo un'antica via. Io mi sono rifugiato qui<br />

per stare da solo, in silenzio, questa è una via, molto<br />

antica, lasciata in abbandono, protetta (o nascosta) da<br />

un muro. Senti anche tu come qui riecheggia l'antico<br />

LETTURE per l’ESTATE<br />

15 Agosto 2010<br />

Illustrazione di Daniela Pellegrini, Conegliano<br />

silenzio?". Anna non parlò. "Questo è un tratto dell'antica<br />

via Claudia Augusta Altinate". Anna sorrise, conversò<br />

con l'anziano signore e poi tornò a casa.<br />

Non parlò mai a nessuno dell'antica via, perché quello<br />

era ormai divenuto il suo posto segreto, ogni volta<br />

che era triste andava lì, lì poteva pensare, sognare.<br />

Chissà se l'anziano signore le aveva detto la verità, se<br />

davvero quello era un tratto dell'antica via o se quelle<br />

parole riportavano solo il leggendario ricordo dell'antica<br />

via, tramandatosi nel tempo. Per ora non voleva sapere<br />

altro. Chissà forse da grande avrebbe potuto fare<br />

l'archeologa e scoprire la verità storica di quella strada.<br />

Per il momento Anna aveva scoperto l'antica via ... tra<br />

lezioni di storia e fantasia!!!


15 Agosto 2010 sezione BAMBINI 29<br />

LETTURE per l’ESTATE<br />

1<br />

LA FUGA<br />

di Bortolot Marco - Villapiana di Lentiai (Quinta elementare)<br />

Sono un germano alto e robusto, con occhi azzurri,<br />

di carattere gentile e sincero.<br />

Vivevo pacificamente e lavoravo la terra per sfamare la<br />

mia famiglia. Un giorno, mentre stavo lavorando la terra, in<br />

lontananza vidi dei romani che ci stavano attaccando. Non<br />

ci fu nemmeno il tempo di dare l'allarme che i legionari si<br />

avventarono con furia sulle nostre case, le incendiarono,<br />

seminando morte e terrore.<br />

Mi catturarono e, insieme ad altri disgraziati come me,<br />

dopo giorni e giorni di marcia fui portato ad Altinum.<br />

Qui fui scaricato come fossi una balla di fieno e fui destinato<br />

alla costruzione della strada che da Altinum sarebbe<br />

arrivata a Maia.<br />

Ci spiegarono come si doveva costruire. Avremmo scavato<br />

un solco largo quattro passi e profondo un passo. Poi<br />

dovevamo coprire il buco con argilla e sassi rotondi che<br />

prendevamo dal fiume Plavis o dalle rocce che scavavamo<br />

lungo il tragitto.<br />

Sopra a tutto andavano messe e sistemate<br />

pietre piatte, molto resistenti e spesse.<br />

Partimmo da Altinum e dopo un breve viaggio<br />

arrivammo sul posto. Scavammo circa mezzo<br />

miglio di solco e poi sistemammo tutte le pietre<br />

come ci era stato spiegato, fino ad arrivare a<br />

quelle squadrate che servivano per facilitare il<br />

passaggio dei carri. Nei lati costruivamo dei solchi<br />

per lo scolo dell'acqua; più all'interno costruivamo<br />

un piccolo piano usato dai legionari che<br />

andavano a piedi.<br />

Alla fine della costruzione usavamo una specie<br />

di secchio capovolto, con un manico ficcato al<br />

centro, che serviva per compattare i sassi in<br />

modo che non sprofondassero.<br />

Arrivata la sera, ci accampammo nelle tende.<br />

Nell'ora più profonda della notte, io mi svegliai<br />

e, al chiaro di luna, osservai il duro lavoro che il<br />

giorno successivo sarei stato obbligato a fare;<br />

vidi rocce ripide e pendii che non finivano mai,<br />

con pietre e rocce bianche molto dure, che però<br />

sarebbero andate bene per la costruzione della<br />

strada.<br />

Ritornai nella tenda e pensai con nostalgia alla<br />

mia gente, alla vita serena che conducevo prima.<br />

Mi addormentai molto profondamente. Arrivò il<br />

mattino, mangiammo un po' di pane e bevemmo<br />

un sorso d'acqua; poi il lavoro ebbe inizio e<br />

cominciammo a scavare un solco lungo due<br />

miglia.<br />

Fu un lavoro molto faticoso e, dato che si era<br />

in piena estate, il caldo soffocante quasi non mi<br />

permetteva di respirare.<br />

Il giorno successivo mi fu assegnato un altro<br />

lavoro: dovevo sistemare i sassi rotondi sul fondo<br />

della strada.<br />

I lavori procedevano molto bene, ma, all'im-<br />

provviso dinnanzi a noi si stagliò la sagoma scura di un<br />

grosso animale molto feroce: un orso!<br />

A questo punto successe un grande parapiglia ed io<br />

riuscii a mettermi in salvo inoltrandomi nella boscaglia.<br />

Rimessomi dallo spavento, mi fermai e capii subito che<br />

quella situazione inaspettata, poteva diventare la mia<br />

unica via di fuga. Intorno a me non c'era nessuno e così,<br />

senza pensarci su troppo, cominciai ad allontanarmi cercando<br />

di correre nascondendomi in mezzo agli alberi e ai<br />

cespugli; le voci, le urla, i comandi mi giungevano sempre<br />

più lontani; sentivo invece sempre più forte il battito del<br />

mio cuore, un rumore martellante nella mia testa che quasi<br />

mi stordiva: forse avevano scoperto la mia fuga, forse mi<br />

stavano già inseguendo, forse ormai erano alle mie spalle…<br />

Qualcosa ghermì la mia tunica, inciampai e caddi a<br />

terra privo di sensi.<br />

Quando riaprì gli occhi era buio, intorno a me solo il<br />

silenzio della notte e i rumori del bosco. Capii di avercela<br />

fatta, di essere in salvo!<br />

Illustrazione di Tiziana Furlan, San Polo di Piave


30 sezione BAMBINI<br />

2<br />

SPIRITO<br />

Il mondo sembra andare al rallentatore… ma è solo<br />

perché non sono con loro, con i miei compagni, con i<br />

miei amici… ormai sono morto, sono uno spirito: lo<br />

spirito di un legionario caduto in battaglia. Sono sulla via<br />

che percorsi il mio ultimo giorno: la Via Claudia Augusta<br />

Altinate, un solco tra il grande bosco che ci permetteva di<br />

arrivare al confine del nostro impero e oltre. Quel lungo<br />

tratto di strada parte da Altinum, luogo da cui provengo,<br />

passa per pianure, monti, valli e, dopo il lungo e faticoso<br />

percorso vedo i miei compagni accampati, pronti per una<br />

nuova battaglia; vedo Adriano e Servio di guardia fuori dell'accampamento<br />

e tra ululati che giungono in lontananza,<br />

sento gli ultimi rumori della città di Feltria, con il passare<br />

dei carri trainati dai cavalli per far entrare nella città il<br />

grano, il vino, gli animali selvatici. Al risveglio, i miei compagni,<br />

si preparano per una nuova giornata di marcia alla<br />

conquista della terra del popolo Germanico. Percorrono la<br />

via che sembra morire al loro passaggio, calpestata dalla<br />

loro forza e intimorita dalle loro armature; si avviano per<br />

Maiam ed io dietro di loro, come Giove, che li protegge.<br />

Vedo i boschi e i prati in fiore, gli uccelli che sfrecciano e<br />

le volpi che corrono, ma i miei compagni sono troppo<br />

impegnati per la futura vittoria contro quelle genti selvagge,<br />

per accorgersi di ciò che<br />

hanno intorno. Do uno sguardo<br />

alle abitazioni di Feltria e mi attardo<br />

a osservare lo svolgersi della<br />

vita quotidiana, cose semplici di<br />

cui non potrò più godere. Vedo le<br />

donne che, preoccupate per il<br />

marito in guerra, continuano a<br />

filare e a tessere per fornire ai<br />

padri la toga che poi faranno<br />

ammirare a propri amici. Vedo i<br />

bambini giocare con le biglie e<br />

altri occupati con i maestri a imparare<br />

cose nuove, scrivendo su<br />

tavolette di cera. Vedo le bambine<br />

imparare a tessere, a filare, a<br />

danzare, a suonare e a dipingere.<br />

Vedo le strade colme di gente e di<br />

poche bancarelle, vedo una folla<br />

precipitarsi nella bottega del barbiere,<br />

sento le urla dei pochi<br />

negozianti che invitano i clienti a<br />

comprare le loro merci. Vedo i<br />

templi dedicati alle nostre divinità:<br />

Giove dio del tuono, Giunone dea<br />

delle donne, Venere dea dell'amore<br />

e tanti altri.<br />

Ritorno dai miei compagni,<br />

ormai arrivati nel luogo in cui deve<br />

svolgersi la battaglia. I miei amici<br />

portano fieri in testa un elmetto,<br />

vestono con armature di metallo<br />

da cui spunta la tunica che arriva<br />

LETTURE per l’ESTATE<br />

di Burtet Veronica - Villapiana di Lentiai (Quinta elementare)<br />

15 Agosto 2010<br />

sino alla coscia e una cintura robusta, che con il suo rumore,<br />

impaurirà il nemico.<br />

Le punte perforanti, i micidiali giavellotti e i pugnali, i sandali<br />

con le suole chiodate in ferro e infine i loro scudi rettangolari<br />

di legno, ferro o cuoio permetteranno loro di formare<br />

la testuggine. Alcuni soldati alzeranno i loro scudi<br />

sopra la testa, altri li drizzeranno davanti a sé e gli ultimi li<br />

alzeranno dietro di loro per formare una grande scatola di<br />

ferro che li proteggerà, da dove sbucheranno però lance e<br />

giavellotti. In questo modo potranno attaccare, difendersi<br />

e proteggersi dagli assalti nemici.<br />

-Uooouh!!! - Inizia la battaglia. I nemici brandiscono<br />

spade e lance, ma la nostra tattica e la nostra determinazione<br />

ci permettono di avvicinarci senza grossi problemi.<br />

Dopo una lunga e sanguinosa lotta, nel corso della quale<br />

si sono serviti anche delle riserve, i miei compagni riescono<br />

a vincere e a conquistare quei villaggi e quelle città.<br />

Molti sono morti, ma molti torneranno vittoriosi ripercorrendo<br />

la Via Claudia Augusta Altinate che insieme al paesaggio<br />

circostante, sembrerà riprendere vita. Quelle zone<br />

ormai sono nostre… nostre? No, loro: io non ci sono più,<br />

non sono più un legionario, non ho contribuito a vincere la<br />

battaglia. Io sono morto e potrò solo vegliare su di loro.<br />

Illustrazione di Maria Silvia Bazzo, Roncadelle di Ormelle


15 Agosto 2010 sezione BAMBINI 31<br />

LETTURE per l’ESTATE<br />

3<br />

LE ANTICHE VIE<br />

di Facchin Michele - Villapiana di Lentiai (Quinta elementare)<br />

-<br />

Nonna, nonna, mi puoi raccontare qualcosa<br />

della via Claudia Augusta Altinate? -<br />

domandai alla nonna - Oggi a scuola è<br />

venuto un signore che ce ne ha parlato e ci ha detto che<br />

anche i nostri nonni la percorrevano, ma non sapevano<br />

che al tempo dei Romani era stata una strada molto<br />

importante: loro la chiamavano semplicemente "Salt de<br />

Maren. Tu l'hai mai percorsa?<br />

Lei iniziò a raccontare: "Avevo 10 anni ed ero al Boz,<br />

dove portavamo al pascolo le mucche per i mesi estivi. Mi<br />

divertivo tanto a giocare... Verso settembre decisi di andare<br />

''alle basse'', cioè verso Treviso, con mio fratello di 8<br />

anni e un'amica della mia stessa età che si chiama<br />

Nazarena. Nazarena aveva una sorella più grande sposata<br />

che abitava a Miane.<br />

Partimmo che era ancora buio, alle<br />

4 di mattina, per il sentiero di ''Canidi'',<br />

ero molto stanca e per svegliarmi mi<br />

avevano letteralmente buttata giù dal<br />

letto. Il sentiero affiancava i ''Salt de<br />

Maren'', però era meno pericoloso e<br />

per questo era usato anche per gli<br />

scambi degli animali e il trasporto di<br />

vino e viveri con muli. Dopo varie<br />

soste e tanta fatica arrivammo a<br />

Miane e andammo a trovare la sorella<br />

di Nazarena. Finalmente ci riposammo,<br />

mangiammo a sazietà e le consegnammo<br />

il burro e il formaggio, dono<br />

dei genitori. Poi andammo nei vigneti<br />

a raccogliere fichi ed uva in allegria,<br />

riempimmo le piccole gerle che avevamo<br />

con noi. Ci avviammo, molto<br />

stanchi, per la via del ritorno, ma arrivammo<br />

alle 11 di notte, con le palpebre<br />

pesanti e le gambe "morte", perché<br />

la salita era più faticosa."<br />

Mia nonna mi raccontò che ai piedi<br />

avevano le ''dalmede'', degli zoccoli di<br />

legno, che però toglievano quando il<br />

sentiero era più difficoltoso.<br />

Poi alla nonna venne in mente un'altra<br />

storia, che ascoltai con grande<br />

interesse.<br />

Si ricordava che, quando era piccola,<br />

un signore di nome Giovanni<br />

Capia, che abitava a Miane, aveva<br />

una sorella sposata, che abitava a<br />

Villa di Villa. Lui suonava la fisarmonica<br />

molto bene e con il suo strumento<br />

portava allegria suonando durante le<br />

feste. Veniva nel Bellunese, faticando<br />

un pochino, salendo per i ''Salt de<br />

Maren'' a piedi, con la fisarmonica in<br />

spalla. Per l'occasione si fermava dei<br />

giorni dalla sorella e tutti erano felici;<br />

poi al ritorno scendeva per mezzo di una teleferica con un<br />

bastone per freno ed un seggiolino rudimentale.<br />

La discesa era lunga e pericolosa, ma molto coraggiosamente<br />

ce l'ha sempre fatta a tornare a casa sano e<br />

salvo ed è vissuto, per sua fortuna, fino a 90 anni.<br />

"Belle - esclamai io - le storie che mi hai raccontato! Ma<br />

davvero succedevano queste cose? Mi sembra quasi<br />

impossibile!"<br />

"Mi fa piacere che ti siano piaciute. - rispose la nonna,<br />

poi aggiunse - Eh sì, la vita di allora era tanto diversa."<br />

"Sai, mentre raccontavi, ho immaginato le situazioni, i<br />

personaggi e tutto quello che accadeva e mi sembrava<br />

quasi di vivere io quelle situazioni! Mi sono proprio ''divertito''<br />

ad ascoltarti!".<br />

Illustrazione di Chiara Sacchi, Milano


32 sezione BAMBINI<br />

4<br />

Avevo venticinque anni, ero sposato e avevo due<br />

figli. Vivevo nella terra germanica, dove coltivavo<br />

un piccolo campo dal quale ricavavo il necessario<br />

per vivere.<br />

Non ero così ricco… ma, quando arrivarono i Romani, io<br />

divenni ancora più povero, perché loro presero i nostri ori,<br />

bruciarono le nostre case, presero noi e le nostre donne:<br />

non ci rimase più nulla, nemmeno la nostra vita.<br />

Ero triste per essere stato separato dalla mia famiglia, di<br />

cui non seppi più nulla: avevo visto mia moglie fuggire con<br />

i miei figli e, in cuor mio, speravo che si fossero salvati.<br />

Maledicevo in silenzio i Romani, ma non potevo far altro,<br />

perché mi avrebbero ucciso.<br />

Mille soldati guardavano che noi non scappassimo; eravamo<br />

degli schiavi, non conoscevamo il nostro destino ed<br />

eravamo impauriti.<br />

Non ci davano tanto da mangiare, solo una specie di<br />

polenta insipida fatta di cereali.<br />

Ci fecero passare da un varco, che permetteva di oltrepassare<br />

una palizzata che delimitava una parte del territorio<br />

dell'Impero, separandolo dal territorio germanico<br />

e, dopo diverso tempo, giungemmo a<br />

Roma.<br />

C'erano gruppi di persone ubriache che ci<br />

prendevano in giro e delle persone che i soldati<br />

mettevano insieme a noi, forse erano dei ladri,<br />

ma non so dirvi. Altre persone ci soppesavano<br />

con gli occhi, poi chiedevano informazioni sulle<br />

nostre capacità.<br />

Mi vendettero per ben millecinquecento sesterzi!<br />

All'inizio provavo odio per colui che mi acquistò,<br />

ma, dopo averlo conosciuto meglio e aver<br />

capito che era un buon padrone, la mia rabbia<br />

scomparve e per lui provavo solo affetto e<br />

amore.<br />

Il mio padrone era un tipo abbastanza alto,<br />

educato, con capelli e occhi marroni; non era<br />

così chiacchierone, ma si vedeva subito che era<br />

una brava persona. Mi disse che era venuto<br />

apposta qui a Roma, dove sapeva che si trovava<br />

il mercato dei migliori schiavi; era partito da una<br />

villa rustica, situata in Aquileia, dove con sua<br />

moglie e tre figli viveva una vita felice.<br />

Partimmo verso quella che sarebbe diventata<br />

la mia nuova casa.<br />

Non sapevo cosa mi aspettava, ma insieme a<br />

tanta nostalgia per la mia famiglia e la mia vita<br />

nella terra germanica, sentivo dentro di me un po'<br />

di curiosità per quello che sarebbe successo.<br />

Percorremmo la Flaminia poi passammo per la<br />

via Emilia e infine la via Postumia.<br />

Io ero molto sorpreso, perché le strade romane<br />

erano fatte di sassi piatti, lunghi circa un metro,<br />

mentre le nostre strade erano fatte di terra battuta<br />

o certe volte non c'erano neanche, perché noi,<br />

LETTURE per l’ESTATE<br />

LE AVVENTURE<br />

DI UNO SCHIAVO<br />

di Gesiot Giovanni - Villapiana di Lentiai (Quinta elementare)<br />

15 Agosto 2010<br />

a confronto dei romani, non siamo bravi costruttori; solo in<br />

battaglia ci difendiamo bene!<br />

Arrivati a casa, mi colpì il fatto che era dipinta tutta di<br />

rosso, poi il mio padrone mi mostrò i suoi tre figli; il ragazzo<br />

di dieci anni si presentò senza nessun timore o paura<br />

e disse: "Mi chiamo Marcus e ho dieci anni." poi aggiunse:<br />

"Lei è mia sorella Arianna e lei Valeria. Arianna ha sei anni<br />

e Valeria ne ha due e non sa ancora parlare."<br />

Arianna era una bambina bionda, che aveva preso dalla<br />

sua mamma gli occhi blu. Valeria era una bambina con<br />

pochi capelli neri e occhi molto, ma molto grandi.<br />

Il padrone mi ordinò di andare a raccogliere le uova che<br />

trovavo nel pollaio e di uccidere una mucca.<br />

Il giorno dopo mi spiegò quale sarebbe stato il mio compito<br />

da allora in poi: viaggiare con lui per commerciare.<br />

Questa volta saremmo andati, attraverso la via Claudia<br />

Augusta, in una città chiamata Bellunum, per acquistare<br />

lana e formaggi e rivendere ciotole di ceramica, vetro e olio.<br />

Partimmo, io con il mulo e lui con il cavallo, io che caricavo<br />

le merci e lui che mi seguiva.<br />

Illustrazione di Danila Casagrande, Revine Lago


15 Agosto 2010 sezione BAMBINI 33<br />

LETTURE per l’ESTATE<br />

Attraversammo la pianura e mi sentii un po' teso, perché<br />

eravamo dentro il bosco: chissà se c'erano animali feroci…<br />

Ci avrebbero assaliti?<br />

Più avanti la strada si faceva ripida e si inerpicava lungo<br />

il costone di una montagna, a tratti rocciosa, con pareti a<br />

picco e un profondo burrone dove non cresceva quasi<br />

niente.<br />

Alla fine della salita ci ritrovammo in mezzo al bosco,<br />

dove il padrone mi disse di pregare gli dei affinché ci proteggessero<br />

nel viaggio; lui era molto religioso e anch'io lo<br />

ero, ma non così tanto come lui.<br />

Dopo un'ora, durante la quale oltre a pregare ci riposammo<br />

e ci rifocillammo, ripartimmo; questa volta il tratto<br />

di strada in discesa era meno pericoloso: si poteva camminare<br />

tranquillamente, senza problemi.<br />

Camminammo e camminammo fino ad arrivare a Nave,<br />

da lì, prendendo una strada sulla destra, arrivammo a<br />

Bellunum, dove vendemmo le nostre merci e ne acqui-<br />

5<br />

Due soldati, i soliti ritardatari, che erano troppo<br />

impegnati a strigliare i loro cavalli per far bella<br />

figura con i Germani, erano rimasti indietro.<br />

Quando se ne accorsero, ormai era troppo tardi. Allora<br />

Giulio esclamò: "Claudio, tardis est". E quello gli rispose:<br />

"Imus!". A quel punto uno dei cavalli esclamò: "Senti 'sti<br />

qua, adesso i se mette a parlar dei nostri cugini di primo<br />

grado. Mandaria lori, i mus, a far la guera!" I soldati ignari<br />

dei discorsi dei loro sapienti destrieri, li sellarono e partirono<br />

veloci alla volta della Germania.<br />

Ne approfittarono per utilizzare la nuova Via Claudia<br />

Augusta Altinate che iniziava a poche miglia da loro e finiva<br />

in Germania. La imboccarono e dopo una decina di<br />

miglia entrarono in un bosco che a loro faceva un po' di<br />

impressione, perché si sentiva un animale che emanava<br />

strani versi e, ai bordi della strada, c'erano carcasse di<br />

uomini. Quella feroce bestia li attaccò con i suoi terribili<br />

artigli ed i denti più affilati di un pugnale. Claudio e Giulio<br />

estrassero la spada e si prepararono ad una cruenta battaglia.<br />

La bestia attaccò Giulio che preso alla sprovvista<br />

venne morso:<br />

"Ahiaa!" e per giunta morse anche il suo cavallo (purosangue<br />

trevigiano) che subito esclamò: "Qualcosa al me<br />

ha mordest! ". A questo punto intervenne Claudio che trafisse<br />

l'enorme bestia con la sua spada: l'animale morì sul<br />

colpo. Il cavallo di Claudio (anch'egli purosangue trevigia-<br />

stammo altre.<br />

Quello fu il primo di decine di viaggi che feci negli anni<br />

successivi con il mio padrone, conobbi la via Claudia<br />

Augusta come il palmo della mia mano, ma non finì mai di<br />

sorprendermi e di stupirmi, perché ogni viaggio era un'avventura.<br />

"E della mia famiglia?" mi chiederete.<br />

Quando fui troppo vecchio per viaggiare con il mio<br />

padrone, avendolo servito sempre con fedeltà, mi fece il<br />

dono più grande: la libertà. In questo modo avrei potuto<br />

rivedere i miei adorati figli.<br />

Percorsi per intero la Claudia Augusta con molta fatica,<br />

ma anche con il cuore che batteva forte… Arrivai fino alla<br />

fine: alla città di Maia. Da qui raggiunsi il mio villaggio,<br />

attraversando i boschi e le campagne e ritrovai la mia<br />

famiglia. Ci abbracciammo a lungo. Ero felice, ma ero<br />

anche deciso a tornare ad Aquileia, questa volta insieme<br />

a tutta la mia famiglia.<br />

AVVENTURE<br />

DI DUE PRODI SOLDATI<br />

(E DEI LORO DESTRIERI)<br />

LUNGO LA VIA CLAUDIA<br />

AUGUSTA ALTINATE<br />

di Pez Fabio, Specchia Luca, Tonon Moreno e Varaschin Alex - San Fior (Prima media)<br />

no) si lamentò con l'altro cavallo: "Te s'è fora alenamento,<br />

caro!". I due prodi soldati ripresero l'avanzata.<br />

Cammina e cammina incontrarono una casupola di<br />

montagna disabitata. I cavalli stanchi sospirarono: "Oh,<br />

veci, dovemo fermarse qua, parché noialtri sen stufi!".<br />

Così si accamparono.<br />

Durante la notte, sarà che la paglia era fastidiosa, o che<br />

c'era molta polvere e Claudio era allergico agli acari, fatto<br />

sta che rimasero svegli per ore. Mentre erano concentrati<br />

nel pensiero del giorno dopo, sentivano versi di gufi, ululati<br />

di lupi, bramiti di cervi e lontane, quasi dei sussurri, le<br />

urla di mercanti che stavano litigando per un barile di pregiatissimo<br />

idromele fabbricato in Gallia. Sembrava che in<br />

quella foresta nessuno dormisse. Quasi quasi erano più<br />

silenziose le strade di Roma. Le urla dei soldati ubriachi,<br />

dei contadini furiosi con i loro testardi cavalli, degli osti alla<br />

ricerca di avventori, erano più tranquillizzanti dei versi di<br />

tutti quegli animali sconosciuti.<br />

Ad un tratto la porta della casupola si spalancò e penetrò<br />

un intruso. Subito i due soldati se ne accorsero e silenziosamente<br />

afferrarono la spada e con un colpo da maestri<br />

(per sbaglio) gli depilarono il cranio. L'intruso fuggì a<br />

gambe levate. Assetati per l'impresa, presero la borraccia<br />

e senza accorgersene si ubriacarono e si addormentarono<br />

di botto.<br />

Uno strano rumore li svegliò la mattina seguente. Si


34 sezione BAMBINI<br />

avvicinarono alla finestrella: sembrava tutto<br />

tranquillo, poi la foresta ricominciò a fremere<br />

e videro dei cespugli muoversi. Si insospettirono<br />

e uscirono. Si avvicinarono con<br />

passi felpati alla vegetazione. Claudio<br />

estrasse la spada e infilzò un cespuglio che<br />

urlò: "Ahhhh!!". Si capì che si trattava di un<br />

barbaro mimetizzato. Il nemico morì dissanguato.<br />

Sbucò allora una decina di soldati.<br />

Uno di loro disse: "MAGST DU<br />

OBST?" , " Ehh?" , fece Giulio.<br />

"Sto qua l'è mat!", pensò uno dei due<br />

destrieri.<br />

I Romani estrassero le loro armi e si scagliarono<br />

contro i Germani. Iniziò una terribile<br />

battaglia. Claudio e Giulio paravano i<br />

colpi degli avversari, scagliavano terribili<br />

fendenti. Alla fine, anche se feriti e malconci,<br />

riuscirono ad eliminare tutti i soldati.<br />

I nostri paladini ripresero il cammino<br />

costeggiando la Via Claudia Augusta<br />

Altinate e pensando "Pericolus scampamus!!"<br />

e così i destrieri : "L'avemo scampada<br />

bella!".<br />

Ma non avevano fatto in tempo a riprendersi<br />

dalla fatica che cinque briganti li assalirono<br />

minacciandoli: "O le monete o la<br />

vita". Così ripresero le armi e dopo un<br />

lungo scontro i terribili briganti dovettero<br />

arrendersi al valore militare dei soldati<br />

dell'Impero e si rifugiarono di nuovo nel<br />

buio della foresta. I soldati, sebbene stremati,<br />

decisero di proseguire. Montarono in<br />

sella ai cavalli e si avviarono al galoppo. Il cammino proseguì<br />

per alcuni giorni, per fortuna senza altri scontri.<br />

Mentre procedevano incrociarono l'esercito romano vittorioso.<br />

I cavalli brontolarono: "Che sfiga! Tanta fatica par<br />

6<br />

Sono un cavallo di nome Rumon. Il mio padrone,<br />

che è un centurione, mi ha dato questo nome perché<br />

sono molto veloce e non mi stanco mai. Sono<br />

un cavallo dal pelo bianco, lucente, con la criniera marroncino<br />

chiaro. Il mio padrone mi tratta bene e mi spazzola<br />

una volta al giorno; si vede che mi considera molto<br />

importante! Lui è un signore molto rispettato e si chiama<br />

Adriano. Come tanti altri cavalli, di solito,vengo usato per<br />

portare il mio cavaliere nel luogo della battaglia. Nei prossimi<br />

giorni viaggeremo attraverso una strada, credo che la<br />

chiamino Claudia Augusta Altinate. Questa, almeno da<br />

quello che si racconta in giro, si presenta pianeggiante<br />

all'inizio, fiancheggiata da molti boschi, poi, più avanti è<br />

ripida, con monti da scavalcare e pianure da attraversare,<br />

fino ad arrivare nei territori da conquistare. La destinazione,<br />

il Nord, sarà difficile da raggiungere. Il mio padrone e i<br />

LETTURE per l’ESTATE<br />

STORIA DI UN CAVALLO<br />

DELL' ANTICA ROMA<br />

di Rosson Lorenzo - Villapiana di Lentiai (Quinta elementare)<br />

15 Agosto 2010<br />

nient". Si unirono ai compagni vittoriosi, sulla via del ritorno,<br />

sperando di poter passare sotto l'Arco di Trionfo, a<br />

Roma, acclamati dal popolo e premiati con monete d'oro<br />

e sacchi di biada… A ciascuno il suo!<br />

suoi amici vogliono occupare le terre dei Germani, un<br />

popolo barbaro, arduo da battere. Il mio padrone e il suo<br />

seguito, vogliono conquistare ancora, ancora e ancora…<br />

Eccolo, è arrivato il giorno della partenza e tutti sono<br />

molto agitati!<br />

Finalmente si parte! Stiamo camminando sopra questa<br />

via fatta di pietre ben posizionate, comoda per la marcia.<br />

Il mio padrone non mi ha rivestito con un'armatura, chissà<br />

perché! Eppure potrebbero colpire anche me. A questo<br />

non ha pensato, il crudele! Lui ha un'armatura di cuoio che<br />

gli protegge stinchi, braccia, petto e testa: dev'essere così<br />

pesante! Il brutto è che in fin dei conti la dovrò sopportare<br />

anch'io… Già me l'immagino quanto sarà faticoso galoppare!<br />

Ma se pensa che io faccia tutta la strada con lui<br />

sopra, si sbaglia di grosso!!! Escogiterò un sistema per<br />

farlo scendere e camminare: devo riuscirci!<br />

Illustrazione di Daniela Alberti, Druento (To)


15 Agosto 2010 sezione BAMBINI 35<br />

LETTURE per l’ESTATE<br />

Guardandomi intorno ho notato che ci sono molti altri<br />

soldati, ma molti sono vestiti in un modo molto diverso dal<br />

mio padrone. Si chiamano legionari, mi sembra. In testa<br />

hanno un elmo con la cresta rossa, per distinguersi dai<br />

nemici. Questo li proteggerà, ma nello stesso tempo li<br />

lascerà liberi di udire, parlare e vedere. La loro armatura è<br />

formata da strisce di metallo tenute insieme da cinghie di<br />

cuoio, così risulta flessibile, ma non certo leggera! Loro<br />

non sentono il freddo perché sotto all'armatura indossano<br />

una tunica di lana grezza che gli arriva fino a metà coscia.<br />

Le loro armi sono pugnali, spade e lance.<br />

Io continuo il mio racconto, così il tempo trascorre più<br />

veloce. Intanto ne abbiamo fatta di strada! E' venuto il<br />

momento di accamparci, perché è ormai è sopraggiunta la<br />

notte. Le montagne, però, ancora non si vedono. I soldati<br />

mangiano una specie di polenta fatta di orzo, grano, frumento,<br />

farro e avena. La condiscono con pesce macinato.<br />

Io invece mi devo accontentare di quello che trovo, ma<br />

oggi mi è andata bene: c'è dell'erba<br />

fresca e gustosa qui! Per l'acqua,<br />

poi, non c'è problema: ci<br />

siamo fermati vicino ad un laghetto<br />

per cui c'è acqua a volontà!<br />

Mentre dormo vicino ai miei amici<br />

quadrupedi, sento i soldati che<br />

russano nelle loro tende.<br />

Qualcuno farà la guardia, si<br />

spera… Ma il mio padrone no di<br />

sicuro, è il comandante, lui!<br />

Passano le settimane e finalmente<br />

siamo qui, sulle Alpi, che<br />

camminiamo tra le montagne.<br />

Ora il sentiero è tortuoso e proseguire<br />

per me diventa molto difficile.<br />

Ci sono molti pericoli: ogni<br />

anfratto può nascondere soldati<br />

germani che tendono imboscate,<br />

dietro alle rocce può sopraggiungere<br />

un pericoloso orso, un lupo,<br />

una lince... meglio proseguire a<br />

testa alta e non pensarci! Certo<br />

che questa benedetta strada,<br />

doveva passare proprio di qui?<br />

Il paesaggio diventa più dolce,<br />

le colline lasciano presto il posto<br />

alle pianure e, la vallata è attraversata<br />

da un fiume importante.<br />

Ho sentito dire che tracci il confine<br />

dell'Impero Romano.<br />

Non facciamo in tempo ad<br />

entrare nel territorio nemico, che<br />

già le prime lance prendono il<br />

volo: è l'ora della battaglia! Io ho<br />

visto solo spade e pugnali sporchi<br />

di sangue. Sangue barbaro, ma<br />

anche romano: non sembra<br />

esserci differenza! Io cerco sempre<br />

di stare in disparte, non si sa<br />

mai…<br />

La guerra sembra terminare,<br />

ma poi, all'improvviso ricomincia.<br />

Si va avanti così per giorni, settimane,<br />

mesi… Trovare cibo diventa<br />

sempre più difficoltoso. Per gli<br />

uomini, ma anche per gli animali!<br />

-E il tuo padrone? - direte voi. Lui non ha problemi! E' il<br />

capo lui! Dicono che sia stato valoroso in passato, ma<br />

questa volta la sua spada non ha trafitto nessuno, né ha<br />

corso rischi, visto che è sempre stato in cima ad un colle<br />

con la sua scorta! Beato lui! E così è andata bene anche<br />

a me!<br />

Un bel giorno, nel vero senso della parola, si sparge la<br />

voce che abbiamo vinto e che torneremo presto a Roma.<br />

Il viaggio di ritorno è molto più veloce. Non abbiamo più<br />

quasi niente da trasportare: poche armi, niente viveri… e<br />

anche i soldati, purtroppo, sono dimezzati.<br />

Appena entrati in città tutti ci accolgono felici. C'è chi<br />

cerca il figlio, il padre, il marito. I festeggiamenti dureranno<br />

per diversi giorni! Io sono stanchissimo e non vedo l'ora di<br />

riposare, finalmente tranquillo nella mia stalla.<br />

Durante la notte mi sveglio e ripenso alla strada, a quanto<br />

era lunga e a quanta fatica mi è costata percorrerla.<br />

Spero di non fare mai più una fatica del genere!<br />

Illustrazione di Michaela Buttignol, Vittorio Veneto


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