Applicazioni lineari da R n a R m . Isometrie e matrici ortogonali. Altri ...
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LEZIONE 11<br />
Nella preparazione delle dispense riguar<strong>da</strong>nti la geometria piana e spaziale ho<br />
dovuto inserire dei disegni che illustrassero in qualche modo i concetti geometrici<br />
esposti nel testo. Ciò ha presentato un doppio ordine di problemi strettamente<br />
correlati fra loro.<br />
Un primo problema è stato quello di fare un disegno, comunque bidimensionale,<br />
che rappresentasse oggetti bidimensionali o tridimensionali. Il secondo problema<br />
è quello di fare in modo che il disegno bidimensionale potesse essere decodificato<br />
naturalmente <strong>da</strong>l lettore come oggetto bidimensionale o tridimensionale. Questi<br />
sono i due problemi stan<strong>da</strong>rd che si devono affrontare nello studio della Geometria<br />
Descrittiva.<br />
Facciamo qualche commento sul primo problema. Tutti noi sappiamo che<br />
quando si utilizza un qualsiasi programma di disegno assistito (CAD) si ha una<br />
tavolozza di primitive grafiche <strong>da</strong> utilizzare per comporre disegni più o meno<br />
complessi. Appaiono senz’altro punti, segmenti, curve elementari, per esempio<br />
archi di circonferenza e, eventualmente, anche oggetti più elaborati. L’utente<br />
sceglie l’oggetto <strong>da</strong> inserire, decide dei punti di riferimento per l’inserimento e il<br />
programma effettua l’inserimento. Sorge naturale doman<strong>da</strong>rsi<br />
Doman<strong>da</strong> 1. Quale metodo applica il programma per inserire l’oggetto scelto<br />
con i <strong>da</strong>ti di inserimento scelti?<br />
Passiamo ora a commentare il secondo problema. Esso è strettamente legato al<br />
problema della ricostruzione delle immagini, cioè capire come è fatto un oggetto<br />
tridimensionale a partire <strong>da</strong> una o più sue immagini, per esempio per fare una<br />
panoramica tridimensionale di un oggetto rappresentato <strong>da</strong> una o più immagini<br />
bidimensionali prese <strong>da</strong> vari punti di vista allo scopo di rendersi conto di sue<br />
proprietà.<br />
Doman<strong>da</strong> 2. Quante immagini bidimensionali e di quale tipo sono necessarie per<br />
ricostruire la forma di un oggetto tridimensionale?<br />
Per motivi di tempo, in questa secon<strong>da</strong> parte del corso, tenteremo di <strong>da</strong>re<br />
qualche risposta parziale alla Doman<strong>da</strong> 1 limitandoci a fare qualche semplice<br />
osservazione sulla Doman<strong>da</strong> 2. Dal punto di vista delle tecniche di calcolo, attingeremo<br />
a piene mani <strong>da</strong> quanto illustrato nelle precedenti lezioni per trattare il<br />
problema della descrizione delle trasformazioni del piano e dello spazio.<br />
1<br />
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2 LEZIONE 11<br />
Supponiamo di aver fissato un sistema di riferimento cartesiano ortogonale Oıj<br />
nel piano affine e, quindi, di avere fissato una volta per tutte un’identificazione del<br />
piano affine A 2 con R 2 .<br />
Iniziamo ad osservare che abbiamo già visto come rappresentare una primitiva<br />
grafica particolarmente importante, cioè il segmento e sappiamo, mantenendo fissa<br />
l’origine, come ruotare, simmetrizzare, riscalare, deformare o proiettare figure.<br />
È chiaro, però, che non tutte le operazioni richieste <strong>da</strong>lla grafica sono riconducibili<br />
ad applicazioni <strong>lineari</strong>. Per esempio se vogliamo disegnare il rettangolo R di<br />
vertici A = (1, 1), B = (2, 1), C = (2, 3), D = (1, 3) a partire <strong>da</strong>l segmento OUx<br />
unitario di estremi l’origine O ed il punto Ux = (1, 0) possiamo procedere come<br />
segue.<br />
(1) Prendiamo OUx e lo ruotiamo di π/2 radianti in senso antiorario ottenendo<br />
il segmento OUy di estremi O ed il punto Uy = (0, 1).<br />
(2) Riscaliamo il segmento OUy di un fattore 2 ottenendo il segmento OV di<br />
estremi O ed il punto V = (0, 2).<br />
(3) Trasliamo parallelamente a se stesso di 2 unità lungo il verso positivo<br />
dell’asse delle ordinate il segmento OUx ottenendo il segmento V W di<br />
estremi V ed il punto W = (0, 2).<br />
(4) Trasliamo parallelamente a se stesso di un’unità lungo il verso positivo<br />
dell’asse delle ascisse il segmento OUy ottenendo il segmento UxW di<br />
estremi Ux ed il punto W .<br />
(5) Trasliamo il rettangolo ottenuto parallelamente a se stesso di un’unità<br />
lungo il verso positivo dell’asse sia delle ascisse che delle ordinate<br />
y<br />
D<br />
A<br />
R<br />
C<br />
B<br />
O x<br />
Figura 11.1<br />
11.1. <strong>Applicazioni</strong> <strong>lineari</strong> <strong>da</strong> R n a R m .<br />
Abbiamo visto come gli elementi dello spazio affine A n ed il relativo insieme dei<br />
vettori applicati Vn(O) si possa identificare con R n una volta che sia stato fissato<br />
un sistema di riferimento. Per questo motivo gli elementi dt R n che, ricordiamo
LEZIONE 11 3<br />
sono per noi <strong>matrici</strong> colonna con n entrate, vengono spesso chiamati vettori anche<br />
se n > 3.<br />
Definizione 11.1.1. Un’applicazione f: R n → R m si dice lineare se:<br />
(AL1) per ogni X1, X2 ∈ R n si ha f(X1 + X2) = f(X1) + f(X2);<br />
(AL2) per ogni α ∈ R e X ∈ R n si ha f(αX) = αf(X).<br />
Osservazione 11.1.2. Sia f: R n → R m un’applicazione lineare.<br />
i) Risulta<br />
f(0n,1) = f(00n,1) = 0f(0n,1) = 0m,1,<br />
f(−X) = f((−1)X) = (−1)f(X) = −f(X)<br />
per ogni X ∈ R n . Più in generale un’applicazione f: R n → R m lineare se e solo<br />
se α1, . . . , αh ∈ R e X1, . . . , Xh ∈ R n si ha<br />
f(α1X1 + · · · + αhXh) = α1f(X1) + · · · + αhf(Xh).<br />
ii) Per esercizio verificare che l’applicazione nulla 0R n ,R m: R n → R m , definita <strong>da</strong><br />
X ↦→ 0m,1, e l’applicazione identità idR n: R n → R n , definita <strong>da</strong> X ↦→ X, sono<br />
<strong>lineari</strong>.<br />
Esempio 11.1.3. L’applicazione<br />
f: R 3 −→ R 2<br />
(x, y, z) −→ (3x + y − z, x − y + 2z)<br />
è lineare. Infatti si ha che se α ∈ R, (x, y, z) ∈ R 3 risulta<br />
f(α(x, y, z)) = f(αx, αy, αz) = (3(αx) + (αy) − (αz), (αx) − (αy) + 2(αz)) =<br />
= (α(3x + y − z), α(x − y + 2z)) = α(3x + y − z, x − y + 2z) = αf(x, y, z).<br />
Inoltre, se (x ′ , y ′ , z ′ ), (x ′′ , y ′′ , z ′′ ) ∈ R 3 , risulta<br />
f((x ′ , y ′ , z ′ ) + (x ′′ , y ′′ , z ′′ )) = f(x ′ + x ′′ , y ′ + y ′′ , z ′ + z ′′ ) =<br />
= (3(x ′ + x ′′ ) + (y ′ + y ′′ ) − (z ′ + z ′′ ), (x ′ + x ′′ ) − (y ′ + y ′′ ) + 2(z ′ + z ′′ )) =<br />
= (3x ′ + y ′ − z ′ + 3x ′′ + y ′′ − z ′′ , x ′ − y ′ + 2z ′ + x ′′ − y ′′ + 2z ′′ ) =<br />
= (3x ′ + y ′ − z ′ , x ′ − y ′ + 2z ′ ) + (3x ′′ + y ′′ − z ′′ , x ′′ − y ′′ + 2z ′′ ) =<br />
= f(x ′ , y ′ , z ′ ) + f(x ′′ , y ′′ , z ′′ ).<br />
L’esempio fon<strong>da</strong>mentale di applicazione lineare è il seguente.
4 11.2. ISOMETRIE E MATRICI ORTOGONALI<br />
Esempio 11.1.4. Sia A ∈ R m,n fissata. L’applicazione <strong>matrici</strong>ale<br />
µA: R n −→ R m<br />
X −→ AX<br />
è lineare. Infatti scelti α ∈ R, X, X ′ , X ′′ ∈ R n risulta<br />
µA(αX) = A(αX) = α(AX) = αµA(X),<br />
µA(X ′ + X ′′ ) = A(X ′ + X ′′ ) = AX ′ + AX ′′ = µA(X ′ ) + µA(X ′′ ).<br />
11.2. <strong>Isometrie</strong> e <strong>matrici</strong> <strong>ortogonali</strong>.<br />
In questo e nei prossimi paragrafi esamineremo degli esempi notevoli di applicazioni<br />
<strong>lineari</strong> corrispondenti a particolari trasformazioni del piano e dello spazio<br />
in sé, ampliamente utilizzate in grafica computerizzata.<br />
A tale scopo supporremo fissato un sistema di riferimento in A n , n = 2, 3,<br />
quindi un’identificazione di A n e di Vn(O) con R 3 . Per questo parleremo della<br />
retta ax + by = c o del piano ax + by + cz = d e non della retta e del piano avente<br />
equazione ax + by = c o ax + by + cz = d.<br />
Esempio 11.2.5. Sia ϕ ∈ R e si consideri la matrice ortogonale speciale<br />
(11.2.5.1)<br />
<br />
cos ϕ<br />
<br />
− sin ϕ<br />
sin ϕ cos ϕ<br />
Abbiamo visto che tale matrice ha un doppio significato. Da una parte lega le<br />
coordinate (x, y) di un punto P del piano in un sistema di riferimento Oıj a<br />
quelle (x ′ , y ′ ) dello stesso punto in un altro sistema di riferimento Oı ′ j ′ ruotato<br />
rispetto al precedente di un angolo −ϕ. Dall’altra essa lega le coordinate (x, y) di<br />
un punto P del piano a quelle (x ′ , y ′ ) della sua immagine tramite la rotazione di<br />
un angolo ϕ dell’intero piano intorno all’origine. Il legame è <strong>da</strong>to, in entrambi i<br />
casi, <strong>da</strong>lla relazione<br />
(11.2.5.2)<br />
<br />
′ x<br />
y ′<br />
<br />
=<br />
cos ϕ − sin ϕ<br />
sin ϕ cos ϕ<br />
<br />
x<br />
.<br />
y<br />
L’applicazione inversa è la rotazione dell’angolo −ϕ, cioè è l’applicazione avente<br />
come matrice la trasposta della Matrice (11.2.5.1)<br />
(attenzione alla posizione del meno!).<br />
<br />
cos ϕ<br />
<br />
sin ϕ<br />
− sin ϕ cos ϕ
LEZIONE 11 5<br />
Per illustrare quanto visto ruotiamo di π/3 radianti il rettangolo R di vertici<br />
A = (1, 1), B = (2, 1), C = (2, 3), D = (1, 3)<br />
intorno all’origine come illustrato in figura.<br />
<br />
1<br />
√2 3<br />
2<br />
− √ 3<br />
2<br />
1<br />
2<br />
D'<br />
La trasformazione cercata è<br />
<br />
1<br />
1<br />
2<br />
1<br />
2<br />
3<br />
<br />
1<br />
=<br />
3<br />
C'<br />
R'<br />
A'<br />
y<br />
O<br />
B'<br />
π/3<br />
D<br />
A<br />
R<br />
C<br />
B<br />
Figura 11.2<br />
√<br />
1− 3<br />
√ 2<br />
3+1<br />
2<br />
2− √ 3<br />
2<br />
2 √ 3+1<br />
2<br />
x<br />
2−3 √ 3<br />
2<br />
2 √ 3+3<br />
2<br />
Quindi il rettangolo R è trasformato nel rettangolo R ′ di vertici<br />
1−3 √ 3<br />
√ 2<br />
3+3<br />
2<br />
A ′ <br />
1 −<br />
=<br />
√ √ <br />
3 3 + 1<br />
, ,<br />
2 2<br />
B ′ <br />
2 −<br />
=<br />
√ 3<br />
,<br />
2<br />
2√ <br />
3 + 1<br />
,<br />
2<br />
C ′ <br />
2 − 3<br />
=<br />
√ 3<br />
,<br />
2<br />
2√ <br />
3 + 3<br />
,<br />
2<br />
D ′ <br />
1 − 3<br />
=<br />
√ √ <br />
3 3 + 3<br />
, .<br />
2 2<br />
Esempio 11.2.6. Secondo caso interessante è quello delle simmetrie <strong>ortogonali</strong><br />
rispetto a rette r (passanti per l’origine). Per esempio possiamo considerare il caso<br />
in cui r sia l’asse delle ascisse o delle ordinate: abbiamo rispettivamente<br />
(11.2.6.1)<br />
<br />
′ x<br />
y ′<br />
<br />
=<br />
1 0<br />
0 −1<br />
x<br />
y<br />
<br />
,<br />
<br />
′ x<br />
y ′<br />
<br />
=<br />
−1 0<br />
0 1<br />
x<br />
y<br />
Sia ora r la retta di equazione cartesiana ax + by = 0, ove (a, b) = (0, 0).<br />
Possiamo utilizzare le nozioni a nostra conoscenza di geometria vettoriale per<br />
ottenere direttamente l’espressione della simmetria ortogonale rispetto alla retta<br />
r.<br />
<br />
<br />
.
6 11.2. ISOMETRIE E MATRICI ORTOGONALI<br />
P'<br />
v<br />
y<br />
O<br />
H<br />
Figura 11.3<br />
Osservando la Figura 11.3, ci rendiamo conto che OP ′ = OP +(P ′ −P ). Inoltre<br />
le proiezioni <strong>ortogonali</strong> di P e del suo simmetrico P ′ su r coincidono: indicando<br />
con H tale punto comune risulta allora P ′ − P = −2(P − H). Si noti che P − H è<br />
la proiezione ortogonale di OP su una retta perpendicolare a r. Quindi, se v è un<br />
vettore non nullo perpendicolare ad r, ricor<strong>da</strong>ndo quanto visto in una precedente<br />
lezione, otteniamo<br />
OP ′ = <br />
〈 OP , v〉<br />
OP − 2<br />
|v| 2 v.<br />
Se P = (x, y) e P ′ = (x ′ , y ′ ), si ha OP = xı + yj e OP ′ ′ ′ = x ı + y j . Poiché<br />
v = aı +bj , segue 〈 OP , v〉 = ax+by, |v| 2 = a2 +b2 , sicché la simmetria ortogonale<br />
rispetto alla retta r in esame viene ad essere <strong>da</strong>ta <strong>da</strong>lla moltiplicazione per la<br />
matrice<br />
(11.2.6.2)<br />
− a 2 −b 2<br />
a2 +b2 − 2ab<br />
a2 +b2 r<br />
− 2ab<br />
a2 +b2 a 2 −b 2<br />
a2 +b2 Chiaramente, ripetendo due volte la simmetria ortogonale rispetto ad una fissata<br />
retta, si ottiene l’applicazione identica. Quindi la simmetria ortogonale rispetto<br />
alla retta r ha se stessa come inversa. Si noti che<br />
quindi esiste ϕ ∈ R tale che<br />
a 2 − b 2<br />
a 2 + b 2<br />
2<br />
+<br />
<br />
<br />
− 2ab<br />
a2 + b2 2 = 1<br />
a2 − b2 a2 2ab<br />
= cos ϕ, −<br />
+ b2 a2 = sin ϕ,<br />
+ b2 P<br />
x
sicché la Matrice (11.2.6.2) può essere scritta nella forma<br />
<br />
− cos ϕ<br />
<br />
sin ϕ<br />
sin ϕ cos ϕ<br />
LEZIONE 11 7<br />
che è ortogonale non speciale.<br />
Per illustrare quanto visto consideriamo il rettangolo R di vertici<br />
A = (1, 1), B = (2, 1), C = (2, 3), D = (1, 3)<br />
e la retta 2x+y = 0. Il rettangolo R ′ simmetrico a R rispetto a r è come in figura.<br />
La trasformazione cercata è<br />
− 3<br />
5<br />
− 4<br />
5<br />
C'<br />
4 −<br />
3<br />
5<br />
5<br />
D'<br />
R'<br />
B'<br />
A'<br />
1 2 2 1<br />
1 1 3 3<br />
y<br />
D<br />
Figura 11.4<br />
<br />
=<br />
R<br />
C<br />
A B<br />
O x<br />
r<br />
− 7<br />
5<br />
− 1<br />
5<br />
−2 − 18<br />
1 − 5<br />
5<br />
1<br />
5<br />
−3<br />
<br />
1<br />
Quindi il rettangolo R è trasformato nel rettangolo R ′ di vertici<br />
A ′ <br />
= − 7<br />
<br />
, −1 ,<br />
5 5<br />
B ′ <br />
= −2, 1<br />
<br />
,<br />
5<br />
C ′ <br />
= − 18<br />
<br />
1<br />
, ,<br />
5 5<br />
D ′ = (−3, 1) .<br />
Vedremo nella prossima lezione che per ottenere la simmetria rispetto ad r è<br />
anche possibile procedere ruotando r di un opportuno angolo ϕ in modo <strong>da</strong> farla<br />
coincidere con uno degli assi, effettuando la corretta simmetria ortogonale rispetto<br />
a tale asse utilizzando le Relazioni (11.1.6.1) e poi effettuando una rotazione di un<br />
angolo −ϕ (si ve<strong>da</strong> la lezione seguente).<br />
Le applicazioni di rotazione e simmetria ortogonale descritte sopra sono anche<br />
dette isometrie: infatti una proprietà che le caratterizza completamente è che<br />
conservano le lunghezze dei segmenti cioè |P Q| = |f(P )f(Q)| per ogni coppia di<br />
punti P e Q del piano.
8 11.3. ALTRI ESEMPI GEOMETRICI NOTEVOLI<br />
11.3. <strong>Altri</strong> esempi geometrici notevoli.<br />
Esempio 11.3.1. Esaminiamo delle applicazioni (o <strong>matrici</strong>) dette riscalamenti.<br />
Siano a, b ∈ R non nulli e si consideri l’applicazione lineare <strong>da</strong>ta <strong>da</strong>lla moltiplicazione<br />
per la matrice<br />
<br />
a 0<br />
0 b<br />
Supponiamo inizialmente che a, b > 0. Per studiare il significato di tale matrice<br />
osserviamo che i punti della forma (cos t, sin t), t ∈ R (cioè i punti giacenti sulla<br />
circonferenza unitaria C) vengono trasformati nei punti della forma (a cos t, b sin t),<br />
t ∈ R (cioè i punti giacenti sull’ellisse E di semiassi a e b).<br />
Per esempio, se a = 1/3 e b = 2,<br />
y<br />
O<br />
E<br />
Figura 11.5<br />
Si verifichi che anche la composizione di riscalamenti è ancora un riscalamento<br />
e che l’inversa di un riscalamento è un riscalamento.<br />
Consideriamo ora il rettangolo R di vertici<br />
Poiché<br />
A = (1, 1), B = (2, 1), C = (2, 3), D = (1, 3).<br />
<br />
1<br />
3<br />
<br />
1 2 2<br />
0 1 2 2 1<br />
= 3 3 3 1<br />
0 2 1 1 3 3 2 2 6 6<br />
il rettangolo R ′ ottenuto <strong>da</strong> R con il riscalamento sopra indicato è come in figura.<br />
C<br />
x
y<br />
O<br />
D'<br />
R'<br />
LEZIONE 11 9<br />
C'<br />
A' B'<br />
D<br />
R<br />
C<br />
A B<br />
Figura 11.6<br />
Se, per esempio, a < 0 allora il riscalamento in esame può essere decomposto in<br />
un riscalamento con entrate positive seguito <strong>da</strong> una simmetria ortogonale rispetto<br />
all’asse delle ordinate.<br />
Ovviamente l’operazione di riscalamento non è un’isometria.<br />
Esempio 11.3.2. Considerare ora le applicazioni (o <strong>matrici</strong>) dette distorsioni.<br />
Iniziamo a considerare distorsioni lungo l’asse delle ascisse. Sia u ∈ R e si<br />
consideri l’applicazione lineare <strong>da</strong>ta <strong>da</strong>lla moltiplicazione per la matrice<br />
<br />
1 u<br />
0 1<br />
Per studiarne il significato osserviamo che i punti (cos t, sin t), t ∈ R (che giacciono<br />
su una circonferenza), vengono trasformati nei punti (cos t+u sin, sin t), t ∈ R (che<br />
giacciono su un’ellisse con assi di simmetria ruotati rispetto agli assi coordinati).<br />
Per esempio, se u = 3/2,<br />
C<br />
y<br />
O<br />
Figura 11.7<br />
E<br />
x<br />
x
10 11.4. PROIEZIONI PARALLELE<br />
Si verifichi che anche la composizione di distorsioni lungo l’asse delle ascisse è<br />
ancora una distorsione lungo l’asse delle ascisse e che l’inversa di una distorsione<br />
lungo l’asse delle ascisse è una distorsione lungo l’asse delle ascisse.<br />
Consideriamo, come al solito, il rettangolo R di vertici<br />
A = (1, 1), B = (2, 1), C = (2, 3), D = (1, 3).<br />
<br />
1<br />
0<br />
<br />
3<br />
2 1<br />
1 1<br />
2<br />
1<br />
2<br />
3<br />
<br />
5 1<br />
= 2<br />
3 1<br />
7<br />
2<br />
1<br />
13<br />
2<br />
3<br />
<br />
11<br />
2<br />
3<br />
il rettangolo R ′ ottenuto <strong>da</strong> R con il riscalamento sopra indicato è come in figura.<br />
y<br />
O<br />
D<br />
R<br />
A B<br />
C<br />
A' B'<br />
Figura 11.8<br />
Ovviamente anche l’operazione di distorsione, così come il riscalamento, non è<br />
un’isometria.<br />
Se, invece vogliamo considerare distorsioni lungo l’asse delle ordinate dovremo<br />
scegliere v ∈ R e considerare una matrice della forma<br />
<br />
1 0<br />
.<br />
v 1<br />
11.4. Proiezioni parallele.<br />
In questo ultimo paragrafo vogliamo iniziare a descrivere delle altre applicazioni<br />
importanti nella grafica computerizzata, le proiezioni del piano su una retta e dello<br />
spazio su un piano.<br />
Fissiamo perciò l’attenzione sul caso di proiezioni <strong>da</strong>llo spazio (risp. <strong>da</strong>l piano)<br />
su un piano α (risp. su una retta r), per adesso per l’origine, diciamo ax+by+cz =<br />
0 (risp. ax + by = 0). Sia poi v un vettore non parallelo ad α (risp. r). La<br />
proiezione parallela di direzione v su α (risp. r) è l’applicazione f: R 3 → R 3 (risp.<br />
f: R 2 → R 2 ) tale che f(P ) sia l’unico punto d’intersezione di α (risp. r) con la<br />
retta per P parallela a v.<br />
R'<br />
D'<br />
C'<br />
x
LEZIONE 11 11<br />
La proiezione parallela f si dice ortogonale se v è perpendicolare a α, obliqua<br />
altrimenti.<br />
P'<br />
r<br />
H'<br />
y<br />
n<br />
O x<br />
v<br />
H<br />
Figura 11.9<br />
Esempio 11.4.1. Se P è un punto del piano allora la sua proiezione H di direzione<br />
v sulla retta su r è l’estremo libero di un vettore della forma OH = OP − αv<br />
parallelo a r, cioè ortogonale a n. Quindi si deve avere<br />
<strong>da</strong> cui segue che<br />
0 = 〈 <br />
OP − αv, n〉 = 〈 <br />
OP , n〉 − α〈v, n〉,<br />
α =<br />
〈 OP , n〉<br />
〈v, n〉 .<br />
Supponiamo che r sia ax+by = 0 e sia v = vxı +vyj . Un versore perpendicolare<br />
a r è<br />
a<br />
b<br />
n = √ ı + √ j .<br />
a2 + b2 a2 + b2 Quindi<br />
f<br />
<br />
x<br />
=<br />
y<br />
<br />
x<br />
−<br />
y<br />
ax + by<br />
avx + bvy<br />
vx<br />
(si noti che avx + bvy = 0 poiché v r). Concludiamo che<br />
f<br />
<br />
x<br />
=<br />
y<br />
1<br />
avx + bvy<br />
vyb −vxb<br />
−vya vxa<br />
vy<br />
P<br />
<br />
<br />
x<br />
.<br />
y<br />
Se ora andiamo a considerare la retta r di equazione ax + by = 0 la matrice della<br />
proiezione parallela di direzione v = vxı + vyj su r è<br />
1<br />
avx + bvy<br />
<br />
vyb −vxb<br />
.<br />
−vya vxa
12 11.4. PROIEZIONI PARALLELE<br />
Sia r la retta di equazione 2x + y = 0 e sia v = 4ı − j . La matrice omogenea<br />
della proiezione parallela di direzione v su r è<br />
<br />
1 −<br />
7<br />
2<br />
7<br />
Si consideri ora il rettangolo R di vertici<br />
Poiché − 1<br />
4 − 7<br />
8<br />
7<br />
A = (1, 1), B = (2, 1), C = (2, 3), D = (1, 3).<br />
7<br />
2<br />
7<br />
4 −<br />
8<br />
7<br />
7<br />
<br />
1 2 2 1<br />
=<br />
1 1 3 3<br />
− 5<br />
7<br />
10<br />
7<br />
6 − 7<br />
12<br />
7<br />
14 − 7<br />
28<br />
7<br />
13 − 7<br />
26<br />
7<br />
il rettangolo R ′ ottenuto <strong>da</strong> R con la proiezione sopra indicata è come in figura.<br />
r<br />
C'<br />
D'<br />
B'<br />
A'<br />
y<br />
O<br />
D<br />
R<br />
C<br />
A B<br />
Figura 11.10<br />
Dal punto di vista della grafica computerizzata sono particolarmente interessanti<br />
le proiezioni <strong>da</strong>llo spazio su un piano: infatti esse rispondono all’esigenza di<br />
rappresentare bidimensionalmente degli oggetti tridimensionali.<br />
Esempio 11.4.2. Il metodo per la costruzione della matrice associata a una<br />
proiezione <strong>da</strong>llo spazio su un piano è totalmente analogo a quello visto nell’esempio<br />
precedente, quindi ci limiteremo a scriverla senza ripetere i ragionamenti già fatti<br />
sopra.<br />
Fissiamo perciò l’attenzione sul caso di proiezioni <strong>da</strong>llo spazio su un piano α,<br />
per adesso per l’origine, diciamo ax+by+cz = 0. Sia poi v un vettore non parallelo<br />
ad α. La proiezione parallela di direzione v su α è l’applicazione f: R 3 → R 3 tale<br />
che f(P ) è l’unico punto d’intersezione di α con la retta per P parallela a v.<br />
Supponiamo inizialmente che α sia ax + by + cz = 0 e sia v = vxı + vyj + vz k .<br />
Allora la proiezione ha per matrice<br />
1<br />
avx + bvy + cvz<br />
⎛<br />
⎝ vyb + vzc<br />
−vya<br />
−vxb<br />
vxa + vzc<br />
−vxc<br />
−vyc ⎠<br />
−vza −vzb vxa + vyb<br />
v<br />
x<br />
⎞
LEZIONE 11 13<br />
(si noti che, anche in questo caso, avx + bvy + cvz = 0 poiché v α).<br />
Per esempio, se vogliamo rappresentare un sistema di riferimento cartesiano<br />
Oıj k nel piano x = 0, proiettandolo secondo la direzione del vettore ı + j + k ,<br />
dobbiamo considerare la matrice<br />
⎛<br />
0<br />
⎝ −1<br />
0<br />
1<br />
⎞<br />
0<br />
0 ⎠ .<br />
−1 0 1<br />
In particolare la circonferenza C di equazioni (cos t, sin t, 0) viene proiettata sull’ellisse<br />
(0, − cos t + sin t, − cos t) (si ve<strong>da</strong> la Figura 11.11)<br />
x<br />
z<br />
O<br />
Figura 11.11<br />
Osservazione 11.4.3. Tra le proiezioni <strong>ortogonali</strong> ve ne sono alcune particolarmente<br />
importanti in disegno tecnico, le assonometrie: un’assonometria è una proiezione<br />
ortogonale su un piano α (per l’origine) non contenente nessuno degli assi coordinati.<br />
Se ax + by + cz = 0 è un tale α poniamo v = aı + bj + c k e siano ϕx = vı ,<br />
ϕy = vj , ϕz = v k . Allora l’assonometria si dirà monometrica (o isometrica) se<br />
ϕx = ϕy = ϕz (che equivale a dire che a = b = c), dimetrica se esattamente due<br />
fra gli angoli ϕx, ϕy, ϕz sono uguali (che equivale a dire che esattamente due fra<br />
a, b, c coincidono), trimetrica se gli angoli ϕx, ϕy, ϕz sono tutti diversi fra loro<br />
(che equivale a dire esattamente che a, b, c sono tutti diversi fra loro).<br />
Osservazione 11.4.4. Anche tra le proiezioni oblique ve ne sono alcune importanti.<br />
Una prima è la proiezione cavaliera (impropriamente anche detta in italiano assonometria<br />
cavaliera): una proiezione cavaliera è una proiezione obliqua su un piano<br />
coordinato secondo la direzione di un vettore vettore formante con tale piano un<br />
angolo di π/4 radianti. Il vantaggio della proiezione cavaliera è la semplicità per i<br />
calcoli, lo svantaggio è che dà una percezione scorretta delle proporzioni.<br />
Un secondo importante esempio è quello della proiezione dell’armadio: una<br />
proiezione dell’armadio è una proiezione obliqua su un piano coordinato secondo<br />
C<br />
y
14 11.4. PROIEZIONI PARALLELE<br />
la direzione di un vettore vettore formante con tale piano un angolo di π<br />
2 −arctan 2<br />
radianti. Il vantaggio, rispetto alla proiezione cavaliera, è una migliore percezione<br />
delle proporzioni.