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il reportage narrativo tra letteratura e giornalismo - Biloslavo, Fausto

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Il <strong>reportage</strong> <strong>narrativo</strong> e la crisi di credib<strong>il</strong>ità<br />

Quindi, tutte le «realtà» e le «fantasie» possono prendere forma solo<br />

at<strong>tra</strong>verso la scrittura, nella quale mondo e io, esperienza e fantasia,<br />

appaiono composte della stessa materia verbale 20 .<br />

Abbiamo detto che <strong>il</strong> <strong>reportage</strong> <strong>narrativo</strong> nasce da un lato dalla crisi<br />

del romanzo, reputato non più in grado di descrivere l’eterogeneità del<br />

mondo attuale, e dall’altro dalla convinzione opposta, che invece si <strong>tra</strong>tta<br />

di un genere perfetto per descrivere meglio <strong>il</strong> presente e soprattutto per<br />

dire qualcosa in più rispetto alla cronaca.<br />

«Il vero mestiere dello scrivere[…] coincide proprio<br />

con <strong>il</strong> mestiere del <strong>giornalismo</strong> e consiste nel raccontare<br />

le cose nel modo più semplice possib<strong>il</strong>e, più drammatico<br />

possib<strong>il</strong>e o addirittura poetico possib<strong>il</strong>e» 21 .<br />

Il <strong>reportage</strong> <strong>narrativo</strong> – diversamente dal <strong>reportage</strong> giornalistico,<br />

che mira soprattutto all’informazione – propone storie reali, ma<br />

conferendo a esse un effetto drammatico, volto a suscitare attenzione ed<br />

emozione nel lettore. D’altro canto, non sembra neppure possib<strong>il</strong>e usare<br />

un linguaggio neutro, avalutativo.<br />

Il linguaggio è la prima forma di fiction, in quanto non rappresenta<br />

mai la realtà: non c’è nessuno in grado di scrivere qualcosa senza<br />

catturare emozioni e percezioni personali. Non si può captare l’essenza<br />

delle cose, sono le sensazioni a pene<strong>tra</strong>re nella coscienza.<br />

Ogni enunciazione presuppone <strong>il</strong> proprio soggetto, sia che esso si<br />

esprima in modo apparentemente diretto dicendo «io», sia indiretto<br />

designandosi come «egli», sia ancor nullo, ricorrendo a forme<br />

20<br />

Calvino Italo, Lezioni americane, Mondadori, M<strong>il</strong>ano 1993 pp. 65-110.<br />

21<br />

Zangrandi S<strong>il</strong>via, A servizio della realtà, <strong>il</strong> <strong>reportage</strong> <strong>narrativo</strong> dalla Fallaci a Severgnini,<br />

Unicopli, M<strong>il</strong>ano 2003, p. 49.<br />

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