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RAMSES

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34<br />

A metà di settembre, l'intera corte si era trasferita a Tebe per partecipare<br />

alla grandiosa festa di Opet durante la quale il Faraone avrebbe<br />

comunicato con Amon, il dio nascosto, che avrebbe rigenerato il ka di suo<br />

figlio incaricato di rappresentarlo in terra. Nessun nobile poteva mancare<br />

dalla grande città del sud durante quei gioiosi quindici giorni; le cerimonie<br />

erano riservate a pochi iniziati, ma il popolo si dava all'allegria e i ricchi si<br />

ricevevano a vicenda nelle loro sontuose ville.<br />

Per Ameni, il viaggio era stato un calvario: costretto a portare con sé<br />

parecchi papiri e il materiale da scriba, detestava quegli spostamenti che<br />

alteravano le sue abitudini di lavoro. Malgrado l'evidente malumore, aveva<br />

preparato il trasferimento con la massima cura, tanto da soddisfare appieno<br />

Ramses.<br />

Dal suo ritorno, il principe appariva cambiato. Si era incupito, spesso si<br />

chiudeva in meditazione; Ameni non lo disturbava, accontentandosi di<br />

sottoporgli un rapporto quotidiano delle proprie attività. Quale scriba reale<br />

e ufficiale superiore, il principe doveva risolvere una quantità di piccoli<br />

problemi amministrativi di cui il segretario particolare lo alleggeriva.<br />

Perlomeno, sul battello che navigava verso Tebe Ameni non aveva il<br />

fastidio della bella Iset! Ogni giorno, durante l'assenza di Ramses, Iset<br />

aveva tentato di estorcergli informazioni di cui Ameni non era in possesso.<br />

Siccome il fascino della giovane donna non aveva presa su di lui, le parole<br />

che scambiavano erano piuttosto dure, e quando Iset aveva chiesto a<br />

Ramses la testa del suo segretario, il principe l'aveva messa alla porta<br />

senza tanti riguardi ed erano rimasti in urto per parecchi giorni. La bella<br />

aristocratica doveva convincersi che Ramses mai avrebbe tradito i suoi<br />

amici.<br />

Nella sua angusta cabina, Ameni redigeva lettere sulle quali Ramses<br />

avrebbe apposto il proprio sigillo. Il principe venne a sedersi su una stuoia<br />

accanto allo scriba.<br />

– Come fai a sopportare un sole così cocente? – chiese meravigliato<br />

Ameni. – Al posto tuo, resterei fulminato in meno di un'ora.<br />

– Lui e io ci comprendiamo. Io lo venero, e lui mi nutre. Non vorresti

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