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PARROCCHIA dei SS. FAUSTINO e GIOVITA - MODENA

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R I F L E S S I O N I I N P A R R<br />

Testimoni di Gesù Risorto,<br />

speranza del mondo<br />

Seguendo il solco tracciato dal 4° Convegno Ecclesiale<br />

Nazionale tenutosi a Verona nell’ottobre 2006, la nostra<br />

Diocesi si è messa in cammino verso il Convegno Diocesano,<br />

celebrato nel giugno 2007. In tale occasione, che ha visto la<br />

presenza di numerosi delegati da ogni parte della diocesi, si è<br />

riflettuto sull’attuale situazione al fine di individuare le proposte<br />

pastorali più idonee per essere sempre più “testimoni di<br />

speranza” nel territorio modenese. La nostra Comunità<br />

parrocchiale ha riflettuto, nei mesi di febbraio e marzo 2007, sui<br />

cinque ambiti proposti a Verona: Affettività, Lavoro e Festa,<br />

Fragilità, Trasmissione della Tradizione Cristiana, Cittadinanza.<br />

Sono state pertanto istituite cinque commissioni, aperte a tutti<br />

coloro che intendessero contribuire ad una approfondita<br />

comprensione degli ambiti indicati, con riferimento alla specifica<br />

situazione che si vive nel territorio della Parrocchia <strong>dei</strong> <strong>SS</strong><br />

Faustino e Giovita. Dai lavori di queste commissioni è nata la<br />

sintesi che viene qui presentata e che chiede ora di ricevere una<br />

pronta attuazione. L’intenzione è di offrire a tutti la ricchezza<br />

scaturita dall’impegno e dalla riflessione di molti, come contributo<br />

alla crescita di tutta la comunità.<br />

Le riflessioni delle cinque<br />

commissioni parrocchiali<br />

Una pastorale organica,<br />

coordinata che vive di relazioni<br />

Emerge da più parti l’esigenza di una pastorale organica che si<br />

prenda cura delle relazioni interpersonali a tutti i livelli, senza<br />

distinzioni di ruoli, gruppi o età. Ci si è resi conto di essere<br />

eccessivamente divisi per “compartimenti”, e che spesso questi<br />

“compartimenti” non comunicano fra di loro. Non forse per<br />

mancanza di volontà, ma in quanto manca un coordinamento ad<br />

ampio respiro che per mezzo di idonei strumenti consenta una<br />

maggiore circolazione di idee, informazioni ed iniziative.<br />

Una parrocchia aperta al contesto diocesano<br />

Si è anche sottolineata una certa chiusura verso ciò che già si fa e si<br />

organizza all’esterno della parrocchia, in particolare a livello<br />

diocesano. Vige una certa ritrosia a fare sinergia con gli uffici<br />

centrali della Diocesi. Una forte tradizione di autosufficienza ci fa<br />

dimenticare gli impegni più grandi e complessi. Come parte di una<br />

Diocesi è nostro dovere muoverci in sinergia con essa, pur<br />

chiedendo alla Diocesi stessa una maggiore attenzione alle<br />

esigenze delle parrocchie. Qui è comunque importante sottolineare<br />

che se la parrocchia si vive come autosufficiente, come una realtà<br />

che basta a se stessa, corre il rischio di impoverirsi. L’apertura<br />

all’esterno, pur con le difficoltà ed i rischi che può comportare, è<br />

sempre e comunque fonte di ricchezza ed evita, per chi è in grado<br />

di realizzarla, di irrigidirsi su propri schemi e proprie routine.<br />

Soltanto una parrocchia “aperta” può favorire relazioni di<br />

appartenenza ad una Chiesa che si percepisca universale.<br />

Una parrocchia "famiglia di famiglie"<br />

Si sente l’esigenza inoltre di creare momenti di incontro attraverso<br />

i quali avvicinare le persone con attività che facciano nascere,<br />

mantenere e consolidare legami positivi. Le occasioni di incontro<br />

permetterebbero un maggior scambio ed integrazione tra i diversi<br />

gruppi parrocchiali, facendoci maturare come comunità. Questo<br />

potrebbe inoltre suscitare un maggior senso di appartenenza alla<br />

parrocchia e quindi, in definitiva, alla Chiesa di Cristo. In tal<br />

modo, inoltre, si modificherebbe un sentore da più parti denunciato<br />

e cioè il fatto che la nostra parrocchia sia percepita come una<br />

comunità “chiusa”, refrattaria quasi a nuovi ingressi. Occorre<br />

un’azione mirata a modificare il significato che per molti la<br />

parrocchia riveste e cioè quello di essere percepita come una sorta<br />

di erogatrice di servizi (amministrazione <strong>dei</strong> battesimi, della<br />

comunione, della cresima, del matrimonio, <strong>dei</strong> funerali…). In tal<br />

modo le persone si avvicinano soltanto quando hanno una esigenza<br />

da soddisfare e poi si allontanano di nuovo senza intessere<br />

relazioni vere. Diverso sarebbe se l’immagine radicata nelle<br />

persone fosse quella di una parrocchia “famiglia di famiglie”, al<br />

cui interno “si sta bene”, dove si vivono relazioni vere, accoglienti,<br />

faccia a faccia, ove ci si aiuta reciprocamente, ci si fa carico gli uni<br />

degli altri in modo disinteressato, proprio come avviene in<br />

famiglia.<br />

Una parrocchia aperta al mondo,<br />

attenta alla storia<br />

Si è fatto giustamente rilevare la difficoltà della parrocchia ad<br />

intercettare le tante diversità ormai presenti sul nostro territorio. Etnie<br />

diverse, religioni diverse, culture diverse si sono insediate stabilmente<br />

nel nostro territorio, ma non “vivono” la parrocchia. Chi frequenta è per<br />

certi versi una porzione di popolazione già scremata da ogni elemento<br />

di diversità sostanziale. Mentre un tempo la parrocchia era uno spaccato<br />

reale del territorio, ora è solo in parte, e forse minimamente,<br />

rappresentativa. Occorre pensare a nuove modalità di dialogo e di<br />

incontro per non rischiare di porsi al di fuori della storia. La stessa<br />

visione antropologica scaturita al Convegno di Verona, dell’uomo che<br />

si confronta con gli altri, ci deve spingere su questa strada. Dobbiamo<br />

porre attenzione a non prendere troppa distanza da questi temi che<br />

invece stanno entrando nelle discussioni di tutti i giorni nelle case <strong>dei</strong><br />

cattolici e <strong>dei</strong> cittadini in generale.<br />

Una parrocchia in ascolto<br />

Nella concretezza dell’oggi, spesso l’incontro con queste diversità<br />

avviene tramite la Caritas parrocchiale, in quanto si tratta il più<br />

delle volte di persone che vivono in stato di povertà (materiale,<br />

culturale, lavorativa, affettiva…). E’ in funzione infatti il Centro di<br />

Ascolto con accoglienza ed aiuto a queste persone in cerca di<br />

lavoro, di abitazione, di regolarità, di sistemazione di bambini.<br />

Hanno bisogno di inserimento nel contesto sociale e culturale. Per<br />

alcuni, cattolici ed ortodossi, si tratta anche di ritrovare le proprie<br />

radici cristiane. Ci si attiva fornendo consigli, disbrigo di pratiche<br />

burocratiche, distribuendo generi alimentari, abbigliamento,<br />

mobili.<br />

Una parrocchia integrata nel "Pubblico"<br />

Emerge quindi la necessità di una maggiore integrazione ed<br />

utilizzazione delle conoscenze del “Pubblico” perché esse<br />

diventino anche patrimonio della parrocchia. Anche il Pubblico ha<br />

bisogno di questa apertura e di questo confronto perché solo con<br />

l’aiuto e la collaborazione delle diverse realtà sociali (tra cui le<br />

parrocchie) si potrà costruire una città a dimensione d’uomo,<br />

vivibile ed integrata; una società che è sempre più eterogenea e<br />

complessa.<br />

L'attenzione alle fragilità<br />

Allarghiamo ora il nostro sguardo sulle altre situazioni di fragilità che si<br />

incontrano nel territorio parrocchiale. Anziani, disabili e ammalati che<br />

vivono la solitudine, che hanno bisogno di essere ascoltati e seguiti con<br />

amore nelle loro richieste di aiuto materiale e spirituale. Ragazzi con<br />

difficoltà scolastiche, sia stranieri che italiani, che rischiano di rimanere<br />

emarginati per problemi legati alla lingua ed alle difficoltà nello studio,<br />

per i quali è stato attivato un “Doposcuola” gestito da insegnanti<br />

volontari della parrocchia. Disagi economici dovuti al costo degli affitti,<br />

all’impossibilità per le donne con figli piccoli di trovare<br />

un’occupazione, all’aumento del costo della vita per gli anziani.<br />

Ragazzi in difficoltà lasciati soli in casa per esigenze di lavoro, con la<br />

sola compagnia della televisione. Famiglie in crisi, con conseguente<br />

separazione e divorzio, chiuse alla fede, ma anche bisognose di<br />

riprendere i contatti.<br />

Essere testimoni di Cristo<br />

e della tradizione cristiana<br />

Di fronte ad una tale situazione ci si è interrogati sul senso della<br />

testimonianza cristiana. I laici che frequentano la parrocchia troppo

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