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Vol Museo.italiano - Museo Nazionale della Scienza e della ...

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CAPITOLO 2<br />

MUSEI E SCUOLE: UN ESAME DEL RAPPORTO<br />

TRA LE DUE ISTITUZIONI<br />

Traudel Weber<br />

Deutsches Museum, Monaco di Baviera<br />

2.1 Introduzione<br />

In Germania come in altri paesi il rapporto tra scuole e musei ha una lunga<br />

tradizione. Già nel 1826 i bambini furono invitati a una lezione del sabato al<br />

Senckenberg Museum di Francoforte sul Meno (Fingerle 1992). Tra la fine del<br />

diciannovesimo e l’inizio del ventesimo secolo i musei di storia naturale e di<br />

scienza furono i primi ad aprire le loro collezioni, a organizzare mostre per un<br />

vasto pubblico e a elaborare una missione educativa. Per presentare gli sviluppi<br />

in questo campo a un pubblico più vasto, Oskar von Miller fondò il Deutsches<br />

Museum di <strong>Scienza</strong> e Tecnologia di Monaco. Si pensava che mostrare le<br />

macchine in movimento aiutasse a comprendere meglio il loro funzionamento.<br />

Per mostrare gli oggetti nel loro contesto originario furono realizzati diorami,<br />

prestando grande attenzione ai particolari; mentre le copie, le dimostrazioni e<br />

gli esperimenti servivano a stimolare la curiosità dei visitatori, il senso<br />

dell’esperimento e l’interesse per i fenomeni scientifici. Miller venne aiutato<br />

da Georg Kerschensteiner, al tempo noto insegnante e capo del nuovo<br />

movimento pedagogico ‘Arbeitsschule’. Influenzato da John Dewey,<br />

Kerschensteiner volle introdurre più ‘Anschaulichkeit’ (chiarezza) nelle scuole,<br />

qualcosa che tutt’oggi costituisce un obiettivo da raggiungere. Egli era<br />

fermamente convinto che il museo potesse contribuire all’educazione dei ragazzi,<br />

utilizzando, tra gli altri metodi, ‘Anschaulichkeit’ in un’epoca nella quale la<br />

nuova idea di museo attraeva il grande pubblico e molte scuole.<br />

La didattica è arrivata al centro del dibattito sui musei negli anni settanta,<br />

ed è nel contesto di tale dibattito che si colloca il libro “Il museo, luogo<br />

dell’apprendimento o tempio delle Muse?” (Spickernagel and Walbe 1976),<br />

titolo che sintetizza i due approcci all’epoca dominanti. Uno dei risultati di<br />

tale dibattito, che probabilmente costituì una sfida più per i musei d’arte che<br />

per quelli di storia naturale o di scienza e tecnologia, fu di stabilire i così detti<br />

‘servizi educativi museali’; parallelamente si venne lentamente diffondendo<br />

una certa propensione a utilizzare educatori all’interno del museo. La maggior<br />

parte del personale dei servizi educativi e degli educatori del museo venivano,<br />

e lo sono tutt’ora, formati come insegnanti, il che ebbe non poca influenza<br />

33


UN LUOGO PER SCOPRIRE: INSEGNARE SCIENZA E TECNOLOGIA CON I MUSEI<br />

nell’emergere di una tendenza a sviluppare una forte relazione tra scuole e musei.<br />

Già all’epoca, circa ventimila gruppi scolastici visitavano il Deutsches Museum<br />

ogni anno, il che indusse il Kerschensteiner Kolleg a scegliere di concentrare<br />

le proprie attività educative non tanto a favore di insegnanti o di altri tipi di<br />

educatori, bensì di gruppi di riferimento che potessero agire da moltiplicatori.<br />

Frank Jürgensen (1995) afferma che circa il venti percento dei visitatori<br />

di un museo è costituito da gruppi scolastici, il più presente di qualunque altro<br />

gruppo di visitatori. Un’indagine condotta dall’Institut für Museumskunde<br />

(Hagedorn-Saupe 2001) conferma che i gruppi scolastici costituiscono il<br />

pubblico di riferimento dei musei tra tutti gli altri gruppi, seguiti da turisti e<br />

da bambini in generale; ma mostra anche che la durata <strong>della</strong> visita è molto breve<br />

rispetto al tempo che i bambini passano a lezione a scuola. I musei sono<br />

interessati a costruire un rapporto con le scuole e a sviluppare un’utile<br />

cooperazione per soddisfare a pieno il comune compito educativo. Qual’è il<br />

ruolo che il museo potrebbe o dovrebbe ricoprire all’interno di questa relazione?<br />

I ruoli cambiano a seconda che si parli di museo come ‘un’aula speciale’, come<br />

nient’altro che un prolungamento <strong>della</strong> scuola nel quale si usano gli stessi metodi<br />

usati a scuola, oppure come strumento educativo di supporto e complemento<br />

ai metodi di insegnamento e apprendimento scolastici.<br />

2.2 Imparare al museo<br />

Nei musei del diciannovesimo secolo, il rinnovamento delle modalità di<br />

esposizione degli oggetti si collocava nel contesto delle nuove teorie <strong>della</strong><br />

comunicazione e dell’apprendimento, le quali attribuivano al visitatore/discente<br />

un ruolo piuttosto passivo. Si pensava che il sapere fosse obiettivo, basato su<br />

un’informazione di tipo verticale (top-down), e che il museo costituisse<br />

l’autorità di riferimento (Hooper-Greenhill 2000). Da allora le teorie<br />

dell’apprendimento hanno subito una profonda evoluzione e i processi educativi<br />

sono stati studiati in modo sistematico. Le istituzioni che attuano un tipo di<br />

apprendimento formale, come le scuole, i collegi e le università, hanno iniziato<br />

a riflettere sull’efficacia relativa di diversi metodi d’insegnamento, di differenti<br />

approcci all’apprendimento e sull’uso e sull’importanza di argomenti calibrati<br />

su specifici gruppi di età:<br />

34<br />

“Il concetto di ‘educazione’ è stato approfondito e ampliato, è stato<br />

riconosciuto che l’insegnamento e l’apprendimento non avvengono<br />

esclusivamente nel contesto di quelle istituzioni che attuano un tipo di<br />

apprendimento formale, ma proseguono per tutta la vita in molti contesti<br />

informali. I processi educativi formali costituiscono solo una piccola parte,<br />

e non sempre molto significativa, di quei processi di apprendimento che<br />

si sviluppano inevitabilmente per tutta la vita, e che coinvolgono sia


CAPITOLO DUE<br />

l’acquisizione del sapere e delle esperienze che l’uso delle capacità e<br />

delle conoscenze già acquisite” (Hooper-Greenhill 2000, 2).<br />

Una delle principali caratteristiche di questo nuovo approccio è che il<br />

processo di apprendimento non viene più visto come una acquisizione passiva,<br />

e si è capito che il discente viene coinvolto attivamente nei processi di<br />

apprendimento. L’apprendimento non è un processo di tipo lineare, ma viene<br />

influenzato da molti fattori come le circostanze, le aspettative e le conoscenze<br />

pregresse del discente. L’enfasi posta sull’educazione si è spostata dalle<br />

esperienze astratte a quelle concrete, mentre il processo <strong>della</strong> conoscenza è<br />

diventato più importante dell’accumulazione del sapere: “Le capacità che<br />

permettono di apprendere e di approfondire un argomento sono più importanti<br />

<strong>della</strong> mera ripetizione dei fatti” (Hooper-Greenhill 1987, 42).<br />

Ma quali sono le modalità di apprendimento dei visitatori al museo? Secondo<br />

Feber (1987) i musei sono luoghi che offrono l’opportunità di imparare, ma<br />

non sono scuole. Le persone imparano guardandosi attorno, facendo le proprie<br />

considerazioni e scegliendo cosa vogliono guardare più o meno<br />

approfonditamente, imparano osservando, descrivendo, discutendo di quello che<br />

vedono, leggendo le didascalie, e creando connessioni tra gli oggetti in<br />

esposizione e le esperienze <strong>della</strong> loro vita. Nel fare ciò, costruiscono il proprio<br />

personale significato degli oggetti. Il museo diventa così un luogo di<br />

apprendimento informale, di apprendimento alla portata di tutti, di apprendimento<br />

che tiene conto di molti presupposti diversi.<br />

In che modo un luogo di questo tipo può aiutare le istituzioni, come la scuola,<br />

che propongono un apprendimento di tipo formale? Kirk sostiene che i<br />

cambiamenti occorsi nel modo di concepire l’insegnamento e l’apprendimento<br />

hanno avuto anche una forte influenza sull’educazione scolastica:<br />

“Il discente è attivamente coinvolto nei processi di ricerca finalizzati allo<br />

sviluppo delle proprie capacità e facoltà mentali. L’ambiente più adatto<br />

alla comprensione è quello in cui i ragazzi sono stimolati a pensare, trarre<br />

deduzioni, ipotizzare, esplorare, valutare, immaginare e creare; la strategia<br />

più appropriata per gli insegnanti è quella di coinvolgere i ragazzi in vari<br />

tipi di ricerche che ne stimolino le capacità d’indagine” (Kirk 1987, 19).<br />

Tuttavia, secondo Kirk, la maggior parte delle scuole non possiede il<br />

materiale necessario per questi processi educativi; per questo i musei, con le<br />

loro collezioni, possono rappresentare veri e propri tesori per le scuole, offrendo<br />

loro non solo tali materiali, ma anche un tipo di apprendimento caratterizzato<br />

dal ricorso all’esperienza e dalla pratica <strong>della</strong> ricerca. Hooper-Greenhill<br />

sottolinea un altro aspetto molto importante dei musei: la presenza degli oggetti,<br />

delle ‘cose reali’ a partire dalle quali il museo offre la possibilità di creare nuove<br />

35


UN LUOGO PER SCOPRIRE: INSEGNARE SCIENZA E TECNOLOGIA CON I MUSEI<br />

interpretazioni. In un mondo invaso da radio, televisione, computer, giornali,<br />

caratterizzato da interpretazioni preconfezionate, la visita al museo può costituire<br />

un’esperienza molto importante, e non solo per i ragazzi (Hooper-Greenhill<br />

1987). In tal senso, il museo raggiunge un alto grado di ‘Anschaulichkeit’<br />

esponendo oggetti nel loro formato originario o come riproduzioni in formato<br />

ridotto. I bambini possono vedere, annusare, in alcuni casi anche toccare i diversi<br />

materiali di cui gli oggetti sono fatti. L’autenticità dell’oggetto reale evoca<br />

meraviglia, curiosità, desiderio di toccare; questa grande varietà di reazioni<br />

stimola l’apprendimento attraverso la scoperta, mentre l’esperienza personale<br />

diventa il punto di partenza per la comprensione (Matthes 1998).<br />

I musei sono luoghi nei quali vengono create esperienze cognitive, sociali<br />

e affettive. Gli oggetti reali sono tridimensionali e quindi in grado di potenziare<br />

la capacità dei bambini di immaginare tridimensionalmente, una capacità che<br />

si sta perdendo sempre di più nei bambini di oggi (Zöpfel 2002). Il museo offre<br />

numerose possibilità di discutere un oggetto e il sapere che esso rappresenta,<br />

non individualmente ma in gruppo. Esprimendo le proprie impressioni il bimbo<br />

presenta se stesso e contemporaneamente rafforza la sua identità all’interno<br />

del gruppo, che come insieme migliora le proprie capacità di comprensione e<br />

di affermazione <strong>della</strong> propria identità personale (Larcher 1988).<br />

2.3 L’educazione scientifica a scuola<br />

Nel 1997 i TIMSS 9 hanno dimostrato che le conoscenze e le competenze<br />

scientifiche dei ragazzi <strong>della</strong> scuola secondaria non sono molto approfondite;<br />

da allora la discussione è stata incentrata su come migliorare tale rendimento.<br />

Una delle soluzioni trovate è di offrire ai bambini, fin da piccoli, la possibilità<br />

di fare esperienza dei fenomeni scientifici e delle possibili applicazioni<br />

tecnologiche.<br />

Nella scuola primaria la scienza è vista come parte dell’educazione alla<br />

vita quotidiana, che comprende anche la storia locale, la geografia, il commercio,<br />

l’educazione alimentare, il lavoro ecc. Come risposta ai TIMSS alcuni Länder<br />

hanno rivisto i curricula scolastici <strong>della</strong> scuola primaria, così come anche altri<br />

cambiamenti in corso di attuazione fanno riferimento a quegli studi e hanno<br />

aumentato le ore destinate alle materie scientifiche nei primi anni <strong>della</strong> scuola<br />

primaria. Tuttavia l’insegnamento nella scuola primaria è rimasto troppo<br />

generalista, e i nuovi contenuti del curriculum non sono riusciti a cambiare<br />

questo fatto. Durante la loro formazione professionale gli insegnanti hanno<br />

l’opportunità di scegliere una gamma di materie aggiuntive a quelle di base.<br />

Questo significa che le loro competenze nelle materie scientifiche sono molto<br />

9 Third International Mathematics and Science Studies, International Studies Center, Boston College,<br />

Chestnut, Massachussets, 1997.<br />

36


differenziate, mentre la loro capacità di insegnare queste materie non è<br />

completamente accertata. Le istituzioni deputate alla formazione professionale<br />

degli insegnanti offrono altri corsi in scienza e tecnologia, ma questi hanno<br />

un’influenza limitata. In aggiunta a questa mancanza di competenze, molte<br />

scuole non hanno neppure le attrezzature necessarie per l’insegnamento <strong>della</strong><br />

scienza e <strong>della</strong> tecnologia in un modo stimolante, spronando i ragazzi alla<br />

scoperta e rendendoli più curiosi verso la materia. In questo contesto i musei<br />

di scienza e di storia naturale offrono sia le competenze che gli strumenti per<br />

migliorare le conoscenze e le capacità degli insegnanti in questo campo, nel<br />

mentre che forniscono nuovi programmi per i ragazzi, utilizzando il museo come<br />

un luogo dove si sperimenta la scienza e la tecnologia.<br />

2.4 Come le scuole usano il museo<br />

CAPITOLO DUE<br />

La maggior parte delle visite al museo da parte di gruppi scolastici può essere<br />

suddivisa in due categorie: a) visite <strong>della</strong> durata di un giorno, vere e proprie<br />

escursioni senza uno scopo specifico; b) visite con un preciso fine didattico.<br />

Nelle visite del secondo tipo è possibile collegare i contenuti delle materie<br />

scolastiche con l’esperienza sviluppata durante la visita al museo secondo diverse<br />

modalità:<br />

a. Quando in classe si introduce un nuovo argomento, la visita al museo può<br />

stimolare i ragazzi a concentrarsi su di esso. In questo caso lo scopo principale<br />

<strong>della</strong> visita è di stimolare la curiosità dei ragazzi e dare loro la possibilità<br />

di porre domande attraverso l’osservazione degli oggetti, domande che, nella<br />

maggior parte dei casi, non possono essere soddisfatte al museo, ma possono<br />

costituire il punto di partenza per un’ulteriore discussione e lavoro in classe.<br />

b. Durante la fase di svolgimento di un determinato argomento la visita al museo<br />

può fornire ai ragazzi la possibilità di utilizzare le loro conoscenze pregresse<br />

come fondamento per una personale interpretazioni degli oggetti. Essi<br />

possono confrontare quello che hanno imparato a scuola con i messaggi<br />

veicolati dagli oggetti, possono trovare conferma e allo stesso tempo scoprire<br />

che diverse interpretazioni sono possibili e che non solo una è quella vera.<br />

Questo può potenziare lo sviluppo di nuovi punti di vista e avere un’influenza<br />

positiva sulla discussione da condurre in classe.<br />

c. Alla fine dello svolgimento di un determinato argomento la visita al museo<br />

ha lo scopo di riprendere quello che i ragazzi hanno appreso attraverso il<br />

lavoro svolto in classe e offrire loro una visione più interessante<br />

dell’argomento. Questo sembra ricoprire una particolare importanza<br />

specialmente per le materie scientifiche, per esempio per i fenomeni fisici<br />

e per la loro applicazione alle invenzioni tecnologiche (Matthes 1998).<br />

37


UN LUOGO PER SCOPRIRE: INSEGNARE SCIENZA E TECNOLOGIA CON I MUSEI<br />

Lavorare in gruppi di due o tre persone è un buon metodo per effettuare<br />

una visita e per apprendere al museo. Se si pensa che i ragazzi debbano scoprire,<br />

descrivere, identificare il funzionamento di un oggetto sconosciuto o strano,<br />

è importante che abbiano qualcuno con il quale condividere i loro pensieri,<br />

con il quale parlare di quello che hanno osservato e discutere le proprie<br />

impressioni. Qualsiasi istruzione per lo svolgimento delle attività al museo<br />

dovrebbe essere elaborata secondo un approccio flessibile, per consentire ai<br />

ragazzi di sviluppare domande, osservazioni e interpretazioni personali. Porre<br />

domande aperte quali ‘Di cosa pensi sia fatto?’ o ‘Tu con che materiale<br />

realizzeresti quest’oggetto?’ fa sentire i ragazzi utili e soddisfatti (Cole 1984).<br />

Tali domande aiutano a sviluppare idee personali sugli oggetti e a ricordare<br />

meglio e più a lungo.<br />

Molti insegnanti, quando programmano una visita al museo, cercano<br />

informazioni e supporto. Questo significa che cercano un aiuto non solo per<br />

quello che riguarda i contenuti scientifici, ma anche per i dettagli pratici, spesso<br />

molto importanti perché l’apprendimento risulti efficace. Alcuni elementi<br />

determinanti per il buon esito di una visita sono i seguenti:<br />

● Un ambiente completamente sconosciuto può non essere stimolante per i<br />

ragazzi, e specialmente i più giovani possono anche esserne distratti: possono<br />

non sentirsi a proprio agio per alcune ragioni molto ‘semplici’, come per<br />

esempio non sapere quando e dove mangiare, dove trovare i bagni, o perché<br />

non sanno cosa dovranno fare, come si devono comportare, quanto tempo<br />

possono dedicare a un oggetto.<br />

● I ragazzi intraprendono una visita con due differenti tipi di aspettative. Al<br />

primo tipo appartengono le aspettative relative a sé stessi, su cosa faranno<br />

al museo: vedere oggetti, divertirsi, comprare regali, evadere per un giorno<br />

dalla routine <strong>della</strong> scuola; il secondo tipo di aspettative ha invece per oggetti<br />

il museo e la scuola: i ragazzi pensano che impareranno qualcosa di nuovo<br />

e incontreranno persone che lavorano al museo. L’esito di ogni visita sarà<br />

influenzato dall’interrelazione tra queste aspettative e la visita reale (Falk<br />

and Dierking 1992).<br />

● Gli insegnanti stessi possono, a volte, non essere pienamente coscienti delle<br />

proprie aspettative. Al di là del fatto che lo scopo <strong>della</strong> visita è avere una<br />

pausa dal lavoro a scuola e un’esperienza sociale, essi danno ai ragazzi dei<br />

questionari da compilare durante le visite per potenziare l’apprendimento.<br />

Bailey riporta i risultati di una ricerca di Jeanette Griffin che mostra come,<br />

nella visita al museo, gli obiettivi dell’insegnante influenzino gli obiettivi<br />

degli studenti e vice versa, il che conferma che il buon esito di una visita<br />

dipende in larga misura dalla sua preparazione e dalla chiarezza degli<br />

obiettivi che con la visita si vuol raggiungere.<br />

38


2.5 L’offerta educativa del Deutsches Museum di Monaco<br />

per le scuole e per gli insegnanti<br />

La maggior parte delle attività didattiche del Deutsches Museum di Monaco<br />

è sotto la responsabilità dei servizi educativi, ma molti altri dipartimenti<br />

contribuiscono col loro lavoro alla stesura dei programmi. Di seguito<br />

descriviamo sinteticamente le principali iniziative e attività offerte dal <strong>Museo</strong>.<br />

2.5.1 Il Kerschensteiner Kolleg<br />

Il Kerschensteiner Kolleg venne fondato nel 1976 e fu dotato di una sala riunioni,<br />

di un laboratorio e di stanze d’albergo. La maggior parte delle persone che<br />

frequentano i corsi sono insegnanti, sia in servizio che studenti-insegnanti, ma<br />

anche studenti universitari, scienziati e professionisti del <strong>Museo</strong>. I corsi durano<br />

generalmente una settimana, e sono finalizzati alla presentazione <strong>della</strong> scienza<br />

e <strong>della</strong> tecnologia non solo dal punto di vista del contenuto scientifico, ma anche<br />

come parte <strong>della</strong> storia culturale. I corsi per insegnanti sono finalizzati<br />

all’aggiornamento delle conoscenze scientifiche e tecnologiche; inoltre, prima<br />

dell’inizio del corso i partecipanti selezionano uno specifico campo di studi da<br />

approfondire durante il corso. Il contenuto del corso è riferito alla collezione<br />

del <strong>Museo</strong> ed è finalizzato a creare una certa familiarità tra gli insegnanti e il<br />

<strong>Museo</strong> come luogo di apprendimento di gruppo; i corsi includono anche<br />

informazioni su come svolgere una visita scolastica al <strong>Museo</strong>.<br />

2.5.2 Pubblicazioni<br />

CAPITOLO DUE<br />

Il catalogo del <strong>Museo</strong> può servire come un primo orientamento alla collezione,<br />

ma oltre a esso esistono guide specifiche per singole parti <strong>della</strong> collezione,<br />

con allegati CD-Rom; queste guide offrono una descrizione più approfondita<br />

ed esaustiva dei contenuti. Gli insegnanti possono utilizzare una serie di<br />

opuscoli intitolati ‘L’accrescimento del sapere’, che forniscono informazioni<br />

su una specifica parte <strong>della</strong> collezione o su un determinato argomento,<br />

aiutandoli a preparare una visita per conto proprio. Gli insegnanti delle scuole<br />

professionali (Berufsbildende Schulen) possono usare la collana ‘Modelli e<br />

ricostruzioni’, ogni opuscolo <strong>della</strong> quale descrive un oggetto storico (per<br />

esempio un telaio per la lavorazione Jacquard), inquadra il contesto nel quale<br />

l’oggetto fu costruito, fornisce dettagli tecnici e istruzioni per i ragazzi per<br />

ricostruire il telaio, di dimensioni ridotte, per conto proprio. La ricostruzione<br />

di un oggetto, che non è mai molto complessa, aiuta i ragazzi ad approfondire<br />

i problemi tecnologici e il modo di risolverli, fatto che può aiutarli a<br />

comprendere meglio i complessi manufatti <strong>della</strong> tecnologia moderna.<br />

Molte scuole chiedono anche i ‘Fogli d’esplorazione per ragazzi’, agili<br />

libretti che guidano gli studenti alla scoperta, stimolandoli, con diversi tipi di<br />

39


UN LUOGO PER SCOPRIRE: INSEGNARE SCIENZA E TECNOLOGIA CON I MUSEI<br />

domande, a osservare più attentamente alcune parti <strong>della</strong> collezione. Spesso<br />

gli insegnanti usano questi fogli come una divertente introduzione a un nuovo<br />

argomento, o per collegare quello che viene spiegato a scuola con il suo impiego<br />

nella vita quotidiana, sia contemporanea che antica.<br />

2.5.3 Visite guidate<br />

L’ufficio prenotazioni è responsabile non solo <strong>della</strong> prenotazione e <strong>della</strong> buona<br />

riuscita <strong>della</strong> visita, ma anche di ampliare il numero degli argomenti offerti e<br />

di migliorare la qualità delle visite. I gruppi possono scegliere tre differenti<br />

tipologie di visite guidate: a) visita a una singola sezione, tenuta da una guidadimostratore<br />

o da un operatore di sala; b) visita guidata generale, che tocca<br />

più parti <strong>della</strong> collezione; e c) le visite tematiche (Fachführungen), incentrate<br />

attorno a un argomento specifico da trattarsi in modo approfondito.<br />

2.5.4 L’associazione delle scuole sostenitrici del <strong>Museo</strong><br />

Nel 1999 il Deutsches Museum ha inaugurato la ‘Associazione delle scuole<br />

sostenitrici del <strong>Museo</strong>’, un nuovo progetto che mira a rafforzare la collaborazione<br />

con le scuole. Da allora più di 350 scuole di ogni ordine e grado e provenienti<br />

da ogni parte <strong>della</strong> Baviera sono entrate a far parte del progetto. Pagando una<br />

quota annua minima per ogni ragazzo, la scuola può avere gratuitamente visite<br />

guidate e programmi speciali per tutte le classi. Il progetto è stato sviluppato<br />

secondo una serie di aspettative da parte del <strong>Museo</strong> e delle scuole: le scuole si<br />

aspettano dal <strong>Museo</strong> uno sforzo maggiore per identificare e soddisfare le proprie<br />

esigenze, il <strong>Museo</strong> si aspetta di riuscire a sviluppare la collaborazione necessaria<br />

per raggiungere più studenti e contribuire alla loro educazione scientifica e<br />

tecnologica. Ognuna delle due istituzioni spera anche di imparare dall’altra in<br />

termini di metodi di insegnamento e di apprendimento.<br />

2.5.5 Programmi speciali per gruppi scolastici<br />

Nel 1998 il Deutsches Museum ha iniziato a sviluppare programmi speciali<br />

per gruppi scolastici. Questa iniziativa è nata da una ricerca sul comportamento<br />

degli studenti durante la visita guidata e di quelli che visitano il <strong>Museo</strong> senza<br />

un fine specifico o senza seguire attività strutturate. Con questi programmi<br />

speciali volevamo stimolare nei ragazzi il desiderio di un contatto più diretto<br />

con gli exhibits, per coinvolgerli maggiormente, per aiutarli a sviluppare capacità<br />

personali di apprendimento e, infine, per offrire loro attività più interattive. Due<br />

educatori museali assistono i ragazzi durante i programmi speciali, che sono<br />

suddivisi in tre fasi:<br />

● Un operatore del personale addetto all’exhibit mostra il funzionamento di<br />

alcune macchine e fornisce alcune spiegazioni;<br />

40


CAPITOLO DUE<br />

● attraverso l’uso di una serie di cartoncini con domande aperte e chiuse, i<br />

ragazzi sono stimolati ad andare alla ricerca di alcuni oggetti e a osservarli<br />

attentamente; lavorano in gruppi di due o tre, così da poter discutere quello<br />

che hanno scoperto; possono decidere quanto tempo spendere su ogni singola<br />

domanda, purchè siano impegnati e non si distraggano; infine, ogni gruppo<br />

fa un rapporto ai propri compagni;<br />

● i ragazzi partecipano ad attività interattive; per esempio, nei programmi<br />

per la misurazione e la pesatura costruiscono piccole bilance.<br />

2.5.5.a Accendi la luce! Nel regno <strong>della</strong> luce e dell’ombra<br />

(“Licht an! Im Reich von Licht und Schatten”)<br />

Questo programma speciale porta i ragazzi nella sezione ottica del Deutsches<br />

Museum. Nella prima delle tre stanze <strong>della</strong> sezione, dove alcuni exhibits<br />

interattivi spiegano le principali caratteristiche <strong>della</strong> luce: la propagazione<br />

lineare, la riflessione e la rifrazione, ecc. Nella seconda stanza i modelli mostrano<br />

la struttura fisica dell’occhio, gli aspetti ottici del suo funzionamento, mentre<br />

gli esperimenti chiariscono i problemi <strong>della</strong> vista e come possono essere corretti.<br />

Nella parte terminale di questa stanza sono esposti alcuni strumenti ottici: vetri<br />

ottici, semplici componenti ottiche come le lenti o i prismi, accompagnati da<br />

spiegazioni sulle loro caratteristiche. Nella terza stanza si trovano diversi tipi<br />

di strumenti, dai primi microscopi che funzionavano con la luce naturale fino<br />

ai moderni microscopi elettronici.<br />

Il programma è studiato per i ragazzi di età compresa tra gli otto e i dodici<br />

anni, poiché i curricula di entrambe le classi includono argomenti riguardanti<br />

la struttura dell’occhio e il suo funzionamento, lo studio <strong>della</strong> diffusione <strong>della</strong><br />

luce, dello spettro cromatico, i fenomeni di riflessione e simmetria. Le domande<br />

nei cartoncini sono di diversi gradi di difficoltà, adatte a ragazzi del terzo o<br />

del sesto grado. Tuttavia molti esperimenti interattivi facevano già parte <strong>della</strong><br />

sezione, così abbiamo deciso di ideare nuovi esperimenti per i programmi basati<br />

su cruscotti con bottoni da premere.<br />

Uno dei nostri collaboratori esterni, un fisico, ha realizzato tre scatole<br />

inpermeabili alla luce esterna, mediante le quali i ragazzi possono sperimentare<br />

alcune caratteristiche <strong>della</strong> luce. Per esempio, una delle scatole contiene il<br />

materiale per studiare le lenti: lenti convergenti e divergenti, occhiali, bicchieri<br />

di varia grandezza riempiti d’acqua. Lavorando per conto proprio i ragazzi<br />

osservano cosa succede quando un raggio di luce attraversa i diversi tipi di<br />

lente e sono in grado di classificare le diverse lenti a seconda <strong>della</strong> funzione<br />

divergente o convergente che hanno sul raggio. Se necessario, sia l’educatore<br />

museale che i piccoli opuscoli posti sotto le camere oscure forniscono<br />

suggerimenti o aiuto. I ragazzi possono anche analizzare le lenti di<br />

ingrandimento e cercare il collegamento tra la distanza e la forza di<br />

41


UN LUOGO PER SCOPRIRE: INSEGNARE SCIENZA E TECNOLOGIA CON I MUSEI<br />

ingrandimento. I ragazzi che portano gli occhiali possono scoprire quale sia<br />

il tipo di lente che corregge il loro difetto visivo, e in questo modo sviluppare<br />

un rapporto personale coi fenomeni fisici delle lenti.<br />

La seconda scatola è dedicata allo studio <strong>della</strong> riflessione e <strong>della</strong> rifrazione.<br />

I ragazzi vengono a conoscenza dei diversi tipi di specchi e di come questi<br />

agiscono sul raggio luminoso; scoprono, attraverso gli esperimenti, i principi<br />

delle leggi di riflessione (Reflexionsgesetz) senza usare alcuna particolare<br />

terminologia. Quadrati di vetro (glass quaders) stimolano inoltre i ragazzi a<br />

capire la diffrazione.<br />

La terza scatola è concepita per esperimenti con la luce e i colori. I ragazzi<br />

possono usare diversi prismi per scomporre la luce nei vari colori dello spettro<br />

cromatico e riunirli nella luce bianca. Con un semplice impianto ottico i ragazzi<br />

possono copiare il dipinto che raffigura un leone su un foglio di carta bianca,<br />

grazie semplicemente all’uso di una matita. I ragazzi adorano farlo! Tutti questi<br />

esperimenti costituiscono degli utili stimoli per l’ulteriore discussione sui vari<br />

fenomeni.<br />

In genere la prima parte del programma speciale, che consiste nella<br />

dimostrazione di macchine in funzione, non è adatta a essere svolta nella sezione<br />

ottica. Si preferisce quindi mostrare ai ragazzi i fenomeni ottici in tecnologia<br />

mediante attività attraverso le quali essi possano usare la luce con microscopi<br />

monoculari e binoculari, per scoprire piccoli animali nei vetrini contenenti terra<br />

o acqua oppure rimanere affascinati dalle splendide strutture e colori dei<br />

minerali.<br />

2.5.5.b Come programmare il lavoro<br />

All’inizio del programma, nella sezione ottica, viene tenuta una breve<br />

introduzione all’argomento e alla collezione. Attraverso alcune domande quali<br />

‘Da dove viene la luce?’ o ‘Cosa pensi che sia la luce?’ gli educatori possono<br />

avere una prima impressione di che cosa i ragazzi già sanno sull’argomento.<br />

La classe viene quindi divisa in due gruppi; il primo viene a sua volta suddiviso<br />

in piccole squadre che svolgono la ricerca all’interno <strong>della</strong> sezione a partire<br />

dalle domande prestampate; quanto al secondo gruppo, alcuni ragazzi usano<br />

la scatola per gli esperimenti, mentre il resto si esercita con i microscopi. Dopo<br />

qualche tempo i due gruppi si scambiano i ruoli. Alla fine delle attività la classe<br />

si ricompone, ed i ragazzi fanno un resoconto di quello che hanno scoperto,<br />

mentre gli educatori museali forniscono le informazioni aggiuntive, se<br />

necessarie. Il programma dura tra un’ora e mezzo e due ore, a seconda<br />

dell’interesse mostrato dai ragazzi. Molte classi hanno già partecipato a questo<br />

programma, dimostrando il grande interesse che esso ricopre per gli insegnanti<br />

e il bisogno di sostegno che essi hanno nell’insegnamento <strong>della</strong> scienza e <strong>della</strong><br />

tecnologia.<br />

42


2.6 Conclusioni<br />

Le riflessioni sviluppate fino ad ora e l’evidenza empirica riportata hanno<br />

consentito di identificare una serie di elementi concernenti l’insegnamento delle<br />

scienze e l’apprendimento in ambito museale:<br />

I musei sono spesso più consapevoli delle scuole del contributo che possono<br />

offrire all’insegnamento delle scienze e <strong>della</strong> tecnologia.<br />

I processi di apprendimento, sia a scuola che al museo, sono influenzati<br />

dai cambiamenti nelle teorie <strong>della</strong> comunicazione e dell’apprendimento, che<br />

attribuiscono al discente un ruolo attivo e concepiscono l’apprendimento come<br />

un processo non lineare; il successo dell’apprendimento aumenta quando<br />

vengano concesse libertà di scelta e personalizzazione dei tempi. I musei stanno<br />

attuando importanti cambiamenti nella realizzazione dei percorsi espositivi e<br />

nell’approccio all’apprendimento, mentre le scuole stanno modificando i metodi<br />

di apprendimento; entrambe le istituzioni mostrano di voler adottare un nuovo<br />

approccio all’apprendimento.<br />

I musei offrono opportunità di apprendimento molto particolari. L’esporre<br />

oggetti reali contribuisce ad un alto livello di ‘Anschaulichkeit’, attraverso il<br />

quale si sviluppano le capacità necessarie per un tipo di apprendimento<br />

investigativo, spesso molto diverso da quello offerto dalla scuola.<br />

Le scuole utilizzano i musei sia per visite con i ragazzi sia per la formazione<br />

professionale degli insegnanti, ma insegnanti e ragazzi utilizzano ancora una<br />

percentuale bassa del potenziale educativo dei musei.<br />

Bibliografia<br />

CAPITOLO DUE<br />

Bailey, E. (1999) School Group Visits to Museums, rapporto non pubblicato.<br />

Cole, P. (1984) Piaget in the Galleries, Museum News, Ottobre.<br />

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Hooper-Greenhill, E. (2000) Museums and the Interpretation of Visual Culture. Londra,<br />

New York, Routledge.<br />

43


UN LUOGO PER SCOPRIRE: INSEGNARE SCIENZA E TECNOLOGIA CON I MUSEI<br />

Hooper-Grenhill, E. (1987) Museums in Education: Towards the End of the Century,<br />

in T. Ambrose (ed) Education in Museums, Museums in Education. Edimburgo,<br />

HMSO.<br />

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Museums in Education. Edimburgo, HMSO.<br />

Larcher, D. (1988) Lernen im Museum – Lernen in der Schule, in Fliedl, G. (ed) Museum<br />

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Matthes, M. Einführung. Ferchland, Andrea (1998) (ed) Schule und Museum. Vom Nutzen<br />

des Museums für die Schule. Berlino.<br />

Spickernagel, E. und B. Walbe (1976) (eds) Das Museum: Lernort contra Musentempel.<br />

Gießen.<br />

Zöpfel, H. (2002) intervista a Süddeutsche Zeitung, 27 marzo.<br />

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