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NUMERO 2 - MARZO 2013<br />

PSICOLOGIA | SCIENZE PSICHICHE | BENESSERE NATURALE | SPIRITUALITÀ | ARTE E CREATIVITÀ | FILOSOFIA<br />

LA RIVISTA DIGITALE DI<br />

ERBASACRA<br />

Associazione Culturale per la Conoscenza e lo Studio di<br />

Discipline orientate al Benessere Psicofisico della Persona<br />

MEDICINA NARRATIVA E COMFORT CARE<br />

NEGLI HOSPICE ONCOLOGICI<br />

TEATRO DEI TAROCCHI<br />

per un’Ecologia<br />

della Mente<br />

questa rivista è edita da:<br />

www.erbasacra.com www.quanticpublishing.com<br />

RIVISTA GRATUITA NON PERIODICA<br />

SPIRITUALITÀ<br />

Cucinare Zen<br />

NATUROPATIA<br />

Le Allergie Primaverili<br />

ARTE E CREATIVITÀ<br />

Rito ed Estetica


La Rivista Digitale di <strong>Erba</strong> <strong>Sacra</strong><br />

Numero 2 - Marzo 2013<br />

Edito da Quantic Publishing<br />

Direttore Editoriale:<br />

Sebastiano Arena<br />

Autori:<br />

Francesco Pizzileo, Milena Campanella,<br />

Ferdinando Alaimo, Rocco Carbone,<br />

Gaetana Camagni, Monica Simonazzi,<br />

Antonio Sbisà, Anna Fata, Rodolfo Saraò<br />

Direzione e Redazione:<br />

Centro di Ricerca <strong>Erba</strong> <strong>Sacra</strong><br />

Viale Appio Claudio 289, 00174 ROMA<br />

c.f. 97200750582, p.iva 07975281002<br />

Tel.: 06.71546212<br />

E-mail: erbasacra@erbasacra.com<br />

Sito: www.erbasacra.com<br />

Impaginazione e Grafica:<br />

Quantic Publishing<br />

www.quanticpublishing.com<br />

Foto in Copertina:<br />

“Greenwich” Copyright © 2013 Gessica Puglielli<br />

Riti ed Estetica<br />

Copyright © 2013 <strong>Erba</strong> <strong>Sacra</strong><br />

Pubblicazione non periodica<br />

Scienze Psichiche<br />

Il Teatro dei Tarocchi per un’Ecologia della Mente<br />

La Numerologia<br />

Arte e Creatività<br />

Il Mio Incontro con SoulCollage ®<br />

Benessere Naturale<br />

Naturopatia: Le Allergie Primaverili<br />

Ayurveda, la Dieta Naturale per una Salute Perfetta<br />

Spiritualità<br />

Cucinare Zen<br />

Psicologia | Filosofia<br />

Educazione | Religione<br />

Educazione e Formazione<br />

Medicina Narrativa e Comfort Care<br />

4<br />

7<br />

13<br />

21<br />

Interpretazione Psicologica di “Le Cronache di Narnia”<br />

23 34<br />

I corsi online di <strong>Erba</strong> <strong>Sacra</strong><br />

flessibili e interattivi<br />

economici e di qualità<br />

www.erbasacra.com/corsi<br />

corsionline@erbasacra.com


4<br />

ll Teatro<br />

dei Tarocchi<br />

per un’Ecologia<br />

della Mente di Ferdinando Alaimo<br />

Alcuni anni fa esisteva in Germania, a<br />

Monaco di Baviera se non ricordo<br />

male, un teatrino dei Tarocchi. Era un<br />

piccolo teatro “interattivo” dove c’era posto<br />

solo per qualche decina di spettatori. Sul palcoscenico<br />

c’era semplicemente un tavolo fornito<br />

di una sorta di lavagna luminosa in<br />

grado di proiettare su di uno schermo quanto<br />

avveniva tra il cartomante ed uno qualsiasi<br />

degli spettatori che desiderasse entrare in<br />

gioco.<br />

Il cartomante non prediceva nulla, riportava<br />

al presente ogni domanda sul futuro del consultante;<br />

lo riportava al qui e ora rispetto al<br />

tema, alla problematica da cui scaturiva la<br />

sua domanda. Lo invitava ad estrarre dal<br />

mazzo una o più carte che rivelassero simbolicamente<br />

le sue emozioni, il suo sentire rispetto<br />

ad un problema che l’intelletto,<br />

evidentemente, non era in grado di risolvere<br />

e di cui rifiutava la responsabilità affidandosi<br />

ad un oracolo.<br />

“Riguardo a questo problema che mi succederà?”<br />

Questo è il comune approccio al cartomante,<br />

si scarica su di lui la responsabilità di un responso<br />

che si basa su alcuni significati prestabiliti<br />

attribuiti comunemente ai simboli.<br />

Una responsabilità che in questo caso il cartomante<br />

restituiva invece immediatamente<br />

al consultante invitandolo ad investigare qui<br />

e ora sul suo sentire rispetto a quel tema<br />

specchiandosi nei simboli delle carte da lui<br />

estratte.<br />

Lo invitava in tal modo a scoprire lui stesso<br />

cosa significassero per lui quei simboli in<br />

base alle emozioni, alle immagini, ed alle associazioni<br />

da loro evocate; avendo modo così<br />

di osservare la sua verità emozionale rispetto<br />

a quel problema; una verità che spesso<br />

fa a pugni con le nostre convinzioni.<br />

L’oracolo di questo teatrino, insomma, si atteneva<br />

scrupolosamente al dettato dell’archetipo<br />

degli oracoli: l’Oracolo di Delfi, dove<br />

stava scritto: “conosci te stesso” adesso, nel<br />

presente, non nel futuro.<br />

I risultati di questa sorta di radiografia e i<br />

loro possibili sviluppi, venivano poi drammatizzati<br />

da un piccolo gruppo di attori improv-<br />

visatori, con esiti spesso inaspettati e talvolta<br />

esilaranti sia per il consultante che per gli spettatori<br />

che, rispecchiandosi in quelle vicende,<br />

potevano prendere coscienza di quanta parte di<br />

noi stessi tendiamo a ignorare, una parte che<br />

vissuta inconsapevolmente determina un gran<br />

numero di quegli accadimenti che ci succedono<br />

“per caso”.<br />

Il teatro metteva così in scena non un tarocco<br />

divinatorio ma un tarocco intuitivo sulle presenti<br />

radici psichiche dei possibili casi futuri<br />

del consultante.<br />

Il dramma semiserio che ne sortiva offriva così<br />

a lui e a quanti per qualche aspetto potevano<br />

riconoscersi in quello specchio, nello specchio<br />

simbolico dei tarocchi, una possibilità di osservazione<br />

di se stessi e la conseguente possibilità<br />

di una libera scelta tra un futuro irresponsa-<br />

Scienze Psichiche<br />

bilmente casuale o responsabilmente causale.<br />

L’e-book che ho pubblicato sul sito di <strong>Erba</strong><br />

<strong>Sacra</strong> con il titolo di “Icone dell’anima” ed il<br />

libro da me realizzato per le Edizioni del Cerchio<br />

della Luna dal titolo: “Tarocchi e Zodiaco<br />

– Archetipi del pensiero simbolico”, seguono la<br />

medesima impostazione: questi due i sistemi<br />

simbolici sono qui considerati come un sistema<br />

di specchi dove poter osservarci da una distanza<br />

sufficiente ad interrompere almeno per<br />

un attimo il sonno, l’ipnosi, l’identificazione ad<br />

un solo punto di vista, così da restituirci qualche<br />

libertà di scelta, un po’ di consapevolezza<br />

relativamente a noi stessi e ai percorsi interiori<br />

che per via analogica ci collegano all’universo<br />

mondo.<br />

5


6<br />

L’Angolo della Numerologia<br />

La Numerologia<br />

Abbiamo finora visto i principali numeri<br />

che si ricavano dal nome e che danno<br />

informazioni sulle caratteristiche di<br />

personalità di un individuo.<br />

Passiamo ora alla data di nascita: il principale<br />

numero che si ricava è il Numero del Destino:<br />

indica la ragione per la quale un certo<br />

individuo è giunto sulla Terra, come si svilupperà<br />

la sua esistenza, quale condotta è per lui<br />

più opportuna ai fini di una vita equilibrata<br />

e armoniosa. Dalla data di nascita si raccolgono<br />

elementi che indicano in quale strada,<br />

in quale via il soggetto si trova a vivere. Egli,<br />

nascendo in un certo giorno, è come se fosse<br />

indirizzato a vivere una serie di avvenimenti<br />

anziché altri; avvenimenti che si susseguono<br />

e che per certi versi lo circondano, indipendentemente<br />

dalla sua volontà.<br />

Ogni individuo mantiene sempre la propria<br />

possibilità di scelta, quella di agire in base al<br />

proprio libero arbitrio, di fare la scelta giusta<br />

o sbagliata, ma lo farà attraverso un atteggiamento<br />

interiore specifico, diverso da un<br />

altro, come se si muovesse in un grande canale<br />

preferenziale che lo porta verso concezioni<br />

dell’insieme diverse da quelle degli altri<br />

numeri.<br />

Dalla data di nascita si ricavano poi informazioni<br />

sui Numeri Sfida, quegli elementi che<br />

ostacolano uno sviluppo ordinato della personalità<br />

e del destino.<br />

I Numeri Sfida sono la chiave di lettura di<br />

tutti i numeri della personalità e del destino:<br />

- indicano la radice degli stress psicologici, fisici<br />

e mentali, le motivazioni dei nostri comportamenti<br />

emotivi, il nostro approccio con la<br />

Scienze Psichiche<br />

di Sebastiano Arena<br />

vita e col destino<br />

- evidenziano gli aspetti e le qualità caratteriali<br />

che ci contraddistinguono fin dall’infanzia<br />

- identificano le abitudini e i comportamenti<br />

negativi che influenzano la nostra salute fisica<br />

e mentale<br />

- rivelano i rapporti familiari intercorsi nell’infanzia<br />

che esercitano un’influenza profonda<br />

sulla personalità e il carattere.<br />

Le altre preziosissime informazioni che si ricavano<br />

dalla data di nascita sono i cicli di vita<br />

di ciascun individuo e le energie con le quali<br />

interagiamo in ciascun momento della nostra<br />

esistenza. Sono le informazioni più importanti<br />

per la relazione di aiuto che può instaurarsi<br />

tra il numerologo e la persona che a lui<br />

si rivolge.<br />

Infatti le categorie numerologiche che finora<br />

abbiamo visto sono invariabili nel tempo<br />

(nome, cognome e data di nascita sono un<br />

dato fisso): ciò che varia momento per momento<br />

è il rapporto tra queste caratteristiche<br />

e le energie specifiche di ogni periodo della<br />

nostra vita. Ed è su questa dinamica che possiamo<br />

costruire la relazione di aiuto, un vero<br />

e proprio “counseling numerologico” di cui<br />

parlerò nelle prossime uscite della rivista.<br />

Invito intanto i lettori a inviarmi commenti,<br />

richieste e esperienze alle quali io e gli<br />

esperti della Scuola di Scienze Psichiche di<br />

<strong>Erba</strong> <strong>Sacra</strong> risponderemo volentieri.<br />

Rito ed Estetica<br />

Il Ruolo della Bellezza e delle Arti nei Rituali<br />

Cos’è un rito? Un rito, per usare le parole<br />

di Antoine de Saint-Expéry in Il piccolo<br />

principe, “È quello che fa un giorno diverso<br />

dagli altri giorni, un’ora dalle altre ore.”<br />

Il rito è un insieme di atti stabiliti e condivisi<br />

da tutti i partecipanti ed è strettamente connesso<br />

con il mito, la religione e la sfera del<br />

sacro.<br />

Tramite i rituali si celebrano le festività, ma<br />

anche i momenti più cruciali del singolo e della<br />

collettività, come la nascita e la morte, il matrimonio<br />

e la guerra.<br />

Il rito serve a “preparare il cuore”. Sia che<br />

abbia un fine sociale o che sia strettamente<br />

personale, il rito ha bisogno di una partecipa-<br />

Arte e Creatività<br />

di Milena Campanella<br />

zione emotiva profonda, senza la quale cessa di<br />

esistere. Per questo nel rito è necessaria una<br />

componente estetica.<br />

Il culto e la preghiera hanno sempre mantenuto<br />

un intrinseco legame con la bellezza. In<br />

modi diversi, in ogni cultura e in ogni tempo, i<br />

riti sono stati celebrati facendo ricorso all’uso<br />

sapiente di elementi artistici e naturali; tutto<br />

ciò al fine di predisporre l’animo umano a ricevere<br />

i maggiori benefici dal rito stesso, di elevare<br />

i partecipanti verso dimensioni superiori<br />

a cui attingere per la loro crescita spirituale.<br />

La bellezza, in questo caso, non rappresenta un<br />

fattore semplicemente decorativo e di pura ap-<br />

7


parenza formale, ma costituisce l’elemento<br />

fondante della celebrazione stessa. Il Bello,<br />

infatti, è uno degli attributi della Divinità, ed<br />

è proprio attraverso la bellezza che il Sacro<br />

può manifestarsi nella dimensione terrena.<br />

La bellezza sensibile è, dunque, il riflesso di<br />

una bellezza superiore.<br />

In tutte le religioni e in ogni cerimonia pagana,<br />

si è sempre prestata un’attenzione particolare<br />

al luogo del culto e alla sua<br />

architettura, alla disposizione degli oggetti<br />

sacri, agli aromi e agli incensi, alla musica e<br />

ai canti di preghiere o invocazioni.<br />

Ogni cosa viene preparata in anticipo e progettata<br />

nei minimi dettagli, al fine di coinvolgere<br />

emotivamente tutti i partecipanti.<br />

Anche le vesti e gli ornamenti di chi officia il<br />

rito o di chi assiste assumono un significato<br />

simbolico e di appartenenza.<br />

L’architettura, la scultura, la pittura, la musica,<br />

hanno da sempre rappresentato una<br />

parte essenziale della cerimonia, poiché costituiscono<br />

un valido sostegno per la buona<br />

riuscita del rito stesso. Sia le arti che l’estetica<br />

aiutano l’uomo ad elevarsi verso mondi<br />

QUANTIC COMMUNICATIONS<br />

INVENTA<br />

COMUNICA<br />

ORGANIZZA<br />

www.quanticcommunications.com<br />

un prodotto ideato e presentato da:<br />

invisibili e immateriali, ad evocare e a sottolineare<br />

la grandezza dell’evento celebrato. La<br />

bellezza e il decoro del culto consentono il<br />

passaggio dalla contemplazione della bellezza<br />

terrena alla contemplazione della Bellezza<br />

Divina.<br />

Proprio a sottolineare l’importanza che riveste<br />

l’arte nella religione, nel sito web del Vaticano<br />

troviamo scritto quanto segue: “Fra le<br />

più nobili attività dell'ingegno umano sono<br />

annoverate, a pieno diritto, le belle arti, soprattutto<br />

l'arte religiosa e il suo vertice, l'arte<br />

sacra. Esse, per loro natura, hanno relazione<br />

con l'infinita bellezza divina che deve essere<br />

in qualche modo espressa dalle opere dell'uomo,<br />

e sono tanto più orientate a Dio e all'incremento<br />

della sua lode e della sua gloria,<br />

in quanto nessun altro fine è stato loro assegnato<br />

se non quello di contribuire il più efficacemente<br />

possibile, con le loro opere, a<br />

indirizzare religiosamente le menti degli uomini<br />

a Dio.<br />

Per tali motivi la santa madre Chiesa ha<br />

sempre favorito le belle arti, ed ha sempre ricercato<br />

il loro nobile servizio, specialmente<br />

per far sì che le cose appartenenti al culto<br />

sacro splendessero veramente per dignità,<br />

decoro e bellezza, per significare e simbolizzare<br />

le realtà soprannaturali.”<br />

In epoca pre-cristiana, venivano celebrati<br />

riti pagani che sottolineavano l’unione dell’uomo<br />

con il divino esaltando soprattutto la<br />

bellezza della natura e del paesaggio. I luoghi<br />

di culto erano, oltre ai templi, le grotte, i<br />

boschi, le sorgenti… Gli oggetti e i fenomeni<br />

naturali erano considerati i simboli e la manifestazione<br />

della divinità. Oltre agli Dei, oggetto<br />

di culto erano il Sole, la Luna, la Madre<br />

Terra e i vari elementi della natura.<br />

Le festività venivano scandite dal mutare<br />

delle stagioni, dai solstizi e dagli equinozi<br />

del calendario astrologico. Anche in questo<br />

caso si utilizzavano abiti cerimoniali, monili<br />

e piccoli oggetti scolpiti, musica e danze<br />

sacre…ma la bellezza, più che attraverso<br />

l’arte, si rifletteva tramite la Natura, considerata<br />

espressione della Divinità stessa.<br />

Caratteristiche e componenti estetiche<br />

del rito<br />

Indipendentemente dal tipo di celebrazione<br />

che viene svolta, vi sono solitamente degli elementi<br />

simbolici ed estetici che sono sempre<br />

presenti in ogni rito quali, ad esempio, candele,<br />

incensi, coppe e fiori; essi vanno opportunamente<br />

disposti su un apposito tappeto o telo da<br />

stendere a terra o su un tavolo. La fiamma<br />

della candela rappresenta l’elemento fuoco e<br />

simboleggia la luce interiore della nostra<br />

anima che si unisce alla Luce Divina; l’incenso<br />

r a p p r e s e n t a<br />

l ’ e l e m e n t o<br />

aria, in grado<br />

di purificare la<br />

nostra mente e<br />

i nostri pensieri;<br />

la coppa<br />

contiene il liquido<br />

che rap-<br />

presenta l’elemento acqua, capace di rinnovare<br />

e trasformare le nostre emozioni e sentimenti,<br />

per renderli sempre più in sintonia con l’Amore<br />

Divino; il fiore, o una piantina in vaso, simboleggia<br />

l’elemento terra, cioè il nostro corpo fisico,<br />

la parte complementare dello spirito, che<br />

ci ricorda la duplice natura umana e divina.<br />

L’elemento terra può anche essere rappresentato<br />

dalla presenza di cristalli o di cibo solido<br />

da gustare durante la cerimonia, come nel caso<br />

dell’ostia nella celebrazione eucaristica.<br />

Se decidiamo di celebrare un piccolo rito per festeggiare<br />

un evento o per raccoglierci in preghiera<br />

possiamo aggiungere, oltre ai quattro<br />

elementi naturali, aria terra acqua e fuoco,<br />

anche elementi artistici quali immagini, sculture,<br />

abiti e gioielli, sottofondi musicali…Gli<br />

stessi incensieri, i portacandele, i calici, o i portavasi,<br />

sono solitamente oggetti artistici di pregio<br />

e di buona fattura. Essi andrebbero scelti<br />

tutti con cura, lasciandoci guidare dalla bellezza<br />

delle loro forme e dall’armonia degli accostamenti<br />

dei vari elementi nel loro insieme.<br />

I colori utilizzati dovrebbero sottolineare l’in-<br />

tento che sottende alla celebrazione del rito. Ad<br />

esempio, si avrà una predominanza di bianco<br />

nel caso si tratti di un rito di purificazione; di<br />

blu o di viola per i riti volti a favorire la meditazione;<br />

di rosso quando si vuole stimolare<br />

l’energia vitale o proteggere dalle malattie… Il<br />

profumo degli incensi, come i colori, varia a seconda<br />

del rito: la lavanda, ad esempio, infonde<br />

pace e scioglie i blocchi emotivi; la menta, invece,<br />

favorisce l’apertura mentale e la concentrazione;<br />

il pino dona fiducia e forza interiore,<br />

mentre la rosa predispone all’amore e all’amicizia…<br />

La musica e le immagini, ugualmente, verranno<br />

scelte per rafforzare l’intento celebrato<br />

durante il rito stesso.<br />

L’esperienza estetica consente al nostro intel-<br />

letto di riscoprire<br />

idee e<br />

concetti spiritualidimenticati.<br />

Attraverso<br />

i sensi, infatti,<br />

il pensiero<br />

viene stimolato<br />

e guidato verso<br />

la verità, passando<br />

gradualmente dal buio dell’ignoranza<br />

alla Luce della Conoscenza.<br />

I riti hanno intenzionalmente un effetto suggestivo<br />

sui partecipanti: devono colpire l’immaginario,<br />

coinvolgere i sensi e risvegliare i<br />

sentimenti dell’essere umano; ma, dietro all’atto<br />

esteriore, ai gesti, alle parole o agli ornamenti,<br />

si cela sempre l’intento di facilitare la<br />

preghiera e la meditazione, di avvicinare<br />

l’uomo al divino.<br />

L’arte e la bellezza sensibile, infatti, non sono<br />

altro che il riflesso della Bellezza del mondo soprasensibile,<br />

la dimensione spirituale da cui<br />

tutto proviene e scaturisce.<br />

9


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disponibili su www.quanticpublishing.com<br />

in formato iBookstore, PDF, ePub, Kindle e GooglePlay<br />

Il mio<br />

incontro con<br />

SoulCollage ®<br />

Ho incontrato SoulCollage® per “caso”,<br />

esattamente come tante cose importanti<br />

della mia vita.<br />

Era una sera di chiacchiere tra amiche e io parlottavo<br />

con una di esse mentre un’altra aveva<br />

iniziato a spiegare un suo progetto: organizzare<br />

un corso base di SoulCollage®, carte costruite<br />

con figure ritagliate da riviste, giornali, fotografie,<br />

insomma immagini che ci colpivano<br />

particolarmente e<br />

poi fatte “parlare” in<br />

modo da ricavarne<br />

una lettura introspettiva,<br />

un metodo ideato<br />

e trasmesso da Seena<br />

Frost ,terapeuta junghiana.<br />

No, non mi interessava<br />

più di tanto.<br />

Poi piccoli segnali hanno<br />

richiamato la mia attenzione<br />

e così all’ultimo momento<br />

ho dato la mia disponibilità, si è poi<br />

raggiunto il numero minimo e il corso è iniziato.<br />

Un gruppo di donne in cerchio, attorno ad un<br />

tavolo, attente alle spiegazioni di Claudia, la<br />

“facilitatrice”.<br />

Ricordo benissimo la mia prima carta: ho preso<br />

le immagini che catturavano la mia attenzione,<br />

le ho ritagliate per benino ed incollate sul car-<br />

toncino di una misura prestabilita.<br />

Arte e Creatività<br />

di Monica Simonazzi<br />

Mi sentivo come una bimba a scuola che fa i<br />

compiti, attenta a non sbagliare (cosa poi?) e a<br />

fare tutto per benino (benino per chi? Rispetto<br />

a cosa?).<br />

Ho guardato il mio elaborato e la prima<br />

cosa che ho notato erano quelle<br />

figure tagliate a quadrato<br />

o rettangolo, forme<br />

geometriche ben precise<br />

che mi lasciavano<br />

un po’ perplessa, e<br />

vabbè...<br />

Si è poi passate alla lettura<br />

, ciascuna di noi ha<br />

“letto”- “fatto parlare” la<br />

propria carta, una formuletta<br />

semplicissima per staccare<br />

un po’ la mente e far<br />

parlare l’inconscio, iniziare<br />

sempre le frasi con tre paroline<br />

e…….incredibile!<br />

Quelle immagini parlavano di voce propria ed<br />

il mio inconscio comunicava, eccome se comunicava!<br />

Io che, guardando quella carta, mi chiedevo<br />

cosa avrebbe mai potuto dire, mi sono ritrovata<br />

a dar voce a immagini, le parole scorrevano<br />

senza che io le pensassi, era già tutto dentro di<br />

me; una delle prime cose ad essermi rivelate è<br />

11


12<br />

stata proprio di “uscire da quegli schemi” così<br />

squadrati.<br />

Così è nata una seconda<br />

carta, poi una terza e infine il<br />

mazzo prende forma e cresce.<br />

Alle carte fatte con immagini<br />

ritagliate sono seguite<br />

carte con immagini e disegni<br />

miei, carte fitte fitte e<br />

carte con il solo sfondo,<br />

carte fatte con un’intenzione<br />

precisa o seguendo<br />

le immagini che<br />

arrivano, lasciando libera la creatività<br />

di esprimersi e di esprimermi.<br />

È sempre una sorpresa la lettura, quante cose<br />

escono, suggerimenti, consigli, ricordi sepolti.<br />

Sì il SoulCollage® è davvero uno strumento incredibile,<br />

per rilassarsi giocando con le immagini<br />

ritagliate e con disegni, tornando bambini,<br />

ma estremamente profondo se si ha il coraggio<br />

di esplorare sé stessi con il desiderio di conoscersi<br />

anche negli aspetti più bui che comunque<br />

fanno parte della nostra natura umana.<br />

Carta dopo carta ecco emergere i tanti aspetti<br />

di me, il mio inconscio mi parla, mi ricorda, mi<br />

fa riscoprire chi sono.<br />

Questo incontro “ per caso” con<br />

il SoulCollage® è stato davvero<br />

importante e prezioso<br />

nel mio percorso di crescita<br />

personale, strumento semplice<br />

e irrinunciabile.<br />

Il cammino prosegue e<br />

dopo il primo incontro con<br />

Claudia ne segue un<br />

altro: Mariabruna.<br />

Mariabruna ha insegnato<br />

a me e ad altre “camminatrici”<br />

come prendere per mano chi<br />

desidera provare a cimentarsi con questo strumento<br />

di crescita personale e condurlo nei<br />

primi passi, costruire gruppi nuovi , diffondere<br />

questo bellissimo strumento.<br />

A poco a poco ci ritroviamo attorno a Mariabruna<br />

che ci guida a scoprire nuove modalità<br />

di utilizzo del SoulCollage® per poi ritrasmetterli<br />

a nostra volta, passo dopo passo.<br />

"Viandante non c'è un cammino, la via<br />

si fa con l'andare..."( A.Machado)<br />

Aromaterapia e Naturopatia<br />

Naturopatia:<br />

Le Allergie<br />

Primaverili<br />

Con la primavera e con la fioritura di<br />

alcune piante (graminacee, parietaria,<br />

urticacee composite) e alberi (betulla,<br />

cipresso, castagno, nocciolo, noce, olivo,<br />

pioppo, tiglio) si riproduco i pollini stagionali<br />

che costituiscono i principali allergeni scatenanti<br />

le sindromi di congiuntivite e rinite allergica.<br />

Queste sindromi si manifestano con<br />

sintomi di congestione nasale, naso chiuso e<br />

che cola, lacrimazione, prurito al naso e agli<br />

occhi, persistenti colpi di tosse e starnuti ripetuti.<br />

Quest'anno, i sintomi caratteristici delle allergie<br />

stagionali si avvertiranno in ritardato<br />

(marzo-aprile) per il freddo che ha ritardato<br />

il processo di impollinazione, e che negli anni<br />

passati, si era verificato in anticipo a causa<br />

delle temperature piuttosto alte.<br />

La definizione di allergia risale per la<br />

prima volta al 1906, ed esprime l’ipersensibilità<br />

di un organismo nei confronti di sostanze<br />

di<br />

varia natura (allergeni) con reazioni di tipo<br />

acuto o immediato che provocano un danno<br />

locale o generale, mediato dal sistema immunitario<br />

(reazioni IgE mediate). Gli allergeni<br />

più comuni sono i pollini che entrano<br />

Benessere Naturale<br />

di Rocco Carbone<br />

in contatto con<br />

l’organismo soprattutto attraverso l’aria<br />

respirata, la polvere di casa, la forfora di animali,<br />

gli alimenti, alcuni cosmetici, detersivi<br />

e farmaci.<br />

In naturopatia si consiglia ai soggetti allergici<br />

di mantenere una corretta funzionalità<br />

intestinale, infatti, lo sviluppo della Candida<br />

Albicans a livello intestinale è considerato un<br />

fattore di predisposizione verso i disturbi<br />

allergici: le<br />

proteasi acide prodotte dalla Candida costituiscono<br />

i fattori allergenici responsabili.<br />

Rimedi naturali e corretto stile di<br />

vita consigliato in naturopatia per il<br />

trattamento dei disturbi causati dalle<br />

allergie ai pollini.<br />

OMEOPATIA<br />

Histaminum 9 CH granuli<br />

> ostruzione con prurito nasale, e/o arrossamento<br />

delle palpebre<br />

Allium cepa 9 CH granuli<br />

> rinorrea e/o lacrimazione non escoriante, rinite<br />

con naso rosso alato<br />

13


714<br />

Sabadilla 9 CH granuli<br />

> rinorrea e/o lacrimazione escoriante, con<br />

prurito del velo palatino<br />

Euphrasia 5 CH granuli<br />

> rinite vasomotoria e congiuntivite con sensazione<br />

di sabbia negli occhi<br />

Uso: 5 granuli 1 o 2 volte al dì, nelle fasi<br />

acute ogni 1 o 2 ore fino al miglioramento dei<br />

sintomi<br />

Pollini omeopatizzati Mix Graminacee<br />

- Mix Composite - Mix Urticacee - Mix<br />

Alberi - Mix Dermatofagoides<br />

> utili per desensibilizzare l’organismo e ridurre<br />

la reattività individuale.<br />

Uso: 2/3 spruzzi sublinguali una volta al dì<br />

prima dell’insorgenza dei sintomi, nelle fasi<br />

acute fino a 3 volte al dì.<br />

USO LOCALE<br />

Congiuntivite allergica<br />

Euphrasia 3 DH + Chamomilla 3 DH<br />

Collirio<br />

Rinite allergica<br />

Mn + Cu oligoelementi<br />

in soluzione fisiologia e acqua marina<br />

Gocce o spray nasali<br />

FITOTERAPIA<br />

Elicriso<br />

> antistaminico antiallergico naturale<br />

Noni<br />

> immunomodulatore, antiinfiammatirio<br />

adattogeno utile nelle rinite allergica<br />

Liquirizia<br />

> immunomodulatore, inibitore del rilascio<br />

di istamina<br />

Uso: Tintura madre (30-40 gocce, 2 o 3 volte<br />

al dì), o in estratto secco titolato in polveri<br />

per capsule secondo dichiarazioni d’uso del<br />

produttore.<br />

GEMMOTERAPIA<br />

Ribes nigrum MG 1DH<br />

> agisce a livello della corteccia surrenale stimolando<br />

la secrezione di cortisolo<br />

Fagus sylvatica MG 1DH<br />

> impedisce la liberazione di istamina<br />

Uso: da 30 a 50 gtt 2 o 3 volte al dì.<br />

ORGANOTERAPIA<br />

Thymuline 7 CH globuli<br />

Uso: 1 tubo dose ogni 7 giorni per 4 volte,<br />

l’ultimo dopo un mese<br />

Muqueuse rhino-pharyngee 4 CH fiale<br />

Uso: 1 o 2 fiale sublinguale o per aerosol al<br />

dì.<br />

OLIGOTERAPIA<br />

Mn (Manganese), Mn Cu (Manganese<br />

e Rame), P (fosforo)<br />

> oligoelementi distesici, di terreno utili<br />

anche a scopo preventivo<br />

Uso: 1 fiala sublinguale al giorno.<br />

SALI DI SHÜSSLER<br />

Natrum muriaticum D6<br />

> Blefariti, congiuntiviti e rinofaringiti con<br />

tosse secca<br />

Uso: somministrare 1 o 2 compresse sublinguali<br />

2 o 3 volte al dì.<br />

NUTRIZIONE IN NATUROPATIA<br />

Durante il periodo primaverile per la prevenzione<br />

e la cura delle pollinosi si consiglia di<br />

evitare alimenti che scatenano la liberazione<br />

di istamina: formaggio, birra, vino, cioccolato,<br />

patate,aringhe, tonno, ecc. Assumere integratori<br />

alimentari antiossidanti a base di: selenio,<br />

vitamina E, carotenoidi e flavonoidi,<br />

prima fra tutti la quercitina, che impedirebbe<br />

il rilascio di istamina da parte dei mastociti.<br />

NOTE PER IL LETTORE<br />

Le informazioni e i contenuti di queste schede costituiscono<br />

un semplice materiale informativo sulle possibilità<br />

di cure naturali e di rimedi naturali. Non<br />

vogliono in alcun modo sostituirsi alla consultazione e<br />

prescrizione medica. I consigli e i rimedi trattati in<br />

queste schede non devono essere applicati per un'autocura<br />

senza la preventiva ed adeguata consultazione<br />

di un professionista della salute: farmacista o medico.<br />

Benessere Naturale<br />

Ayurveda,<br />

la Dieta<br />

Naturale per<br />

una Salute<br />

Perfetta di Gaetana Camagni<br />

Per gli antichi saggi dell’Ayurveda la prima<br />

medicina è un’ alimentazione sana e naturale<br />

che favorisca l’equilibrio dei Dosha attraverso<br />

l’uso dei sapori (Rasa = gusto, essenza<br />

del cibo).<br />

La dietetica ayurvedica si basa su regole e pratiche<br />

“olistiche” antiche di millenni riferite ai<br />

Dosha (bio-energie individuali) e agli alimenti.<br />

Essa si differenzia dalla scienza nutrizionale occidentale<br />

soprattutto perché tiene conto delle caratteristiche<br />

di ogni individuo in relazione<br />

all’assunzione dei singoli alimenti per mantenere<br />

le proprie energie in equilibrio.<br />

Gli alimenti, freschi e naturali, sono creature<br />

vive con delle caratteristiche (intelligenza cellulare)<br />

ben precise, come gli esseri umani. Consumati<br />

integri, non raffinati e non manipolati<br />

industrialmente, essi interagiscono con l’essere<br />

umano in modo quantico. Risvegliano cioè l’intelligenza<br />

del sistema corpo-mente e favoriscono<br />

in questo modo il mantenimento della salute e<br />

del benessere.<br />

15


16<br />

Le 3 Costituzioni<br />

Secondo l’Ayurveda esistono 3 costituzioni<br />

energetiche di base (Dosha), formate dalla diversa<br />

combinazione dei grandi cinque elementi<br />

della natura: terra, acqua, fuoco, aria ed etere<br />

che abitano l’universo e ogni organismo vivente.<br />

VATA, corrisponde ad una tipologia nervosa, è<br />

formato da etere ed aria.<br />

PITTA, tipologia emotiva, è la combinazione<br />

dell’energia del fuoco e dell’acqua.<br />

KAPHA, tipologia flemmatica, è formato da<br />

terra ed acqua.<br />

La Bio-Energia VATA<br />

Controlla la respirazione, la circolazione,<br />

l'escrezione, il sistema nervoso, i processi mentali<br />

e la psiche. La persona Vata, nella quale<br />

prevale l’elemento Vata, è asciutta ed esile, ha<br />

la muscolatura poco sviluppata, la pelle secca<br />

e spesso rugosa, la carnagione scura. Il suo<br />

senso dominante è l’udito, seguito dal tatto.<br />

Molto dinamica, avventurosa, attiva, sempre in<br />

movimento, ha tuttavia una vitalità che si<br />

esaurisce in tempi brevi. Ha il sonno leggero,<br />

spesso interrotto. Tratti psicologici: immaginazione,<br />

sensibilità, spontaneità, apertura mentale,<br />

allegria…<br />

La Bio-Energia PITTA<br />

Regola l'assimilazione, la digestione, il metabolismo.<br />

La persona di tipo Pitta, ha il fuoco che<br />

arde in lei. È fisicamente di media corporatura,<br />

e ben proporzionata, la pelle umida e lentigginosa,<br />

iper-sensibile al sole, con capelli sottili e<br />

chiari. Il suo senso dominante è la vista. È una<br />

“buona forchetta”. Ama la cultura, le belle cose,<br />

ha un’intelligenza acuta, creativa, brillante con<br />

capacità di pensiero logico; ambiziosa e con una<br />

buona memoria. Ha una personalità emotiva,<br />

iper-reattiva, spesso intollerante e conflittuale.<br />

La Bio-Energia KAPHA<br />

Costruisce la struttura ossea, stabilizza, lubrifica<br />

e attiva la difesa dei tessuti. La persona<br />

tipo Kapha in cui predominano terra ed acqua,<br />

fisicamente tende a essere robusta e pesante,<br />

ha la pelle grassa e i capelli scuri e folti. Ha<br />

buona resistenza fisica. I suoi sensi dominanti<br />

sono il gusto, seguito dall’odorato. È tranquilla,<br />

stabile, ordinata e regolare. È discreta, riservata<br />

e con poche ma buone amicizie. Ha un’intelligenza<br />

lenta, è paziente e si arrabbia<br />

raramente. Ama dormire a lungo e non accetta<br />

i cambiamenti.<br />

La teoria ayurvedica dei sei sapori<br />

(Rasa)<br />

Secondo l’Ayurveda esistono 6 sapori a loro<br />

volta formati dalle combinazioni energetiche<br />

dei 5 elementi naturali<br />

Dolce: terra e acqua<br />

Acido: acqua e fuoco<br />

Salato: terra e fuoco<br />

Piccante: aria e fuoco<br />

Amaro: aria e spazio<br />

Astringente (aspro): aria e terra<br />

Ogni Dosha va nutrito e tenuto equilibrato con<br />

gli alimenti che contengono i diversi sapori e la<br />

dieta quotidiana dovrebbe includerli tutti e 6<br />

per l’equilibrio bio-energetico.<br />

Caratteristiche dei sapori<br />

Il sapore dolce (latticini, cereali, frutta dolce,<br />

patate dolci, finocchi, zucchero di canna…) ,<br />

promuove la crescita dei tessuti, calma la<br />

mente ed è in grado di ringiovanire, lubrificando<br />

la pelle e l'organismo.<br />

Il sapore acido (agrumi, bacche, yogurt, aceto,<br />

vino, pomodori…) rinforza Agni, il "fuoco" digestivo,<br />

il potere metabolico.<br />

Il sapore amaro (caffè, cacao, cicoria, spinaci,<br />

catalogna, pompelmo, rabarbaro, verdure a foglia<br />

scura…) rimuove gli accumuli, le infiammazioni<br />

ed inoltre è depurativo.<br />

Il sapore astringente (miele, noci, mirtilli, melograno,<br />

rosmarino, salvia, curcuma, frutta<br />

acerba…)<br />

favorisce la cicatrizzazione dei tessuti e l'assorbimento<br />

di liquidi.<br />

Il sapore piccante (spezie, aglio, zenzero, rapanelli,<br />

prezzemolo…) usato con moderazione purifica<br />

il sangue.<br />

Il sapore salato (sale, sottoaceti) stimola l’appetito<br />

e serve ad eliminare le rigidità articolari.<br />

Vata è tenuto in equilibrio dai gusti dolce,<br />

acido, salato.<br />

Queste tipologie dovrebbero privilegiare cibi<br />

caldi e cotti, nutrienti, piacevoli e facilmente digeribili<br />

(minestre di verdure e cereali), tisane<br />

calde o tiepide. Si consiglia di mangiare a orari<br />

regolari e in un'atmosfera serena. I sapori da<br />

ridurre o da evitare sono il piccante e l’amaro.<br />

Pitta è bilanciato dai gusti dolce, amaro, astringente.<br />

Dovrebbe consumare cibi freschi o tiepidi, poco<br />

conditi e poco cotti, tanta frutta e verdura fresche<br />

(lattuga, cetrioli, asparagi…) tisane e<br />

lassi (yogurt diluito con acqua ed erbe aromatiche<br />

o spezie) rinfrescanti. Da evitare cibi salati,<br />

piccanti e acidi, i grassi e tutti gli<br />

stimolanti.<br />

Kapha deve privilegiare i gusti amaro, piccante,<br />

astringente.<br />

Gli si consigliano cibi caldi e leggeri, speziati,<br />

cucinati al forno, arrostiti e grigliati, con pochissimo<br />

olio e senza acqua. Le persone Kapha<br />

possono saltare la colazione e bere il mattino<br />

solo una tisana (per es. infusione di zenzero, limone<br />

e un pizzico di miele, dalle proprietà depurative<br />

e dimagranti). I sapori da ridurre o da<br />

evitare sono in assoluto il dolce (con eccezione<br />

del miele) e il salato.<br />

Spezie e tisane per la salute<br />

La cucina ayurvedica usa dei mix di spezie per<br />

mantenere l’equilibrio dei 3 Dosha. Oltre ad insaporire<br />

i cibi, le spezie migliorano la digestione,<br />

stimolano il metabolismo, eliminano le<br />

tossine, prevengono molti malesseri.<br />

Le spezie adatte a Vata sono dei mix a base di<br />

cumino, zenzero, curcuma, assafœtida, dalle<br />

proprietà digestive e calmanti. Le tisane Vata<br />

si usano durante tutto l'anno per combattere il<br />

nervosismo e lo stress e sono consigliate a tutti<br />

durante la stagione Vata (autunno - inverno,<br />

con tempo freddo e ventoso).<br />

Le spezie per Pitta sono delle miscele di coriandolo,<br />

finocchio, cumino, cardamomo, zenzero,<br />

curcuma, cannella, dalle proprietà rinfrescanti<br />

ed emollienti. I tè per Pitta hanno anche proprietà<br />

antiacide e sono raccomandati durante<br />

l'anno ma soprattutto durante i mesi caldi<br />

dell’estate.<br />

Il tipo Kapha dovrebbe usare delle spezie stimolanti<br />

a base di zenzero, pepe nero, curcuma,<br />

utili per accelerare il metabolismo lento di queste<br />

costituzioni. I tè per Kapha sono utili a<br />

tutti durante la stagione Kapha (inverno-primavera)<br />

quando il tempo è freddo e umido.<br />

Tisana digestiva<br />

Ingredienti per una tazza di acqua<br />

1/3 di cucchiaino da caffè di semi di cumino<br />

1/3 di cucchiaino da caffè di semi di coriandolo<br />

1/3 di cucchiaino da caffè di semi di finocchio.<br />

Preparazione<br />

Far bollire l’acqua, aggiungere le spezie, spegnere<br />

il fuoco, coprire e lasciare in infusione<br />

per 5 minuti. Bere dopo i pasti.<br />

Esempi di menu per le 3 tipologie<br />

Menu per VATA<br />

(sapori prevalenti: dolce, salato, acido)<br />

Colazione: Porridge d'avena, yogurt alla vaniglia,<br />

caffe d’orzo con zucchero di canna.<br />

Metà mattina: Lassi (yogurt diluito con aroma<br />

di rose) oppure spremuta di arance dolci<br />

Pranzo: Pasta al sugo di pomodoro e basilico,<br />

oppure riso con verdure (asparagi, zucchine…<br />

.), ricotta o carne bianca con contorno di verdure<br />

cotte (patate, carote, barbabietole, cornetti…).<br />

Metà pomeriggio: Tè ayurvedico<br />

Cena: Zuppa di verdure o Dahl di lenticchie<br />

rosa con riso basmati.<br />

Menu per PITTA<br />

(sapori prevalenti: dolce, amaro, astringente)<br />

Colazione: Yogurt naturale con muesli, oppure<br />

latte magro con cereali integrali<br />

Metà mattina: un frutto (mela, fragole, mirtilli,<br />

kiwi)<br />

Pranzo: Insalata belga al formaggio fresco, insalata<br />

di farro con verdure miste (melanzane,<br />

radicchio, carciofi…), tisana rinfrescante Pitta<br />

Metà pomeriggio: un sorbetto o gelato alla<br />

frutta (melone, mango,<br />

Cena: Minestra di farro o di orzo con verdure,<br />

carne bianca o pesce con verdure miste<br />

Menu per KAPHA<br />

(sapori prevalenti: amaro, piccante, astringente)<br />

Colazione: Caffè d'orzo con pane integrale e<br />

miele<br />

Metà mattina: Succo di mela o lassi (yogurt diluito<br />

con spezie).<br />

Pranzo: Insalata di verdure crude, pollo alle<br />

spezie, tisana speziata<br />

Metà pomeriggio: Tè ayurvedico<br />

Cena: Cous-cous di quinoa con verdure, mousse<br />

allo yogurt con frutta fresca<br />

ALCUNE RICETTE<br />

Riso basmati<br />

Ricetta per 4 persone<br />

1 tazza di riso basmati 17


18<br />

3 tazze e mezzo d’acqua<br />

1 cucchiaio di olio extravergine<br />

½ cucchiaino di semi di senape, ½ cucchiaino di<br />

semi di cumino<br />

1 cucchiaino di sale marino, ¼ di cucchiaino di<br />

pepe nero<br />

In una casseruola di media grandezza scaldate<br />

l’olio ed aggiungete i semi di senape e di cumino.<br />

Quando i semi di senape scoppiettano aggiungete<br />

l’acqua, il riso ed il sale. Portate ad ebollizione.<br />

Coprite e riducete il fuoco al minimo, cuocendo<br />

per circa 15 minuti<br />

Aggiungete il pepe nero, mescolate e servite.<br />

Dal, zuppa di lenticchie rosse<br />

Ricetta per 4 persone<br />

100 g di lenticchie (1 tazza), 3 tazze di acqua,<br />

Sale qb<br />

1 cucchiaino di curcuma in polvere, 1 cucchiaino<br />

di zenzero in polvere, ¼ cucchiaio di curry dolce<br />

1 peperoncino verde (lungo e stretto) , 2 cucchiai<br />

d'olio, 1 cucchiaio di erba cipollina o di coriandolo<br />

fresco tritati<br />

Lavate le lenticchie e scolatele. Mettete in pentola<br />

con l'acqua, la curcuma e lo zenzero<br />

Cuocete con coperchio per ca.15 min o fino a<br />

quando le lenticchie si sono ridotte.<br />

Assaggiare ed evtl. aggiungere acqua. Aggiungete<br />

il curry e il peperoncino tritato sottilmente<br />

Aggiustare il sale guarnite con erba cipollina fresca<br />

tritata o foglie di coriandolo fresco.<br />

Insalata belga al formaggio fresco con<br />

spezie e mandorle<br />

Ricetta per 4 persone<br />

2 cespi di insalata belga<br />

200 gr di formaggio fresco (ricotta, formaggio di<br />

capra fresco )<br />

un pezzetto di zenzero da grattugiare<br />

1 cucchiaio di zafferano<br />

succo di mezzo limone<br />

30 gr di mandorle tritate<br />

erba cipollina<br />

sale e pepe<br />

Affettare sottilmente il cuore dell’insalata tenendo<br />

da parte le foglie più grandi<br />

Condire con succo di limone per evitare che anneriscano<br />

In una ciotola mescolare l’insalata tagliata sottilmente<br />

con il formaggio fresco, le zenzero grattugiato,<br />

di sale e pepe, lavorare il tutto fino ad<br />

ottenere un composto omogeneo.<br />

Distribuire il composto nel’incavo delle foglie<br />

grandi.<br />

Disporre le foglie su u piatto di portata, decorare<br />

con qualche mandorla intera e steli di erba cipollina.<br />

Mousse allo yogurt con frutta fresca<br />

(kiwi, ananas, fragole o bacche..)<br />

Ricetta:<br />

100 g di mascarpone cremoso ;<br />

150 g di yogurt naturale o alla vaniglia;<br />

zucchero a velo vanigliato (non c'è una dose precisa,<br />

va assaggiato);<br />

frutta fresca o sciroppata, da tagliare tipo macedonia<br />

(quando basta per una porzione)<br />

1-2 bicchieri di succo di mele;<br />

30 g di zucchero grezzo;<br />

1 pezzetto di cannella;<br />

1 bacca di anice stellato;<br />

Preparazione:<br />

Mescolare il mascarpone con lo yogurt e lo zucchero<br />

vanigliato, amalgamare bene.<br />

Distribuire il composto nei bicchierini e tenere in<br />

frigo fino al momento di servire.<br />

Pulire e tagliare la frutta a pezzi , versare il succo<br />

di mele e lo zucchero grezzo in un pentolino,<br />

unire le spezie e scaldare, quando il fondo diventa<br />

sciropposo aggiungere la frutta. Spegnere,<br />

eliminare le spezie, coprire la pentola con della<br />

pellicola trasparente e far raffreddare, in questo<br />

modo si conservano tutti i profumi. Servire la<br />

mousse accompagnata dalla frutta, decorare con<br />

foglie di menta oppure con un bastoncino di cannella.<br />

(Si può aggiungere anche della polvere di<br />

cannella)<br />

Consigli ayurvedici per tutti<br />

La dieta equilibrata dovrebbe includere tutti i sei<br />

sapori e una variazione continua degli alimenti.<br />

Evitare alimenti manipolati, conservati, addizionati<br />

e troppo raffinati.<br />

Consumare il pasto principale a mezzogiorno<br />

quando il fuoco digestivo Agni lavora al massimo.<br />

La sera si raccomanda un solo pasto ridotto e leggero<br />

da consumare almeno 3 ore prima di andare<br />

a letto.<br />

Durante i pasti è bene star seduti e calmi, masticando<br />

lentamente ed evitando discussioni ed<br />

emozioni negative.<br />

Alzarsi da tavola con ancora un poco di fame per<br />

avere una migliore digestione.<br />

Evitare di mangiare se non abbiamo digerito il<br />

pasto precedente.<br />

Evitare le bevande ghiacciate che compromettono<br />

una buona digestione.<br />

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Cucinare<br />

Zen<br />

Difficile trovare un’attività che sia così<br />

ampiamente e profondamente metaforica<br />

e rappresentativa dell’esistenza. E<br />

se concepiamo l’esistenza orientata secondo la<br />

tradizione Zen – dove con Zen s’intende una<br />

condizione di piena presenza, attenzione, consapevolezza,<br />

pur nella vacuità, come si verifica<br />

nello stato meditativo – ci accorgiamo come la<br />

cura del dettaglio, la precisione millimetrica e<br />

cronometrica sono elementi imprescindibili<br />

per la creazione di un’opera<br />

d’arte quale può essere quella<br />

culinaria.<br />

Per certi versi, si può compiere<br />

un paragone tra una<br />

pietanza e un mandala -<br />

dal sanscrito maṇḍala,<br />

letteralmente: «essenza»<br />

(maṇḍa) + «possedere» o<br />

«contenere» (la); tradotto<br />

anche come «cerchio-circonferenza»<br />

o «ciclo», si<br />

tratta di figure geometriche<br />

variamente articolate e<br />

incastonate tra loro, raffigurate<br />

tramite sabbia colorata –<br />

in quanto elementi concreti, sacri,<br />

rituali, e simbolici al tempo stesso.<br />

L’elemento mentale svolge un ruolo incommensurabile:<br />

pare che i mandala, in realtà, siano<br />

concepibili solo mentalmente. Allo stesso modo,<br />

il potere evocativo di una pietanza risulta evidente<br />

e ampiamente sfruttato, ad esempio,<br />

nelle pubblicità. Tuttavia anche nella nostra<br />

quotidianità è possibile rendersi conto quanto<br />

di frequente il cibo possa essere un’immagine<br />

mentale, prima ancora che un atto di consumo<br />

e/o condivisione effettiva. Ma soprattutto, il<br />

Spiritualità<br />

di Anna Fata<br />

cibo immaginato non è mai quel che poi si rivela<br />

nel concreto. E lo stesso vale per l’intera<br />

vita: quel che è, è stato, sarà, non è mai quel<br />

che si ricorda o quel che ci s’attende.<br />

La natura stessa si presenta in forma di mandala<br />

e, spesso, anche noi stessi, come aveva<br />

brillantemente osservato Carl Gustav Jung,<br />

tendiamo, seppur inconsapevolmente, a riprodurre<br />

queste raffigurazioni in ciò che facciamo,<br />

ivi comprese le opere d’arte, come può essere<br />

un piatto d’alta cucina.<br />

I mandala vengono anche ‘vissuti’,<br />

nel senso che, per celebrarli<br />

,vengono organizzati<br />

riti, danze, di adulti e bambini.<br />

Il cibo, allo stesso<br />

modo, può essere una costante<br />

occasione, da una<br />

parte per celebrare, dall’altra<br />

di essere celebrato.<br />

Notoriamente esistono<br />

pietanze che si cucinano e<br />

si consumano in occasione<br />

di alcune ricorrenze, così<br />

come ce ne sono altre, più specifiche<br />

a seconda della cultura,<br />

del contesto, e dell’ambiente socio<br />

familiare che rappresentano in se<br />

stesse una festa. Il mandala rappresenta anche<br />

il tentativo di creare un ordine laddove regna<br />

il disordine, e di individuare un centro a cui<br />

fare riferimento e ritorno, per conseguire stabilità<br />

e radicamento. Esistono pietanze che<br />

rappresentano propriamente questa condizione:<br />

si può pensare alla massa informe delle<br />

farine che, solo se assemblate e lavorate propriamente,<br />

possono dare vita a produzioni gustose<br />

e mirabili esteticamente.<br />

21


L’equilibrio, su un piano simbolico, nei mandala<br />

si raggiunge con l’annullamento degli opposti.<br />

Nelle pietanze culmina nella ricerca di<br />

un’armonia di sapori tale per cui nessuno prevale<br />

in modo troppo marcato sull’altro, ma in<br />

modo tale da lasciare spazio ad ogni sfumatura<br />

aromatica che si possa presentare. Può essere<br />

interessante notare come nei mandala le figure<br />

geometriche più ricorrenti sono il cerchio, che<br />

rappresenta lo spirito, e il quadrato, che raffigura<br />

la terra. Allo stesso modo, non deve essere<br />

del tutto casuale che i piatti, le pentole, le padelle,<br />

sono prevalentemente di forma circolare,<br />

o al più ovale, quasi ad indicare il fatto che il<br />

contesto in cui s’inserisce il processo è prettamente<br />

spirituale. Il mandala rappresenta al<br />

tempo stesso l’immagine della psiche di un individuo,<br />

e dell’universo. Allo stesso modo, ogni<br />

pietanza, nel piccolo, raffigura la Natura nel<br />

suo complesso, pur in una rilettura personale<br />

della singola persona che cucina.<br />

I mandala per poter essere realizzati richiedono<br />

molto tempo, pazienza, precisione, cura.<br />

Allo stesso modo, anche le pietanze richiedono<br />

le medesime energie e risorse per la loro crea-<br />

zione. La massima rappresentazione, forse,<br />

dell’intero processo esistenziale sta nel fatto<br />

che i mandala, dopo la loro realizzazione e celebrazione,<br />

vengono distrutti, per indicare l’impermanenza<br />

della vita, la caducità, la morte,<br />

ma anche e soprattutto la rinascita. Nelle culture<br />

orientali, più che mai, la fine di qualsivoglia<br />

processo viene fatta coincidere con un<br />

nuovo inizio. Il mandala, in fondo, secondo la<br />

visione junghiana rappresenta un cerchio,<br />

l’eterno ritorno dell’esistenza. La stessa pietanza,<br />

accuratamente adornata e rifinita, a sua<br />

volta, viene immediatamente ag-gredita dal<br />

commensale, oppure, in caso di cucina domestica,<br />

à la stessa cuoca, padrona di casa, che distrugge<br />

il frutto del suo lavoro, sezionando<br />

accuratamente le parti, a partire dal piatto di<br />

portata, per i suoi commensali. Ma il cibo assunto,<br />

successivamente, diventa materiale per<br />

il sostentamento e l’edificazione cellulare di chi<br />

l’assume. E il ciclo continua.<br />

Per approfondire:<br />

Anna Fata (2005), Il cibo come fonte di essere e ben-essere, Armando<br />

Edizioni, Roma.<br />

Anna Fata (2010), Lo zen e l’arte di cucinare, Edizioni Il Punto d’Incontro,<br />

Vicenza.<br />

Psicologia | Filosofia | Educazione | Religione<br />

L’Educazione<br />

e la Formazione<br />

Che cosa sono l’educazione e la formazione?<br />

Nel senso comune, l’educazione riguarda<br />

la formazione dei bambini e dei<br />

giovani. Viene pensata come riferita all’età evolutiva:<br />

è difficile che una persona adulta ritenga<br />

di continuare a farsi educare e ad educarsi. Un<br />

altro senso dell’educazione riguarda invece il<br />

comportamento anche adulto: si tratta della<br />

buona educazione, una forma di educazione morale<br />

e di educazione estetica,<br />

ispirate soprattutto al comportamento<br />

relazionale e sociale.<br />

Si coltiva attraverso il<br />

rispetto e l’eleganza, nella<br />

cura del corpo, dei vestiti,<br />

degli ambienti, nell’ascolto<br />

dell’altro e nella gentilezza<br />

verso gli altri. Si esprime<br />

nella capacità di contenere le<br />

emozioni e nella capacità di<br />

dialogare con gli altri. Si può<br />

poi anche riferire l’educazione<br />

alla formazione del carattere<br />

e della personalità:<br />

una persona educata è una persona che sa controllarsi,<br />

sa porsi e raggiungere delle mete, sa vivere<br />

l’equilibrio fra le diverse esigenze della vita,<br />

segue un codice morale preciso. Una nota attimistica<br />

si accompagna ad una nota ritenuta necessariamente<br />

ed elegantemente repressiva.<br />

All’origine dei processi formativi contemporanei,<br />

l’educazione si distingeva fra l’educazione morale-spirituale,<br />

nella famiglia e nelle chiese, la<br />

di Antonio Sbisà<br />

all’interno delle scuole e delle università, ma il<br />

progetto tende a fallire, perché queste istituzioni<br />

non riescono in realtà ad allontanarsi dalla semplice<br />

istruzione, e non si prendono cura della formazione<br />

del carattere e della persona,<br />

dell’educazione morale e spirituale. Questo succede<br />

perché nelle scuole e nelle università si procede<br />

attraverso la trasmissione razionale, mentre<br />

le altre formazioni utilizzano anche altre forme<br />

di esperienza, come il lavoro<br />

sul corpo, sullo spirito, sulla<br />

coscienza. Le istituzioni educative<br />

hanno formato le persone<br />

esclusivamente ad una<br />

razionalità retorica e teorica,<br />

sacrificando le dimensioni<br />

corporali, istintuali ed affettive,<br />

trascurando le capacità<br />

di fare, delegando alle istituzioni<br />

religiose le tematiche<br />

morali e spirituali.<br />

Già Aristotele, pensando<br />

alle istituzioni educative, accennava<br />

all’esigenza di rispettare e promuovere<br />

tre ordini di discipline:<br />

- teoretiche, destinate ad indagare sui fondamenti<br />

ultimi della realtà e della scienza,<br />

- produttive, destinate alla maturazione di capacità<br />

operative a qualsiasi livello,<br />

- pratiche, destinate alla riflessione sul comportamento<br />

e sull’esperienza.<br />

È facile riconoscere in queste ultime discipline<br />

preparazione al lavoro, e l’istruzione scolastica. pratiche l’educazione morale come guida alla sti-<br />

22 Oggi si tende a riunificare il processo educativo molazione ed alla riflessione sull’esperienza.<br />

23


24<br />

Il concetto fondamentale da tenere presente<br />

riguarda il fatto che l’educazione venga<br />

considerata come un intervento che possa<br />

durare tutta la vita, perché la vita viene intesa<br />

come possibile processo di crescita continua.<br />

Si tratta di un concetto sempre<br />

rivoluzionario, perché vorrebbe affermare<br />

che tutte le persone possano e debbano trascorrere<br />

la loro vita aumentando e coltivando,<br />

raffinando, le loro capacità ed i loro<br />

talenti, in ogni aspetto della persona e delle<br />

attività, in ogni relazione. Vedremo come invece<br />

le istituzioni, il lavoro, la sfera dei<br />

rapporti affettivi, richiedano ancora delle<br />

persone che si adattino al mondo del lavoro<br />

ed ai codici morali delle istituzioni e del<br />

sistema sociale.<br />

Definiamo meglio quindi il rapporto fra<br />

l’educazione, la formazione, l’educazione<br />

morale e la morale sociale.<br />

In senso generale, la formazione indica il<br />

processo di autoregolazione in cui si trova<br />

immerso un organismo vivente nel suo rapporto<br />

con l’ambiente. L’organismo e l’uomo<br />

non rispondono soltanto meccanicamente e<br />

reattivamente agli stimoli ricevuti, ma esprimono<br />

un potere di autorealizzazione che<br />

parte dal comportamento della totalità tesa<br />

al controllo dell’ambiente. La natura e la<br />

società non sono soltanto dei nomi adatti ad<br />

indicare degli universali astratti, ma costituiscono<br />

esse stesse delle formazioni concrete.<br />

La formazione indica il processo di<br />

autoregolazione in cui si trovano delle realtà<br />

viventi che tendono ad espandersi, a<br />

controllare l’ambiente, a lottare contro altri<br />

processi, ad integrare le realtà che via via si<br />

formano. Appare come il processo di una totalità<br />

che si conserva e si sviluppa in condizioni<br />

sempre diverse. I condizionamenti<br />

sono configurazioni di forze plasmatrici attive<br />

ed automatizzate dirette a limitare deformare<br />

ed utilizzare per le proprie esigenze<br />

le potenzialità individuali.<br />

Un essere umano rappresenta una totalità in<br />

autonomo sviluppo: non una somma di<br />

componenti psicologiche indifferenti una all’altra,<br />

non un vaso che aspetta di essere<br />

riempito. L’individuo costituisce una globalità<br />

fondata su di un potere attivo di autoregolazione;<br />

ciò significa che può comunque<br />

difendersi dalle formazioni che lo dominano,<br />

può cercare e risvegliare le sue particolari<br />

motivazioni di crescita. Può iniziare<br />

un processo di liberazione, può avviarsi<br />

verso l’autorealizzazione. È anche possibile<br />

che l’individuo utilizzi il suo potere per<br />

riaffermare contesti che lo controllano, per<br />

obbedire a logiche estranee al suo sviluppo;<br />

può anche riuscire ad avere in questo modo<br />

realizzazioni parziali nel lavoro od in altri<br />

settori della vita. Ma una persona può sviluppare<br />

al massimo le potenzialità e può<br />

realizzarsi come individuo unico soltanto<br />

attraverso un processo di trasformazione.<br />

Un individuo rappresenta una realtà in sviluppo,<br />

e questa si confronta prima di tutto<br />

con le formazioni complessive presenti nella<br />

natura e nella società. I condizionamenti<br />

esprimono configurazioni resistenti ed attive<br />

che limitano e canalizzano le potenzialità.<br />

Abbiamo quindi la preesistenza, l’articolazione<br />

spontanea e l’autonomia di diversi<br />

processi che precedono, accompagnano ed<br />

esprimono l’esistenza dell’individuo.<br />

Esistono i condizionamenti storici e sociali,<br />

esistono i condizionamenti psicologici,<br />

esistono le potenzialità ed i poteri di automotivazione<br />

e di autorealizzazione degli individui.<br />

Rimane attuale la prospettiva<br />

marxista che riconosce la continuità storica,<br />

pure attraverso molteplici variazioni, delle<br />

società fondate sulla divisione del lavoro e<br />

sull’alienazione. In un altro modo, la psicoanalisi<br />

dimostra come l’inconscio possa<br />

contenere complessi e problematiche che<br />

condizionano ed indirizzano la crescita .<br />

Dimostra come l’inconscio personale e l’inconscio<br />

collettivo comprendano complessi e<br />

forze direttive che tendono a tradursi, per<br />

quanto riguarda il comportamento, in coazioni<br />

a ripetere, identificazioni, proiezioni,<br />

e così via. Le contraddizioni non rappresentano<br />

comunque un assoluto di negatività;<br />

possono sempre nascondere o stimolare livelli<br />

di energia adatti ad essere liberati e<br />

riorganizzati in nuove unità formative.<br />

È importante qui riconoscere la possibilità di<br />

tradurre in ipotesi sperimentali il rapporto<br />

fra l’intreccio delle formazioni che controllano<br />

un individuo e la sua possibilità di seguire<br />

percorsi che gli permettano di<br />

potenziarsi come unità dinamica unica in<br />

fase di autorealizzazione. Diventa complessa<br />

a questo punto la funzione degli educatori.<br />

Se scelgono di adattare l’individuo al suo<br />

stato di confluenza di direzioni esterne al<br />

suo sviluppo personale, si prefigurano un<br />

compito di puri trasmettitori di culture e poteri.<br />

Se vogliono invece stimolare il processo<br />

di individualizzazione, devono frenare le<br />

formazioni esistenti e potenziare le tracce di<br />

autonomia personale.<br />

Una manifestazione classica dell’influenza<br />

delle formazioni sociali sull’individuo si ha<br />

nei fenomeni di scissione e di frammentazione<br />

fra le componenti dell’essere umano: il<br />

corpo, le attitudini ricettive ed emozionali, la<br />

ragione, la volontà e lo spirito. Si trascurano<br />

il corpo e le emozioni, s’impedisce l’esperienza<br />

diretta, si privilegia un aspetto di razionalità<br />

sociale, s’ignora la volontà, si<br />

abbandona lo spirito alle istituzioni religiose<br />

Una vera formazione globale ed autonoma<br />

dell’individuo implicherebbe la maturazione<br />

e l’armonizzazione di queste realtà.<br />

Un filosofo come Marcuse aveva già da tempo<br />

indicato come caratteristica fondamentale<br />

delle società occidentali la scissione fra la<br />

ragione ed i sensi. Per vie diverse, Nietzsche<br />

e Jung hanno indagato sulle finalità evolutive<br />

dell’uomo; hanno proposto una dimensione<br />

laica e dinamica della spiritualità,<br />

come tendenza ad espandere l’autorealizzazione<br />

individuale verso il superamento di se<br />

stessi e verso la ricerca del Sé.<br />

Vediamo lo scenario. L’urgenza sociale e pedagogica<br />

ha consigliato alle istituzioni la<br />

formulazione di progetti orientati alla prevenzione<br />

ed alla cura della tossicodipendenza,<br />

all’attenzione alla salute, al disagio<br />

relazionale e ad altri aspetti. Ma queste patologie<br />

non possono essere attribuite unicamente<br />

alle responsabilità individuali o al<br />

caso. Le istituzioni sociali ed educative cercano<br />

di rimediare a qualcosa che loro stesse<br />

hanno causato e continuano a provocare. Le<br />

patologie emotive e relazionali, trovano la<br />

loro origine nelle scissioni che continuano ad<br />

essere alla base della società e della scuola.<br />

Si tratta della contrapposizione storica fra<br />

l’istruzione e l’educazione vera e propria, e<br />

fra il mondo dell’appello alla ragione ed<br />

alla conoscenza ed il mondo dell’esperienza,<br />

dell’affettività, dell’emotività, della creatività.<br />

25


6<br />

Medicina<br />

Narrativa e<br />

Comfort Care<br />

negli Hospice<br />

Oncologici<br />

“ ”<br />

Io ero un corpo, un corpo ammalato da guarire. E avevo un bel<br />

dire, ma io sono anche una mente, forse sono anche uno spirito<br />

e certo sono un cumulo di storie e di esperienze, di sentimenti,<br />

di pensieri ed emozioni che con la mia malattia hanno probabilmente<br />

avuto un sacco a che fare.<br />

Tiziano Terzani<br />

Sono noti da tempo gli effetti benefici derivanti<br />

dalla narrazione di ricordi autobiografici.<br />

La rivisitazione della propria storia, soprattutto<br />

quando il proprio equilibrio esistenziale<br />

è interrotto da una malattia, è dare senso<br />

non tanto alla malattia quanto piuttosto alla<br />

propria vita.<br />

di Francesco Paolo Pizzileo<br />

Il malato, specie quello grave o in fase terminale,<br />

ha esperienza della sua patologia in<br />

modo caotico, disordinato e contraddittorio;<br />

facilitargli la narrazione gli permette di introdurre<br />

un po’ di ordine nel caos e soprattutto<br />

di decidere lui quale ordine e fino a che<br />

punto: nessuno ha il potere né il diritto, di<br />

riordinare il caos altrui. Per lui narrare la<br />

propria sofferenza a qualcuno che lo accoglie<br />

è come un riordinare, ricomporre e curare la<br />

sofferenza stessa, spesso poi “a fine vita”, attraverso<br />

la narrazione di sè, viene ravvivato<br />

il colore dei ricordi e si affaccia il desiderio/bisogno<br />

di dare significato a quanto è accaduto<br />

e sta accadendo (A.Smorti). Se è vero che<br />

l’unica vita sopportabile è quella alla quale si<br />

dà senso, allora si comprende il tentativo<br />

dell’individuo che nella malattia tanto più ricerca<br />

il senso di una prova che sconvolge e<br />

può travolgere la propria esistenza.<br />

L’auto-narrazione ha radici autobiografiche,<br />

ripercorre personali percorsi affettivi e conflittuali,<br />

ma sembra svolgere anche un’efficace<br />

funzione maieutico-terapeutica che<br />

aiuta e facilita il paziente ad attraversare il<br />

doloroso territorio della propria malattia<br />

(G.Bert).<br />

Chi ripercorre il proprio vissuto, permette a<br />

sè stesso di intravedere nuove strade di consapevolezza<br />

e orizzonti che non si conoscevano,<br />

spinge sè stesso a camminare verso un<br />

cambiamento e a cogliere la possibilità di una<br />

catarsi liberatoria. Tutto ciò, dal punto di<br />

vista psico-emozionale e relazionale, si configura<br />

come un evento “apicale” nella malattia<br />

oncologica più che in altre patologie, dunque<br />

come un’esperienza totalizzante che crea una<br />

profonda spaccatura nella propria vita e<br />

manda in crisi valori e certezze; è come uno<br />

spartiacque che modifica il fluire del tempo e<br />

ne altera anche la percezione. Attualizzando<br />

il passato il paziente ricrea quel continuum<br />

percettivo dell’esperienza che l’evento malattia<br />

aveva alterato e questo lo aiuta ad uscire<br />

dall’immobilismo poiché risveglia la fiducia<br />

nelle propria capacità di reagire positivamente<br />

al momento difficile che sta attraversando.<br />

Nelle cure palliative e nell’assistenza in hospice,<br />

le narrazioni autobiografiche riferite<br />

dai pazienti e al racconto della loro esperienza<br />

di fine vita è una consuetudine in aumento,<br />

quanto meno nei paesi anglosassoni.<br />

In Italia, le esperienze in tal senso sono ancora<br />

poco numerose ma molto significative.<br />

Psicologia | Filosofia | Educazione | Religione<br />

Per gli operatori di fine vita (medici, infermieri,<br />

assistenti sociali, volontari..), decifrare<br />

il codice comunicativo di un paziente consente<br />

da una parte l’acquisizione di un insight<br />

rispetto ai suoi valori, dall’altra la<br />

comprensione di come egli affronta la sofferenza,<br />

di come giunge a prendere decisioni,<br />

di cosa si aspetta, di ciò che è disposto a tollerare<br />

dalle cure.<br />

Se è vero che la narrazione della storia di vita<br />

apre una breccia in un’esperienza personale,<br />

è pur vero che non è possibile comprendere<br />

un individuo senza capire i mondi di quella<br />

persona e la rete di significati nei quali questa<br />

persona vive.<br />

Ogni storia è un caso unico e irripetibile<br />

(D.Demetrio) e narrarla è per il paziente uno<br />

sforzo di attenzione e cura di sé, secondo una<br />

prospettiva di costruzione e ri-costruzione del<br />

proprio vissuto.<br />

Quando si riesce a farsi cogliere dalla vastità<br />

della conoscenza e della curiosità verso la<br />

vita, anche nella malattia è possibile imparare<br />

a leggere “altro”. Essa può condurci<br />

verso un nuovo sè e in questo percorso, alcuni<br />

strumenti legati alla creatività e dell’interiorità,<br />

possono aiutare a dilatare i confini.<br />

La sofferenza che genera la malattia comporta<br />

nella nostra vita una frattura esistenziale,<br />

vengono messi in discussione gli<br />

equilibri raggiunti e trova spazio l’incognita<br />

del futuro. Ne segue che, tra la soggettività<br />

psichica del malato, il suo corpo, il suo mondo<br />

vitale ed il sistema sociale, sono sempre in<br />

atto processi dinamici di interazione, processi<br />

di coglimento empatico di emozioni ed affetti<br />

e processi di comunicazione simbolica, destrutturanti<br />

e ristrutturanti il sistema cognitivo<br />

della persona, meglio di ogni singola<br />

persona.<br />

Il racconto di sè ha bisogno dell’”Altro” che<br />

ascolti. Anche l’ascoltatore è infatti parte integrante<br />

di questo processo di scambio comunicativo<br />

dinamico in cui chi riceve il racconto<br />

è soggetto importante tanto quanto chi lo comunica.<br />

Porsi in attento ascolto pone l’operatore di<br />

27


fine vita nella condizione di comprendere<br />

quali e quanti ostacoli ciascun paziente affronta,<br />

le necessità peculiari che sviluppa, le<br />

difficoltà a volte gravi come anche le grandi<br />

risorse che ha – e ritrova - lungo il cammino<br />

per fare fronte alla malattia, ed inoltre i percorsi<br />

più o meno accidentati in cui si è imbattuto<br />

in campo assistenziale.<br />

Il dialogo empatico con il malato consente di<br />

par suo di migliorare la qualità dell’accompagnamento<br />

al morire in hospice e introduce<br />

nelle procedure uno strumento per identificare<br />

i diversi bisogni del malato alla fine<br />

della vita.<br />

L’abilità degli operatori di essere presenti nei<br />

confronti di un paziente sofferente è di per sé<br />

positivo; il malato può desiderare di discutere<br />

del morire per alleviare le proprie paure e il<br />

“mettere la casa in ordine” e l’opportunità di<br />

una narrarsi gli offre la possibilità di contestualizzare<br />

e riflettere sulla propria vita dandogli<br />

il tempo per accomiatarsi. In<br />

particolare, quando il sistema familiare viene<br />

colpito dall’evento cancro, si bloccano le possibilità<br />

evolutive della famiglia e viene così<br />

infranta la narrativa famigliare nella dimensione<br />

soprattutto del futuro.<br />

La storia della famiglia diventa la storia<br />

della malattia (M.White). Di conseguenza, è<br />

importante dare ai familiari del paziente l'opportunità<br />

di esprimere se stessi per sentirsi<br />

sollevati, di esternare il proprio turbamento,<br />

il proprio dolore o le proprie colpe.<br />

Bisogna aiutarli a recuperare le fila di un<br />

dialogo con il malato che si è spesso interrotto,<br />

ad uscire dal mondo del male. Anche se<br />

non si tratta della loro malattia, devono comunque<br />

conviverci.<br />

Di qui l’importanza del supporto psico-emozionale<br />

e dei gruppi di narrazione guidata ai<br />

quali vi prendono parte i coniugi di malati di<br />

cancro, ma anche i loro genitori o i loro figli.<br />

Il denominatore comune tra i partecipanti è<br />

la malattia del proprio congiunto, di fronte<br />

alla quale si sentono spesso prostrati e frustrati,<br />

catapultati in un "mondo" che non conoscono.<br />

La maggior parte delle volte pensare che il<br />

proprio caro potrebbe morire li fa sentire in<br />

colpa, così, anche se la malattia avvicina, si<br />

rinchiudono a riccio, celano il turbamento,<br />

non sanno rispondere a domande difficili, non<br />

riescono a gestire gli sbalzi d'umore del malato,<br />

di conseguenza insorgono nuovi problemi<br />

di fronte ai quali si potrebbe provare<br />

spesso il desiderio di fuggire. Questa è la ragione<br />

per cui aiutare i familiari in un frangente<br />

che non sono preparati ad affrontare, è<br />

tanto importante quanto offrirlo al malato.<br />

Poichè l’uomo è tale dal principio alla fine,<br />

quanto detto assume valore anche per quei<br />

bambini neonati condannati a morire per malattie<br />

gravi ed incurabili ed ha rilevanza<br />

quando a raccontare la malattia è la famiglia<br />

dove la ferita da curare si estende lungo tutto<br />

il corpo parentale. E. Parravicini dal 2006 si<br />

occupa di diagnosi prenatali presso la Columbia<br />

University di New York, dove ha fondato<br />

il primo hospice per bambini neonati venuti<br />

al mondo troppo prematuri, affetti da sindromi<br />

letali o anomalie, che quasi sempre ne<br />

impediscono la sopravvivenza. Lo stesso anno<br />

furono presentati all’equipe medica di cui fa<br />

parte due casi di gravidanze alquanto particolari:<br />

due giovani donne aspettavano ciascuna<br />

un bimbo con trisomia 18, una<br />

patologia incompatibile con la vita o compatibile<br />

con una vita molto breve. Ci fu un’accesa<br />

discussione rispetto al fatto che queste<br />

donne non avevano voluto abortire per cui<br />

c’era il problema della gestione dei loro bimbi<br />

alla nascita. La Parravicini si offrì di prendersi<br />

cura di loro alla nascita e decise di sperimentare<br />

la teoria della dottoressa<br />

C.Saunders, la cosiddetta comfort care. Dal<br />

2006 ad oggi la neonatologa italiana ha seguito<br />

circa una cinquantina di bambini in<br />

condizioni terminali ed ha costruito attorno<br />

al bisogno delle donne e delle famiglie un contesto<br />

medico, psicologico e sociale di alto livello,<br />

finalizzato a massimizzare il benessere<br />

degli stessi neonati. Essere accolto, essere tenuto<br />

al caldo, essere idratato e nutrito sono i<br />

capisaldi della comfort care, che mira a dare<br />

conforto e pone al centro i bisogni primari di<br />

ogni bambino nato con problemi e destinato<br />

ad una breve esistenza. Èsignificativa la testimonianza<br />

di una giovane madre che, dopo<br />

aver partorito un neonato con malattia terminale<br />

ed averlo tenuto in braccio per tutta<br />

la vita (solo sette ore), ha detto: “Grazie,<br />

così nella sua vita mio figlio ha conosciuto<br />

solo l’amore”. Condividere il momento<br />

della narrazione è di per sé un<br />

atto di cura in quanto restituisce al genitore<br />

la pienezza di senso del proprio<br />

ruolo e l’opportunità di trasmettere<br />

l’esperienza e le competenze acquisite<br />

alle persone che si trovano investite da<br />

questo genere di problemi. Tutto questo<br />

approda infine al rinvenimento di dati<br />

molto importanti per gli operatori di fine<br />

vita che attestano che un’azione di cura<br />

globale ed efficace si nutre della fiducia<br />

e dell’arricchimento reciproco e procede<br />

anche attraverso una buona narrazione<br />

della malattia.<br />

28 29


30<br />

Oltre la Storia:<br />

Interpretazione<br />

Psicologica di<br />

“Le Cronache<br />

di Narnia”<br />

Il Nipote del Mago<br />

Capitolo V - La Parola Deplorevole<br />

SINTESI<br />

Dopo il frastuono un debole rumore da un<br />

lato della stanza dove la donna bellissima,<br />

che avevano prima notato, da statua diventa<br />

viva. Si alza e si guarda intorno nota i ragazzi<br />

e va loro incontro, chiede chi sia stato a<br />

sciogliere l’incantesimo e rimane stupita che<br />

Digory, un bambino “..neanche di sangue<br />

blu...” , potesse averlo fatto. Digory aggiunge<br />

di provenire da un altro mondo. Mentre la regina,<br />

questo è il rango nobiliare che la donna<br />

si assume, realizza che Digory non è neanche<br />

un mago, si accorge che il palazzo in cui si<br />

di Rodolfo Saraò<br />

trovano sta crollando; così prende per mano<br />

entrambi ed escono dall’edificio . Digory e<br />

Polly, presi per mano, non possono toccare<br />

gli anelli per tornare alla Foresta di Mezzo<br />

così giungono all’esterno dell’edificio trascinati<br />

dalla regina. La donna indica la città che<br />

appare loro (Charn) immobile, nel silenzio<br />

anch’essa a causa di una battagli che ci fu tra<br />

lei (Jadis è il suo nome) e la sorella. Jadis<br />

vinse la disputa grazie alla pronuncia di una<br />

parola magica a cui nessuno sarebbe sopravvissuto.<br />

Anche qui come per Andrew, Digory<br />

rimane sbalordito della spietatezza della regina<br />

che merita più di essere appellata come<br />

strega. Jadis vuole andare nel mondo da cui<br />

provengono i ragazzi convinta che fosse questa<br />

la loro intenzione. Naturalmente non è<br />

così ed entrambi cercano di persuaderla da<br />

questo intento. Jadis, che si mostra sempre<br />

più autoritaria e violenta, ed ancora una<br />

volta afferra Polly per i capelli costringendo<br />

i ragazzi a toccare gli anelli verdi.<br />

INTERPRETAZIONE<br />

Ecco il nostro passato diventare presente. I<br />

personaggi sono gli stessi di allora, i luoghi<br />

identici, tutto tornerà a vivere grazie alla nostra<br />

attenzione partendo dalle stesse identiche<br />

condizioni in cui lo abbiamo “lasciato”<br />

occupandoci di altro. La strega Jadis può essere<br />

associata alla parte “cattiva” che è in<br />

noi. A differenza di Zio Andrew qui troviamo<br />

l’avidità, il potere coercitivo, il disprezzo degli<br />

altri di origini più umili. Anche stavolta c’è<br />

stato il riconoscimento di una nostra parte<br />

“cattiva” e, a differenza di prima, troviamo<br />

dei concetti molto più forti. Continuare il<br />

viaggio sta cominciando a diventare duro<br />

come l’ammettere a sé stessi che ci sono queste<br />

parti così deprecabili anche in noi. Questo<br />

comporta una evidenza: una città intera<br />

Charn è stata sterminata a causa sua ossia<br />

tutte le persone che abbiamo “giudicato” con<br />

le caratteristiche di Jadis sono state da noi<br />

allontanate (quindi escluse dalla nostra attenzione<br />

nella vita quotidiana). Questa<br />

nuova consapevolezza si traduce nel fatto che<br />

quello che ci appartiene, ma che avevamo negato<br />

relegandolo nel nostro mondo interno<br />

(inconscio),adesso con il riconoscimento tornerà<br />

a far parte del nostro mondo cosciente.<br />

Jadis non ucciderà più nessuno, tutti gli abitanti<br />

di Charn sono ormai parte irrecuperabile<br />

del nostro passato ma incontrerà persone<br />

nuove e stavolta sarà diverso.<br />

Il Nipote del Mago<br />

Capitolo VI - Cominciano i guai per Zio Andrew<br />

Psicologia | Filosofia | Educazione | Religione<br />

SINTESI<br />

Di nuovo i due ragazzi si ritrovano nella Foresta<br />

di Mezzo, ma stavolta con loro c’è la<br />

strega Jadis che subito inizia a sentirsi male.<br />

Nonostante questo riesce a toccare Digory ed<br />

a farsi trasportare nuovamente nello studio<br />

di zio Andrew da cui erano partiti. Lo zio rimane<br />

incantato della bellezza e della maestosità<br />

di Jadis. Questa chiede di vedere il mago<br />

che l’aveva portata lì ma alla vista di zio Andrew<br />

rimane delusa e gli dà del ciarlatano.<br />

Tuttavia inizia a dargli ordini (era la regina<br />

a Charn quindi abituata a dominare e comandare).<br />

In questa dimensione naturalmente<br />

il suo atteggiamento non ha senso ma<br />

Andrews esegue comunque intimorito dall’autorevolezza<br />

e dalla forza fisica della<br />

strega. Jadis non dà segno di ricordare del<br />

suo passaggio nella Foresta di Mezzo ed ignorando<br />

i due ragazzi inizi ad irritarsi per il ritardo<br />

del ritorno di Andrew. Zio Andrew<br />

innamorato ed intimorito di Jadis cerca di<br />

rendersi più presentabile nel tentativo di<br />

farla innamorare di lui così chiede dei soldi<br />

alla sorella ed in quel mentre irrompe Jadis<br />

nella stessa stanza.<br />

INTERPRETAZIONE<br />

La nostra consapevolezza della parte cattiva<br />

è adesso più ricca: oltre allo zio Andrew (che<br />

rappresenta inganno e paura) adesso c’è<br />

anche la strega Jadis (potere, disprezzo, avidità,<br />

arroganza). Nel passaggio nella Foresta<br />

di Mezzo la parte cattiva rappresentata da<br />

Jadis “si sente male”, ossia in una dimensione<br />

più distante da quella inconscia<br />

(Charn) e da quella conscia (Londra) si affievolisce<br />

l’enfasi e l’intensità di certe emozioni<br />

proprio perché viste da un’altra prospettiva.<br />

Ecco che Jadis non sopravviverebbe a lungo<br />

in quella realtà perché per esistere ha bisogno<br />

di avversari e comunque di altre persone<br />

ed emozioni a cui contrapporsi. Così, appena<br />

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giunta nella dimensione cosciente (Londra),<br />

Jadis di gran lunga più forte e grande come<br />

parte cattiva soverchia Andrew. Questi è sedotto<br />

dalla “bellezza” di qualcosa della sua<br />

stessa tipologia ma sicuramente molto più<br />

forte. Adesso la nostra consapevolezza dovrà<br />

fare i conti con questa novità ossia affrontare<br />

la gestione di nuove e forti parti cattive<br />

nel nostro quotidiano.

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