Cronica di Taverna - Dalla colonia Greca alla Città Medievale
Cronica di Taverna - Dalla colonia Greca alla Città Medievale Cronica di Taverna - Dalla colonia Greca alla Città Medievale
Cronica di Taverna dalla colonia greca alla città medievale a cura di Giuseppe Valentino __________________________ I QUADERNI DEL MUSEO Storia Edizioni
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<strong>Cronica</strong> <strong>di</strong> <strong>Taverna</strong><br />
d<strong>alla</strong> <strong>colonia</strong> greca <strong>alla</strong> città me<strong>di</strong>evale<br />
a cura <strong>di</strong><br />
Giuseppe Valentino<br />
__________________________<br />
I QUADERNI DEL MUSEO<br />
Storia<br />
E<strong>di</strong>zioni
Alle persone libere<br />
che con sacrificio, umiltà, lavoro, intelligenza e senso <strong>di</strong> giustizia<br />
hanno saputo costruire per il futuro<br />
la storia culturale della <strong>Città</strong> <strong>di</strong> <strong>Taverna</strong>.<br />
1
In copertina : particolare <strong>di</strong> una pagina del manoscritto conservato nella Biblioteca Comunale <strong>di</strong> <strong>Taverna</strong>.<br />
Nell’immagine del frontespizio <strong>di</strong> pag.3 : Francesco Cassiano de Silva, Veduta della <strong>Città</strong> <strong>di</strong> <strong>Taverna</strong>, in Discorso sopra le <strong>Città</strong> del Regno<br />
<strong>di</strong> Napoli, MSS 1708 , Oesterreichische National Bibliothek <strong>di</strong> Vienna.<br />
2
<strong>Cronica</strong> <strong>di</strong> <strong>Taverna</strong><br />
d<strong>alla</strong> <strong>colonia</strong> greca <strong>alla</strong> città me<strong>di</strong>evale<br />
a cura <strong>di</strong><br />
Giuseppe Valentino<br />
con i contributi <strong>di</strong><br />
Roberto Bartolini<br />
Antonella Brogi<br />
Maria Catizone<br />
Maurizio Copedè<br />
Teresa Danizio<br />
___________________<br />
I QUADERNI DEL MUSEO<br />
Storia<br />
E<strong>di</strong>zioni<br />
3
Pubblicazione e<strong>di</strong>ta con il patrocinio ed il contributo <strong>di</strong> :<br />
4<br />
UNIONE EUROPEA<br />
REGIONE CALABRIA – ASSESSORATO ALLA CULTURA<br />
COMUNE DI TAVERNA<br />
MUSEO CIVICO DI TAVERNA<br />
Progetto e cura della pubblicazione<br />
Giuseppe Valentino<br />
Responsabile Settore Cultura<br />
Direttore Museo Civico e Biblioteca – Comune <strong>di</strong> <strong>Taverna</strong><br />
Traduzione del testo manoscritto<br />
Maria Catizone<br />
Teresa Danizio<br />
Coor<strong>di</strong>namento rapporti istituzionali per la realizzazione del progetto <strong>di</strong> restauro a Firenze<br />
Caterina Bagnato<br />
Progetto <strong>di</strong> restauro del manoscritto<br />
Maurizio Copedè<br />
Presidente CTS Restauro del Libro e della Carta, Istituto per l’Arte ed il Restauro “Palazzo Spinelli”, Firenze<br />
Restauro del manoscritto<br />
Antonella Brogi<br />
Roberto Bartolini<br />
Docenti e Restauratori dell’Istituto per l’Arte ed il Restauro “Palazzo Spinelli”, Firenze<br />
Elaborazione multime<strong>di</strong>ale delle pagine manoscritte<br />
Giuseppe Frustaci<br />
Tecnico informatico del Comune <strong>di</strong> <strong>Taverna</strong><br />
Testi nella pubblicazione<br />
Sebastiano Angotti<br />
Antonella Brogi<br />
Maria Catizone<br />
Maurizio Copedè<br />
Teresa Danizio<br />
Francesco Dardano<br />
Giuseppe Valentino<br />
Si ringrazia<br />
On.le Sandro Principe - Assessorato <strong>alla</strong> Cultura delle Regione Calabria, Catanzaro<br />
Dott.ssa Francesca Tripo<strong>di</strong> – Soprintendente per i Beni Archivistici della Calabria, Reggio Calabria<br />
Dott.ssa Paola Benigni – Soprintendente per i Beni Archivistici della Toscana, Firenze<br />
Dr.Antonio Dentoni Litta – Soprintendente per i Beni Archivistici della Toscana, Firenze<br />
Dott.ssa Laura Mancuso – Direttore Generale, Assessorato <strong>alla</strong> Cultura delle Regione Calabria, Catanzaro<br />
Prof. Francesco Amodei – Presidente Istituto per l’Arte ed il Restauro “Palazzo Spinelli”, Firenze<br />
Dr.Raffaele Gaetano - Dirigente del Servizio, Assessorato <strong>alla</strong> Cultura delle Regione Calabria, Catanzaro<br />
Dott.ssa Sandra Pieri – Funzionario incaricato, Soprintendenza Archivistica per la Toscana, Firenze<br />
Prof.Maurizio Copedè – Presidente CTS Restauro del Libro e della Carta, Istituto per l’Arte ed il Restauro “Palazzo Spinelli”, Firenze<br />
Prof.ssa Antonella Brogi e Prof. Roberto Bartolini, Docenti e Restauratori dell’Istituto per l’Arte ed il Restauro “Palazzo Spinelli”,<br />
Firenze<br />
Referenze fotografiche e documentarie<br />
Archivio Museo Civico <strong>di</strong> <strong>Taverna</strong><br />
Archivio Giuseppe Valentino<br />
Pubblicazione e<strong>di</strong>ta da : “I Quaderni del Museo” - Storia<br />
Copyrigt 2008 by Museo Civico <strong>di</strong> <strong>Taverna</strong><br />
Stampato in Italia - Printed in Italy<br />
Industria Grafica Rubbettino – Soveria Mannelli CZ
Febbraio 2008.<br />
Note <strong>di</strong> presentazione<br />
L’Amministrazione Comunale <strong>di</strong> <strong>Taverna</strong>, con l’ine<strong>di</strong>ta ed integrale pubblicazione della <strong>Cronica</strong> <strong>di</strong> <strong>Taverna</strong> <strong>di</strong> Ferrante<br />
Galas, restituita integralmente <strong>alla</strong> fruizione degli stu<strong>di</strong>osi dopo secoli d’oblio, grazie al fondamentale sostegno<br />
dell’On.le Sandro Principe, ex Assessore <strong>alla</strong> Cultura della Ragione Calabria; al lavoro programmato e realizzato dal<br />
Prof.Giuseppe Valentino, Responsabile del Settore Cultura del Comune <strong>di</strong> <strong>Taverna</strong>; all’impegno ed <strong>alla</strong> professionalità<br />
collaborativa delle Dott.sse Maria Catizone e Teresa Danizio; risponde al <strong>di</strong>fficile intento <strong>di</strong> recuperare e <strong>di</strong>ffondere i<br />
valori sociali, politici e religiosi che sono stati alle origini dell’antichissima città <strong>di</strong> <strong>Taverna</strong> e delle comunità limitrofe.<br />
Si compie in tal modo, un progetto <strong>di</strong> <strong>di</strong>vulgazione culturale d’importantissima valenza per <strong>Taverna</strong> e l’intero<br />
territorio della presila catanzarese, ciò rappresenta un felice auspicio per continuare sulla via amministrativa intrapresa<br />
che, pone tra gli obiettivi principali, la valorizzazione e la conoscenza della nostra cultura.<br />
Sebastiano Angotti, Sindaco <strong>di</strong> <strong>Taverna</strong><br />
La Biblioteca Comunale <strong>di</strong> <strong>Taverna</strong> viene istituita nel lontano 1975, in un’epoca in cui erano poche le famiglie che si<br />
potevano permettere l’acquisto anche <strong>di</strong> una piccola enciclope<strong>di</strong>a del sapere, il primo Statuto fu approvato con<br />
deliberazione del consiglio comunale n. 53 del 29 aprile 1975 e con lo stesso furono delineati gli scopi fondamentali della<br />
nascente creatura culturale. Si voleva “fornire gratuitamente a tutti i citta<strong>di</strong>ni, senza limitazione alcuna, un moderno<br />
servizio pubblico <strong>di</strong> lettura, ricerca, consultazione, quale strumento primario <strong>di</strong> formazione ed elevazione culturale e<br />
spirituale”.<br />
Con lo Statuto sopra citato la Biblioteca viene denominata “I sette fratelli Cervi” martiri della Resistenza, ma non<br />
passerà un anno che la Giunta Municipale, con atto n. 60 del 29 marzo 1976, decide <strong>di</strong> dare all’istituzione un nome più<br />
adatto e consono al tipo <strong>di</strong> servizio che la stessa dà <strong>alla</strong> collettività e cioè l’attuale “Antonio Gramsci” “uomo <strong>di</strong> levatura<br />
morale ed intellettuale mon<strong>di</strong>ale, pensatore e scrittore che per la conquista e la <strong>di</strong>fesa della libertà fini i suoi giorni in<br />
carcere”. La Biblioteca parte così, con molto entusiasmo e pochi libri, circa 800 volumi tra quelli dell’ex Centro <strong>di</strong><br />
Lettura e quelli che si riuscivano a comprare con il Bilancio Comunale, ma con il proposito <strong>di</strong> sfruttare al massimo le<br />
possibilità <strong>di</strong> finanziamento da parte degli Enti sopra or<strong>di</strong>nati (Regione, Provincia ecc.) e per questo con deliberazione <strong>di</strong><br />
Consiglio Comunale n. 39 del 24 novembre 1988 venne approvato il Regolamento per il funzionamento. Fu così quin<strong>di</strong><br />
che, grazie all’impegno dei <strong>di</strong>versi Comitati <strong>di</strong> Gestione succedutisi e dello scrivente in qualità <strong>di</strong> Direttore vincitore<br />
dell’apposito concorso nel 1983, l‘istituzione si arricchì sempre <strong>di</strong> più <strong>di</strong> libri, arma<strong>di</strong>, arre<strong>di</strong> ed attrezzature, si<br />
informatizzo il servizio e nei primi anni 2000 si ottenne d<strong>alla</strong> Regione Calabria il collegamento al Sistema Bibliotecario<br />
Regionale con grossi vantaggi per l’utenza. Oggi si possono consultare 7.000 volumi tra i quali spiccano una decina<br />
<strong>di</strong> libri antichi, la ristampa anastatica dagli originali, conservati presso la Biblioteca Nazionale “Marciana” <strong>di</strong> Venezia,<br />
dei quattro trattati <strong>di</strong> Gian Lorenzo Anania filosofo e teologo <strong>di</strong> <strong>Taverna</strong> e, fiore all’occhiello della Civica Biblioteca, la<br />
“<strong>Cronica</strong> <strong>di</strong> <strong>Taverna</strong>” <strong>di</strong> Ferrante Galas.<br />
La “<strong>Cronica</strong> <strong>di</strong> <strong>Taverna</strong>” è un’opera <strong>di</strong> grande importanza per la storia della nostra città perciò non appena ci è stata<br />
proposta per l’acquisto, da una collezione privata, per l’importo <strong>di</strong> £ 8.000.000, l’Esecutivo, allora presieduto dal<br />
Sindaco Avv. Felice Foresta, il Comitato <strong>di</strong> Gestione della Biblioteca ed il sottoscritto ci siamo pro<strong>di</strong>gati con entusiasmo<br />
ed emozione per rendere possibile l’operazione. Il Comitato <strong>di</strong> Gestione ne <strong>di</strong>scusse nella seduta del 22 novembre 1996<br />
approvando un in<strong>di</strong>rizzo positivo per l’ingresso dell’opera nella raccolta della Civica Istituzione, non potendo proporre<br />
l’acquisto imme<strong>di</strong>ato per mancanza <strong>di</strong> fon<strong>di</strong>. Il Sindaco nominò una commissione <strong>di</strong> esperti composta dal Prof.<br />
Giovanni Canino, dal Prof. Giuseppe Valentino e dallo scrivente con lo scopo <strong>di</strong> accertare l’autenticità dell’opera. <strong>D<strong>alla</strong></strong><br />
relazione della Commissione prima menzionata si legge che il manoscritto è “un co<strong>di</strong>ce cartaceo <strong>di</strong> 196 carte, cm 28,5 X<br />
22,1, che sarebbe stato trascritto dal latino in volgare nel 1689 da Don Giuseppe Ierovasio <strong>di</strong> San Pietro <strong>di</strong> <strong>Taverna</strong>”.<br />
Sempre d<strong>alla</strong> suddetta relazione si evince che Ierovasio si sarebbe servito della traduzione in latino dal greco <strong>di</strong> G.<br />
Andrea De Putero del 1571.<br />
La Giunta Municipale, in seguito <strong>alla</strong> relazione positiva sopra riportata, con deliberazione n. 458 del 31.12.1996<br />
provvide all’acquisto della “<strong>Cronica</strong> <strong>di</strong> <strong>Taverna</strong>”. Alla spesa si fece fronte per £ 7.000.000 dal finanziamento regionale<br />
per il potenziamento delle biblioteche degli enti locali e per £ 1.000.000 con fon<strong>di</strong> <strong>di</strong> bilancio. Dopo pochi giorni abbiamo<br />
ricevuto il tanto prezioso manoscritto, acquisendolo con grande entusiasmo nella raccolta della Biblioteca Comunale<br />
“A., Gramsci” Di <strong>Taverna</strong>.<br />
Dr. Francesco Dardano, Responsabile Settore Amministrativo Comune <strong>di</strong> <strong>Taverna</strong><br />
5
Fra Angelo Rocca, Immagine urbana della <strong>Città</strong> <strong>di</strong> <strong>Taverna</strong>, 1583-84. Raccolta Zerbi, Taurianova RC.<br />
[...]viene appresso la foce d’Alli, così lo chiamarono i Greci, alludendo; per esser molto pescoso, <strong>alla</strong> verità del fatto : nei i<br />
me<strong>di</strong>terranei ci aspetta <strong>Taverna</strong>, ha questa città l’origine dall’antica Threschinesi, la quale, essendo una volta rovinata<br />
da Mori nella marina, e poi rie<strong>di</strong>ficata entro terra in un sito quasi inespugnabile, fu saccheggiata per un lungo asse<strong>di</strong>o<br />
da Guglielmo Normado, mentre tenea la parte della Contessa <strong>di</strong> Cariati sua rubbella; al fin cadde un’altra volta affatto,<br />
seguendo la fattion d’Aragonesi per mezo <strong>di</strong> Francesco Sforza; ivi appaiono gran parte hoggi le mura, il Castello, e il<br />
Vescovato, ch’ella ritenea sotto il titolo <strong>di</strong> Sant’Angelo; s’habita la terza volta quasi due miglia sotto un bellissimo aere<br />
fra due fiumi, l’uno è Litrello, e l’altro Alli, molto pescoso <strong>di</strong> Trotte le più eccellenti <strong>di</strong> tutto il contorno, che n’è assai<br />
abondante, secondo pur si mostra per lo suo nome, che in Greco, si come gli suoi primi habitatori parlavano, <strong>di</strong>nosa<br />
pescoso, è piena d’ameni fonti, della quale rimbomba la fama per tutto, per li molti Theologi, Filosofi, Legisti, Me<strong>di</strong>ci, et<br />
dotti nelle lingue: aggiongendolene maggior la vita essemplare del Clero, e l’honestà delle donne, che davero in questo<br />
non dà luogo a niuna città del Regno, osservando ancora l’antico uso Romano <strong>di</strong> non bere vino, ne d’uscire a balli, della<br />
quale città, come che m’è patria, dovrei <strong>di</strong>r delle lo<strong>di</strong> <strong>di</strong> tanti huomini eccellenti, che vi sono fioriti nei i tempi passati;<br />
almeno qualche parte : poiche le loro scritture si veggono sepolte, non curando lor successori manifestarle al Mondo, ciò<br />
fu per buon rispetto, essendo hoggi cosi corrotto, e guasto il mondo, che più pesa l’honor che si dona ad altri, che quel<br />
6
che da lor si toglie : ma oh tempi mali, si trova quest’infelice città cosi d’ogni parte oppressa, che ella si vede nella sua<br />
rovina evidente : [...] 1 .<br />
Tracce riscoperte ed eterogenesi dei fini<br />
Giuseppe Valentino<br />
Costituisce una preziosa occasione <strong>di</strong> <strong>di</strong>vulgazione ed approfon<strong>di</strong>mento conoscitivo, la possibilità<br />
<strong>di</strong> riscoprire alcune significative tracce, attraverso le quali poter ripercorrere, con nuovi quesiti ed<br />
inaspettate conferme, la strada ombrosa e <strong>di</strong>ssestata della storia che ha scan<strong>di</strong>to la vita <strong>di</strong> tante<br />
comunità presilane sorte nell’entroterra ionico della provincia <strong>di</strong> Catanzaro.<br />
Obiettivo essenziale <strong>di</strong> questa pubblicazione, è stato fin dall’inizio della sua programmazione<br />
riportare semplicemente <strong>alla</strong> luce, nella loro interezza, le pagine <strong>di</strong> un volume che da poco più <strong>di</strong><br />
un decennio attendevano <strong>di</strong> essere sfogliate, lette e stu<strong>di</strong>ate.<br />
Si tratta <strong>di</strong> un manoscritto cartaceo del sec.XVII composto da 97 carte (risultano mancanti le prime<br />
due) segnate da 197 numeri <strong>di</strong> pagine, sud<strong>di</strong>vise e cucite in 10 fascicoli (due carte sono bianche)<br />
con rilegatura a pieno cuoio bruno su piatti in cartone leggero; acquistato dal Comune <strong>di</strong> <strong>Taverna</strong><br />
nel 1996 e custo<strong>di</strong>to presso la Biblioteca Civica in grave stato <strong>di</strong> degrado, causato precedentemente<br />
all’acquisizione 2.<br />
Da una prima analisi ed integrale trascrizione del testo manoscritto, curata da chi scrive con la<br />
preziosa collaborazione delle Dott.sse Maria Catizone e Teresa Danizio, è verosimile ipotizzare<br />
l’identificazione del volume, purtroppo privo delle pagine ed informazioni iniziali, con la<br />
cosiddetta <strong>Cronica</strong> <strong>di</strong> <strong>Taverna</strong> scritta nel 1450 da Ferrante Galas, deputato e testimone <strong>di</strong>retto della<br />
<strong>di</strong>struzione dell’avamposto militare <strong>di</strong> Taberna, completata dalle truppe <strong>di</strong> Francesco Sforza il 6<br />
luglio 1426, la cui dettagliata narrazione è preceduta da una succinta trascrizione della “Synopsis<br />
Istorios Trischenes” <strong>di</strong> Teopompo Crea e da notizie riguardanti la precedente <strong>di</strong>sfatta <strong>di</strong> Taberna<br />
dell’anno 1162, tratte d<strong>alla</strong> “<strong>Cronica</strong> Pesacense” 3.<br />
Secondo la traduzione eru<strong>di</strong>ta locale, la <strong>Cronica</strong> venne tradotta in latino da Giovanni Andrea de<br />
Putero nel 1571 ed in volgare da Giuseppe Ierovasio nel 1689 4; in una versione la cui esistenza è<br />
stata segnalata in tre <strong>di</strong>verse copie ed il cui utilizzo “a piene mani” ha spesso contribuito a<br />
confonderne la collocazione ma soprattutto a ritardane la pubblicazione integrale.<br />
Come la più antica Chronica Trium Tabernarum et de Civitate Catanzarj 5 pubblicata nel 1721 da<br />
Fer<strong>di</strong>nando Ughelli, la <strong>Cronica</strong> del Galas fù uno dei tanti documenti calabresi, parzialmente<br />
<strong>di</strong>scussi dagli stu<strong>di</strong>osi, per lo più impegnati a sostenere gli interessi del potere politico ed<br />
ecclesiastico dominante nella capoluogo provinciale, le cui strategie non potevano e non dovevano<br />
essere messe in <strong>di</strong>scussione dalle comunità ‘minori’ ricadenti nella propria giuris<strong>di</strong>zione.<br />
La <strong>di</strong>aspora tra Catanzaro e <strong>Taverna</strong> ha <strong>di</strong> fatto contribuito ad ‘occultare’ per secoli l’esistenza<br />
dell’inse<strong>di</strong>amento greco <strong>di</strong> Trischene, etnia originaria dell’attuale <strong>Taverna</strong> e <strong>di</strong> tante altre comunità<br />
evolutesi nell’entroterra presilano.<br />
1 Anania G.L. L’Universale Fabrica del Mondo overo Cosmografia, Muschio, Venezia 1582, pp.117-118.<br />
2 Il progetto esecutivo <strong>di</strong> restauro del manoscritto, redatto dal Prof.Maurizio Copedè, Presidente del Comitato Scientifico<br />
dell’Istituto per l’Arte ed il Restauro “Palazzo Spinelli” <strong>di</strong> Firenze, è stato programmato dal Settore Cultura del Comune<br />
<strong>di</strong> <strong>Taverna</strong>; autorizzato dalle competenti Soprintendenze Archivistiche della Calabria e della Toscana; finanziato nel 2007<br />
dall’Assessorato <strong>alla</strong> Cultura della Regione Calabria. Il completamento del lavoro <strong>di</strong> restauro, curato Antonella Brogi e<br />
Roberto Bartolini, docenti della Scuola <strong>di</strong> Palazzo Spinelli, è previsto entro il mese <strong>di</strong> febbraio 2008.<br />
3 I dati riguardanti la sud<strong>di</strong>visione dell’opera in “tre libri”, sono riportati nelle pagine 3 e 4 del manoscritto.<br />
4 Cfr.U.FERRARI, <strong>Taverna</strong> in epoca bizantina, Estratto dal volume XXXIX (1971) dell’Archivio Storico per la Calabria e la<br />
Lucania, Roma 1973, p.45. L’autore offre una esaustiva <strong>di</strong>samina della <strong>Cronica</strong> del Galas segnalando l’esistenza a<br />
<strong>Taverna</strong>, Catanzaro e Vibo Valentia <strong>di</strong> tre versioni del manoscritto, acriticamente utilizzato dal Franconieri nella sua<br />
Memorie storiche <strong>di</strong> <strong>Taverna</strong>, Catanzaro 1891; successivamente stu<strong>di</strong>ato da Raniero Zeno nel 1911 e da Giovanni Canino<br />
nel 2002.<br />
5 Per i contenuti della Chronica Trium Tabernarum et de Civitate Catanzarj, vedasi anche la pubblicazione a cura <strong>di</strong><br />
Domenico Montuoro, Catanzaro 2006.<br />
7
Resti della Rocca <strong>di</strong> <strong>Taverna</strong> ( Fine sec.X). Resti della Torrecene (1428-’31).<br />
Resti dell’Abbazia e del Monastero Basiliano <strong>di</strong> Santa Maria <strong>di</strong> Pesaca (fine sec.X).<br />
8
Le notizie sull’esistenza <strong>di</strong> Trischene si sono ripetute ininterrottamente per gli oltre cinque secoli<br />
che hanno cronologicamente seguito la scrittura delle due Cronache <strong>di</strong> <strong>Taverna</strong>; così quelle dei<br />
resti e dei reperti relativi ai sovrapposti inse<strong>di</strong>amenti urbani: <strong>di</strong>strutti e sepolti dai ricalcati tracciati<br />
viari della strada statale ionica 106; d<strong>alla</strong> posa della linea ferroviaria; dalle costruzioni civili più o<br />
meno condonate o dai sistematici saccheggiati dei tombaroli <strong>di</strong> passaggio 6.<br />
L’in<strong>di</strong>scutibile prova <strong>di</strong> ciò che era già sommariamente deducibile dalle pur parziali, imprecise e<br />
contrad<strong>di</strong>ttorie fonti storiche esistenti sul territorio ionico segnato dallo sbocco dei fiumi Corace e<br />
Crocchio, sta oggi miracolosamente riemergendo dagli scavi archeologici in località Chiaro <strong>di</strong> Sellia<br />
Marina, in un terreno che, il gioco fatale del destino, ha voluto appartenesse ancora <strong>alla</strong> città <strong>di</strong><br />
<strong>Taverna</strong>, nuovamente protagonista <strong>di</strong> una ormai inaspettata eterogenesi dei fini.<br />
L’emergenza delle strutture <strong>di</strong> interesse archeologico, intercettate casualmente all’inizio del 2006,<br />
nel corso dei lavori <strong>di</strong> scavo della Snam Rete-Gas, finalizzati <strong>alla</strong> messa in opera <strong>di</strong> un gasdotto<br />
(Strada Statale 106 – Bivio <strong>di</strong> Uria), ha evidenziato: “i resti <strong>di</strong> una vasta area produttiva <strong>di</strong> età romana<br />
repubblicana con una varietà <strong>di</strong> strutture annesse, sovrapposta ad una precedente frequentazione greca <strong>di</strong><br />
epoca tardo-arcaica o classica e ad una più recente sovrapposizione <strong>di</strong> età imperiale a carattere residenziale<br />
con una cisterna probabilmente correlata al complesso stesso, e ad una necropoli <strong>di</strong> età altome<strong>di</strong>oevale ” 7.<br />
Alla luce <strong>di</strong> quanto è stato riscontrato dallo scavo archeologico <strong>di</strong>retto d<strong>alla</strong> Dott.ssa Maria Grazia<br />
Aisa, appare oggi ragionevole, dover riconsiderare con maggiore onestà e rigore scientifico, tanti<br />
aspetti della storiografia riguardante le origini della città <strong>di</strong> <strong>Taverna</strong>; non ultimo quello relativo<br />
all’esistenza ed al trasferimento a Catanzaro dell’originaria Sede Vescovile, “vexata quaestio”<br />
posta <strong>alla</strong> base <strong>di</strong> tante delegittimazioni, parziali interpretazioni ed omissioni.<br />
Come inizialmente premesso, la <strong>di</strong>samina dei contenuti, <strong>di</strong>rettamente leggibili d<strong>alla</strong> <strong>Cronica</strong>,<br />
finalmente tradotta, non riguarda le finalità principali <strong>di</strong> questo lavoro, il cui auspicabile utilizzo<br />
futuro è destinato ovviamente agli stu<strong>di</strong>osi della Calabria, ma principalmente alle comunità <strong>di</strong><br />
<strong>Taverna</strong> e dei comuni limitrofi, affinchè possano congiuntamente ricostruire, attraverso il<br />
riconoscimento delle <strong>di</strong>menticate tracce storiche, l’identità perduta nel tempo.<br />
Scavi archeologici in Località Chiaro <strong>di</strong> Sellia Marina, 2006 (Strada Statale 106. Bivio <strong>di</strong> Uria).<br />
6 Numerose segnalazioni riguardanti l’area interessata sono riportate da Pietro Paolo Colosimo nel saggio Alla ricerca della città perduta,<br />
Trischene - Tres tabernae, in “Bollettino Museo Civico <strong>di</strong> <strong>Taverna</strong>”, n.6, <strong>Taverna</strong> 2006.<br />
7 La nota è tratta da una comunicazione del Soprintendente ad interim per i Beni Archeologici della Calabria, Pietro Giovanni Guzzo,<br />
inviata al Comune <strong>di</strong> <strong>Taverna</strong> in data 6 febbraio 2007.<br />
9
Giuseppe Valentino, Identificazione del sito me<strong>di</strong>evale <strong>di</strong> <strong>Taverna</strong>, 1983. Nella pianta (lato inferiore destro) sono rispettivamente in<strong>di</strong>cati :<br />
con il n.1 i resti della Rocca <strong>di</strong> <strong>Taverna</strong>; con il n.2 i resti della Cattedrale <strong>di</strong> S.Michele Arcangelo; con il n.3 i resti della Torretta <strong>di</strong><br />
avvistamento. A tutt’oggi, tra la folta vegetazione, sono ancora visibili i tre siti descritti nella “<strong>Cronica</strong>” e rilevabili in località “<strong>Taverna</strong><br />
Vecchia”, a pochi chilometri dall’abitato <strong>di</strong> San Giovanni d’Albi CZ.<br />
Stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> un manoscritto <strong>di</strong>menticato<br />
Maria Catizone e Teresa Danizio<br />
10
Questo lavoro nasce dall’intenzione <strong>di</strong> rendere fruibile a un vasto pubblico, e non solo agli<br />
“addetti ai lavori”, il manoscritto redatto da Ferrante Galas nel 1450, come egli stesso afferma<br />
all’interno del testo, e successivamente trascritto nel XV secolo da scrittore ignoto.<br />
Lo stu<strong>di</strong>o della <strong>Cronica</strong>, iniziato nel 2006, si è <strong>di</strong>viso in due fasi. In un primo momento si è voluto<br />
dare uno sguardo d’insieme al testo. L’obiettivo <strong>di</strong> questo primo approccio è stato quello <strong>di</strong> avere<br />
una visione complessiva dell’argomento trattato e prendere familiarità con la grafia, fatta <strong>di</strong><br />
abbreviazioni e <strong>di</strong> alcuni caratteri particolari, che a primo impatto sarebbero potuti sembrare<br />
indecifrabili.<br />
Il passo successivo è stato quello <strong>di</strong> trascrivere il testo esattamente come si è presentato ai nostri<br />
occhi, senza parafrasare, senza correggere gli errori laddove si presentavano, tenendo presente che<br />
il nostro testo <strong>di</strong> riferimento è già una trascrizione, adottando le stesse abbreviazioni e cercando <strong>di</strong><br />
riportare gli stessi simboli, che sono stati usati d<strong>alla</strong> nostra fonte, o avvicinarci ad essi il più<br />
possibile.<br />
La trascrizione del testo non è stata un’operazione facilissima. Numerosi sono stati i punti cruciali<br />
davanti ai quali ci siamo trovate. Innanzitutto c’è da sottolineare che nel testo si alternano pagine<br />
scritte in maniera molto chiara, con pagine scritte in modo fitto. Ciò ha aumentato le <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong><br />
comprensione della scrittura. In alcuni punti, inoltre, la nostra fonte presenta delle correzioni, che<br />
talvolta lo scrivente effettua a margine, in altri casi esse sono apportate sopra i termini stessi. Tale<br />
operazione fatta con l’antico pennino ha prodotto delle macchie illeggibili. Spesso alcune parole o<br />
parti <strong>di</strong> frasi, poi, sono risultate sbia<strong>di</strong>te dal tempo.<br />
Per tutti questi motivi a volte la trascrizione <strong>di</strong> alcuni termini, facilmente rintracciabili nel testo<br />
perché contrassegnati da asterischi, non sono stati riportati con la certezza assoluta.<br />
I dubbi più grossi, poi, sono nati circa i nomi delle famiglie citate nel testo. Alcuni <strong>di</strong> questi sono<br />
riconducibili a cognomi tuttora esistenti, per molti altri la <strong>di</strong>fficoltà nel decifrare la grafia ha potuto<br />
portare, a volte, a delle trascrizioni imprecise.<br />
Tali nomi non sono stati verificati negli archivi in quanto la trascrizione non vuole presentarsi<br />
come indagine storica, ma la nostra intenzione è stata quella <strong>di</strong> riportare il testo così come lo<br />
abbiamo letto noi, perché anche il lettore lo possa ritrovare nella sua forma originale; un testo che<br />
descrive il territorio <strong>di</strong> <strong>Taverna</strong>, d<strong>alla</strong> sua fondazione fino al 1450, citando tutte le invasioni, le<br />
guerre e il succedersi dei vari governi, per riscoprire, in un certo senso, le nostre origini e le origini<br />
dei luoghi in cui viviamo. Un tuffo nel passato descritto con una grande dovizia <strong>di</strong> particolari,<br />
soprattutto nell’ultima parte, che è quella in cui vengono narrati gli avvenimenti vissuti in prima<br />
persona dall’autore stesso della <strong>Cronica</strong>.<br />
Note ed abbreviazioni :<br />
* parola poco leggibile<br />
** termine corretto a margine<br />
*** termine che non si riesce a leggere<br />
ή simbolo utilizzato nelle parti scritte in latino. È un’abbreviazione usata, probabilmente, per que δ usata spesso dopo le lettere c e n per<br />
in<strong>di</strong>care con e non. Nelle parti scritte in latino la si trova a fine parola e sta a in<strong>di</strong>care una m.<br />
11
Prima pagina del manoscritto.<br />
12
Il manoscritto tradotto<br />
3<br />
Opera 8 <strong>di</strong> Teopompo Crea scritta pure in Greco Attico, il <strong>di</strong> cuj titolo era Synopsis<br />
Istorios Trischenes; che voleva <strong>di</strong>re in Latino. Compen<strong>di</strong>o dell’Istoria <strong>di</strong> Trischene. E<br />
perche qsto librettino scritto in pergameno si estendeva sino all’e<strong>di</strong>ficazione <strong>di</strong><br />
Taberna Montana, aggiunto al Diario, che Cesare Ioino scrisse in Latino dell’Asse<strong>di</strong>o<br />
del Re Guglielmo il Malo, <strong>di</strong> qsto ne hó trascritto in succinto quel tanto basterà á dare<br />
una Breve Notizia <strong>di</strong> quello si era più essenziale intorno á Taberna, qd. o si chiamò<br />
Trischene. Dall’anno poj <strong>di</strong> nostra salute 1162, tempo in cui fú destrutta dal sud. o<br />
Guglielmo mi hó servito della <strong>Cronica</strong> Pesacense, sino al tempo dell’Ultimo Asse<strong>di</strong>o,<br />
qle Io mi sono compromesso á descrivere con tutte quelle particolarità, che hó potuto<br />
sapere, essendovi Io stato uno de Deputati, quando si fecero le Capitolazioni,<br />
conforme nel decorso del mio scrivere, sentirete, qd. o si tratta nell’Ultimo <strong>di</strong> qsto<br />
infelice accordo. Ed accioche ogni cosa caminasse col suo dovuto or<strong>di</strong>ne, hó giu<strong>di</strong>cato,<br />
questa <strong>Cronica</strong> <strong>di</strong>viderla in tre Libri.<br />
4<br />
Nel Primo Libro si tratta dell’e<strong>di</strong>ficaz. ne dell’Uria sino al tempo dell’ultimo asse<strong>di</strong>o,<br />
Nel 2.° si tratta dello stato, in cuj si ritrovava, qd. o fú ultimam. te asse<strong>di</strong>ata. E nel 3.°<br />
si tratta dello stesso asse<strong>di</strong>o.<br />
Libro Libro Primo<br />
Primo<br />
Dell’Uria, Dell’Uria, <strong>di</strong> <strong>di</strong> Trischene Trischene e’ e’ <strong>di</strong> <strong>di</strong> Taberna Taberna<br />
Taberna<br />
con con con suoj suoj Villaggi.<br />
Villaggi.<br />
Capitolo Capitolo Capitolo I. I. Della Della E<strong>di</strong>ficaz. E<strong>di</strong>ficaz. ne dell’Uria, e’ suo<br />
modo modo modo <strong>di</strong> <strong>di</strong> governarsi.<br />
governarsi.<br />
Correano gli anni della Creazione del Mondo 2797. innanzi l’era <strong>di</strong> Cristo 1757, qd. o<br />
dopó l’asse<strong>di</strong>o <strong>di</strong> anni <strong>di</strong>ece, caduta per il ratto <strong>di</strong> Elena Troja, ed ucciso da Pirro<br />
figliolo <strong>di</strong> Achille il Re Trojano Priamo; ucciso ancora da Filottete Paride figliolo <strong>di</strong><br />
Priamo, ed il rattore <strong>di</strong> Elena moglie del Re de Lacedemoni Menalao, tutti li Trojani<br />
sopravanzati <strong>alla</strong> stragge, e’ rovina <strong>di</strong> Ilio s’imbarcarono sopra le Navi per trovare<br />
ricovero, chí in una parte, chí in un’altra da quà del Mare; poiche al <strong>di</strong> là vi erano li<br />
Greci loro Nemici; e’ trovandosi le sorelle del Re Priamo con le Navi, che conduceva<br />
Antenore Duce Trojano per salvarle al Promontorio Corinto, che si è Capo <strong>di</strong> Stilo,<br />
stanche le Principesse Trojane <strong>di</strong> tanta lunga navigazione, vollero metter pie<strong>di</strong> á Terra<br />
per ristorarsino da tanti <strong>di</strong>saggi; quin<strong>di</strong><br />
8 Il manoscritto è mancante <strong>di</strong> due fogli strappati, nei quali, probabilmente, erano stati trascritti il nome del proprietario e/o dell’autore,<br />
nonché un in<strong>di</strong>ce generale del quale s’intuisce l’impostazione nei pochi numeri ancora leggibili sull’estremo margine interno facente<br />
parte <strong>di</strong> una pagina perduta.<br />
13
5<br />
avendo trovato tra qsto tratto <strong>di</strong> Paese, che dal Promontorio <strong>di</strong> Corinto sino á<br />
Crotone, nδ vi era più migliore <strong>di</strong> sito, ne <strong>di</strong> temperie più soave, ne <strong>di</strong> campi più<br />
ameno, ne <strong>di</strong> biade più fruttifero, ne <strong>di</strong> boschi al <strong>di</strong> sopra più Commodo, ne <strong>di</strong> Monti<br />
vicini, e’ aggiati più sicuro, ne <strong>di</strong> acque più abondante, che la porzione tra il fiume<br />
Arocas e’ Marno trinchison deliberarono nδ partirsi maj più da ivi; tanto che il Duce<br />
Antenore fú costretto ubbi<strong>di</strong>re alli cenni soprani.<br />
Sbarcate adunque le tre Principesse Astiochena, Attilia, e’ Me<strong>di</strong>castena cδ molte altre<br />
donne nella metà <strong>di</strong> qsto tratto fra li due accennati fiumi, Antenore avendoli lasciato<br />
molti Trojani per la <strong>di</strong> loro custo<strong>di</strong>a, e’ Cultura de Campi, ed e<strong>di</strong>fizi <strong>di</strong> Fabriche, ed<br />
ogn’altro bisognevole, passò avanti cδ gli Steneti, e’ Trojani per trovare altri paesi più<br />
Capaci per tante Genti; Astiochena ch’era la prima Sorella or<strong>di</strong>nò fabricarsi un<br />
Tempio <strong>alla</strong> Dea Pale, acciò ivi racchiusa cδ l’altre donne avanzate <strong>di</strong> età potesse<br />
menare la <strong>di</strong> Lej vita nδ più come Regina nella Reggia, má come privata, e’ consecrata<br />
á Pale, che si era la Dea de Pastori, avendovi fatto eriggere un Boschetto cδ nutrire<br />
gli Animali domestici per <strong>di</strong>vertim. to; cδ molte abitazioni all’intorno.<br />
6<br />
Fú qsto Tempio <strong>di</strong> Pale e<strong>di</strong>ficato á somiglianza <strong>di</strong> quello <strong>di</strong> Giunone Lacinia col<br />
Bosco, ó come <strong>di</strong>cono Luco, <strong>di</strong> altissimi pini, ed abeti circondato cδ lieti pascoli<br />
all’intorno, ove si pasceva da se solo il gregge, ritirandosi ogni specie d’animale da se<br />
solo al suo proprio stabulo; Nδ era però <strong>di</strong> quella straor<strong>di</strong>naria ricchezza, come quel <strong>di</strong><br />
Crotone; má solam. te n’avea la somiglianza dell’architettura, nδ la grandezza,<br />
estendendosi qsto Luco, ó Bosco sino <strong>alla</strong> Rocca Car<strong>di</strong>as, quattro miglia al <strong>di</strong> sopra,<br />
chiuso parte cδ legni, parte cδ fabriche: quella però parte <strong>di</strong> Luco, ch’era prossima al<br />
Tempio <strong>di</strong> Pale, era ben chiusa <strong>di</strong> alte mura, e’ quivi Astiochena dovea ogni primo<br />
giorno delli mesi <strong>di</strong> Bondromios Agosto, Poicodeon Novembre; Elaphabolion Febraro,<br />
e’ Scyrrhophopion Maggio custo<strong>di</strong>re ella stessa l’armento, toccando per gli altri giorni<br />
all’altre donne Consacrate far questo ufficio pastorale.<br />
Abbellito qsto Tempio cδ li Voti nδ solam. te <strong>di</strong> tutti li Pastori <strong>di</strong> quel Contorno,<br />
quanto dall’altre parti più lontane, concorrendovi ognuno e’ per la devoz. ne; e’ per la<br />
Curiosità, spezialm. te delle donne: <strong>alla</strong> fama <strong>di</strong> quel Cenobio donnesco, si vidde fra<br />
breve alzar <strong>di</strong> fabrica nδ tanto il recinto del Tempio, quanto ancora l’abitaz. ni<br />
all’intorno parte <strong>di</strong> mura, parte <strong>di</strong> legni avanzarsi á maraviglia; e’ per la compassione<br />
degli abitanti esuli d<strong>alla</strong> <strong>di</strong> loro patria, e’ per la quantità degl’Uomini, che ben<br />
<strong>di</strong>sposti, giovani, e’ valorosi doveano cδ matrimonij stabilirsino in <strong>Città</strong>, si vedeva un<br />
concorso straor<strong>di</strong>nario <strong>di</strong> Vittime, <strong>di</strong> Voti, e’ molto più <strong>di</strong> donne per<br />
7<br />
congiungersi in matrimonij, nδ mancando ancora persone andate ivi per stabilirsino cδ<br />
l’occasione del bisogno, che quelli forastieri tenevano <strong>di</strong> guide per ben <strong>di</strong>riggerli.<br />
Apparve dunque fra pochi anni qsta Popolaz. ne in sembianza <strong>di</strong> Magnifica, e’<br />
popolata <strong>Città</strong>, e’ più d’ogn’altro ben governata cδ le leggi dolci, e’ cδ la Giustizia<br />
14
esatta, come alli Principij de Nuovi Regni, e’ <strong>Città</strong> si sperimenta rimesso il rigore per<br />
raccoglier le Genti, ed acquistar gloria cδ la fama <strong>di</strong> Pietosa, e’ <strong>di</strong> dolce: tanto più, che<br />
molta ren<strong>di</strong>ta li Veniva dal Concorso devoto, era necessario usar qsta dolcezza <strong>di</strong><br />
Polizia. Fú chiamata qsta <strong>Città</strong> Palepolis, quasi volesse <strong>di</strong>re <strong>Città</strong> <strong>di</strong> Pale, risedendo<br />
alle sponde del fiume, chiamato Uria; tra il fiume Arochas detto oggi Crocchia, ed il<br />
fiume Marnotrinchison, detto oggi fiume <strong>di</strong> Sibari. Si chiamava qsto tratto <strong>di</strong> paese<br />
generalm. te Uria, che in lingua Friggia significava Adorazione; poiche gli Naviganti<br />
al passaggio, che facevano ó d<strong>alla</strong> parte <strong>di</strong> Crotone, ó d<strong>alla</strong> parte <strong>di</strong> Stilo, subito si<br />
mettevano ad adorare quel luogo Sacro, libando in onore della Dea Pale Vino, ed<br />
offerendo qualche cosa dell’Animale per sacrifizio, se maj nδ approdavano in quelle<br />
Sponde.<br />
8<br />
Má vedendo l’altre due sorelle <strong>di</strong> Astiochena esser questa la Profetessa, e’ la<br />
Interpetratice degli oracoli cδ tant’applauso de Popoli, e’ loro senza quell’onore<br />
dovuto <strong>alla</strong> qualità delle Persone, nate al Comando, mosse ó dall’emulaz. ne, ó da gara<br />
feminile, ó da Zelo devoto, ó più tosto da te<strong>di</strong>o <strong>di</strong> quella Vita alquanto ristretta,<br />
sparsero voce, d’averli apparso in sogno ad una Giunone, all’altra Minerva,<br />
lagnandosi, come <strong>alla</strong> Dea de Pastori, e’ nδ á loro, avesse Astiochena e<strong>di</strong>ficato il<br />
Tempio, e’ la <strong>Città</strong> col nome <strong>di</strong> Pale: questa fama <strong>di</strong>vulgata avendo alquanto <strong>di</strong><br />
Cre<strong>di</strong>to presso le persone facili, si posero in alquanto <strong>di</strong> timore, e’ nδ sapendo cosa<br />
risolvere, poiche col titolo <strong>di</strong> qsta dea si era la Citta, ed il Tempio Consacrati, e’ ne<br />
ricevevano le ren<strong>di</strong>te da tanti, e’ tanti Pastori, si stabilì mandarsi in Delfo<br />
dall’oracolo per cδsiglio, dove giunti e’ portati j doni, che furono una tazza d’oro, ed<br />
una lucerna <strong>di</strong> argento, rispose per via del suo Pythia ó sia Sacerdote queste due<br />
parole Basilξ* Eschati, cioè Reginae Supremis; tanto che ricevutosi dal Nume qsto<br />
oracolo tanto chiaro, stabilirono e<strong>di</strong>ficare due altri Tempij alle Dee Supreme, quali<br />
erano Giunone, e’ Minerva; e’ così fú eseguito 13. anni dopó l’e<strong>di</strong>ficaz. ne <strong>di</strong> Palepoli;<br />
quello <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>castena fú chiamato Erapolis, che vuol <strong>di</strong>re <strong>Città</strong> <strong>di</strong> Giunone, e’ fú<br />
vicino al fiume Arochas; quella <strong>di</strong> Attilia fú chiamata Athenopolis, che volea <strong>di</strong>re<br />
<strong>Città</strong> <strong>di</strong> Minerva, e’ fú<br />
9<br />
e<strong>di</strong>ficata fra il fiume Marnotrinchison, ed il fiume Uria. Erapoli fú accresciuta da<br />
popoli Salentini venuti cδ Idomeneo Re <strong>di</strong> Creta; Athenopoli parte da Ateniesi troppo<br />
affezzionati á Minerva, parte da Egizziani, che cδ l’occasione d’una celebre fiera, che<br />
ad onore <strong>di</strong> quella Dea ogn’anno si faceva, e’ ne restavano per cδservare il luogo per<br />
l’anno Venturo, e’ per smaltire le merci restanti: poiche facendosi tal fiera nel mese<br />
Thargyrion, che si era Aprile, venendo gli Egizziani troppo tar<strong>di</strong>, e’ nδ trovavano<br />
luogo proporzionato, vi lasciavano genti loro per Custo<strong>di</strong>rli il posto nell’anno<br />
Venturo, e’ col tempo <strong>di</strong>ventarono molti Citta<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> qsta novella città.<br />
Era qsta fiera l’Invi<strong>di</strong>a <strong>di</strong> tutta la Magna Grecia; tanto che la Republica <strong>di</strong> Locri, ó<br />
sia per gara de Cotroniati, ó sia per utile proprio, ne volle intimare un’altra <strong>alla</strong> fine<br />
15
<strong>di</strong> quella nelli Confini con de<strong>di</strong>carvi un famoso Tempio, che serviva ancora <strong>di</strong><br />
fortezza, e’ Rocca per li bisogni alle rive del fiume Crotalos, detto Coraci; e’ chiamosti<br />
qsta fortezza, e’ Rocca col Tempio Itone: però cδsiderando li Popoli á che fine era qsta<br />
fiera introdotta, nδ ebbe concorso, fuorche <strong>di</strong> pochi; che per rispetto venivano da<br />
Locri, e’ da luoghi soggetti á quella Republica: tanto che col tempo <strong>di</strong>smesse tal<br />
mercato, abbenche vi restasse la Fortezza, e’ Tempio oggi S. Maria della Roccella.<br />
10<br />
Circa il Governo poj, nel principio Palepolis fú governata d<strong>alla</strong> sua fondatrice da<br />
Regina, e’ da Profetessa, creando un Capo, chiamato Arcos, cioè Principe, che<br />
amministrava la Giustizia con due Geroni, ó siano Giu<strong>di</strong>ci; e’ per il Tempio vi stabilì<br />
un Sommo Sacerdote col suo Tribunale, chiamato Stierarchis Archiereny. Questo<br />
decideva le cause spettantino il Culto delli Dej sopra tutti, e’ privativam. te sopra li<br />
suoj Sud<strong>di</strong>ti; nδ però sopra le donne del Tempio, riserbatasi questa autorità durando<br />
la sua vita Astiochena.<br />
L’altri due Corpi <strong>di</strong> <strong>Città</strong> Erapolis, ed Atenopolis si governavano come la Prima<br />
Palepolis, cδ li due Giu<strong>di</strong>ci; però l’Archos era lo stesso, che quello <strong>di</strong> Palepolis; e’ così<br />
parim. ti il Pontefice, poiche le fondatrici essendosi dal principio consacrate <strong>alla</strong> Dea<br />
Pale, dal Sommo Sacerdote <strong>di</strong> qsto Tempio si riconosceva la Potestà, tenendovi li<br />
Ministri Inferiori per servizio dell’altri due Tempij: E nelle solennità maggiori giva il<br />
Pontefice <strong>di</strong> Palepolis á sacrificare. Rito, che si ritenne ancora qd. o abbracciò la Vera<br />
Fede <strong>di</strong> Cristo; e’ che per togliere j nomi de falsi Dej, ch’aveano le tre <strong>Città</strong>, ne scelsero<br />
un solo, che abbracciasse questa prerogativa, che fú Trischenes; nδ avendoli voluto<br />
mettere altro Nome, se nδ che quello, onde avea avuto l’origine nella Cieca Gentilità.<br />
11<br />
Si mantenne così fino allo stato della Grazia, qd. o passatovi l’Areopagita <strong>di</strong> tanta<br />
dottrina, e’ fama incominciò á spargervi li semi della vera fede, e’ vi lasciò un tale<br />
Gilio, uno de Ministri del Tempio <strong>di</strong> Palepoli per Vescovo, e’ qsto cδ la sua dottrina<br />
<strong>di</strong>sseminò la fede <strong>di</strong> Cristo; tanto che circa del secolo IV. l’ultimi anni á tempi <strong>di</strong><br />
Arca<strong>di</strong>o S. Giovanni Crisostomo Patriarca <strong>di</strong> Costantinopoli vi spedì Anastasio per<br />
Vescovo, quale egualm. te celebrava in tutte le tre <strong>Città</strong>, e’ vi faceva la residenza <strong>di</strong> 4.<br />
mesi in ognuna <strong>di</strong> esse per togliere le gare, ch’erano state sú qsto particolare tra queste<br />
tre <strong>Città</strong>, giacche il nome era <strong>di</strong>ventato Comune, dovea seguire l’antico Istituto;<br />
mentre avendo fatto ricorso in Costantinopoli ogni Corpo <strong>di</strong> <strong>Città</strong> per tenere <strong>di</strong><br />
residenza il Vescovo, assegnando ogn’una le sue raggioni, il Crisostomo spedì la Bolla<br />
al Vescovo, e’ l’intitolò Vescovo della <strong>Città</strong> <strong>di</strong> Trischene, cioè delli tre Tempi, ó<br />
Tabernacoli, nome che lo ritenne sin’adesso, <strong>di</strong>cendosi Taberna in Latino col numero<br />
plurali. Ed abbenche dopó più secoli nella <strong>Città</strong> fossero più Latini, che Greci, pure il<br />
Ves. vo era Greco per or<strong>di</strong>nare j Greci, e’ quello <strong>di</strong> Catanzaro Latino per li Latini. La<br />
giuris<strong>di</strong>z. ne però l’avea ognuno nella sua <strong>di</strong>ocesi, solam. te nelle or<strong>di</strong>naz. ni Greche <strong>di</strong><br />
Taberna or<strong>di</strong>nava j suoj Greci, e’ tutti quej Greci delle Diocesi Circonvicine, dove<br />
tenevano la <strong>di</strong> loro Grecia fuora ancora d<strong>alla</strong> Sua propria Diocesi<br />
16
12<br />
Il Tempio <strong>di</strong> Palepolis fú de<strong>di</strong>cato <strong>alla</strong> Beatis. ma Vergine in onore della sua<br />
Purificaz. ne, e’ questa festa si chiamava Stipapante, che volea <strong>di</strong>re incontro, per lo<br />
incontro <strong>di</strong> S. Simeone con Gesù. Il tempio <strong>di</strong> Erapoli fú de<strong>di</strong>cato allo Spirito Santo.<br />
Quello <strong>di</strong> Atenopolis fú de<strong>di</strong>cato all’Epifania del Signore, chiamata festa de Santi<br />
Lumi. In qsta festività il Ves. vo dovea Celebrare, come parimente celebrava in Palepoli<br />
la Pasqua; in Atenopoli il Natale, ed in Erapoli quella de Santi Martiri nel mese<br />
Memactirion, che si era l’Ottobre. Nell’altri Tempij celebravano i Sacerdoti Minori,<br />
solam. te alcune volte il Vescovo in onore <strong>di</strong> S. Basilisco Martire, che fú quello, che<br />
apparve al Crisostomo, e’ lo confortò <strong>alla</strong> Morte celebrava luj stesso in Erapoli nel<br />
famoso Tempio <strong>di</strong> Giove, cδvertito nella Chiesa <strong>di</strong> questo Santo. E perche S. Giovanni<br />
Crisostomo <strong>di</strong>ede il titolo alle tre città <strong>di</strong> Trischenes l’anno 398 decate Gamelion alli<br />
10 <strong>di</strong> Decembre al tempo <strong>di</strong> Anastasio I. Sommo Pontefice in memoria <strong>di</strong> questo fatto,<br />
e’ della lite decisa cδ qsto titolo glorioso frá li tre Corpi <strong>di</strong> <strong>Città</strong> nel Tempio <strong>di</strong> Giove<br />
Olimpio che fú l’ultimo á cδsecrarsi in chiesa in Palepoli, qle si cδsacrò sotto il titolo<br />
del Crisostomo, celebrandosi ivi una delle fiere conceduta da Eraclio Imperatore, cδ<br />
darsi il nome dello stesso Santo á tutta quella Contrada; nome che lo ritenne <strong>di</strong> poj in<br />
Taberna nel proprio Borgo.<br />
13<br />
Morta Astiochena dopó 42. anni della fondaz. ne <strong>di</strong> Palepoli, e’ cresciuti li tre Corpi <strong>di</strong><br />
Gente si elessero Sej Vecchi, chiamati Geroni, che facessero L’Uffizio <strong>di</strong> Giu<strong>di</strong>ci, due<br />
per ciascheduno Corpo <strong>di</strong> <strong>Città</strong>, Uno per il Civile, l’altro per il Criminale, soprastando<br />
á qsti uno, che si chiamava Duce.<br />
Da Cotroniati, á quali stava soggetta l’Uria per essere entro il <strong>di</strong>stretto della Sua<br />
Republica nδ fú cangiato Governo dopó la morte <strong>di</strong> Astiochena, essendo che l’altre<br />
due sorelle erano morte prima <strong>di</strong> lej, e’ governava ella sola tutti li tre Corpi <strong>di</strong> <strong>Città</strong><br />
circa li Giu<strong>di</strong>ci, bensì circa il Duce, ch’era Cotroniata, e’ risedeva un’anno per <strong>Città</strong>:<br />
però qd. o li Cotroniati furono vinti da Locresi, e’ Reggini, cercando agiuto agli<br />
Ateniesi, quej dell’Uria mal soffrendo il Duce, ó sia il Tiranno Cotroniata per<br />
desiderio delle Leggi <strong>di</strong> Zeleuco fatte á Locresi, che nδ per quelle <strong>di</strong> Solone, e’<br />
Pitagora, nδ potendo Cotrone <strong>di</strong>sgustarsi gli Uriti per essere nuovi sud<strong>di</strong>ti; poiche per<br />
rispetto <strong>di</strong> Astiochena Reggina, nδ aveano preteso durante la vita <strong>di</strong> quella alcuna<br />
sovranità, e’ per nδ collegarsino cδ li Locresi loro nemici rimisero la decisione in Atene;<br />
e’ da quel Senato, si crede cδ l’intelligenza <strong>di</strong> Crotone, si spedì all’Uria un’Arconte, e’<br />
vi aggiunsero altri sej Giu<strong>di</strong>ci per le Cause de Particolari, chiamati Criti per essere più<br />
ben governati.<br />
14<br />
Vi stava ancora l’epatós Thalaostes, il Console del Mare, che in <strong>Città</strong> giu<strong>di</strong>cava le<br />
cause de Marinari, e’ <strong>di</strong> tutti li negozij marinareschi; come ancora alle Barche della<br />
pesca, ed á Pescatori i pescherecci istessi. Sopra il Mare poj, e’ sopra li Bastim. ti grossi<br />
comandava l’Eparchos thalaostes, cioè il Prefetto del Mare; á qsto stavano sottoposti<br />
17
tutti coloro, ch’erano addetti <strong>alla</strong> Nautica, tenendo oltre li Mercatanti, il Corpo de<br />
Nobili la <strong>di</strong> loro Nave armata; ed ogni corpo <strong>di</strong> <strong>Città</strong> teneva pure la sua Nave<br />
apparte; ed alle Guar<strong>di</strong>e della Marina soprastava qsto Prefetto; durando questi officij<br />
per sette anni, e’ spesse Volte si confirmavano dalli or<strong>di</strong>ni della <strong>Città</strong>, come si <strong>di</strong>rà<br />
appresso.<br />
Vi stava il Polemarcos, cioè il Capo della Milizia terrestre, e’ qsto stava sopra tutti li<br />
Chiliarchi, che voleva <strong>di</strong>re Colonnelli, e’ Capitani tanto per la milizia de Catafratti, e’<br />
pedestri, ed á Cavallo, quanto per li Presi<strong>di</strong>j delle Rocche, delle Torri, e’ delle Mura,<br />
essendo il suo Tribunale independente da ogn’altro sopra li soldati suoj sud<strong>di</strong>ti, e’<br />
tutti quelli addetti per le Machine <strong>di</strong> guerra. Questo Polemarcós era destinato d<strong>alla</strong><br />
Republica <strong>di</strong> Cotrone dopó la morte <strong>di</strong> Astiochena; Li Chiliarchi però erano tutti<br />
dell’Uria, cioè tre per li tre Corpi della <strong>Città</strong>, tutti però <strong>di</strong>pendenti dal sud. o<br />
Polemarcós, che fuora dal sospetto <strong>di</strong> guerra, risedeva in Cotrone, e’ veniva ogni<br />
trimestre nell’Uria pp la Visita.<br />
15<br />
Vi stava per l’Annona un Catapano Maggiore, che poj fú chiamato Sin<strong>di</strong>co, dopó che<br />
Aristide in Atene fú creato il p. o Sin<strong>di</strong>co; e’ teneva sotto <strong>di</strong> se tre altri Catapani<br />
minori, Parisami detti, cioè Assistenti, perche questi agiutavano al Maggiore in quelle<br />
occorrenze, che la <strong>di</strong>gnità del Primo nδ potea progiu<strong>di</strong>carsi, come pesi, misure, assise e’<br />
cose simili. Il Maggiore, che si <strong>di</strong>ceva Myzos risedeva un’anno per <strong>Città</strong>, durando il<br />
suo officio per tre anni; má li minori uno per <strong>Città</strong>, e’ durava un’anno. E qsti si<br />
estraevano dalli Voti del Popolo, Il Maggiore dalli tre or<strong>di</strong>ni, ed or<strong>di</strong>nariam. te, usciva<br />
eletto da una <strong>Città</strong> per il triennio, e’ dall’altre per l’altri triennij; tenendosi<br />
l’Assemblea <strong>di</strong> qsti tre or<strong>di</strong>ni, cioè Nobili, Civili, e’ Popolari un triennio per <strong>Città</strong>. E<br />
così conservossi sino <strong>alla</strong> Concessione <strong>di</strong> Eraclio Imperatore, qd. o si cangiò sistema al<br />
Governo. E <strong>di</strong> poj cδ la scesa de Goti, framischiandosi qsti cδ Longobar<strong>di</strong>, Latini, e’<br />
Greci; quelli si vollero creare il loro Catapano Maggiore, separato dal Greco, che si<br />
chiamava Deputato. A tempo de Normanni restò qsto deputato col titolo <strong>di</strong> Giurato<br />
Maggiore, che teneva sotto <strong>di</strong> se il minore.<br />
Il Giurato Maggiore faceva l’officio <strong>di</strong> Sindaco, e’ <strong>di</strong> Avvocato per la <strong>Città</strong>; Il Minore<br />
invigilava per la notte. I Greci però vi avevano creato due Dimagogi per quest’officio,<br />
quali si erano come gli Ephori in Sparta; parlandosene <strong>di</strong> qsti Dimagogi in appresso;<br />
nδ avendo altro peso tali Dimagogi, che <strong>di</strong>fendere contro de Gran<strong>di</strong> la Plebbe.<br />
16<br />
Capo Capo II. II. Delle Delle Guerre Guerre interne, interne, ed ed esterne<br />
esterne<br />
dell’Uria, dell’Uria, e’ e’ <strong>di</strong> <strong>di</strong> Trischene. Trischene.<br />
Trischene.<br />
Dopó la morte <strong>di</strong> Idomeneo Re <strong>di</strong> Creta, che avea sotto <strong>di</strong> se 52. Popolaz. ni, e’ qste la<br />
maggior parte toccate <strong>alla</strong> Republica <strong>di</strong> Crotone per averle cδ l’armi soggiogate, crebbe<br />
in molta potenza, ed abbenche tolerasse la Sopranità <strong>di</strong> Astiochena nell’Uria, la<br />
Vecchiaja della med. ma gli dava prossima speranza d’impadronirsene. Morta qsta il<br />
18
42. anno dopó la fondaz. ne <strong>di</strong> Palepoli, restò l’Uria sottoposta á Cotroniati, qlli<br />
appena ne sentirono la morte, che subito spedì il Senato <strong>di</strong> Crotone la Intimaz. ne della<br />
sua sopranità, precedendo due Trombetti con l’Araldo, citando l’or<strong>di</strong>ni per la dovuta<br />
Ubbi<strong>di</strong>enza, come era solito pratticarsi in quej tempj fra lo spazio <strong>di</strong> 7. giorni.<br />
Radunatisi li or<strong>di</strong>ni delle tre <strong>Città</strong> á qsta intimaz. ne, nδ trovandosi forze sufficienti á<br />
resistere da se soli á qlla potenza; poiche le <strong>Città</strong> nδ erano ancora ben fornite <strong>di</strong> mura,<br />
e’ <strong>di</strong> torri ne tampoco <strong>di</strong> gente tanto numerosa, penzarono <strong>di</strong> mandar deputati in<br />
Cotrone, e’ fra tanto <strong>di</strong> armarsi tutti, acciò cδ l’armi in mano conoscesse la Republica<br />
il loro ar<strong>di</strong>re, e’ coraggio; come ancora per <strong>di</strong>mostrare cδ<br />
17<br />
qsta risoluz. ne ar<strong>di</strong>ta, che le tre <strong>Città</strong> tenessero qualche intelligenza cδ Locri, tutto á<br />
fine <strong>di</strong> vantaggiare le Con<strong>di</strong>z. ni, e’ <strong>di</strong> nδ essere trattate al pari dell’altre.<br />
Quin<strong>di</strong> in un subito armati tutti li tre Corpi <strong>di</strong> <strong>Città</strong> uscirono alle sponde del fiume<br />
Arochas, aspettando li Crotoniati, se maj venissero ad attaccarli: E perche nelli<br />
Confini vi stava un Corpo <strong>di</strong> soldati della Republica, e’ qsta truppa si avanzò <strong>di</strong><br />
attaccare gli Uriti, che stavano all’altra sponda, credendo <strong>di</strong> aver che fare cδ gente<br />
raccolta, e’ nδ milizia Veterana, si venne all’armi; e’ talm. te fú il Valore degli Uriti,<br />
che <strong>di</strong>é spavento allo stesso Cotrone: poiche avendo visto, che qsta truppa Cotroniata<br />
nδ poteva essere più <strong>di</strong> 400. soldati; gli Uriti ne inviarono per cδbattere nδ più <strong>di</strong> 200;<br />
che cδ tanto Valore si <strong>di</strong>portarono, che appena pochi si salvarono fuggendo verso<br />
Crotone á portarne la notizia.<br />
Li Cotroniati á qsto accidente dando la colpa al Comandante della Truppa, lodò á gli<br />
Uriti cδsiderando, che le <strong>Città</strong> cδquistate sopra Idomeneo, li si potessero rivoltare,<br />
qualora attaccassero guerra cδ gli Uriti, che stavano sú cδfini <strong>di</strong> Locri, ed erano<br />
soldati valorosi, che aveano da Vicini, e’ da<br />
18<br />
lontani soccorsi d’ogni cosa, e’ spezialm. te dalle vicine montagne, che corrispondevano<br />
cδ le <strong>Città</strong> conquistate sopra Idomeneo, determinarono accordarli prerogative, nδ<br />
accordate á <strong>Città</strong> soggette, e’ stabilite entro il territorio della <strong>di</strong> loro Republica,<br />
essendo le Con<strong>di</strong>z. ni le seguenti.<br />
1 Che dovessero ne confini tenere l’Uria li soldati cδ tre chiliarchi, abbenche il<br />
Polemarcos fosse Cotroniata; che nδ potessero essere Comandati, fuorche daj loro<br />
chiliarchi paesani;<br />
2 Che l’estenz. ne del paese tra il fiume Allis, sino al fiume Crotalon s’intendesse<br />
territorio degli Uriti, come si era quel tratto tra l’Arochas, e’ Marnotrinchison<br />
tanto pp le terre, quanto per le Rocche.<br />
3 Che alle Rocche <strong>di</strong> qsto tratto fra Allis, e’ Crotalon li presi<strong>di</strong>j fossero <strong>di</strong> Soldati<br />
metà Uriti, e’metà Crotoniati; però li Capi dovessero essere Uriti.<br />
4 Che le paghe <strong>di</strong> qsti soldati ne Presi<strong>di</strong>j fossero so<strong>di</strong>sfatte dal danaro della<br />
Republica Crotoniata.<br />
19
5 Che nella fiera dell’Uria nδ vi potesse Crotone pretendere alcuna prerogativa nella<br />
paga dell’ingresso, né soprastante, come nel <strong>di</strong>stretto della Republica; má il tutto fosse<br />
in sovranità degli Uriti.<br />
19<br />
6 Che il Magistrato composto da Geroni nδ potesse essere <strong>di</strong> Cotroniati, fuorche il<br />
Duce per sottoscrivere i Voti; e’ qsto per tre anni, dovendo risedere un’anno per<br />
ogni Corpo <strong>di</strong> <strong>Città</strong>, e’ poj <strong>alla</strong> fine dar Conto alli deputati della <strong>Città</strong> dell’Uria.<br />
7 Che nelle cause dubbiose, e’ <strong>di</strong> appellaz. ni potessero aggiungere Dimagogi, e’<br />
bisognando consiglio potessero ricevere dall’Areopago d’Atene senza, che tal<br />
ricorso al <strong>di</strong> là del mare li potesse essere in colpa.<br />
8 Che il Magistrato sudetto si dovesse servire nel giu<strong>di</strong>care delle leggi <strong>di</strong> Solone,<br />
conforme si erano serviti per lo passato solam. te della 3. a e’ 5. a; e’ che dovesse<br />
servirsi <strong>di</strong> tutte quelle <strong>di</strong> Zeleuco eccetto la p. a e’ 3. a.<br />
9 Che in caso <strong>di</strong> passaggio <strong>di</strong> soldati Crotoniati nδ potessero gli Uriti star sottoposti<br />
á spese, ed alloggi, ezian<strong>di</strong>o in tempo <strong>di</strong> guerra ne Confini; má solam. te al<br />
somministram. to delli Soldati per le Rocche; e’ nδ pp altro.<br />
10. Che nδ fossero obligati pagare Prosodos, ó sia gabella, fuorche una mezz’oncia <strong>di</strong><br />
argento per famiglia.<br />
11. Che le monete cδ l’impronto passato corressero per l’avvenire senza mutazione<br />
alcuna <strong>di</strong> Valore, e’ cδ lo stesso impronto <strong>di</strong> prima, cδ l’Uno, cδ li due, e’ cδ li tre<br />
Tabernacoli, ó Tempi; e’ col Minotauro .<br />
12. Che Circa il Divino nδ vi fosse cangiam. to alcuno; má il tutto conservarsi nello<br />
stato che attualm. te si ritrova.<br />
20<br />
Queste furono le Con<strong>di</strong>z. ni accettate da Cotroniati, e’ poj variate dopó la destruzione<br />
<strong>di</strong> Sibari: má poj restando <strong>di</strong> sotto nella guerra cδ Locresi, e’ Regini sotto Caulonia;<br />
gli Uriti esposero la mancanza del p.° accordo, e’ richiesero il Duce proprio, nδ<br />
Cotroniata. Má quel Senato nδ potendo acconsentire á qsta richiesta, e’ nδ avendo<br />
forza da sostenerla per timore, che l’Uria nδ si dasse á Locri; risposero; che si<br />
esporrebbe la domanda nell’Areopago; dove gli Uriti erano ben affetti, e’cδsiderati;<br />
accettarono la Con<strong>di</strong>z. ne; e’ quel dotto Senato spedì d’Atene l’Archonte invece del<br />
Duce Cotroniata; e’ sciolse qsta <strong>di</strong>fferenza, solam. te Crotone esiggeva il dazio delle<br />
famiglie; e’ l’accrescim. to delli Soldati nelle Rocche sino á 400. Il p. o Arconte, che<br />
venne d’Atene in Uria fú Xutho l’anno del Mondo 3459.<br />
L’altre guerre dell’Uria furono quelle <strong>di</strong> Dionisio Tiranno <strong>di</strong> Siracusa, che per<br />
soggiogare la <strong>Città</strong> <strong>Greca</strong>, <strong>di</strong>ede una graδ scossa á Cotrone, dove vi morirono 2784.<br />
Uriti; e’ nel passaggio per nδ avere l’Uria il sacco, trovandosi senza gente per<br />
resisterli soggiacque á 6. rotola d’oro <strong>di</strong> emenda; pigliandola dalli Tempij; qle poj<br />
restituì puntualm. te nel 3600 tre anni dopó. Un’altra guerra fú quella <strong>di</strong> Pyrrho Re<br />
dell’Epiroti un secolo appresso; qd. o destrutta più della metà <strong>di</strong> Crotone, le <strong>Città</strong><br />
20
soggette, restarono molto scemate <strong>di</strong> Gente, fra le quali fú l’Uria. Dopó 38 * anni<br />
<strong>di</strong>venne soggetta <strong>alla</strong> Republica Romana.<br />
21<br />
Li Romani ambiziosi <strong>di</strong> stendere j <strong>di</strong> loro Confini, ó per defendere j <strong>di</strong> loro Collegati<br />
avendo vinto Pyrrho, ch’era venuto in soccorso de Tarantini, ed asse<strong>di</strong>ato Crotone,<br />
sorpreso cδ astuzia, nδ cangiò governo alle <strong>Città</strong> Greche soggette (: Ruffino che n’era<br />
<strong>di</strong> quell’esercito il Consolo; má scemò <strong>di</strong> Gente tutto quel tratto all’intorno, e’<br />
spezialm. te nel passaggio, che si faceva da Cotroni á Locri ora da Cartagginesi, ora da<br />
Bruzij nemici de Crotoniati, ed ora da Publio Sempronio, ora da Publio Licinio, che<br />
comandavano le Truppe Romane restò l’Uria scemata <strong>di</strong> ricchezza, e’ <strong>di</strong> opulenza, nδ<br />
che <strong>di</strong> gente, che cδ si fatte guerre perdeva; e’ fatta soggetta á Romani, qsti, nδ<br />
solam. te vi mandarono il Correttore per governarla invece dell’Archonte; má<br />
l’aggravarono nelli dazij, dovendo á loro spese tenere li presi<strong>di</strong>j delle Rocche. Qsto<br />
Correttore nδ stava più á Sin<strong>di</strong>cato come prima, ne tampoco <strong>alla</strong> Residenza annuale<br />
ad ogni Corpo delle Tre città; má risedeva ove li giva á grado. E fú il p. o Correttore<br />
Gneo Silvano. Qsta soggezzione de Romani l’avea ristretto nel trafico, e’ nelle<br />
Contribuz. ni á molta spesa cδ l’occas. ne del passaggio, che facevano l’eserciti dall’Italia<br />
nella Grecia; come successe nella guerra cδ Perseo Re della Macedonia, qd. o richieste<br />
da Lucrezio Comandante dell’Armata Navale delle <strong>Città</strong> Greche della Magna G. a<br />
Navi per soccorso da Rhegini n’ebbe Una; da Locresi due, dagli Uriti però quattro,<br />
una fú del Publico, e’ l’altre dalli tre or<strong>di</strong>ni á <strong>di</strong> loro spese; motivo per Cui l’Uria fú <strong>di</strong><br />
poj riguardata cδ altra stima, e’ per la Polizia, e’ Governo, e’ per la moderaz. ne, nδ<br />
avendo maj in tanta opulenza, ed in tante scosse delle <strong>Città</strong> Vicine, ambito<br />
22<br />
usurpaz. ne alcuna; cosa che li fú <strong>di</strong> poj ben Considerata, ed ammirata dall’Imperatori<br />
e’ forse premiata pp qsto fine.<br />
Ma venuti poj gli Goti, gli Vandali, Turcilinghi, Eruli, Longobar<strong>di</strong>, ed altre Nazioni<br />
Settentrionali, l’Italia, che soggiacque á molte <strong>di</strong>ssaventure, e’ la Magna Grecia, che<br />
ubbi<strong>di</strong>va all’Imperio Greco tolerò le sue guerre, e’ desolaz. ni, restando smembrata da<br />
Costantinopoli sino all’Imperio <strong>di</strong> Costantino III; poiche Eraclio suo Antecessore nδ<br />
poté dall’intutto <strong>di</strong>scacciare tante straniere Nazioni. L’Uria, che cδ tante<br />
<strong>di</strong>ssaventure della Magna Grecia aveva sempre combattuto, e’ poj accomodata alle<br />
<strong>di</strong>sgrazie dell’altre <strong>Città</strong>; qd. o Giovanni Lemigio Esarca d’Italia avendosi ribellato ad<br />
Eraclio, e’ cδ manifesti publicati, e’ cδ l’esercito sperava <strong>di</strong> ottenere la Magna Grecia,<br />
l’Uria li spedì il suo esercito contro nδ solam. te per la propria <strong>di</strong>fesa, má per la fedeltà<br />
dovuta al suo Sovrano; ed il Senato rispose cδ un dotto manifesto cδtro quello del<br />
ribelle Lemigio; servizio tanto accetto ad Eraclio, che or<strong>di</strong>nò al suo Duce nell’Italia cδ<br />
premjj, e’ cδ onori accompagnare qsta fedeltà <strong>di</strong> Trischene, siccome nel Capitolo della<br />
Nobiltà si legge tal Concessione, ó Diploma Imperiale che incomincia: tó sebasmio tó<br />
semneo acamatos ei phrontis*, che volea <strong>di</strong>re in Latino: Augustae Majestatis<br />
indeficiens semper Curaδ. Cδ quel che siegue, avendolo tradotto, e’ riserbato per il<br />
21
Capitolo della Nobiltà. Essendo stata qsta guerra de Trischenesi contro il ribelle<br />
Lemigio <strong>di</strong> tanta gloria, e’ <strong>di</strong> tanto Utile per le due fiere franche, che d.° Imperatore<br />
Eraclio li Concesse. Conforme d<strong>alla</strong> guerra, ch’ebbe Crotone cδ li Sibariti, destrutta<br />
qsta Republica, e’ toccandoli agli Uriti li prigionieri <strong>di</strong> Sibari destrutta, li collocarono<br />
al <strong>di</strong> lá del fiume Marnotrinchison nella Rocca per Custo<strong>di</strong>a delli Confini<br />
risparmiandosi li soldati, che ivi erano obligati <strong>di</strong> tenere, cδforme nelle Capitolaz. ni<br />
avute cδ la Republica <strong>di</strong> Crotoni al 9.3.° tenendo soldati tra qsti fiumi <strong>di</strong><br />
Marnotrinchison, ed Allis, e’ tra Allij e’ Crotalon. E qsti due soli furono l’utili <strong>di</strong><br />
tante guerre.<br />
23<br />
La Spagna occupata da Mori, Abdalamiro loro Re sorprese la Sicilia, e’ la sua<br />
Capitale Palermo, quin<strong>di</strong> nδ contenti <strong>di</strong> quest’Isola passarono al <strong>di</strong> qua, preso<br />
Taranto, e’ vinto in mare Teodosio Capitano dell’Imperatore Michele, e’ cδ altra<br />
armata sbarcati nel Mar Tirreno, devastando l’Italia tutta rovinarono ancora la<br />
Magna Grecia, e’ cδ essa Trischene, obligati á fugirsene nella Rocca Car<strong>di</strong>as, Castel<br />
Minerva, Baglios, ed altri luoghi montani abbandonando le <strong>Città</strong>; má per le preghiere<br />
del Papa Leone IV esau<strong>di</strong>te da Dio, ed annegati, quej, ch’erano venuti all’asse<strong>di</strong>o <strong>di</strong><br />
Roma, sbigottiti l’altri ch’erano <strong>di</strong>spersi per la Puglia, e’ Calabria, si ritirarono,<br />
avendo da per tutto lasciati desolam. ti, ó rovine. L’anno 852; e’53 ritiratisi <strong>di</strong> nuovo<br />
l’abitanti trovarono li tre Corpi <strong>di</strong> <strong>Città</strong> molto patiti nell’e<strong>di</strong>fizi, e’ nelli Campi, e’<br />
molta gente perduta, nella fuga, che fece per salvarsi; tanto che si fece ricorso in<br />
Costantinopoli. dall’Imperatore Michele Terzo, e’ li fú conceduta una franchiggia <strong>di</strong><br />
tre anni, e’ le fiere, che Trischene faceva, prolungarle per quin<strong>di</strong>ci giorni la Volta,<br />
acciò dall’utile <strong>di</strong> qsta si potesse ristorare da tante rovine; E veram. te qsto fú un<br />
progetto molto Vantaggioso; poiche Trischene celebrando qste due fiere conceduteli da<br />
Eraclio Imperatore, e’ fissatele Una per Maggio in memoria <strong>di</strong> quel fatto <strong>di</strong> Eraclio<br />
nell’Esaltazione della Santa Croce, qd. o vinse Cyroe Re <strong>di</strong> Persia; e’ l’altra in memoria<br />
dell’Imperat. e Michele, che li concedé qsta prolungaz. ne tanto lunga, e’ nδ più<br />
pratticata in altre <strong>Città</strong> al suo Imperio soggette, fuorche á Costantinopoli nelle fiere<br />
Imperiali <strong>di</strong> S. Sofia, e’ dello Spirito Santo; e’ per essere stata la grazia conceduta in<br />
tempo della festa, che si faceva nel Palazzo Imperiale per il Nome<br />
24<br />
dell’Imperat. e allo Mese <strong>di</strong> Memutirion, cioè <strong>di</strong> Ottobre, (poiche li Greci cδputano cδ<br />
lo stile Vecchio, che viene ad essere dopó la Correz. ne Gregoriana nel nostro 7bre) si<br />
fissò la fiera in 7bre; anzi per avere li Saracini devastata la Catredale, qsta ristorata<br />
l’imposero il nome <strong>di</strong> S. Michele, acciò la fiera corrispondesse pure cδ la festa; memoria<br />
cδservata ancora nell’erez. ne del Vescovato, qd. o si e<strong>di</strong>ficò Taberna Montana. E perche<br />
Eraclio avea portato la Croce sú le spalle l’anno 628., e’ si era qsta festa istituita al<br />
7bre, si stimò trasferire la Festa cδ la fiera nel Maggio per nδ occorrere amendue entro<br />
un mese; tanto più, che in Mag. o pure occorreva l’Appariz. ne <strong>di</strong> S. Michele al Monte<br />
Gargano á tempo <strong>di</strong> Galasio Papa nell’anno 493.; E pp la Croce pure si dovea fare nel<br />
22
Maggio, occorrendo l’Invenz. ne; e’ la festa dell’esaltaz. ne nδ era stata sola per Cagione<br />
d’Eraclio, má traeva l’origine più prima, cioè d<strong>alla</strong> Croce apparsa all’Imperator<br />
Costantino, come dal Menologio de Greci, e’ dall’homilia 51. del Crisostomo. E per<br />
tutti qsti riflessi, ó siano stati per il Commodo delle fiere, ó siano stati per la devoz. ne<br />
dell’Imperat. e Michele, che cδservava al Arcangelo pp il suo Nome, si fissarono per<br />
qsti mesi <strong>di</strong> Maggio, e’ 7bre, pp le quali Trischene si vide nδ solo riparata dalli danni<br />
pp tante guerre patiti; má si vidde fra breve rifiorire nel Commercio, cδ graδ danno <strong>di</strong><br />
se stessa, per restare cδ qsta caggione <strong>di</strong> trafico, molto scarsa <strong>di</strong> genti da guerra, e’ cδ<br />
la fama <strong>di</strong> opulenta, che attirava l’ingor<strong>di</strong>gia de nemici per arricchirsene, da nemici<br />
oppressa.<br />
25<br />
L’ultima sconfitta però <strong>di</strong> Trischene, per la qle nδ più si potè cδservare nelle parti<br />
maritime, ove per tanti secoli avea fiorito cδ tanto splendore, fú quella <strong>di</strong> Ottone<br />
Imperatore, che per darne un dettaglio più chiaro, e’ lucido, mi è necessario scorrere li<br />
tempi più ad<strong>di</strong>etro. Correa l’anno 924*, qd. o Berengario I. Imperatore cδ graδ esercito<br />
<strong>di</strong> Ungari penetrato in Italia la pose á ferro, ed á fuoco; E mentre j suoj Soldati<br />
carichi <strong>di</strong> preda entrarono ne Peligni presso Sulmona, i Marsi vicino á Tagliacozzo<br />
parti <strong>di</strong> Abruzzo prese le armi, li tagliarono á pezzi; ed occupato l’Imperio d’Italia<br />
prima Ugo, e’ poj Lotario, il Popolo Romano si ribellò contro il Papa Stefano VIII; e’<br />
stando in qsta scissura l’Imperio <strong>di</strong> Occidente, più peggiori <strong>di</strong>vennero in quello<br />
dell’Oriente, poiche il Popolo <strong>di</strong> Costantinopoli ribellatosi, prese l’Imperat. e<br />
Costantino, e’ rasoli il Capo, in un’Isola lo condannarono; má ripreso l’Impero<br />
un’altro Costantino figlio <strong>di</strong> Leone, domò quel ribelle popolo reggendo l’Impero<br />
Orientale.<br />
Ottone, ch’aveva domato Boleslao Re <strong>di</strong> Boemia, e’ vinto in tre graδ fatti d’armi gli<br />
Ungari, dal Regno <strong>di</strong> Germania, che possedea, si trasferì cδ grosso esercito in Italia,<br />
dove ricevuto da Papa Giovanni XII, cδ gran<strong>di</strong> onori, ed incoronato Re <strong>di</strong> Germania,<br />
e’ Pannonia lì trasferì l’Imperio <strong>di</strong> occidente, ed avuto Berengario II, ed Adalberto<br />
suo figliolo in mani, l’uno cδfinò in Costantinopoli, l’altro nell’Austria. In qsto<br />
framezzo <strong>di</strong> tempo Sveropilo Principe della Dalmazia cδ li suoj Schiavoni, fatti<br />
Cristiani sin dall’anno 884 á tempo <strong>di</strong> Papa Adriano III. passarono in Italia, e’ data<br />
una graδ rotta á Saracini, stabiliti nel Monte Gargano, li <strong>di</strong>scacciarono. Fatto così<br />
insigne avendo ricevuto da tutti j Popoli gran<strong>di</strong>s. mo applauso, emuli della Virtù de<br />
Schiavoni, e’ presssati dall’esempio gli Ungari, ricuperarono dalle mani de Saraceni<br />
Cosenza, e’ talm. te le <strong>di</strong> loro Reliquie sterminarono, che nδ contenti delli soli<br />
26<br />
Saraceni, fingendo <strong>di</strong> nδ conoscerli, e’ <strong>di</strong>stinguerli sterminarono Greci, e’ col pretesto<br />
d’esser cδ quelli Confederati; <strong>di</strong> qsti Greci più Cospicuj, e’ noti, che nδ potevano essere<br />
attribuiti per Saraceni se ne fece una lacrimevole stragge, molti cδ la fuga salvandosi<br />
<strong>di</strong> là dal mare.<br />
23
Guidava qsto esercito Ungaro Ottone il Giovane figlio dell’Imperatore Ottone, che per<br />
decrepitezza l’avea fatto socio nell’Imperio; ed avendo qsto Ottone il Giovane<br />
cacciato Niceforo, e’ riposto Giovanni il figliolo nell’Imperio <strong>di</strong> Oriente, e’ presa la<br />
sorella Teofania per moglie, avendola Giovanni XIII Papa nel tempo dello<br />
Sponsalizio in Laterano sposata cδ Ottone il Giovane, ed incoronata Imperatrice<br />
d’Occidente, per la <strong>di</strong> Cui solennità fece la Chiesa <strong>di</strong> Capua Metropolitana; nδ<br />
volendo che li Greci d’Italia affezzionati cδ la loro Nazione, potessero farli qualche<br />
rivolta in favore dell’Imperatore <strong>di</strong> Oriente, che per tanti secoli li avea governati, ed<br />
era un nemico potente, e’ vicino, deliberò abbatterli <strong>di</strong> tal maniera, che nδ potessero<br />
più esser Capaci <strong>di</strong> alzare il Capo, framischiandovi cδ loro molte famiglie Latine,<br />
conforme cδ molte famiglie Gote aveano quej Re pratticato; anzi gli Longobar<strong>di</strong> oltre<br />
delle famiglie <strong>di</strong> loro nazione, vi aveano introdotto alcune leggi, e’ costituz. ni<br />
Longombar<strong>di</strong>che framischiate cδ le Greche, acciò col tempo il Governo Greco in quelle<br />
parti potesse estinguersi, ó almeno variarsi; má per la potenza dell’ Imperatori Grechi,<br />
vicini á qsta parte d’Italia, e’ potenti nδ effettuita, cδservandosi sempre nel Sistema<br />
loro Greco, abbenche le famiglie Longobar<strong>di</strong>che e’ Gote si governassero secondo le loro<br />
leggi col Magistrato apparte, ad ogni maniera il Governo Greco qd. o nδ erano fra <strong>di</strong><br />
loro, bastandoli che vi fosse la parte <strong>Greca</strong> interessata, li riconosceva sotto la <strong>di</strong> luj<br />
potesta.<br />
27<br />
Ricevuta tal scossa Trischene, radunti li Preti Greci ch’erano rimasti intatti, poiche<br />
qsti nδ potevano essere compresi cδ l’unione de Saraceni, come alcuni altri; e’ radunati<br />
li Capi restati <strong>di</strong> loro Nazione, e’ li Capi de Latini, quali pure erano in qualche<br />
numero considerabile, riflettendo all’operare così crudele <strong>di</strong> Ottone, che volea cδ<br />
l’occasione <strong>di</strong> tenere la Sorella dell’Imperat. e orientale risvegliare qualche pretenzione<br />
sopra questa Ultima parte d’Italia, e’ perciò averli così abbattuto; come nδ potendo li<br />
tre Corpi <strong>di</strong> <strong>Città</strong> resi scarsi d’abitatori, e’ reggersi come prima, stando <strong>di</strong>visi cδ tante<br />
guar<strong>di</strong>e <strong>di</strong> Torri, e’ cδ tanta circonferenza <strong>di</strong> mura, inabili <strong>alla</strong> spesa per ristorarsino;<br />
si propose delli tre Corpi farne uno ben forte, e’ munito, capace da poter resistere per<br />
molto tempo all’assalti nemici, acciò da Costantinopoli in caso <strong>di</strong> necessità avessero<br />
tempo <strong>di</strong> ricevere il soccorso. Il progetto era necessario, má eseguirlo era <strong>di</strong>fficile,<br />
poiche ogni Corpo <strong>di</strong> <strong>Città</strong> pretendeva esser quello, che dovea restare per l’e<strong>di</strong>fizi, che<br />
ognuno vi possedea, e’ per la vicinanza da Beni; quin<strong>di</strong> si venne alle Fazzioni<br />
intestine, ed alle guerre fra <strong>di</strong> loro.<br />
Pretendeva Palepoli, come più grande <strong>di</strong> e<strong>di</strong>fizi, e’ <strong>di</strong> magnificenza nelle Chiese, e’ per<br />
essere stata il p.° Corpo delle tre <strong>Città</strong>, che dovea pendere all’altre due; che nδ aveano<br />
qste prerogative; e’ la gente nδ poteva tutta situarsi in una per mancanza <strong>di</strong><br />
Capacità. A ciò si rispondeva; che nelle necessità nδ si deve<br />
28<br />
cercare prerogativa <strong>di</strong> antichità; má ciò che bisogna per riparare al necessario; che la<br />
grandezza delle Chiese dovea essere á proporz. ne della Gente, bastando nell’altri Corpi<br />
24
e<strong>di</strong>ficare una Chiesa grande sola, cδsistendo la magnificenza nδ tanto <strong>alla</strong> grandezza,<br />
quanto <strong>alla</strong> simetria, e’ qsta poteva reggersi più, qd.° era piccola, che grande:<br />
cδsistendo <strong>alla</strong> ricchezza, e’ qsta più spiccava nel piccolo, che nel grande; che per la<br />
strettezza delle mura potevano <strong>di</strong>latarsi, se maj la gente Crescesse, poiche nella<br />
necessità nδ importa, che la gente si restringesse, purche stesse sicura, ch’era il<br />
principale motivo, facendosi il computo, che si poteva restringere, e’ Capire senza<br />
aggiunta <strong>di</strong> nuove fabriche, potendosi fare un Borgo vicino alle porte, ed in caso <strong>di</strong><br />
guerra restringersi la gente entro la <strong>Città</strong>. Le Rocche dell’altri due Corpi essere più<br />
Vicine, che nδ era Car<strong>di</strong>as á Palepoli; dove nδ vi era fiume capace ad impe<strong>di</strong>re<br />
l’accesso de Nemici cδ qualche riparo. Insomma per le tutte le Caggioni Palepoli dover<br />
restare esclusa.<br />
Era in Palepoli la famiglia Catimera Gota da principio, má poj venuta da Latina col<br />
titolo <strong>di</strong> Correttore, e’ col matrimonio <strong>di</strong> suo figlio Elpri<strong>di</strong>o, che avea sposato l’erede<br />
della famiglia Zonaminothos <strong>Greca</strong> avea acquistato molti Campi, ed era la più ricca<br />
dell’altre <strong>Città</strong>, che cδponevano Trischenes; qsta sosteneva le raggioni <strong>di</strong> Palepoli; má<br />
li altri cδsiderando, che Erapoli poteva essere la più forte per le Torri, e’ per il fosso,<br />
che la Circondava, e’ che poteva riempirsi alle necessità dell’acque del fiume, e’ venuti<br />
in contrasti le famiglie Catimere, ch’erano quattro, il cuj Capo era Iulo Uomo<br />
intraprendente, valoroso, e’ <strong>di</strong> graδ<br />
29<br />
seguito per esser ricco fra tanti bisognosi; spezialm. te Latini, che addetti più<br />
d’ogn’altro <strong>alla</strong> coltura de Campi erano stati rovinati affatto cδ tante guerre. Venuti<br />
<strong>di</strong>co in rissa cδ la famiglia Pedaconthos, Catizumena, Longos, Crea, Cumison,<br />
Mannilios ed altre Greche pure prepotenti, tutte si armarono <strong>alla</strong> <strong>di</strong>fesa, se maj Iulo<br />
cδ li suoj Latini tentasse intraprendere qualche cosa, per esser l’Uomo capace da<br />
sostenere ogn’impegno. Procurarono il Duce prima, e’ poj il Ves. vo sedare qste<br />
<strong>di</strong>scor<strong>di</strong>e, intavolando alcuni proggetti per nδ venire fra <strong>di</strong> loro all’ultimo esterminio;<br />
má perche qsti erano Greci, Iulo stava sempre <strong>di</strong>ffidente, e’ perciò lasciando Palepoli<br />
si ritirò cδ l’altre famiglie Catimere in Athenopoli, ove vi stavano più quantità <strong>di</strong><br />
Latini; e’ stava ivi in armi, fortificato.<br />
Má <strong>di</strong> nuovo li Saraceni, ch’erano nella Sicilia, venuti da qua del Mare, ed inondando<br />
la Calabria, li Greci <strong>di</strong> Trischene vedendosi impotenti á resisterli, e’ dubitando, che<br />
Iulo nδ avesse intelligenza cδ loro, deliberarono salvarsi per li Monti, abandonando<br />
ogni cosa men atta al trasporto. Il Ves. vo Greco cδ Georgio Mannilios Arcip. te si ritirò<br />
cδ tutti gli Ecclesiastici del Vescovato, e’ le <strong>di</strong> loro mogli, e’ figli ne Monti <strong>di</strong> Pesaca,<br />
portando seco le cose sacre più preziose, li migliori col Duce nelli Monti <strong>di</strong>rimpetto: e’<br />
Iulo cδ suoj Latini posti in salvo le donne cδ li figlioli nel monte Selion circondato<br />
dalli fiumi Allis e’ Marnotrinchison, assalendo li Nemici or Vincitore, ora Vinto,<br />
cδservò graδ parte de suoj Latini.<br />
Penetrata qsta infausta notizia in Costantinopoli, Niceforo Foca Imperat. e spedì<br />
subito sej navi <strong>di</strong> gente, ed altre otto per cδdurre provis. ni, acciò le Genti salvate nelli<br />
25
Monti, astretti d<strong>alla</strong> fame nδ si dessero á Saraceni. Era l’anno 963., ed il 2.° del suo<br />
Imperio, qd. o sopragiunto qsto soccorso ad Intipato, ch’era Straticò Protospata nella<br />
M. a Graecia andò<br />
30<br />
sostenendo per qnto poté l’impeto delli Mori, nδ tralasciando spe<strong>di</strong>re nell’anno<br />
seguente una grande Armata cδ Flagizio Suo Protospata Straticò, e’ Patrizio, nδ<br />
tanto per Fugare li Saraceni, qnto per raccogliere li <strong>di</strong>spersi e’ sollievarli; quin<strong>di</strong><br />
avendo ritrovato la Magna Grecia desolata, e’ la Gente ne Monti, e’ nelle Selve,<br />
penzò radunarli nδ più nelle parti maritime: má nelle stesse Montagne: ed avendosi<br />
Julo cδ suoj Latini presentato al duce Protospata, qsto lo situò nel monte<br />
Zenocanthos ove vi piantò la Rocca per <strong>di</strong>fesa, dandoli il titolo dell’Imperat. e<br />
Niceforo per essere stata la prima Rocca da luj e<strong>di</strong>ficata: perche i Latini cδ il loro<br />
capo Julo l’avea trovato radunati: quel raduno nδ rattrovò tanto facile nell’altre<br />
parti. Qsta Rocca detta Catanzaro fú tutta <strong>di</strong> Latini, eccetto 32. famiglie Greche fra<br />
qlli ancora tramischiati.<br />
26<br />
Capo Capo Capo III III III dell’E<strong>di</strong>ficaz.<br />
dell’E<strong>di</strong>ficaz. dell’E<strong>di</strong>ficaz. ne <strong>di</strong> <strong>di</strong> Taberna Taberna<br />
Montana.<br />
Montana.<br />
Essendosi Julo cδ gli altri Catimeri ritirati nella Rocca <strong>di</strong> Niceforo, stimando poco<br />
cδvenevole star racchiuso in una Rocca, bramoso <strong>di</strong> <strong>di</strong>latarsi; e’ stabilire un Corpo <strong>di</strong><br />
<strong>Città</strong>, dove potesse ritirare ancora molti de Greci, <strong>di</strong>spersi tanto per <strong>di</strong>minuire il<br />
partito cδtrario, qnto col numero più maggiore poter stare più sicuro per la <strong>di</strong>fesa,<br />
richiese al duce Flagizio due cose; l’una, che stando tanti Latini cδ luj, e’ molto più<br />
numero ancora ne sperava, dover stabilire il Ves. vo Latino, ed ampliare le Mura oltre<br />
il circuito della Rocca per abitare á modo <strong>di</strong> <strong>Città</strong>: L’altra, che stando quej <strong>di</strong><br />
Trischene <strong>di</strong>spersi, e’ ridotti in poco numero, e’ per tante scosse inabili á potersino<br />
raccogliere in forma <strong>di</strong> <strong>Città</strong>, come prima,<br />
31<br />
si dovesse oltre del nome dato <strong>alla</strong> Rocca, chiamarsi la nuova <strong>Città</strong> Trischene, cδforme<br />
era stata nell’Uria, poiche cδ tal nome, e’ cδ le due fiere nδ si dubitava punto <strong>di</strong><br />
raccogliersi la gente sbandata ne Monti, e’ nelle selve. Il Duce, che nδ volea darli una<br />
negativa in tempo, che il Iulo poteva, ne senza una previa informaz. ne dello stato, in<br />
Cui si trovava la Gente <strong>Greca</strong>, prometterli cosa <strong>di</strong> positivo, ben sapendo, che nelli<br />
Monti nδ poteva in tempo d’inverno situarsi tanta gente raminga; rispose al Julo, che<br />
<strong>di</strong> ciò ne dovea dar parte in Costantinopoli; Per il Ves. vo potea luj risolvere, poiche<br />
stando Latini quasi tutti, avea or<strong>di</strong>ne dell’Imperatore chiederlo Latino per governo <strong>di</strong><br />
quella Gente, purche fosse tal Gente Capace <strong>di</strong> avere il Vescovo proporzionato alle<br />
Ren<strong>di</strong>te; ed in fatti il Duce, che desiderava far risplendere li Paesi, che luj e<strong>di</strong>ficava,<br />
sia per ambizione, sia per la spesa che dovea rappresentare in Costantinopoli per qste<br />
Popolaz. ni, risolvé se li mancava in una domanda, compiacere á Julo nell’altra
ichiesta. Scrisse dunq: á Benedetto VI Papa per il Ves. vo; má trovandosi qsto morto,<br />
restò sospeso l’affare; benche la Relaz. ne del Duce fosse ben cδservata per il tempo dal<br />
Nuovo Pontefice.<br />
Frá <strong>di</strong> tanto penetratosi dal Ves. vo <strong>di</strong> Trischene, e’ dall’altri Capi Greci tutto lo che<br />
Julo avea machinato, nδ tanto per il nuovo Ves. vo, quanto per il titolo, che pretendeva<br />
la nuova abitaz. ne <strong>di</strong> Trischene, tirando funeste cδseguenze per li Greci circa il<br />
Governo, facendo Julo cδ suoj Latini prevalere il suo partito in progiu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> tante<br />
famiglie Greche antiche; si pensò al modo per <strong>di</strong>stornare qsta tempesta. Scelsero due<br />
Deputati, che furono Taddeo Berardos uno de più Letterati Grechi; e’ Greg. o<br />
32<br />
de Jazzolis, la <strong>di</strong> cui sorella era moglie del Julo; qsti si portarono dal Duce, e’ li<br />
esposero le <strong>di</strong> loro raggioni, alle quali persuaso, rispose, che radunandosi in Corpo <strong>di</strong><br />
<strong>Città</strong>, capace <strong>di</strong> sostenere più de Latini il titolo, che nδ li potrebbe mancare <strong>di</strong><br />
ottenerlo, per essere stata sin dall’origine della nazione <strong>Greca</strong>, ed il titolo era Greco,<br />
ed erano li più antichi, che l’aveano inventato, e’ posseduto. Má replicando li<br />
Deputati all’impotenza della spesa vi bisognava per l’e<strong>di</strong>fizio delle Case; e’ per la<br />
Fabrica delle mura, e’ delle torri; il Duce li promesse ogni assistenza nδ tanto<br />
presente, quanto futura, scrivendone all’Imperat. e, per soccorso <strong>di</strong> danaro, e’ per<br />
l’esenz. ne <strong>di</strong> molti anni d’ogni pagam. to// Distribuì alli <strong>di</strong>spersi pp mezzo de Deputati<br />
che ne riceverono il danaro, molte summe, mandò genti per incidere legna, e’ fare la<br />
Calce, scrivendo all’Imperat. re, ed ottenendo una franchiggia <strong>di</strong> ogni pagam. to per anni<br />
20., la publicaz. ne delle solite due fiere franche per giorni 15. l’una, ed una promessa <strong>di</strong><br />
prossimo soccorso <strong>di</strong> altro danaro, che aspettava da Costantipoli.<br />
Ritiratisi cδ qsti agiuti presenti, e’ più cδ la speranza de futuri li Deputati, rigalati<br />
dal Duce cδ una Veste per ciascheduno <strong>di</strong> seta, cosa nuova in quej tempi, e’ nδ più<br />
veduta, chiamate Casiaca, cδ due altre Vesti per le <strong>di</strong> loro mogli, chiamate Crocotoni,<br />
attirarono qste l’animi <strong>di</strong> tutti, cδ la supposiz. ne della benevolenza del Duce più che il<br />
Iulo nδ si credea, e’ cδ la speranza da Costantinopoli; si partirono più persone per<br />
trovare luogo proporzionato per Fondare la <strong>Città</strong>, se nδ come prima numerosa, e’<br />
splen<strong>di</strong>da, almeno in tante calamità commoda, e’ sicura; ed avendosi dopó molte<br />
richieste per il sito <strong>di</strong> essa fissato l’idea nel Monte detto Paramita, cioè <strong>di</strong> Consuolo,<br />
33<br />
ivi si portarono li Capi per esaminare ogni circostanza per la sicurtà, e’ per il<br />
commodo, ed avendosi trovato il tutto convenevole all’impresa, spe<strong>di</strong>rono al Duce li<br />
stessi Deputati, pregandolo per qd. o stava in piacere suo per venire ad osservare il<br />
luogo, e’ buttare la prima pietra della fabrica. Venne dunq: Flagizio nel sud. o Monte<br />
Paramita, ed avendo trovato il Ves. vo cδ tutti li Capi ecclesiastici, e’ Secolari, che<br />
l’attendevano, e’ cδ tutta la moltitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> quej Greci <strong>di</strong>spersi, cδvocati á tale fine,<br />
pose egli la p. a pietra <strong>alla</strong> Rocca, dopó caminando per la lunghezza del Monte, qd. o fú<br />
verso il mezzo, ove vi era una piccolissima Collina, e’ piacevole altezza, or<strong>di</strong>nò al<br />
Vescovo <strong>di</strong> mettere la prima pietra per il suo Vescovato, e’ così fú eseguito nδ senza<br />
27
graδ devoz. ne per essere la Vigilia <strong>di</strong> S. Michele; ed arrivando all’estremità del Monte<br />
or<strong>di</strong>nò al Catapano metter la p. a pietra della Torre, volendo, che il Publico se la<br />
custo<strong>di</strong>sse.<br />
Lasciò alle fabriche tre Soprastanti, Georgio Mannilios Arciprete per il Vescovato,<br />
Vopisco Catizunio per le mura d’intorno dal Settentrione all’Occidente, e’ Georgio<br />
Phrosines il restante delle Mura. Si designarono due Porte, una che riguardava il<br />
Castello per la Montagna, ed un’altra detta <strong>di</strong> S. Giovanni all’altra estremità per la<br />
Marina; da una porta all’altra per la lunghezza della <strong>Città</strong> passi 884., oltre il Monte,<br />
dal Castello, inclusavi la Collina su la Porta Maritima, ove vi era la torre <strong>di</strong> Guar<strong>di</strong>a,<br />
detta <strong>di</strong> S. Barbara cδ la Parocchiale; nella punta, che riguardava settentrione era la<br />
latitu<strong>di</strong>ne passi 326., e’ nella punta, che guardava la Marina passi 396., nel mezzo<br />
poj d<strong>alla</strong> parte d’oriente al declino era passi 446. Tutto il Monte sú la Porta Montana<br />
era lasciato per la Fabrica della Rocca detta <strong>di</strong> S. Martino; perche vi era la chiesa <strong>di</strong><br />
qsto Santo cδ la Parocchia, che si estendeva sino <strong>alla</strong> Porta Montana. E perche il<br />
soprastante <strong>di</strong> qsta<br />
34<br />
fabrica era rimasto Martino Mariconio, volle chiamarsela col Nome <strong>di</strong> S. Martino.<br />
Sotto il Vescovato d<strong>alla</strong> parte, che riguardava settentrione si designò la Chiesa <strong>di</strong> S.<br />
Maria Maggiore, e’ se ne <strong>di</strong>ede la cura ad Agapito Rocca, ch’era il Cantore, ed<br />
officiava cδ altri due Curati, che guidavano la Parocchia. Più appresso d<strong>alla</strong> stessa<br />
parte <strong>di</strong> sotto vicino il Colle <strong>di</strong> S. Barbara era la Chiesa <strong>di</strong> S. Nicolo designata cδ una<br />
piazzetta, lasciata la Cura della fabrica á Conone Niceta suo Paroco, e’ qsta era la<br />
prima Parocchia, e’ si estendeva sino á tutto il Borgo lasciato per l’Arti, che<br />
richiedevano spazio, e’ faceano strepito. <strong>D<strong>alla</strong></strong> parte pure <strong>di</strong> sotto della porta<br />
Montana sino <strong>alla</strong> piazza del Vescovato era la Parocchia <strong>di</strong> San Silvestro, lasciata la<br />
Cura della fabrica á Simeone Michoenta Paroco. Tutta poj la lunghezza della <strong>Città</strong><br />
d<strong>alla</strong> parte Australe era Parocchia del Vescovato, la <strong>di</strong> Cui della fabrica era rimasta al<br />
Mannilios; má poj nδ stimando dovere egli solo accu<strong>di</strong>rvi vi pose per Compagni á<br />
Egi<strong>di</strong>o Pa<strong>di</strong>conthos Arci<strong>di</strong>acono, e’ Gregorio Tesoriero; poiche doveasi fare la Chiesa,<br />
l’episcopio, ed il Palazzo Capace per la *** <strong>di</strong>gnità, per li Canonici Sotergrafio, ed<br />
Apocrifario, e’ per l’altri sej Canonici Paroci oltre gli altri assistenti, abbracciando <strong>di</strong><br />
Circuito posti 142.<br />
Si designò l’ospizio <strong>di</strong> San Basilio per li Monaci cδ la Chiesa fra il Vescovato, e’ la<br />
porta Montana d<strong>alla</strong> parte Australe, ed á qsto ospizio attaccato il Monasterio delle<br />
Basiliane Vergini cδ la Chiesa, e’ cδ la piazza; e’ fuora la porta Maritima si designò il<br />
Borgo cδ l’ospedale <strong>di</strong> S. Giovanni Crisostomo; tenendone la Cura lo stesso Par. o<br />
Conone per la fabrica. Di rimpetto al Vescovato era la Casa del Publico, attaccata<br />
all’Ateneo publico, acciò nel mezzo si potesse radunare il Regim. to; e’ li scolari<br />
potessero aver vicino ognuno l’Ateneo; tenendone la<br />
28
35<br />
Cura della fabrica á Nicolao Mo<strong>di</strong>o, che era il Catapano. E nella Collina <strong>di</strong> S.<br />
Barbara le Case del Giustiziario, se nδ voleva stare in Castello, ó sia Rocca <strong>di</strong> S.<br />
Martino, dove per or<strong>di</strong>nario facea <strong>di</strong>mora, qd. o nδ vi era personalm. te il Padrone,<br />
altrimenti si designarono qste Case per il Catapano, qd. o voleva radunare il<br />
Regimento, essendo del Publico, e’ la Cura della fabrica á luj stesso da Flagizio<br />
designata.<br />
Designarono due piazze, una, che si stendeva per tutta la lunghezza della <strong>Città</strong>, larga<br />
avanti le Chiese, e’ più larga avanti il Vescovato, e’ la Casa del Publico cδ l’Ateneo;<br />
l’altra era avanti la Casa del Giustiziario. Vi designarono in qsta lunghezza da una<br />
porta all’altra 68. Palazzi; e’ 34. altri <strong>di</strong>spersi pp la <strong>Città</strong>; Come ancora 4. Conserve<br />
d’acqua per il Publico; e’ molte altre per le Chiese, e’ Palazzi. Qsto fú l’anno 968;<br />
tanto che per la fine del secolo si ritrovarono in <strong>Città</strong> oltre le Chiese, e’ Case descritte;<br />
altre Case minori 1232., abitanti 5288. oltre 53. d’or<strong>di</strong>ne ecclesiastico, Monaci<br />
Basiliani 6., e’ Basiliane 28.; come apparve d<strong>alla</strong> Numeraz. ne fatta dall’ Apocrifario<br />
Giovanni Filanzio nel 1000, che fú la p. a.<br />
Capo Capo IV. IV. Del Del modo modo <strong>di</strong> <strong>di</strong> Governarsi, Governarsi, della della visita visita del del Duce.<br />
Duce.<br />
Avendo determinato Costantino I.V. Pagonato Imperatore in Costantinopoli mandare<br />
Ministro nella Magna Grecia per visitare ciò ch’era stato fatto da che Flagizio partì,<br />
esaminando la spesa, se corrispondeva all’incarico dell’opere; e’ per dar norma al<br />
Governo Civile, ed economico; stante che per le <strong>Città</strong> nδ avea lasciato Ministro<br />
proprio; má lo stesso Senato, de migliori Citta<strong>di</strong>ni composto sino <strong>alla</strong> terminaz. ne delle<br />
fabriche, ed <strong>alla</strong> raccolta delle Genti <strong>di</strong>sperse; bisognando perciò <strong>alla</strong> fine del Secolo<br />
esaminare il tutto, acciò nell’ingresso del nuovo si potesse ogni Cosa <strong>di</strong>sponersi<br />
secondo l’antico Uso, cδ qualche spe<strong>di</strong>ente nuovo, giacche le <strong>Città</strong> aveano cangiato<br />
quel Sistema primiero <strong>di</strong> Governo pp tante infelici <strong>di</strong>ssaventure.<br />
36<br />
Spedì dunq: da Costantinopoli l’anno antecedente al Millesimo Gregorio Tratamura<br />
per suo Duce, e’ Protospata á qsto fine, e’ giunto in Crotone spedì l’e<strong>di</strong>tto alli Curati<br />
<strong>di</strong> dar la nota esatta delle Genti siano secolari, siano ecclesiastici, i Religiosi, spedì<br />
parim. te l’or<strong>di</strong>ne alle <strong>Città</strong> per la Visita Imperiale, dovendo tutti gli Soprastanti<br />
lasciati da Flagizio tenere lesti li Conti delle Spese, e’ del danaro ricevutosi da<br />
Costantinopoli; come ancora ogni <strong>Città</strong> li suoj Privileggi, e’ le famiglie più cospicue le<br />
sue prerogative. Questo or<strong>di</strong>ne supremo <strong>di</strong>ede á tutti del timore, nδ sapendo se tal<br />
numeraz. ne potesse servire per qualche Capitaz. ne in rinfranto delle spese, e’ come<br />
avrebbe ricevuto l’affare de Soprastanti; avendosi cδ luj portato tre Criti, ó siano<br />
Giu<strong>di</strong>ci, come ancora tre Duci, ó Capitani per l’esame delle Rocche, dove la spesa<br />
appariva in Costantinopoli eccessiva.<br />
29
Era <strong>di</strong> già il giorno ultimo <strong>di</strong> Gennaro dell’anno 1004, qd. o comparve la prima guar<strong>di</strong>a<br />
del Protospata, e’ successivam. te luj appresso cδ gran<strong>di</strong>s. mo seguito <strong>di</strong> Soldati, ministri,<br />
e’ Genti <strong>di</strong> suo servizio, sotto gravi pene á chiunq: de suoj ar<strong>di</strong>sse prender qualche<br />
rigalo, andare in Case de Citta<strong>di</strong>ni d’ogni con<strong>di</strong>zione volendo, che si pagasse il tutto<br />
sino alle minime Cose, essendo stato così l’or<strong>di</strong>ne dell’Imperatore. La <strong>Città</strong> avendolo<br />
incontrato alquanto fuora le Porte cδ tutti li Ministri del Publico, ed il Ves. vo cδ il<br />
Clero <strong>alla</strong> porta del Borgo, lo condussero in Processione sotto il Baldacchino portato<br />
dalli Senatori nella Catredale, e’ da quella scese nel suo Alloggio, avendosi<br />
accomodato il Palazzo <strong>di</strong> Giuda de Jazzolis, cδ l’Ateneo, e’ la Casa del Publico, che<br />
tutte fra <strong>di</strong> loro comunicavano per dar luogo á tante genti. Era egli piccolo <strong>di</strong> statura,<br />
naso curvo, occhi piccoli, nero <strong>di</strong> Volto, e’ <strong>di</strong> barba lunga e’ nera, vestito <strong>di</strong> seta<br />
porporina cδ li Mullej alli pie<strong>di</strong> Patriziali, e’ con una gran barretta rossa in Capo,<br />
assiso nella se<strong>di</strong>a sotto il Baldacchino <strong>di</strong>ede ad uno ad uno il permesso <strong>di</strong> accostarseli<br />
con bagiarli la mano tutti tanto ecclesiastici, quanto secolari, dando solam. te la se<strong>di</strong>a<br />
al Vescovo. Il giorno seguente ammise al 2.° or<strong>di</strong>ne per bagiarli il lembo della Veste, e’<br />
la lunga manica, che portava senza comparirli la mano. ed al 3.° or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong>ede invece<br />
37<br />
<strong>di</strong> bagiarli le Vesti una buona quantità <strong>di</strong> danaro, affacciandosi d<strong>alla</strong> fenestra, e’ due<br />
suoj Camerieri, che buttavano li danari; cosa insolita nell’altre <strong>Città</strong>, dove luj avea<br />
fatto la Visita, motivo per cui tutti parlavano, e’ nδ potevano penetrare il motivo.<br />
Alli 2. <strong>di</strong> Febraro fú invitato dal Cantore per degnarsi intervenire in S. Maria<br />
Maggiore per la Festa della Purificazione; e’ venne cδ pochissimo seguito, e’ tutto<br />
affabile per la strada col Clero, e’ col Publico che l’accompagnava. Il Cantore, che<br />
dovea officiare, per la presenza del Protospata nδ officiò, celebrando il Vescovo, ed il<br />
sud. o Cantore dandoli l’Incenzo due Volte nella prima affacciata della Tribuna, dove<br />
era stato col Baldacchino situato. Terminata la messa, d<strong>alla</strong> Cattedra lesse il Ves. vo á<br />
tutti il <strong>di</strong>ploma dell’Imperatore, cδ la potestà, che dava il suo Ministro tanta ampia,<br />
che riconosceva ognuno, ezian<strong>di</strong>o l’ecclesiastici, eccetto solam. te li Vescovi; á quali<br />
ammoniva, invece <strong>di</strong> or<strong>di</strong>nare.<br />
La mattina del giorno seguente andò cδ li Capitani á visitare la Rocca, ed ancora cδ<br />
due esperti <strong>di</strong> fabrica ad estimare la spesa, ed apprezzata ritrovò, che la spesa era<br />
minore á proporzione della fabrica, e’ che qsta era fatta appunto, come si era<br />
determinato cδ il Duce Flagizio, ciò che nδ era succeduto in altre <strong>Città</strong>; tanto che ne<br />
restò <strong>di</strong> qsto molto meravigliato: fra <strong>di</strong> tanto nδ si trascurava <strong>di</strong> visitare cδ l’occhio e’<br />
la struttura delle fabriche, e’ la simetria, e’ la Commo<strong>di</strong>tà della Gente per abitarvi;<br />
Visitò ogni cosa per quella strada, e’ trovandola ben regolata, nδ poté mancare á nδ<br />
darne lo<strong>di</strong> al Soprastante.<br />
Il giorno delli 15. Febraro volle visitare il Vescovato, e’ lo trovò parim. te Capace per<br />
l’abitaz. ni, ben <strong>di</strong>sposto per il decoro del Ves. vo e’ per Commo<strong>di</strong>tà delle Dignità, e’<br />
Canonici; Volle sapere le ren<strong>di</strong>te del Ves. vo e’ <strong>di</strong> tutti li suoj Ministri, e’ spezialm. te<br />
della Chiesa, volendone vedere la sua Suppellettile, ed ogni altro attinente; ed<br />
30
apprezzato il tutto dalli esperti, trovò ancora la Spesa molto minore <strong>di</strong> quello che<br />
dovea essere 2° l’apprezzo.<br />
38<br />
Così visitate le fabriche publiche, e’ spezialm. te misurate l’altezza, e’ la grossezza<br />
delle Mura, ed avendo ritrovato puntualmente il tutto eseguito dopó la partenza del<br />
Duce Flagizio cδ la spesa sempre minore, ne domandò all’Arcip. te, e’ li fú Risposto,<br />
che l’utile delle fiere l’aveano cδvertito pure nel Uso del Publico, e’ parim. te le ren<strong>di</strong>te<br />
proprie, avendosi contentato <strong>di</strong> tenere per libero e<strong>di</strong>ficij proprij la me<strong>di</strong>ocrità, e’ per il<br />
Publico la Como<strong>di</strong>tà, e’ magnificenza.<br />
Alli 19. <strong>di</strong> Febraro richiese lo stato del Governo circa li Ministri, e’ li fú portato<br />
assieme cδ le Capitolaz. ni giurate fra loro per l’osservanza; ed era attualm. te questo;<br />
cioè invece del Duce, per qsto tempo della fabrica era rimasta qsta <strong>di</strong>gnità nel Senato,<br />
come sopra si <strong>di</strong>sse. Vi erano nδ<strong>di</strong>meno, come si pratticava col Duce, ó sia Correttore<br />
nel tempo de Romani Cinque Giu<strong>di</strong>ci, tre Greci, e’ due Latini, e’ qsti si servivano del<br />
Co<strong>di</strong>ce Teodosiano, e’ <strong>di</strong> quello <strong>di</strong> Giustiniano publicato l’anno 649., delle Pandette, e’<br />
del <strong>di</strong>gesto 5. anni appresso, e’ delle Novelle Costituz. ni; ó siano Authentiche, e’ <strong>di</strong><br />
alcune altre Costituz. ni proprie, e’ Municipali pp le Cause de Campi, e’ dell’Animali;<br />
cδ tre Apocrifarij due Greci, ed uno Latino, e’ cδ altretanti Sotergrafij. Vi era il<br />
Catapano Maggiore eletto dá tutti li Nobili, che cδponevano il p.° or<strong>di</strong>ne; essendo la<br />
Gente tutta <strong>di</strong>visa in tre or<strong>di</strong>ni, come si <strong>di</strong>rà appresso, e’ qsto soprastava á tutti. Vi<br />
erano altri tre Catapani Minori, e’ qsti si eliggevano dall’altri due or<strong>di</strong>ni; due erano<br />
Greci, e’ si eligevano da Greci, ed uno Latino, e’ si eliggeva da Latini; qsto soprastava<br />
sopra li sud<strong>di</strong>ti Latini; ed uno Greco soprastava alle misure, pesi, ed assise; l’altro<br />
eseguiva il Comando del Catapano Maggiore, facendo scambievolm. te un mese per<br />
Uno. Si era introdotto quest’uso de Latini, e’ Greci per una certa Politica inventata<br />
dal Senato, ed era questa.<br />
39<br />
Avendosi considerato, che per abbattere la potenza de Catimeri in Catanzaro, altro<br />
spe<strong>di</strong>ente nδ era, che scemarli gente Latina; ed acciò il Ves. vo nδ uscisse ivi Latino<br />
cδforme si pretese, si era chiamata Taberna latinam. te, nδ più Trischenes, cδ tutto che<br />
le famiglie più numerose erano Greche. E perche molti Latini aveano li Campi al <strong>di</strong><br />
quá del fiume Allis, se restavano stabiliti in Catanz. ro, Taberna veniva molto á patire,<br />
si penzò nδ solam. te darli il titolo Latino, má <strong>di</strong> vantaggio fare il Magistrato pure<br />
Latino: Ed in fatti cδ qsto spe<strong>di</strong>ente si erano ritirate molte famiglie nδ tanto del 3.°,<br />
e’ 2.° or<strong>di</strong>ne, quanto del primo; che se bene il titolo della città appariva in Latino, ad<br />
ogni maniera l’essenza restava la stessa, quale era stata nella fondaz. ne <strong>Greca</strong>. E<br />
perciò al Catapano Latino per connivenza appostata del Catapano Maggiore si<br />
lasciava far tutto intorno al suo Ministero, per togliere qualche gara, che impe<strong>di</strong>va al<br />
fine principale, che si era raccogliere per Taberna, e’ scemare per Catanzaro.<br />
Vi era parim. ti il Soterargirio, che cδservava il Peculio publico oltre del Catapano, per<br />
cδservare il nome, ed il Tribunale, acciò col tempo nδ si perdesse la memoria, essendosi<br />
31
<strong>di</strong> già qsto introdotto, qd. o furono publicate le fiere dal Duce Nessarco; Anzi li stessi<br />
9. Consoli dell’Arti, allora pure introdotti, per miglior Governo della <strong>Città</strong>, e’ per<br />
esaminarsino bene la manifatture che venivano nelle fiere per nδ succedere qualche<br />
*** e’ restassero <strong>di</strong>ffamate le fiere, che recavano tanto Utile. Vi erano tre Ispettori<br />
per le publiche fabriche, per l’acqua, e’ per le strade; come ancora due Guar<strong>di</strong>ani per le<br />
due porte cδ 6. soldati per ciascheduna Porta; ed il Guar<strong>di</strong>ano della Torre <strong>di</strong> S.<br />
40<br />
Barbara; poiche il Custode della Rocca <strong>di</strong>venne qd. o fú terminata l’anno 981. <strong>di</strong><br />
elezzione Imperiale, che nδ più apparteneva <strong>alla</strong> <strong>Città</strong>, tenendovi 44. soldati <strong>di</strong><br />
Presi<strong>di</strong>o. Vi erano per proteggere le Cause delle Vedove, delli pupilli, e’ delli poveri,<br />
come ancora per invigilare una sera per Uno caminando la <strong>Città</strong> tre Dimagogi, due<br />
Greci per essere <strong>di</strong> num. o maggiore, ed uno Latino. E per ultimo vi erano due<br />
Sotergrafij, che cδservavano le Scritture del Publico, uno Greco, ed uno Latino; oltre<br />
quello del Ves. vo che soleva essere un Canonico Greco; abbenche il sud. o Ves. vo facesse<br />
l’Atti Grechi, e’ Latini, conforme era l’occasione delli sud<strong>di</strong>ti <strong>di</strong> Taberna.<br />
Ritrovato il Protospata qsto modo <strong>di</strong> Governo molto cδmendabile, e’ quelli del p.°<br />
or<strong>di</strong>ne, tanto esatti nel adempire le <strong>di</strong> loro Cariche, e’ così puntuali nella Spesa del<br />
danaro Imperiale per le fabriche della <strong>Città</strong>, furono molto cδsiderati; e’ per darli<br />
qualche premio in ricompenza del servizio tanto puntuale all’Imperat. e, ed al Publico;<br />
conoscendo, che se maj riusciva qualche <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ne, era per <strong>di</strong>fetto del 2.°, e’ 3.° or<strong>di</strong>ne,<br />
che nδ amministrava le sue Cariche come si cδveniva, penzò cangiare sistema <strong>di</strong><br />
Governo, volendo premiare li Buoni, e’ gastigare i Cattivi. Esaminate le Costituz. ni,<br />
che si fecero qd. o Nessarco eseguì li Coman<strong>di</strong> Imperiali, col tempo doversino riformare,<br />
2.° l’occasioni, e’ le Genti, che governano, cδsigliato il tutto cδ li Suoj Giu<strong>di</strong>ci, e’<br />
Consiglieri, cangiò in Campo le sue Costituz. ni; che furono in succinto qste:<br />
41<br />
Che li tre or<strong>di</strong>ni composti <strong>di</strong> Nobile, Civile, e’ Popolare nell’elezzione de Magistrati nδ<br />
potessero più convocarsi, restando solam. te al Corpo Nobile qsta facoltà, ne solam. te á<br />
tutto qsto Corpo; má <strong>alla</strong> 1. a e’ 2. a classe del med. mo Corpo il passivo, ed á tutto il<br />
Corpo Nobile l’attivo senza il passivo;<br />
Che l’officij maggiori <strong>di</strong> Catapano, Soterargirio, Prefetture dell’arti dovessero essere<br />
della p. a, e’ 2. a Classe; quej <strong>di</strong> Sotergrafi, Apocrifarij, <strong>di</strong>magogi, Custo<strong>di</strong> della torre,<br />
Giu<strong>di</strong>ci, dovessero essere <strong>di</strong> tutte le tre Classi. Li Catapani minori, l’Ispettori, li<br />
Guar<strong>di</strong>ani delle Porte potessero essere delli Civili, eletti però della Classe Nobili,<br />
conforme più á lungo nel capo della nobiltà si darà la notizia <strong>di</strong> qste tre classi <strong>di</strong><br />
Nobili.<br />
E vedendosi il 3.° or<strong>di</strong>ne escluso; mal soffrendo il Popolo, qsta risoluz. ne del<br />
Protospata, all’affacciarsi d<strong>alla</strong> fenestra, incominciò ad esclamare nella piazza del<br />
Vescovato, e’ <strong>di</strong>mandato <strong>di</strong> quel bisbiglio, li risposero; che il Popolo volea pure parte<br />
del Governo, conforme l’avea avuto sin dal tempo dell’Imperatore Eraclio. Il<br />
Protospata rispose, che al Popolo cδveniva ärtos oic epitagma pane non comando: E<br />
32
quelli più insistendo, fece cenno cδ la mano, e’ cδ il Capo <strong>di</strong> esau<strong>di</strong>rli; e’ subito <strong>di</strong>ede<br />
l’or<strong>di</strong>ne per l’informaz. ne della <strong>di</strong> loro Condotta, quale nδ era troppo franca <strong>di</strong> pena:<br />
poiche si provava, pagarsino molti per li Voti; usare mille con<strong>di</strong>scendenze, e’ nδ poche<br />
estorsioni; tanto che conoscendosi rej, e’ dubitando delle pene, che li soprastavano, e’<br />
cδsiderando, che loro concedendo á taluni, negando ad altri stavano sottoposti á mille<br />
accidenti, perche l’esclusi nell’occasioni, memori delle negative, ne prendevano la<br />
Vendetta, essendo più potenti per gastigarli nelle Congiunture, deliberarono inviare<br />
l’Arcip. te, ch’era il più confidente del Protospata, come <strong>di</strong> graδ bontà <strong>di</strong> Vita, e’<br />
letteratura, e’ Zelo per li poveri in ogni loro necessità, chiamandolo per soprannome<br />
Paterpenon cioè Pater pauperuδ; che se piaceva<br />
42<br />
<strong>alla</strong> Sua Magnifica Onoranza; (qsto era il titolo, che si dava al Protospata) lasciarli<br />
in qualche positura, erano tutti ben contenti; má se poj li pareva dover loro essere<br />
privati <strong>di</strong> ogni azzione, erano contentis. mi: come pronti alli suoj Magnifici Coman<strong>di</strong>.<br />
Appagatosi <strong>di</strong> qsta sommessa ubi<strong>di</strong>enza, replicò all’Arcip. te: che l’avrebbe qsto 3.°<br />
or<strong>di</strong>ne popolare stabilito in una positura da poter vivere Commodo, senza che si<br />
ingerisse in cose, che amministrate dalli Maggiori, sarebbero senza dubio per ogni<br />
Verso riuscite per loro più ottime, e’ per il Publico assaj più utili; e’ per la <strong>Città</strong> più<br />
splen<strong>di</strong>de, cδsiderando, che al rimettere ogni cosa alli Gran<strong>di</strong>, dovean raccogliersi<br />
molte famiglie Commode in <strong>Città</strong>, e’ stabilirne in Speranza <strong>di</strong> Nobili cδ la esatta<br />
Condotta, che facevano negl’officij, per ricevere poj il premio cδ qualche onore per la <strong>di</strong><br />
loro procedura: E cδ qsta famiglia più numerosa vivere il Popolo cδ più azzioni <strong>di</strong><br />
servizio, e’ ricever più lucro.<br />
La <strong>di</strong>fficoltà più maggiore era lo stabilire l’or<strong>di</strong>ne Civile, poiche in tempo <strong>di</strong> Eraclio la<br />
<strong>Città</strong> nelle parti Maritime era numerosa <strong>di</strong> Persone addette <strong>alla</strong> Marcatura, cδ<br />
l’occas. ne del Mare, e’ delle navi, che tenevano traficando al <strong>di</strong> la del mare sino<br />
all’Egitto, e’ talvolta sino all’Arabia, nδ che per l’Isole dell’Arcipelago, e’ per qlle<br />
Province cioè più Vicine <strong>di</strong> Grecia; e’ qste Persone, come più opulenti, ed Utili allo<br />
Stato componevano l’or<strong>di</strong>ne Civile: al presente ridotta la <strong>Città</strong> nelle parti Montane, e’<br />
senza trafico pp il Mare; si riduceva á quattro soli mercatanti <strong>di</strong> panni; tanto che qsto<br />
2.° or<strong>di</strong>ne, bisognava ó togliersi dall’intutto, ó pure accrescerlo cδ altre famiglie<br />
equivalenti. Imbarazzato il Protospata per il modo, che dovea tenere, chiamò<br />
l’Arcip. te, come più capace d’ogn’altro, e’ per la bontà della nota in<strong>di</strong>fferente, e’ per la<br />
Carica più Prattica; li Comunicò il pensiero: e’ qsto prese tre giorni <strong>di</strong><br />
43<br />
tempo per deliberare, cercando ancora il permesso <strong>di</strong> comunarlo* á qualche persona<br />
Capace per tal <strong>di</strong>ssimpegno: e’ li fú il tutto conceduto.<br />
Venuto il tempo determinato della risposta, l’Arcip. te portò in scritto la sua risoluz. ne,<br />
qle, dopó una matura cδsideraz. ne delli più Scienziati, era qsta. Cioè; che li Mercanti<br />
che traficano il danaro, e’ cδprano mercatanzie per venderle ad altri, perche rendono<br />
ricco, e’ cδmodo il Publico, possono essere Civili, qualora qsti per un secolo nδ abbiano<br />
33
nelle famiglie loro, e’ per via <strong>di</strong> femine, ó per via <strong>di</strong> Mascoli arte più alcuna, poiche<br />
fare qsta Mercatura era comune anco á Nobili, che se bene Baldo in L. Nobiliares C. da<br />
cδmercijs, et mercatorib. s, vuole, che li nobili intrinsecandosi á qsti cδtratti, dovessero<br />
perdere la Nobiltà, ciò si deve intendere per Coloro, che sono Mercatanti <strong>di</strong> bottega, ó<br />
tengono le Case á somiglianza <strong>di</strong> botteghe cδ cose utili, ó che cδprano, e’ vendono<br />
queste cose, tutto, e’ per tutto impiegati al guadagno, nδ che qli che cδprano, e’ fanno<br />
ad altri far fare lo spaccio; essendo qsti necessarij ad ogni Stato, nδ che <strong>Città</strong><br />
Principale; come si prattica in Genova, Firenze, Pisa, Milano, trovandosi qsti molto<br />
lodati da Tito Livio, che <strong>di</strong>edero tanto soccorso <strong>alla</strong> Republica Romana, qd. o in<br />
Spagna li Scipioni pativano tanta carestia <strong>di</strong> grano, cδ graδ pericolo dell’Esercito;<br />
lodati ancora da Tullio nell’Orazione pro Plancio, e’ nel p.° degl’Officij, <strong>di</strong>cendo che<br />
la mercatura <strong>di</strong> poco è vile, má <strong>di</strong> molto è da lodarsi; tanto che ricevutasi qsta<br />
risposta, si penzò ad escludere li mercatanti dall’or<strong>di</strong>ne Civile, poiche li grani, e’<br />
gl’agli cδ l’altre Cose nδ si cδpravano, má erano prodotti dalli Campi de Nobili; e’ la<br />
<strong>Città</strong> ne faceva la Compra pp uso publico, e’ nδ giovando qsti Mercatanti, se nδ per<br />
proprio profitto, nδ doversino reputare pp Civili;<br />
44<br />
ed essendo Uomini per ord.° <strong>di</strong> poca estraz. ne, per avanzarsino potevano introdurre<br />
mille* abusi perniziosi <strong>alla</strong> gente bisognosa; quin<strong>di</strong> nδ doversino stabilire in ord. e<br />
Civile, se nδ avessero anni Cento <strong>di</strong> pruova tanto per femine, qnto per mascoli, esenti<br />
da ogni arte per qsto tempo; e’ che dovessero avere docati 60 <strong>di</strong> annua ren<strong>di</strong>ta stabile,<br />
e’ docati 600 da somministrarsino al Publico in ogni occorrenza per tre anni senza<br />
riceverne frutto: potendoli far stare altri tre anni per uso loro proprio, che se maj<br />
avendo li Cento anni <strong>di</strong> pruova li mancasse il danaro, tenendo una <strong>di</strong>gnità Militare, ó<br />
graduata, ó tre officij publici equivalevano qsti á qlla summa. E qsto fú risoluto per<br />
l’or<strong>di</strong>ne Civile.<br />
Restava il terzo ord. e popolare, e’ qsto era composto <strong>di</strong> tutti l’altri, che stavano<br />
sottoposti alle 9. Prefetture, chiamandosi nell’occasioni una per una la Prefettura cδ<br />
li suoj sud<strong>di</strong>ti; abbenche qsti maj avessero comando, ó nell’elez. ne parte alcuna, se nδ<br />
che in qlle occasioni, che li Prefetti volevano, che v’intervenissero, nδ potendo per loro<br />
stessi <strong>di</strong>sponere in Cosa alcuna. Si chiamava qsta Prefettura nell’occasione della<br />
Cappella, come si <strong>di</strong>rà, qd. o si parlerà della med. ma.<br />
Sin da qd. o fú e<strong>di</strong>ficata l’Uria, si costumò per regolare l’Artisti, e’ l’altri Campagnoli<br />
in ogni genere <strong>di</strong> Arte stabilirsi un Prefetto, ó sia Console, che sovrastasse á tutti<br />
gl’inferiori <strong>di</strong> quell’arte sua, e’ l’eligevano loro stessi, radunandosi un giorno dell’anno<br />
assegnato: quej che nδ passavano il num. o <strong>di</strong> 12. in qualche arte specifica nδ erano<br />
obligati ad avere un Prefetto particolare, e’ proprio, má stavano sottoposti á quel<br />
Prefetto che sembrava più<br />
45<br />
proporzionato á quell’arte. Má á tempo <strong>di</strong> Eraclio stabilitosi altro modo <strong>di</strong> Governo,<br />
si penzò rime<strong>di</strong>are all’abuso <strong>di</strong> tanti Prefetti nδ usandosi rigore cδ quej della stessa<br />
34
arte, per timore, che dopó l’anno toccandoli ad altro simile á se qsto officio, si potesse<br />
ven<strong>di</strong>care; tanto che si procurò cδ eliggerne soli 9. Prefetti, v’includessero tutti<br />
l’Artisti, e’ tutti quej della Campagna. Má per essere pure tra <strong>di</strong> loro, nδ andavano le<br />
cose troppo á dovere, spezialm. te nelle due fiere, usandosi nell’apprezzo delle robbe<br />
qualche riguardo <strong>alla</strong> parentela, al rigalo, ed ad altre occasioni meno lecite, si venne á<br />
qualche lagnanza; ed il Duce volendo nella sua Visita Imperiale cδ la Suprema sua<br />
Autorità darvi qualche taglio alli abusi, stabilì <strong>di</strong> qsta maniera.<br />
Che il nome dell’arte, <strong>di</strong> Cui il Prefetto ne portasse il titolo, fosse preferito nella<br />
Cappella, dovendosi nelli maritaggi essere li primi; e’ l’altri ponersi nella Sorte della<br />
bussola; sedere il più vecchio <strong>di</strong> quell’arte, cioè il più antico patentato sopra tutti, e’<br />
ricevere <strong>di</strong>stam. te egli solo l’incenzo in tempo delle solennità festive <strong>di</strong> detta Cappella.<br />
che li Prefetti fossero 9; eligen<strong>di</strong> ogn’anno d<strong>alla</strong> Classe de Nobili, e’ che la p. a e’ 2. a<br />
Classe avesse il passivo in qste Prefetture, e’ la 3. a Classe solam. te l’attivo. Tali 9.<br />
Prefetture erano col titolo <strong>di</strong> Agricoltori, Pastori, Fabricatori, Ferrari, Sartori,<br />
Calzolaj, Pittori, Pellicciari, Carpentieri. E perche li Massari, ch’erano li più ricchi, e’<br />
si stimavano <strong>di</strong> avere il titolo sopra gli Agricoltori, <strong>alla</strong> Cui Prefettura stavano<br />
inclusi,<br />
46<br />
vennero á lamenti, e’ presentando cδ le <strong>di</strong> loro raggioni una lunga supplica al<br />
Protospata, qsto nell’Assemblea Senatoria;(poiche ogni settimana pp un giorno si<br />
doveano tutti ecclesiastici, e’ secolari, li più vecchi, e’ dotti, radunarsi presso <strong>di</strong> luj, e’<br />
qsto radunam. to, ove si proponevano cose utili, ed economiche, si chiamava Assemblea<br />
Senatoria) proposta qsta supplica delli Massari contro gli Agricoltori circa la<br />
prerogativa del titolo, fú cδchiuso, defendersino cδ le raggioni tali prerogative; fù<br />
dunq: data tal Causa ad Urbano de Risu, Maestro <strong>di</strong> legge, venuto dá Atene l’anno<br />
avanti, e’ per essere Latino la maggior parte delli Agricoltori, fú data tal <strong>di</strong>fesa á Luj,<br />
come Latino, Nobile, e’ giovane desideroso <strong>di</strong> farsi conoscere li suoj talenti. Si<br />
appuntò per li 24. febraro, e’ si venne avanti al Protospata cδ li suoj Giu<strong>di</strong>ci <strong>alla</strong><br />
<strong>di</strong>fesa delli Agricoltori, e’ incominciò la sua Diceria.<br />
Orazione Orazione Orazione <strong>di</strong> <strong>di</strong> <strong>di</strong> Messer Messer Messer Urbano Urbano Urbano de de Risu Risu Risu á á á favore favore<br />
favore<br />
degli Agrico Agricoltori. Agrico<br />
ltori.<br />
Se dall’antichità, ó dall’Utile, ó dal <strong>di</strong>letto, ó dalle Persone, che esercitano l’arte; qsta<br />
riceve maggior splendore, e’ come tale dovrebbe all’altre soprastare nel titolo, come il<br />
Principe sopra j suoj sud<strong>di</strong>ti, come il Genere sopra la Specie, Io nδ comprendo, come<br />
innanzi la Vostra Magnifica Onoranza avessero li Massari avuto ar<strong>di</strong>re, togliere<br />
all’Agricoltori, quel titolo, che saggiam. te si ava imposto, come se la Massaria, nδ fosse<br />
parto dell’Agricoltura; che come madre, li si cδviene la maggioranza. Io, che frà tanti,<br />
hó avuto, benche scarso <strong>di</strong> dottrina, e’ <strong>di</strong> anni, l’onore <strong>di</strong> <strong>di</strong>fensare avanti la Vostra<br />
35
Magnifica presenza le raggioni, che alli Agricoltori, assistono, mi fó brevem. te animo<br />
d’apportar le <strong>di</strong>fese cδ la gloria <strong>di</strong> quest’arte, senza voler progiu<strong>di</strong>care á qlle<br />
47<br />
che <strong>di</strong> pari cδtendono nell’Utile, nδ stimando spe<strong>di</strong>ente per inalzare un’e<strong>di</strong>fizio,<br />
abbatterne un’altro. Mi contengo solam. te nel limite della propria <strong>di</strong>fesa, ed<br />
incomincio:<br />
Trovarsi arte, che sia più antica dell’Agricoltura, e’ che prima <strong>di</strong> lej possa vantarsi<br />
l’origine, ó che d<strong>alla</strong> stessa bocca <strong>di</strong>vina fosse Comandata, come nella Genesi abbiamo,<br />
niuno vantò maj <strong>di</strong> trovarla; e’ chiaram. te si vede, che la p. a operaz. ne, che fece l’Uomo<br />
fú <strong>di</strong> coltivare la terra; tanto che qsta sola basta per <strong>di</strong>mostrare l’Agricoltura essere la<br />
p. a Arte del Mondo, nδ tanto per l’origine, quanto per l’utile, ed il <strong>di</strong>letto; cδforme<br />
Cicerone nel libro degli Officij cδ la sua eloquenza in poche parole s’esprime: omniuδ<br />
anteδ reruδ, ex quib. s aliquid exquirit. r, nihil est agricultura melices, nihil ubexius,<br />
nihil dulcius, nihil hoc libero <strong>di</strong>gnius, ed in tanti altri luoghi: nel lib. o de Senectute;<br />
nell’orazione pro Roscio; tanto che Cajo Fabrizio, Cajo Mario, Curio Dentato, Porcio<br />
Catone, Serrano, ed altri lasciando j magistrati si <strong>di</strong>edero <strong>alla</strong> Vita d’Agricoltori. A<br />
qsta si ritrasse deposto l’imperio Diocleziano, ed abbandonato il Regno Attalo; ne<br />
Ciro quel graδ Re della Persia si sdegnò lavorar <strong>di</strong> sua mano l’orto, e’ mostrarlo agli<br />
Amici; Tanto che da qsti vennero quelli Cognomi delle tante Nobilis. me famiglie, che in<br />
Roma maestevolm. te risplenderono li Fabij, gli Lentuli, gli Ciceroni, j Pisani, j Giunij,<br />
i Statilij, i Porzi, i Vitellij, gli Annij tutti de primi Agricoli trassero la loro origine.<br />
Dagli Agricoltori si traevano j soldati più Valorosi per esser più fermi, più robusti, e’<br />
più forti. E da qui ad Esculapio Dio della Me<strong>di</strong>cina j Greci, ed i Romani fuor delle<br />
<strong>Città</strong>, e<strong>di</strong>ficavano j Templi, perche credevano, che nelli Campi guarirli dovea, nδ però<br />
nelle <strong>Città</strong>, dove la vita molle, e’ laboriosa <strong>di</strong> mente, ed agitata dalle mille Cure, nδ era<br />
convenevole, che il Dio della me<strong>di</strong>cina si degnasse accostarsi. Quin<strong>di</strong> il Filosofo nelli<br />
suoj libri Economici la chiamò Professione principalis. ma secondo la Natura; ed<br />
Tremellio Scrofa <strong>di</strong>e<strong>di</strong> á prati il primato, volendo, che tal nome <strong>di</strong> prato, venisse da<br />
parato al utile, ed al <strong>di</strong>letto. Qui operatur terraδ suaδ replebit. r panibus <strong>di</strong>ce il Savio<br />
ne Proverbij.<br />
48<br />
Má che serve andar men<strong>di</strong>cando da altri scrittori, ó sacri, ó profani, prerogative per<br />
l’Agricoltori, qd. o lo stesso figlio <strong>di</strong> Dio altro titolo nδ dà á suo Padre, che <strong>di</strong><br />
Agricoltore, come nell’Evangelio ego sum vitis vera, et Pater meus Agricola est.<br />
Quin<strong>di</strong> á qsto nome <strong>di</strong> Agricoltore in caso dubbioso la presunzione è d<strong>alla</strong> sua parte,<br />
come si há nella L. utili C. da de defensor Civitatuδ. E dando l’Agricoltore á persone<br />
proibite la sua robba nδ perde il prezzo, come si há nel C. <strong>alla</strong> L. Unica; ne li suoj<br />
istrumenti per farsi esecuz. ne*, ó pegno si possono prendere, come nell’Autentica <strong>alla</strong><br />
L. executores, Legge ancora usata fra gli In<strong>di</strong>ani innanzi <strong>alla</strong> guerra <strong>di</strong> Troja, che nel<br />
tempo delle guerre nissuno de soldati poteva nuocere all’ Agricoltori, e’ turbare la<br />
Campagna: Costume pratticato ancora da Nabuzardam, Duce del Re Nabucco, come<br />
36
si legge nel Capo ultimo <strong>di</strong> Geremia, ove gli Agricoltori furono esenti da ogni benche<br />
leggiero danno, in tempo, che preso, ed acciecato Sedecia Re <strong>di</strong> Giudea, spogliata la<br />
<strong>Città</strong>, depredato il Tempio, si fece da pertutto orribile stragge. E veram. te Filone<br />
ebreo; e’ Senofonte nδ dubitarono chiamarla Arte dell’Arti, nutrice <strong>di</strong> tutte le Genti;<br />
e’ Varrone nel p. o libro de Re rustica nδ solam. te la chiamò Arte, má scienza per il<br />
metodo da tenersi nel piantare, coltivare, insitare, e’ raccogliere, nδ che conoscere le<br />
Staggioni, osservar li Climi, considerare l’influenze; e’ mille altre Cose á tante scienze<br />
necessarie, e’ dalle med. me dependenti mercè dell’Agricoltura, come si trovano scritte da<br />
Nerone, Attalo, ed Archelao Re, e’ da Scipione, qd. o si ritirò da Agricoltore in<br />
Lintorno.<br />
Chí maj, dunq:, á tante prerogative dell’Agricoltura e’ per via <strong>di</strong> origine, e’ per via <strong>di</strong><br />
Utile, e’ per via <strong>di</strong> Soggetti, e’ per via <strong>di</strong> nome, ar<strong>di</strong>rà negarli il titolo dovuto alle sue<br />
preminenze; qd. o le stesse Leggi <strong>di</strong> tante esenzioni l’adornano; e’ la vostra Magnifica<br />
Onoranza, á cuj la Providenza Divina há dato tanto lume per sapere ben <strong>di</strong>scernere <strong>di</strong><br />
quest’arte l’intorna gloria, saprà, nello stesso tempo e’ con l’equilibrio<br />
49<br />
della giustizia, e’ cδ la sua Suprema Autorità, defenderla da ogni attentato<br />
pregiu<strong>di</strong>coso á tanti suoj gloriosi fasti, che d<strong>alla</strong> mia rustica <strong>di</strong>citura, nδ si hanno<br />
saputo <strong>di</strong>svelare.<br />
Terminata la <strong>di</strong>ceria, ed applau<strong>di</strong>ta dalli Giu<strong>di</strong>ci del Protospata, si decretò á favore<br />
degli Agricoltori; essendo la Massaria una arte particolare, che si riduceva<br />
all’Agricoltura, che n’era il genere. Che però li nomi dell’Arti restarono li stessi senza<br />
cδtrasto, ó lagnanza alcuna. Sotto li Agricoltori vi erano tutte l’arti addette <strong>alla</strong><br />
Coltura, e’ li Cerajoli, e’ gli Trappetari. Sotto li Fabricatori vi erano li Pignatari,<br />
fornaciari, stucchiatori, Tegolari. Sotto li Ferrari vi erano li Barbieri, arrotatori,<br />
Calderaij, Campanari, orologiari, Stagnarini. Sotto li calzolaj vi erano j Sellari,<br />
Valiggiari, Stivalari, Zoccolari. Sotto j Sartori vi erano j Berettari, Cappellari,<br />
Bottonieri, Calzettari, Mercanti, mercieri, tapezzieri, matarazzari, Tessitori,<br />
Ricamatori, franciari. Sotto li Pittori vi erano j scultori, gl’Indoratori, i Librari, j<br />
mascherari, li Miniatori, li occhialari, orefici, Copisti, Sigillarij: Sotto li Pellicciari vi<br />
erano j Conciatori, Guantari, Manticciari, Saponari, Tamburieri, Marturinari. Sotto<br />
li Carpentieri vi erano ancora j serratori, Coronieri, Intagliatori, Pettinari, Scarpellini,<br />
Tornieri, Ceterari, frischettari, Cestari, fiscolari, Cannistrari. E sotto li Pastori vi<br />
erano li Vetturini, Castratori, j Corrieri, li Cordari, li Crivari, j Bastasi, j Scutellari.<br />
Tutte qste arti furono ridotte á queste 9. Prefetture; le <strong>di</strong> Cui costituz. ni si <strong>di</strong>ranno poj<br />
in appresso. Tanto che la Cosa da principio apparì superflua; má col tempo si vidde<br />
tantonecessaria, ed utile, che le fiere aveano per la perfez. ne <strong>di</strong> queste arti il concorso<br />
sopra tutte l’altre <strong>Città</strong> Vicine, e’ lontane.<br />
50<br />
Stabilite tutte qste Cose cδ gravi pene á Trasgressori, si partì cδ la stessa Comitiva <strong>di</strong><br />
prima, accompagnato da tutta la Classe de Nobili, e’ del Popolo sino al fiume Allis,<br />
37
dove lo stavano attendendo quej <strong>di</strong> Catanzaro per la Visita; che fú alli 19. <strong>di</strong> Marzo.<br />
essendo stato rigalato á nome della <strong>Città</strong> <strong>di</strong> una Conca d’argento, quale nδ volle<br />
ricevere, e’ si donò al Vescovo per qd. o si faceva la Cena. Buttò pure danari al Popolo,<br />
e’ si portò cδ luj l’Arciprete, rigalato cδ un’ anello.<br />
38<br />
Capo Capo 5. 5. Delli Delli Villaggi Villaggi <strong>di</strong> <strong>di</strong> Taberna, Taberna, Taberna, e’ e’ p.° p.° S. S. Piet Pietro Piet Pietro<br />
ro<br />
Tab. a l’anno 1064. essendo terminata <strong>di</strong> Fabriche, abbellita <strong>di</strong> e<strong>di</strong>fizi. fortificata cδ il<br />
Castello dove era la Rocca, e’ fatta la Torre Rocca cδ accrescim. to <strong>di</strong> Fabriche nel<br />
Borgo cδ il Monte <strong>di</strong> pietoso sussi<strong>di</strong>o, si penzò allo stabilim. to <strong>di</strong> qualche Villaggio:<br />
poiche 9. anni ad<strong>di</strong>etro, essendo nell’elez. ne de Dimagogi venuta la Nobiltà cδ il<br />
Popolo in qualche Contesa si venne all’armi. Volendo il Popolo, cercarsi j Dimagogi,<br />
<strong>di</strong>cendo, che le Cause de poveri, dovevano proteggersi da loro stessi, si venne <strong>alla</strong><br />
violenza. La plebbe trucidò Georgio Pulipos eletto <strong>di</strong>magoga da Nobili, e’ qsti<br />
tagliarono á pezzi due della plebbe, oltre li feriti; che á ciò infuriata, voleva á<br />
Congiunti dell’uccisore nδ perdonare né á sesso, ne ad età; tanto che furono costretti li<br />
Nobili ritirarsino parte nella Rocca, e’ parte nella Torre <strong>di</strong> S. Barbara. Agatocle<br />
Talaminos, ch’era l’Agagos cioè Comandante della Rocca, nδ solam. te <strong>di</strong>é ricetto alli<br />
Nobili, má sotto pretesto <strong>di</strong> sedare il tumulto, cercava catturarne li Capi; quin<strong>di</strong> il<br />
Popolo irritato, chiamò in agiuto á Tuscanio Lusignanna Uomo molto potente al <strong>di</strong> la<br />
<strong>di</strong> Crotone, e’ qsto venuto in soccorso del Popolo, s’impadronì della <strong>Città</strong>, stando le<br />
cose <strong>di</strong> tutto il Regno in cδtinua agitaz. ne per tante Nazioni, che lo dominavano<br />
nell’anno 1055.; e’ stimando opportuno per<br />
51<br />
conservarsi nel dominio, far parentela cδ qualche Nobile più potente, acciò potesse<br />
sostenersi, usò Eldo suo figlio cδ Ilnaide figlia <strong>di</strong> Caspare Mannilios, ch’era il più<br />
potente. Má le altre famiglie nobili mal soffrendo qsta sopranità chiamarono li<br />
Normanni, venuti in Calabria cδ Roberto loro Duce, qlli avendo fugato Eldo, e’ suoj<br />
aderenti, concede Taberna á Bajolardo figlio <strong>di</strong> Goffredo, ó Unfrido, ch’era fratello<br />
dello stesso Roberto l’anno 1057; quale avendo cδsiderato, che vi erano reliquie ancora<br />
dell’intestine <strong>di</strong>ssenz. ni, penzò darvi la mano cδ fare uscire alcune famiglie á popolare<br />
lo stato cδ li Villaggi.<br />
Uscirono dunq: nell’anno 1064. d<strong>alla</strong> <strong>Città</strong> l’infrascritte famiglie, cioè Agatocle de<br />
Ferrarijs, Marco Conrado, Alesandro Pistoja, Flavio Munizza, Pietro Garzia, Luca<br />
Pitirra, Cesare Cumiso, Davide Pace, Tirso Ginetta, Torquato Iervasi, Guglielmo<br />
Mazza, ed Arvisio Mo<strong>di</strong>o Nobili, cδ 38 altre famiglie, che nelle falde del monte<br />
Ypisicon e<strong>di</strong>ficarono S. Pietro. A qste Latine se n’aggiunsero 8. Gote; e’ perche qste<br />
erano alquanto rozze, che facevano più danno, che utile 23 anni dopó furono mandate<br />
più sopra in Bucisano: E nel luogo, dove qsti si aveano fabricate le Case si penzò<br />
stabilirsino li Greci, che in alcune famiglie vollero uscire d<strong>alla</strong> <strong>Città</strong>.
Furono qsti Greci famiglie 16, il <strong>di</strong> cuj capo ecclesiastico fú Nicoló Galas, qle ebbe la<br />
Cura dell’Anime, e’ delle fabriche per la sua Grecia; avendo la Chiesa <strong>di</strong> S. Nicolò j<br />
Greci, e’ quella <strong>di</strong> S. Pietro j Latini. Il governo della giustizia <strong>di</strong>pendeva da Taberna,<br />
come ancora il Regim. to sino all’anno 1094.<br />
52<br />
qd. o si fecero j proprij Catapani, e’ Jurati, cδforme dal Governo de Normanni era in<br />
uso.<br />
San San Nicolò Nicolò <strong>di</strong> <strong>di</strong> Bucisano<br />
Bucisano<br />
Mandate l’8 famiglie Latino-Gothe, come si <strong>di</strong>sse, per e<strong>di</strong>ficare un Villaggio,<br />
l’intitolarono d<strong>alla</strong> Chiesa S. Nicolò <strong>di</strong> Bucisano. Qste erano governate, come<br />
un’appen<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> San Pietro tanto nello Spirituale, quanto nel temporale.<br />
Bartalisio<br />
Bartalisio<br />
Essendo cδcorse molte genti da luoghi circδvicini cδ l’occasione de Normanni, che li<br />
facevano godere protez. ne, ed esenzione <strong>di</strong> pagam. ti più d’ogn’altro luogo per esser<br />
Taberna della Casa dominante si mandarono sú del monte Styritos á stabilirsi in<br />
Villaggio l’anno 1096, acciò custo<strong>di</strong>ssero li passi, si coltivasse quella Terra al <strong>di</strong> sopra;<br />
e’ si lavorasse <strong>alla</strong> Lana per la fabrica de panni; e’ furono li Capi Fabio Curia <strong>di</strong> 17.<br />
famiglie; e’ <strong>di</strong> altre 13. Ortensio Dardano, che cδ qste famiglie propriam. te dell’Uria<br />
abitava nella Rocca <strong>di</strong> Car<strong>di</strong>as sopra Palepoli, qle poj si ritirò in qsto luogo.<br />
Santa Santa Maria Maria <strong>di</strong> <strong>di</strong> <strong>di</strong> Bompignano<br />
Bompignano<br />
Con l’occasione del fiume Allis per li passaggieri, che nδ potevano al <strong>di</strong> la valicarlo per<br />
le parti <strong>di</strong> sotto per essere unito cδ Lytricon più copioso <strong>di</strong> acque si penzò stabilire un<br />
ospedale <strong>di</strong> San Giovanni, cδ la Chiesa <strong>di</strong> S. Maria attaccata al med. mo per<br />
Parocchiale sotto la <strong>di</strong>rezzione <strong>di</strong> Vito Mariconio al declino del Monte Saconon; e’<br />
furono 21. famiglie, che pure attendevano <strong>alla</strong> fabrica delli panni, <strong>alla</strong> incisione de<br />
legni, ed al biancheggio delle tele. E fú l’anno 1104.<br />
S. S. Marco Marco<br />
Marco<br />
Sú del fiume Lytricon per la fabrica de panni si stabilì un Casino per il Prefetto cδ<br />
alquante Case all’intorno per li Telari de panni, l’anno 1416; potendosi <strong>di</strong>re Villaggio<br />
per fare Parocchia <strong>di</strong> Anime 134. col Curato Leonardo Politellia, abbenche sin<br />
dall’anno 1102. vi era la Chiesetta <strong>di</strong> S. Marco, per devoz. ne <strong>di</strong> Marco Vainero, ch’era<br />
il Maestro de panni in quel tempo, che s’introdusse tal fabrica.<br />
53<br />
39
40<br />
S. S. S. Sofia<br />
Sofia<br />
L’anno 1117. penuriando la <strong>Città</strong> <strong>di</strong> gente addetta á servizi <strong>di</strong> Vettura, e’ <strong>di</strong> legna<br />
radunata la gente, che stava in Castel Minerva sopra l’Uria; la situò al num. o <strong>di</strong> 24.<br />
famiglie al <strong>di</strong> la del fiume Allis, dando la Cura della Chiesetta <strong>di</strong> S. Sofia, e’ del<br />
Villaggio dello stesso nome á Jacobo Turios per guidare come Capo Spirituale, e’<br />
Temporale quella gente <strong>Greca</strong>.<br />
S. S. Giorgio, Giorgio, e’ e’ S. S. Nicolò Nicolò <strong>di</strong> <strong>di</strong> Sabuzio Sabuzio<br />
Sabuzio<br />
Essendo venuta d<strong>alla</strong> Grecia l’industria della seta, si penzò stabilirla in luogo Caldo,<br />
e’ farne la fabrica in luogo Commodo <strong>di</strong> acqua, e’ <strong>di</strong> legna, e’ che fosse chiuso dall’arte<br />
per la sicurtà; tanto che per esser luogo più culto, e’ meno boscoso si stabilì ivi la<br />
fabrica per l’Artefici in S. Giorgio; e’ per la legna, e’ Coltura de Calzi in S. Nicolò <strong>di</strong><br />
Sabuzio, e’ fú l’anno 1118. cδ famiglie 27., guidando tutte le due Chiese cδ le Case<br />
<strong>di</strong>vise Ascanio Iozio.<br />
S. S. S. Biaggio Biaggio<br />
Biaggio<br />
Li Prefetti della seta nδ volendo stare in luogo basso, má più sollevati <strong>di</strong> aere si<br />
stabilirono cδ li Casini al <strong>di</strong> sopra fabricandovi la Chiesetta <strong>di</strong> S. Biaggio guidata da<br />
Marco Mario Voina; famiglie 8., e’ fú l’anno 1121. essendo Prefetti Biaggio Scarola,<br />
e’ Muzio Riczello .<br />
54<br />
S. S. Leone<br />
Leone<br />
Avea l’Archimandrita Pesacense somministrato molte legna per la fabrica <strong>di</strong> Taberna,<br />
e’ molto soccorso <strong>di</strong> danaro per tante spese, e’ n’era stato compenzato dal Protospata,<br />
qd. o fece la Visita Imperiale <strong>di</strong> Cinque Campi; ed avendo qsto ricco Monasterio dato<br />
soccorso á S. Pietro per qsto fine <strong>di</strong> fabriche, e’ molto ancora á S. Nicolo <strong>di</strong> Bucisano,<br />
pretendeva per tante spese d<strong>alla</strong> <strong>Città</strong> tutto il Monte Natacos, che li stava <strong>di</strong>rimpetto<br />
cδ le pianure al <strong>di</strong> sopra, sino al fiume sotto S. Maria <strong>di</strong> Bompignano; ed avendosi<br />
fabricato un’ospizio <strong>di</strong> S. Basilio per tutti qlli che nδ potessero valicare il fiume nel<br />
tempo d’Inverno, che li portava nδ poco peso si fatta opera pia, poiche ritirandovisi li<br />
Monaci ivi nelli mesi più rigi<strong>di</strong>, tutti vi cδcorrevano per le spese, e’ per il ricetto; e’<br />
tenendovi ancora l’Archimandrita molta gente in tutto il tratto <strong>di</strong> quel Monte per la<br />
sicura Custo<strong>di</strong>a de passaggieri per quelle Selve, che in tempo d’inverno nδ vi era altra<br />
strada, che qsta ezian<strong>di</strong>o per Taberna, nδ potendo valicare per le parti <strong>di</strong> sotto j Fiumi<br />
più gonfi. e’ Carichi <strong>di</strong> acque; tanto che soggiacendo á tanta Spesa, e’ per il<br />
mantenim. to del Ves. vo cδ tutte le Dignità; ed ecclesiastici in tempo dell’Asse<strong>di</strong>o del Re<br />
Guglielmo, e’ per la guar<strong>di</strong>a del Monte, e’ per tanti sboscatori per renderlo culto, li si<br />
dovea per ricompenza qsto Monte; che tenendolo la <strong>Città</strong> li recava tanta Spesa; e’<br />
loro, che vi spendevano ogn’anno tanto, doveano almeno dal ricavato del med. mo
cδpenzarsene le Spese tanto eccessive, facendosi il Computo, che la metà de Campi<br />
avuti si cδsumavano per qsto fine.<br />
Erano li motivi alquanto ragionevoli, má proposti al Corpo della <strong>Città</strong> si trovarono<br />
raggioni in cδtrario; e’ posti in bussola li Voti, trovavano l’esclusiva, cδ tutto che li<br />
ecclesiastici tutti pendevano cδ li Monaci; <strong>di</strong>ceva il Senato della<br />
55<br />
<strong>Città</strong> che per il mantenim. to del Ves. vo aveano più guadagnato, che perduto; poiche vi<br />
aveano mandato molto comestibile, ed n’aveano cδ la sua <strong>di</strong>mora molto più raccolto;<br />
che se maj dovessero avere dal Ves. vo nδ era peso d<strong>alla</strong> <strong>Città</strong>, per so<strong>di</strong>sfare; che per la<br />
spesa fatta giornalm. te, nδ dovea so<strong>di</strong>sfarsi cδ un proprio perpetuo. che la custo<strong>di</strong>a del<br />
Monte era stata più tosto per loro sicurtà, che per il Corpo della <strong>Città</strong>, che stava più<br />
sicura, che nδ fossero j Religiosi nel Convento, e’ nell’Ospizio; qsta risoluz. ne <strong>di</strong> tenere<br />
gente ivi, nδ era stata per cδsiglio della <strong>Città</strong>, má per loro propria Cautela, che per le<br />
legna, e’ spese i passaggieri n’erano stati ben cδpenzati nδ tanto dal Duce, quanto<br />
d<strong>alla</strong> <strong>Città</strong>, che cδ tanti donativi avea fatto un Convento tanto Commodo, nδ che<br />
ricco; essendo stata tutta l’opera <strong>di</strong> quej <strong>di</strong> <strong>Taverna</strong> cδ l’elemosine, cδ li voti, e’ cδ gli<br />
lasciti delli <strong>di</strong> loro famiglie.<br />
Queste erano le raggioni della <strong>Città</strong> apparenti; má nell’intorno vi erano pure<br />
<strong>di</strong>ssapori; poiche posto l’asse<strong>di</strong>o dal Re Guglielmo nδ solam. te la <strong>Città</strong> fú rovinata<br />
nelle fabriche, má ancora li villaggi <strong>di</strong> S.Pietro, Bucisano, e’ Bartalisio; avendosi la<br />
gente tutta de Villaggi salvata nelle Selve, e’ lasciati vuoti li Villaggi, li furono le<br />
fabriche pure smantellate cδ servirsi delli travi per l’asse<strong>di</strong>o; l’Archimandrita<br />
somministrò legna cδdotti cδ li bovi á sue spese in S. Pietro, e’ Bucisano; á Bartalisio<br />
somministrò le legna, e’ nδ li bovi. E stando in gara dopó l’asse<strong>di</strong>o S. Pietro cδ<br />
Taberna, pretendendo qllo attirarsi famiglie potenti; e’ stabilirsi da se in qsto<br />
Infrangente qualche vantaggio nel Regim. to, e’ nel sistema della Nobiltà, pretenzione<br />
tenuta á memoria nelle Calamità, nelle quali si deve dar soccorso, e’ nδ contrasto. Ed<br />
essendo l’Abbate nativo <strong>di</strong> S. Pietro rifondevano ogni <strong>di</strong>sgusto alle gare del Paese: E<br />
perciò tenutosi Consiglio, si giu<strong>di</strong>cò spe<strong>di</strong>ente mandare una Colonia <strong>di</strong> Gente armigera<br />
nel Monte per <strong>di</strong>scacciare le Genti delli Monaci, e’ pigliarne il<br />
56<br />
dominio; tanto più che li Monaci sopra il pretesto della dominaz. ne Imperiale, e’ del<br />
bisogno, in cuj si vedea esser ridotta Taberna del <strong>di</strong> loro soccorso, che nδ potevano<br />
troppo altercarli ne li Confini <strong>di</strong>latati ne Campi, ne la permissione del Monte, si<br />
credeano sottomettere la Citta, per farli dunq: á conoscere, che la <strong>Città</strong> in mezzo alle<br />
<strong>di</strong>ssaventure sapeva <strong>di</strong>mostrare la sua Costanza, ed ancora á quej <strong>di</strong> S. Pietro la sua<br />
potenza, si risolvè farli stare ristretti, e’ cδservarsi il dominio.<br />
Risoluta dunq: qsta intrapresa, tentarono stabilirla cδ vigore; Scelsero li più bravi<br />
della <strong>Città</strong> al numero <strong>di</strong> 48. e’ li <strong>di</strong>edero per Capi li più Valorosi, e’ fazzionanti, che<br />
furono Leone Capilupia, Bartolo Mannia, Teodoro La fratta, e’ Georgio Curtes;<br />
ognuno che ne Comandasse 12; e’ bisognando l’unione <strong>di</strong> tutti fosse Capilupia il Capo<br />
41
per la nascita, e’ per il Valore, nδ che per la prudenza; e’ presso <strong>di</strong> luj fosse il Curtes<br />
soldato pure sperimentato, ch’aveva militato tant’anni in Siria* sotto il Re Baldovino<br />
IV. // Má risaputasi in Pesaca tal novità, subito li Monaci chiamaro j <strong>di</strong> loro Custo<strong>di</strong><br />
del Monte, anzi tutti quej dell’Ospizio <strong>di</strong> S. Basilio, nδ stimando cδvenevole á<br />
Religiosi dar Causa <strong>di</strong> risse: e’ potere risvegliare <strong>alla</strong> <strong>Città</strong> altre pretenzioni sú quel<br />
tanto, che anticam. te possedevano nδ tanto per la Concessione Imperiale de Campi,<br />
quanto per l’ere<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> nδ poche famiglie; poiche dall’anno, che si e<strong>di</strong>ficò Taberna<br />
Montana, e’ si <strong>di</strong>è principio <strong>alla</strong> Chiesa <strong>di</strong> Pesaca nell’anno seguente alli 8. <strong>di</strong> 7bre,<br />
per aver visto dalli 15. <strong>di</strong> Agosto tanta quantità <strong>di</strong> lumi, e’ ritrovata poj alli sudetti<br />
lumi da una fiaccola più luminosa in<strong>di</strong>cato il luogo proprio una Imagine della B.<br />
Vergine, á tal miracolo la <strong>Città</strong> tutta, benche occupata alle fabriche proprie, non<br />
57<br />
mancò farvi una Chiesa, e’ cδ gli Voti, elemosine ed ere<strong>di</strong>tà otto anni appresso farvi<br />
Convento; e’ l’anno 988 farla Abbaziale Archimandrita cδ tanta ren<strong>di</strong>ta per l’ere<strong>di</strong>tà<br />
<strong>di</strong> Basilio Pasitichio, e’ Conone Zonotoros, che <strong>alla</strong> continua cδparsa de lumi ogni<br />
notte, si erano portati cδ molta gente entro quelle selve ad osservarli da Vicino, che<br />
ritrovata l’Imagine gli lasciarono la loro robba, ed ivi da Romiti si ritirarono, e’ poj da<br />
Monaci Basiliani morirono: fra lo spazio <strong>di</strong> qsti pochi anni aveano accumulato tanto,<br />
che l’Abazia fú fatta Archimandrita Capo degl’altri Abbati Basiliani cδ avere<br />
acquistato tanto sopra li Particolari; e’ nδ contenti <strong>di</strong> qsto avere stabilito l’Ospizio cδ<br />
tante cδmo<strong>di</strong>tà l’anno 1110; ch’era un’altro Convento, e’ tanto nδ bastarli.<br />
Data dunq: qsti Capi la notizia del ritiro delle genti, e’ della clausura dell’ospizio in<br />
Taberna; li fú risposto se volevano ivi abitare, che l’avrebbero dato ogni soccorso, e’<br />
cδcedutoli ancora il Monte; quin<strong>di</strong> si <strong>di</strong>edero tutti á fabricare Case al <strong>di</strong> sopra<br />
l’ospizio, incidendo le parti boscose, e’ piantandole; tanto che l’anno 1182., ch’era il<br />
terzo anno dello stabilim. to si portarono le <strong>di</strong> loro mogli, da Taberna tutte, e’ si fece il<br />
Villaggio, chiamato S. Leone, per la Chiesa <strong>di</strong> qsto Santo, ch’era la Parocchiale<br />
governata da Ordeonio Monteruco; accresciuto il Villaggio per altre famiglie, e’<br />
spezialm. te da quella <strong>di</strong> Giacomo da Paenizia*, benestante, che vi avea tutto il Monte<br />
<strong>di</strong>rimpetto là vicino; vi fabricò Georgio Curtes á sue spese l’altra Chiesa, che intitolò<br />
<strong>di</strong> S.Giorgio per suo ritiro eremitico ed invece dell’Ospizio <strong>di</strong> S.Basilio, pp nδ<br />
lagnarsino li passaggieri l’altri due Capi á loro spese fabricarono l’ospedale <strong>di</strong> San<br />
Giovanni; tanto che nella numeraz. ne del secolo nell’anno 1201 Taddeo Colannisio<br />
Curato <strong>di</strong>ede la nota dell’Anime, e’ furono 382. ecclesiastichi Cinque.<br />
58<br />
S.Pietro S.Pietro in in Vinculis<br />
Vinculis<br />
Divisa la Casa Garzia in S. Pietro, ed avendoli toccato alcune* possessioni al <strong>di</strong> sopra<br />
volle ivi ritirarsi in un Casino, ed e<strong>di</strong>ficatavi la Chiesa <strong>di</strong> S. Simone, e’ Giuda, l’anno<br />
1186. pretendeva Simone Garzia, ch’era il Capo cδ altre 7. famiglie stabilirlo in<br />
Villaggio; má opponendosi Giuliano Mo<strong>di</strong>o Curato <strong>di</strong> S. Pietro restò un appen<strong>di</strong>ce <strong>di</strong><br />
42
quel Villaggio sottoposto allo stesso Curato Mo<strong>di</strong>o; e’ nella numeraz. ne del 1201.<br />
apparve d’Anime 65.<br />
S. S. Mauro Mauro in in Cavis<br />
Cavis<br />
L’anno 1192. Opimia de Presbiteris moglie <strong>di</strong> Mauro de Petrutia*, che stava in S.<br />
Leone, nδ potendo tolerare, che le mogli <strong>di</strong> quej 4. Capi avessero la precedenza nelle<br />
Chiese ivi, come e<strong>di</strong>ficate da loro, stimandosi inferiore nel sedere fuora dal Sunno* ove<br />
le mogli <strong>di</strong> quej quattro sedevano, nel Monte Canio* all’ incontro <strong>di</strong> S. Leone, si<br />
e<strong>di</strong>ficò la Chiesa <strong>di</strong> S. Mauro, cδ il proprio Prete, e’ vi stabilì la sua <strong>di</strong>mora, tenendovi<br />
ivi sej famiglie <strong>di</strong> gente <strong>di</strong> servizio, e’ <strong>di</strong> Coltura per le sue robbe, e’ nella numeraz.ne<br />
del 1201. Jeronimo Sarconipia* Curato la mando <strong>di</strong> Anime 47.<br />
Capo Capo VI. VI. Dell’Asse<strong>di</strong>o Dell’Asse<strong>di</strong>o <strong>di</strong> <strong>di</strong> Taberna Taberna per per lo lo Re Re Guglielmo.<br />
Guglielmo.<br />
Li Normanni, che d<strong>alla</strong> Cimbria, ó sia Danimarca si erano stabiliti in Francia, passati<br />
in Italia, ed entrati nella Puglia cδ Guglielmo Ferrabac l’anno 1040. nδ prima<br />
sottomessala, che nell’anno 1053. da Unfrido <strong>di</strong> luj fratello, á cui Leone IX <strong>di</strong>ede<br />
l’Investitura della Puglia, ove erano entrati, e’ della Calabria, e’ Sicilia, ove stavano<br />
per entrare; E <strong>di</strong> gia impadronitosi pure <strong>di</strong> qste le cedé á suo fratello Roberto: però due<br />
anni appresso morendo, pentitosi <strong>di</strong> qsto, chiamò Erede, e’ Successore Bajolardo suo<br />
figlio. Má <strong>di</strong> ciò sdegnatosi Roberto, tolse al Nipote la Calabria, e’ la Puglia cδ<br />
aggiungervi Troja, che <strong>alla</strong> Chiesa Romana ubbi<strong>di</strong>va. Má qsta poj restituitala á<br />
Nicolo Papa II. qsto lo Creò duca <strong>di</strong> Calabria, e’ <strong>di</strong> Puglia. Venuto poj d<strong>alla</strong><br />
Nortmannia <strong>di</strong> Francia<br />
59<br />
in Italia Ruggiero fratello <strong>di</strong> Roberto, ed ultimo figlio <strong>di</strong> Tancre<strong>di</strong> <strong>di</strong> loro padre, li fú<br />
dato per cδquistarlo il restante della Calabria da Squillaci á Reggio; quale poj<br />
conquistato, se lo <strong>di</strong>visero, e’ per <strong>di</strong>stinguersi fra loro, Roberto ebbe il titolo <strong>di</strong> Duca,<br />
Ruggiero <strong>di</strong> Conte.<br />
Bajolardo privato dal duca Roberto suo Zio dello stato Paterno ebbe per appannaggio<br />
Taberna; ed avendo ivi e<strong>di</strong>ficato il Castello, cδ altri magnifici e<strong>di</strong>fizi, e’ stabilito un<br />
governo tanto cδmendabile, ingelosito il Zio, ne lo privò, e’ lo concesse <strong>alla</strong> sua sorella<br />
Al<strong>di</strong>zia maritata con Guglielmo Capriolo, <strong>di</strong> poj al <strong>di</strong> loro figlio Giordano per<br />
cδcessione <strong>di</strong> Ruggiero figlio <strong>di</strong> Roberto l’anno 1107. Ruggiero III. Duca, e’ Primo Re<br />
nell’anno 1136 la concede á Ridolfo della linea Unfrida Conte <strong>di</strong> Loritello; qsti<br />
avendo lasciato due figlioli piccoli Roberto, e’ Goffredo entrò in pretenzione il Zio<br />
Guglielmo fratello del Conte Ridolfo; má la <strong>Città</strong> prendendo le parti del pupillo<br />
Roberto, lo riconobbe per suo sovrano, governando la Contessa Vedova sua madre.<br />
Venuto poj in età si pigliò in moglie la figlia Naturale del Re Ruggiero I. e’ vi ebbe in<br />
dote Catanzaro.<br />
43
Ciò premesso. Essendo Guglielmo I. figlio del Re Ruggiero, e’ fratello della Contessa<br />
<strong>di</strong> Taberna, e’ Catanz. ro Margherita, per le pessime sue qualità o<strong>di</strong>ato dalli popoli<br />
della Sicilia, Puglia, e’ Calabria; quin<strong>di</strong> la madre della Contessa, che teneva graδ<br />
summa <strong>di</strong> danaro cδ li suoj fratelli Alfieri, e’ Tomaso persuasero <strong>alla</strong> figlia, e’ Nipote<br />
essere adesso opportuno il tempo togliere al Re Guglielmo la Calabria per darla á suo<br />
figlio Roberto. Le città ribellate in tutti li tre suoj Regni; egli o<strong>di</strong>ato tanto da popoli,<br />
e’ lontano stando in Sicilia;<br />
60<br />
ed all’incontro la linea Unfrida tanto ben affetta presso <strong>di</strong> tutti qsti tre Regni; quin<strong>di</strong><br />
si <strong>di</strong>ede la Contessa tutto e’ per tutto á sostenere le <strong>Città</strong> ribellate cδ promesse, e’<br />
danari nδ solo per la Calabria, má ancora per la Puglia.<br />
Saputosi tutto qsto nella Sicilia dal Re Guglielmo, penzò impe<strong>di</strong>re qsto torrente; e’ per<br />
mezzo <strong>di</strong> alcuni suoj Confidenti, ed antichi servitori introdotto negozio cδ alcuni <strong>di</strong><br />
Catanz. ro, dove stava la Contessa <strong>di</strong> residenza, si fecero á sentire Arvisio de Arces cδ<br />
altri Capi nδ potere aderire al partito della Contessa contro il proprio Re: E volendo<br />
essa sforzarli, e’ quelli forti in <strong>Città</strong> defendersi, <strong>di</strong>ede tempo al Re <strong>di</strong> passare al <strong>di</strong> quá<br />
il mare, e’ venire in Calabria. La Contessa essendo <strong>di</strong> qsta venuta avvisata, nδ<br />
stimandosi sicura in Catanz. ro, deliberò passare in Taberna, ed ivi fortificarsi; e’ quelli<br />
forti in <strong>Città</strong> defendersi, <strong>di</strong>ede tempo al Re <strong>di</strong> ben prepararsi cδ l’esercito, e’ più cδ il<br />
maneggio nell’esercito della Puglia, che cδduceva il Conte Loritello per soccorrere<br />
Taberna.<br />
Venuto dunq: il Re in persona, e’ piantatovi l’asse<strong>di</strong>o dopó 4. mesi, ed undeci giorni<br />
alli 17. <strong>di</strong> Luglio l’espugnò, dandovi un crudele sacco nδ solam. te al Mobile má una<br />
rovina alle fabriche, ed una stragge <strong>alla</strong> gente troppo barbara. Le cose migliori si<br />
ritrovarono cδ le donne, e’ piccirilli nella Rocca <strong>di</strong> Silone, che voleva pure espugnare,<br />
se nδ era sollecitato d<strong>alla</strong> rebellione della Puglia ad accorrere ivi; L’altre Cose meno<br />
cδsiderabili, e’ cδ la gente bassa inabile si era ritirata nelle selve sopra Pesaca. Il<br />
Ves. vo però cδ tutti gli ecclesiastici Nobili, e’ <strong>di</strong>gnità, e’ Curati si era fortificato nel<br />
Convento; E li Villaggi tutti si erano radunati nelli Monti sopra Pesaca per le<br />
scorrerie nemiche pur anco rovinati nelle possessioni, e’ nelle fabriche. Li Citta<strong>di</strong>ni,<br />
che aveano preso l’armi furono tagliati á pezzi senza pietà al numero <strong>di</strong> 1206. pochi<br />
scampati per una grotta, che nell’ingresso rapido de Siciliani pp trovarsi presto al<br />
sacco avevano lasciato senza Custo<strong>di</strong>a nel tempo del assalto generale.Furono presi, e’<br />
Condotti al Re la Contessa cδ la Madre, e’ cδ li<br />
61<br />
Zij, Tomaso fú mandato prigioniero in Sicilia. Alfiero fú decapitato avanti la piazza<br />
del Castello in Tav. a istessa; La Contessa, e’ la Madre furono pure mandati in Sicilia<br />
prigionieri. Il Conte, che intese qste funeste notizie cδ tutto il suo esercito, che<br />
conduceva in soccorso più numeroso <strong>di</strong> qllo del Re, ritornò nella Puglia; e’ fortificò<br />
Taranto; restando la <strong>Città</strong> priva <strong>di</strong> gente, e’ smantellata <strong>di</strong> tal maniera, che ne perdé<br />
ancora il titolo <strong>di</strong> <strong>Città</strong>, tutti li privileggi, e’ tutte le industrie nell’anno tanto<br />
44
memorabile del 1162. Ed acciò, che d<strong>alla</strong> speranza, che avea cδcepito <strong>di</strong>’ farsi Capo<br />
della Calabria, cadde nell’ultima desolaz. ne; <strong>Città</strong> tanto regolata, e’ Senato tanto<br />
prudente, nδ seppe prevedere, che l’esercito benche numeroso <strong>di</strong> Loritello era cδposto<br />
<strong>di</strong> Longobar<strong>di</strong> incostanti, e’ che il Re l’avea cδtaminato cδ li donativi fatti á Capitani<br />
per trattenere cδ mille pretesti se<strong>di</strong>ziosi le marcie. Effetti del penato, che se bene un<br />
Re sia malvaggio, deve pure esiggere da sud<strong>di</strong>ti la fedeltà.<br />
Il Vescovo cδ gli ecclesiastici durante l’asse<strong>di</strong>o <strong>di</strong>morò in Pesaca, poj <strong>alla</strong> partenza del<br />
esercito si ritirò in S. Pietro; e’ la gente ancora si ritirò in quej desolati Villaggi sino<br />
che al Re Guglielmo il Malo dopó Cinque anni venne Guglielmo II il Buono, e’<br />
ripatriatosi in <strong>Taverna</strong> la Gente raminga popolarla <strong>di</strong> nuovo, come si fece risarcendo le<br />
rovine. Memore però <strong>di</strong> tanta stragge in vendetta del sangue Normanno nel 1194, qd. o<br />
si mosse la guerra tra Tranche<strong>di</strong>, ed Errico VI Svevo, mandò á qsto armi, e’ Cavalli;<br />
Comandava l’esercito Svevo Errico Colà, e’ Taberna stimò spe<strong>di</strong>ente inviarli Tarquinio<br />
Baldajo cδ 112. Vesti ferree cδservate nell’Ospedale <strong>di</strong> S. Giovanni á Nemesin su la<br />
riva del fiume al <strong>di</strong> quá <strong>di</strong> S. Sofia. Con qste Vesti ferree vi aggiunse ancora 38.<br />
Cavalli, che cδdusse Ginnio Nuz; furono accolti qsti Due deputati cδ molto gra<strong>di</strong>m. to ;<br />
e’ concedé a’ Taberna nδ solam. te li istessi Privileggi; má <strong>di</strong> vantaggio anni sej <strong>di</strong><br />
franchiggia per ristorarsi da tante rovine.<br />
62<br />
Con li Svevi si andò ristabilendo in qualche parte dalle tante sue rovine, avendola<br />
guardato cδ occhio clemente Corrado Re, che la franchiggia <strong>di</strong> tre anni concessali da<br />
suo Padre l’Imperatore Federico la prolungò per altri sej anni; Venuti poj li<br />
Andegavenzi da Carlo I. d’Angiò fú assegnata per appannaggio <strong>alla</strong> Famiglia Reale,<br />
ed incominciò d’allora á ristorarsi <strong>di</strong> gente, fabriche, e’ d’ogn’altra perduta<br />
prerogativa, ed industria. Vennero li Re della Casa <strong>di</strong> Durazzo, e’ da Carlo III<br />
smembrato Catanzaro da Taberna, restò qsta sola per appannaggio <strong>alla</strong> Casa<br />
Durazzesca, governata per un Regio Giustiziario; e’ fú il p.° Giustiziario Edmundo<br />
de Villequier* l’anno 1383.; poiche p. a <strong>di</strong> luj era governata per un Governatore. Il Re<br />
La<strong>di</strong>slao l’arricchì cδ l’opere <strong>di</strong> Seta, tenendovi un altro Prefetto, e’ col Concorso delle<br />
fiere franche <strong>di</strong> ogni qualsiasi peso. La Regina Giovanna II. poj nδ avendo ere<strong>di</strong> ne<br />
fece dono <strong>alla</strong> Casa Ruffo in persona <strong>di</strong> Cubellia, che l’era stata sorella <strong>di</strong> latte, e’ ce<br />
la richiese in dono, e’ l’ottenne; che se bene qsta l’avesse posto nel più alto dell’utile, e’<br />
dello splendore, nδ che della propria libertà in agire Taberna stessa tutto il Civile, e’<br />
Criminale mercé del Senato, ch’ebbe in suo tempo vigore, e’ per <strong>di</strong> qd.° fioriva sotto<br />
l’Imperatori Greci, ad ogni maniera il tutto poj pago in ricompenza <strong>di</strong> quel tanto avea<br />
acquistato, come sentirete in appresso.<br />
Fine del p.° Libro<br />
45
46<br />
Libro Libro II.<br />
II.<br />
Stato Stato <strong>di</strong> <strong>di</strong> Taberna, Taberna, e’ e’ Villaggi Villaggi nell’<br />
nell’<br />
anno anno 1400. 1400. sino sino all’ultimo all’ultimo asse<strong>di</strong>o. asse<strong>di</strong>o.<br />
Per darsi una perfetta notizia <strong>di</strong> quello, ch’era Taberna nel principio del Secolo 1400.<br />
sino <strong>alla</strong> sua totale destruz. ne mercé l’asse<strong>di</strong>o dello Sforza 25. anni dopó, stimaj<br />
necessario in qsto libro 2.° dare un’esatto ragguaglio del Modo <strong>di</strong> Governarsi, della<br />
sua Nobiltà, del suo Vescovo, e’ Dignità; abbenche qsto nδ vi fosse stato in qsto<br />
tempo; ad ogni maniera per nδ cδfondere nel p.° Libro qsta materia <strong>di</strong> Vescovo, e’<br />
Dignità, l’hó voluto in qsto riserbare.<br />
Capo Capo I. I. Della Della Della Nobiltà.<br />
Nobiltà.<br />
Erano, come si <strong>di</strong>sse nel p.° Libro tre or<strong>di</strong>ni, che componevano il Corpo tutto <strong>di</strong><br />
Taberna, cioè Nobile, Civile, Popolare; qsti poj nella Visita Imperiale del Tatamura<br />
ridursi solam. te al Nobile <strong>di</strong>viso in tre Classi. Questo Corpo <strong>di</strong> Nobiltà l’ebbe da<br />
Eraclio Imperatore ogni preminenza, e’ <strong>di</strong>gnità; poiche nelle turbolenze del suo ribelle<br />
Lemigio, che volea da Esarca Imperiale spogliare dell’Italia l’Imperio Orientale, e’ cδ<br />
un Manifesto publicato allettare j Popoli á seguirlo nella sua ribellione. Trischene<br />
allora opponendosi cδ un’esercito al ribelle, ed il Senato cδ una dottissima Scrittura<br />
ributtando le f<strong>alla</strong>ci offerte, che publicava nel Manifesto Lemigio ribellato, maritò la<br />
Munificenza Imperiale, come più chiaram. te apparisce d<strong>alla</strong> Concessione, ó sia<br />
Privileggio Diplomatico, che lo stesso Imperatore inviò al suo Protospata, Duce, e’<br />
Straticó Nessarco,<br />
64<br />
á cui commise l’esecuz. ne de suoj Imperiali Coman<strong>di</strong>; ridotto dal Greco in Latino pp<br />
più maggiore intelligenza; che <strong>di</strong>ce Così<br />
Caesar Caesar Flavius Flavius Heraclius Heraclius Heraclius Pius, Pius, Felix, Felix, Augustus<br />
Augustus<br />
Imper: Imper: XXIV.<br />
XXIV.<br />
X<br />
Augustae Maiestatis indeficieris cura semper fuit, nδ soluδ armis firmare Regnoruδ<br />
paceδ, Legibus astruere Populoruδ concor<strong>di</strong>aδ; Veruδ etiaδ sub<strong>di</strong>toruδ perpendere<br />
merita, fidelitatis scrutari officia, ut <strong>di</strong>gnis decernantur premia, honoribus datur ansa<br />
virtuti: Memores igit. r et subsi<strong>di</strong>oruδ, quibus inter Magnae Greciae Urbes in finibus<br />
Italiae Civitas illa Trischenes et Gentiuδ numero, et Navium apparatur, et libenti<br />
pecuniae subsi<strong>di</strong>o contra Imperij hostes erga Divos Augustos nostros Praedecessores<br />
quaδ strenue se gesserit; et <strong>di</strong>scriminuδ, quibus illa fidelis Gens, sedulusquή Senatus<br />
contra rebelleδ, et infamen Esarcam olim nostruδ Lemigiuδ erga Nostraδ Augustam<br />
Maiestateδ, nostruδquή Imperiuδ et Armis fideleδ Nostruδ Ducem, Protospatamquή<br />
Nessarcuδ sunt viriliter prosecuti; et scriptis futilia red<strong>di</strong>dere hostis <strong>di</strong>sseminata per<br />
63
Urbes promissa;ut nδ soluδ glyscentes compescerent se<strong>di</strong>tiones, hospitantes firmarent<br />
animos, quin etiaδ conterminis Civitatibus darent praeclara exempla servitutis. Tot,<br />
tantaqή igit. r insignia fidelitatis facinora, nostruδ Augustuδ impulere Animuδ, Urbeδ<br />
illaδ neduδ declarari fideleδ, Senatuδ virtute prae<strong>di</strong>tuδ, illiusqή Majores Nobilitatis<br />
Insignibus decorandos; Veruδ etiaδ Populo illi munificentis. ma largitate Imperiali bis<br />
in anno concedenduδ trinun<strong>di</strong>nuδ liberuδ, immune, nulli obnoxiuδ Sextae, nectigali,<br />
portorio. Tibi igit. r Nessarco nostro Protospatae, et Duci committimus, et mandamus<br />
erga Urbeδ illa haec nostra Augusta exequi beneficia, nun<strong>di</strong>nas<br />
65<br />
publicare, Senatuδ stimmate Aeropagi insignire, Majoresqή illos Civitatis, perpensis<br />
eoruδ meritis perquisitisqή generis <strong>di</strong>gnitate, et prosapia amplitu<strong>di</strong>ne in albo Nobiliuδ<br />
ascribere; aliquδqή eoruδ, si tibi videt. r visis viden<strong>di</strong>s, probatisqή proban<strong>di</strong>s in<br />
numeruδ Cubicularioruδ nostruδ Imperialiuδ, Senatorionuδ, imò et Patritionuδ<br />
un<strong>di</strong>qή per nostruδ Imperiuδ asciscere; nec nδ Civitateδ ipsaδ, viribus tantopere pro<br />
nostra Servitute prae<strong>di</strong>taδ, proprio nunq. m <strong>di</strong>scessaδ limite, ut Conterminis turbaret<br />
tranquillitateδ, quaeqή nostro Imperio firmam cδmostravit fideδ, Divisqή Theodosio,<br />
eiusqή filio Arca<strong>di</strong>o nostris Augustis Praedecessoribus, ut fert. r , contra Abrogastem,<br />
Gildoneδ, Rufinuδ hostes, et rebelles opportunaδ attulit opem, et honorabile praebuit<br />
subsi<strong>di</strong>uδ omniqή quo Tribuit Specimina Servitutis; Nostrae Augustae placuit<br />
Majestati praecaeteris appellari Fidelem at qή intuitu Imperiali <strong>di</strong>gnaδ; neve tanta<br />
nostrae Munificentiae obliturent. r insignia, epigraphis honoreδ benigniter elargimuδ;<br />
sic et in posterum Urbs cognominet. r Fidelis, taliq: praenomine insignitaδ per alias<br />
Magnae Graeciae Urbes declarari permittimus. Cupientes igitur nostruδ exequi,<br />
beneplacituδ, Tibi, aut Uni ex tuis Consiliarijs occasione arrepta Visitationis nostrae<br />
Imperialis, aut quacuδqή data opportunitate committimus ipsa a<strong>di</strong>napleri<br />
a<strong>di</strong>mplenda; et omnia nostro Majori referre Apocriphario datuδ Bizantis <strong>di</strong>e 9.<br />
Martis 639. Imperis nostri 28.<br />
Ex Exa* Xti 2. a<br />
Procopius<br />
Di<strong>di</strong>mus<br />
A tenore dunq: <strong>di</strong> qsta Carta Imperiale, Il Protospata Nessarco spedì d’Aquilea, ove<br />
risedeva, nδ avendo tirato sino <strong>alla</strong> Magna Grecia la Visita Imperiale per tema della<br />
ribellione Lemigiana, <strong>di</strong> cui erano ancora restati j fermenti, e’ per Eleuterio Patrizio<br />
mandato dallo stesso Eraclio per ven<strong>di</strong>care la morte del Essarco Giovanni, spedì <strong>di</strong>co<br />
Georgio Crupolazio suo maggior Cubiculario per eseguire l’or<strong>di</strong>ni Imperiali; má<br />
avendo saputo la ribellione ancora <strong>di</strong> Eleuterio, ritornò ad<strong>di</strong>etro, ed operato, che in<br />
Roma li stessi suoj soldati uccidessero il Ribelle, come seguì cδ mandare il Capo in<br />
Costantinopoli, ritornò <strong>di</strong> nuovo á riprendere la sua Incombenza; má giunto nella<br />
Puglia, e’ ricevuto da<br />
47
66<br />
Teodoro destinato nuovo esarco in Italia, li confermò la Commessa per Trischene, dove<br />
arrivò nδ prima delli 16. Gennaro dell’anno 640; Incontrato da tutti li Maggiori cδ<br />
l’Ecclesiastici, e’ Senato nel fiume Arocha; e’ dalli Ministri sino á Crotone; li fú<br />
accomodato per sua residenza il Palazzo del Catapano, che in quell’anno era Procopio<br />
Mannilios in Palepoli.<br />
Esaminato il tutto circa il Contenuto del Privileggio stabilì tre or<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> Nobile,<br />
Civile, e’ Popolare; come si <strong>di</strong>sse; avendo <strong>di</strong>chiarate Nobili 86. famiglie; che <strong>di</strong>vise in<br />
rami erano 132., fece Cubicularij Imperiali Simplicio Catozumeno, e’ Severino<br />
Pe<strong>di</strong>conthos, Senatori furono <strong>di</strong>chiarati Zosimo Pharagonios, Zaccharia Mannilios,<br />
Anastasio Balascos, Zinzino Polinzios; Patrizi poj furono Sergio*** che avea<br />
composto lo scritto contro il Ribelle, Eutichio Argyros, che avea comandato l’esercito<br />
contro il sud.° ribelle, e’ lo stesso Procopio Mannilios Catapano X Il Vescovo poj<br />
Sicherio Rochas fú <strong>di</strong>chiarato Cubiculario, Senatore e’ Patrizio. Il Senato, che allora<br />
era Composto <strong>di</strong> 34. soggetti fú <strong>di</strong>chiarato Sedulo, e’ Virtuoso; tanto che col nome si<br />
aggiungevano qsti due titoli <strong>di</strong> Seduli, e’ Virtuosi, portando nell’Imprese il Sole. Si<br />
publicarono le fiere per tre giorni franche. E per il titolo <strong>di</strong> fedele <strong>alla</strong> <strong>Città</strong> restò<br />
sospeso, poiche l’altre <strong>Città</strong> apparivano alquanto offese, qualora ella sola avesse qsto<br />
titolo; e’ nδ volendo mettere gelosia, e’ <strong>di</strong>sgustarsi l’Animi dell’altri, chiamando<br />
Trischene col titolo <strong>di</strong> fedele, apparendo, che l’altre nδ siano state ossequiose<br />
all’Imperio; rispose il Cubiculario Crupolazio, che <strong>di</strong> ciò n’avrebbe dato parte<br />
all’Imperatore; ed avendo ogn’uno stimolato sú qsto punto, cδ tutto che il med. mo era<br />
molto Compiacente, si ostinò á nδ <strong>di</strong>chiararla tale, nδ per mancanza <strong>di</strong> merito, má per<br />
alcuni rispetti, che poj col tempo nδ mancherà <strong>di</strong> eseguirli. E veram. te luj avendo<br />
ricevute notizie, che l’Imperatore era fatto Idropico, cδ le Cose in Italia nδ tanto<br />
assodate; stimò spe<strong>di</strong>ente sospendere il titolo sud. o , bastandoli l’altre grazie più utili<br />
pp nδ risvegliare maggiorm. te l’invi<strong>di</strong>a dell’altre <strong>Città</strong>.<br />
67<br />
Partitosi alli 13. <strong>di</strong> Marzo il Cubiculario accompagnato cδ la stessa Comitiva <strong>di</strong> prima<br />
da tutti li or<strong>di</strong>ni della <strong>Città</strong> sino á Cotrone, da dove passar dovea nell’Epiro, fú<br />
rigalato nδ solam. te d<strong>alla</strong> <strong>Città</strong>, má da tutti li Nobili, che aveano ricevuto le Imperiali<br />
<strong>di</strong>gnità, oltre la spesa eccessiva arrecata al Comune, avendosi meritato si fatti<br />
donativi per la sua dolcezza, prudenza, e’ graδ dottrina, spezialm. te nel regalare li tre<br />
or<strong>di</strong>ni, li Consoli dell’arti, e’ le costituz. ni per le fiere, ed ogn’altro attinente al buon<br />
governo cδ l’or<strong>di</strong>ne regolato; e’ spezialm. te per il Senato, dove la Potenza prevaleva<br />
talvolta nelli Voti. Il Tatamura nella sua Visita Imperiale cangiò, come si <strong>di</strong>sse, qsto<br />
sistema; lo riformò Giovanni <strong>di</strong> Brayda nella Visita, che fece nella Calabria per Carlo<br />
I. <strong>di</strong> Angiò l’anno 1270. E finalm. te la Contessa Ruffo il 2.° anno del suo possesso <strong>di</strong><br />
Taberna, che fú l’anno 1416; e’ fú <strong>di</strong> qsta maniera.<br />
48
1. Che il Corpo della Nobiltà fosse <strong>di</strong>viso in tre Classi da radunarsino in tre luoghi<br />
<strong>di</strong>stinti. Il p.° luogo dovea essere nella Sala della Torre <strong>di</strong> S. Barbara attaccata <strong>alla</strong><br />
Chiesa: Il 2.° nella Sala attaccata <strong>alla</strong> Parocchia <strong>di</strong> S. Nicolo. Ed il 3.° nella Sala<br />
attaccata <strong>alla</strong> Parocchia <strong>di</strong> S. Silvestro. Ciò succedea in quelle Cause attinentino in<br />
qualche Classe <strong>di</strong> Nobiltà cδ l’esclusiva dell’altre; come á <strong>di</strong>re nelli Consigli <strong>di</strong> guerra,<br />
era la Nobiltà della p.° Classe. Nelle decisioni <strong>di</strong> giustizia era la 2. a cδ l’esclusiva<br />
della p. a. E nelle decisioni <strong>di</strong> Annone, ed Industrie erano tutte le tre Classi da<br />
radunarsi nella Sala attaccata in S. Maria Maggiore; dove tutti davano j Voti; però<br />
la p. a e’ 2. a avea l’attivo, ed il passivo; la 3. a l’attivo solamente; si eccettuava però<br />
qualora il Padrone in scriptis per mezzo del suo Giustiziario eliggeva qualche soggetto<br />
della 3. a; potea ottenere il passivo; però nδ si estendea qsta grazia nella famiglia.<br />
2 Che la p. a Classe si dovesse intendere per quella famiglia, che avesse avuto <strong>di</strong>stinte<br />
in <strong>di</strong>versi tempi 9. <strong>di</strong>gnità Militari, ó la Maggior parte delle 9. da Capitani in su; e’<br />
qsta Classe era Nobile senza altro aggettivo; e’ s’intendeva cδ ciò della Prima.<br />
68<br />
3 che la 2.° Classe fosse <strong>di</strong> quej, che nella <strong>di</strong> loro famiglia avessero avuto 9. <strong>di</strong>gnità<br />
graduate, ó che n’avessero la maggior parte delle 9. erano graduate e’ nδ militari tali<br />
famiglie; Intendendosi tal Dignità il dottorato in Legge, in me<strong>di</strong>cina, l’esser Notaro, ó<br />
Sotergrafio, ó Ayure <strong>di</strong>gnità ecclesiastica da Canonico in sú, ó Paroco <strong>di</strong> S. Nicolò;<br />
però <strong>di</strong>stinte in <strong>di</strong>versi tempi, nδ cδputandosi in due fratelli, bensì da Padre á figlio. Il<br />
Dottorato poj in Atene portava due <strong>di</strong>gnità; purchè si dottorasse ancora in Napoli,<br />
Parigi, Bologna, Salerno. Tali famiglie si <strong>di</strong>cevano Nobili graduate.<br />
4 Che la 3. a classe fosse <strong>di</strong> quej, che aveano pure in <strong>di</strong>stinti tempi Cinque <strong>di</strong>gnità ó<br />
militari, ó graduate, <strong>di</strong>cendosi Nobili aspiranti, perche aspettavano l’altre <strong>di</strong>gnità;<br />
potendosi á qste <strong>di</strong>spenzare dal Padrone sino á 3. <strong>di</strong>gnità mancanti; sedevano però<br />
nell’ultimo luogo. E per una <strong>di</strong>gnità mancante vi <strong>di</strong>spenzava tutto il Corpo della<br />
Nobiltà, qualora il Soggetto fosse in Dignità attuale, utile al Publico, bensì nδ dovea<br />
nelle Cariche, che otteneva per 3. Volte ricever mercede alcuna.<br />
5 Che nelle Sale vi fossero le Se<strong>di</strong>e cδ li nomi delle famiglie sul loro posto; poiche<br />
quelle, che aveano più <strong>di</strong>gnità militari, che graduate; e’secondo l’antichità de tempi<br />
erano nel sedere le prime, acciò l’or<strong>di</strong>ne nδ si potesse Confondere, siccome erasi<br />
stabilito, mercè d’un contrasto tra le famiglie Crea, e’ Ioino l’anno 1305 á tempo del<br />
Re Ruberto d’Angiò.<br />
6 Che li forastieri aventino tali prerogative negli stati de Ruffi, e’ de Marzani, venuti<br />
cδ la Contessa, e’ successivam. te venendo in qualità <strong>di</strong> Giustiziarij, Castellani, Mastri<br />
Razionali, ó Consiglieri <strong>di</strong> orecchia godessero le stesse prerogative delli altri Nobili;<br />
siccome l’anno 1419. si stabilì qd. o il Castellano Clemente Morone prese posto nella<br />
sala della p. a classe.<br />
7. Che le famiglie uscite nobili da Taberna fossero prive <strong>di</strong> attivo, e’ passivo, se nδ<br />
tornassero dá Villaggi, ó d’altronde, ove erano stabilite tre anni prima cδ le <strong>di</strong> loro<br />
49
famiglie per osservarsino da Censori j <strong>di</strong> loro Costumi; se avessero cangiato qualità, e’<br />
se caso tali famiglie<br />
69<br />
si trovassero estinte in Taberna, benche Vive nelli Villaggi, ó altrove, venendo in<br />
Taberna erano pure escluse, se nδ passavano li sudetti tre anni <strong>di</strong> Continua <strong>di</strong>mora; nδ<br />
dovendo tenere tali famiglie ó sparse per li Villaggi, ó fuora del territorio stabilite<br />
altra prerogativa, che il solo nome <strong>di</strong> Nobile, l’eguaglianza ne matrimonij, e’ la parità<br />
in ogn’altra occasione, fuorche nelle Sale <strong>di</strong> radunanza. Si eccettuavano però le<br />
Persone Militari <strong>di</strong> Capitani in sú che nelli affari <strong>di</strong> guerra chiamati prendeano posto<br />
nel luogo antico delle loro famiglie; Così parimenti li Graduati, qd. o erano chiamati per<br />
qualche affare politico nella 2. a Sala; dove era l’antico posto loro prima che da<br />
Taberna uscissero; nδ stimandosi cδvenevole, che chiamati per utile del Publico,<br />
fossero in qsta occasione privi dell’antiche loro prerogative; mentre prima dell’anno<br />
1415. nell’occorrenza si scriveva á qsti tali, e’ rispondevano cδ il <strong>di</strong> loro parere. Má la<br />
Contessa volle togliere qsta Usanza, volendo, che in tali occorrenze necessitose al bene<br />
Publico, fossero re<strong>di</strong>ntegrati nelle <strong>di</strong> loro prerogative de posti cδ la publica<br />
<strong>di</strong>mostranza.<br />
8. Che le nove <strong>di</strong>gnità, quali doveano avere le famiglie per essere della p. a ó 2 .a Classe<br />
Nobili, si potessero abbreviare, quante volte avessero ó Toghe <strong>di</strong> Mastri Razionali in<br />
sú, ó Vescovi, ó Comandanti Supremi, ó Cavalieri Gerosolimitani, ó della Banda<br />
Istituiti 47. anni ad<strong>di</strong>etro da Alfonso Re <strong>di</strong> Spagna, ó <strong>di</strong> Calatrava, ó <strong>di</strong> S. Giacomo;<br />
valendo qste Dignità ogn’una per tre ezian<strong>di</strong>o militari; e’ le <strong>di</strong>gnità ecclesiastiche <strong>di</strong><br />
Arciprete, Cantore, Arci<strong>di</strong>acono, Tesoriere, Primicerio, Decano, Protopapa,<br />
Protonotario, Cappellano Maggiore, Cimeliarca, Penitenziero, Succensore, Succantore,<br />
Teologo Prebendato, Priore <strong>di</strong> S. Stefano, Abbate della SS. ma Trinità <strong>di</strong> Mileto, <strong>di</strong><br />
Monte Cassino, Forense, e’ Pesacense, valere per una <strong>di</strong>gnità, ezian<strong>di</strong>o Militare,<br />
tanto se fossero ecclesiastiche fuora della propria <strong>di</strong>ocesi, quanto Religiose nelli<br />
sudetti accennati Conventi; ó Paroco nella Chiesa <strong>di</strong> S. Nicolò, come all’articolo 3.<br />
70<br />
9. Che nelli luoghi del sedere in qste Sale, ognuno vi dovesse tenere la Tabella della<br />
propria descendenza cδ il numero delle <strong>di</strong>gnità, e’ cδ la qualità della med. ma, e’ col<br />
tempo nel quale l’aveano ottenute, dovendovi á qsto soprastare tra li più vecchi pp<br />
ogni rispettiva Classe, acciò esaminassero il tutto, per nδ succedere qualche inganno,<br />
progiuduzioso alle prerogative dell’altri. E tali tabelle, che dovessero essere sugellate<br />
col suggello <strong>di</strong> tutte le famiglie Nobili delle 3. Classi. E se ciascuno avesse voluto<br />
turbare qsto or<strong>di</strong>ne cδ passare in luogo superiore nel sedere, ezian<strong>di</strong>o per errore, nδ si<br />
dovesse ammettere <strong>di</strong>scolpa, má dovesse per un’anno sedere nell’ultimo luogo: e’ se maj<br />
avea qsto l’Ultimo luogo era dall’intutto per un’anno escluso dall’Ingresso nelle Sale;<br />
senza che l’altre famiglie fra qsto anno passate forse nella p. a ó 2. a classe li potessero<br />
occupare l’antico luogo, nδ dovendo perdere l’ansianità; conforme l’anno 1421. che<br />
successe il Caso fú deciso.<br />
50
10. Che ognuno <strong>di</strong> qste tre Classi Nobile contraendo matrimonij fuora <strong>di</strong> qste tre<br />
Classi, dovesse perdere per ogni matrim. o una <strong>di</strong>gnità militare. Si eccettuavano però li<br />
Matrimonij nobili delle <strong>Città</strong> <strong>di</strong>chiarate per tali; e’ la povertà del Nobile, qualora<br />
ricevesse dote quatrupla; volendosi in tal Caso cδ il cδsenso in scriptis <strong>di</strong> tutte le tre<br />
Classi <strong>alla</strong> maggioranza de Voti <strong>di</strong>spenzare á nδ perdere la Dignità militare, má<br />
restare come prima.<br />
11. Che della famiglia <strong>di</strong>visa in più rami, se voleva il Ceppo intervenire, fosse preferito<br />
alli rami; má nδ volendo intervenire fosse preferito il ramo più Vicino al tronco. Nelle<br />
Aspiranti però fossero preferite il numero, la qualità ed il tempo delle Dignità, nδ il<br />
tronco, come nell’altre due Classi.<br />
71<br />
12. Che l’attuale <strong>di</strong>gnità nδ era preferita nel Sedere, dovendo occupare il posto della<br />
famiglia, e’ <strong>di</strong> quella Classe, ove si ritrovava. Si eccettuavano però le Dignità, che<br />
apportavano il triplo, qd. o qsto soggetto si attrovava nella Radunanza; avendo nelle<br />
Sale il rango sopra tutte le classi, ponendoli una se<strong>di</strong>a apparte per ciascheduno; ed in<br />
cδcorrenza <strong>di</strong> più soggetti <strong>di</strong> <strong>di</strong>gnità tripla, si decise così, qd. o nell’anno 1308. furono<br />
nelle Sala <strong>di</strong> Radunanza Filippo Longos Vescovo <strong>di</strong> Squillace, e’ frà Giacomo<br />
Altimario Vescovo <strong>di</strong> <strong>Taverna</strong>, e’ Catanzaro, ed Ascanio Pe<strong>di</strong>conthos Vescovo <strong>di</strong><br />
Tropea, ed Alesandro Mannilios Comandante del Re Carlo II., e’ Crispo Baroardos<br />
Mastro Razionale del med. mo, e’ frà Rocco *** Cavaliero Gerosolimitano. Che li Ves. vi<br />
dovessero essere li primi secondo la loro antichità, ó sia anzianità d’elezzione, <strong>di</strong> poj il<br />
Comandante; poj il Cavaliero, e’ nell’ultimo il Mastro Razionale.<br />
13. Che le famiglie estinte, ó traspiantate altrove dopó anni 50; se nδ citavano la<br />
Classe, erano prive <strong>di</strong> radunanza, poiche nδ vi si lasciava nelle Sale più posto per loro.<br />
14. Che per dare il Voto bisognava al Soggetto anni 33.; E meno <strong>di</strong> qsta età si<br />
occupava il luogo, má nδ s’avea ne attivo, ne passivo; però essendovi nella famiglia<br />
Rami <strong>di</strong> età dovuta, dovea il ramo Vicino al tronco occupare il luogo nel Voto, nδ<br />
quello, che de rami fosse <strong>di</strong> più età maggiore. Ciò intendendosi nell’elez. ne del<br />
Catapano, Soterargirio, e’ Prefettura della Seta, e’ de panni, ove il Voto si dava per<br />
ogni tronco, nδ per li rami delle famiglie.<br />
Qste furono le Capitolaz. ni della Nobiltà in <strong>di</strong>versi tempi riformate, come nel principio<br />
de Normanni á tempo <strong>di</strong> Bajolardo, e’ <strong>di</strong> Carlo I. <strong>di</strong> Angiò, e’ <strong>di</strong> Margarita, e’<br />
La<strong>di</strong>slao durazzeschi registrate per Andrea da Jazzolis, ed ultimam. te d<strong>alla</strong> Contessa<br />
cδpilate nelli sopradetti articoli per la radunanza <strong>di</strong> Sej li più dotti, e’ Vecchi per<br />
ciascuna classe; oltre dell’altre <strong>di</strong> sopra dette, qd. o ebbe principio d<strong>alla</strong> Concessione <strong>di</strong><br />
Eraclio.<br />
72<br />
Capo Capo II. II. Delle Delle nove nove Prefetture Prefetture Prefetture dell’Arti<br />
dell’Arti<br />
Li 9. Prefetti dell’arti, che si eliggevano ogn’anno dal Corpo <strong>di</strong> tutta la Nobiltà, e’<br />
doveano essere soggetti Nobili della p. a ó 2. a Classe. Si creavano il giorno<br />
51
dell’Epifania per voti entro la bussola; ed eletti il giorno seguente si radunavano nella<br />
propria Sala, attaccata <strong>alla</strong> Chiesa <strong>di</strong> S. Nicolò, ove al <strong>di</strong> fuora vi era scritto l’epitafio<br />
sopra la Porta, cavato d<strong>alla</strong> Topica d’Aristotele nel 3.° libro; che <strong>di</strong>ceva in Latino:<br />
Justitia Regentis est Utilior sub<strong>di</strong>tis, quam fervilitas temporis, solatium pauperum,<br />
haere<strong>di</strong>tas filioruδ. Radunati tutti li 9. alli 7. <strong>di</strong> Gennaro entro qsta Sala,<br />
<strong>di</strong>sponevano le cose attinentino all’Arti, secondo la varietà de tempi, riformando,<br />
annullando, e’ cangiando quello che li pareva più spe<strong>di</strong>ente ed utile; e’ cδ loro<br />
v’intervenivano 2.° il bisogno li più antichi <strong>di</strong> quell’Arti, che aveano bisogno <strong>di</strong><br />
riforma: e’ dopó qsti esami <strong>alla</strong> metà <strong>di</strong> Gennaro si cavavano scritte le Costituz. ni per<br />
ciascheduna Arte; e’ si affiggevano nel sopportico della Sala; e’ nelle strade, ove vi<br />
erano quelli Artisti proprij pure si affiggevano le Costituz. ni <strong>di</strong> quella Istessa Arte;<br />
dovendo alli 3. <strong>di</strong> Febraro obligare tutti all’esecuz. ne, e’ nδ prima; tanto per Taberna,<br />
quanto per li Villaggi.<br />
Scorsi li 3. <strong>di</strong> febraro qsti 9. Prefetti aveano la potestà sopra li Rispettivi loro sud<strong>di</strong>ti<br />
nell’esaminare le loro opere, punirli in caso <strong>di</strong> mancanza, e’ <strong>di</strong>fetto, facendosi il tutto<br />
osservare da 3. esperti li più anziani <strong>di</strong> quell’arte, e’ stabilire ogni cosa per il publico<br />
utile, e’ Commodo; dovendosi prima <strong>di</strong> portarsi alle fiere essere ogni cosa cδ<br />
l’assistenza <strong>di</strong> qsti tre revista, e’ tassata, cδ il prezzo <strong>di</strong> sopra scritto, e’ sugellato col<br />
sugello del Prefetto; e’ perdeva il doppio del Valore, se maj vi si cδmettesse in qste cose<br />
tassate, e’ suggellate qualche frode. La cosa poj tassata, nδ si poteva Vendere meno<br />
del prezzo stabilito, acciò nδ si avvilisse in progiu<strong>di</strong>zio dell’altri: E sú <strong>di</strong> qsto si stava<br />
cδ graδ rigore; e’ perciò le cose per nδ restarli invendute, li Artefici nδ si lagnavano<br />
della tassa; má talvolta volevano loro il prezzo minore pp nδ restar oziosi, cδsistendo<br />
il guadagno <strong>alla</strong> frequenza dello spaccio, non <strong>alla</strong> altezza del prezzo.<br />
73<br />
Non potevano poj gli Artefici le loro opere darle á Credenza nelle fiere senza il<br />
consenso del Soterargirio, che vi designava in quel tempo due Ispettori per qsto fine;<br />
má quel che restava invenduto si riserbava sino all’altra fiera á Capo dell’anno; ed<br />
avendo l’Artefice bisogno, era tenuto il Soterargirio darli danaro in soccorso; e’<br />
l’Artefice dovea tenere la sud. a robba á richiesta del Soterargirio; e’ qsta robba era<br />
dall’Ispettori descritta, cδ un’altro suggello sugellata, nδ stando sottoposta á veruno<br />
altro peso. Qd. o poj la sud. a robba suggellata per l’altr’anno nδ si vendeva; si mandava<br />
dal sud. o Soterargirio altrove per vendersi á Carica del Publico: ó pure fuora lo stato si<br />
dava á Cre<strong>di</strong>to, ó in Cambio cδ altre cose, sempre però á Conto del Publico.<br />
Li Nobili poj nδ potevano ricevere á Cre<strong>di</strong>to cose dagli Artisti sotto pena della<br />
sospenzione <strong>di</strong> tre anni dagli officij, e’ dall’ingresso nelle sale <strong>di</strong> Radunanza; e’<br />
l’Artefice era á proporzione del Cre<strong>di</strong>to punito; acciò la Nobiltà nδ spendesse talvolta<br />
cδ la speranza, e’ restasse soggetto all’Artefice cδ <strong>di</strong>minuz. ne del suo decoro, e’ molto<br />
più cδ la prosunz. ne del Villano, e’ del Sud<strong>di</strong>to. essendo stata legge sin dal tempo <strong>di</strong><br />
Margarita <strong>di</strong> Durazzo, che le robbe stabilì de Nobili nδ si potessero vendere, se nδ al<br />
Corpo della Nobiltà. E che l’Ignobili andando fuora nδ si potessero esiggere il frutto<br />
52
delle robbe passato l’anno, se nδ la metà del frutto, dopó due anni il terzo, dopó tre<br />
anni il 4°; e’ successivam. te sino che si estinguesse totalm. te il frutto. Eccetto però se<br />
andava per beneficio dello stato in qualche parte, e’ vi faceva <strong>di</strong>mora per smaltire<br />
robbe, come succedeva, tenendo bottegha; ó per altro beneficio del Publico.<br />
Si ammetteva il Cre<strong>di</strong>to fra gli Artisti, e’ Nobili, qualora qsti si ritrovassero fuora lo<br />
stato, nδ potea però passare il semestre; e’ stando in Casa si ammetteva per 48. ore la<br />
Credenza; però passato qsto termine era tenuto l’Artista portarsi dal Soterargirio per<br />
darlene la notizia, ed essere so<strong>di</strong>sfatto; dando però la pleggeria del ricevuto: Ed in<br />
caso <strong>di</strong> trascuraggine, ó falsità era punito tanto l’Artista che molte volte pagava il<br />
doppio<br />
74<br />
del Cre<strong>di</strong>to, che avea. Il Nobile pure era punito qualora nδ pagava per trascuraggine,<br />
dovendo oltre il debito pagare il quarto del med. mo debito in benef. o del Monte<br />
Sussi<strong>di</strong>ario. Se poj fosse stata impossibilità, nδ si puniva cδ qsta pena del 4.°; má<br />
pagava il Soterargirio, e’ poj se nδ li era dal Nobile fra un’anno pagato, perche durava<br />
l’Impossibilità, si pagava dal sud. o Monte; e’ si procura al med. mo Nobile qualche<br />
Impiego entro, ó fuora lo stato; nδ succedendo qsto Cosa se nδ rarissime volte; perche<br />
cδ le Cariche si sostentavano le famiglie Nobili: E se erano cδ soggetti inabili, li si<br />
metteva subito il Curatore.<br />
Doveano qsti Prefetti ancora esaminare il bisogno <strong>di</strong> quell’Arte, e’ l’Utilità, che se<br />
n’arrecava: E così il numero degli Artefici in una Arte, ch’era decaduta, si <strong>di</strong>minuiva;<br />
e’ si accrescevano li Giovani all’insegnam. to <strong>di</strong> quell’arti più utili al Publico;<br />
dovendosi li Discepoli or<strong>di</strong>narsi dal Prefetto á quali arti si doveano impiegare, nδ<br />
potendo sú ciò la volontà de Padri, e’ Madri; má il bene del publico: Nelle arti <strong>di</strong><br />
Pittura, Scultura, Lavoro Sottile, ed ogn’altra che fosse altrove più eccellente, si<br />
mandavano li Giovani Idonej fuora per apprenderla ó á spese della loro Casa, ó se nδ<br />
qsta nδ poteva á spese del Soterargirio; che poj la dovea riscotere dallo stesso Artista á<br />
docati dodeci l’anno cδ il cδsenso del Pref. o.<br />
Se l’Artista <strong>di</strong>ventava inabile, il Prefetto or<strong>di</strong>nava all’altri della stessa arte á<br />
somministrarli il bisognevole, mandandoli ogn’uno il pranzo una, ó due volte al mese,<br />
secondo il num. o delli Artisti, e’ delli Inabili; supplendo al <strong>di</strong> più la Cappella, ó il<br />
Monte, cδsiderate dal sud. o Prefetto tutte le Circostanze.<br />
Era Cura ancora del Prefetto maritare le figlie dell’Artisti cδ la dote della Cappella;<br />
dovendo tenere un Ispettore per l’esazzione nelle fiere <strong>di</strong> grana 13. per fiera<br />
nell’Artefici <strong>di</strong> arte Vile; e’ <strong>di</strong> grana 22. nell’Artefici d’arte Nobile,<br />
75<br />
oltre dell’elemosina, che si esiggeva ogni festa, ó spezialm. te in ogni giorno della fiera<br />
per la Cappella; e’ molti la p. a opera, che vendevano, e’ nδ eccedeva il prezzo <strong>di</strong><br />
Carlini Cinque aveano per Costume darla <strong>alla</strong> Cappella; esigendo qsta elemosina<br />
l’Ispettore del Prefetto, ch’era tenuto darne nota <strong>di</strong>stinta del dante, e’ del dato; acciò<br />
si regolasse il Prefetto del tutto; e’ nel ripartim. to delle Botteghe potesse assignare 2.°<br />
53
li parirebbe più proprio il posto più e’ meno vistoso, e’ Commodo; appartenendo questo<br />
officio al Prefetto dell’Arti, ed al Iurato, che sú ciò cδvenivano. Vi era poj una pena;<br />
che se maj li Artisti si lamentassero del Sussi<strong>di</strong>o, che davano agli altri suoj Compagni<br />
Invali<strong>di</strong>, e’ veniva all’orecchio del Prefetto, era condannato á nδ avere bottegha<br />
propria, má vendere in bottegha d’altri, che li era <strong>di</strong> graδ vergogna.<br />
Il Prefetto spe<strong>di</strong>va le Patenti all’Artisti nδ tanto per Taberna, quanto per li Villaggi,<br />
dove solea andare ogni p.°, ó 2.° giorno del mese, ó veram. te mandare in sua Vece á<br />
visitare le <strong>di</strong> loro opere; ed osservare j <strong>di</strong>scepoli circa l’Arte, e’ li Costumi. Tale Visita<br />
era obligato personalmente ogni sej mesi farla, e’ per or<strong>di</strong>nario si facea dopó l’ottava<br />
<strong>di</strong> Pasqua, e’ la p. a <strong>di</strong> 7bre per osservare l’opere, s’erano degne della fiera. E per li<br />
costumi se ne lasciava la Cura secretam. te á qualcheduno per punirli, ò cδrreggerli.<br />
Dovea risedere nella Casa del Curato, e’ nδ altrove, e’ la spesa, che il Curato facea li<br />
era rimborzata dal Soterargirio.<br />
Nδ si dava fra loro precedenza all’Arte; má all’età avanzata circa il sedere nella loro<br />
sala; ne si avea riguardo se il Prefetto fosse della p. a, ó 2. a Classe eletto; poiche qsta<br />
Sala nδ era radunanza per la Nobiltà, má per l’Arte; E così ancora nella Cappella, ove<br />
nelle solennità maggiori, talvolta intervenivano tutti; nella propria Cappella<br />
interveniva il Prefetto solo <strong>di</strong> quel Arte, <strong>di</strong> Cui il Santo n’era Protettore; come per li<br />
Agricoltori S. Agricola. Per li Fabricatori li S.S. Procopulo, e’ Massimo: queste erano<br />
nella Chiesa <strong>di</strong> S. Silvestro. Per li Ferrari Santo duristano; Per li Calzolaj li S.S.<br />
Crispino, e’ Crispiniano. Per li Sartori S. Omobono; qste erano<br />
76<br />
nella Chiesa <strong>di</strong> San Nicolò. Per li Pittori era S. Luca entro S. ta Maria Maggiore. Per li<br />
Pellicciari S. Bartolomeo, ed era nella Chiesa <strong>di</strong> S. Barbara. Per li Carpentieri S.<br />
Giuseppe; E per li Pastori Gesù Xsto cδ la pecora sú le spalle. Ego sum Pastor bonus<br />
entro la Chiesa <strong>di</strong> S. Giovanni Crisostomo. Le Costituz. ni poj <strong>di</strong> qste Cappelle fatte per<br />
Nicodemo Catanzaro Paroco <strong>di</strong> S. Nicolò l’anno 1382. furono cδfirmate per Carlo III.<br />
<strong>di</strong> durazzo, il Prefetto le faceva osservare appuntino, e’ li Curati nelle <strong>di</strong> loro chiese vi<br />
tenevano il Prete per far le Congregaz. ni ogni festa; ed ogni p.° Lunedì <strong>di</strong> mese ogni<br />
Prefetto interveniva la sera all’officio de morti, nella Sua rispettiva Cappella.<br />
54<br />
Capo Capo Capo III. III. Delle Delle Prefetture Prefetture del della del la seta<br />
Avendo il Conte Ruggiero conquistata l’Albania, la Macedonia, e’ la Tessaglia, dove<br />
vi avea trovato la seta, che dall’In<strong>di</strong>a avea fatto venire l’Imperator Giustiniano,<br />
penzò il sud. o Conte stabilirla in Calabria; e’ Bajolardo suo Nipote nδ trascurò<br />
piantarla in Taberna; e’ cercando qualche luogo più vicino <strong>alla</strong> <strong>Città</strong>, e’ più caldo, e’<br />
meno esposto á Venti, si penzò al <strong>di</strong> lá del fiume, ove li due fiumi Lytricon, e’ Alli si<br />
univano ergere ivi li ponti, acciò potesse la gente valicare sicura, e’ coltivare<br />
l’industria, avendosi piantato li Celzi per <strong>di</strong> là; ed erettovi alcune Case in S. Giorgio,<br />
in Sabuzio, e’ Santo Biaggio. A Bajolardo successe Al<strong>di</strong>zia sua sorella, á qsta suo
figlio Giordano; ed l’industria si avanzò, poiche oltre delli Citta<strong>di</strong>ni lo stesso<br />
Giordano avea piantato j celzi per suo Conto; e’ Ridolfo Conte <strong>di</strong> Loritello l’avanzò<br />
molto prima della ribellione; tanto che avendo la <strong>Città</strong> eretto per Prefetto della Seta á<br />
Muzio Riczello, e’ il Conte á Biaggio Scariola; qsta Prefettura nella famiglia Scariola<br />
passò poj ad essere della Corte Reale; poiche La<strong>di</strong>slao l’anno 1387 volle i Velluti**, le<br />
rascie, e’ damaschi <strong>di</strong> Taberna; e’ si stimò eriggere un’altra Prefettura sola, come si<br />
cδveniva per qsto fine, e’ si destinò Luc’Antonio Scarola. Per il Conte Gian Orazio<br />
Riczello; e’ per la Comunità Nardo** de Gattis; abitanti in S. Biaggio, dove vi erano<br />
li telari nelli <strong>di</strong> loro Casini. má molto più<br />
77<br />
in S. Giorgio, essendo in tempo dell’ultimo asse<strong>di</strong>o 22. telari; cioè 4. per il Reggio<br />
Palazzo, 7 per la Contessa, 8. per la Comunità, 3. per li Provvisionati; poiche ogni<br />
provvisionato publico doveva avere oltre della mercede due Canne <strong>di</strong> rascia nella fine<br />
del suo officio; Il Giustiziario, Castellano, Soterargirio, e’ Catapano Maggiore<br />
l’aveano <strong>di</strong> Velluto; e’ l’altri á proporz. ne.<br />
Aveano qsti Prefetti la Cura <strong>di</strong> riuscire l’industria Copiosa, e’ <strong>di</strong> ottima qualità,<br />
avendo sud<strong>di</strong>ti sotto <strong>di</strong> loro tutti li attinenti <strong>alla</strong> sud. a Industria; ezian<strong>di</strong>o alli<br />
Velettari, zagallerari, frangiari, mercatanti; tintori, come ancora alli Patellari; ed alle<br />
Maestre quali erano sej, due per ciascheduna Prefettura; tenendo qste la Carica <strong>di</strong><br />
Visitare l’altre donne, per vedere, come raccoglievano, e’ <strong>di</strong>sponevano la seta, ed il<br />
lavoro; tenendo qste <strong>di</strong> provis. ne docati 10. l’anno cδ un manto <strong>di</strong> velo ogni 7. anni,<br />
<strong>alla</strong> fine del loro servizio, dovendo essere sopra gli anni 40., <strong>di</strong> probata vita, acciò<br />
pratticando cδ le figliole, che lavoravano detta seta, facendo Zagarelle, Calzetti,<br />
Cuffie, trapunti <strong>di</strong> sottane, pizzilli, guanti, fettuccie, ligaccie, ed ogn’altro, nδ li<br />
guastassero li Costumi, essendovi pena <strong>di</strong> perpetua Carcere, chiunqή <strong>di</strong> loro li portasse<br />
ambasciate, ezian<strong>di</strong>o, <strong>di</strong> legitimo matrimonio; poiche portandole á mal fine, erano<br />
mandate in perpetua galera.<br />
Teneano qsti Prefetti due Ispettori, eccetto quello del Reggio Palazzo, dovendo luj<br />
stesso fare questo Officio nelle telari Regij, che stavano nelli Casini <strong>di</strong> S. Biaggio; ove<br />
vi era il Tribunale cδ 6. soldati. Visitavano cotesti Ispettori tutti li attinenti<br />
all’industria; Uno stava in S. Giorgio, e’ l’altro in Taberna; dovendo tali Ispettori<br />
venire da’ Prefetti á ricever l’or<strong>di</strong>ni, á dare il Conto dell’opere, ed á pigliarsi il danaro<br />
pp pagare gli operarij, quali doveano essere so<strong>di</strong>sfatti ogni Sabato la sera dalli stessi<br />
Prefetti, alli quali servito aveano.<br />
78<br />
In S. Pietro, dove pure si operava la seta per Conto della Contessa; stante che qsta nδ<br />
volle escluderli <strong>di</strong> coglierla, filarla, e’ fare il nutricato, abbenche li Trattori tutti<br />
fossero in Sabuzio cδ li Testitori in S. Biaggio, e’ S. Giorgio; ad ogni modo il Prefetto<br />
nδ volle mandarvi Ispettore proprio; má vi stava uno della sua stessa famiglia per<br />
soprastare á quelli, essendovi stabilito Porzio Scarola, e’ suo figlio Gian Girolamo, che<br />
vi governarono solam. te per anni sette.<br />
55
In tempo delle fiere <strong>di</strong> Maggio, e’ 7bre il Prefetto del Publico era obligato portarsi in<br />
Taberna, e’ cδsegnare secondo la raccolta dell’anno il pattuito lavoro de drappi; e’<br />
quello, che li avanzava potea venderlo per suo Conto franco; tenendo apposta una<br />
bottegha sua propria col proprio mercatante, che ce li smaltiva: E se maj per qsta sua<br />
ven<strong>di</strong>ta propria, trascurasse qualche cosa circa la qualità de drappi pattuita; era<br />
privato per un’anno <strong>di</strong> questa Utilità; standovisi cδ ogni rigore dal Soterargirio cδ<br />
altri sej Nobili, per Ciascheduna Classe due per esaminare la qualità del drappo, il<br />
peso, e’ l’altre circostanze, e’ spezialm. te, se per vantaggiare la sua propria bottegha cδ<br />
il superfluo, mancasse <strong>alla</strong> Comunità. La cδsegna si dovea fare al sud. o Soterargirio cδ<br />
li sej Nobili; quelli della Contessa si cδsegnavano al suo Mastro Razionale; e’ quelli<br />
del Regio Palazzo si mandavano talvolta cδ lo stesso Prefetto, ó persona <strong>di</strong> sua<br />
famiglia, ó <strong>di</strong> chí designava il Corpo della Nobiltà per andarci, nδ trascurando ognuno<br />
<strong>di</strong> fare qsto viaggio or<strong>di</strong>nariam. te si cδmetteva al più Vistoso, eloquente, e’ povero de<br />
Nobili per la ricompenza Reale, che era solito <strong>di</strong> ricever alcune volte in danari, e’<br />
molte volte in Governi, ed altre cariche cδsiderabili.<br />
79<br />
Capo Capo Capo IV. IV. IV. Della Della Della Prefettura Prefettura de de de panni. panni.<br />
panni.<br />
Avendosi detto <strong>di</strong> sopra che il Conte Ruggiero cδquistasse la Macedonia, e’ la<br />
Tessaglia cδ aver portato l’industria della seta, portò parimente quella de panni; ed<br />
Al<strong>di</strong>zia, sorella <strong>di</strong> Bajolardo nδ trascurò metterla in Taberna; avendo fatto venire<br />
Marco Vainerio Greco Veneziano, cδ tutti gli ordegni necessarij, e’ cδ altre sej Persone<br />
per la fabrica <strong>di</strong> detti panni: però si fatta industria per tanti infrangenti accaduti<br />
negli anni seguenti nδ si estese più delle Lane nostrali per provedersino Taberna, e’ li<br />
Villaggi nel proprio Commodo. Giunse nel anno 1415. la Contessa, ed avendo trovato<br />
Taberna in ogni cosa ben regolata, tenendosi ad onore vantaggiare cδ splen<strong>di</strong>dezza<br />
quello Stato, ch’era sempre stato del Reale Appanaggio, procurò questa industria farla<br />
da dover risplendere. Chiamò l’anno seguente alli 4. <strong>di</strong> Febraro in Castello tutto il<br />
Corpo della Nobiltà; e’ fra gli altr’affari economici, gl’incaricò qsto de panni,<br />
promettendoli ogni soccorso <strong>di</strong> danaro, purche vi volessero attendere; E rispostoli <strong>di</strong> sì,<br />
che avrebbero il tutto fatto, purche venisse Artefice più Prattico, poiche quelli, che vi<br />
erano, nδ li facevano tanti fini, e’ <strong>di</strong> qualità per mancanza d’Istrum. ti, <strong>di</strong> Arte, e’ <strong>di</strong><br />
Lana; quin<strong>di</strong> la Contessa fece venire Ambroggio Sanopirio Greco sud<strong>di</strong>to de<br />
Veneziani per Maestro, cδ la lana <strong>di</strong> Macedonia, e’ si <strong>di</strong>ede principio all’opera.<br />
Avendo la stessa Contessa scelto dal Corpo della Nobiltà Giacomo Frosina per<br />
Prefetto, acció si facesse un’altro varcho nel fiume Lytricon, ed egli si stabilisse in S.<br />
Marco<br />
80<br />
<strong>di</strong> residenza; avendo sotto <strong>di</strong> se due Ispettori; uno per condurre le Lane, che<br />
sbarcavano cδ le Navi Veneziane nell’Uria, quali poj dovea cδsegnare alli<br />
Scardassatori <strong>di</strong> Bartalisio; e’ per filarsino cδ li Mangani alle donne <strong>di</strong> S. Pietro,<br />
56
Bucisano, e’ Borgo <strong>di</strong> S. Crisostomo; nδ potendo filarle entro Taberna le donne.<br />
L’altro Ispettore andava in giro per qsti luoghi pagando ogni settimana li operarij. Li<br />
Telari posti in S. Marco erano Visitati dal Prefetto; e’ l’Ispettori nδ trascuravano<br />
assistere ora alli Varchi, ora alli operarij, ora alli Tintori, tanto che l’anno 1418. <strong>alla</strong><br />
fiera <strong>di</strong> 7bre cδparvero li panni cδ uno smaltim. to incre<strong>di</strong>bile per la beltà, e’ qualità.<br />
Tanto che l’anno seguente si mandò la robba ancora <strong>di</strong> seta, e’ lana cδ li panni per li<br />
stati de Ruffi, e’ de Marzani cδ un guadagno straor<strong>di</strong>nario <strong>di</strong> tanti.<br />
Avea il Prefetto autorità nδ solam. te sopra li sud<strong>di</strong>ti <strong>di</strong> qsta industria; má ancora<br />
sopra quej drappi ch’erano composti <strong>di</strong> lana, e’ seta per il mezzo tempo; sopra le tele<br />
Bambacine, e’ <strong>di</strong> lino; sopra li Cordari, e’ sopra li Stampatori delle sud. e tele, avendo<br />
luj il Ius dello Bollo sopra qste Cose ed in ogn’altro ove vi entrava la lana, ed il lino.<br />
Era però tenuto dare due Canne <strong>di</strong> Panno per ogni officiale Publico, 4 Canne al<br />
Castellano, Giustiziario, Soterargirio, e’ Catapano; come ancora alle <strong>di</strong>gnità<br />
ecclesiastiche ogni tre anni due canne de meno fini all’altri officiali Minori nδ del<br />
Corpo della Nobiltà: Cinque Canne <strong>di</strong> drappo seta, e’ lana per ciasceduno Paroco ogni<br />
tre anni; ed <strong>alla</strong> Contessa li si davano due pezze <strong>di</strong> Canne 12. l’una in segno <strong>di</strong><br />
ossequio, e’ gratitu<strong>di</strong>ne;<br />
81<br />
ed altre 24. Canne <strong>di</strong> drappetto seta, e’ lana <strong>di</strong> quel Colore che li piaceva dandone<br />
prima l’or<strong>di</strong>ni; però volendo qualche pezza porporina, dovea far dare la Cocciniglia;<br />
questo era ogn’anno; oltre altre pezze 8. per la sua Corte <strong>di</strong> panno metà fino, e’ metà<br />
grosso ogni tre anni.<br />
Secondo poj la qualità delle Lane, la quantità delle med. e, e’ li prezzi dell’oglio era<br />
obligato il Prefetto cδsegnare al Soterargirio la nota delle pezze. Il <strong>di</strong> più era per suo<br />
Conto, potendo smaltirlo ó nella fiera, ove teneva bottegha propria col proprio<br />
Mercatante, ó altrove; fuora però dalli Stati de Ruffi, e’ de Marzani, ove andavano le<br />
pezze del Publico; per nδ turbare il trafico Comune, ch’era una sorgente tanto lucrosa<br />
per Taberna, e’ per li Villaggi, che affezzionati <strong>alla</strong> Contessa per tanto guadagno, che<br />
li arrecava, si precipitarono cδ essa sino <strong>alla</strong> rovina: perche extrema gau<strong>di</strong>j luctus<br />
occupat.<br />
Capo Capo V. V. Della Prefettura della Carta.<br />
Avendosi fatto il Computo della spesa, che apportava in Taberna la Carta si penzò<br />
stabilirne la fabrica; tanto più, che dovendo portare li Vetturieri tanti drappi per li<br />
Stati de Ruffi, e’ de Marzani, per nδ tornarsene vacanti potevano qsti portare le<br />
pezze per la Carta. Si propose l’anno 1416 qsta fabrica, e’ fú approvata dal<br />
Soterargirio, dal Catapano, e’ da Tutti; tanto che ancora la Contessa promettendovi<br />
ogni assistenza, mandò lo stesso anno á chiamare da Salerno Ottavio Salistonio<br />
Artefice, quale venuto cδ altri Cinque Persone prattiche designarono il luogo sotto S.<br />
Sofia; e’ l’anno seguente verso la fine s’incominciò cδ qualche rozzezza, sino al<br />
57
Giugno delli 18.; creando il Corpo della Nobiltà il suo Prefetto cδ due Ispettori per<br />
invigilare all’opera, ed <strong>alla</strong> spesa, che nδ fú poca, ed á raccogliere in giro le pezze,<br />
avendo li Mercieri nella<br />
82<br />
fiera avuto licenza <strong>di</strong> accredenzare per li paesi sottoposti á Ruffi ed á Marzani<br />
mercanzie <strong>di</strong> cose piccole all’altri Mercieri: E qsti erano obligati al mese <strong>di</strong> Luglio, ed<br />
8bre tener leste le pezze de loro paesi al ritorno delle Vetture; che aveano portato li<br />
drappi <strong>di</strong> Seta, li panni, e’ le tele.<br />
Fú dunq: eletto Annibale Altimatio pp Prefetto, qle risedea in Taberna, e’ dovea<br />
visitare almeno una volta la settimana la fabrica, secondo il bisogno, comandando<br />
all’Ispettori il bisognevole, tenendo sotto <strong>di</strong> se alcuni <strong>di</strong> S. Sofia per assisterli, tenendo<br />
cotesti le patenti per <strong>di</strong>stinguersi dall’altri destinati ad altri servizi <strong>di</strong> vetture, sporte,<br />
legna, oglio, Api, nδ potendo dalli Centurioni essere molestati per altri servizi. Erano<br />
qsti Centurioni li più stimati dell’arte, á qli doveano ubbi<strong>di</strong>re l’altri inferiori,<br />
<strong>di</strong>cendosi come Capi; e’ qsti se li eliggevano loro stessi secondo l’abilità in ogni<br />
principio d’opera, che doveano fare, nδ durando più questo titolo in loro.<br />
Soprastava il Prefetto <strong>alla</strong> Pellicciari, che facevano pergamene, esaminando solam. te<br />
qste circa la qualità, ed il prezzo, che dovea tassare; alli Statuari <strong>di</strong> Carta pista, che<br />
nδ erano pochi; Alli Stampatori sopra la stessa Carta circa le figure; all’Indoratori <strong>di</strong><br />
Carta; ed alli Pittori sopra la stessa carta á guazzo, dovendo á qste opere dare il<br />
prezzo per le fiere, bollando il tutto cδ il suo sugello, proprio <strong>di</strong> ciascheduna famiglia;<br />
però il bollo della Carta dovea essere della Impresa antica <strong>di</strong> Taberna; cioè tre<br />
Tabernacoli cδ l’Arcangelo S. Michele al <strong>di</strong> sopra, anzi nella Carta detta Augustea,<br />
ch’era la più migliore dovea il bollo essere più grande con la Corona al <strong>di</strong> sopra per<br />
<strong>di</strong>stinguerla dall’altra Augustea, che si vendea, e’ dava ad altri fuora della Contessa.<br />
83<br />
Era il Prefetto in obligo ogn’anno dare <strong>alla</strong> Contessa <strong>di</strong> qsta Carta Augustea cδ la<br />
Corona rotola 24., al Castellano, Giustiziario, Soterargirio, Catapano, <strong>di</strong>gnità<br />
ecclesiastiche rotola tre. All’altri officiali, e’ Curati <strong>di</strong> Carta Libana rotola due. Alli<br />
Sotergrafij <strong>di</strong> Carta or<strong>di</strong>naria rotola 8.; cioè 4. all’ecclesiastico, e’ 4. á qllo del Publico;<br />
All’Apocrifario del Publico rotola 12. Al Monte Sussi<strong>di</strong>ario rotola 6.; alli Curati de<br />
Villaggi rotola 2. Alli Consoli dell’arti rotola sej per Ciascheduno. Al Soterargirio per<br />
il suo Tribunale rotola 26. All’Ateneo per la Libreria Publica, e’ Scuola rotola 36.//<br />
Per Conto del Publico al Soterargirio rotola 1400 <strong>di</strong> Carta or<strong>di</strong>naria. Cantara 8. <strong>di</strong><br />
Carta Emporitica turchina, e’ Cantara 6. <strong>di</strong> bianca per vendersela á Conto del<br />
Publico, e’ pagarsene le spese. Il <strong>di</strong> più poteva vendersela nella sua bottegha,<br />
tenendovi il Ven<strong>di</strong>tore.<br />
Durava tal Prefettura per anni tre; però si potea <strong>di</strong>re perpetua nelle famiglie, come<br />
quelle de Panni, e’ della seta spezialm. te, nδ tanto per il danaro impiegato, che vi<br />
teneano qsti Prefetti, alli qli il Publico era tenuto rimborzare, má per nδ turbarsi le<br />
Costituz. ni dell’Industria, e’ li Ministri della Contessa vi ponessero qualche clausula<br />
58
col tempo progiu<strong>di</strong>ziale, scemando l’utile al Publico, per riceverlo loro, come<br />
or<strong>di</strong>nariam. te cδ li Padroni si osserva; che nelli torbi<strong>di</strong> cercano far pesca. E perciò in<br />
molte occasioni maj si amonevano li Prefetti, má le mancanze più tosto li si<br />
toleravano cδsigliando, che nδ punendo.<br />
84<br />
Capo Capo VVI.<br />
V I. Del Catapano Catapano<br />
La potestà del Catapano era <strong>di</strong> molta autorità; poiche abbracciava tutto il<br />
Comestibile per lo Stato; che sebene in S. Pietro vi era il Catapano proprio, qsto nδ<br />
avea altra potestà, che sopra li pesi, mesure, ed assise, nδ sopra le proviste; per le quali<br />
poteva spendere danaro al <strong>di</strong> fuora lo Stato. Tenendo sotto <strong>di</strong> se gl’altri Catapani<br />
minori, or<strong>di</strong>nariam. te tre, má alle volte più secondo il bisogno, otto soldati, il suo<br />
Apocrifario, ed un Giu<strong>di</strong>ce per le Controversie, che occorrevano.<br />
Dovea provedere tutto lo Stato, fin l’osterie <strong>di</strong> Carni, grani, ogli, latticini, sale,<br />
salumi, vini, frutti, ed ogn’altro attinente al Mangiare. Suonava la Campana del suo<br />
Tribunale nella Chiesa <strong>di</strong> S. Maria Maggiore, qualora teneva giustizia; e’ quella della<br />
Torre <strong>di</strong> S. Barbara per qd. o dovea far Parlam. to Publico, dovendovi intervenire il<br />
Giustiziario, il Soterargirio, ed il publico Sotergraphio per Conservare le Risoluz. ni<br />
Parlamentarie, intervenendovi li Nobili <strong>di</strong> 33. anni in sú, qualora si decretavano le<br />
provvis. ni faciende*, , si stabilivano li prezzi, e’ si facevano le risoluz. ni economiche per<br />
il publico bene, scrivendo il tutto il Publico Apocrifario; e’ dandosi li or<strong>di</strong>ni scritti alli<br />
Catapani Minori per eseguirli; ed il Sotergrafio dovea firmati Conservarli in tutti li<br />
due Archivij in S. Maria Maggiore, ed in S. Barbara; poiche l’inverno pp or<strong>di</strong>nario si<br />
tenevano tali Parlam. ti in quella, l’està in qsta.<br />
85<br />
Dovea provedere il Castello, e’ la Torre <strong>di</strong> tutto il Comestibile, come ancora gli Luoghi<br />
delle Industrie, l’Ateneo per li fanciulli poveri, l’Ospedale, le Locande entro, e’ fuora,<br />
li Conventi, e’ Monasterij, il Monte Sussi<strong>di</strong>ario, e’ Frumentario <strong>di</strong> grani, nδ potendosi<br />
qsti provedere se nδ dal Catapano, acció nδ alterassero li prezzi delle Cose, spezialm. te<br />
j luoghi pij, che per spendere danaro nδ proprio, cercavano il Commodo loro, nδ quello<br />
del Comune.<br />
Avea giuris<strong>di</strong>z. ne sopra li Molinari Publici, eccetto però nelli 3. che avea il Padrone; ed<br />
ancorche la Contessa ne avesse dato uno all’Arciprete Rocca per la Chiesa <strong>di</strong> S.<br />
Barbara, passando in dominio <strong>di</strong> qsta, il Catapano ne prese il possesso; poiche eccetto<br />
á quelli del Padrone, era <strong>di</strong> sua giuris<strong>di</strong>z. ne ogn’altro. E’ perciò luj dovea mettere j<br />
Molinari, osservare la puntualità de med. mi, la qualità, e’ lo sfrago della farina tanto<br />
per Taberna, quanto per li Villaggi; così ancora á luj apparteneva mettere li Fornari,<br />
e’ cacciarli.<br />
Avea sotto <strong>di</strong> se li Buccieri, Confettari, Maccaronari, Candelari <strong>di</strong> seno, Trottari,<br />
Cacciatori <strong>di</strong> reti, Ostieri, e’ tutti addetti al Comestibile; come ancora alli Pescatori<br />
59
nelle marine del suo Territorio <strong>di</strong> Allis, ed Arocha, e’ similm. te á tutti li operari de<br />
Cannameli per il Zucchero, qd. o si faceva quell’anno per Taberna poiche stando tali<br />
Cannamele tra Allis, e’ l’Uria due anni tocava á Sibari, ed uno á Taberna, dopó, che<br />
Sibari fú dal Catimero in quella Rivoluz. ne <strong>di</strong> Taberna, toccato á luj più per forza, che<br />
per raggione, come ancora il Monte Selion, ove avea piantato la Rocca per <strong>di</strong>fesa de<br />
suoj Latini, chiamata Asilia, come Asilo in quelle inondaz. ni <strong>di</strong> Saraceni; e’ restando<br />
tutto qsto territorio d<strong>alla</strong> parte <strong>di</strong> Catanz. ro, per tenere molte Cannamele, si cδchiuse<br />
ogni 3. anni, uno toccarne á Taberna<br />
86<br />
ponendovi il Catapano per questo terzo anno, che toccava á luj, tutti li operari per il<br />
Zucchero; qle tolta la spesa si <strong>di</strong>stribuiva á proporz. ne per li officiali, per gli luoghi pij,<br />
e’ per l’ecclesiastiche Dignità, inclusevi li Curati, nδ cavandone il Publico altro<br />
guadagno.<br />
Appena eletto il Catapano, era tenuto il Soterargirio cδsegnarli docati tre mila per la<br />
Provista de grani, e’ d’ogn’altro, spezialm. te del salame; per cui teneva Taberna la<br />
porzione nell’affitto della pesca de pesci Tonni, tenendovi impiegati docati 600. per<br />
avere l’ottima qualità, e’ il prezzo più dolce, compartendosi la rata dell’usufrutto alli<br />
terzalori, che si smaltivano per li luoghi pij, e’ per le Botteghe; stando esente solam. te<br />
il Palazzo del Giustiziario, ed il Castello, quale nδ poteva darne ad altri; standovisi<br />
cδ molta attenz. ne per nδ essere progiu<strong>di</strong>cato; come successe l’anno 1418. cδ li<br />
Domenicani, qli avendosi introdotto secretam. te cδ l’intelligenza del Castellano<br />
salame, il Catapano la notte li fece fare una sepe all’intorno delle porte del Convento<br />
per nδ uscire in Publico li Religiosi, se nδ consegnassero il salame. E cδ tutto che il<br />
Castellano, e’ Giustiziario ne lo pregasse, rispose il Catapano ch’era qsta una<br />
Costituz. ne Publica, e’ perciò vi bisognava il parere del Publico. Fece sonare la<br />
Campana, si radunò il Corpo della Nobiltà, si espose la Causa, si tirarono le palle, e’<br />
<strong>di</strong> 104. votanti, un voto solo fú inclusivo, abbenche tutta la Nobiltà avesse promesso<br />
al Giustiziario <strong>di</strong> se; tanto che conosciutasi l’Unione, furono consegnati li Marzaroli<br />
al Catapano, che li mandò al Monte <strong>di</strong> Pietà pp servirsene: però due mesi appresso li<br />
pagò il prezzo, <strong>di</strong>cendoli, che per rispetto del Castellano ciò si faceva. E dubitando,<br />
che il med. mo nδ scrivesse <strong>alla</strong> Contessa in Montalto, dove si attrovava, essendo il<br />
Castellano persona grave <strong>di</strong> età, e’ <strong>di</strong> Cre<strong>di</strong>to<br />
87<br />
abbenche nδ fosse stata sua la colpa, má del figlio: dubitando il Publico <strong>di</strong> qualche<br />
sinistra informaz. ne, spedì Agostino Nuz., e’ Giulio de Jazzolis cδ una lunga lettera<br />
<strong>alla</strong> Contessa cδ le raggioni del Catapano, e’ cδ le conseguenze, che ne seguivano al<br />
Publico, qd. o si avesse chiuso l’occhi á tanto, sapendosi bene, che l’officio deve<br />
apportare il Zelo, nδ la Connivenza: Era qsta lettera composta da Filippo Beroaldos,<br />
il più eloquente, ed eru<strong>di</strong>to fra dottori, tanto celebre per l’opere date in luce: de<br />
felicitate, e’ <strong>di</strong> tante altre sue dotte Orazioni, che la Contessa ne restò appagata, e’<br />
60
ispose al Castellano, che l’avea scritto, d’una maniera molto aspra, che li servì<br />
d’insegnam. to. E li frati col tempo furono dal Convento mandati via.<br />
Tiene il Catapano sotto <strong>di</strong> se oltre li Catapani Minori, tre Ispettori: Uno per l’Acqua<br />
tanto delli fiumi, e’ fonti, quanto per li Molini, e’ Cisterne dovendone accomodare li<br />
argini, e’ tenere sicuri li ponti: L’altro per le strade <strong>di</strong> tutto lo Stato, per qd. o si<br />
guastassero. Ed il 3.° per le fabriche publiche <strong>di</strong> tutto lo Stato, e’ spezialm. te<br />
dell’osteria, nδ potendo li fabricatori senza l’or<strong>di</strong>ne espresso in scriptis del Catapano<br />
alzar fabriche, accomodare e<strong>di</strong>fizi, aprir fenestre ó porte; dovendo le fenestre essere<br />
tutte <strong>di</strong> una misura. Nel Borgo poj, dove vi stava più spazioso, nδ correva tanto<br />
rigore.<br />
Avea <strong>di</strong> mercede il Catapano <strong>alla</strong> fine dell’anno docati 48.: e’ del tornese á rotolo della<br />
Carne, e’ delli Maccaroni, ed oglio in tempo delle fiere; come <strong>di</strong> grana 4. á tumolo<br />
d’orzo ne dovea pagare le provis. ni alli Catapani minori <strong>di</strong> docati 12. l’anno; e’ tumola<br />
sej <strong>di</strong> grano; così all’Ispettori; ed alli Birri docati sej l’anno, e’ tumola 4. <strong>di</strong> grano per<br />
Ciascheduno; tenendo pure qsti l’esazzione <strong>di</strong> grana due per Ciascuno Animale grosso,<br />
che veniva <strong>alla</strong> fiera per vendersi; e’ <strong>di</strong> ogni <strong>di</strong>ece piccoli pure grana due, e’ mezzo; ciò<br />
si faceva per il pascolo del Publico, nδ per paga <strong>di</strong> dazio; essendo le fiere franche: e’<br />
qsto danaro si compartiva alli Ministri del Catapano; quale pure esiggeva pp li giorni<br />
ultimi della sua Carica li deritti delle Cause<br />
88<br />
che si potevano fare sommariam. te, qsti poj si ridussero alli soli debiti, dal Vescovato<br />
sino <strong>alla</strong> Porta Maritima, otto giorni per luj, ed altri otto per il suo Giu<strong>di</strong>ce, quale<br />
pure avea il quarto delle pene á suoj sud<strong>di</strong>ti, má questo si tolse pure, e’ li si <strong>di</strong>ede in<br />
ricompenza il Panno, e’ la Carta; e’ tutte le pene andavano al Soterargirio per<br />
accrescerne l’Erario Publico; nδ volendo, che il Catapano, ed il suo Giu<strong>di</strong>ce potessero<br />
transiggere cδ rigore*, si fece qsta ricompenza.<br />
Capo Capo Capo VII. VII. Del Del Soterargirio.<br />
Soterargirio.<br />
La potestà del Soterargirio se nδ era <strong>di</strong> estensione quanto quella del Catapano, era<br />
non<strong>di</strong>meno <strong>di</strong> una gran<strong>di</strong>s. ma stima, per il Bene, che arrecava al Publico, e’ per la<br />
Persona, che dovea occupare qsta Carica, dovendo essere <strong>di</strong> molta abilità. Egli dovea<br />
esiggere l’entrate dello Stato, <strong>di</strong>stribuire li Campi Comuni per li pascoli, e’ per la<br />
semina, provedere á tutti li bisogni; e’ pagare al Regio, <strong>alla</strong> Padrona, ed alle Persone<br />
addette all’industrie, e’ fatighe dello Stato.<br />
Teneva sotto <strong>di</strong> se due Apodecti, ó siano Tesorari, che facevano l’offizio <strong>di</strong> Razionali,<br />
uno per l’Introito, l’altro per l’esito. Teneva tre Esattori, ed 8. soldati; dovendo qsti<br />
esiggere ogni provento de Campi, ogni dazio Reale, ogni utile dell’Industrie, e’ delle<br />
fiere, delle qli ancorche apparisse esserne li Iurati Maggiori Padroni, ad ogni maniera.<br />
La ren<strong>di</strong>ta era tutta esatta dal Soterargirio, e’ spezialm. te li Iussi Civili, e’ Criminali<br />
per nδ succedere estorzioni, qd. o il deritto, ó molta era del privato, e’ nδ del Publico.<br />
61
Esiggeva le Patenti, che li Prefetti dell’Arti facevano á loro rispettivi Artisti, nδ<br />
volendo, che tali Patenti entrassero á Prefetti per nδ ammettersino Persone meno<br />
Idonee, e’ più numero <strong>di</strong> sud<strong>di</strong>ti <strong>di</strong> quello giovasse allo Stato. Esiggeva li Iussi sopra<br />
li delinquenti nel Comestibile, nδ appartenendo qsti al Catapano; má al Soterargirio<br />
per <strong>di</strong>viderseli á metà col Giustiziario. Esiggeva ancora il Ius delle Carceri nella Torre<br />
<strong>di</strong> S. Barbara, nδ<br />
89<br />
potendo il Carceriero prendere cosa alcuna ezian<strong>di</strong>o sotto titolo <strong>di</strong> arbitrio; essendo<br />
subito privato <strong>di</strong> officio, se trasgre<strong>di</strong>va le Costituz. ni sú qsto particolare; dovendo il<br />
Carceriero dare il Giuram. to, e’ la plaggeria <strong>di</strong> qualche cosa, che succedeva in aggravio<br />
per l’essere l’offeso re<strong>di</strong>ntegrato, ed il trasgressore punito; dovendo il plaggio so<strong>di</strong>sfare<br />
in caso <strong>di</strong> fuga, ó <strong>di</strong> morte.<br />
Avea <strong>di</strong> mercede docati 60. l’anno, oltre gli altri proventi. Li Apodecti docati 48.<br />
l’uno; e’ l’esattori lo stesso; e’ docati 20. per Ciascheduno per li Cavalli, dovendo<br />
caminare per tutto lo Stato. Durava la sua carica un’anno, però era sempre<br />
confirmato sino á 7. anni, secondo l’esigenza dello Stato. dovea però ogn’anno dare il<br />
Conto á 4. deputati, che il Corpo della Nobiltà eliggeva. Il suo sedere appresso del<br />
Catapano nelle funzioni publice, e’ nelle Sale <strong>di</strong> Radunanza era quello della sua<br />
famiglia, però dopó l’arrivo della Contessa era in se<strong>di</strong>a <strong>di</strong>stinta per il graδ peso, che<br />
portava cδ tante Industrie specificato cδ questa marca <strong>di</strong> onore .<br />
62<br />
Capo Capo VIII. VIII. De De Iurati, Iurati, Prefetti Prefetti de de Monti,<br />
Monti,<br />
e’ e’ dell’Ateneo.<br />
dell’Ateneo.<br />
Li Dimagogi, come si è detto <strong>di</strong> sopra, all’arrivo de Normanni cangiarono qsto nome<br />
Greco, e’ li fú imposto quello de Iurati, qle col tempo li restò. Erano qsti due col peso<br />
<strong>di</strong> proteggere le Cause de poveri, vedove, pupilli, invigilare la notte ad ogni<br />
incδveniente, che potesse succedere; e’ nelle fiere registrare il tutto, e’ correggere li<br />
abusi, e’ punire li delitti, che in qlle occorressero.<br />
90<br />
Se n’elessero due, acció uno assistesse, e’ <strong>di</strong>fendesse le Cause tra gli Poveri, vedove, e’<br />
pupilli; l’altro tra il Nobile, e’ qsti. Ed ancorche tali Iurati si potessero <strong>di</strong>re uno<br />
nell’altri pesi, poiche scambievolm. te facevano l’offizio loro ó una settimana, ó un<br />
mese á <strong>di</strong> loro beneplacito, e’ Convenz. ne per Ciascheduno; così parim. ti nelle due fiere,<br />
era uno per fiera il Soprastante; á quella <strong>di</strong> Maggio era il Iurato tra il povero, e’ il<br />
Nobile; poiche vi era più incommodo <strong>alla</strong> <strong>di</strong>fesa, e’ per conseguenza dovea aver più<br />
mercede, essendo la fiera <strong>di</strong> Maggio più lucrosa; tenendo il Iurato due grana ad<br />
Animale grosso, e’ tornesi Cinque ad ogni <strong>di</strong>ece piccoli, che venivano per vendersi,<br />
ezian<strong>di</strong>o per le galline. Teneva pure Cinque tornesi á bottegha nel Borgo, e’ grana<br />
Cinque á quella entro le Mura per la guar<strong>di</strong>a della Notte ogn’anno; ed un Carlino per<br />
Baracca nella fiera. E per ogni cosa, che si misurava un grano á Canna; il panno un
tornese; le Zagarelle similm. te un tornese, purche passassero li grana <strong>di</strong>ece á Canna.<br />
Oltre li altri proventi, che li venivano dal Publico per rigalo, come Officiale Maggiore;<br />
sedendo nelle funzioni publiche appresso il Soterargirio.<br />
Aveano sotto <strong>di</strong> se li Iurati minori, secondo li tempi variati nel Numero; e’ qsti erano<br />
salariati dalle Botteghe de Mercatanti, che pagavano cδ l’Orefici molto più dell’altri<br />
per la Custo<strong>di</strong>a della notte, nδ stando affissi tanto <strong>alla</strong> pagha quanto <strong>alla</strong><br />
Convenienza; anzi molti Palazzi li rigalavano, come ancora li Luoghi pij, ed il Monte<br />
Frumentario, ed il Soterargirio, che teneva il peculio publico, e’ qllo <strong>di</strong> molti privati li<br />
faceva rigalare nδ poco; tanto che per qsti Iurati Minori nδ mancavano persone Civili<br />
impegnarsino ad ottenerne la Carica, e’ per il lucro, e’ per il trasporto dell’Armi:<br />
potendo <strong>di</strong> notte á chi Caminava senza fiaccola, ó lume Carcerare, ezian<strong>di</strong>o li<br />
ecclesiastici, quali doveano consegnare la stessa notte á loro Superiori, senza esiggerne<br />
cosa alcuna per la Cattura.<br />
91<br />
Spe<strong>di</strong>vano le Patenti con la firma d’amendue; e’ qste si doveano presentare al<br />
Giustiziario per sapere chi siano questi Iurati minori, acció sotto qsto pretesto nδ<br />
fosse progiu<strong>di</strong>cato il suo Tribunale; qsti poj doveano essere, nδ <strong>di</strong>pendeva dalli sudetti<br />
Iurati Maggiori, má dal Corpo della Nobiltà; che ne scieglieva 24.; per ogni sej un<br />
Capo <strong>di</strong> loro; dovendo qsti sej rondare la notte per dentro le mura; e’ l’altri sej rondare<br />
per il Recinto de Iudei, e’ per il Borgo; facendo cangio fra <strong>di</strong> loro per riposarsino d<strong>alla</strong><br />
notte passata. Le Carceraz. ni poj appartenevano transiggerle al Soterargirio, essendo<br />
qsto tenuto oltre gli altri emolum. ti darli 4. tumola <strong>di</strong> grano per uno l’anno; e’ parim. ti<br />
sej tumola al Carceriero per l’incommodo delle Carceri nella Torre, ove tenevano li<br />
Iurati le <strong>di</strong> loro Carceri: Stendendosi il <strong>di</strong> loro dominio ancora per li villaggi, ezian<strong>di</strong>o<br />
per S. Pietro.<br />
Il Prefetto del Monte Sussi<strong>di</strong>ario <strong>di</strong> Pietà era pure un Nobile scelto dal Corpo della<br />
Nobiltà, quale dovea tener Conto dell’entrade, elemosine, e’ della raccolta della<br />
Manna: appartenendo á luj la metà della manna, che si raccoglieva; che dandone<br />
rotola 12. all’ospedale; il <strong>di</strong> più era suo; nδ avendo in qsto genere potestà il Catapano;<br />
má qsto Prefetto farla raccogliere per lo Stato. Dovea provedere li pupilli, li orfani, le<br />
Vedove, li poveri, e’ l’invali<strong>di</strong> <strong>di</strong> qualche sussi<strong>di</strong>o; e’ l’ospedale <strong>di</strong> tutto il bisognevole<br />
per li ammalati; nδ avendo alcuna mercede per l’incδmodo; mδ la ricompenza li veniva<br />
più Copiosa nell’altra vita. Era però rigalato dell’Emolum. ti publici; come l’altri<br />
officiali: però si cδvertivano da luj in opere pure pie; ed in mancanza delle ren<strong>di</strong>te, era<br />
obligato il Soterargirio contribuirli qualche Sussi<strong>di</strong>o. Nδ avea posto fuorche nella<br />
propria Chiesa <strong>di</strong>stinto. Ed avea sotto <strong>di</strong> se li Subalterni tanto per l’esaz. ne quanto per<br />
li pegni, elemosine <strong>di</strong>spenzande, governo delli esposti, spedale, e’ Servizio <strong>di</strong> Chiesa,<br />
nδ meno che, 38. Persone.<br />
92<br />
Il danaro impiegato per li pegni nδ dava frutto per un’anno, passato qsto si dovea<br />
pagare il due per 100. secondo la Concessione del Papa Pasquale II l’anno 1099; Per il<br />
63
Mobile <strong>di</strong> Lana passato l’anno si esponea all’incanti, e’ si vendea; nδ però l’altra<br />
robba franca <strong>di</strong> tarlo. E qd. o vi stava danaro de Citta<strong>di</strong>ni riserbato, il Monte nulla<br />
esiggeva <strong>di</strong> Frutto, poiche molti per nδ tenere ozioso il danaro per un’anno, e’ più<br />
solevano dare il danaro al Monte per traficarlo in qualche cosa lucrosa per sollievare li<br />
poveri.// La Contessa poj, che volle nel suo arrivo <strong>di</strong>mostrare la sua pietà, lo arricchì<br />
<strong>di</strong> molti doni per la Chiesa, <strong>di</strong> danaro per tal uso <strong>di</strong> pegni, e’ per abbellirlo nelle<br />
fabriche, tanto che nel 1421. che fú terminata la Fabrica cδ il suo Ritratto <strong>di</strong> Marmo<br />
al frontespizio, vi fece incidere questa Iscrizione tolta dall’Istituz. ne <strong>di</strong> Giustiniano al<br />
tit. o de Libertinis. Nostra pietas omnia augere, et in melioreδ statuδ revocare<br />
desiderat.<br />
Il Prefetto del Monte Frumentario era pure un nobile, che avea cura <strong>di</strong> 600 tumola <strong>di</strong><br />
grano per darlo á poveri <strong>alla</strong> Voce <strong>di</strong> Luglio, conforme si comprava, e’ si riscotea dalli<br />
Campi dati in semina dal Publico; qsto si accredenzava, e’ dopó un’anno si riscotea cδ<br />
le fatighe, che facevano; godendo <strong>di</strong> qsto tempo, e’ del prezzo; dopó l’arrivo della<br />
Contessa si avanzò á tumola 1400. per il guadagno dell’industrie, e’ per la possibilità<br />
<strong>di</strong> pagarsi l’esito. Di qsto ne partecipavano li Villaggi á proporz. ne del bisogno. E<br />
molte volte cδcertavano col Catapano per la provista, e’ per la quantità del grano,<br />
dandosi pure la potestà á qsto Prefetto provedere li Magazeni publici, ed il Castello<br />
ancora cδ li luoghi pij; spogliandosene <strong>di</strong> qsto peso il Catapano, occupato in altri<br />
affari. La crescita del grano per l’assistenti; e’ luj avea docati 36. l’anno.<br />
93<br />
Il Prefetto dell’Ateneo si eliggeva pure dal Corpo della Nobiltà; ed or<strong>di</strong>nariam. te<br />
cadeva l’elez. ne in Persona Ecclesiastica, costituita però in Dignità almeno <strong>di</strong> Paroco;<br />
dovendo costuj avere la Cura delli Maestri nelle Scuole, e’ nelli stu<strong>di</strong>j, mutandoli, e’<br />
licenziandoli, qualora vi scorgesse qualche <strong>di</strong>fetto, negligenza, ó scandalo; dovendo<br />
almeno una volta la settimana fare la visita ora in una Classe, ora in un’altra;<br />
esaminando li Maestri, e’ li Giovani intorno all’abilità, e’ pure <strong>alla</strong> Presenza,<br />
spezialm. te, in coloro, che si applicavano alli Stu<strong>di</strong>j Legali; volendo, che fossero <strong>di</strong><br />
bello aspetto, fecon<strong>di</strong>, e’ <strong>di</strong> piacevole voce, appoggiato á quello, che <strong>di</strong>cono alcuni<br />
dottori <strong>di</strong> Papiniano Giurisconsulto, che fú molto stimato, e’ lodato da Giustiniano<br />
nel Proemio de <strong>di</strong>gesti per essere stato bellis. mo <strong>di</strong> Corpo, e’ <strong>di</strong> Animo.<br />
Non solam. te il Prefetto invigilava nelli Scolari, e’ studenti, quali erano <strong>di</strong>stinti<br />
dall’altri ignobili in Camere Separate, e’ secondo le <strong>di</strong>verse classi separati; má alli<br />
Maestri l’erano state date le Regole fondate sú quel libro <strong>di</strong> Plutarco de Istitutione<br />
pueros; e’ <strong>di</strong> Varrone nel trattato de pueris educan<strong>di</strong>s; <strong>alla</strong> quali vi aggiunsero secondo<br />
la varietà de tempi altre regole cavate dal Simposio <strong>di</strong> Platone; quali regole nδ<br />
potevano senza <strong>di</strong>minuz. ne del Salario á proporz. ne della mancanza <strong>di</strong>smettere;<br />
standovisi sú qsto cδ molto rigore, essendo li Maestri ben salariati dal Publico, senza<br />
94<br />
che potessero ricevere cosa alcuna ne dalli scolari, ne dalle <strong>di</strong> loro case ezian<strong>di</strong>o in<br />
tempo <strong>di</strong> Natale, ó Pasqua per nδ succedere parzialità all’insegnam. to; pagavano bensì<br />
64
le Case al Monte Sussi<strong>di</strong>ario qualche cosa al mese secondo li tempi per le Collazioni,<br />
che si davano á figlioli, qli doveano essre tagliate, e’ poste <strong>alla</strong> Rota per essere<br />
<strong>di</strong>stribuite, nδ potendo portare lo Scolaro cosa alcuna d<strong>alla</strong> sua Casa: má dovea il<br />
Monte Sussi<strong>di</strong>ario somministrare ogni cosa. Per li figlioli Nobili somministrava <strong>di</strong><br />
altra qualità le Collazioni, tutte però eguali.<br />
Soprastava qsto Prefetto ancora alle Maestre, che insegnavano le figliole, tanto nelle<br />
loro Scuole Publiche, ch’erano tre, due nella <strong>Città</strong>, ed una nel Borgo; quanto á quelle,<br />
che andavano per le Case de Nobili, e’ per li Monasteri insegnando, essendo pure<br />
obligato, almeno una volta al mese farne la visita, abbenche á questo effetto li Parochi<br />
pure vi s’impiegavano, nδ tanto per sapere leggere, e’ scrivere; quanto per sapere le<br />
Cose attinentino <strong>alla</strong> dottrina Cristiana, ed all’Istituzione della Vita; dovendo le<br />
figliole oltre dell’arti feminili, che sappiano bene li precetti per ben vivere. Queste<br />
Maestre salariate pure dal Publico, che doveano esser oltre delli anni 40. <strong>di</strong> età,<br />
doveano ogni sej mesi essere esaminate nell’Ateneo circa la dottrina Cristiana; e’ qsto<br />
si faceva, dopó la venuta delli Iudei in <strong>Taverna</strong>, acció cδ il commercio <strong>di</strong> quelle donne<br />
cδ qste, nδ si turbasse la mente cδ qualche dogma pernicioso; essendo le donne facili<br />
nel Credere. E perciò si dovea fare questo esame nδ solam. te innanzi al Prefetto; má<br />
ancora innanzi le Dignità tutte Ecclesiastiche, invitate á qsto effetto; abbenche per<br />
gara <strong>di</strong> precedenza nel sedere nδ vi intervenissero maj assieme; má una Dignità per<br />
volta.<br />
95<br />
Era la fabrica dell’Ateneo una delle più belle, e’ capaci per il Comodo <strong>di</strong> tanti; poiche<br />
oltre delle scuole per l’Ignobili vi erano le Sale per le Classi de Nobili, per li Studenti;<br />
e’ per li Ecclesiastici separatam. te da Laici; mettendo Maestri <strong>di</strong>stinti per coloro<br />
doveano ascendere al Sacerdozio: E perciò il Prefetto era Ecclesiastico, or<strong>di</strong>nariam. te<br />
per togliere qualche ombra, che li Ves. vi potessero avere, qualora fosse il Prefetto<br />
Laico, e’ pretendesse per li suoj ecclesiastici introdurre qualche Seminario cδ grave<br />
spesa delle Case, che doveano tenere li Alunni: poiche <strong>di</strong> qsta maniera si potea ricevere<br />
per Seminario; anzi il Maestro <strong>di</strong> Teologia Morale, qd. o il Prefetto lo dovea mettere,<br />
ne giva á parlare col Ves. vo, dandoli quasi una Certa tacita obe<strong>di</strong>enza per nδ<br />
risvegliarli la pretenz. ne del Seminario; poiche li Vescovi Sicherio, e’ più in quà<br />
Anastasio** aveano lasciato all’Ateneo per entrada due Campi, e’ li Vescovi <strong>di</strong><br />
Catanzaro li pretendeano per eriggere il Seminario in Catanzaro istesso: E perciò quej<br />
<strong>di</strong> Taberna questa ren<strong>di</strong>ta l’impiegavano all’Ateneo dell’Ecclesiastici per togliere qsta<br />
pretenzione; nδ mancando altra entrada per suo Commodo; e’ per il mantenim. to della<br />
Chiesa entro il sud. o Ateneo sotto il titolo <strong>di</strong> S. Dioniggi, che nδ avea porta <strong>di</strong> fuora<br />
per nδ entrarvi donne; má era per Commodo delli Maestri Preti per Celebrare; e’ per li<br />
Giovani á farvi le <strong>di</strong> loro <strong>di</strong>voz. ni, ed ascoltarvi messa, li Nobili da sopra; e’ l’Ignobili<br />
da terra.<br />
65
96<br />
Avea il Prefetto per sua mercede le Convenienze solite all’altri Prefetti, nδ paga; e’<br />
durava il suo officio per anni tre, e’ molte volte era Vitalizio, qualora il soggetto era<br />
<strong>di</strong> prelibati Costumi, e’ <strong>di</strong> dottrina superiore all’altri; ó pure qd. o era ricco cδ la<br />
speranza <strong>di</strong> qualche Lassito, ó faceva á sua spesa utile all’Ateneo nδ era maj amosso;<br />
poiche á tanta spesa vi bisognava qualche sussi<strong>di</strong>o, nδ mancandovi li Governatori,<br />
qd. o si ritiravano da loro Governi, e’ li Mercatanti nell’Ultimo delle fiere<br />
somministrarli qualche Cosa, nδ tanto per il mantenimento delli Scolari poveri, quanto<br />
per il salario de Maestri; Ricevendo bensì l’Ateneo per li Giovani Nobili de Villaggi, ó<br />
pure Commo<strong>di</strong> qualche Sussi<strong>di</strong>o: però dopó l’introduz. ne delli panni, e’ della Carta,<br />
entrando molto Utile al Publico, e’ la spesa per la Carta <strong>di</strong>minuita nδ si stava cδ<br />
rigore á qsto sussi<strong>di</strong>o: má si lasciava in libertà <strong>di</strong> ognuno, che volea al sud. o Ateneo<br />
contribuire grano, ó danari. Per or<strong>di</strong>nario si ricevevano graδ quantità <strong>di</strong> messe dalle<br />
Case de figlioli, che imparavano, e’ nδ poco contribuivano <strong>alla</strong> porzione della<br />
Mercede, che li Maestri ricevevano, che secondo la qualità de med. mi ricevevano il<br />
salario; e’ molte volte si faceano venire, qd. o bisognavano, forastieri per tal fine, nδ<br />
risparmiandosi á spesa, purche li Maestri fossero ottimi per l’Insegnam. to // Vi era al<br />
frontespizio dell’Ateneo quel Versetto delle Parabole, scolpito in marmo: Beatus<br />
homo, qui invenit Sapientiam, et qui affluit prudentia al Cap. 3.°.<br />
97<br />
Capo Capo IX. IX. Dell’Epanortote.<br />
Dell’Epanortote.<br />
L’Epanortote, ó Censore de Romani, ó per meglio <strong>di</strong>re Correttore de Costumi si creava<br />
da Nobili nelle Stanze Arcipresbiterali, ove vi era una stanza apparte cδ l’iscriz. ne<br />
cavata dall’Ecclesias. co all’ 8: Non te praetereat narratio Senioruδ: ipsi n* <strong>di</strong><strong>di</strong>cerunt<br />
á patribus suis, quoniaδ ab ipsis <strong>di</strong>sces intellectuδ, et in tempore necessitatis dare<br />
responsuδ. In qsta stanza Arcoipresbiterale, entro il Vescovato si radunavano li<br />
Nobili, tanto Ecclesiastici, quanto Secolari, che passavano l’età <strong>di</strong> anni 50., e’ davano<br />
in potere dell’Arciprete, ó Paroco <strong>di</strong> S. Nicolò il Voto scritto, e’ sugellato<br />
dell’Eligendo; e’ coluj, che avea la maggior parte de Voti era l’eletto, che dovea<br />
passare l’età <strong>di</strong> anni 50. sia Ecclesiastico, sia Secolare. Questo eletto nδ si sapeva chi<br />
era, solam. te licenziata la Radunanza, publicava all’Eletto l’Arcip. te l’elezzione sua in<br />
Correttore de Costumi; quale avea autorità nella sola <strong>Città</strong>: poiche per li Villaggi, e’<br />
per le donne, l’Arcip. te, con il Cantore, e’ li Parochi n’eliggevano un’altro secretam. te<br />
fra <strong>di</strong> loro; che si chiamava Correttore del 2.° Semestre.<br />
Si <strong>di</strong>ceva il Correttore della <strong>Città</strong> del p.° Semestre, nδ perche la sua autorità durasse<br />
sej mesi, perche durava per tutto l’anno: má perche terminato l’anno della sua carica,<br />
dopó sej mesi, il nuovo Censore esaminando la Condotta del passato, riceveva<br />
dall’Arcip. te la mercede. Quello del 2.° Semestre, perche dovea essere esaminata la sua<br />
Condotta per un’anno, dopó<br />
66
98<br />
ch’era uscito <strong>di</strong> officio per essere affari donneschi, e’ <strong>di</strong> Villaggi, ove vi bisognava più<br />
tempo per esaminarsino secretam. te; si pagava un’anno dopó, ch’era uscito <strong>alla</strong> fine del<br />
2.° Semestre, acció li nuovi Correttori avessero tempo per bene esaminare la condotta<br />
delli passati.<br />
Che se mancanti si trovavano nel loro Uffizio ó per negligenza, ó per con<strong>di</strong>scendenza,<br />
ó per altra passione erano privi della dovuta mercede, anzi talvolta erano privati<br />
dell’attivo, e’ passivo nell’altre Cariche per tre anni qualora <strong>di</strong>mostravano cδ azzioni<br />
esterne loro essere li Censori, ó cδfidassero tal Carica, che possedevano; stimandosi<br />
l’essenza <strong>di</strong> qsto officio l’Inviolabile secretezza; tenendola sotto sigillo l’Ecclesiastici.<br />
E quin<strong>di</strong> si dovea dar gastigo, ó rime<strong>di</strong>are alli sconcerti, si mandava al reo, ó <strong>alla</strong> Casa<br />
il biglietto sugellato cδ la pena impostali, ó col comando della Correzzione. E<br />
bisognando carceraz. ne ó alli padri <strong>di</strong> famiglia, ó alli Maestri, ó alli Rej s’imponeva<br />
qsta al Torriero <strong>di</strong> S. Barbara, ó al Castellano s’era nobile, mandandosi á qsti per<br />
eseguirla l’or<strong>di</strong>ne senza firma, má invece <strong>di</strong> qsta li Sette Suggelli, che teneva qsto<br />
Tribunale per sopranome chiamato Phoberos, che voleva <strong>di</strong>re Terribile. Con le donne si<br />
procedeva per via <strong>di</strong> Parochi. E per li Villaggi col Magistrato, ó per mezzo delle<br />
Correzzioni de loro rispettivi Curati; avendosi col tempo scoperto, li stessi Correttori<br />
avere punito sino le mogli istesse, e’ li proprij fratelli, nδ che figli; tanto richiedea il<br />
Zelo, portando in ogni sigillo delli 7. questo Verso dell’Eclesiaste all’8. Qui custo<strong>di</strong>t<br />
praeceptuam, nδ experietur quisquam mali.<br />
99<br />
Corregevano ancora gli Ecclesiastici <strong>di</strong> grado superiore, mandando il Censore il suo<br />
biglietto cδ li sette sugelli al Ves. vo, ó al suo Cantore per li Preti, e’ Parochi; ed á qllo<br />
per le sue Dignità, e’ Par. co <strong>di</strong> S. Nicolò, ch’era fra gli altri Parochi graduato;<br />
scaricandosi la <strong>di</strong> loro Coscienza cδ l’avviso, nδ appartenendo altro alli Censori. Con li<br />
Ministri procedevano pure così, qualora avvisati de loro <strong>di</strong>fetti nδ si emendavano, si<br />
spe<strong>di</strong>va dal Censore l’avviso á Deputati del <strong>di</strong> loro Sindacato, e’ quando erano persone<br />
nδ soggette á Sin<strong>di</strong>cato, come il Castellano, ó li avvisavano li <strong>di</strong>fetti per emendarli frá<br />
un mese, ó ne davano parte al Padrone; che á cose attinenti al Publico nδ teneva á<br />
<strong>di</strong>scaro, ricevere qsti avvisi. A quej, che amministravano Cariche publiche, se avvisati<br />
del <strong>di</strong>fetto, nδ si emendavano, essendo cose gravi, fra un mese erano deposti. Si dava<br />
qsto mese <strong>di</strong> tempo per giustificarsino, il che si facea, cδ sigillare le <strong>di</strong> loro Repliche<br />
<strong>di</strong>fensive, e’ metterle poj nel buco Parocchiale, per essere poj da Parochi portate<br />
secretam. te al Censore; nδ dandosi ad altra Persona il permesso <strong>di</strong> sapere chí fosse il<br />
Censore.<br />
In qsto buco, che al <strong>di</strong> fuora tenea l’Iscrizzione sopra, tratta d<strong>alla</strong> L.8. ff ad L.<br />
Aquliam, che <strong>di</strong>cea: Unusquisquή debet intelligere infirmitateδ suaδ; posto al lato<br />
della Porta grande <strong>di</strong> ogni Chiesa Parocchiale, e’ che terminava dentro, si mettevano le<br />
accuse, e’ le <strong>di</strong>fese; essendo obligati li Parochi ogni sera, ed ogni mattina visitare quel<br />
67
luogo, dovendo tenere cuscite le due chiavi, che aprivano la cassetta <strong>alla</strong> fine del buco,<br />
nelle proprie saccoccie invisibili ad ognuno, nδ potendosi qste fidare maj se<br />
100<br />
nδ á Parochi in caso <strong>di</strong> qualche impe<strong>di</strong>mento, dovendo il tutto passare cδ secreto<br />
inviolabile; stimandosi spe<strong>di</strong>ente più d’ogn’altro Castigo, ó cδsiglio profittevole á ben<br />
educare li Giovani il non sapere de Vecchi Nobili quale fosse il Censore; stimandosi cδ<br />
qsta oscura ignoranza tutti j Vecchi, che passavano l’età delli anni 50.<br />
La più Cura maggiore ne Censori era nelli Padri, e’ Madri <strong>di</strong> famiglia, nelli Maestri, e’<br />
Maestre, circa l’educaz. ne, osservare l’Indole, e’ l’Inclinazione de Giovani Nobili,<br />
poiche per l’Ignobili vi stavano vigilanti li Prefetti dell’arti; nδ potendo li Padri, e’<br />
Madri impiegare j figlioli á loro genio; má <strong>alla</strong> volontà del Censore, che senza passione<br />
conosceva l’indole del Nobile, che dovea comparire poj infaccia <strong>di</strong> gente straniera per<br />
l’impiego, che dovea occupare politico, ó militare. Circa l’impiego del tempo á nδ stare<br />
oziosi, ó spendendolo in giochi indoverosi, ó in conversaz. ni meno lecite. S’invigilava<br />
sopra il lusso del vestire, considerandone de Nobili ancora la spesa del <strong>di</strong> loro<br />
mantenim. to, e’ delle <strong>di</strong> loro ren<strong>di</strong>te. Si punivano li negligenti delle <strong>di</strong> loro possessioni,<br />
qualora nδ procuravano <strong>di</strong> vantaggiarle, dalle Compre mal fatte, e’ <strong>di</strong> ogni cosa<br />
malam. te adoprata, facendoli trovare il Curatore nella Casa eletto, á cuj doveano<br />
ubi<strong>di</strong>re coloro della Casa; punendosi fino quelli, che tenevano li Cavalli magri; tanto<br />
che tutti doveano caminare la strada <strong>di</strong> mezzo; usandosi più rigore in <strong>Taverna</strong>, che<br />
nella Republica <strong>di</strong> Roma usavano cδ le <strong>di</strong> loro Tavole Cerite li Romani Censori.<br />
Rigore, che <strong>di</strong> Nobili facea popolare j Villaggi, má la <strong>Città</strong> la facea onorevole, ed<br />
opulente, nδ che dotta, e’ pia. La mercede del Censore era <strong>di</strong> docati 30. l’anno.<br />
101<br />
Capo Capo X. X. Del Del giustiziario, giustiziario, Mastro Mastro Razionale,<br />
Razionale,<br />
e’ e’ Castellan Castellano. Castellan<br />
Si <strong>di</strong>sse, che nell’Uria nella sua prima fondaz. ne Governava la Regina Astiochena, poj<br />
il Duce, e’ l’Arconte, ed á tempo <strong>di</strong> Trischene pure il Duce col Senato. Qd. o poj fú<br />
soggetta l’Uria <strong>alla</strong> Republica Romana vi era in luogo <strong>di</strong> Duce il Correttore; má<br />
stabilitosi poj in Tirio* d<strong>alla</strong> sud. a Republica l’anno 187. prima della Venuta <strong>di</strong> Xto<br />
Nostro Sig. re Duellio Caninio col titolo <strong>di</strong> Correttore, il Correttore dell’Uria prese il<br />
titolo <strong>di</strong> Diacata**, che volea <strong>di</strong>re Moderatore, ó Gubernatore in Latino; abbenche il<br />
Senato vi avesse la maggior parte del Governo. A tempo de Normanni si chiamava<br />
Iurato Gubernatore, e’ Capitano; má separata Taberna da Catanz. ro á tempo <strong>di</strong> Carlo<br />
III. durazzesco li si <strong>di</strong>ede il titolo <strong>di</strong> Giustiziario.<br />
Ora qsto Giustiziario eletto dal Padrone, abbenche li Giu<strong>di</strong>ci assistenti fossero<br />
Citta<strong>di</strong>ni, ne teneva uno per se á cδsigliarlo, teneva il suo Tribunale, decidendo le liti,<br />
e’ dava sino la Morte á delinquenti, tenendo <strong>di</strong> rimpetto al Castello li Patiboli d<strong>alla</strong><br />
parte Montana; risedeva nel sud. o Castello; e’ nella Casa Publica entro la <strong>Città</strong> qd. o<br />
nel Castello sud. o vi stava il Padrone; dovea però fare la Giustizia nella sud. a Casa<br />
68
Publica, nδ essendo obligati li Citta<strong>di</strong>ni andare in Castello <strong>alla</strong> chiamata; má il sud. o<br />
Castello per il Giustiziario nδ era Casa <strong>di</strong> Tribunale; má per suo maggior Commodo;<br />
pagando il Publico oltre la Casa <strong>di</strong> Giustizia un’altra Casa<br />
102<br />
contigua per la sua moglie, e’ figli, nδ potendo qsti entrare nella sud. a Casa <strong>di</strong><br />
giustizia, per nδ intorbidare li affari Publici: Si teneva Tribunale tre giorni la<br />
settimana, sonando la Campana; ed allora erano obligati tutti li Giu<strong>di</strong>ci assieme<br />
intervenire; e’ decretare: fuora <strong>di</strong> qsti giorni in cause leggiere vi andavano li Giu<strong>di</strong>ci<br />
soli, ed il Giustiziario firmava in Casa le proviste dalli Giu<strong>di</strong>ci; quali tenevano<br />
<strong>di</strong>stinte le Sale nella sud. a Casa Publica: però in quella, dove interveniva il<br />
Giustiziario, ed era la più grande della <strong>Città</strong> tutta per li Avvocati, e’ la Gente; vi<br />
stava la Rota per li Ministri; ed al mezzo una Statua della Giustizia cδ l’Iscrizzione:<br />
Diligite Iustitiaδ qui ju<strong>di</strong>catis terram.<br />
Teneva sotto <strong>di</strong> se oltre li Ministri, e’ Scribenti, e’ Conservanti le Scritture, il<br />
Sigillario, ed il Trombetto cδ 8. soldati; ed al bisogno era tenuto il Castellano, ó li<br />
Iurati darlene più; essendo tutti salariati dal Publico; tenendo il Giustiziario per sua<br />
mercede docati 120. oltre l’altre Convenienze. La Contessa Ruffo nδ volle però, che li<br />
si desse qsta mercede, bastandoli li deritti; ad ogni maniera l’officio, che durava<br />
un’anno, era allungato al triennio, che nδ troppo era grato á Citta<strong>di</strong>ni, cδ tutto, che<br />
nell’ingresso li avessero da fare le spese per otto giorni, e’ li avessero da dare docati<br />
dodeci per rigalo; ed altretanti <strong>alla</strong> Moglie. Li drappi poj li si davano pure<br />
all’ingresso, ed <strong>alla</strong> partenza secondo era la sua Condotta oltre delli soliti all’altri.<br />
103<br />
Il Giustiziario, qd. o pigliava il possesso, altro nδ facea, che leggere la Patente entro la<br />
Sala <strong>di</strong> S. Maria Maggiore in presenza dell’altri officiali, e’ Nobiltà tutta ivi<br />
radunata, occupando il primo luogo nδ solam. te in qsta occasione; má in ogn’altra, ed<br />
appresso <strong>di</strong> luj il Castellano. E qd. o venne la 2. a Volta cδ qsto titolo, che fú l’anno<br />
1384. la Persona <strong>di</strong> Gottifredo Lumicisio antico Servitore <strong>di</strong> Carlo III, ebbe contrasto<br />
al Possesso; poiche vi erano alcune clausole nuove progiu<strong>di</strong>ziali <strong>alla</strong> Libertà del<br />
Publico, ch’avea goduto circa li proprij Giu<strong>di</strong>ci in luogo dell’antico Senato; má<br />
rispondendo, che tali clausole erano poste per <strong>di</strong>gnità dall’officio col nome <strong>di</strong><br />
Giustiziario, ch’era <strong>di</strong> più potestà, che nδ fosse qllo <strong>di</strong> Gubernatore Comune all’altre<br />
<strong>Città</strong>, che nδ erano del Reale Appannaggio; nδ erano qste clausole apposte per<br />
progiu<strong>di</strong>care l’antiche prerogative, má solam. te per titolo, nδ per sostanza: tanto che<br />
fú necessario, stenderne una protesta; e’ così prese il Possesso: <strong>di</strong>cendo li dottori <strong>di</strong><br />
Taberna; che se bene Catanzaro fosse stato smembrato in Persona <strong>di</strong> Pietro Ruffo<br />
l’anno 1250 dal Re Corrado; ad ogni modo fra qsto spazio <strong>di</strong> tempo <strong>Taverna</strong> rimasta<br />
sola nell’Appannaggio, nδ era stata cangiata maj circa le sue prerogative, ezian<strong>di</strong>o<br />
dopó l’Asse<strong>di</strong>o del Re Guglielmo,<br />
69
104<br />
che l’avea desolata, cδ privarla del titolo <strong>di</strong> <strong>Città</strong>, ad ogni modo nell’altre sue<br />
prerogative, che appartenevano all’Utile, nδ era stata cangiata, ne variata; e’ se bene<br />
alcuni dubitavano quest’atto cagionarli qualche <strong>di</strong>sgrazia, e’ si accomodavano <strong>alla</strong><br />
toleranza; ciò nδ ostante prevalse il partito della protesta; ed il Giustiziario ch’era<br />
Vecchio, e’ Corteggiano più che nδ militare vi si accomodò, amando la quiete, e’ nδ il<br />
<strong>di</strong>sturbo; risoluz. ne approvata dallo stesso Re Carlo, che nel Terzo** Giustiziario, che<br />
fú dopó il triennio Ascanio Cozza, vi pose <strong>alla</strong> Patente la Clausola: salvis civiuδ<br />
juribus; conoscendo molto bene l’Indole <strong>di</strong> quej Citta<strong>di</strong>ni nδ avvilirsi d’animo, benche<br />
abbattuti dalle <strong>di</strong>sgrazie.<br />
Il Mastro Razionale era quello, che esiggeva l’entrade del Padrone, tenendo sotto <strong>di</strong> se<br />
due altri Razionali, e’ 6. soldati per esiggere tutti li Iussi cδ le ren<strong>di</strong>te. Risedeva nel<br />
Castello; e’ teneva il luogo appresso il Castellano nel sedere.<br />
Il Castellano teneva giuris<strong>di</strong>z. ne nel Castello, e’ sino <strong>alla</strong> porta della <strong>Città</strong> pure se<br />
l’usurpava; Nella fiera, che ivi si faceva era luj il Padrone; Teneva sotto <strong>di</strong> se due<br />
Capitani, Uno per Consigliero, e’ l’altro per il Comando; essendo per or<strong>di</strong>nario il pred. o<br />
Consigliero un Capitano giubilato Vecchio, al quale li si dava la Potestà <strong>di</strong> consigliare<br />
nelli delitti de soldati, e’ decretare le pene ad moduδ belli, e’ soleva <strong>di</strong>morare, ora in un<br />
castello, ora in un’altro della Giuris<strong>di</strong>z. ne però dello stesso Padrone. La Carica <strong>di</strong><br />
Castellano durava á beneplacito del Padrone, e’ nelle solennità occupava il 2.° luogo<br />
nel sedere.<br />
105<br />
Capo Capo Capo XI. XI. Del Del Vescovo, Vescovo, e’ e’ sue sue DDignità.<br />
DD<br />
ignità.<br />
Avendo l’Apostolo S. Paolo per la Magna Grecia caminato, ed ivi attrovate le Genti<br />
troppo imbevute della dottrina Pitagorica, nδ poté l’anno 49. <strong>di</strong> Xto più della <strong>Città</strong> <strong>di</strong><br />
Reggio piantarvi la Vera Fede; nulla<strong>di</strong>meno però vi lasciò sparsi molti semi della<br />
Cristiana Religione; che Dionisio poj l’Aeropagita passato d’Atene, ove era Ves. vo in<br />
Cotrone, e’ da qui pp la Magna Grecia, acció cδpisse ciò che l’Apostolo Paolo avea<br />
incominciato <strong>di</strong> passaggio, si fermò nell’Uria, e’ convertì <strong>alla</strong> Fede Gilio Sacerdote nel<br />
Tempio <strong>di</strong> Palepoli, ne mancò <strong>di</strong> cδvertirne altri li più maggiori in dottrina, poiche la<br />
Fama della Sapienza <strong>di</strong> Dionisio era bene in tutta la Magna Grecia nota, se nelle cose<br />
più ardue, e’ <strong>di</strong>fficili soleano scrivere in Atene all’Aeropago, e’ Dionisio <strong>di</strong> quel graδ<br />
Senato sapeasi esserne l’Anima. Nδ consegnò Gilio Ves. vo, volendo, che più fosse nella<br />
Fede Confermato; nδ <strong>di</strong>meno raccomandò in Reggio á Stefano Niceno Ves. vo lasciato<br />
ivi dall’Apostolo, acció facesse una Visita per la Magna Grecia, ed or<strong>di</strong>nasse ivi li<br />
Vescovi, come infatti l’anno 51. <strong>di</strong> Xto or<strong>di</strong>nò Vescovo dell’Uria allo stesso Gilio; e’<br />
l’anno 62. á Porfirio dopó la morte del med. mo Gilio.<br />
Li Vescovi successori stavano in qualche Cautela, abbenche á tempi <strong>di</strong> Trajano,<br />
Adriano, Marco, e’ Antonino Pio Imperatori vivessero li Cristiani senza tante<br />
inquisiz. ni, ad ogni modo ne tempi seguenti stavano molto occulti, e’ segretam. te si<br />
70
facevano cδsacrare da qualche Ves. vo più vicino; sino, che Aniceto Papa or<strong>di</strong>nò, che il<br />
Ves. vo da tre Vescovi si cδsecrasse; qual cosa poj confermò il<br />
106<br />
Concilio Niceno, allora j Vescovi dell’Uria si eliggevano, má per timore nδ si<br />
consecravano, stando le Persecuz. ni troppo gran<strong>di</strong>, avendosi dall’anno 157. sino al<br />
302. consecrati li Ves. vi da un solo Ves. vo, nδ potendosi adempire ciò che Aniceto avea<br />
or<strong>di</strong>nato.<br />
In qsto tempo poj essendo eletto Simeone in tempo che Costantino si era fatto Xno, e’<br />
si poteva per tutto l’Impero professare liberam. te la Religione, s’istituj il Diacono, ed il<br />
Cantore per assisterli nelle funzioni sacre. Gregorio poj 4.° suo successore vi aggiunse<br />
il Cimeliarca, che volea <strong>di</strong>re Custode della Sacra Suppellettile: poiche li Vescovi<br />
incominciavano á cδparire cδ più splendore; e’ fú l’anno 449. e’ Lucifero, che li venne<br />
appresso costituì il Protopapa, che volea <strong>di</strong>re, come un’Arciprete; abbenche il Capo de<br />
Preti l’avesse prima <strong>di</strong> luj istituito Marco Ves. vo l’anno <strong>di</strong> Xto 343. Il Decano poj;<br />
cioè il più anziano de Preti sin d<strong>alla</strong> prima nascita del Vescovato fú istituito assieme<br />
al Tesaurario dallo stesso Porfirio, abbenche nδ vi fossero tante cose preziose da<br />
cδservare, ad ogni modo, le cose sacre, che servivano á ministeri in quella p. a niscente<br />
fede si stimavano per cose molto più preziose, degne da fidarsino al più degno tra<br />
Preti col nome, e’ <strong>di</strong>gnità <strong>di</strong> Tesaurario, e’ fú l’anno 66. <strong>di</strong> Xto; e’ fú il p.° Tesaurario<br />
Gamaliele Lemazichio, che abitava in Atenopoli per timore <strong>di</strong> Lucio Cicerejo<br />
Correttore, che risedeva in Tirio per Nerone, abbenche Trischene cδ qualche secreto<br />
donativo era riguardata <strong>di</strong> buona parte circa l’affare della Religione. Qsto Tesaurario<br />
cδservava le cose con segretezza inviolabile, e’ se maj il Ves. vo patisse qualche<br />
sorpresa, si trovassero almeno le Cose Sacre poste in qualche sicurtà; stimandosi<br />
questa <strong>di</strong>gnità in quej tempi la p. a per il pericolo della Vita, nel quale incorrevano<br />
tutti<br />
107<br />
quelli, che tenevano le cose sacre, e’ nδ le rivelavano; e’ nelli tempi più appresso<br />
conservavano l’elemosine, e’ <strong>di</strong>stribuivano quelle alli bisognosi, Carica <strong>di</strong> molta stima<br />
presso de Greci, ch’aveano Mogli, e’ Figli. Il decano poj era il p.° nel tempo, che il<br />
Ves. vo officiava; e’ solea chiamarsi ancora il Diacono, má il più Vecchio tra Ministri<br />
assistenti nδ <strong>di</strong> anni, má <strong>di</strong> officio; che poj col tempo si <strong>di</strong>sse Arci<strong>di</strong>acono, <strong>di</strong>gnità<br />
ancora primaria, introdotta dal Ves. vo Sicherio**, dopó che Trischene ebbe da Eraclio<br />
Imperat. e il Privileggio, e’ fú creato il sud. o Ves. vo Patrizio, Senatore, e’ Cubiculario<br />
Imperiale, come si <strong>di</strong>sse.<br />
A tempo <strong>di</strong> Lucifero si <strong>di</strong>latò la sua Parocchia, ó sia Vescovado per la Diocesi <strong>di</strong><br />
Squillace, avendoli così or<strong>di</strong>nato Galasio I. Papa <strong>di</strong> farne la Visita, come á Vescovado<br />
Greco, abbenche stessero sotto il Patriarca Costantinopolitano sin dal tempo <strong>di</strong><br />
Teodosio, qd. o si celebrò il secondo Concilio Generale, e’ si <strong>di</strong>chiarò la Chiesa<br />
Patriarcale <strong>di</strong> Costantinopoli avere dopó la Romana il p.° luogo, anteriore<br />
all’Alessandrina, ed Antiochena per essere Costantinopoli una nuova Roma. Má<br />
71
venuto poj in tanta arroganza Anatolio Patriarca <strong>di</strong> atterrare le Costituz. ni Sacre dei<br />
Canoni Niceni per render soggetti tutti li Vescovi dell’altri Patriarcati; e’ li Patriarchi<br />
Giovanni, e’ Ciriaco aspirantino á Voli più alti, facendosi chiamare Vescovi<br />
Universali, cδ usurparsi il p.° luogo nella S. ta Chiesa, appoggiati all’Imperat. e<br />
Maurizio, che ambizioso pur egli volea il Papato in Costantinopoli; ad Anatolio si<br />
oppose Papa Leone, scrivendo á Marciano Imperat. re, ed á sua moglie Pulcheria; ed á<br />
Giovanni, e’ Ciriaco si oppose Papa Greg. o, scrivendo á Maurizio, ed á Foca pur anco<br />
Imperatori; tanto che d’allora li Vescovati della Magna Grecia si fecero soggetti<br />
dall’intutto á Greg. o, abbenche nδ mancassero li Vescovi fra qsto intermezzo <strong>di</strong> tempo<br />
ubi<strong>di</strong>re ad amendue, cioè tanto al Papa, quanto al Patriarca Costantinopolitano,<br />
parlandosi dal tempo <strong>di</strong> Teodosio sino á Papa Greg. o. Má <strong>di</strong>viso l’Imperio tra Carlo<br />
Magno, e’ Niceforo, restò la Magna Grecia all’Imperat. re d’Oriente, e’ li Vescovati<br />
Greci soggetti al Patriarca, quali pure doveano ubbi<strong>di</strong>re <strong>alla</strong> Santa Sede <strong>di</strong> Roma nelle<br />
chiamate dei Concilij, ed in ogn’altro; fuorche nella spe<strong>di</strong>z. ne delle Bolle. Taberna poj<br />
stando sotto il Metropolitano <strong>di</strong> Reggio, nδ conosceva tanto il Patriarca. Venuti <strong>alla</strong><br />
fine li Normanni, s’impegnarono qsti destruggere il rito Greco, e’ nδ li fú <strong>di</strong>fficile,<br />
poiche Costantinopoli nδ ebbe più dominio nella Magna Grecia; e’ molte <strong>di</strong>ocesi<br />
108<br />
furono spogliate <strong>di</strong> Luoghi per vestirne l’altre Latine, come successe á Taberna.<br />
Signoreggiava in una graδ parte della Calabria Rebecca figlia del Conte Ruggiero, la<br />
quale mal soffrendo l’elezzione <strong>di</strong> Leonzio Vescovo Greco, abbenche <strong>di</strong> famiglia<br />
Latina, volendo, che fra tanti Latini, che Taberna abitavano, fosse il Ves. vo eletto nδ<br />
<strong>di</strong> rito Greco più, má <strong>di</strong> rito Latino: penzò dunq: in Nicastro, giacche in Taberna<br />
aveano eletto il Greco, eliggere il Latino, e’ <strong>di</strong>mezzare la Diocesi, conforme successe,<br />
avendosi eletto Riccardo, che dal Papa Alesandro II. li fú concesso l’anno 1063.,<br />
inclinando nδ poco il Papa stesso á spegnere dall’intuto il Greco Rito. Má Taberna <strong>di</strong><br />
fresco eretta dopó la stragge de Saraceni nδ potea competere cδ Rebecca, e’ col Papa si<br />
accomodò á qsto <strong>di</strong>smembram. to della sua Diocesi, aspettando l’opportunità per qd. o li<br />
si apparecchiava.<br />
Morto poj Andrea Ves. vo successore <strong>di</strong> Leonzio in quel tempo, che morì Ridolfo Conte<br />
<strong>di</strong> Loritello, e’ rimasta la Contessa sua moglie Governatrice si venne alle fazzioni: e’<br />
perciò in qste turbolenze nδ si poté fare elez. ne <strong>di</strong> Ves. vo; pretendendo ogni<br />
fazzionante elegerlo d<strong>alla</strong> sua parte. Il Conte <strong>di</strong> Altavilla Guglielmo fratello <strong>di</strong><br />
Ridolfo, che Come Bailo de Nipoti pretendeva il dominio, nδ ebbe la <strong>Città</strong> favorevole,<br />
avendo qsta prese l’armi á favore della Contessa, e’ <strong>di</strong> Roberto, e’ Goffredo suoj figli;<br />
quin<strong>di</strong> sdegnato Guglielmo contro de Tabernati, nδ potendo in altro ven<strong>di</strong>carsi fece<br />
soggetti ad Errico Vescovo Necastrense Tiriolo, e’ l’Amato; ed á Giovanni Ves. vo<br />
Squillacenze la Rocca Feluca; depredando li poderi del Vescovato, e’ spogliando<br />
l’Archivio, che per maggior sicurezza si cδservava nel Castello <strong>di</strong> Simeri, <strong>di</strong> tutte le<br />
Scritture, e’ singolarm. te <strong>di</strong> tanti, e’ tanti privileggi, che teneva il Vescovato.<br />
72
109<br />
Venuto poj Roberto figlio del Conte Ridolfo á governare Taberna, procurò risarcire il<br />
Vescovato con stabilirvi il Vescovo. E perche le <strong>di</strong>ssenzioni erano fra Greci, e’ Latini,<br />
che ogni Nazione lo desiderava del suo rito, pensando, che al Latino v’inclinasse il<br />
Papa, e’ de Latini era la Fazzione più numerosa, si determinò inviare in Roma due<br />
soggetti li più abili á maneggiare qsto affare, da cui si sperava la reintegraz. ne <strong>di</strong> qnto<br />
si era perduto. Spedì dunq: per Roma Egi<strong>di</strong>o Silingezio Curato <strong>di</strong> S. Nicolò, e’ Cesare<br />
Tranfio suo Consigliero con forti lettere á Pietro Ruffo suo Parente Diacono<br />
Car<strong>di</strong>nale <strong>di</strong> S. Maria in Cosme<strong>di</strong>n, acció dal Papa Galasio II. si ottenesse nδ solam. te<br />
la mutaz. ne del Ves. vo <strong>di</strong> Greco in Latino, má la re<strong>di</strong>ntegraz. ne della Diocesi, e’ più<br />
d’ogn’altro tutto quello si aveano pigliato li fazzionanti <strong>di</strong> sostanze, e’ <strong>di</strong> scritture:<br />
má giunti in Roma, e’ passati poj in Provenza per girne sino <strong>alla</strong> Francia, intesero ivi<br />
la morte del Papa nel Monastero <strong>di</strong> Clugnì alli 29. Gennaro dell’anno 1119 succeduta;<br />
tanto che si fermarono per attendere l’elez. ne del nuovo Pontefice.<br />
Li Car<strong>di</strong>nali, che si trovavano in Clugnì elessero la p. a <strong>di</strong> Febraro per Papa Calisto,<br />
quale nδ volle ricevere il Papato; se li Car<strong>di</strong>nali, che si trovavano in Roma nδ<br />
approvassero tale elez. ne; quale approvata, si partì per l’Italia, giunto in Roma, si<br />
110<br />
partì per Benevento á componere le <strong>di</strong>fferenze tra Ruggiero Conte <strong>di</strong> Sicilia, e’<br />
Guglielmo Duca <strong>di</strong> Puglia; e’ nδ avendo potuto ivi <strong>di</strong>morare per esservi caduto<br />
infermo, spedì al Conte che asse<strong>di</strong>ava Catanzaro Ugone Alatrino Diacono Car<strong>di</strong>nale<br />
<strong>di</strong> S. Maria in via lata, acció desistesse dall’asse<strong>di</strong>o, nδ dovendo molestare lo Stato de<br />
Loritelli; quin<strong>di</strong> il Conte proseguì avanti, avendosi impadronito della Calabria, e’<br />
Puglia; poiche Guglielmo Duca era partito per Costantinopoli á pigliarsi la figlia<br />
dell’Imperat. e per moglie; tanto che nδ avendo nemici, s’impadronì delli suoj stati, e’ si<br />
fe’ chiamare Re d’Italia.<br />
Fra qsto tempo essendo morto Roberto succedé Goffredo suo fllo <strong>alla</strong> Signoria <strong>di</strong><br />
Taberna, e’ Catanzaro; ed avendo ripigliato il filo del Vescovado Latino, poiche la<br />
Nazione <strong>Greca</strong> nδ era tanto potente, e’ numerosa, e’ volendo pure aderire al genio del<br />
Papa, che nδ era troppo inclinato á qsto rito Greco; e’ pure per governo Politico,<br />
sapendo, che li Normanni si aveano la Calabria usurpata dall’Imperio Greco, e’ ne<br />
voleano sepellire il nome, s’intavolò l’affare, accudendovi li due Inviati, ch’erano<br />
ritornati col Car<strong>di</strong>nale, ed erano persone <strong>di</strong> graδ Cre<strong>di</strong>to per la <strong>di</strong> loro grande dottrina,<br />
ed á quali il Papa si avea rimesso, acció col Car<strong>di</strong>nale si adoprassero á qsto fine,<br />
<strong>di</strong>pendendo il Car<strong>di</strong>nale sud. o in qualche maniera alli Consigli delli med. mi Inviati,<br />
molto bene conosciuti per soggetti prelibati dallo stesso Papa Calisto, graδ conoscitore<br />
delli Letterati. Quin<strong>di</strong> si <strong>di</strong>ede l’opera á scegliere la Persona del Ves. vo, e’ si fissò á<br />
Giovanni de Arces Consigliero del Conte, ed Arciprete <strong>di</strong> Simeri, ben affetto á tutti li<br />
Latini <strong>di</strong> Taberna per la sua graδ letteratura, bontà, ed affezzione á Tabernati, cδ li<br />
quali tirava una gran<strong>di</strong>s. ma sequela <strong>di</strong> stretto parentado, tenendosi per fermo, che per<br />
qsta elez .ne tutti li Latini più potenti <strong>di</strong> Taberna, nδ ar<strong>di</strong>ssero per tanti riguar<strong>di</strong> farne<br />
73
doglianza; tanto più, che le ren<strong>di</strong>te del Vescovado erano <strong>di</strong> gia precipitate, e’ <strong>di</strong>sperse;<br />
e’ qsto cδ la sua potenza poteva ricuperarle; e’ si poteva cδ decoro in qsta mancanza<br />
sostenersi da Ves. vo mercé le facoltà proprie, essendo la sua famiglia in Catanz. ro la<br />
più ricca per avere ere<strong>di</strong>tato buona parte delli Beni Catimeri, che cδ l’occas. ne del<br />
matrimonio 34. anni ad<strong>di</strong>etro <strong>di</strong> Teodora figlia, ed Erede Unica <strong>di</strong> GianGiulio<br />
Catimero, si era fatta molto potente <strong>di</strong> appoggi, e’ <strong>di</strong> beni sopra tutte l’altre famiglie<br />
<strong>di</strong> Taberna, e’ Catanzaro, se maj n’eccettuassero quella <strong>di</strong> Polibio Ioino.<br />
111<br />
Ciò nδostante e’ Latini, e’ Greci <strong>di</strong> Taberna uniti assieme stabilirono farne le proteste<br />
col Car<strong>di</strong>nale, mandandoli una lunga Scrittura, composta da Carlo Verardo, celebre<br />
per l’Istorie Costantinopolitane date in luce cδ tanto applauso, e’ che passava per<br />
dottore il più eru<strong>di</strong>to <strong>di</strong> qste materie vescovili; esponeva in qsta Scrittura la Raggione<br />
<strong>di</strong> Taberna, ove protestava, e’ pregava; ad una quasi consimile al Conte; avendole<br />
presentate Teotimo Pe<strong>di</strong>contos al Car<strong>di</strong>nale, ed Eusebio Mannilios al Conte, due Greci<br />
li più affezzionati al <strong>di</strong> loro Rito. Rispose il Conte, che il tutto <strong>di</strong>pendeva dal<br />
Car<strong>di</strong>nale; che visitata la Diocesi, stimava opportuno eliggere il Ves. vo Latino, ricco <strong>di</strong><br />
sua famiglia per potere ristorare li danni patiti nel Vescovato, bisognandovi potenza,<br />
e’ dottrina; nδ che grande spesa per eseguire qsto progetto tanto necessario alle Cose<br />
Divine. Il Car<strong>di</strong>nale rispose; che nδ avrebbe mancato <strong>di</strong> darli un Ves. vo Greco, come<br />
per lo passato, parlandone al Papa per qd. o si ritirava in Roma, nδ mancando <strong>di</strong> fare<br />
giustizia <strong>alla</strong> <strong>di</strong> loro Causa, e’ <strong>di</strong> adoprarsi per effettuarla; volendo cδ qste parole<br />
dolci temperare il primo bollore de Tabernati; sperando col tempo <strong>di</strong> assuefarli á qsta<br />
scossa tanto al principio sensitiva. E Taberna allettata da qsta promessa, si accomodò<br />
<strong>alla</strong> speranza, ó più meglio <strong>alla</strong> necessità; considerando pure, che ogni famiglia, á cuj<br />
cadea il Vescovo, dovea molto tolerare d’inquietitu<strong>di</strong>ne, e’ <strong>di</strong> <strong>di</strong>spen<strong>di</strong>o; sperando, che<br />
col tempo avendo spianato le <strong>di</strong>fficoltà questo Ves. vo, potesse Taberna mettere in<br />
chiaro le sue pretenzioni antiche, e’ nδ esserli denegata la Giustizia in possedere<br />
quella Sede, che fin d<strong>alla</strong> nascita della Religione avea posseduto.<br />
112<br />
Ed infatti il Ves. vo Giovanni eletto l’anno 1122. per trenta anni, che visse nδ <strong>di</strong>é<br />
materia á Tabernati <strong>di</strong> lagnarsino; poiche facea la sua <strong>di</strong>mora più in Taberna, che in<br />
Catanzaro; e’ qd. o nδ risedeva ivi vi lasciava ó il Decano, ó il Tesorario nello stesso<br />
Vescovato <strong>di</strong> Taberna, restandovi sempre fissi l’Arcip. te, ed il Cantore: Spargendo<br />
elemosine <strong>di</strong> consideraz. ne á poveri; nδ però restò sopito il desiderio <strong>di</strong> avere il proprio<br />
Ves. vo, quale sempre li veniva denegato per mancanza <strong>di</strong> ren<strong>di</strong>te á potere tolerare due<br />
Vescovi in una Diocesi <strong>di</strong>mezzata. Venne poj l’anno 1162. tanto Infelice per l’asse<strong>di</strong>o<br />
del Re Guglielmo; e’ restando Taberna smantellata quasi <strong>di</strong> fabriche, e’ rovinata <strong>di</strong><br />
gente, nδ poté più penzare al Ves. vo, cδ tutto che l’anno antecedente all’asse<strong>di</strong>o avea<br />
proposto al Papa Alesandro III. l’assegnaz. ne delle ren<strong>di</strong>te per il <strong>di</strong> luj mantenim. to, ed<br />
il Car<strong>di</strong>nal Cinzio Diacono <strong>di</strong> S. Adriano avea quasi cδchiuso l’affare; tanto che si<br />
avea eletto il Ves. vo Sempronio Rochas; má il Papa andando in rivolta, e’ la <strong>Città</strong> cδ<br />
74
l’asse<strong>di</strong>o, restò l’affare sospeso, e’ poj per la rovina <strong>di</strong> Taberna dall’intutto<br />
impossibilitato.<br />
Smembrato poj Catanzaro da Taberna in persona <strong>di</strong> Pietro Ruffo, l’anno 1250. per<br />
cδcessione del Re Corrado, si tornò <strong>di</strong> nuovo ad intentare in Roma l’affare del<br />
Vescovo, poiche restando sola Taberna per l’appannaggio Reale, dovea ricuperare<br />
l’antica sua sede <strong>di</strong> qualsivoglia Rito si fosse; ed infatti li Andegavenzi ó Angioini<br />
Padroni vi promettevano l’assistenza, ed intentata la lite in Roma presso il Papa<br />
Clemente V., si sperava ogni buon esito, qd. o il Papa appena eletto volle trasferirsi cδ<br />
la sua Corte in Francia, lasciando la Cura á Fra Nicolo da Prato dell’or<strong>di</strong>ne de<br />
Pre<strong>di</strong>catori Car<strong>di</strong>nal Vescovo Ostiense, e’ Velitrense per l’informaz. ne, quale si credea<br />
felicem. te terminarla per Taberna, avendosi eletto per Vescovo á Filippo Longos,<br />
aspettando la Conferma dell’elez. ne, qd. o morì Carlo II. lo stess’anno, e’ turbate le<br />
Cose, restò sospeso l’affare. Venne Roberto, e’ nδ volle prestarvi orecchio per nδ<br />
imbarazzarsi cδ la famiglia Ruffo allora prepotente; tanto che restò sola Taberna <strong>alla</strong><br />
lite, nδ avendo voluto lo stesso Re Roberto per altro<br />
113<br />
pio favorire Taberna, che dopó la spesa <strong>di</strong> sette anni <strong>di</strong> lite in Avignone, ove risedeva<br />
il Papa altro nδ ottenne, che <strong>di</strong> chiamarsi il Ves. vo <strong>di</strong> Taberna, e’ Catanzaro, nδ<br />
obligandolo ne meno á residenza per la metà dell’anno, cδforme avevano Usato<br />
l’antecessori Ves. vi per loro propria cδvenienza; tanto che Lucio Balascos, ed Epifanio<br />
Faragonios altro nδ portarono d’Avignone, che qsto nudo titolo <strong>di</strong> avere da ponersi<br />
primo Taberna, e’ poj Catanzaro; che delle <strong>di</strong>gnità vi restassero fisse l’Arciprete, ed il<br />
Cantore; e’ qd. o piaceva al Ves. vo vi mandava nel Vescovato <strong>di</strong> Taberna per residenza<br />
ora il Decano, ora l’Arci<strong>di</strong>acono, e’ molto più frequente il Tesaurario; officiando bensì<br />
li Canonici cδ qste Dignità per le feste solenni, toccandone Una per Dignità. Il Ves. vo<br />
Alfonso vi <strong>di</strong>morava quasi la metà dell’anno; ed un’anno facea l’Ogli Santi in<br />
Taberna, ed un’altr’anno in Catanz. ro: però qsta <strong>di</strong>mora nδ era <strong>di</strong> obligo, má <strong>di</strong><br />
convenienza; per nδ risvegliare á Tabernati nuove pretenz. ni sopra il proprio Ves. vo, nδ<br />
avendo maj lasciata l’intenzione <strong>di</strong> ottenerlo pp qd. o si presentava l’occas. ne.<br />
Le Dignità del Vescovato erano qste l’Arci<strong>di</strong>acono, l’Arcip. te, ó sia Protopapa, il<br />
Cantore, il Decano, il Tesaurario, ed il Cimeliarca con otto Canonici: fra li quali vi era<br />
l’Apocrifario talvolta, alcune volte nó: però il Sotergrafio dovea essere sempre<br />
Canonico, come ancora il Penitenziero, ed il Par. co <strong>di</strong> S. Nicolò, cδ il Canonico<br />
Prebendato, che tra li Canonici avea il 2.° luogo dopó il Par. co; che occupava il primo;<br />
e’ passava per una Dignità, come si <strong>di</strong>sse al capitolo della Nobiltà per avere il Par. co<br />
<strong>di</strong> S. Nicolò Andrea Ghinio nel 588 á tempo della scesa de Longombar<strong>di</strong><br />
somministrato gran danaro <strong>alla</strong> Chiesa del Vescovado, ed al Publico. E perciò alli suoj<br />
successori restò tal prerogativa tanto onorevole.<br />
75
114<br />
Anni <strong>di</strong> Xto<br />
51. Gilio<br />
62. Porfirio<br />
74. Giovanni<br />
93. Ponziano<br />
113. Eusebio<br />
131. Cornelio<br />
157. Sergio. E qsto fú il p.° cδsacrato<br />
da tre Vescovi.<br />
164. Eugenio*<br />
181. Galardo*<br />
198. Ugobaldo*<br />
211. Matteo*<br />
242. Laurenzio*<br />
265. Nicolo*<br />
284. Teodoro* Questi furono cδsacrati<br />
da un Ves. vo, e’ stettero occulti.<br />
302. Simeone<br />
341. Marco<br />
377. Anastasio. Il p.° che si fé soggetto<br />
al Costantinopolitano Patr. ca<br />
408. Neutario. Qsto nδ ubbidì al<br />
Patriarca Costantinopolitano má <strong>alla</strong><br />
S. Sede, dopó che Alarico Re de Visigoti<br />
nell’anno 4. <strong>di</strong> Teodosio soggettò la<br />
Calabria.<br />
449. Gregorio<br />
462 .Lucifero<br />
483. Decio<br />
508. Tomaso<br />
529. Mattia<br />
560. Polibio<br />
76<br />
Nota Nota de de Vescovi Vescovi <strong>di</strong> <strong>di</strong> <strong>di</strong> Tab. Tab. a<br />
587. Giacchino. A questo vennero i<br />
Longobar<strong>di</strong>, e’ la Sede fú raccomandata<br />
da San Greg. o al Ves. vo <strong>di</strong> Squillaci.<br />
598. Placido fú eletto e’ nδ consacrato<br />
603. Fabio Zarzata* p° suffraganeo <strong>di</strong><br />
Reggio.<br />
639. Sicherio Rochas. Questo si trovò á<br />
tempo del Privileggio <strong>di</strong> Eraclio Imp. re<br />
679. Marziale Barrachios<br />
701. Pietro Zelatocon<br />
714. Giacomo Ioppolo<br />
738. Emilio Pe<strong>di</strong>conthos<br />
769. Gaspare Mariconios<br />
796. Au<strong>di</strong>face Mo<strong>di</strong>o<br />
816 Tuscolo Currado<br />
823. Leonino Longos<br />
841. Fabiano Micelio<br />
850. Anastasio Catimerio<br />
864. Giovanni Baldojo<br />
883. Landulfo Ioino<br />
905. Boemondo Garzia<br />
949. Ippolito Nuz. Qsto governava la<br />
Parochia <strong>di</strong> Squillace<br />
969. Pompeo Tulio<br />
979. Nicoló Mariconio<br />
1019. Basilio Genesio<br />
1062. Leonzio de risu<br />
1077. Andrea Catizunio<br />
1081. Cirillo Mazza. Eletto má nδ<br />
cδsacrato<br />
1161. Sempronio Rochas. Eletto má nδ<br />
consacrato<br />
1309 Filippo Longos. Eletto, má nδ<br />
Consacrato
LIBRO LIBRO III.<br />
III.<br />
Dell’ultimo Dell’ultimo Asse<strong>di</strong>o Asse<strong>di</strong>o <strong>di</strong> <strong>di</strong> Taberna.<br />
Taberna.<br />
Nell’anno Nell’anno 1426.<br />
1426.<br />
Essendo il principale motivo, nδ tanto d’intessere la storia succinta <strong>di</strong> Taberna; má<br />
descrivere l’Asse<strong>di</strong>o, che ne fecero li Francesi Angioini sotto il Comando <strong>di</strong> Francesco<br />
II. Sforza; ed abbenche qsta memoria l’abbia intitolato Cronaca per le notizie, che vi<br />
hó dato d<strong>alla</strong> nascita <strong>di</strong> Taberna sino al presente, e’ sia qsto titolo inconveniente;<br />
dovendogli dare quello <strong>di</strong> Diario, ad ogni maniera tenendo Io le operette Greche, che<br />
ne trattavano, cδ tante turbolenze, e’ rovine dubitando ó per la <strong>di</strong>smessione della<br />
Lingua <strong>Greca</strong> cδ il tempo; ó pure cδ tante rivolte perdersene la memoria, stimaj in qsto<br />
Diario assieme cδ l’asse<strong>di</strong>o formarvi la <strong>Cronica</strong>. Ed acció qsto asse<strong>di</strong>o sia ben Capito<br />
sin dall’origine, e’ gli Posteri ammirassero la Costanza nella <strong>di</strong>fesa, la fedeltà nelle<br />
promesse, e’ la munificenza della Contessa nel premiare tante morti per sua Cagione<br />
nelli <strong>di</strong> loro posteri, e’ ristabilire per quanto abbia potuto tante per<strong>di</strong>te lagrimevoli; hó<br />
voluto dare un dettaglio dello stato nel quale si ritrovava Taberna l’anno antecedente<br />
all’Asse<strong>di</strong>o; cδ la numeraz. ne del Secolo fatta nel 1400; che fú l’ultima; poiche quella<br />
del 25. non si poté fare per l’apparecchio della Guerra. Sia dunq:<br />
116<br />
Capo Capo I. I. Stato Stato <strong>di</strong> <strong>di</strong> <strong>di</strong> Taberna, Taberna, e’ e’ Villaggi Villaggi prima<br />
prima<br />
dell’Asse<strong>di</strong>o.<br />
dell’Asse<strong>di</strong>o.<br />
Ristorata dopó la destruz. ne del Re Guglielmo Taberna, fortificata <strong>di</strong> fabriche, ed<br />
abbellita <strong>di</strong> E<strong>di</strong>fizi Publici, e’ Privati, come ancora cδ l’Industrie arricchita,<br />
spezialm. te dopó l’arrivo della Contessa nell’anno 1415. á dominarla, accresciuta pure<br />
<strong>di</strong> Gente tanto per entro, quanto per Fuora, <strong>di</strong> famiglie Nobili solam. te si ritrovava<br />
scemata, poiche 32. erano <strong>di</strong>sperse per Governi Politici, e’ Militari per tutti li Stati de<br />
Ruffi, e’ de Marzani; ed altre 18. famiglie erano sparse per li Villaggi; restando<br />
solam. te famiglie Nobili, e’ Graduate 48.; e’ Nobili Aspirante 37.; quali tutte<br />
seguivano il Rito Latino, avendosi li ecclesiastici Greci ritirato in S. to Pietro, ove<br />
tenevano la Grecia; ed altri in Simeri, ove pure era la Grecia, però andava cδ<br />
Catanz. ro, dopó che qsto passò in dominio <strong>di</strong> Pietro Ruffo, restando smembrato da<br />
Taberna; abbenche nello stesso tempo, che Simberi passò alli Ruffi, la Sellia si procurò<br />
restare á Taberna, cδ tutto che qsta era stata e<strong>di</strong>ficata da Iulo Catimerio per Asilo de<br />
suoj nella inondaz. ne de Saraceni; avendovi in quel Monte situato le donne, l’inabili<br />
<strong>alla</strong> guerra cδ le robbe, e’ nδ pochi Saraceni, che <strong>di</strong> quando in qd. o andava facendo<br />
prigionieri; nδ avendo altro luogo più sicuro per Conservarli; avendolo allora ben<br />
fortificato coδ l’arte, abbenche la Natura lo rendesse forte.<br />
115<br />
77
117<br />
Dominava <strong>di</strong>co nell’Asellia la Famiglia Catimera; má qsta stabilita da per tutto in<br />
Catanzaro, stando più vicina á Taberna, si stimò <strong>di</strong> aggregarsela, cedendo le terre <strong>di</strong><br />
Simeri; e’ così ne fece compra la famiglia Mazza <strong>di</strong> S. Pietro da Guglielmo Catimero,<br />
che n’era Padrone col beneplacito del Re Carlo I. d’Angiò; tanto che la Sellia si<br />
stimava membro <strong>di</strong> Taberna, ancorche nδ stesse sotto la sua <strong>di</strong>pendenza, come li<br />
Villaggi, má quella gente si trattava come cosa propria, avendoli dato li Campi al <strong>di</strong> là<br />
dell’Uria in mezzo li Campi stessi <strong>di</strong> Taberna, acció potessero far la semina; obligati<br />
però á portare il grano nel Monte Frumentario più del <strong>di</strong> loro bisognevole, per esserli<br />
pagato come si pagava all’altri Citta<strong>di</strong>ni.<br />
Il sud. o Monte Frumentario era pure cresciuto <strong>di</strong> fabriche, come ancora il Sussi<strong>di</strong>ario;<br />
e’ le Chiese pur anco abbelllite, ed accresciute; e’ dopó l’arrivo dell’Andegavenzi vi<br />
aveano piantato un Convento <strong>di</strong> S. Fran. co <strong>di</strong> Assisi al principio della porta<br />
occidentale; ed un’altro <strong>di</strong> S. Dom. co all’estremità verso la porta orientale. Il<br />
Monasterio <strong>di</strong> S. Basilio <strong>di</strong> rito Greco era cδvertito in quello <strong>di</strong> S. Chiara <strong>di</strong> Rito<br />
Latino, cδ avervi eretto l’ospizio per le donne <strong>di</strong> pentimento.<br />
Li Durazzeschi aveano accresciuto pure il Monte Sussi<strong>di</strong>ario, e’ l’ospedale, e’ la<br />
Contessa vi avea fatto fare 4. stanze per il Depositario de Pegni, ed arricchita la<br />
Spezieria, e’ dotata la Chiesa. Come ancora avea fatto ben ristorare, ed ammobilire<br />
due locande Publiche per alloggio de forastieri; una entro e’ sotto al Vescovato, e’<br />
l’altra fra la porta Publica, e’ la porta del Castello al <strong>di</strong> fuora. La sud. a Contessa poj<br />
al Borgo vi avea fatto fare un’altra locanda, ed accresciuto li forni Publici, oltre li 8.<br />
che stavano dentro; come ancora sej molini <strong>di</strong> grano per qd. o il fiume avesse guastato<br />
quelli dell’acqua; tenendone pure li Conventi uno per loro Commodo, qd. o però quelli<br />
del fiume fossero impe<strong>di</strong>ti. Avea fortificato la torre <strong>di</strong> S. Barbara cδ alcune opere<br />
esteriori; ed avea l’e<strong>di</strong>ficij Publici fatto pure abbellire al <strong>di</strong> fuora á spese però dello<br />
stesso Publico.<br />
118<br />
Circa le Chiese nδ si avea trascurato <strong>di</strong> abellirle: La Sala <strong>di</strong> radunanza entro la med. ma<br />
á spese delle Classi respettive de Nobili, alli quali apparteneva, si erano rese<br />
magnifiche, cδ stucchi all’intorno, e’ cδ li tetti al <strong>di</strong> sopra <strong>di</strong>pinti; e’ spezialm. te quella<br />
delli Nobili aspiranti, che vi aveano fatto una spesa grande, volendo, che qd. o la<br />
Contessa v’intervenisse, conforme era stata nell’altre, si ritrovasse più bella, e’<br />
magnifica, avendoci fatto venire da Melfi l’anno 1419. Giacomo Carimozio per<br />
pingervi l’Imprese delli soggetti più Valorosi, e’ più letterati delle famiglie. S. Maria<br />
Maggiore cδ il lassito <strong>di</strong> Terenzio Carpinio Mercante si era pure resa vistosa, e’<br />
magnifica cδ li lavori de stucchi entro, e’ fuora.<br />
E il Vescovato era stato pure adornato <strong>di</strong> pitture, e’ <strong>di</strong> stucchi, cδ la Cappella <strong>di</strong> S.<br />
Basilio da Ortensio Ves. vo, fatta eriggervi á sue spese; officiandovi il Decano<br />
78
Sempronio** Grassio in tutte le Solennità; poiche tra l’Arciprete, ed il Cantore vi era<br />
una lite <strong>di</strong> precedenza in Roma: poiche il Ves. vo nδ vi si era voluto intromettere,<br />
essendo la sud. a lite che abbracciava quasi tutta la Nobiltà, per essere fra due famiglie<br />
le più prepotenti: cioè la Rocca, <strong>di</strong> Cui era l’Arcip. te; e’ la Faragonios del Cantore; ed il<br />
Ves. vo vi teneva il Decano per officiare sino che dal Papa fosse tale lite decisa; poiche<br />
l’Arcivescovo <strong>di</strong> Reggio Bartolomeo Gattulo l’avea deciso á Favore del Cantore, e’<br />
l’Arciprete si avea appellato al Pontefice Martino; e’ si aspettava da Roma la<br />
decisione. E perciò il Ves. vo Ortensio vi veniva per sej mesi, e’ pp l’altri sej vi lasciava<br />
il sud. o Decano, che faceva oltre le funzioni l’officio ancora <strong>di</strong> Vicario, nδ avendo<br />
voluto, che il Cantore durante qsta lite esercitasse tal Carica, <strong>di</strong> tanto utile, ed onore.<br />
119<br />
Intorno al Governo nδ vi era mutaz. ne più <strong>di</strong> quello si è detto, qd. o si há trattato <strong>di</strong><br />
sopra. Li Consoli dell’Arti, ó siano Prefetti si facevano secondo l’antico solito, così<br />
parim. ti quelli della Seta, Panni, e’ Carta; avendo desiderato la Nobiltà far cangio, ó<br />
sia elez. ne <strong>di</strong> quello dell’Ateneo; má perche ciò si facea ad astio per la lite tra il<br />
Cantore, e’ l’Arcip. te, la Contessa or<strong>di</strong>nò, che nδ si facesse nuova elez. ne, nδ dovendo<br />
per il malgra<strong>di</strong>m. to del privato, turbarsi il bene publico.<br />
Il Borgo poj era pure <strong>di</strong>latato <strong>di</strong> Fabriche, perche dovea essere capace <strong>di</strong> più gente per<br />
le famiglie de Vasari <strong>di</strong> Creta, Mastri <strong>di</strong> polvere, Concieria <strong>di</strong> pelli, Tintoria <strong>di</strong> seta, e’<br />
panni, ferrari, bottari, fornari, e’ la Laniena* dell’Animali; poiche uccisi doveano<br />
portarsi per dentro Taberna, per nδ rendere la <strong>Città</strong> men pulita; come ancora tutte<br />
l’arti, che faceano strepito, erano situate nel Borgo, e’ parim. ti le arti più vili, per nδ<br />
pagare affitto grande, ed occupare il luogo all’altri, sino alli Cappellari.<br />
Il Recinto delli Giudej era pure ampliato; poiche cδ tante industrie nella <strong>Città</strong>, qsti nδ<br />
mancavano <strong>di</strong> profittarne; oltre** li Stati de Ruffi, e’ de Marzani, dove andavano li<br />
Citta<strong>di</strong>ni á smaltire le Robbe, li ebrej andavano per tutto, portandone però <strong>di</strong> quelli,<br />
che nδ riuscivano troppo buoni nelle tinte, e’ per la mala qualità, che talvolta<br />
s’incontrava nella lana. Tutte le cose invendute nelle fiere, che restavano al<br />
Soterargirio, se ne pigliavano porzione, che vendevano. E sopra tutto la più maggiore<br />
industria si era, li Vestiti, che facevano <strong>di</strong> ogni sorte Nuovi, e’ Vecchi; e’ robbe ancora<br />
<strong>di</strong> tela, che l’esponevano alle fiere: che dopó l’industria de panni era qsta Razza<br />
moltiplicata, ed arricchita cδ le Berrette dell’Uomini, e’ cδ le Coppole per le donne, e’<br />
piccirilli, che mandavano per il Regno tutto, e’ fuora pur anco.<br />
120<br />
Fatta la Numeraz. ne <strong>di</strong> tutto lo Stato, secondo la Nota ricevutane Olibrio Rocca<br />
l’anno 1400; poiche quella del 25. per l’apparecchio della guerra nδ si fece; conforme<br />
era solito ogni 25. anni <strong>di</strong> farsi; si ritrovò la seguente.<br />
79
Taberna Anime 4788. Ecclesiastiche 72., Religiosi 29. Religiose 16. Soldati, ed<br />
officiali nel Castello 93., Nella Torre 14. forastieri <strong>di</strong> servizio 38. Nel Borgo 482:<br />
Ecclesiastici 8. Nel Recinto de Giudej 218.<br />
S. Pietro Latini 1131., Greci 1787. Nobili 47. Ecclesiastici 32. tanto Greci, quanto<br />
Latini,. Religiosi <strong>di</strong> S. Dom. co 9.<br />
S. Nicolò <strong>di</strong> Bucisano 573. Ecclesiastici 21. Nobili 17. Religiosi Basiliani 18.<br />
S. Pietro in Vinculis 103. Nobili 7. Ecclesiastici 3.<br />
S. Sofia 318. Ecclesiastici 7.<br />
S. Giorgio, e’ Sabuzio 137. Ecclesiastici 5.<br />
S. Biaggio 82. Nobili 21. Ecclesiastici 3.<br />
S. Leo 418. Ecclesiastici 8.<br />
S. Mauro 84. Ecclesiastici 2.<br />
Bompignano 242. Ecclesiastici 7.<br />
S. Marco 34. Ecclesiastici 2. Nobili 6.<br />
Bartalisio 581. Ecclesiastici 15. / Nel 1425 erano oltre<br />
Oltre <strong>di</strong> qsti vi stavano nella Marina per la Guar<strong>di</strong>a, e’ per la pesca 22. Anime. Per li<br />
Ospizij alle ripe de fiumi 18. nella Torracene per la guar<strong>di</strong>a 14., Monaci Pesacensi due<br />
nel ritiro <strong>di</strong> S. Basilio cδ due fratelli; e’ nel proprio Monastero 14. cδ 7. Servienti. In<br />
Fateano Religiosi 8. e’ Servienti 7.<br />
Qsta fú la Numeraz. ne data dalli Curati all’Arcip. te Olibrio secondo il solito per l’anno<br />
1400: Confrontata cδ l’anno dell’Asse<strong>di</strong>o si supponeva più numerosa per l’accrescim. to<br />
dell’Industrie; má come <strong>di</strong>ssi, qsta nδ si poté compire. Lo stato delli officiali nel 1426.<br />
è qsto seguente, fatto dall’anno antecedente, nδ avendosi per la guerra fatto nuova<br />
Elez. ne.<br />
121<br />
Nota Nota dell’Officiali, dell’Officiali, e’ e’ Prefetti, Prefetti, e’ e’ Curati<br />
Curati<br />
cδ le Dignità nel 1426.<br />
Ecclesiastici<br />
Il Ves. vo <strong>di</strong> Taberna, e’ Catanzaro vi risedeva li 6. mesi <strong>di</strong> està.<br />
Sempronio Grasso Decano, e’ Vicario dello stesso Ves. vo<br />
Ascanio Faragonios Cantore, e’ in S. Maria Maggiore Curato<br />
Giuliano Rochas Arciprete<br />
Eugenio Scariola Paroco <strong>di</strong> S. Nicolo<br />
Sigisberto Grande Curato <strong>di</strong> S. Silvestro<br />
Arsenio Correa Curato <strong>di</strong> S. Martino<br />
Teopompo Calinurio Curato <strong>di</strong> S. Maria Maggiore<br />
Giovanfrancesco Picciolo altro Curato <strong>di</strong> S. Maria Maggiore<br />
Tiberio Saranzio Curato <strong>di</strong> S. Giovanni Crisostomo, ed assistente al Paroco <strong>di</strong> S.<br />
Nicolo<br />
80
Silvestro Russo Curato <strong>di</strong> S. Barbara<br />
Gerolamo Rotellio Curato dell’Ateneo, e’ Sotergrafio del Vescovato<br />
Giuseppe Nicolosio Apocrifario del Vescovato.<br />
Secolari<br />
Terenzio Falcomatá Giustiziario partì all’arrivo della Contessa restando in suo luogo<br />
Baldasarro Ruspo suo Giu<strong>di</strong>ce Muzio de Gattis Giu<strong>di</strong>ce<br />
Clemente Marone Castellano<br />
Giulio Longos Catapano<br />
Filippo Boverio Soterargirio<br />
Anselmo Nuz. Iurato M.<br />
Flavio Filanzio Prefetto dell’Arte<br />
Francesco Beroardo Prefetto dell’Arte<br />
Domenico Frosine Prefetto dell’Arte<br />
Gaspare Faragonios Prefetto dell’Arte<br />
Ascanio Balascos Prefetto dell’Arte, e’ Giu<strong>di</strong>ce dell’Animali<br />
Nunzio Ioino Prefetto dell’Arte, e’ Sotergrafio<br />
Pompeo Mannilios Prefetto dell’Arte<br />
Flaminio Verardo Prefetto dell’Arte, e’ Giu<strong>di</strong>ce<br />
Egi<strong>di</strong>o Rotellio Prefetto dell’Arte, ed Apocrifario<br />
Arsenio Longos Prefetto del Monte Sussi<strong>di</strong>ario<br />
Ernesto Scariola Prefetto della Seta per la Regina Giovanna II.<br />
Orazio Riczello* Prefetto della Seta per la Contessa<br />
Luca de Gattis Prefetto della Seta per Taberna.<br />
Per li panni, e’ per la carta erano li med. mi <strong>di</strong> sopra descritti.<br />
Il Cantore Prefetto dell’Ateneo.<br />
122<br />
Capo Capo II. II. Motivi Motivi per per la la Guerra Guerra con con le le <strong>di</strong>sposiz. <strong>di</strong>sposiz. ni<br />
ed ed apparecchi apparecchi militari.<br />
militari.<br />
La Regina Giovanna II. avea per mancanza <strong>di</strong> legitimi figlioli adottato ora ad<br />
Alfonso IV <strong>di</strong> Aragona, ora á Ludovico III. <strong>di</strong> Angiò; tanto che venuti qsti adottati<br />
in competenza, e’ la Contessa Cubellia seguendo le parti Aragonesi, Ludovico vi avea<br />
mandato l’esercito Francese sotto il comando <strong>di</strong> Francesco II. Sforza per soggiogare il<br />
Regno; e’ la Contessa, che li era la più potente nemica per li tanti Stati, che teneva la<br />
famiglia sua propria de Ruffi, e’ quella <strong>di</strong> suo marito Nicolò Marzano, nδ potendo<br />
impadronirsi del Regno, qualora nδ abbatteva qste due graδ famiglie. La Contessa,<br />
che si trovava in Catanzaro, stimandosi più forte in Taberna, volle far prova delli <strong>di</strong><br />
loro Animi; tanto che mandatosi á chiamare il Soterargirio, ch’era il più stimato per la<br />
Can<strong>di</strong>dezza de Costumi, e’ per la Carica, l’espose la sua Risoluz. ne per scorgere l’Animi<br />
de Tabernati, senza de quali nδ potea stare á fronte del Nemico. Ritornò il Boverio in<br />
81
Taberna, e’ parlando cδ li Capi della Nobiltà; li espose la Risoluz. ne della Contessa,<br />
desiderando la <strong>di</strong> loro Risoluz. ne per potere il tutto poj riferire all’istessa.<br />
Agitò grandem. te questa proposta nδ tanto la Nobiltà, quanto il Popolo, che da quella<br />
<strong>di</strong>pendeva, cδsiderando lo stato in che poteva venire á tutti; il <strong>di</strong>spiacere <strong>alla</strong> Contessa<br />
era una ingratitu<strong>di</strong>ne troppo grande per tanti benefici ricevuti, il cδpiacerla era un<br />
male per troppo sensibile per la guerra, che si attiravano; tanto che si giu<strong>di</strong>cò<br />
chiamarsi tutta la Nobiltà delli Villaggi, d<strong>alla</strong> quale in caso <strong>di</strong> guerra ne doveano<br />
avere bisogno, nδ avendo altro appoggio per conservarsino le donne, li fanciulli, e’ le<br />
sostanze che li sudetti Villaggi, la <strong>di</strong> cui gente <strong>di</strong>pendeva molto da quella Nobiltà, che<br />
rispetto á quella entro Taberna era molto opulente, toltone la famiglia Ioino, che<br />
tenendo li poderi entro lo Stato <strong>di</strong> Simberi, nδ potea troppo dar soccorso á Taberna,<br />
tanto che la sua opulenza nδ era tanto sicura.<br />
123<br />
S’intimò dunq: il giorno 16. <strong>di</strong> 9bre, acció tutta la Nobiltà de Villaggi si conferisse in<br />
Taberna assieme cδ tutti li Capi de sudetti Villaggi, acció á Voce viva potessero<br />
ricevere le Risoluz. ni. E perche vi doveano pure intervenire li Ecclesiastici, si<br />
determinò la Radunanza della Nobiltà tutta tenersi nella Sala del Vescovato, dove<br />
radunati espose il Soterargirio la proposta della Contessa cδ alcune raggioni per<br />
indurre li animi á seguire il suo partito. Li Ecclesiastici tutti, á quali cδveniva dare il<br />
p.° Voto, parlando de Sacerdoti in sú, furono <strong>di</strong> parere seguire il partito Francese,<br />
dovendo per coscienza ubi<strong>di</strong>re alle risoluz. ni Pontificie, attesa l’investitura, che<br />
Ludovico n’avea ricevuta da Alesandro V., Giovanni XXIII, ed ultimamente da<br />
Martino V. Sommi Pontefici; nδ dovendosi ripugnare á ciò che avean determinato tre<br />
Vicarij <strong>di</strong> Gesù Cristo, dovendosi l’utile Mondano postponersi all’Ubbi<strong>di</strong>enza verso**<br />
la Santa Sede. á qsti Capi ecclesiastici vi aderiva pure la famiglia Faragonios, e’<br />
Frosine, asserendo che l’esercito <strong>di</strong> Ludovico era molto potente, comandato dallo<br />
Sforza cresciuto sin da fanciullo nell’armi, e’ che teneva la Calabria tutta in sua<br />
devoz. ne, che la Contessa senza soccorso <strong>di</strong> Aragona nδ poteva sussistere; che tal<br />
soccorso era lontano, e’ per venire stava sottoposto á mille accidenti <strong>di</strong> mare, nδ<br />
potendo come d<strong>alla</strong> Francia venire pp terra in Italia, se nδ per mezzo <strong>di</strong> navi; che si<br />
dovesse scansare il pericolo presente cδ la speranza del futuro soccorso; che venendo<br />
dopó Alfonso nδ li poteva essere qsta mancanza imputata á delitto; che perdere<br />
l’industrie, che avea promosso la Contessa, era veram. te un colpo sensibile; má<br />
restando nella guerra oppressi essere una rovina irriparabile. E finalm. te li Gran<strong>di</strong><br />
accomodarsino fra <strong>di</strong> loro; má le <strong>Città</strong> abbattute nδ così facilm. te, potersino ristorare<br />
senza una lunga serie <strong>di</strong> anni.<br />
124<br />
Tutta l’altra Nobiltà però preoccupata da qualche invi<strong>di</strong>a forze della famiglia<br />
Faragonios, ch’era la più potente, per essere Giulio Faragonios, ed Ascanio Frosine<br />
82
Capitani dello Sforza, supponevano tutti, qste parole á favore delli Francesi essere<br />
più tosto esaggerate per fini particolari, che nδ fossero per il bene publico; che venuta<br />
Taberna in potere de Francesi, qsti avrebbero <strong>di</strong>spoticam. te fatto dominare alle sudette<br />
famiglie Faragonios, e’ Frosine; che tutte le Costituz. ni sarebbero sconvolte; che la<br />
ritiratezza delle donne sarebbe degenerata cδ la Nazione Francese in una licenza<br />
troppo libertina; che avendo li Francesi tolto li Governi á quej <strong>di</strong> Taberna, che si<br />
trovavano nelli Stati de Ruffi, e’ de Marzani, avendo cδtro ogni equità, e’ giustizia<br />
rattenuto prigione á Gian Girolamo Beroaldos Governatore per la Contessa in Sessa,<br />
quale speranza potevano avere li Nobili <strong>di</strong> Taberna <strong>di</strong> aver Cariche in quelli Stati più;<br />
che l’industrie avrebbero passato á Catanzaresi, cδ li quali lo Sforza avea <strong>di</strong>mostrato<br />
<strong>di</strong>pendere; che se Catanzaro, ch’era stato feudo de Ruffi quasi per poco meno <strong>di</strong> due<br />
secoli, nδ volea seguire la parte della Contessa: nδ era á Taberna tanto obligata per<br />
soli anni <strong>di</strong>ece <strong>di</strong> dominio Ruffo ricevere tante munificenze, e’ dare tanti contrasegni<br />
<strong>di</strong> stima, e’ <strong>di</strong> protezzione la sud. a Contessa; e’ pure avere operato<br />
125<br />
tanto nδ solam. te cδ l’affezzione, e’ col Zelo, quanto cδ le graδ summe <strong>di</strong> danaro speso<br />
per la fabrica delle sud. e industrie; e’ per l’e<strong>di</strong>fizi publici; che la sud. a Contessa si era<br />
più volte <strong>di</strong>chiarata, che terminate l’altre Cure più essenziali, e’ lucrose per il Comune,<br />
nδ avrebbe mancato <strong>di</strong> far tornare in Taberna il proprio Vescovo, ezian<strong>di</strong>o cδ<br />
assegnarvi <strong>di</strong> suo proprio danaro la ren<strong>di</strong>ta nδ solam. te cδvenevole, quanto splen<strong>di</strong>da;<br />
che Alfonso l’avea nel suo Manifesto chiamata <strong>Città</strong>, prima <strong>di</strong> Catanzaro, ciò che nδ<br />
avea voluto fare Ludovico; che perciò ad Alfonso si era dato il giuram. to, ed á<br />
Ludovico nó; nδ dovendosi mancare á Dio per secondare il genio de Papi, che talvolta<br />
si guidano dalli proprij interesti circa l’Investiture de Regni, nδ essendo qsta una<br />
decisione <strong>di</strong> Fede. E perciò incδtrastabile nella Credenza, ed ubbi<strong>di</strong>enza; che qsta<br />
Causa d’Investitura era ancora in pendenza <strong>di</strong> appellaz. ne; e’ finalm. te per nδ parere<br />
ingrati á tanti Beneficij dover seguire la Fortuna della Contessa sino <strong>alla</strong> Morte; nδ<br />
tenendo ella esercito meno potente dello Sforza, l’agiuto d’Aragona vicino: E poj qd. o<br />
ella si fidava in Taberna, dovere cδ la sua Persona perire tutti li citta<strong>di</strong>ni.<br />
126<br />
A quest’ultima raggione <strong>di</strong> dover tutti perire cδ essa, giacche ella essendo venuta* in<br />
Taberna confidata á suoj Citta<strong>di</strong>ni, doveano questi morire pure cδ lej; rispondendo il<br />
Cantore, che la Contessa avea molti Stati, che essendoli rovinato uno, si ripatriava<br />
nell’altro; ciò che nδ potea succedere cδ loro; esclamarono tutti, che la Contessa poteva<br />
tutti ripatriare meglio <strong>di</strong> Taberna. La Nobiltà de Villaggi, vedendo la piena <strong>di</strong> tutti<br />
pendere <strong>alla</strong> <strong>di</strong>fesa della Contessa, penzando, che la guerra veniva á Taberna più che<br />
nδ á villaggi, nδ troppo replicarono, stimando, che la Contessa avendoli fatto mille<br />
finezze intorno alle liti avute cδ la Nobiltà Citta<strong>di</strong>na, accompagnandola nella guerra,<br />
si acquistavano per intiero la <strong>di</strong> lej benevolenza; e’ facendosi danno il più maggiore,<br />
83
isultava all’altri, e’ nδ á loro; dovendosi per politica massima li Emuli essere più<br />
abbattuti nelle Calamità, che nelle prosperità: e’ fabricandosi da loro med. mi la rovina,<br />
lasciar correre senza impe<strong>di</strong>rneli. Li Capi de Villaggi venuti pure ivi per la risoluz. ne,<br />
sperando che la rovina era più per li Tabernati, che per loro, nδ potendo cδtrastare ad<br />
una Nobiltà risoluta, nδ ebbero ripugnanza <strong>di</strong> aderire al partito della Contessa. Tanto<br />
che li ecclesiastici procurarono ritirarsi in luogo sicuro, andando in Pesaca, dove<br />
l’Archimandrita, Giulio, fratello dell’Arcip. te, che fatto Religioso si avea cangiato il<br />
nome coδ Basilio, mandò li suoj Religiosi in S. Nicolò <strong>di</strong> Fateano per dar luogo á tanti<br />
Ecclesiastici, ed egli restò cδ loro. Gli altri procurarono stabilire le <strong>di</strong> loro famiglie, e’<br />
sostanze per prepararsino <strong>alla</strong> guerra. La famiglia Faragonios, e’ Frosine si ritirarono<br />
in una Casa <strong>di</strong> Campagna poco <strong>di</strong>scosta da Taberna.<br />
127<br />
Fra <strong>di</strong> tanto la Contessa, che aspettava la risoluz. ne; avendola ricevuto così pronta,<br />
spedì li or<strong>di</strong>ni al Morone suo Castellano per <strong>di</strong>sponere il tutto; qsto fece la nota de<br />
Comandanti per la <strong>Città</strong> solam. te e’ la mandò <strong>alla</strong> Contessa, quale l’approvò; e’ cδ<br />
Terensio Siribio mandò graδ quantità <strong>di</strong> danaro per allestire il bisognevole per la<br />
guerra. Chiamò nel Castello il Morone á Fabrizio Boverio dandoli la Carica <strong>di</strong><br />
risarcire le Mura, e’ fortificarli cδ nuove opere, come ancora le due Porte gran<strong>di</strong>, <strong>di</strong><br />
fabricare la porta piccola <strong>di</strong> S. Nicolò, ch’era fatta aprire per Commodo della Gente,<br />
che volea passare nel Borgo, e’ <strong>di</strong> rasare alcune Case nel sud. o Borgo, e’ nel recinto<br />
delli Iudej; dovere inalzare sej fortini, due d<strong>alla</strong> parte <strong>di</strong> occidente, e’ quattro d<strong>alla</strong><br />
parte Settentrionale. Chiamò á Giacomo Balascos, or<strong>di</strong>nandoli <strong>di</strong> scrivere tutti li Atti<br />
all’armi tanto per Taberna qnto per li Villaggi, cδ <strong>di</strong>spensarli l’armi, ed insegnarli<br />
l’esercizio militare per qnto il tempo brevis. mo richiedea. Chiamò á Fulvio Beroaldo <strong>di</strong><br />
far costruire le Machine <strong>di</strong> guerra per la <strong>di</strong>fesa della <strong>Città</strong>; ed á Rodolfo Mariconio<br />
per <strong>di</strong>sponere il Comestibile necessario, almeno per un’anno. Ed il tutto fú puntualm. te<br />
eseguito.<br />
Chiamò per la <strong>di</strong>fesa de Villaggi per S. Pietro ad Agatocle de Ferrarijs soldato il più<br />
sperimentato, acció cδ due, ó tre Capitani sotto <strong>di</strong> se <strong>di</strong>fendesse S. Pietro sua Padria,<br />
cδ tutto quel Contorno; dandoli la potestà <strong>di</strong> estendersi sino á Bartalisio, e’ per <strong>di</strong> quá<br />
il fiume. Per <strong>di</strong> là poj al fiume si penzò nδ stabilire Comandante Supremo, má solam. te<br />
alzare forti nelli passi più stretti, ed in S. Leo dove le sostanze, e’ le donne cδ li<br />
figlioli, e’ vecchi<br />
128<br />
si ponevano in salvo, nδ volle al Castellano darvi il Comandante luj, má che la <strong>Città</strong><br />
se l’eligesse á suo beneplacito.<br />
Cacció, dunq:, la nota delli Comandanti, che furono per il Castello tre Capitani sotto<br />
<strong>di</strong> luj: Albizio Ginneso, Roberto Faraldo, Tomaso Filanzio. Per la torre Quinzio<br />
Ananeo. Per la Piazza avanti al Vescovato Nunzio Mariconio. Per il Largo della<br />
84
Torre coδ tutto il suo recinto sino <strong>alla</strong> Porta Maritima Flavio Nuz. Per la Porta<br />
Montana Giulio Ricca. Per la Porta Maritima Nicodemo Fontino. Per la Custo<strong>di</strong>a<br />
delle Mura nella parte occidentale Fabrizio Boverio cδ due Capitani sotto <strong>di</strong> se. Per<br />
l’altra parte della Mura orientale, che riguardava l’Aquilone Mario Boverio suo<br />
fratello cδ tre Capitani sotto <strong>di</strong> se. Per l’Artiglieria, e’ Machine Fulvio Beroaldo cδ<br />
tre Capitani sotto <strong>di</strong> se. Per la Gente de Villaggi Giacomo Balascos. Per la Gente della<br />
<strong>Città</strong> Flaminio Rocca: E qsti due ultimi tenevano sotto <strong>di</strong> se quattro Capitani con tre<br />
porta insegne, ó siano Alfieri. Il Supremo Comando risedeva ad Oddo Ruffo Zio della<br />
Contessa. Vi erano ancora otto altri Capitani Sopranumerarij senza mercede, per qd. o<br />
morisse uno potesse subintrare alcuno <strong>di</strong> questi otto per nδ <strong>di</strong>sgustare le famiglie<br />
Nobili, che restavano senza Comando; essendo questi otto Giovani inesperti, che<br />
doveano imparare il Comando sotto li Capitani <strong>di</strong> Mercede.<br />
129<br />
Era poj la Soldatesca cδposta <strong>di</strong> Milizia parte Veterana, e’ parte Urbana. Li soldati<br />
della Contessa, che si cδputavano per Veterani, erano pure tramischiati cδ quelli delli<br />
altri suoj Stati nδ troppo esperti al mestiero dell’armi, che facevano in tutto il numero<br />
<strong>di</strong> 2234. Quelli poj <strong>di</strong> Taberna, e’ Villaggi, che cδponevano la Milizia Urbana erano<br />
2386. // Per S. to Pietro vi erano soldati 428. // E per l’altri Villaggi, e’ forti eretti<br />
nelli passi più stretti 382.// Però <strong>di</strong> qsti Soldati ne stavano al Castello 1232.// Nella<br />
Torre 474. Fornari, e’ Guastatori 136.; la maggior parte <strong>di</strong> qsti erano li Iudej, alli<br />
quali si erano pigliate le <strong>di</strong> loro robbe quasi per pegno della <strong>di</strong> loro fedeltà. Erano poj<br />
qsti soldati, toltine quelli addetti all’artiglieria grossa, armati <strong>di</strong> spade, lancie,<br />
balestre, moschetti, archibugi, smerigli, e’ falconetti piccoli da poterli maneggiare.<br />
Vi erano nelle Porte 12. spingar<strong>di</strong>, ed altretanti falconetti gran<strong>di</strong> per Ciascheduna; ed<br />
á quella della Marina 8. Carabatane con due Cannoni. Nella Torre 3. Cannoni, e’ 2.<br />
Bombarde, cδ 10. falconetti. Nella piazza d’armi avanti il Vescovato 8. passavolanti,<br />
3. mezzi Cannoni, due serpentine, 4. strifalchi. Nella torre Campanaria dello stesso<br />
Vescovato un Cannone piccolo, una Serpentina, e’ 4. passavolanti cδ altretanti<br />
falconetti. Per li Villaggi, e’ forti falconetti 34., archibuggi 468. Nel Castello Cannoni<br />
8. Mortari 4., bombarde 12., ed armi d’ogni sorte <strong>di</strong>fensive, ed offensive, cδ le<br />
Machine necessarie, e’ provis. ne <strong>di</strong> bocca, e’ <strong>di</strong> guerra per tutto Competente, e’ per 12.<br />
bombarde, 8. Cannoni, 36. falconetti pp le mura.<br />
130<br />
Alli 19. <strong>di</strong> Xbre dell’anno 1425. venne secretam. te Oddo per vedere ciò che si era fatto;<br />
ed abbenche il tempo fosse stato così breve per l’apparecchio <strong>di</strong> tante Cose, ad ogni<br />
modo nδ mancò <strong>di</strong> ammirare la sollecitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> tutti in <strong>di</strong>sponere tante Cose <strong>di</strong>sparate<br />
in una staggione impropria. Avanti la piazza del Castello volle vedere li soldati cδ<br />
l’officiali fare l’esercizi militari, che nδ li <strong>di</strong>spiacquero in tanto breve tempo, che<br />
sembrava una maraviglia, e’ spezialm. te, come Giacomo Balascos l’avesse potuto<br />
85
accogliere da Villaggi, ed insegnarli. Visitò pure la machina <strong>di</strong> guerra, le opere fatte<br />
sú le mura, cδ li forti così in un subito alzati, l’artiglieria incassata; ed ogni cosa in<br />
stato <strong>di</strong> essere prima <strong>di</strong> un mese pronta al bisogno. Lodò il Zelo de Comandanti, ed<br />
alli operarij, e’ Soldati fece <strong>di</strong>stribuire buona summa <strong>di</strong> danaro, che fú un’esca per<br />
incappare più facilm. te <strong>alla</strong> rete.<br />
86<br />
Capo Capo III. III. Venuta Venuta della della Contessa Contessa in in in Taberna<br />
Taberna<br />
con con altre altre <strong>di</strong>sposizioni.<br />
Partitosi Oddo da Taberna cδ aver lasciato 238. soldati venutili da Catanz. ro, per<br />
sollecitare l’opere bisognantino all’intorno del Castello, ed avendo <strong>alla</strong> Contessa<br />
riferito il tutto, ne restò molto appagata; quin<strong>di</strong> penzò tentare l’Animi de Catanzaresi<br />
con chiederli 300. soldati pp suo servizio, dovendoli estrarre da tutti gli atti all’armi;<br />
li fece fare qsta proposta dal suo Castellano Gottifredo Siribio, nδ volendo ella in caso<br />
<strong>di</strong> negativa, esponersi á qualche <strong>di</strong>svantaggio la sua Autorità, e’ decoro.<br />
131<br />
Spiegò tal proposta il Siribio al Corpo della Nobiltà, e’ li fú negato ogni soccorso; anzi<br />
Guido d’Arces, e’ Polibio Grasso, ch’erano in quella <strong>Città</strong> Uomini li più intesi, e’<br />
fazzionarij del Re Ludovico, incominciarono á sollevare la <strong>Città</strong>; tanto che saputosi<br />
ciò d<strong>alla</strong> Contessa, si stimò fingere il tutto, ó nδ avendo forza á domarli, ó per<br />
aspettare forse qualche pentim. to, rientrando la <strong>Città</strong> á miglior consiglio; má vedendo,<br />
che la fazzione era quasi per <strong>di</strong>ventare manifesto tumulto, stimò secretam. te<br />
fuggirsene per Taberna.<br />
La notte delli 8. Gennaro uscì per una Cava, scortata da 234. Soldati cδ un freddo<br />
eccessivo; tanto che la mattina arrivata in Taberna, e’ datone il segno cδ lo sparo del<br />
Cannone al Castello, ove si era accomodata, licenziò il Giustiziario, <strong>di</strong> Cui nδ stava<br />
troppo Contenta, e’ si ripose nel letto, nδ dando U<strong>di</strong>enza ad alcuno sino al giorno<br />
delli 10., solam. te alli officiali Maggiori. Il giorno dell’11. ammise tutte le Gentildonne<br />
<strong>alla</strong> sua visita, come ancora alli Ecclesiastici venuti cδ l’Archimandrita Pesacanse;<br />
avendo designato il giorno delli 12. per la visita <strong>di</strong> tutta la Nobiltà, come infatti seguì<br />
per la Nobiltà de Villaggi alle ore 22. <strong>di</strong> quel giorno. Era la Contessa <strong>di</strong> anni 34.<br />
Vedova <strong>di</strong> Nicolo Marzano, e’ perciò vestita <strong>di</strong> nero, alta <strong>di</strong> statura, e’ piena <strong>di</strong> corpo,<br />
occhi neri, e’ gran<strong>di</strong>, naso aquilino, bocca piccola, carnaggione bruna, eloquente nel<br />
<strong>di</strong>re, alta nella voce, pronta nel ridere, ceremoniosa nell’azzioni, magnanima nel dare,<br />
esatta nelle promesse; però facile all’ira, ed impaziente nell’<br />
132<br />
operaz. ni, liberale cδ li virtuosi, severa cδ li delinquenti, sostenuta cδ li sud<strong>di</strong>ti, però<br />
affabile cδ li Confidenti, tarda nel credere, e’ cδ <strong>di</strong>fficoltà persuasibile. Dopó la sua<br />
Visita, si fece quella <strong>di</strong> Oddo suo Zio, quale ci or<strong>di</strong>nò <strong>di</strong> nδ partire per li Villaggi sino<br />
al giorno delli 15.; qd. o chiamata in Castello tutta la Nobiltà, si fece dare da tutti li
Comandanti, e’ Capitani il giuram. to <strong>di</strong> Fedeltà, toccando ciascuno il Missale in<br />
presenza <strong>di</strong> tutti, tenendolo nelle sue mani lo stesso Oddo: fummo tutti licenziati, ed<br />
entrò nella sua visita l’Abbate <strong>di</strong> Fateano Nicolo Mariconio, á Cui furono dati docati<br />
800. per due mila tumola <strong>di</strong> grano, parte per li Villaggi, e’ parte per Taberna, volendo,<br />
che tutto fosse condotto in Bompignano, per essere luogo sicuro, incapace li nemici á<br />
rubarselo, e’ cδmodo per essere <strong>di</strong>stribuito á tanti, che si restringevano nelli Villaggi<br />
ad abitare, volendo che cδ li Cartelli <strong>di</strong> Francesco Currado fossero <strong>di</strong>stribuiti alli<br />
Villaggi <strong>di</strong> quà il fiume, e’ cδ quelli <strong>di</strong> Luc’Antonio Capilupia fossero <strong>di</strong>stribuiti á S.<br />
Leo, dovendo l’Abbate á qsti Cartelli consegnare detto grano; che á proporz. ne<br />
dell’abitanti, e’ del bisogno si dovea <strong>di</strong>stribuire; tenendone questi due l’Istruz. ni:<br />
operaz. ne molto lodata, per Cui l’Animi più si accesero ad accompagnare la Guerra con<br />
più Calore, ed affetto.<br />
133<br />
Frá <strong>di</strong> tanto quej <strong>di</strong> Catanzaro accortisi della fuga, ch’avea così precipitosa, ed<br />
ascosta fatta la Contessa, cδsiderando il malanimo, cδ Cui ella si era partita,<br />
stimarono, stimarono spe<strong>di</strong>ente, <strong>di</strong> spe<strong>di</strong>re un’ambasceria allo Sforza, che si trovava<br />
nelli Villaggi <strong>di</strong> Cosenza radunando l’esercito, nδ solam. te avvisandolo della fuga<br />
sud. a má offrendoli la <strong>di</strong> loro <strong>Città</strong>, ed insegnandoli le maniere per cδquistarla senza<br />
troppo <strong>di</strong>spen<strong>di</strong>o <strong>di</strong> gente, e’ <strong>di</strong> tempo, altro nδ desiderando per quest’offerta, che<br />
riguardasse Catanz. ro cδ qualche marca <strong>di</strong> Fedeltà per ristabilirvi quelle industrie, che<br />
á <strong>Taverna</strong> aveano li Ruffi situato cδ tant’utile, dovendone partecipare Catanzaro,<br />
come un’istesso Popolo; e’ spezialm. te il territorio Montano, che tutto era per Taberna,<br />
ó almeno <strong>di</strong>latarsino nelle Marine. Lo Sforzia li parlò cδ termini equivoci,<br />
promettendo, che d<strong>alla</strong> sua parte nδ avrebbe mancato rappresentare il tutto al Re<br />
Ludovico, e’ far che ricevessero la ricompenza delli <strong>di</strong> loro fedeli servizi.<br />
Appagati li Deputati Catanzaresi Tiberio Passarellio, Guidone Marescanio, ed<br />
Andrea de Arces <strong>di</strong> tutte qste promesse dello Sforza, si ritirarono risoluti <strong>di</strong> effettuire<br />
quanto aveano offerto, procurando <strong>di</strong> sorprendere il Castello, ed ad un colpo<br />
terminarne<br />
134<br />
la Conquista. Má il Castellano molto fedele <strong>alla</strong> Contessa nδ mancò in un’azzardo<br />
popolare, farli conoscere la <strong>di</strong> loro mal fondata temerità. E Taberna cδsapevole <strong>di</strong><br />
quest’offerta per <strong>di</strong>mostrare il Zelo più vivo <strong>alla</strong> Contessa, e’ per il proprio interesse si<br />
accinse ad una più che valida <strong>di</strong>fesa, risoluti <strong>di</strong> restar sepelliti sotto j sassi, che<br />
mancare al <strong>di</strong> loro dovere con una Padrona tanto Benefattrice, che avea fidato la sua<br />
Persona <strong>alla</strong> <strong>di</strong> loro fedeltà.<br />
Alli 13. <strong>di</strong> Febbraro ricevutasi la notizia, che fra breve lo Sforza si metteva in marcia,<br />
la Contessa á tutte le mogli, e’ Figli de Comandanti, e’ <strong>di</strong> qualche Capitano se lo<br />
ritenne in Castello, avendoli detto, che in quell’emergente bisognavano tenerli<br />
87
cδvertaz. ne; cδ tutto che la sua famiglia era molto numerosa <strong>di</strong> donne. Siasi ciò per<br />
qsto fine, ó siasi per star più sicura del servizio de loro mariti cδ questa specie <strong>di</strong><br />
politica, nδ si poté penetrare. Ella però le faceva trattare cδ ogni <strong>di</strong>stinzione, e’ cδ<br />
tutto che il suo naturale fosse sostenuto, nδ mancava <strong>di</strong> darli Confidenza più delle sue<br />
donne proprie <strong>di</strong> sevizio. Ed á figlioli or<strong>di</strong>nò, che fossero insegnati, avendo fatto<br />
venire un Maestro dell’Ateneo, quale si era trasferito nel Convento <strong>di</strong> S. Pietro per li<br />
Nobili: E per l’altri Ignobili in S. Nicolò <strong>di</strong> Bucisano.<br />
Il giorno susseguente uscì l’or<strong>di</strong>ne, che fra tre giorni dovessero uscire <strong>di</strong> Taberna tutti<br />
li Vecchi, fanciulli, e’ donne per dar luogo alli soldati, e’ scemare il cδsumo delle<br />
Vettovaglie, e’ dell’acqua cδ tante bocche inutili; che nδ fú <strong>di</strong> poco travaglio, volendo<br />
alcune morire sotto quej sassi; ad ogni maniera accomodatisi <strong>alla</strong><br />
135<br />
necessità, qd. o partirono nδ <strong>di</strong>mostrarono tant’affanno, quanto il giorno<br />
dell’intimazione, che invece <strong>di</strong> cδsumarsi á registrarsino le Cose, si cδsumò á pianti, e’<br />
lamenti. Si partirono tutti l’inutili, avendo preceduto le robbe, alli 19., li Nobili<br />
Vecchi restarono in S. Pietro cδ alcune donne Nobili dove quella nobiltà, accδmodate<br />
in S. Pietro in Vinculis alcune <strong>di</strong> esse per stare più cδmode; la maggior parte poj <strong>di</strong><br />
esse cδ le sostanze più preggievoli si accomodarono nell’Ospizio Pesacanse sotto S.<br />
Leo per essere luogo ben murato, da sopra custo<strong>di</strong>to dallo stesso paese <strong>di</strong> S. Leo, ed al<br />
<strong>di</strong> sotto d<strong>alla</strong> gente <strong>di</strong> Bompignano, avendo alzato un forte nell’Ospedale <strong>di</strong> S.<br />
Giovanni, ed un altro sotto S. Mauro, nδ avendosi mancato <strong>di</strong> provisionare il luogo <strong>di</strong><br />
Comestibile, ed armi per gli Uomini, e’ donne, avendosi ivi fatto ritirare li drappi <strong>di</strong> S.<br />
Biaggio cδ tutte le genti <strong>di</strong> S. Giorgio, Sabuzio, e’ S. Sofia, impiegata qsta gente á<br />
cδduttare il grano da S. Nicolò <strong>di</strong> Fateano, ove quell’Abate oltre il suo proprio, n’avea<br />
procurato da luoghi circδvicini. Ivi stavano pure le robbe de Iudej, cδ le <strong>di</strong> loro<br />
famiglie situate in S. Leo, che pure stava ben fortificato, per qnto la brevità del tempo<br />
avea potuto permettere. Le genti del Borgo furono situate in Bartalisio, e’ spezialm. te<br />
le donne più vili, acció lavassero li panni, e’ facessero il pane, sino che fú interdetto<br />
dall’asse<strong>di</strong>o il Commercio. In Bompignano pure ne furono situate molte donne per<br />
stare più spaziose, servendo á quella gente <strong>di</strong> S. Leo, e’ dell’Ospizio, bisognandoli il<br />
tempo á fare le fortificazioni; e’ spezialm. te per farsi ivi il pane, á <strong>di</strong>spenzarsi giorno<br />
per giorno.<br />
136<br />
Appena partiti li uomini, e’ donne inabili d<strong>alla</strong> <strong>Città</strong>, che subito s’incominciò á<br />
riempire <strong>di</strong> Soldatesca, e’ <strong>di</strong> machine fabricate nel Borgo, nδ avendo cessato notte, e’<br />
giorno li ferrari, e’ legnajoli per terminarle; má sopratutto li fabricatori per alzare<br />
baluar<strong>di</strong>, far parapetti, ed argini, essendovi da Sabuzio, S. Sofia, e’ Bucisano 212.<br />
Uomini per qsti mestieri, e’ per Cavare li fossi nella Torre, e’ nel Castello più profon<strong>di</strong>;<br />
ed traminare il Largo innanzi la porta Maritima. Alli 24. febraro fú evacuata<br />
88
Taberna <strong>di</strong> tutte le robbe, nδ restando altro, che il bisognevole per la milizia, essendosi<br />
pure ben proveduta <strong>di</strong> legname, e’ <strong>di</strong> vettovaglie, tanto che altro nδ si aspettava, che<br />
<strong>di</strong> giorno in giorno il Nemico per Combatterlo, e’ respingerlo.<br />
Capo Capo IV. IV. Racconto Racconto della della della guerra guerra dalli dalli 3. 3. <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong><br />
Marzo Marzo sino sino alli alli 14. 14. Aprile<br />
Aprile<br />
Radunatisi entro il Castello in presenza della Contessa tutti li Capi della milizia alli<br />
3. <strong>di</strong> Marzo, acciò deliberassero ciò che doveano operare, giacche l’avviso era giunto,<br />
che il nemico sin dalli 22. <strong>di</strong> febraro si era posto in marcia per piantare l’asse<strong>di</strong>o senza<br />
potersi sapere notizia del numero de soldati, poiche <strong>di</strong>sertori finora nδ ne erano<br />
comparsi per scorgere cδ qualche particolarità le notizie necessarie del nemico; che<br />
abbondando <strong>di</strong> Cavalli, batteva molto innanzi la scorreria, e’ teneva due Vanguar<strong>di</strong>e<br />
tre miglia <strong>di</strong>stante una dall’altra, scorrendo<br />
137<br />
da per tutto per trovar vettovaglie, <strong>di</strong> Cui penuriava per fare li Magazeni;<br />
travagliando nelli ponti molta gente, avendo intrapreso la strada per le parti<br />
maritime; nδ sapendosi altre notizie da tanti emissarij, che la Contessa spe<strong>di</strong>to avea<br />
per informarsene; solam. te Correa una falsa voce, che l’esercito nemico nδ passava li<br />
6.000. soldati.<br />
Dibattutosi nel Consiglio <strong>di</strong> Guerra, se dovesse il nostro esercito uscir fuora cδ<br />
accamparsi, ó aspettarlo entro le Mura: la risoluz. ne fú presa <strong>di</strong> aspettarlo addentro;<br />
poiche la Cavalleria nemica era numerosa, e’ la nostra nδ oltrepassava li 160. Cavalli,<br />
servendo, qsti per ogn’accidente, che potesse occorrere <strong>alla</strong> Contessa, ed ad Oddo <strong>di</strong><br />
fuga; e’ per uso de Comandanti, e’ Capitani che nδ potevano scorrere da una parte<br />
all’altra appie<strong>di</strong>; che per fare un Campo fuora vi voleva più tempo, ed essendo<br />
battuto, nδ vi restava più speranza per Taberna; che la milizia essendo <strong>di</strong> fresco<br />
insegnata, nel tempo della battaglia l’esercizij militari si <strong>di</strong>menticavano, nδ essendo<br />
milizia, che Urbana, cδ poco Veterana, restata qsta in Castello per <strong>di</strong>fesa della<br />
Contessa. Entro la <strong>Città</strong> li stessi Citta<strong>di</strong>ni essere più Coraggiosi, e’ Forti che nδ al <strong>di</strong><br />
fuora, ove li nemici assuefatti <strong>alla</strong> guerra stavano cδ più coraggio. Era qsto il parere<br />
<strong>di</strong> molti, che approvato da Fulvio Beroaldo, e’ Giacomo Balajcos, alli quali Oddo ad<br />
occhi chiusi sottoscriveva per essere qsti due Comandanti assuefatti sin d<strong>alla</strong><br />
fanciullezza <strong>alla</strong> guerra sotto Braccio Montone, e’ Carmignola Celebri Capitani per<br />
tanti<br />
138<br />
anni, e’ la sola speranza della Contessa era tutta riposta alli medesimi, più che nδ<br />
fosse al Castellano, ch’era pp l’età decrepita inabile, solam. te al Consiglio si stimava<br />
per Conto, e’ stava in molta stima per l’azzioni passate, essendo impotente per le<br />
89
presenti; esercitando il figlio la Carica del Padre in quell’azzioni, che vi bisognava<br />
fatiga.<br />
Ed abbenche avessero stabilito tutta la forza esercitarla per dentro, ad ogni modo<br />
stimarono spe<strong>di</strong>ente ritardare nelle marcie il Nemico, e’ chiudere qualche passo stretto<br />
ad impe<strong>di</strong>rne più presto l’arrivo; stando sempre cδ la speranza, che á primaviera<br />
venisse l’esercito d’Aragona, or<strong>di</strong>narono rinforzare una torre sú le Cime del monte<br />
Mysaros, servendo quasi <strong>di</strong> un gagliardo forte per nδ fare passare l’esercito. Fú dato<br />
pp ciò il comando á Tiberio Filanzio Capitano,acció cδ 60. soldati, ed 84. Urbani<br />
guardassero qsto forte, ó sia torre fortificata; gli <strong>di</strong>edero 2. spingar<strong>di</strong>, e’ 4. falconetti;<br />
qual cosa fú <strong>di</strong> grand’incδmodo á nemici, dovendo proseguire il Camino per altra<br />
strada, per la quale nδ potevano condurre artiglieria; poiche avvicinatisi li nemici al<br />
passo stretto, per il giorno 10, ed 11. <strong>di</strong> Marzo perderono molta gente, e’ nδ poterono<br />
passare: tanto che il Comandante della Vanguar<strong>di</strong>a nemica nδ stimò spe<strong>di</strong>ente<br />
impegnarsi <strong>di</strong> Vantaggio, e’ pigliò la strada al <strong>di</strong> sotto per il fiume; quale lasciata in<br />
guar<strong>di</strong>a á 120 <strong>di</strong> S. Sofia, e’ Bartalisio, che aveano per Capo Bartolo Tyrios atterriti<br />
d<strong>alla</strong> prima scarica dell’artiglieria nemica, che si era cδposta <strong>di</strong> 24. falconetti á mano,<br />
cδ alquanti grossi archibuggi se ne fuggirono ad un’altro forte, ch’era sú del fiume<br />
nelle falde dello stesso monte Paramites, ó sia <strong>di</strong> Taberna guardato da 136 fra Soldati,<br />
ed Urbani, sotto il comando <strong>di</strong> Gian Paolo<br />
139<br />
Rotellio, che avea molti archibuggi, 4. spingarde, e’ 4. falconetti; ed avendo fatto una<br />
Valida resistenza per due giorni continuj; e’ che il Comandante nemico notte, e’ giorno<br />
<strong>di</strong>speratam. te li travagliava, vedendosi mancare la munizione, e’ la gente, il sud. o<br />
Capitan Rotellio stimò spe<strong>di</strong>ente <strong>di</strong> ritirarsi nell’altro forte <strong>di</strong> sopra; e’ fece qsta<br />
ritirata cδ tant’arte, ed ingegno, che l’istessi nemici la mattina ritrovarono il forte<br />
vacante, senza che se n’accorgessero, avendosi portato li feriti, e’ la piccola artiglieria,<br />
ch’aveano: furono li morti de Nostri 8., feriti 17., de nemici si <strong>di</strong>sse, che fossero stati li<br />
morti 102. feriti 47.<br />
Giunti nel forte eretto <strong>alla</strong> metà del monte sú della Collina, che s’inalza nel piano<br />
detto <strong>di</strong> Pennia, il Comandante, ch’era Sifrido Rocca cδ 280 soldati, 10. spingarde, 8.<br />
falconetti, ed altre opere esteriori traminate, all’arrivo del nemico, che fú la mattina<br />
delli 16.; benche scarso <strong>di</strong> provis. ne <strong>di</strong> bocca, e’ <strong>di</strong> guerra, perche il giorno avanti li era<br />
arrivato il Rotellio cδ gli altri suoj soldati, ed aspettava la sud. a provis. ne richiesta al<br />
Boverio, suo Zio; una metà della sua gente l’apparecchiò per ribattere il nemico, e’<br />
l’altra metà per riceversi la robba, che li veniva spe<strong>di</strong>ta dal sud. o suo Zio; quale <strong>di</strong><br />
subito spedì quantità <strong>di</strong> comestibile, e’ polvere cδ 20. some, e’ 100. soldati appie<strong>di</strong><br />
sotto il Comando <strong>di</strong> Ettore Mannia, che tra soldati si stimava il più valoroso, e’<br />
prudente; che se bene attaccato da 40. Cavalli nemici, e’ molti altri soldati, fecero<br />
sforzi <strong>di</strong> valori, e’ si cδdussero al forte, lasciando de nemici 18. morti; e’ <strong>di</strong> loro 4.//<br />
90
Onde Sifrido cδ qsto rinforzo si chiuse entro il forte, ed incominciò á respingere il<br />
nemico.<br />
140<br />
Comandava la Vanguar<strong>di</strong>a nemica Ugone Colignio numerosa <strong>di</strong> Cavalleria, e’ più <strong>di</strong><br />
3000. soldati <strong>di</strong> fanteria, stimandosi troppo offesa dal ritardo della marcia, impe<strong>di</strong>ta<br />
da qsti forti, e’ dall’altro Canto l’attaccarli cδsumar troppa gente; stimò aspettare<br />
l’esercito tutto più vicino,acció potesse ricevere soccorso <strong>di</strong> gente, e’ <strong>di</strong> armi. E fra <strong>di</strong><br />
tanto per nδ parere <strong>di</strong> stare ozioso, spedì molti Cavalli, e’ fanti verso S. Pietro; má<br />
accortosi <strong>di</strong> qsto <strong>di</strong>staccam. to Arca<strong>di</strong>o Mo<strong>di</strong>o, e’ Giulio Cumiso, quali cδ alcuni Cavalli<br />
guardavano quej Contorni, assieme cδ molti fanti Urbani, deliberarono <strong>di</strong> girli<br />
incontro per attaccarli, nδ avendo mancato <strong>di</strong> dare l’avviso ad Agatocle de Ferrarijs,<br />
che era il Comandante <strong>di</strong> S. Pietro <strong>di</strong> stare all’armi, e’ <strong>di</strong> mandarli soccorso: fra <strong>di</strong><br />
tanto li Nemici cδparsi in una pianura, dove erano alcune vigne, li nostri fanti ascosti<br />
<strong>di</strong>etro una sepe cδ l’archibuggi; qd. o la nostra Cavalleria scoperse il nemico, si pose in<br />
fuga, e’ quella inseguendo j nostri, tirarono dall’aguati molte archibuggiate quej fanti,<br />
che sebene li nemici á briglia sciolta atterriti fuggirono, ad ogni modo ve ne rimasero<br />
28. feriti, e’ 32 morti; incapaci quelli á fuggire, poiche restarono Caduti da Cavalli; e’<br />
la nostra piccola Cavalleria inseguendoli presero <strong>di</strong> quej Cavalli 8. Questo successo<br />
giovò molto á Villaggi; poiche li nemici si avvidero, che stavano tutti ben guardati per<br />
nδ fare più simili scorrerie. Il Mo<strong>di</strong>o restò ferito in una gamba, che dopó 12. giorni<br />
morì. Delli nostri più <strong>di</strong> 6. feriti non furono.<br />
141<br />
Fratanto li Capi del nostro esercito avendo <strong>di</strong> nuovo tenuto Consiglio <strong>di</strong> guerra in<br />
Castello, nδ giu<strong>di</strong>cando á proposito lasciar venire l’esercito nemico senza che al <strong>di</strong><br />
fuora le mura nδ si molestasse, e’ s’impe<strong>di</strong>sse l’accesso, conoscendo, che la milizia<br />
Urbana si andava assuefacendo al Coraggio, cangiati <strong>di</strong> opinione, risolverono uscirli<br />
all’incontro sotto il forte, e’ defenderlo. Si spe<strong>di</strong>rono á qsto fine due Capitani del<br />
Comando <strong>di</strong> Flaminio Rocca, ch’erano Roberto Mazza, e’ Tiberio de Ioppolis cδ 30<br />
Cavalli, e’ 300 soldati verso il forte,acció in un passo stretto potessero impe<strong>di</strong>re il<br />
nemico, e’ caso sarebbero soprafatti dal numero, ritirarsino al forte. Ed infatti il<br />
giorno de 24. <strong>di</strong> Marzo comparve in marcia l’esercito, e’ venuto al passo poco lungi<br />
dal forte, il Mazza valorosam. te l’investì, e’ stando al Combattim. to, giu<strong>di</strong>cò Sifrido<br />
mandarli dal forte in soccorso altri 60. soldati, e’ per Capo il Mannia; quali tutti<br />
valorosam. te cδbattendo dall’ore 20. sino ad una <strong>di</strong> notte, l’impe<strong>di</strong>rono il passaggio cδ<br />
molta stragge de nemici sino al giorno 27. ogni mattina, e’ sera cδbattendo, sino che<br />
soprafatti dal numero de Nemici, si ritirarono sotto il fronte, restandovi graδ numero<br />
<strong>di</strong> morti; e’ fra gli <strong>di</strong> loro feriti lo stesso Comandante Colignio. De Nostri vi perirono<br />
soldati 33. feriti 19., fra li quali fú lo stesso Mazza. Si acquistò un’Insegna, un<br />
timpano, e’ 32. prigionieri.<br />
91
Il giorno 28. si aspettó il corpo dell’esercito pp unirsi cδ la Vanguar<strong>di</strong>a: poiche <strong>di</strong> due<br />
Vanguar<strong>di</strong>e una andava per le Marine (raccogliendo provis. ni <strong>di</strong> bocca dalli Paesi per<br />
fare li Magazeni) ed unito <strong>di</strong> gia nel giorno seguente si presentò il nemico innanzi al<br />
forte, dove Rocco<br />
142<br />
Mandarone da Sessa Artigliero <strong>di</strong>ede fuoco all’Artiglieria, cδtinuandolo notte, e’<br />
giorno; má giunta l’artiglieria nemica, benche piccola, pure alquanto molestava <strong>alla</strong><br />
fabrica del forte per essere <strong>di</strong> fresco riparato cδ le fabriche, abbenche anticam. te la<br />
<strong>Città</strong> lo riteneva per torre; má in tempo, che la polvere nδ era in uso: poj cδ<br />
l’artiglieria era fabricato á qsto Uso. Si cδtinuò quest’asse<strong>di</strong>o sino alli 9. <strong>di</strong> Aprile,<br />
qd. o alle ore 12. datosi un’assalto generale, furono li nemici respinti cδ grave per<strong>di</strong>ta;<br />
poiche datosi allora fuoco <strong>alla</strong> mina, ne restarono graδ parte <strong>di</strong>stesi al suolo.<br />
Il giorno 10. cδtinuando un nuovo assalto alle ore 13 abbatterono dopó 4. ore <strong>di</strong><br />
combattim. to molta parte del forte, dove valorosam. te combattendo vi morirono Sifrido,<br />
e’ lo stesso Mazza, che ancora nδ guarito, avea voluto trovarsi á quel Combattim. to;<br />
procurando il Iazzolis salvare l’altri entro le Mura <strong>di</strong> Taberna, come infatti eseguì,<br />
lasciando libero il passaggio á nemici, e’ qualche provis. ne <strong>di</strong> bocca, nδ avendola potuto<br />
portare; bensì salvò l’artiglieria; ritrovandosi morti de Nostri 122.; e’ Feriti 38.; che<br />
furono portati cδ la licenza del Comandante nemico entro Taberna, cδ li Corpi <strong>di</strong><br />
Sifrido, e’ del Mazza; poiche si venne in qualche Convenzione amichevole.<br />
Questa per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong>ede molto affanno <strong>alla</strong> Contessa, supponendo, che il Nemico in qsto<br />
passo abbia molto più stentato á superarlo; dall’altro Canto, cδsiderando l’assalti<br />
replicati, senza badare á per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> gente, dava bene á conoscere, che l’esercito nemico<br />
fosse più numeroso <strong>di</strong> quello si credeva. Il corpo <strong>di</strong> Sifrido fú seppellito<br />
143<br />
in S. ta Maria Maggiore; quello del Mazza in S. Nicolò; celebrandosi l’esequie il giorno<br />
13. cδ l’intervento <strong>di</strong> tutti li Comandanti, e’ <strong>di</strong> Oddo istesso, che vedendo la Nobiltà,<br />
ed il Popolo sgomentati, li Confortava cδ l’imminente soccorso del Re Alfonso per la<br />
fine d’Aprile in Regno sbarcato, ó al più per tutto Maggio.<br />
Capo Capo V V . . . Dalli Dalli 14. 14. Aprile Aprile sino sino alli alli alli 27. 27. Mag. Mag. o<br />
Vedendosi il nemico, che superato il forte, tuttavia si andava verso Taberna<br />
avanzando, si penzò sotto la Torre <strong>di</strong> S. Barbara fuori la porta Maritima, accamparsi<br />
un buon numero <strong>di</strong> soldati, cδ fare un Campo volante nel Borgo, ed impe<strong>di</strong>re l’accesso<br />
<strong>alla</strong> <strong>Città</strong>; tanto che dal giorno sud. o delli 13. subito si <strong>di</strong>edero á lavorare molta gente<br />
per stabilire il sud. o Campo; dandosene il Comando supremo á Simone Cin<strong>di</strong>o,<br />
Capitano del Castello benaffetto <strong>alla</strong> Contessa, e’ rinomato più d<strong>alla</strong> <strong>di</strong> lej<br />
benevolenza, che dal Valore. Li <strong>di</strong>edero sotto <strong>di</strong> se quattro altri Capitani, cioè<br />
Silimbro Scariola cδ 60. Cavalli; Bernabò Catanzaro; Sisinio Malgaro, Valerio<br />
92
Rizzello; e’ poj vi aggiunsero un’altro Capitano Soprannumerario, che fú Pirro<br />
Nicosia, per Custo<strong>di</strong>re l’artiglieria guidata dal Mandarone cδ 12. Mastri polverari del<br />
Borgo, che li servissero d’artiglieri; Li soldati erano 1200, per l’artiglieria 84.<br />
Cannonetti 4., spingarda 10, falconetti 13. Questo Comando in persona <strong>di</strong> Cin<strong>di</strong>o<br />
<strong>di</strong>ede qualche gelosia á Tabernati, perche era forastiero, e’ la Contessa dava cδ ciò ad<br />
intendere, che nδ era ben so<strong>di</strong>sfatta della <strong>di</strong>fesa de forti; má avendo penetrato qsta<br />
doglianza, rispose quasi per scherzo; che quel <strong>di</strong> fuora la <strong>Città</strong>, l’avea voluto dare á<br />
Forastieri per risparmiare il Valore de Citta<strong>di</strong>ni entro la <strong>di</strong> loro <strong>Città</strong>.<br />
144<br />
Il nemico che fra <strong>di</strong> tanto aspettava l’esercito tutto per ponersi in marcia, radunato,<br />
che l’ebbe alli 19. d’Aprile la mattina, ben per tempo cδparve quasi un miglio <strong>di</strong>stante<br />
d<strong>alla</strong> <strong>Città</strong>, caminando <strong>di</strong>sposto in forma <strong>di</strong> battaglia, precedendo la Cavalleria, e’ poj<br />
la fanteria, framischiata tra qsta la sua piccola artiglieria; aspettando pure Cavalli, e’<br />
Muli per tirare la grossa al <strong>di</strong> sopra il Monte, avendo mandato á ricercarne per ogni<br />
parte, bramando <strong>di</strong> accelerare l’asse<strong>di</strong>o, e’ cδ più Cavalleria devastare li paesi<br />
all’intorno, e’ cδ le scorrerie rendere il suo esercito abondante <strong>di</strong> Vettovaglie, delle<br />
quali penuriava, e’ spezialm. te <strong>di</strong> foraggi per tanti Cavalli, essendo la pastura dell’erbe<br />
al principio <strong>di</strong> primavera, e’ li Cavalli senza cibo sodo nδ potere resistere á Fatighe si<br />
gran<strong>di</strong>, essendoli necessario pascolare la sud. a Cavalleria un giorno per metà.<br />
Il Comandante Cin<strong>di</strong>o, avendo scoperto il nemico, che marciava all’insù alquanto<br />
<strong>di</strong>sor<strong>di</strong>nato per la malagevolezza delle strade, e’ molto stanco, stimando qsto essere il<br />
tempo più opportuno per attaccarlo, prima che arrivato si or<strong>di</strong>nasse, e’ riposasse, <strong>di</strong>ede<br />
l’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> uscire fuora dal suo accampam. to, cδpartendo l’esercito in tre Corpi: la<br />
Vanguar<strong>di</strong>a cδposta della Cavalleria comandata da Silimbro; e’ da 200. fanti guidati<br />
dal Barnabò; il Corpo <strong>di</strong> Battaglia cδ l’artiglieria maneggiabile delli falconetti se<br />
l’avea riserbato per luj. E la Retroguar<strong>di</strong>a <strong>di</strong> 400. soldati era Comandata dalli<br />
Capitani Sisinio, e’ Valerio; restando il Campo vacante, solam. te cδ 150. fanti sotto la<br />
guida del Sopranumerario Nicosia.<br />
145<br />
Il nemico vedendo, che li Nostri <strong>di</strong> gia lo volevano attaccare si pose <strong>alla</strong> <strong>di</strong>fesa,<br />
or<strong>di</strong>nandosi in forma <strong>di</strong> battaglia, e’ <strong>di</strong>staccando parte del suo esercito per l’intorno,<br />
che nel tempo dell’attacco circondarono talm. te li nostri soldati, quali benche avessero<br />
pugnato cδ incre<strong>di</strong>bile valore, soprafatti da ogni parte dal numero, furono costretti <strong>di</strong><br />
ritirarsi nel primiero accampam. to, cδ lasciar morti nel Campo 102, sino allo stesso<br />
Sisinio; feriti furono 32., tra li quali lo stesso Valerio. Delli Cavalli appena se ne<br />
salvarono la metà: Tanto che qsta risoluz. ne troppo precipitosa del Cin<strong>di</strong>o pigliata in<br />
mala parte dal Castello, ove risedevano li Capi <strong>di</strong> guerra, li fú sostituito al Comando<br />
Mattia de Jazzolis Capitano Vecchio, pigliando il baston <strong>di</strong> Comando cδ molto<br />
applauso de Capitani, e’ dell’esercito, come ancora dalli stessi Tabernati, che molto<br />
93
l’amavano; quale portasi* all’accampam. to, rinforzato cδ più fanti, ed artiglieria,<br />
risolvé attendere á pie fermo il nemico.<br />
Come infatti due giorni appresso cδparve l’esercito nemico più numeroso <strong>di</strong> prima<br />
or<strong>di</strong>nato in forma <strong>di</strong> battaglia: precedevano p. a li Arcieri, poj gli Archibuggieri cδ li<br />
micci accesi, fiancheggiati da Cavalli cδ alcuni passavolanti, e’ Falconetti pronti á<br />
tirare: poj tutto il Corpo dell’esercito, che scoperto dalle mura, <strong>di</strong>ede graδ terrore <strong>alla</strong><br />
Gente, nδ avendosi figurato* essere tanto numeroso. Si accampò <strong>di</strong> rimpetto al<br />
Campo, e’ si pose á fortificare, tirandoli continuam. te la Torre, benche cδ poco danno ó<br />
sia per la lontananza, ó per la mala prattica degli Artiglieri, nδ avendone la Contessa<br />
potuto avere migliori; tanto che si penzò chiamare Frontone Curso, ch’era restato nel<br />
Castello <strong>di</strong> Catanzaro, potendo venire d<strong>alla</strong> Parte occidentale, nδ ancora circondata<br />
da Nemici, conforme la notte seguente fú eseguito cδ secretezza per nδ saperlo quej <strong>di</strong><br />
Catanz. ro<br />
146<br />
Alli 26 avendo piantato il Nemico l’artiglieria, incominciò verso al mezzo giorno á<br />
bersagliare il nostro Campo, ed ancora <strong>alla</strong> Torre: avendo piantato artiglieria grossa,<br />
e’ più n’aspettava; tanto che ricevendo il nostro Campo qualche danno, stimò il<br />
Jazzolis <strong>di</strong> notte farli una sorpresa sopra la sud. a artiglieria se li fosse possibile<br />
inchiodarla, ó almeno guastarli l’opere fatte. L’impresa era troppo temeraria, e’ ppciò<br />
degna <strong>di</strong> pigliarne dal Castello Consiglio; mandato l’avviso ad Oddo, l’approvò; ed<br />
egli per starli più vicino, scese dal Castello nelle Case faragonie, ch’erano vacanti;<br />
poiche Fabio Faragonios sospetto <strong>alla</strong> Contessa per tenere il fratello presso lo Sforza,<br />
erasi ritirato in una Casa <strong>di</strong> Campagna al <strong>di</strong> sotto il Borgo. Ricevuta il Jazzolis<br />
questa risoluz. ne, si accinse la notte ad eseguirla; má bisognandovi più Cavalleria, si<br />
spedì l’or<strong>di</strong>ne al Ferrarijs la stessa sera in S. Pietro per mandarli quanto più poteva<br />
Cavalli, che poj ce l’avrebbe rimandato. Mandò pure ricercarcando qualche Cavallo á<br />
Giulio Mannia, e’ Camillo Spicano, ch’erano Capi nelli forti <strong>di</strong> Cyrrheos; come á quelli<br />
Capi, ch’erano nelli due forti d’Arsaliso Guido Putero, e’ Tiburzio Levato; quali<br />
mandarono 12. Cavalli ed 82 Uomini delli forti <strong>di</strong> Cyrrheos, scusandosi gli altri, che li<br />
Nemici cδ li <strong>di</strong> loro Cavalli erano il giorno avanti cδparsi á quej Contorni, onde nδ<br />
poteano lasciar S. to Pietro esposto alle Scorrerie. Arrivati qsti <strong>alla</strong> Porta Montana<br />
verso la sera principiando la notte, furono cδ altri 20. Cavalli, e’ 40. Soldati mandati<br />
al Jazzolis per eseguire l’Intrapresa.<br />
147<br />
Rinforzato da qsto soccorso il Jazzolis la notte delli 27. senza <strong>di</strong>r nulla alli soldati,<br />
má solam. te á Capitani, s’incaminò verso l’esercito nemico, portando seco oltre li<br />
Cavalli, 60. soldati in groppa per guastare se li fosse possibile li ripari, ed inchiodare<br />
l’artiglieria, essendovi fra qsti 60, ferrari 16 per qsto fine, tutti cδ l’ordegni necessarij<br />
per tal fine. Accortesi le Sentinelle <strong>di</strong> qsta sorpresa, <strong>di</strong>edero l’avviso, ed appena<br />
94
icevuto il segno del accesso de Nostri, subito si <strong>di</strong>ede all’armi; li nostri videndosi<br />
scoperti, ed il ritardo poter chiamare tutto l’esercito <strong>alla</strong> mischia, furono costretti<br />
assaltare due posti de Cannoni, che l’eseguirono cδ tanta bravura, e’ celerità,<br />
combattendo da <strong>di</strong>sperati senza ben conoscersi fra <strong>di</strong> loro chi fossero l’amici, e’ li<br />
nemici in quell’oscurità, che ebbero la sorte prendere 13. pezzi <strong>di</strong> artiglieria piccola,<br />
inchiodando 7. pezzi <strong>di</strong> grossa; e’ li due Cannoni grossi, che facevano il più danno<br />
maggiore <strong>alla</strong> Torre, li rotolarono; facendo sempre fronte li Cavalli comandati da<br />
Silimbro. Vi morirono delli nostri 37. col capitano Bernabò, feriti 56.//<br />
Questo fatto ritardò l’asse<strong>di</strong>o sino alli 17. Maggio, nδ avendo li Nemici artiglieria<br />
bastevole per intraprenderlo; ne li due pezzi grossi si poterono sino all’ultima <strong>di</strong><br />
Maggio cδdurre al Campo per quej <strong>di</strong>rupi; abbenche avesse portato seco graδ quantità<br />
<strong>di</strong> metallo per fonderli, come infatti fece appresso. Quin<strong>di</strong> vedendosi lo Sforza<br />
impotente ad agire nelle Mura, per nδ perder tempo sino, che si provedesse d’artiglieria<br />
penzò <strong>di</strong> assalire li Villaggi, tanto più, che l’esercito penuriava <strong>di</strong> vettovaglie, e’ si<br />
aspettava la nuova raccolta á provederlo del bisognevole.<br />
148<br />
Scrisse al Conte Attendolo Vicario della Prov. a * in Cosenza,acció l’avesse proveduto<br />
<strong>di</strong> Vettovaglie, e’ <strong>di</strong> muli per cδdurre l’artiglieria sopra del Monte, come ancora <strong>di</strong><br />
bovi; ed infatti li mandò bovi 34., e’ muli 22.<br />
Penetratosi per mezzo de <strong>di</strong>sertori il <strong>di</strong>segno del nemico per assalire li villaggi, ove<br />
erano ricoverate le genti, e’ le sostanze, si tenne cδsiglio presso Oddo, e’ si determinò<br />
<strong>di</strong> fare più <strong>di</strong>staccam. ti per accorrere al bisogno. Si mandarono 70. soldati cδ 24.<br />
Cavalli al Ferrarijs per custo<strong>di</strong>re S. Pietro, raddoppiando ivi le sentinelle. A Nardo<br />
Pistoja <strong>di</strong>ede il sud. o de Ferrarijs 84. soldati per custo<strong>di</strong>re Bartalisio, ed accorrere se vi<br />
fosse il bisogno in S. to Pietro, dovendosi postare nel mezzo del monte Styritos. Per S.<br />
Leo si spedì Alesandro de Gattis cδ 130. soldati, e’ 200. archibuggi per armarne li<br />
Vecchi, ed ancora le donne più ar<strong>di</strong>te, or<strong>di</strong>nandoseli <strong>di</strong> barricare li passi, e’ lasciar sola<br />
aperta una strada; e’ bisognando soccorso, dessero il segno cδ lumi, se maj <strong>di</strong> notte<br />
fossero assaliti,acció cδ nuovi soccorsi fossero agiutati. In Bompignano, ove era la<br />
Vettovaglia, e’ nδ poca gente, si mandarono 38. soldati, sotto il Comando <strong>di</strong> Cesare de<br />
Presbiteris; potendo scambievolm. te agiutarsino l’uni cδ l’altri <strong>di</strong> qsti posti vicini. Li<br />
<strong>di</strong>edero 44. arcibuggi per armarne ancora la gente <strong>di</strong> S. Marco, e’ l’abitanti dello<br />
stesso Bompignano.<br />
Alli 29. lo Sforza fece 4. <strong>di</strong>staccam. ti: uno per sotto Barbaro á foraggiare, e’ prendere<br />
bestiame, stando l’esercito in bisogno <strong>di</strong> Comestibile. Il 2.° lo spedì per S. Pietro. Il<br />
3.°, e’ 4.° per S. Sofia procacciando legname, e’ salendo al <strong>di</strong> sopra se fosse possibile<br />
scorrere sino á S. Leo, ó á Bompignano; e’ qsti erano <strong>di</strong> Fanti, bisognando scorrere per<br />
passi malagevoli, tenendo molti guastatori per sforzare due graδ passi stretti, uno á<br />
Manfrò<br />
95
149<br />
al <strong>di</strong> sopra S. Sofia, l’altro á S. Marino per lo corso del fiume Allis; poiche andando<br />
per altra strada men <strong>di</strong>sastrosa vi bisognava più tempo, e’ doveano giungere <strong>di</strong> giorno;<br />
il che nδ potevano eseguire, á causa che scoperti dalle sentinelle, accorrevano da ogni<br />
parte genti per fugarli, stando in molti forti Custo<strong>di</strong> armati per questo fine.<br />
La mattina de 30. ben per tempo apparve il p.° <strong>di</strong> qsti <strong>di</strong>staccam. ti alle Vigne de<br />
Pandolfi; e’ venutone l’avviso in S. to Pietro, senza sapersi il num. o de nemici, si posero<br />
tutti all’armi, dando l’avviso all’accampam. to del Styritos <strong>di</strong> passare subito in S.<br />
Pietro in Vinculis, dove si erano salvati tutti l’inabili <strong>di</strong> S. Pietro per fuggire in caso<br />
sinistro per li Monti verso Pesaca, dovendo qsto <strong>di</strong>staccam. to del Styritos star pure<br />
pronto ad ogni bisogno per lo stesso S. Pietro. Il Comandante de Ferrarijs radunata<br />
tutta la sua gente d’armi, lasciatane buona parte <strong>alla</strong> Custo<strong>di</strong>a del paese per nδ<br />
succedere qualche ripentino attacco d’altra parte, s’incaminò cδ il restante verso il<br />
nemico. Ed avendo ricevuto la notizia, che tutto il <strong>di</strong>staccam. to nemico poteva essere<br />
numeroso al più <strong>di</strong> tre, ó 400. soldati armati <strong>di</strong> spade, ed archibuggi, cδ 40. soldati <strong>di</strong><br />
Cavalleria cδ le picche, e’ spade, muniti <strong>di</strong> Corazze, e’ <strong>di</strong> elmi, nδ tardò il sud. o<br />
Comandante uscirli <strong>di</strong>rimpetto <strong>alla</strong> strada per attaccarli; però dubitando <strong>di</strong> più<br />
maggior numero appresso, ó dal <strong>di</strong>staccam. to <strong>di</strong> Barbaro, per Cui nδ avea potuto<br />
portare seco più gente <strong>di</strong> S. to Pietro, penzò mandare 30. Cavalli innanzi per ben<br />
scoprirli, or<strong>di</strong>nandoli á qsti, che appena scoperto il nemico, ritornassero per la stessa<br />
strada ad<strong>di</strong>etro; volendo fare una imboscata, se li fosse stato possibile ed<br />
150<br />
infatti, avendo <strong>di</strong>etro una Collina ascosti 170. archibuggieri cδ or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> uscire<br />
solam. te dall’aguati nel tempo della mischia, qd. o si avesse sentito il suono della<br />
tromba. Il nemico avendo scoperto li 30. nostri Cavalli, comandati da Silvestro<br />
Cumiso, procurò <strong>di</strong> mettersi in forma <strong>di</strong> battaglia; má qsti Cavalli fingendo á tal<br />
scoperta <strong>di</strong> ritornare ad<strong>di</strong>etro, come spaventati, li Cavalli nemici l’inseguirono, ed<br />
arrivati al luogo dell’aguati, comparve la fanteria ascosta secondo il segno della<br />
tromba, e’ tirati li archibuggi á qsti 40. Cavalli, più <strong>di</strong> 8. fuggendo á briglia sciolta, nδ<br />
se ne salvarono; tanto che sparsi qsti nel suolo parte morti, e’ parte feriti, comandò<br />
Guido Pistoja, che n’era il Capitano, <strong>di</strong> fare nuovam. te la Carica, e’ <strong>di</strong> unirsi coll’altro<br />
esercito comandato dal Ferrarijs, nδ permettendo <strong>di</strong> accostarsi alli Cavalli sparsi á<br />
terra,acció fra qsto mentre nδ fossero sopragiunti d<strong>alla</strong> fanteria nemica, qle avendo<br />
inteso l’archibuggiate, e’ poj tornati li 8. Cavalli fuggiti essere quej luoghi ripieni de<br />
nostri, e’ nδ vedendo cδparire l’altri Cavalli, temendo <strong>di</strong> quello era succeduto,<br />
stimarono ritornare ad<strong>di</strong>etro, come fecero; Si ritrovarono tra quej soldati <strong>di</strong> Cavalleria<br />
morti 17., feriti 15., quali furono portati in S. to Pietro per Curarsino: de Nostri ne<br />
morirono 7., feriti leggierm. te 9.; portandosi ogni cosa per <strong>di</strong>vidersi tra soldati. E<br />
successe qsto fatto al Cancello della Vigna <strong>di</strong> Marco Pitiura verso le ore 13.<br />
96
La stessa mattina delli 30. andando l’altri due <strong>di</strong>staccam. ti in S. ta Sofia, ritrovò<br />
vacante il paese, e’ si <strong>di</strong>ede parte del med. mo al taglio della legna; l’altra parte pp salire<br />
al <strong>di</strong> sopra. Alcuni de nostri, che stavano <strong>alla</strong> guar<strong>di</strong>a de Cupelli, se ne fuggirono<br />
sopra spaventati portando la notizia, che li nemici l’inseguivano in un numero molto<br />
più grande <strong>di</strong> qllo che lo spavento li avea fatto apparire. Verso la sera si unirono,<br />
151<br />
e s’incaminarono verso il forte <strong>di</strong> Mambrò; má vedendolo da lontano, che stava cδ<br />
molta gente dentro, e’ fuora ben custo<strong>di</strong>to, senza far altro si ritirarono, portando seco<br />
una graδ quantità <strong>di</strong> mele, nδ volendo cimentarsi nel Consumo <strong>di</strong> qsti forti senza<br />
troppo utile, cδsiderando, che superato n’avrebbero uno, ritrovavano l’altro; e’ che<br />
senza graδ mortalità <strong>di</strong> gente, nδ si poteva attaccare Villaggio; e’ qsta bisognando per<br />
Taberna, si giu<strong>di</strong>cò ritirarsino nel Campo per proseguire cδ tutto lo sforzo l’asse<strong>di</strong>o<br />
incominciato, prima che d’Aragona avesse potuto venire soccorso <strong>alla</strong> Contessa, come<br />
si supponeva.<br />
Avendo il Nemico radunata fra <strong>di</strong> tanto la sua artiglieria, e’ quella, che avea fatto<br />
fondere in Pennia, ove li fon<strong>di</strong>tori notte, e’ giorno faticavano nel far mortari, e’<br />
Cannoni gran<strong>di</strong>, stando in qualche termine <strong>di</strong> perfez. ne, rinforzato pure <strong>di</strong> gente<br />
l’esercito, e’ d’ogni necessario bisognevole fornito alli 2. <strong>di</strong> Maggio si pose in Marcia<br />
d<strong>alla</strong> strada del sud. o Pennia, che si era la più meno <strong>di</strong>sastrosa, e’ che nδ potea essere<br />
troppo scoperto l’esercito, ed offeso; precedevano molti guastatori per accomodare, e’<br />
spianare la strada,acció <strong>di</strong> fronte potessero almeno Caminare sej soldati armati <strong>di</strong><br />
archibuggio, ó pure quattro armati <strong>di</strong> falconetti á mano. La sera dello stesso giorno<br />
giunse qsto esercito <strong>di</strong> Pennia, e’ si unì cδ l’altro, che si trovavava alle Mura <strong>di</strong><br />
Taberna; e’ così, unito tutto la stessa sera al tar<strong>di</strong> senza pender riposo si <strong>di</strong>spose per la<br />
parte settentrionale per attorniare la <strong>Città</strong>, e’ cδparire sotto il Castello. E la notte<br />
istessa si <strong>di</strong>vise lo stesso esercito in due ale; una per qsta parte, l’altra più numerosa<br />
per la porta Marittima; poiche per la parte Australe nδ poteva troppo inoltrarsi,<br />
standovi li Monticelli ben custo<strong>di</strong>ti cδ forti alzativi, e’ spezialm. te quello sotto S.<br />
Maria<br />
152<br />
Maggiore, che più esposto ad esser d<strong>alla</strong> parte <strong>di</strong> sotto assalito, ed attaccato alli 19. <strong>di</strong><br />
Aprile cδsideratane l’importanza si era alzato, e’ rinforzato d’artiglieria lo stesso<br />
forte cδ la Chiesa <strong>di</strong> S. Maria del Soccorso unita al med. mo cδ 112. soldati, sotto il<br />
Comando <strong>di</strong> Egi<strong>di</strong>o Rocca, oltre li due bastioni delle mura, che ancora guardavano<br />
qsta parte; tanto che lo sforzo nemico tutto si aggirava nella parte settentrionale, da<br />
dove l’esercito dovea passare per cingere almeno da lontano il Castello, ove <strong>di</strong>morava<br />
la Contessa, ch’era lo scopo della Guerra.<br />
Tenutosi in tanto Consiglio <strong>di</strong> Guerra in presenza della stessa Contessa nel Castello,<br />
da tutti li Capi del Supremo Comando si giu<strong>di</strong>cò spe<strong>di</strong>ente darsi or<strong>di</strong>ne al Comandante<br />
97
del Campo nel Borgo <strong>di</strong> uscirli incontro per attaccare il nemico: però uscire da un<br />
Campo fortificato nell’aperta campagna vi bisognava una graδ quantità <strong>di</strong> gente,<br />
atteso che il nemico era più <strong>di</strong> qllo si era supposto numeroso <strong>di</strong> soldati, ed abbondante<br />
<strong>di</strong> artiglieria, si determinò aspettarlo á piè fermo: ed infatti <strong>alla</strong> mattina delli 5.<br />
cδparì l’esercito sotto il Campo á tiro, si fermò alzando terreno per fortificarsi sino al<br />
giorno delli 11., qd. o verso le ore 13. dato l’assalto al nostro Campo, e’ cδbattendosi<br />
per 6. ore Continue, si ritirarono cδ graδ per<strong>di</strong>ta, nulla avendo acquistato, che<br />
rovinare due ripari, quali si erano fatti nel Recinto de Iudej, ove qsti aveano la <strong>di</strong> loro<br />
Sinagoga nel mezzo, restando mezza abbattuta. Si ritrovarono de Nostri morti 64. fra<br />
quali fú Virginio Rotellio Nipote del Comandante Capitano Sopranumerario, ed<br />
Arcangelo Rocca, quali dal Castello aveano portati da Capitani 240 soldati per<br />
rinforzare il Campo; feriti furono 142; tra quali fú Giansimone Catanzaro, e’<br />
Ludovico Altimanio Capitani pure Sopranumerarij; essendosi condotti nell’Ospedale<br />
del Castello per guarirsino; e’ l’altri feriti nella Casa de Longhi, ove era lo Spedale<br />
Comune.<br />
153<br />
Nel tempo <strong>di</strong> qsti assalti l’altra ala nemica si era incaminata per la parte Boreale<br />
sotto le mura; ed abbenché dalli Bastioni l’avessero tormentata, nulla<strong>di</strong>meno il danno<br />
era stato poco, e’ nδ l’aveano potuto impe<strong>di</strong>re nel pigliar posto; la Contessa penuriava<br />
d’Artiglieri, e’ <strong>di</strong> Artiglieria grossa per tenere lontano il Nemico; e’ quej che ella<br />
teneva erano Mastri <strong>di</strong> polvere, che facevano Artifizij <strong>di</strong> gioco, e’ <strong>di</strong> festa, nδ <strong>di</strong><br />
guerra, e’ <strong>di</strong>fesa; e’ qsta forse fú la Cagione primaria <strong>di</strong> Cadere la <strong>Città</strong>.<br />
Alli 14. si <strong>di</strong>ede un nuovo assalto al Campo, dove danneggiarono nδ poco le<br />
fortificaz. ni da Nostri erette, abbenche cδ graδ coraggio avessero respinto il nemico. Vi<br />
restarono de Nostri feriti 87., morti 29.; tanto che si giu<strong>di</strong>cò da Comandanti Supremi<br />
in un consiglio <strong>di</strong> guerra tenutosi la stessa notte in Castello avanti la Contessa, che<br />
volea intervenirvi sempre, ritirarsi il giorno seguente il Campo entro le mura della<br />
<strong>Città</strong>, e’ defenderla, mancando la gente <strong>di</strong> giorno in giorno, e’ nδ potersi più sostenere<br />
l’asse<strong>di</strong>o; fú approvato il parere, e’ la notte delli 15. si ritirò il Campo, nδ avendo il<br />
nemico potuto penzare qsta ritirata, sentiva il rumore, e’ dubitando <strong>di</strong> qualche<br />
sorpresa, stiade la notte in armi, senza muoversi dal suo accampam. to. La mattina si<br />
accorse <strong>di</strong> tutto qsto, però nδ volle avanzarsi nel sud. o Campo vacante senza pria far<br />
la sperienza, se vi fosse qualche mina <strong>di</strong> sotto; e’ trovato il tutto senza inganno, má <strong>di</strong><br />
mancanza <strong>di</strong> gente essere l’argomento, occupò verso la sera il sud. o Campo,<br />
avvicinandosi verso la porta, e’ rinforzando l’esercito, che giva per la parte<br />
settentrionale<br />
154<br />
alli 17. la <strong>Città</strong> si ritrovò circondata da nemici per questi lati, e’ per sotto lo stesso<br />
Castello.<br />
98
La parte occidentale restava alquanto libera, e’ dava graδ speranza á Citta<strong>di</strong>ni mezzo<br />
abbattuti dalli <strong>di</strong>saggi, dalli pericoli, e’ dallo spavento, nδ che dalle fatiche insolite ad<br />
una <strong>Città</strong>, che si governava cδ l’arti, e’ cδ la quiete, e’ cδ l’abbondanza; la speranza si<br />
era la fuga in caso <strong>di</strong> un’assalto generale, standovi da qsto lato due Cave, che<br />
uscivano fuora della <strong>Città</strong>, incognite á quej de Villaggi, ed ad altri soldati forastieri;<br />
una spuntava <strong>alla</strong> Chiesa <strong>di</strong> S. Maria del Soccorso; e’ perciò qsta Chiesa si era<br />
fortificata, e’ cδfidata ad Egi<strong>di</strong>o Rocca, sapendosi quanto era d’importanza qsto<br />
Comando; l’altra usciva nell’estremità del Monticello <strong>di</strong>rimpetto verso la porta<br />
Montana, ove era la Chiesetta <strong>di</strong> S. Sebastiano cδ le Camere dell’Arcip. te per l’esta’,<br />
fatte dall’Arcip. te Tiburzio Rocca l’anno 1321; ed era per qsto fine cδfidata la Cura<br />
della Chiesetta, ove usciva la porta della Cava á Flavio Longos Cognato dell’Arcip. te,<br />
che volle ritirarsi in qste stanze senza volersi ingerire all’affari <strong>di</strong> guerra, tenendo le<br />
parti del Arcip. te, ed in tanto nδ si ritirò cδ luj in Pesaca, per nδ <strong>di</strong>mostrare mancanza<br />
<strong>alla</strong> Contessa; má sotto pretesto <strong>di</strong> poca buona salute si ritirò ivi cδ la sua famiglia, ed<br />
altri 12. persone armiggere per ogni accidente, standovi pure ivi cδ 6. pezzi <strong>di</strong><br />
artiglieria piccoli, e’ molti archibuggi proprij. Qsto Custo<strong>di</strong>va la bocca della Cava per<br />
non uscire gente, perche de Nemici nδ vi era timore, essendo il luogo inaccessibile,<br />
155<br />
solam. te il timore era per li Citta<strong>di</strong>ni, che atte<strong>di</strong>ati d<strong>alla</strong> guerra, nδ fuggissero. Le<br />
mura erano pure Custo<strong>di</strong>te <strong>di</strong> gente, ove girava per la Custo<strong>di</strong>a Lucio Balasco, che<br />
dovea pure accorrere in queste due Chiese del Soccorso, e’ S. Sebastiano; se maj<br />
n’avessero bisogno; tenendo alcune scale <strong>di</strong> funi per scendere dalle mura soldati se maj<br />
bisognassero, dandosi il segno cδ li lumi per qd. o fosse <strong>di</strong> notte il bisogno.<br />
Alli 19. verso l’ore 16. si vidde il Nemico <strong>di</strong>sponersi per attaccare qsta parte, alzando<br />
terreno, e’ trincierandosi; stimando lo Sforzia, che senza prendere qsta parte, nδ si<br />
poteva chiudere Taberna, e’ per cδseguenza tirare á lungo l’asse<strong>di</strong>o. La notte delli 19.<br />
istessa si incominciò á battere il forte del Soccorso, quale avendo richiesto agiuto cδ il<br />
segno de lumi, il Balascos fece scendere li soldati per girvi; má vedendo, che l’asse<strong>di</strong>o<br />
durava continuam. te, ed il posto essere <strong>di</strong> cδseguenza, deliberò andarvi luj stesso cδ il<br />
cδsiglio de Comandanti, dandoseli artiglieria, munizioni, e’ gente; il tutto sceso dalle<br />
mura cδ le funi. Ed in fatti l’assalti essendo cδtinuj, le respinte nδ erano meno<br />
rigorose; e’ da una parte, e’ dall’altra si corrispondeva cδ pari valore, e’ Coraggio; má<br />
la malaprattica dell’Artiglieri, che precipitò il tutto, nδ mancò <strong>di</strong> precipitare ancora<br />
quest’altro Cimento per tanti giorni mantenuto, ed ammirato d<strong>alla</strong> <strong>Città</strong>, e’ da Nemici<br />
stessi. La sera delli 26., qd. o ad una <strong>di</strong> notte si stava al meglio della Respinta de<br />
Nemici, quali cδ tutto il loro potere aveano dato l’assalto. E faceano l’ultimi sforzi; si<br />
<strong>di</strong>ede per Casualità fuoco <strong>alla</strong> polvere; e’ restò il Balascos<br />
99
156<br />
consunto cδ altri 38. soldati; e’ stroppiati 64; e’ nδ avendosi potuto conoscere il <strong>di</strong> luj<br />
Cadavere, or<strong>di</strong>nò la Contessa nello stesso Castello il publico funerale, nδ mancando <strong>di</strong><br />
cδservarne la memoria per li suoj Posteri; avendo ella stessa per tanti giorni ammirato<br />
dal Castello il suo invincibile Valore, ed intrepidezza incomparabile, nδ che <strong>di</strong>ligenza<br />
indefessa; essendo morto per voler luj supplire <strong>alla</strong> mancanza dell’Artigliero. A qsto<br />
accidente posero Ban<strong>di</strong>era bianca nel forte per Capitolare, tutto á fine <strong>di</strong> ascondere col<br />
tempo il Buco della Cava, e’ nδ entrare li Nemici nella <strong>Città</strong>; vollero otto giorni <strong>di</strong><br />
tempo per <strong>di</strong>sponere le Cose de feriti, e’ l’artiglieria, cδ la gente, cδtendandosi li nemici<br />
solam. te del posto, nδ volendo altro: E se in caso nδ avrebbero accordato l’artiglieria,<br />
e’ la gente, avrebbero penzato <strong>di</strong> salvare il tutto per la Cava. Má il nemico accordò<br />
tutto quanto il Comandante Egi<strong>di</strong>o li richiese, ó sia per patto <strong>di</strong> guerra, ó per rispetto<br />
<strong>alla</strong> famiglia Rocca ben affetta al Re Ludovico, avendo tanto perorato á suo favore<br />
contro il partito Aragonese; ó sia per altra politica; il nemico si ritirò, aspettando, che<br />
il forte sud. o fosse dopó li 8. giorni evacuato; come in fatti puntualm. te il tutto fú<br />
eseguito.<br />
A qsto sinistro accidente si sgomentò il Castello, e’ la <strong>Città</strong>, che nδ avezza á patire<br />
qsti infortunij, incominciava á detestare la sua presa risoluz. ne; e’ molto più, che<br />
vedeva chiusa una delle porte, ó sia apertura della Cava, d<strong>alla</strong> quale si figurava<br />
sempre lo scampo, ed il soccorso delle Vettovaglie in caso <strong>di</strong> penuria; spuntando<br />
157<br />
qsta grotta <strong>alla</strong> Casa del Publico nell’Ateneo; restando solam. te aperta l’altra bocca,<br />
che spuntava alle Case delli Rocca <strong>di</strong> Guglielmo. Questa per<strong>di</strong>ta del forte, e’ molto più<br />
del Balascos fú sensibile <strong>alla</strong> Contessa, ed <strong>alla</strong> <strong>Città</strong>, qle dopó li 8. giorni stabiliti fú<br />
circondata da qsta parte, poco potendoli ostare alli suoj <strong>di</strong>segni l’altro forte rimastovi;<br />
nδ essendo capace <strong>di</strong> resistenza; tanto che <strong>alla</strong> cδparsa de Nemici nδ fece fuoco sopra;<br />
e’ lo stesso Nemico nδ lo molestò, considerandosi come Casa <strong>di</strong> Campagna della<br />
famiglia Rocca, <strong>alla</strong> qle si usava riguardo. E li Comandanti aveano or<strong>di</strong>nato al<br />
Longos <strong>di</strong> far qsto tratto politico per nδ impegnare il nemico all’assalto, e’ chiudere<br />
l’altra bocca della Cava, senza speranza <strong>di</strong> potersino la gente salvare; poiche li<br />
Citta<strong>di</strong>ni nδ sapeano cosa loro stessi fare, <strong>di</strong>pendendo d<strong>alla</strong> contessa, che teneva il<br />
Castello, ed á Cui tutti viveano appoggiati, nδ potendo <strong>di</strong>scostarsi da essa per cuj<br />
sacrificavano tutto.<br />
100<br />
Capo Capo VI. VI. Dell’asse<strong>di</strong>o Dell’asse<strong>di</strong>o <strong>di</strong> <strong>di</strong> S. S. Leo Leo sino sino alli<br />
alli<br />
29. 29. Maggio<br />
Maggio<br />
Appena si stabilì la Capitolaz. ne del forte, per la Cui per<strong>di</strong>ta restava la <strong>Città</strong><br />
circondata d’asse<strong>di</strong>o per quest’altra parte, che si stimava la più resistente, avendosi<br />
per l’adempim. to restati per ostaggi li due Capitani Onorarij Artabano Beroaldo, ed
Ernestino Boverio figlioli de Comandanti, che nδ passavano li anni 18., che stavano<br />
presso j Padri, e’ nel Castello, imparando la milizia, e’ Corteggiando la Contessa; per<br />
la qual Cagione lo Sforza stava più che sicuro dell’adempim. to <strong>di</strong> quel trattato;<br />
tenendo quasi per Certo la Conquista della<br />
158<br />
<strong>Città</strong>, qualora j fon<strong>di</strong>tori, che notte e’ giorno travagliavano per fondere alcuni<br />
Cannoni grossi, e’ mortari, quali nδ potevano cδduttare per l’erto del Monte; e’ perciò<br />
li fondevano sotto il Borgo; tenendo per sicura la cδquista del Castello, qd. o questi<br />
fossero terminati. Lo Sforzia nato in Lombar<strong>di</strong>a, ed allenato sotto la <strong>di</strong>sciplina del<br />
Padre, che si era stato tanto celebre Capitano, avea ben cognizione più d’ogn’altro<br />
delle Bombarde, che se bene ritrovate in Alemagna, in Italia apparvero l’anno 1380.<br />
qd. o li Veneziani l’adoprarono cδtro li Genovesi, abbenche 31* anni prima li Mori<br />
nell’asse<strong>di</strong>o, che faceva Alfonso XI Re <strong>di</strong> Castiglia <strong>di</strong> Algazarà, si fossero <strong>di</strong>fesi cδ<br />
certi truoni, e’ botte <strong>di</strong> ferro, che spiccavano contro li Spagnoli Castigliani; e’ 250.<br />
anni prima le navi del Re <strong>di</strong> Tunisi contro il Re <strong>di</strong> Siviglia cδbattendo aveano pure<br />
adoprato qsti Truoni, abbenche nδ cδ quella perfez. ne, che li Veneziani l’adoprarono<br />
contro j Genovesi; e’ lo Sforza, ch’ era Capitano tanto celebre, cδ l’uso <strong>di</strong> qste<br />
Bombarde si teneva in pugno la Vittoria. E perche l’impegno suo era più cδ la<br />
Contessa nel farla prigionera, che nella Conquista <strong>di</strong> Taberna, procurava tutti j mezzi<br />
nel fare, che li Citta<strong>di</strong>ni deponessero l’armi, ó almeno agissero nδ cδ tanto vigore;<br />
penzando la maniera <strong>di</strong> poterne uscire senza offendere la Contessa, e’ la <strong>di</strong> loro<br />
fedeltà; e’ trovato il modo da luj, ó dalli due Tabernati, che stavano presso <strong>di</strong> luj, <strong>di</strong><br />
potere sciogliersi dall’Impegno j Citta<strong>di</strong>ni; si giu<strong>di</strong>cò <strong>di</strong> attaccare S. Leo cδ il Recinto<br />
Basiliano, ove stavano le donne, li figli, e’ le più preziose sostanze.<br />
159<br />
Quin<strong>di</strong> determinato quest’asse<strong>di</strong>o, ne <strong>di</strong>ede la Cura ad Andrea de Arces nemico giurato<br />
della Contessa, scrivendoli <strong>di</strong> procurare cδ gente <strong>di</strong> Catanzaro, ove luj era il p.°<br />
fazzionante <strong>di</strong> assaltare S. Leo cδ l’ospizio Basiliano; Andrea, il quale avea assaltato<br />
il Castello <strong>di</strong> Catanzaro, e’ n’era stato respinto cδ molta per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> gente, e’ <strong>di</strong> stima,<br />
á qsto Comando dello Sforzia si tenne molto obligato per adempirlo, tanto più, che vi<br />
stava la moglie del Comandante <strong>di</strong> S. Leo Zoe Moniza, la più bella <strong>di</strong> Taberna, e’<br />
denegatali da Parenti, ch’erano Greci, nemici giurati de Catanzaresi; e’ per la <strong>di</strong> Cui<br />
gelosia il marito si avea procurato qsto Comando, nδ volendo star fuora della moglie,<br />
e’ nδ volendo restar senza impiego, dando qualche ombra <strong>alla</strong> Contessa; Andrea e’ per<br />
ven<strong>di</strong>carsi <strong>di</strong> questo, e’ per risarcirsi l’onore del Castello, e’ per farsi merito presso lo<br />
Sforza, e’ per altri rispetti siano <strong>di</strong> passione, ó <strong>di</strong> Utile si accinse á proseguire questa<br />
Impresa cδ tutte le dovute circostanze, tenendo artiglieria, e’ gente presso <strong>di</strong> se per<br />
dare ombra al Castellano <strong>di</strong> Catanzaro,acció nδ mandasse soccorso <strong>alla</strong> Contessa in<br />
Taberna.<br />
101
Alli 27. dunq:, avendo prima furtivam. te sfilato <strong>di</strong> qd. o in qd. o soldati armati, si partì<br />
da Catanzaro la notte, e’ si ascose lontano dal Castello, aspettando li soldati <strong>di</strong>spersi<br />
per radunarsino, quali radunati al num. o <strong>di</strong> 400, cδ 36. Cavalli, e’ 40. guastatori,<br />
s’incaminò per l’assalto <strong>di</strong> S. Leo; e’ la mattina apparendo verso i forti lumi, che<br />
davano in<strong>di</strong>zio alle sentinelle; qste ne portarono l’avviso in S. Leo <strong>di</strong> sospetto de<br />
nemici; però essendo<br />
160<br />
quest’avviso più volte portato, nδ mancando maj scorrerie de Catanzaresi verso quelle<br />
parti per trovare animali, e’ portarli nel Campo dello Sforza á venderli á buon prezzo,<br />
onde più fiate aveano le sentinelle dato avviso cδ lumi, e’ poj erano restati quej <strong>di</strong> S.<br />
Leo delusi; stimarono così essere al presente, che l’attacco era vero.<br />
Due ore prima <strong>di</strong> far giorno, restando poca gente dello Arces al forte eretto nello<br />
stretto al declino del Monte Panaros, il maggior numero passò per attaccare l’altro<br />
forte al Monte Rosolos; poiche quelli del p.° forte impiegati all’assalto nemico, nδ<br />
poterono impe<strong>di</strong>re il passaggio al num. o maggiore; quin<strong>di</strong> avendo trovato poca<br />
resistenza tanto all’uno, qnto all’altro forte; e’ spezialm. te á qsto 2.°, dove assicurati<br />
più che maj, sperando <strong>di</strong> ricevere avviso dal p.° e’ qsto nδ ricevuto, stavano nel meglio<br />
del sonno; tanto che assaliti improvvisam. te nδ fecero resistenza alcuna; e’ la stessa<br />
mattina all’Alba si trovarono sopra S.Leo; má accorti quej, che in un’altro forte al <strong>di</strong><br />
sopra il Villaggio, e’ quasi cδtiguo ad una chiesetta custo<strong>di</strong>vano il passo, si venne<br />
all’armi cδ la morte <strong>di</strong> 6. Catanzaresi, e’ feriti 9.; delli nostri morti soli 3., e’ feriti<br />
due; E perche si vedeano scoperti, stimò l’Arces lasciare in qsto forte 60. de suoj per<br />
Combatterlo, ed egli sforzare le barricate del Villaggio, ed entrarvi dentro.<br />
Comandava in S. Leo Giovanni de Gattis, avendone ricevuto la patente <strong>di</strong> Capitano,<br />
procuratasi da luj per fuggire la Guerra, e’ Custo<strong>di</strong>rsi la Moglie, Uomo nδ troppo atto<br />
per qste sorti <strong>di</strong> Combattim. ti; quin<strong>di</strong> avendo la Gente ivi racchiusa tenutolo da<br />
Capitano nella stima, ed onore, ad<br />
161<br />
ogni modo nel Combattere nδ avendolo per tale, essendo allevato più agli aggi della<br />
sua Casa, che al mestiero della guerra, vollero per loro Capo á Giulio Capilupia,<br />
avendo fatto ritirare al Gattis nel Recinto delle donne per custo<strong>di</strong>rle; e’ loro uscire cδ<br />
Giulio al Combattim. to.<br />
Uscito, dunque, il Capilupia cδ 238. soldati armati <strong>di</strong> spade, ed archibuggi, quali<br />
essendosi postati sotto li parapetti, che avevano alzati poco <strong>di</strong>stanti dalle Case,<br />
potendoli qste servire pure <strong>di</strong> scampo in caso <strong>di</strong> fuga: al tocco della Campana della<br />
Chiesetta <strong>di</strong> S. Giorgio, avanti della quale era il Campo della battaglia, usciti da ripari<br />
li nostri cδ li micci accesi, tutti egualm. te sparando á quel tocco <strong>di</strong> Campana, ne fecero<br />
una mezza stragge; poiche si trovarono morti de Catanzaresi 22. soldati, e’ feriti<br />
gravem. te 18.; oltre gli altri leggermente feriti; che tutti spaventati, si <strong>di</strong>edero á<br />
102
precipitosa fuga. má poj ascostosi sú del Monte Rosolos, ed uniti cδ gli altri, ch’erano<br />
restati all’attacco de forti, stimarono ritornar <strong>di</strong> nuovo ad assalire il Villaggio;<br />
essendo troppo vergogna all’Arces ritornarsene così abbattuto: Scrisse egli una lunga<br />
lettera ad Agostino suo fratello, che l’avesse mandato più gente, ed artiglieria,<br />
raccontandoli il succeduto; e’ per la fretta nδ avendoli potuto raccontare li morti, e’ li<br />
feriti; ognuno <strong>di</strong> Catanzaro per trovare li suoj Congiunti si <strong>di</strong>spose á seguitare questa<br />
impresa. Li spedì subito 4. spingarde, e’ 4. falconetti <strong>di</strong> maneggio cδ 32. altri soldati;<br />
e’ 10. Prattici per quest’artiglieria. procurando <strong>di</strong> spe<strong>di</strong>rne altri, se poteva; e’ qsti 10.<br />
Prattici dell’artiglieria, che veniva cδ muli portata, erano pure armati <strong>di</strong> Corazza, ed<br />
elmo á Cavallo.<br />
162<br />
Intanto la stessa mattina de 28. qd. o furono certi dell’arrivo nemico, abbenche fosse<br />
ben per tempo, e’ si dubitava, se il segno de lumi potesse ben’apparire in Taberna,<br />
perche il lume del giorno era prossimo, si spedì l’avviso in Bompignano, e’ Bartalisio<br />
per soccorso, nδ sapendosi il numero de nemici. Visti da Taberna j lumi, tutti si<br />
sgomentarono l’animi de Citta<strong>di</strong>ni; e’ perche si approssimava il giorno, invece de lumi<br />
facevano al <strong>di</strong> fuora l’abitato fuochi, e’ signantur quelle donne del Recinto più<br />
spaventate dell’altri, la <strong>Città</strong> spedì subito or<strong>di</strong>ni al Comandante del Styritos <strong>di</strong><br />
spe<strong>di</strong>re soldati in S. Leo; tanto che la stessa mattina furono radunati 74. soldati,<br />
quali portarono pure archibuggi per armarne le donne più Coraggiose nel Recinto<br />
Basiliano: essendo il Villaggio <strong>di</strong>viso in due pezzi; Uno era delli Monaci Pesacensi<br />
antico, e’ vi erano molte Case stabilite per li sudetti Monaci, e’ passeggieri, essendo<br />
ben chiuso <strong>di</strong> fabrica cδ un cortile spazioso; l’altro al <strong>di</strong> sopra, ch’era S. Leo, barricato<br />
<strong>di</strong> fresco, e’ parapettato cδ nuove mura <strong>di</strong> fabrica, restando aperta solam. te la Porta<br />
sotto la Chiesa <strong>di</strong> S. Leo, che risguardava Taberna, nδ mancandovi guar<strong>di</strong>e all’intorno<br />
per avvisare qualche accesso nemico, trattandosi <strong>di</strong> esservi riposto ivi il più prezioso<br />
delle sostanze <strong>di</strong> tutti, e’ spezialm. te la Gente Nobile, Civile, e’ più Commoda.<br />
Stando in qsta positura le Cose giunse il nemico alli 29. verso le ore 10. cδ l’apparato<br />
dell’artiglieria, e’ cδ le genti tutte <strong>di</strong>sposte á sforzare il Villaggio; tanto che giu<strong>di</strong>có il<br />
Capilupia <strong>di</strong>staccare 100. soldati de suoj cδ 50. <strong>di</strong> quelli<br />
163<br />
<strong>di</strong> Bartalisio armati <strong>di</strong> archibugi, e’ picche; e’ cδ altri 200. armati pure <strong>di</strong> archibuggi<br />
Corte cδ spade, ed assaltare il nemico; uscendo egli cδ li primi soldati in Campo aperto;<br />
e’ qsti 200 star pronti sopra li parapetti ad accorrere al bisogno; nδ avendo mancato<br />
per le Case ivi situate tenervi altra gente armata; má vedendo, che il nemico era più<br />
numeroso <strong>di</strong> luj penzò delli 200. <strong>di</strong>staccarne la metà, e’ servirsene per le spade, ed armi<br />
Corte in questo assalto; trattandosi <strong>di</strong> uscire improvvisam. te in aperta Campagna, ed<br />
in luogo alquanto angusto per quest’effetto, dovendo essere piutosto una Zuffa, che<br />
una regolata battaglia.<br />
103
Apparvero sopra li parapetti li 100. soldati; ed egli fratanto cδ gli altri uscendo d<strong>alla</strong><br />
porta, girò un poco al <strong>di</strong> sopra, e’ cδ tutti gli suoj li fú addosso; mentre che li nemici<br />
giu<strong>di</strong>cavano, che tutto lo sforzo fosse al <strong>di</strong> dentro, nδ avendosi maji potuto penzare,<br />
<strong>di</strong> essere tanto ar<strong>di</strong>ti <strong>di</strong> uscire fuora il Villaggio per attaccarli. Comparso il Capilupia<br />
all’improvviso, e’ facendoli una scarica pure improvvisa <strong>di</strong> archibuggiate, ne<br />
lasciarono de nemici nδ pochi atterrati; e’ quelli al <strong>di</strong> dentro, benche cδ tiri lontani,<br />
poiche li assalitori accorsero al Capilupia per respingerlo, nδ mancarono <strong>di</strong> ferirne<br />
altri; tanto che venuti all’armi Corte, si fece dall’una parte, e’ dall’altra una<br />
sanguinosa battaglia, tanto più Crudele, quanto più ristretta dal luogo.<br />
164<br />
In qsta battaglia, che durò dalle ore 14 sino alle 22. vi morirono 34. del Villaggio e’<br />
feriti 63. tra quali il Capilupia in una gamba; de nemici si ritrovarono morti 43. tra<br />
qsti lo stesso Arces; feriti ne restarono 52. oltre quelli, che poterono ritirarsi in<br />
Catanz. o: Restarono al Villaggio due falconetti ed una spingarda cδ 58. archibugi; e’<br />
li Vestimenti de Morti furono dati á Credenza alli Judej, che pure al numero <strong>di</strong> 35.<br />
servivano da soldati al Capilupia, ed importarono docati 78: per <strong>di</strong>stribuirsino alli<br />
soldati.// Però á tanta allegrezza succede la stessa sera una mestizia molto grande;<br />
poiche si <strong>di</strong>ede fuoco <strong>alla</strong> Casa del Capilupia, e’ si abbruggiarono cδ le sue Case molte<br />
abitaz. ni dell’altri cδ la Chiesa <strong>di</strong> S.Leo, restando <strong>di</strong> qste franco dalle fiamme il<br />
Campanile cδ la Sacrestia al <strong>di</strong> sotto; abbruggiandosi più della metà del Villaggio. La<br />
colpa fú delli Custo<strong>di</strong> de Micci, quali avendosi acceso, e’ lavorato il fuoco per li<br />
parapetti <strong>di</strong> legname, nδ trovandosi acqua bastante per smorzarlo, poiche vi stavano<br />
altre materie pure comestibili verso la parte <strong>di</strong> S. Giorgio, restò da qsta Chiesa á quella<br />
<strong>di</strong> S. Leo tutto incenerito; Robbe però nδ se ne perderono; poiche il tutto era<br />
conservato nel Recinto Basiliano; ed il più prezioso, e’ <strong>di</strong> poco Volume si era condotto<br />
nel tempo <strong>di</strong> qsto assalto in Bompignano; se maj il Recinto sud. o fosse dopó S. Leo<br />
assalito.<br />
165<br />
104<br />
Capo Capo VII. VII. Continuaz. Continuaz. ne dell’asse<strong>di</strong>o dalli 30. 30. Maggio Maggio<br />
sino sino alli alli 18. 18. Giugno Giugno<br />
Giugno<br />
Ricevutasi la notizia dell’infelice successo <strong>di</strong> S. Leo cδ la morte del Comandante Arces<br />
nel Campo Nemico, si determinò lasciarsi ogn’intrapresa per li Villaggi, e’ fare tutto lo<br />
sforzo per la <strong>Città</strong>. Li due pezzi <strong>di</strong> artiglieria grossa rotolati per li <strong>di</strong>rupi si erano cδ<br />
tanta fatiga ricuperati, e’ l’aveano situati assieme cδ altra artiglieria nuovam. te<br />
fondata nel giorno de 29; tanto che per l’ult. mo giorno <strong>di</strong> Maggio, preceduto il giorno<br />
avanti l’apparecchio, si determinò dallo Sforzia stringere più dapresso Taberna;<br />
incominciandosi d<strong>alla</strong> Rocca <strong>di</strong> S. Barbara, dove essendosi il nemico avvicinato, e’ cδ<br />
l’artiglieria avendo <strong>di</strong>roccato li Merli, si molestava la piazza d’armi; ed abbenche per
tutto il giorno li nostri pure corrispondessero cδ molti tiri, il danno nδ era però troppo<br />
grande, e’ proporzionato cδ qlle del nemico per mancanza <strong>di</strong> Artiglieri più esperti. Alla<br />
p. a <strong>di</strong> Giugno nδ potendo li nostri star più fuora li ripari, si ritirarono entro la Rocca,<br />
e’ li nemici più si avanzarono; e’ verso la sera avendo abbattuta una graδ parte del<br />
forte alzato d<strong>alla</strong> parte <strong>di</strong> sotto <strong>alla</strong> Porta, uccisero 8. Soldati cδ il <strong>di</strong> loro Capo<br />
Nardo Parotto.<br />
Nello stesso giorno delli 30. erano pure mossi l’accampam. ti nemici d<strong>alla</strong> parte Boreale,<br />
bersagliando li 4. Baloar<strong>di</strong>, e’ dall’occidentale li due; tanto che stava la <strong>Città</strong> molto<br />
stretta; nδ però si trascurava la <strong>di</strong>fesa da tutte le parti; ed Oddo istesso nδ mancava<br />
in persona accorrere ove più si conosceva il bisogno; Il nemico però quanto perdeva, li<br />
veniva rimpiazzato con nuove reclute, che il Vicario<br />
166<br />
della Prov. a* li mandava, nδ così Taberna, che con la speranza del soccorso, nδ vedeva<br />
cδparire ne esercito d’Aragona, ne dalli Stati della famiglia Ruffo, e’ Marzano recluta<br />
alcuna; stando tutti del partito <strong>di</strong> Ludovico.<br />
Alli 3. <strong>di</strong> Giugno caddero due baloar<strong>di</strong>, ed avrebbero pure Caduto l’altri, se vicini al<br />
Castello, che li scopriva, nδ avesse tenuto lontani li nemici. Alli 6. furono così vicini<br />
alle mura, che si dubitò <strong>di</strong> qualche assalto; má nδ sortì allora, poiche lo Sforzia volea<br />
tenere li Citta<strong>di</strong>ni sotto l’armi, e’ cδ qsta apprensione,acció cδ qsti finti attacchi,<br />
restassero sicuri qd. o dovea dare li Veri. La notte delli 8. <strong>di</strong>edero li segni cδ le trombe<br />
verso la Rocca, dove accorsero tutti; má l’attacco fú nelle mura d<strong>alla</strong> parte<br />
occidentale, ove aveano guadagnato il forte del soccorso, tenendovi 1500 soldati in<br />
quel monte per sorprendere la <strong>Città</strong> fra il Vescovato, e’ la porta <strong>di</strong> S. Barabara. E<br />
d<strong>alla</strong> parte Boreale, ove erano stati <strong>di</strong>roccati li due baloar<strong>di</strong>, si <strong>di</strong>ede pure l’assalto<br />
<strong>alla</strong> sor<strong>di</strong>na: però in qsto luogo furono respinti; nδ così all’altro lato, dove talm. te si<br />
erano li nemici indoltrati, che tenevano pronte le scale, se nδ fosse stato soccorso Oddo<br />
cδ li due Capitani Petronio Filanzio, e’ Giulio Catanzaro, quali avendo lasciato la<br />
Rocca, accorsero in qsta parte, ove il bisogno si giu<strong>di</strong>cava più maggiore. La pugna, che<br />
durò per tre ore cδtinue, fú ostinata, fino che il nemico fú respinto cδ grave per<strong>di</strong>ta.<br />
Delli nostri vi morirono 62. soldati; li due Capitani nel giorno seguente; e’ Martino<br />
Boverio cδ Albero Ratta giovinetti Capitani Volontari; li feriti furono da 127., fra<br />
quali Simone Balascos. Mandatovi da suo Zio per fare le sue parti; e’ Marco Mario<br />
Mariconio Capitano delli Balestrieri.<br />
167<br />
A qsta scossa risentitisi gli animi de Tabernati, davano qualche lagnanza <strong>alla</strong><br />
Contessa, che cδ le sue promesse <strong>di</strong> vicini soccorsi, aveano loro sacrificato tante Vite;<br />
che però cδsiderando giuste qste doglianze, spiccò la Contessa dal Castello 120 soldati<br />
per rinforzare la Gente negl’assalti, e’ nδ restare il peso della stragge tutto á<br />
Citta<strong>di</strong>ni. La notte delli 11. si <strong>di</strong>ede <strong>di</strong> nuovo un’assalto alle mura più sanguinoso, ed<br />
105
ostinato del passato; poiche avendosi battuto cδtinuam. te la Rocca, nδ poteva più<br />
quella sostenersi; ne la porta Maritima cotanto defendersi, tenendo rovinate le Mura,<br />
che la sostenevano; e’ la parte Aquilonara della <strong>Città</strong>, che si giu<strong>di</strong>cava la più<br />
fortificata per sostenersi dagl’assalti nemici richiedeva graδ gente; e’ l’esercito nemico<br />
á qsta parte si vedeva più impegnato cδ le Machine, artiglieria, e’ soldatesca; nδ<br />
mancando pure <strong>di</strong> dar timore all’altre parti della <strong>Città</strong>, che tutta si trovava<br />
circondata dall’esercito sforzesco. E li nostri Comandanti per li posti avendo<br />
<strong>di</strong>stribuita la Soldatesca, e’ la Citta<strong>di</strong>nanza tutta aspettavano á momenti qualche<br />
nuovo assalto; come successe nella notte dell’11., che datolo generale all’ore 3. dopó 4.<br />
ore <strong>di</strong> Continuo cδbattim. to per ogni parte, si trovò il nemico la mattina, che avea<br />
pigliato posto nel piano della Rocca <strong>di</strong> S. Barbara, e’ che si avea fortificato cδbattere<br />
il Castello, e’ la <strong>Città</strong>; ed abbenche il Castello, e’ la Torre Campanaria del Vescovato<br />
continuam. te li corrispondesse cδ tiri per <strong>di</strong>scacciarli, il nemico si conobbe che poco<br />
danno s’avesse ricevuto; poiche nδ tralasciava <strong>di</strong> più fortificarsi; tanto che la <strong>Città</strong><br />
vedendosi, che nδ avea potuto <strong>di</strong>scacciare il Nemico, qd. o era al <strong>di</strong> fuora, quale<br />
speranza li poteva restare nel <strong>di</strong>scacciarlo al <strong>di</strong> dentro; avendosi la mattina delli 12.<br />
ritrovato<br />
168<br />
morti 116; e’ feriti 196; tanto che bisognava da dovere penzare á qualche<br />
accomodam. to, nδ <strong>di</strong>ssaprovandolo lo stesso Oddo, acció potessero li soldati sparsi per<br />
la <strong>di</strong>fesa della <strong>Città</strong>, radunarsi tutti <strong>alla</strong> <strong>di</strong>fesa del solo Castello sino che potesse<br />
comparire la tanto desiderata armata d’Aragona.<br />
Propostisi qsti motivi <strong>alla</strong> Contessa, nδ poco si turbò, penzando, che nδ fosse tanto<br />
bisogno, quanto timore de Tabernati, ó vacillam. to della <strong>di</strong> loro fede; ne mancò <strong>di</strong><br />
sospettare che le famiglie Faragonios per mezzo <strong>di</strong> suo fllo cδ lo Sforzia avesse fatto<br />
qualche progetto <strong>di</strong> darsi Taberna, applicando á tepidezza <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa ogni <strong>di</strong>sastro, cδ<br />
tanto che vedeva tanti morti, e’ feriti: ed abbenche Oddo avesse veduto cδ gli suoj<br />
proprij occhi in tante occas. ni la valorosa <strong>di</strong>fesa de Citta<strong>di</strong>ni, e’ procurasse<br />
<strong>di</strong>sgombrarli d<strong>alla</strong> Mente questa idea sinistra de Tabernati, pure nδ era possibile<br />
capacitarsi, volendo in ogni Conto defendersi sino all’ultimo. Diede ella gli or<strong>di</strong>ni á<br />
Cinzio Alimenio suo Confidente, e’ che faceva la figura <strong>di</strong> ottimo Comandante nel<br />
Castello, egli stesso <strong>di</strong> uscire cδ 400 soldati, e’ procurare á <strong>di</strong>scacciare il nemico dal<br />
posto assaltandolo. Uscì dunq: dal Castello cδ Lorenzo Micelli Capitano 8. spingarde,<br />
e’ 16. falconetti, volendo il giorno delli 13 visitare li posti, e’ rinforzarli. Radunatisi<br />
tutti avanti il Vescovato, dove barricate le strade, aveano fatto piazza d’armi cδ<br />
esortare ogn’uno <strong>alla</strong> <strong>di</strong>fesa propria, l’animò all’assalto per <strong>di</strong>scacciarne il nemico dal<br />
posto, promettendo á soldati premij eccessivi.<br />
La mattina delli 14. ben per tempo si radunarono tutti per qsta impresa, essendo<br />
piantati li falconetti, e’ le spingarde parte nella Torre del Vescovato, e’ parte nelle<br />
106
Case delli Rocca <strong>di</strong> Guglielmo, aspettando il tocco della Campana del sud. o Vescovato<br />
per dar principio tutti all’attacco, come successe cδ ottimo principio; má deplorabile<br />
fine.<br />
Caminavano innanti 200. Lancie Vestite <strong>di</strong> ferro cδ 44. guastatori,acció rompessero li<br />
parapetti nemici. Comandava qsta<br />
169<br />
Lancia il Capitano Roberto Faraldo: succedevano á qste li 400 soldati cδ spade, ed<br />
archibuggi, comandati dal Micello, poj l’Alimeno cδ 1200. altri soldati parte <strong>di</strong><br />
Taberna, e’ parte ancora del Castello, che accompagnavano la sua persona, essendo <strong>di</strong><br />
qlli <strong>di</strong> Montalto, che stavano fra la porta Montana, ed il Castello, al numero <strong>di</strong> 236.<br />
e’ qsti erano pure armati <strong>di</strong> archibugi, e’ <strong>di</strong> altre armi bianche, che custo<strong>di</strong>vano lo<br />
stesso Alimenio, ed Oddo, che ancora stava al fianco <strong>di</strong> luj. E per retroguar<strong>di</strong>a erano<br />
124. archibuggieri comandati da Alonso Lucifero. <strong>D<strong>alla</strong></strong> strada poj si S. Nicolò dovea<br />
entrare in soccorso Natale Mariconio cδ 140. picche. E d<strong>alla</strong> Casa <strong>di</strong> Tonno da<br />
Presbiteris per la strada, che usciva <strong>alla</strong> Rocca dovea pure entrare cδ 80. soldati per<br />
essere il passo stretto Flavio de Gattis, bisognando maggior rinforzo.<br />
Stando le cose così <strong>di</strong>sposte, la mattina de 15. ad ore 12 <strong>di</strong>ede il segno la Campana del<br />
Vescovato, e’ tutto l’esercito da ogni parte fú in mossa, rotti li parapetti, entrarono cδ<br />
tanta furia nel Campo, che nulla più si vidde <strong>di</strong> coraggioso, e’ <strong>di</strong> ostinato valore: Era<br />
il luogo angusto á tanta gente; má ristretto il Faraldo <strong>di</strong>ede improvvisam. te sopra á<br />
nemici, che qsti nδ potendo resistere al furioso incontro, retrocederono alquanto; ed il<br />
Faraldo inseguendoli <strong>di</strong>ede Campo al Micello d’entrare nel suo luogo; quin<strong>di</strong> scaricati<br />
per due volte l’archibuggi, e’ poj venuti all’armi corte. Succedé graδ mortalità d’ambe<br />
le parti. Quin<strong>di</strong> subintrato l’Alimeno col Corpo dell’esercito, avendosi il Faraldo, e’<br />
Micello ristretti per dar luogo á qsti nuovi soldati per entrare in battaglia, il nemico<br />
andando sempre rinculando, poco mancò <strong>di</strong> nδ restar vuoto il Campo: má ó fosse<br />
cautela del Comandante nemico, ó avviso forse anticipato da quej <strong>di</strong> Taberna, come si<br />
andava sussurrando; tenendo ascosti molti pezzi <strong>di</strong> artiglieria, li fecero giocare cδ<br />
tanta furia,<br />
170<br />
e’ cδ tanta copia de Nemici, ch’entrarono cδ mille fuochi artificiali, oltre le <strong>di</strong> loro<br />
armi <strong>di</strong> fuoco, á Corte, che dopó 3. ore <strong>di</strong> ostinato combattim. to, furono costretti li<br />
nostri á retrocedere entro la <strong>Città</strong>, lasciando per la fretta d’entrare, e’ per la furia<br />
dell’aggressori vacante lo spazio sino <strong>alla</strong> porta; e’ questa quasi rovinata dal Cannone<br />
continuo, che nel tempo <strong>di</strong> qsto Combattimento avea giocato appostatam. te sopra <strong>di</strong><br />
essa per fracassarla. Restarono prigionieri, e’ feriti il Faraldo, ed il Micello; avendosi<br />
ritirato il Comandante Alimenio cδ Oddo, che si ritrovò solam. te in quest’azzione<br />
semplice spettatore, nella piazza del Vescovato sotto il Campanile barricate le strade<br />
107
da per tutto; però la sera si ritirò Oddo al Castello. Li morti de nostri furono 308.,<br />
feriti 94, prigionieri 196.<br />
L’esercito nemico nδ volle più inoltrarsi per nδ perdere troppo gente, volendo á poco á<br />
poco cδsumare li <strong>di</strong>fensori sino che fossero ridotti in stato <strong>di</strong> nδ potersino piú<br />
<strong>di</strong>fendere, e’ sperando, che á tanta scossa si potessero ravvedere, prima che da ambe le<br />
parti si fosse la gente cδsumata. Má vedendo, che nulla si operava d’accordo, anzi più<br />
la <strong>di</strong>fesa si procurava cδ calore; deliberò lo Sforza nel giorno susseguente dare un<br />
generale assalto alle mura per ogni lato; Come infatti la mattina del 17. ad ore 12.<br />
s’incominciò ad assaltare la parte occidentale, dove comandava Fabrizio Boverio, che<br />
teneva sotto <strong>di</strong> se due Capitani Marzio Trinchida, e’ Sigismondo Nuz; Si fecero prove<br />
<strong>di</strong> valore incre<strong>di</strong>bile, respingendo li nemici, che tentavano cδ le bombe, e’ l’arieti, e’<br />
Montoni <strong>di</strong>roccare le Mura, servendosi dell’antico, e’ moderno modo <strong>di</strong> combattere; cδ<br />
tutto ciò nδ li fú possibile á prender posto; abbenche li morissero 38. de suoj, e’ 62.<br />
feriti; e’ delli nostri 8. morti, e’ 14. feriti.<br />
171<br />
Nδ così succedé á Mario suo fllo, che comandava l’altra parte delle Mura, dove il<br />
nemico era cδ tutto l’esercito, cδ tutta l’artiglieria, e’ tutte le machine apparecchiate.<br />
S’incominciò d<strong>alla</strong> mattina ad ore 13., ed all’ore 21. era <strong>di</strong> gia aperto il muro più <strong>di</strong> 20<br />
palmi, ed in molte parti smantellato, tanto che si vedeano prone le scale per salirvi,<br />
come in fatti avrebbero desiderato <strong>di</strong> fare molti Soldati li più coraggiosi, se n’avessero<br />
avuto il Comando da loro Capitani. Mario accorreva ad ogni parte, nδ stimando<br />
pericolo, ancorche avesse Veduto caderli á pie<strong>di</strong> morti due suoj Nipoti Capitani<br />
Volontarij Egi<strong>di</strong>o, e’ Sebastiano figlioli <strong>di</strong> suo fratello Ascanio, ed altri due Capitani<br />
Curzio Catanzaro, e’ Terenzio Frosine gravem. te feriti, cδ Nicolo Carpinio, che<br />
portava l’Insegna; Soldati morti 186.; feriti 318, nδ avendovi potuto occorrervi in<br />
<strong>di</strong>fesa Oddo col Beroaldo, occupati á respingere il nemico, che postato entro Taberna,<br />
minacciava sorprenderla per assalto, ed abbenche qsto attacco fosse scoperto essere<br />
finto, poiche per la strettezza delle Case, e’ per timore <strong>di</strong> qualche mina, e’ per la torre<br />
Campanaria del Vescovato, che cδtinuam. te bersagliava il campo nemico, nδ si potea<br />
supponere inoltrarsi cδ tanta sicurezza, pure Oddo dovea agire, come se fosse stato<br />
Vero, nδ stando sicuro <strong>di</strong> qsto, e’ perciò incapace á dare soccorso all’altre parti delle<br />
mura attaccate: E durando qsto finto attacco sino <strong>alla</strong> sera delli nostri ne morirono<br />
48.; e’ feriti 56; fra li quali il più rimarchevole fú Gaspare Mariconio, che senza<br />
comando volle corteggiare ad Oddo.<br />
172<br />
La Contessa, che il tutto avea osservato dal Castello, sbigottita da tante per<strong>di</strong>te,<br />
cδpassionando tanti Citta<strong>di</strong>ni, e’ Capitani esposti per lej <strong>alla</strong> morte, volea mandare<br />
<strong>alla</strong> <strong>Città</strong> soccorso; má dall’altra parte cδsiderando nδ restarli poj soldati per sostenere<br />
il Castello, deliberò in un cδsiglio <strong>di</strong> guerra tenuto la notte istessa delli 17. chieder<br />
108
tregua per qualche giorno; tanto che all’apparire dell’Alba del giorno 18., fece esporre<br />
nel Campanile del Vescovato ban<strong>di</strong>era bianca, mandando Cinzio Crea Capitano cδ un<br />
trombetta nel Campo nemico,acció chiedesse passaporto per li Deputati, che<br />
s’inviavano allo Sforza per l’accordo. All’apparire della ban<strong>di</strong>era bianca subito<br />
cessarono l’ostilità; e’ nel Comparire il Crea nel Campo, bendato luj cδ altri sej <strong>di</strong><br />
seguito,acció passando per il Campo, nδ l’osservasse, li fú cδceduto il Passaporto,<br />
accompagnato pure cδ la benda sino al nostro esercito.<br />
Fra tanto Taberna cδ la Contessa stabiliti li Deputati per trattare l’accordo. Sin dalli<br />
13. mi avea mandato á chiamare la <strong>Città</strong>,acció l’avessi servito in quell’ultima<br />
occorrenza <strong>di</strong> Consiglio, prevedendo tutto questo, che poj avvenne; tanto che<br />
dubitando nel Viaggio, fuj scortato da 64. soldati; che S. Pietro mandava al Castello<br />
per rinforzo, poiche il nemico stando tutto occupato all’asse<strong>di</strong>o, nδ potea supponersi<br />
assalto più alli Villaggi. Io mi portaj d<strong>alla</strong> Contessa in Castello, e’ lej ivi mi trattenne<br />
poiche la mia età nδ mi permetteva ritrovarmi nella <strong>Città</strong>, dove altro nδ si vedeva che<br />
straggi e’ rovine.<br />
173<br />
Erano gli altri deputati della <strong>Città</strong> per dottori Io, e’ Michelangelo Boverio, che pure<br />
<strong>di</strong>morava in S. Pietro,acció defendessimo li Privileggi della <strong>Città</strong>, per nδ restare<br />
oppressi da Catanzaresi, che pretendevano Campi, ed Industrie. La Contessa vi<br />
mandò per li suoj Privileggi il suo Consigliero Nardo da Sessa. Per le cose della guerra<br />
la <strong>Città</strong> vi mandò Cesare Pistoja, e’ Lorenzo Mariconio, e’ la Contessa vi mandò<br />
Antonio Micello Capitani. E per scrivere le Capitolaz. ni;e’ per la Causa de Privileggi;<br />
qlli cδ se portavano tanto pp quej <strong>di</strong> Taberna, quanto pp qlli della stessa Contessa, vi<br />
vennero Crispo Catanzaro, e’ Iulio Sacco Notari, ed Apocrifarij. Avevamo avuto<br />
l’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> andar temporeggiando, lusingandosi la Contessa <strong>di</strong> qualche soccorso, che<br />
aspettava; E lo Sforza sembrava pure pigliar tempo, aspettando nuove reclute, e’<br />
molto più l’artiglieria grossa pp battere il Castello, poiche li fon<strong>di</strong>tori ancora nδ<br />
l’aveano potuto terminare.<br />
Capo Capo VIII. VIII. Dell’Accordo Dell’Accordo fattosi fattosi per per per Taberna<br />
Taberna<br />
solamente.<br />
solamente.<br />
Partiti la mattina delli 19. dal Castello tutti Noi deputati á Cavallo, accompagnati<br />
solam. te da 16. <strong>di</strong> Cortaggio pure á Cavallo, portando 24. Canne <strong>di</strong> Velluto per<br />
complimentare cδ questa riconoscenza lo Sforza, arrivati, che fummo all’esercito<br />
nemico ni furono bendati gli occhi;acció nell’arrivo, e’ nel ritorno nδ si potesse<br />
174<br />
vedere l’accampam. to nemico; quin<strong>di</strong> giunti al Pa<strong>di</strong>glione dello Sforza, e’ toltaci la<br />
Benda dagli occhi, fummo Condotti dallo stesso Sforza, quale ritrovammo all’impie<strong>di</strong><br />
Vestito <strong>di</strong> abito lungo Senatorio, nδ militare, col pugnale, e’ cδ la spada al fianco á<br />
109
somiglianza dell’abito Senatorio <strong>di</strong> Venezia, rassembrando come se fosse un Signore<br />
Greco; tenendo qsta foggia <strong>di</strong> Vestire un misto bizarro, senza penetrarsene il fine,<br />
avendoci <strong>di</strong> poj informato, che qsto Vestito se l’avea fatto cuscire 8. giorni prima,<br />
volendo apparire, che luj ancorché lombardo, nδ o<strong>di</strong>ava il Greco, al <strong>di</strong> cuj nome,<br />
ancorché Taberna fosse Latina, <strong>di</strong>mostrava una estraor<strong>di</strong>naria affezzione <strong>alla</strong><br />
Nazione <strong>Greca</strong>, essendoli ben noti li <strong>di</strong>ssapori fra Taberna, e’ Catanzaro: e’ perciò<br />
risoluto <strong>di</strong> nδ progiu<strong>di</strong>care l’Una per compiacere l’altro; giacche si aveano posto in<br />
mente quej <strong>di</strong> Catanz. ro oltre il Vescov. o, prendersi il territorio, e’ la maggior parte<br />
dell’industrie, e’ Taberna vivendo in qsta falsa credenza combattere cδ tant’ostinaz. ne<br />
á favore d’Alfonso contro Ludovico.<br />
Fatte le dovute riverenze ad uno ad uno li fú baggiata la mano, ed avendo il Boverio<br />
parlato á nome della <strong>Città</strong>, e’ Nardo á nome della Contessa, lo Sforzia rispose, che<br />
avrebbe assegnato li suoj Deputati per conchiudere l’accordo cδ ogni so<strong>di</strong>sfaz. ne; e’<br />
fattali riverenza, ed egli pure avendoci col Capo chino corrisposto, ci ritirammo in un<br />
altro Pa<strong>di</strong>glione Vicino, dove trovammo Ugone Trincio, e’ Nicodemo Pozzio*<br />
Lombar<strong>di</strong> assieme cδ li due Tabernati, qualj<br />
175<br />
avendo apparecchiato un graδ pranzo, si cδchiuse per la sera la sessione dell’accordo;<br />
avendo presentato la <strong>Città</strong> li Velluti per lo Sforza, quale gradì grandem. te, essendo egli<br />
persona molto avvenente, e’ Principe per ogni parte compito.<br />
Era Fran. co II. Sforza figlio <strong>di</strong> Francesco I. quel graδ Capitano, che morì nel<br />
passaggio del fiume <strong>di</strong> Pescara*, senza aversi potuto trovare il suo Cadavero; allevato<br />
fin da fanciullo col padre della guerra; era alto <strong>di</strong> statura, bianco <strong>di</strong> volto barba nera,<br />
ameno <strong>di</strong> faccia, naso aquilino, occhio grande, loquace, ceremonioso; e’ poteva essere<br />
poco più <strong>di</strong> anni 30. Valoroso, intrepido, arrischiato, prudente, e’ cauto, passando per<br />
il primo Capitano d’Italia, e’ forse al <strong>di</strong> fuora; avido <strong>di</strong> gloria più che nδ sia <strong>di</strong><br />
danaro; si notava in luj alquanto <strong>di</strong> ostinaz. ne nelle sue risoluz. ni. //<br />
Tenutasi la sessione dell’accordo, nulla si poté cδchiudere, poiche quej della Contessa<br />
nδ volevano aderire á partito alcuno, pretendendo <strong>di</strong> darsi tregua per un mese intorno<br />
al Castello; má li Deputati dello Sforzia ostinati per la Contessa, si procurò<br />
cδchiudersi l’accordo per Taberna sola, avendosi in ciò cδtentato la stessa Contessa, e’<br />
furono le seg. ti con<strong>di</strong>zioni dopó tre giorni <strong>di</strong> Contrasto continuj.<br />
1 che si dovesse dare l’Indulto generale per tutti coloro, che in qsta guerra aveano<br />
avuto parte, computandosi ogni cosa come se nδ fosse stata fatta, dovendosi<br />
riconoscere per legitimo Soprano il Re Ludovico, conforme l’altre <strong>Città</strong> l’aveano<br />
riconosciuto.<br />
176<br />
2. che si dovessero restituire li prigionieri d’ambe le parti senza veruna paga; eccetto<br />
però quelli, che si trovavano in Castello appresso la Contessa, nδ stando in poter loro.<br />
110
3. che li abitanti si potessero trasferire altrove cδ portarsi ogni cosa cδ loro, eccetto le<br />
cose attinenti <strong>alla</strong> guerra.<br />
4. che nδ si potessero pigliare le Campane delle Chiese, eccetto quella del Vescovato,<br />
quale avendo sonato per la guerra, dovea essere in pena per qsta mancanza.<br />
5. che dovessero cδsegnare ogni sorta d’armi, solam. te quelle delli Villaggi restavano á<br />
Citta<strong>di</strong>ni.<br />
6. che tutte l’artiglierie de forti eretti potessero essere de Citta<strong>di</strong>ni, nδ potendole però<br />
vendere, ó improntare per un’anno appresso, incominciando dal giorno delle sud. e<br />
Capitolaz. ni.<br />
7. che li Villaggi nδ potessero essere molestati in cosa alcuna circa li stabili, ó circa le<br />
scorrerie, ó circa qualche servizio.<br />
8. che dovessero fra giorni 10. pagare docati 2200 per <strong>di</strong>stribuirsino á soldati in<br />
cambio del sacco.<br />
9. che dovessero pure fra giorni 10. Canne 200. <strong>di</strong> Velluti per gli officiali consegnare;<br />
intendendosi per li officiali Maggiori; poiche per li Minori dovessero fra qsto termine<br />
cδsegnare 400. Canne <strong>di</strong> panni. E 700. Canne <strong>di</strong> tela. Come ancora per lo Sforzia<br />
Canne 120. <strong>di</strong> Damasco per farsene il Pa<strong>di</strong>glione.<br />
10. che tutti li Cavalli, e’ li Muli dopó 10. giorni dall’accordo fossero consegnati<br />
all’esercito.<br />
11. che li Citta<strong>di</strong>ni fossero mantenuti nelli <strong>di</strong> loro privileggi, senza essere variati nel<br />
Governo, nelle fiere, e’ nelle manifatture.<br />
12. che dopó 12. giorni, che si avesse conquistato il Castello, dovesse il nemico<br />
evacuare la <strong>Città</strong>,acció l’abitanti vi potessero ritornare.<br />
177<br />
13. che l’esercito nδ si potesse servire delli materiali della <strong>Città</strong> per l’asse<strong>di</strong>o del<br />
Castello; má le Case dovessero restare nello stato, che si ritrovano.<br />
14. che li Citta<strong>di</strong>ni nδ potessero sotto qualsivoglia pretesto servire <strong>alla</strong> Contessa, ne<br />
dare ricetto á suoj nelle Villaggi per alimentarsino.<br />
15. che per tutto il giorno delli 25. dovesse restare evacuata la <strong>Città</strong>, potendosi gli<br />
abitanti oltre le munizioni <strong>di</strong> guerra, ed armi portarsi qualsivoglia cosa <strong>di</strong> Comestibile,<br />
potendoselo ezian<strong>di</strong>o vendere al Castello se volesse.<br />
Queste furono le Con<strong>di</strong>z. ni dopó tanti <strong>di</strong>battim. ti conchiuse, quali nδ vollero accettare<br />
quelli, ch’erano Venuti per la Contessa, dandosi per l’adempim. to tre Capitani per<br />
ostaggi d<strong>alla</strong> parte <strong>di</strong> Taberna; e’ tre altri per quella dell’esercito; má lo Sforzia<br />
rispose, che nδ volea questi Ostaggi, perche alli suoj deputati, che li proposero questi<br />
ostaggi d<strong>alla</strong> sua parte, rispose, che loro erano deputati che negoziavano cδ sud<strong>di</strong>ti, nδ<br />
cδ eguali. E qd. o si venne poj <strong>alla</strong> firma dell’accordo, rispose, che la sua firma era la<br />
sua Parola, che nδ poteva cδ una <strong>Città</strong>, qle si era unita cδ una ribelle del suo Re,<br />
trattare cδ firme, bisognando queste cδ le Pari, nδ cδ le <strong>Città</strong> sud<strong>di</strong>te, alli quali si<br />
111
dava solam. te la Parola. A qsta parola Ribelle, che toccava la Contessa, e’ la <strong>Città</strong> Io<br />
risposi in <strong>di</strong>fesa della <strong>Città</strong>; che il giuram. to <strong>di</strong> fedeltà essendosi stato dato ad Alfonso,<br />
nδ si poteva mancare la parola á Dio; che il prendere la <strong>di</strong>fesa d’Alfonso era stata più<br />
tosto fedeltà á Dio, ed al Principe; che atto <strong>di</strong> ribellione. E veram. te la cosa appariva<br />
degna <strong>di</strong> scusa; se maj si potessero ammettere <strong>di</strong>scolpe tra la forza del Principe cδ la<br />
raggione del Sud<strong>di</strong>to.<br />
178<br />
La Reggina Giovanna II. avendo adottato per mancanza <strong>di</strong> legitimi ere<strong>di</strong>, come si<br />
<strong>di</strong>sse, ora ad Alfonso, ora á Ludovico, per due volte, si mandarono da Ludovico<br />
l’or<strong>di</strong>ni alle <strong>Città</strong> del Regno per dare il giuram. to <strong>di</strong> Fedeltà, ed Ubi<strong>di</strong>enza, e’ nδ fú<br />
nominata fra le altre <strong>Città</strong> Taberna; quin<strong>di</strong> il Giustiziario, nelle <strong>di</strong> cuj mani si dovea<br />
prestare il giuram. to, nδ volle prenderlo, nδ avendone ricevuto espresso or<strong>di</strong>ne d<strong>alla</strong><br />
Contessa; tanto che si appigliarono tutti al partito del nó. Venne <strong>di</strong> poj adottato<br />
Alfonso, e’ qsto spedì l’or<strong>di</strong>ni circolari per il sud. o giuram. to á tutte le <strong>Città</strong>, fra le<br />
quali rispose Taberna prima <strong>di</strong> Catanz. ro quin<strong>di</strong> si <strong>di</strong>ede in mani del Giustiziario il<br />
sud. o Giuram. to da tutto il Corpo della <strong>Città</strong> sud. a; tanto che li Citta<strong>di</strong>ni obligati per<br />
via <strong>di</strong> giuram. to ad Alfonso, e’ nδ á Ludovico, si stimarono obligati pigliar l’armi in<br />
favore <strong>di</strong> qllo, e’ nδ <strong>di</strong> qsto. Ed abbenche lo Sforza facesse plausibili qste raggioni; si<br />
ostinò, che l’accordo nδ lo volea firmare; má il tutto volle, che restasse sotto la sua<br />
parola; e’ Taberna costretta d<strong>alla</strong> necessità, fú <strong>di</strong> bisogno accettarlo, come li piacque<br />
al Comandante <strong>di</strong> darlo.<br />
Ritornati <strong>alla</strong> <strong>Città</strong>, e’ rappresentata l’ostinaz. ne dello Sforza, vedendosi incapaci á<br />
poter più resistere, poiche cδ questo accordo si cδservava almeno in apparenza qualche<br />
cosa della <strong>Città</strong>, la quale era nelle fabriche molto offesa, avendo li Cannoni, e’ le<br />
Bombe molto offeso d’ogn’altro il Vescovato, che cδ l’occasione del Campanile, che<br />
offendeva, il nemico più d’ogn’altro luogo avea drizzato la batteria, rovinatasi la<br />
Cappella <strong>di</strong> S. Cassiano, che li Pedanti á loro spese aveano l’anno avanti alzata cδ<br />
tanta Vaghezza, e’<br />
179<br />
magnificenza, come ancora l’Ateneo mezzo <strong>di</strong>roccato, e’ tutti li e<strong>di</strong>ficij più alti, ora<br />
dal Castello, ora dal nemico nelli tetti fracassati quasi tutti quelli, che correano da<br />
una Porta all’altra; tanto che nδ conoscendosi più la <strong>Città</strong> qual si fosse, si penzò cδ<br />
qsto accordo poterla poj col tempo ristabilire. Si <strong>di</strong>edero tutti ad adempire le Con<strong>di</strong>z. ni,<br />
ed á cδdurre la robba per li Villaggi, avendosi la Contessa ritirato li suoj soldati nel<br />
Castello, procurando da ivi la <strong>di</strong>fesa.<br />
La maggior parte poj della gente più cδmoda si ritirò in S. Leo, come luogo più forte,<br />
più lontano da Scorrerie, e’ chiuso per ogni parte; l’altri in Bompignano; e’ la gente<br />
più bassa in Bartalisio: E perche il tempo era breve, ed il più vicino era lo stesso<br />
Bartalisio, ivi fú cδdotta ogni cosa; avendo la Contessa procurato so<strong>di</strong>sfare il danaro<br />
112
accordato, nδ essendo li Citta<strong>di</strong>ni capaci á pagarlo. Li drappi poj, li panni, e’ le tele<br />
furono puntualm. te cδsegnati, perche vi stavano pronti. E così fú eseguito circa l’armi,<br />
ed ogn’altra cosa pattuita, avendo lo stesso Sforzia cδceduto altri tre giorni <strong>di</strong> tempo<br />
più dell’accordato; tanto che alli 6. <strong>di</strong> Luglio nella <strong>Città</strong> nδ vi era più persona alcuna<br />
fuorche Soldati, che partendo li Citta<strong>di</strong>ni subintravano nelle Case per fortificarsino, e’<br />
<strong>di</strong>sponere il tutto per l’asse<strong>di</strong>o del Castello; dove era restata l’ultima speranza della<br />
Contessa; la quale á molti <strong>di</strong>ede il permesso <strong>di</strong> uscire, qualora volessero; nδ tanto per<br />
conoscere la fedeltà <strong>di</strong> chí restava, quanto pure per scemare qualche bocca inutile,<br />
penuriandosi d’acqua, che le Cisterne givano mancando, se nδ pioveva.<br />
180<br />
Capo Capo IX. IX. Descrizione Descrizione del del Castello, Castello, e’ e’ suoj<br />
suoj<br />
Comandanti.<br />
Comandanti.<br />
Il Castello fabricato da Bajolardo figlio <strong>di</strong> Unfrido, come si <strong>di</strong>sse, benche fatto<br />
all’antica prima dell’uso della polvere fosse una delle più belle opere <strong>di</strong> quej tempi, da<br />
Ludovico <strong>di</strong> Durazzo 70. anni prima dell’asse<strong>di</strong>o fú ornato <strong>di</strong> molte opere esteriori, ed<br />
ampliato ancora per Capire più soldatesca, e’ regolato per maggior sicurezza cδ sej<br />
baloar<strong>di</strong>; due anni prima <strong>di</strong> quest’asse<strong>di</strong>o la Contessa vi fece fare altri 8. baloar<strong>di</strong><br />
all’intorno, cδ fortificare il recinto, piantandovi nelli suoj angoli 4 rivellini, e’<br />
scavandovi una profon<strong>di</strong>s. ma fossa,acció ai nemici si rendesse inespugnabile .<br />
La sua fabrica cδsisteva in tre gran<strong>di</strong>s. me torri <strong>di</strong> figura ovata, continentino molte<br />
stanze, cioè 34. al <strong>di</strong> sotto, e’ 23. al <strong>di</strong> sopra cδ due gran<strong>di</strong>s. me sale: gran<strong>di</strong> ancora 4.<br />
stanze sotto, ed altre 4. sopra per cδservarvisi le armi <strong>di</strong> ogni specie ; tanto che nδ si<br />
trovava altro Castello all’intorno, che fosse provisto più <strong>di</strong> qsto <strong>di</strong> armi antiche, e’<br />
moderne. Sotto qste Torri vi erano Camere 62. all’intorno, ben fortificate <strong>di</strong> grosse<br />
mura per li soldati, e’ comunicavano entro le torri per 4 portelluccie <strong>di</strong> ferro; due <strong>alla</strong><br />
torre <strong>di</strong> mezzo, ed una per ciascheduna torre, oltre <strong>di</strong> qste Camere ben fortificate vi<br />
erano molte Caserme per la fiera <strong>di</strong> S. Sebastiano, ed in caso <strong>di</strong> bisogno per cδmodo<br />
dell’altri soldati,acció nδ stessero esposti all’ambiente; má potessero avere qualche<br />
ricovero; nδ potendo qste cδsiderarsi come fortezza per <strong>di</strong>fesa; má per puro cδmodo;<br />
essendovi in queste 4. stanze per l’Ospedale <strong>di</strong>stinte.<br />
181<br />
Il recinto chiuso del Castello era quadrato, cδ un’altis. mo muro all’intorno del Monte.<br />
Si entrava in qsto recinto per due porte <strong>di</strong> ferro, una d<strong>alla</strong> parte orientale verso la<br />
<strong>Città</strong>, e’ l’altra dall’occidentale. La porta orientale si chiamava <strong>di</strong> S. Martino, per<br />
esservi al <strong>di</strong> dentro attaccata la Chiesetta <strong>di</strong> S. Martino, ch’era la Parocchiale del<br />
Castello, fattavi fare da Ludovico istesso <strong>di</strong> Durazzo; standovi pure entro le Torri<br />
due oratorij: uno per la Contessa al <strong>di</strong> sopra, ove ella era solito <strong>di</strong> abitare l’esta’, e’<br />
qsto era col titolo <strong>di</strong> S. Margherita; poiche era stato e<strong>di</strong>ficato per or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong><br />
113
Margherita <strong>di</strong> Durazzo. L’altro oratorio al <strong>di</strong> sotto per Commodo del Castellano, e’<br />
officiali era col nome <strong>di</strong> S. Sebastiano, pure fatto e<strong>di</strong>ficare d<strong>alla</strong> sud. a Margherita; e’<br />
d<strong>alla</strong> Contessa due anni prima <strong>di</strong> qsto asse<strong>di</strong>o era stato molto abbellito, cδ far fare S.<br />
Sebastiano Protettore del Castello, e’ della <strong>Città</strong>, cδ farci intervenire il Corpo del<br />
Magistrato, e’ Regim. to nel giorno della sua festa ottenutone il Breve dal Pontefice<br />
Martino V., dovendo in tale giorno officiare l’Arciprete, cδ una fiera franca per tutto<br />
il recinto del Castello, che durava tre giorni.<br />
Comandava da Castellano Clemente Morone; má per la sua decrepitezza fatto più per<br />
consigliare, che per combattere, faceva le sue parti Giulio suo figlio, tenendo á lato<br />
Fulvio Beroaldo Soldato invecchiato nell’armi, e’ si teneva per maneggio delle<br />
Machine <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa per il primo, avendo sin d<strong>alla</strong> gioventù militato sotto il<br />
Comandante Alberico de Cunio, tanto celebre; poiche Oddo teneva il Supremo<br />
Comando più per onore della sua persona, che per Valore Militare. Vi erano poj per<br />
Capitani Albrizio Ginnesio per li Baklestrieri, Roberto Faraldo per gli Archibuggieri,<br />
Tomaso Filanzio per l’altre armi corte e’ lunghe incδfuso sotto l’insegna Verde;<br />
Flavio Nuz per l’artiglieria sotto l’insegna<br />
182<br />
rossa, e’ Valerio Riczello risanato sotto l’insegna bianca, cδ Orazio Ruspo sotto<br />
l’insegna gi<strong>alla</strong>; qsti tre Capitani comandavano fuora le torri: poiche qste erano<br />
riserbate á Gilio, e’ Scipione Alimeni, come ancora á Bernardo Longos. Questi furono<br />
li Comandanti restati al Castello, come più attaccati all’interessi della Contessa; e’ più<br />
fedeli; essendosi gli altri ritirati nelli Villaggi. Li Soldati per l’armi erano 1213.; per<br />
l’artiglierie 684.; per le Machine 782.; per servizio del Comestibile 62. ed 83. Iudej,<br />
che pure servivano pp qsto ministerio, nδ essendo atti all’armi. La gente, che serviva<br />
<strong>alla</strong> Contessa, ed Oddo per Corteggio tra Uomini, e’ Femmine 53., essendo state tutte<br />
l’altre persone inutili mandate via per li Villaggi <strong>di</strong> S. Pietro la maggior parte, e’ per<br />
S. Pietro in Vinculis. Li Capi poj dell’artiglieria erano li due artiglieri, cioè Curso, e’<br />
quel <strong>di</strong> Sessa; tenendo sotto <strong>di</strong> loro 30. Maestri Polverari del Borgo, che l’assistevano<br />
nello Sparo; poiche per l’altre occasioni <strong>di</strong> Carico, condotta, ed altro assistevano li<br />
Soldati. Artisti, Fabri, e’ Falegnami erano 46. per lo bisogno del sud. o Castello. Ed 8.<br />
<strong>di</strong>spenzatori del pane. Tutti qsti erano quelli, che si trovavano nel Castello sudetto; nδ<br />
penuriandosi d’altro, che <strong>di</strong> acqua nelle Cisterne; poiche li Condotti <strong>di</strong> fuora cδ le<br />
nuove fabriche erano alquanto guastati; e’ la staggione correndo arida cδ tanta gente,<br />
si temeva <strong>di</strong> tal mancanza; abbenche <strong>di</strong> poj nδ avesse mancato, per essere l’asse<strong>di</strong>o<br />
durato più breve <strong>di</strong> qllo si lusingavano li Asse<strong>di</strong>ati.<br />
114
Capo Capo Capo X. X. Dell’Asse<strong>di</strong>o Dell’Asse<strong>di</strong>o del del Castello, Castello, Castello, e’ e’ sua<br />
sua<br />
Capitolazione Capitolazione sino sino al al fine. fine.<br />
fine.<br />
Il giorno sesto <strong>di</strong> Luglio era <strong>di</strong> gia stato l’ultimo per li Citta<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> Taberna; poiche in<br />
qsto giorno s’erano tutti ritirati alli Villaggi, ed á proporzione della <strong>di</strong> loro partenza,<br />
venivano li Soldati dal Campo ad occupare le Case, ed alzare <strong>di</strong>fese per lo Sparo del<br />
Castello, che li molestava. Piantò nella Torre Campanaria del Vescovato 4. pezzi <strong>di</strong><br />
Cannoni; altri sej ne piantò nelle Case <strong>di</strong> Virginio Boverio avanti la Chiesa <strong>di</strong> S.<br />
Nicolò; due mortari cδ le bombe avea piantato nella strada <strong>di</strong> Rosario Longos tra il<br />
Vescovato, e’ la Porta Montana. Un altro mortario cδ due Cannoni al Convento de<br />
Domenicani, e’ due Cannoni á quello <strong>di</strong> S. Francesco. Nelli Buchi delle Case <strong>di</strong><br />
Onorato Mariconio, ed Eugenio Rocca 32. falconetti, 26. spingarde , e’ 14 cannoni<br />
piccoli per tirare al recinto del Castello. E qsta era l’artiglieria piantata dal Nemico cδ<br />
li suoj Artiglieri venutili da Lombar<strong>di</strong>a, e’ Germania molto prattici á tal mestiere.<br />
Avea poj lo Sforzia, che abitava nelle Case del Faragonios mandati d<strong>alla</strong> parte<br />
settentrionale 3888. soldati cδ 6. Cannonetti, e’ 3. Cannoni gran<strong>di</strong>, che doveano<br />
quella parte cannonare continuam. te come in fatti seguì la mattina delli 14. Luglio<br />
avendo in tutti li posti egualm. te il nemico principiato il fuoco dell’artiglieria; ed<br />
abbenche il Castello pure corrispondesse, ad ogni maniera il danno era poco per li<br />
ripari, che li nemici aveano fatto. La sera <strong>di</strong>sfecero dalle torri 14. merli cδ la morte <strong>di</strong><br />
6. Soldati, ed 8. feriti che ivi si ritrovavano.<br />
184<br />
Il giorno delli 15. continuò il fuoco, ed una bomba caduta nel Recinto sotto le torri<br />
uccise 3. Soldati, e’ ne ferì 5.; tanto che vedendosi le stesse torri bersagliate, la<br />
Contessa, pretendendo <strong>di</strong> ad<strong>di</strong>tare il luogo dove ella si fosse ritirata,acció dal Cannone<br />
nδ fosse offesa, come si costumava tra Sovrani, <strong>di</strong> nδ in<strong>di</strong>rizzare ivi lo sparo,<br />
dubitando <strong>di</strong> qualche ripulsa, si ritirò cδ le sue donne nel più basso della torre<br />
maggiore; d<strong>alla</strong> quale verso la sera caddero 8. merli cδ morte <strong>di</strong> 7. e’ feriti 3.; ed il<br />
fuoco del Castello ancora nδ avea troppo offeso il nemico.<br />
Il giorno 16. si stiede in riposo d<strong>alla</strong> parte del nemico; má nella mattina delli 17. <strong>di</strong>ede<br />
per ogni lato fuoco all’artiglieria, roverciando graδ parte del recinto verso l’oriente;<br />
però accorsavi graδ gente al riparo vi morì Flavio Nuz cδ 22. altri soldati, oltre <strong>di</strong> 7.<br />
feriti. <strong>D<strong>alla</strong></strong> parte poj Australe, e’ Boreale succede nδ poco danno alli merli cδ la morte<br />
<strong>di</strong> 7. Soldati, e’ 4. feriti.<br />
Alli 18. Una bomba cascò in Magazeno <strong>di</strong> polvere attaccato <strong>alla</strong> torre maggiore, e’ vi<br />
fece graδ spavento più che nδ fosse il danno; morendovi soli 4., e’ feriti due. Questo<br />
caso fece risolvere á Comandanti <strong>di</strong> uscire dal recinto cδ tutta la forza, ed assaltare il<br />
posto della Casa per sorprendere li Mortari piantati nella strada <strong>di</strong> Rosario Longos,<br />
183<br />
115
che facevano il più danno. Si <strong>di</strong>ede il carico al Ginnesio, ed al Faraldo, quali usciti dal<br />
recinto, ed assaltato il posto, vi restò morto il Ginnesio cδ 14. Soldati, oltre 17. feriti;<br />
tanto che furono costretti al ritiro; progettando<br />
185<br />
qualche cδvenzione. Furono sostituiti al Nuz Valerio Riczello, ed al Ginnesio, Orazio<br />
Ruspo, quali appena ricevuto il Comando, terminarono nel seguente giorno la Vita.<br />
Essendosi fatta l’apertura del recinto, si penzò dal nemico sforzare quel posto; ed<br />
avvicinata più da Vicino l’artiglieria grossa, cominciò un fuoco terribile; e’ più<br />
d’ogn’altro li falconetti facevano rovina della gente, che giva per affacciarsi alle<br />
Mura. Verso la sera 300. soldati vestiti <strong>di</strong> ferro, e’ seguiti da altri 1000. cδ archibuggi<br />
voleano penetrare in quel posto per sforzarlo; il Valerio, che conobbe questa risoluz. ne<br />
de nemici, trovandosi ivi cδ 200. Soldati, procurò respingerli; má da un colpo <strong>di</strong><br />
falconetto nell’occhio destro cadde morto; Vi accorse il Ruspo cδ 300. Soldati, e’<br />
seguita un’ardentis. ma Zuffa, respinse il nemico; má da una archibuggiata perduto il<br />
braccio destro, fú costretto lasciare l’impresa, essendo dopó due giorni morto; restando<br />
pure morti nel recinto altri 42., e’ 63. feriti.<br />
Alli 21. verso l’ora <strong>di</strong> pranzo preceduto lo sparo <strong>di</strong> tutta l’artiglieria, si <strong>di</strong>ede per ogni<br />
parte un generale assalto, nδ facendosi più Conto <strong>di</strong> vita, comandando lo stesso<br />
Sforzia; e’ cδ ardore incre<strong>di</strong>bile Oddo col Beroaldo, col Castellano, e’ cδ li due<br />
Alimeni, poiche Cinzio si ritrovava in<strong>di</strong>sposto, e’ nδ potea Comandare, stando presso<br />
la Contessa per Confortarla, procuravano <strong>di</strong> respingere il nemico, essendovi d<strong>alla</strong> parte<br />
orientale il Faraldo, e’ dall’occidentale<br />
186<br />
il Filanzio; si respinse il nemico in quella parte, má restò superiore in qsta; tanto che<br />
trovandosi <strong>di</strong>roccato il recinto più <strong>di</strong> 40. pie<strong>di</strong>, e’ superato dal nemico cδ fortificarvisi,<br />
avendovi subito piantato due Cannoni, e’ 18. falconetti, <strong>di</strong>ede motivo á Comandanti<br />
del nostro esercito ad intavolare qualche accordo, prima <strong>di</strong> esser preso il Castello per<br />
assalto, ó ridursi all’ultima estremità, e’ soggiacere á con<strong>di</strong>z. ni troppo dure. La<br />
Contessa, che pure conosceva l’impotenza nel resistere, e’ la speranza <strong>di</strong> soccorso<br />
perduta, si rimise al Suo Consiglio <strong>di</strong> guerra, quale giu<strong>di</strong>cò mettere ban<strong>di</strong>era bianca per<br />
sospendersi l’ostilità, come in fatti cessò lo sparo per tutta la sera, e’ la notte.<br />
La mattina si spedì nel Campo cδ un Trombetta Scipione Alimenio per intavolare<br />
l’accordo, promettendo la Cessione del Castello, salva però la persona della Contessa,<br />
<strong>di</strong> Oddo, e’ <strong>di</strong> tutta la gente, e’ robba: evacuandolo; e’ nδ portandosi altro li Soldati,<br />
che l’armi, restando nel Castello le munizioni <strong>di</strong> guerra, e’ <strong>di</strong> bocca cδ l’artiglierie, ed<br />
altre armi, eccettuate quelle, che ogni soldato dovea portare.<br />
Giunto l’Alimenio presso dello Sforzia, ed esposta l’ambasciata li fú risposto, che la<br />
guerra si facea per la Contessa, nδ per il Castello; che bisognava uniformarsi <strong>alla</strong><br />
fortuna dell’armi; che per Oddo l’avrebbe fatto uscire libero cδ 200. soldati per sua<br />
116
guar<strong>di</strong>a, armi, ban<strong>di</strong>ere spiegate, tamburi battenti; má per l’altre Cose, nδ poteva<br />
privare la sua milizia dell’utile, ne il Re Ludovico delle muniz. ni, attrezzi, artiglierie,<br />
armi, e’ soldati. Oddo, che nδ era rubricato* più che la parentela della Contessa,<br />
poteva trasportare 4. Carri coperti per se, e’ 4. altri per li Soldati. Scortati sino á<br />
187<br />
Montalto. E nδ avendo potuto più vantaggiare le Con<strong>di</strong>z. ni il sud. o Alimenio se ne<br />
ritornò subito; e’ la Contessa procurando cδ qualche donativo raddolcire l’asprezza<br />
dello Sforzia, avendolo fatto proponere ad Ambrogio Triburzio suo Parente per<br />
placare cδ qsta strada il rigore <strong>di</strong> qste con<strong>di</strong>z. ni, dove la sua Persona restava<br />
prigioniera cδ la per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> tutti li suoj Officiali, e’ soldati: Má il Triburzio nulla<br />
avendo potuto cδchiudere restò per la via dell’armi, á terminare qsto cδtrasto.<br />
Il giorno dunq: delli 24. verso la mattina si ripigliarono l’ostilità; incominciando dalle<br />
Torri, alle quali era indrizzata l’artiglieria tutta. Verso l’ora <strong>di</strong> Vespro, la Torre<br />
occidentale era quasi mezzo <strong>di</strong>roccata, e’ quella <strong>di</strong> mezzo molto offesa, sperando il<br />
nemico, che per il giorno seguente li soldati ne potessero scalare le Mura del Castello<br />
qd. o le Torri restavano <strong>di</strong>sfatte; e’ così n’era perso* il Comando dal giorno antecedente.<br />
Che però la Contessa vedendosi impotente á resistere, volle prima <strong>di</strong> darsi tentare cδ la<br />
sua presenza gl’ultimi sforzi. Uscì la mattina delli 26. cδ tutto l’esercito per scacciare<br />
il Nemico dal Recinto occupato,volendo ella mettersi á fronte de suoj soldati<br />
accompagnata da Oddo, e’ dal Beroaldo, e’ tutti li restanti Capitani per esperimentare<br />
l’ultimo crollo della fortuna. S’incominciò l’attacco cδ un valore incre<strong>di</strong>bile; má il<br />
nemico contraponendo allo stesso valore il numero<br />
188<br />
molto maggiore de Soldati, la Sperienza dell’Artiglieri, il Coraggio delle continue<br />
Vittorie, fú necessitata la Contessa ritirarsi entro il più basso delle Torri, cδ aver<br />
veduto sú gl’occhi suoj proprij Cadere morti de suoj Soldati 141.; feriti 83. fra i quali<br />
Bernardo Longos, e’ Gilio Alimenio; ed il Beroaldos in una mano leggierm. te; tanto che<br />
vedendosi il tutto precipitato, per nδ restare esposta all’assalto, fece mettere nella<br />
torre grande ban<strong>di</strong>era bianca per intavolare la resa cδ quelle cδ<strong>di</strong>zioni, che si<br />
potrebbero ottenere in qsto stato quasi deplorabile.<br />
Spedì subito la Contessa al Beroaldo dove lo Sforzia, che si trovava nella Villa<br />
Faragonia,acció intavolasse le con<strong>di</strong>z. ni; quali abbenche le cose erano ridotte<br />
all’estremo, pure lo Sforzia si portò cδ qualche indulgenza; avendo ad Oddo<br />
accresciuti altri 100. soldati cδ 4. officiali; altri due Carri Coperti,acció potessero<br />
salvare qualche cosa <strong>di</strong> più; potendo uscire cδ tutti gli onori militari, e’ cδ due pezzi <strong>di</strong><br />
artiglieria; però nδ dovessero per tre anni militare contro il Re Ludovico. furono qste<br />
con<strong>di</strong>z. ni d<strong>alla</strong> Contessa firmate, má dallo Sforza nó: allegando quelle raggioni istesse,<br />
che allegò per Taberna, volendo che la sua parola servisse per firma. E perche la<br />
Contessa cδ quest’atto restava troppo offesa, fece scrivere sotto le Capitolaz. ni<br />
117
l’accertam. to dal Triburzio suo Parente, spiegando, che lo Sforzia senza firmare, si era<br />
compromesso su la sua parola <strong>di</strong> eseguire, e’ fare eseguire quanto si era cδ la Contessa,<br />
e’ col Beroaldo stabilito circa l’accordo, e’ signantur circa la stessa Persona sua, che<br />
veniva á restare priggioniera.<br />
189<br />
Accettate le Con<strong>di</strong>z. ni il giorno seguente si consegnò ad Ottavio Verme una porta del<br />
Castello, della quale s’impossessò con 300. Soldati sino, che la cose fossero adempite,<br />
quali puntualm. te adempirono per li 3. <strong>di</strong> Agosto, nel <strong>di</strong> cuj giorno parti Oddo, secondo<br />
il Concordato per la volta <strong>di</strong> Montalto. E la sera dello stesso giorno la Contessa cδ<br />
tutto il suo Cortaggio si portò nel palazzo delli Rocca, ove li fú assegnata la Guar<strong>di</strong>a<br />
<strong>di</strong> 100. Soldati cδ il Capitano Canossa. Il giorno seguente venne lo Sforzia d<strong>alla</strong> Villa<br />
per visitarla, accompagnato da Simone Faragonio, e’ Gilberto Verme; la Visita fú<br />
brevis. ma, avendosi ritirato nella Villa la stessa mattina. Però la susseguente mattina<br />
vi mandò per visitarla á suo nome lo stesso Verme; e’ la sera tutti gli Officiali<br />
Maggiori vennero dal Campo á cδplimentarla, nδ avendo maj lo Sforzia mancato <strong>di</strong><br />
provederla nel tempo dell’asse<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Vini, Neve, ed ogn’ altro per la sua Corte.<br />
La mattina delli 9. partì la Contessa per la Volta <strong>di</strong> Cosenza, avendosi designato la<br />
sua <strong>di</strong>mora in quel Villaggio, che più li piaceva, e’ li era cδmodo per l’aere, stando<br />
alquanto in<strong>di</strong>sposta; accompagnandola per corteggio, e’ per Custo<strong>di</strong>a 400. Soldati cδ<br />
due Capitani sino che il Re Ludovico avesse <strong>di</strong> lej determinato il <strong>di</strong> più; nδ avendola<br />
prima delli due anni aggraziata; però restando dopó qsto tempo libera, nδ trascurò <strong>di</strong><br />
attendere á sollevarsi da tanti gravi <strong>di</strong>spen<strong>di</strong>j; ed á dare pure qualche sollevo á<br />
Taberna, ed á tante famiglie rovinate per <strong>di</strong> lej caggione.<br />
Delli Soldati, che militavano nel Castello furono posti in libertà quej <strong>di</strong> Taberna,<br />
Catanzaro, Cotrone; quej dell’altre parti furono incorporati al suo esercito,acció lo<br />
servissero per tre anni, dandoseli poj la libertà, cδforme puntualm. te<br />
190<br />
fú eseguito; E lo Sforzia avendo il giorno 11. <strong>di</strong> Agosto voluto andare sino al<br />
Convento <strong>di</strong> Pesaca improvvisam. te, dove fú accolto da tutti quegli Ecclesiastici cδ<br />
graδ marche <strong>di</strong> onore, avendo lasciato docati 120. per una lampada <strong>di</strong> argento, la sera<br />
<strong>di</strong>morò in S. to Pietro nelle Case del Ferrarijs, al qle <strong>di</strong>ede lode grande per il valore<br />
<strong>di</strong>mostrato nella <strong>di</strong>fesa della sua Padria; la mattina si ritirò in Taberna, ed il giorno<br />
16. partì per Cosenza, avendo lasciato nel Castello 200. Soldati cδ 30. Cavalli sotto il<br />
Comando <strong>di</strong> Ambrogio Tarbisio Castellano; á cui si <strong>di</strong>ede pure la Cura della Torre <strong>di</strong> S.<br />
Barbara. Nelle Case Faragonie, quali erano restate le più salve, vi si collocarono due<br />
Mastri Razionali per esiggere le ren<strong>di</strong>te dello Stato, incorporate al Fisco. E per<br />
Giustiziario lasciò la Cura á Gregorio Frosine per qd. o la Gente si fosse ritirata,<br />
restando evacuata la città, cδforme si era cδvenuto.<br />
118
Ma perche le cose della Contessa nδ si vedevano ben assodate, e’ le Case della <strong>Città</strong><br />
erano tutte rovinate, l’industrie perdute, ed il sito senza qste nδ poteva alimentare le<br />
genti, standoli il territorio molto lontano, e’ qlli che dalle marine avrebbero potuto<br />
trasportare cδ 200. Soldati nel Castello nδ potevano stare sicuri, deliberarono nelli<br />
Villaggi accommodarsino <strong>alla</strong> meglio li fosse stato possibile sino che il tempo potesse<br />
maturare queste dubiezze; e’ potessero gli abitanti trovare più maggiore sicurtà.<br />
191<br />
Ed avendo fra tanto <strong>di</strong>segnato il luogo più opportuno, e’ Capace per tanta gente<br />
<strong>di</strong>spersa, giu<strong>di</strong>carono Bompignano, chiuso da ogni parte, e’ cδmodo ad ogni accidente<br />
<strong>di</strong> soccorso dalli Stati de Ruffi per la parte delle montagne, potendo ricevere soccorso<br />
dalli Villaggi; che se bene fossero lontanti dalle Marine, erano più vicini alle<br />
Montagne: ed essendo tempo <strong>di</strong> esta’, dove la montagna nδ appariva aspra, má<br />
deliziosa, tenendo l’acqua in copia, e’ la pietra cδ la Calce, e’ legna entro lo stesso<br />
Bompignano, nδ tardarono <strong>di</strong> ivi stabilirsino; e’ li Monaci Pesacensi si cδpromisero<br />
d’ogni agiuto; e’ quej <strong>di</strong> Fateano nδ mancarono <strong>di</strong> cδtribuire ancora grani per<br />
alimentare tanta gente <strong>di</strong>spersa. E per rendere il luogo più sicuro, nel passo delle<br />
Montagne,acció li ladri nδ sorprendessero la Bestiame, la raccolta, e’ la gente,<br />
fabricarono á spese comuni cδ li Pesacensi una graδ Torre col recinto ampio, ed alto<br />
detta Torrecene, che voleva <strong>di</strong>re Torre Comune, terminata l’anno 1431 col piano de<br />
parapetti, e’ cδ due baloar<strong>di</strong>, oltre 42 merli; standovi cδtinuam. te 16. <strong>di</strong> guar<strong>di</strong>a cδ 4.<br />
falconetti, e’ 48. archibuggi; scorrendo <strong>di</strong> qsti al <strong>di</strong> sopra 8. per guar<strong>di</strong>a più maggiore;<br />
soggiacendo Taberna <strong>alla</strong> metà della spesa cδ li Monaci Pasacensi, che veram. te in qsta<br />
Calamità si portarono cδ graδ Carità, e’ Zelo nδ solo cδ gli Ecclesiastici, e’ Popolo;<br />
quanto cδ le Chiese, nδ avendo trascurato cδtinuam. te somministrare li bovi pp<br />
trasporto della legname.<br />
192<br />
Si ritirarono in Bompignano tutte le famiglie <strong>di</strong>sperse, cδ qlle che si trovavano in S.<br />
Leo, poiche quelle, ch’ erano andate in S. Pietro, fecero jvi <strong>di</strong>mora: Tanto che radunati<br />
tutti gli Artisti <strong>di</strong> Taberna nel sud. o Bompignano, procurarono stabilirvi le Stesse<br />
Parrocchie cδ l’istesse strade delle Arti, conforme erano ivi <strong>di</strong>stinte, framischiandovi le<br />
Case de Nobili nelli siti più migliori; nδ tenendo strada propria, come in Taberna,<br />
fuorche la Parocchia <strong>di</strong> S. Nicolo, ove situarono il maggior num. o de Palazzi; ed in<br />
Bompignano stesso S. ta Maria Maggiore; tanto che fatta la numeraz. ne secondo si<br />
costumava in Taberna in quest’anno 1450. nel quale Io scrivo, si ritrovarono abitanti<br />
3629. inclusovi li ecclesiastici, Religiosi, e’ Servi Forastieri. Bartalisio salì più sopra,<br />
e’ si <strong>di</strong>vise in due pezzi; Uno chiamato Albio, situato nella Vigna <strong>di</strong> Agostino Albio;<br />
l’altro Dardanisio, per esservi situate le famiglie antiche <strong>di</strong> Palepoli nell’Uria, quali<br />
erano li residuj <strong>di</strong> quelli antichi Trojani, che Dardani ezian<strong>di</strong>o in Taberna si <strong>di</strong>cevano,<br />
e’ stavano al vico fra la chiesa <strong>di</strong> S. Nicolo, e’ le Case de Longhi. Facevano nella<br />
119
numeraz. ne l’Albio 416., dardanisio 206. Sopra il fiume Litricon vi era l’Ospizio <strong>di</strong> S.<br />
Giovanni per li Passaggieri; in qsto situate alcune Case dello stesso Bartalisio vi<br />
fecero abitaz. ne numerata per Anime 77. In S. Giorgio si ritirarono gli abitanti, però<br />
nδ come prima cδ l’industria della seta, restandovi soli 3. telari, e’ facea anime 47; ed<br />
in S. Nicolò <strong>di</strong> Sabuzio mancando il lavoro, mancarono l’Anime, nδ facendo più che<br />
83.<br />
193<br />
Quej Mastri poj nel Borgo venuti in Bompignano per stabilirsino, ed avendo<br />
cδtrastato cδ la Maestranza, che abitava entro la <strong>Città</strong>, volendo come tale essere<br />
preferita á quella del Borgo, qsta corrucciata, procurò situarsi in S. Biaggio, ove li<br />
Prefetti della Seta, come più facoltosi la potevano agevolare in qste Calamità, quin<strong>di</strong><br />
venuti dal Borgo li Mastri della polvere, li Conciatori de pelli, e’ li Ferrari al num. o <strong>di</strong><br />
364. uniti cδ quelli <strong>di</strong> S. Biaggio si cδprarono il piano de Garuppi, ed e<strong>di</strong>ficarono<br />
Maranisio, ove era la Vigna <strong>di</strong> Marco Maranisio. S. Sofia si ritirò al <strong>di</strong> sopra Manfró,<br />
dove per argine del nemico vi aveano fatto una graδ fossa, e’ lo chiamarono Fossato.<br />
S. Leo si ritirò dopó l’incen<strong>di</strong>o nel graδ Cortile del Recinto Basiliano, cδtracambiato<br />
cδ li Pesacensi nel terreno <strong>di</strong> Palepoli; cδcedutoli d<strong>alla</strong> <strong>Città</strong> per la Custo<strong>di</strong>a fatta<br />
delle robbe, e’ delle genti. E perche S. Pietro nδ partecipò <strong>di</strong> qsto benef. o <strong>di</strong> custo<strong>di</strong>a,<br />
nδ volle cedere il jus del pascolo sú quel tempo nell’Uria. E cδtrastando per il nome,<br />
chí volea chiamarlo S.Leo, má ancora vi erano molte Case, chí S. Basilio, come si<br />
chiamava, <strong>alla</strong> fine per un graδ piede <strong>di</strong> Sorbo nel mezzo del Cortile si <strong>di</strong>sse il Sorbo.<br />
Così S. Mauro sceso dal Monte al piano per una graδ Noce <strong>di</strong> Gasparo Rizzo<br />
s’intitolò la Noce per togliere le gare tra li Vecchi, e’ Nuovi abitatori: facendo nella<br />
Numeraz. ne S. Biaggio ritirato in Maranisio 487; S. ta Sofia 314. ritirata in Fossato. E<br />
S. Leo stabilito nel Sorbo 482.// S. Pietro accresciuto <strong>di</strong> oltre 83. famiglie facea<br />
Anime 3113: S. Pietro in Vinculis 182., Bucisano ritiratosi al Basso in luogo più<br />
sano, detto Magissano facea Anime 567. S. Marco accresciuto <strong>di</strong> altre famiglie facea<br />
Anime 319. Li Iudej nδ avendo potuto trovar luogo, che possa essere á proposito per<br />
la <strong>di</strong> loro sussistenza in qsti tempi tanto calamitosi, si ritirarono cδ il <strong>di</strong> loro Rabino<br />
presso gli altri in Catanz. o facendo da Capo, e’ da Rabino Simeone Cleazaro Amorreo.<br />
In Taberna restarono pure abitanti 314., che á proporzione, che le Case mancavano, si<br />
ritiravano in Bompignano.<br />
194<br />
Qsto fú il fine lagrimevole <strong>di</strong> Taberna, <strong>alla</strong> quale nδ mancò la famiglia Ruffo <strong>di</strong> dar<br />
soccorso, e’ premij á tante Case restate desolate, ed abbattute. Appena la Contessa<br />
dopó due anni <strong>di</strong> prigionia liberata, comprò le terre Maritime da quej, ch’erano passati<br />
in Catanz. o, e’ le <strong>di</strong>spenzò, come ancora avendo ottenuto la facoltà <strong>di</strong> alienare qualche<br />
cosa feudale, <strong>di</strong>ede molti Campi á tutti quelli, li <strong>di</strong> Cui padri erano morti per suo<br />
servizio; chí cδ la metà del Jus, chí cδ tutto secondo il titolo de Nomi, e’ Cognomi, che<br />
120
l’imposero á qsti Campi, furono in parte ristabiliti gli Ere<strong>di</strong>. Al Boverio li <strong>di</strong>ede il<br />
Campo <strong>di</strong> Giuriso cδ la plenaria giuris<strong>di</strong>z. ne e’ l’intitolò Boverio; al Balasco li <strong>di</strong>ede il<br />
Campo della Grottella; á Chiriaco figlio <strong>di</strong> Flavio Nuz gli <strong>di</strong>ede il Campo de Chiriachi;<br />
A Carlo Riczello figlio <strong>di</strong> Valerio li <strong>di</strong>ede il Prato Nitricon, e’ l’intitolò Carlizzello; A<br />
Campulo Catanz. o li <strong>di</strong>ede per li meriti <strong>di</strong> suo Padre Giulio li fú dato il Campo<br />
Porzellio, e’ lo chiamò Campulo; ad Achille Faraldo il Campo <strong>di</strong> Savalos; e’ così á<br />
tutti gli altri figli de Capitani si <strong>di</strong>stribuì la Marina, cδ lasciare pure molti Campi per<br />
il Comune <strong>di</strong> tutti.<br />
La Montagna fú pure <strong>di</strong>stribuita, avendone da Alfonso Re l’anno 1443. ottenuto il<br />
permesso cδ il dazio; riserbandosi solam. te il Re alcune Camere Reali, e’ la Contessa le<br />
sue Baronali; e’ tutto il restante fú <strong>di</strong>stribuito. Al Beroaldos il Molino della legname<br />
cδ tre Campi; alli Catanzari la Serra del Monte; Alli Ginnesi li due prati <strong>di</strong> Tacina;<br />
Alli Flanzij il prato Can<strong>di</strong>as; alli Longhi li Campi <strong>di</strong> Platea <strong>di</strong>videndoseli cδ li<br />
Jazzolijs figli <strong>di</strong> Mattia, e’ il Corso del fiume Melito alli figli <strong>di</strong> Silimbro; e’ così á<br />
tutti <strong>di</strong>mostrò la sua munificenza, lasciando ancora molti Campi per il Comune;<br />
<strong>di</strong>stribuendo sino li Molini, e’ mandando per la fabrica á Taberna docati 3000.; ed alli<br />
Villaggi docati 2000. l’anno 1429.<br />
195<br />
nδ mancarono pure Nicolo Ruffo e’ Giov[…] figlia […] l’anno 1438. concedere á<br />
Taberna […]laggi molte terre all’intorno l’abitaz. ni,acció potessero sussistere cδ<br />
maggior Como<strong>di</strong>tà; avendo mandato sino á docati 400. per pagarsino li<br />
Sboscatori,acció tagliati j pini si rendesse la terra più atta <strong>alla</strong> Coltura. E se nδ fosse<br />
stata la ribellione <strong>di</strong> suo Marito Ventimiglia, si avrebbe introdotto in Taberna quella<br />
industria, che avea perduto; nδ avendo mancato cδ Alfonso l’anno 1444. d’impetrare<br />
la fiera cδ la franchiggia da ogni peso sino á quest’anno corrente, nel quale Io scrivo.<br />
Li 18. figlioli de Capitani morti nell’asse<strong>di</strong>o e’ d<strong>alla</strong> Contessa Cubellia seco portati,<br />
furono tutti ristabiliti in fortuna per tutti li Stati suoj Ruffi, Marzani, e’<br />
Ventimiglia in Sicilia, e’ col Matrim.° <strong>di</strong> Marino Franc. co Marzano figlio <strong>di</strong> Cubellia<br />
cδ la stessa figlia del Re Alfonso speramo, che Taberna, se nδ torna, come prima,<br />
almeno poco <strong>di</strong>fferente <strong>di</strong> quella; nδ avendo tralasciato <strong>di</strong> provedere li Tabernati nelle<br />
Cariche Civili, e’ Militari; giacche la sua Nobiltà[…] sacrificò per la sua Casa.<br />
Ferrarijs ebbe il Campo <strong>di</strong> Malitonos per <strong>di</strong>viderselo cδ li […]suoj Capitani; e’ si<br />
contrasta cδ li Mazza, e’ cδ quej del […] Asellia; tanto che tutti furono ben<br />
provveduti, Noj ancora nδ sappiamo qual providenza dalli Ruffi sperare possiamo, nδ<br />
restandoli nelle Marine altro che dare p […] dar cδpenzo á tante spese, che S. to Pietro<br />
per l’asse<strong>di</strong>o fú necessitato <strong>di</strong> tolerare; abbenche á tutti cδpenzò cδ qnto poté <strong>di</strong> forza,<br />
e’ <strong>di</strong> Volontà tante rovine.//<br />
finis<br />
121
122
L’ultima pagina del manoscritto prima del restauro.<br />
123
Appen<strong>di</strong>ce documentaria<br />
Principale cronologia della “<strong>Cronica</strong>”, d<strong>alla</strong> fondazione <strong>alla</strong> <strong>di</strong>struzione della città me<strong>di</strong>evale <strong>di</strong> Taberna.<br />
Teresa Danizio<br />
968 Flagizio pone la prima pietra della Rocca <strong>di</strong> Taberna.<br />
969 Fondazione della chiesa <strong>di</strong> S.Maria <strong>di</strong> Pesaca.<br />
981 Viene terminata la costruzione della Rocca.<br />
988 La chiesa <strong>di</strong> S.Maria <strong>di</strong> Pesaca viene <strong>di</strong>chiarata abbaziale ed Archimandrita.<br />
999 L’Imperatore <strong>di</strong> Costantinopoli Costantino VI decide <strong>di</strong> mandare un suo ministro, Gregorio<br />
Tratamura, per verificare lo stato dei lavori effettuati a Taberna dopo la partenza <strong>di</strong> Flagizio.<br />
1000 Numerazione della gente (censimento) ad opera dell’Apocrifario Giovanni Finanzio.<br />
1004 Compare la prima guar<strong>di</strong>a del Protospata.<br />
1055 Scoppia una rivolta tra la nobiltà ed il popolo <strong>di</strong> Taberna che trucida Georgio Pulipos eletto<br />
demagogo dei nobili. I nobili sono costretti a ritirarsi, alcuni nella Rocca, altri nella torre <strong>di</strong> S.<br />
Barbara. Il popolo, chiama in proprio aiuto il crotonese Tuscanio Lusignanna, che venuto in soccorso<br />
s’impadronsce della città.<br />
1057 Bajolardo figlio <strong>di</strong> Goffredo fa uscire d<strong>alla</strong> città alcune famiglie <strong>di</strong> nobili per popolare i villaggi.<br />
1064 Viene terminata la costruzione <strong>di</strong> Taberna. Alcune famiglie e<strong>di</strong>ficano il villaggio <strong>di</strong> S. Pietro.<br />
1087 E<strong>di</strong>ficazione del villaggio <strong>di</strong> Bucisano.<br />
1094 Fino a questa data il governo della giustizia ed il regimento operanti nel territorio <strong>di</strong>pendono da<br />
Taberna.<br />
1096 Fondazione del villaggio <strong>di</strong> Bartalisio.<br />
1002 Fondazione della chiesa <strong>di</strong> S.Marco per devozione <strong>di</strong> Marco Vainero, greco veneziano.<br />
1104 Fondazione del villaggio <strong>di</strong> S. Maria <strong>di</strong> Bompignano.<br />
1107 Taberna viene concessa da Ruggero al governo <strong>di</strong> Giordano.<br />
1110 Costruzione dell’ospizio dei frati basiliani <strong>di</strong> S.Maria <strong>di</strong> Pesaca.<br />
1117 Fondazione del villaggio <strong>di</strong> S. Sofia.<br />
1118 Fondazione dei villaggi <strong>di</strong> S. Giorgio e S. Nicolò da Sabuzio.<br />
1121 Fondazione del villaggio <strong>di</strong> S. Biagio.<br />
1136 Ruggiero III concede Taberna a Ridolfo Conte <strong>di</strong> Loritello.<br />
1162 Distruzione <strong>di</strong> Taberna per opera delle truppe <strong>di</strong> Guglielmo il Malo.<br />
1167 Arrivo <strong>di</strong> Guglielmo il Buono. La gente ripopola Taberna e i villaggi vicini..<br />
1182 Fondazione del villaggio <strong>di</strong> S. Leone.<br />
1186 Fondazione del villaggio <strong>di</strong> S. Pietro in Vinculis.<br />
1192 Fondazione del villaggio <strong>di</strong> S. Mauro in Cavis.<br />
1194 In occasione della guerra tra Tancre<strong>di</strong> ed Enrico VI Svevo, Taberna manda Tarquinio Baldajo in aiuto<br />
agli Svevi; questi concede <strong>alla</strong> città sei anni <strong>di</strong> franchigia.<br />
1270 Il sistema <strong>di</strong> governo viene cambiato da Giovanni <strong>di</strong> Brayda durante la visita fatta in Calabria per<br />
Carlo I d’Angiò.<br />
1383 Edmondo de Villequier* viene nominato Giustiziario.<br />
1387 Viene istituita la Prefettura della seta.<br />
1415 Arrivo a Taberna della Contessa Ruffo.<br />
1416 Fondazione del villaggio <strong>di</strong> S.Marco.<br />
1416 Il sistema <strong>di</strong> governo viene cambiato d<strong>alla</strong> Contessa Ruffo durante il II anno del suo governo.<br />
1416 Si inizia a costruire la fabbrica della carta.<br />
1418 Istituzione della Prefettura dei panni.<br />
1419 Il pittore Giacomo Carimozio viene fatto venire da Melfi per decorare la sala <strong>di</strong> radunanza dei nobili<br />
<strong>di</strong> Taberna.<br />
1421 La Contessa Ruffo dona al Monte Sussi<strong>di</strong>ario <strong>di</strong> Pietà una sua effige in marmo che viene esposta<br />
sulla facciata della fabrica.<br />
1426 Distruzione del castello <strong>di</strong> Taberna ad opera delle truppe comandate dal Duca Francesco Sforza.<br />
1429 Nuova ripartizione del territorio <strong>di</strong> Taberna.<br />
1431 Viene terminata la costruzione della Torrecene (Torre Comune).<br />
1450 Ferrante Galas completa l’originaria stesura della “<strong>Cronica</strong>”.<br />
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Intervento <strong>di</strong> restauro del manoscritto <strong>Cronica</strong> <strong>di</strong> <strong>Taverna</strong> – Istituto per l’Arte ed il Restauro<br />
“Palazzo Spinelli”, Firenze.<br />
Cura del progetto <strong>di</strong> restauro - Prof. Maurizio Copedè<br />
Esecuzione del lavoro e scheda <strong>di</strong> restauro - Prof.ri Antonella Brogi e Roberto Bartolini<br />
Oggetto del restauro: <strong>Cronica</strong> <strong>di</strong> <strong>Taverna</strong>, ms. cartaceo, sec. XVII, rilegatura in pieno cuoio bruno su piatti<br />
in cartone leggero. L’opera è collocata presso la Biblioteca Comunale <strong>di</strong> <strong>Taverna</strong>.<br />
Stato <strong>di</strong> conservazione dell’opera.<br />
Il volume si presenta in un grave stato <strong>di</strong> degrado causato da un uso non accurato, da con<strong>di</strong>zionamento in<br />
luogo non idoneo, da ripetute bagnature subite, da interventi grossolani ripetuti nel tempo.<br />
La legatura, completamente staccata dal corpo libro, è molto sporca con macchie <strong>di</strong> varia origine, sono<br />
presenti molte lacerazioni e lacune soprattutto nelle zone <strong>di</strong> piede e testa, molto deformata con una<br />
riduzione delle misure originarie, probabilmente causata da un riscaldamento eccessivo per una operazione<br />
grossolana <strong>di</strong> asciugatura.<br />
La cucitura, a punto interv<strong>alla</strong>to irregolare, spezzata in più punti, risulta essere non originaria, trovandosi<br />
tracce <strong>di</strong> un’altra precedente. Il dorso del corpo libro ha un rinforzo in carta con uno strato <strong>di</strong> colla <strong>di</strong><br />
notevole spessore, con molte lacerazioni in corrispondenza dei punti <strong>di</strong> cucitura.<br />
Le carte, in particolare quelle degli ultimi fascicoli, sono molto danneggiate, imbrunite, con numerose<br />
lacerazioni e lacune, ampie gore da acqua e forti macchie da uso. Risultano mancanti le prime due carte; le<br />
due carte bianche, una posta come prima carta e la seconda cucita tra le carte numerate 20 e 21, risultano,<br />
dopo un esame delle filigrane e delle macchie presenti, essere due carte <strong>di</strong> guar<strong>di</strong>a, la prima posteriore e la<br />
seconda anteriore. L’esame del pH ha rilevato valori <strong>di</strong> aci<strong>di</strong>tà della carta compresi tra 5,32 e 5,88.<br />
Gli inchiostri presenti, <strong>di</strong> natura metallo-tannica, hanno subito, in alcune carte, un leggero sbia<strong>di</strong>mento con<br />
un lieve viraggio al bruno, causati dall’ossidazione delle componenti metalliche; l’aci<strong>di</strong>tà presente è<br />
sufficientemente contenuta, pur aci<strong>di</strong>ficando leggermente la carta. Risultano, dopo gli opportuni test, essere<br />
sufficientemente stabili alle soluzioni acquose.<br />
Intervento <strong>di</strong> restauro.<br />
Le operazioni <strong>di</strong> restauro hanno seguito le in<strong>di</strong>cazioni fornite nel progetto esecutivo: i fascicoli sono stati<br />
scuciti, previo controllo della numerazione delle carte e un attento esame della cucitura; è seguita una<br />
pulitura meccanica con pennelli e gomme appropriate.<br />
Lavaggio <strong>di</strong> tutte le carte con acqua demineralizzata, facendo uso, in parti particolarmente sporche e lungo i<br />
margini, del pennello e <strong>di</strong> gel <strong>di</strong> metilcellulosa al 0,5%.<br />
Su alcune carte, per il particolare stato dell’inchiostro, è stato eseguito un prelavaggio in una soluzione<br />
acqua/alcool etilico 1:1.<br />
La deaci<strong>di</strong>ficazione non si è resa necessaria, poiché con il lavaggio si è ottenuto un adeguato innalzamento<br />
del pH della carta, evitando <strong>di</strong> procurare così l’incremento dell’ossidazione degli inchiostri causato d<strong>alla</strong><br />
soluzione alcalina.<br />
Le carte sono state rinsaldate, con metilcellulosa al 0,5%.<br />
Le lacerazioni sono state suturate con velina giapponese (9 gr/m²) e metilcellulosa al 3%; le lacune integrate<br />
con carta giapponese ( 6-22 gr/m²), posta a sandwich.<br />
Rammendo <strong>alla</strong> piega dei bifogli con carta giapponese <strong>di</strong> adeguato spessore e ove necessario è stata eseguita<br />
l’imbrachettatura con carta giapponese (11 gr/m² ) e metilcellulosa al 2%.<br />
Velatura parziale o totale, solo ove necessaria, eseguita con carta giapponese (6 gr/m²) e metilcellulosa a 2 %.<br />
Allestimento <strong>di</strong> brachette volanti o <strong>di</strong> congiunzione per le carte che lo necessitavano, con carta giapponese<br />
(11 e 22 gr/m²) e metilcellulosa al 2,5%.<br />
Le carte sono state infine spianate sotto leggera pressione, previo interfoliazioni ed uso <strong>di</strong> feltri.<br />
Ricomposizione dei fascicoli.<br />
Cucitura a telaio su tre nervi in canapa e filo <strong>di</strong> cotone come originale. La cucitura è stata dotata <strong>di</strong> schermo e<br />
tubo, elementi che consentono il non contatto tra la colla e il corpo libro.<br />
Le carte <strong>di</strong> guar<strong>di</strong>a originali sono state recuperate parimenti alle carte scritte e reinserite nel volume con<br />
giusto or<strong>di</strong>ne. E’ stata inserita anche la prima carta adesa del piatto posteriore della coperta, recante un<br />
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numero <strong>di</strong> inventario apposto con numeratore ad inchiostro; mentre le altre carte rinvenute sono state<br />
inserite all’interno della scatola per conservazione del volume, alloggiate in una “tasca” <strong>di</strong> contenimento.<br />
Sono state aggiunte quattro carte <strong>di</strong> guar<strong>di</strong>a nuove, anteriori e posteriori, a lunga conservazione in “carta<br />
roma”, colore michelangelo.<br />
Allestimento <strong>di</strong> nuovi capitelli tronchi, costituiti da un’anima in corda e cucitura con refe <strong>di</strong> cotone.<br />
E’ stato possibile procedere al restauro e al riutilizzo della coperta originale.<br />
La coperta è stata smontata, pulita meccanicamente e ammorbi<strong>di</strong>ta con una soluzione <strong>di</strong> olio <strong>di</strong> piede <strong>di</strong> bue<br />
e spianata.<br />
Le lacune sono state integrate con innesti <strong>di</strong> pelle <strong>di</strong> capra opportunamente tinteggiati.<br />
Sono stati inseriti nuovi piatti in cartone <strong>di</strong> puro cotone, 400 gr/m², e rimontata la coperta, in seguito trattata<br />
con soluzione cerosa protettiva.<br />
Allestimento <strong>di</strong> un contenitore conservativo a doppia valva, con una tasca contenente le carte rinvenute<br />
durante lo smontaggio e poste come rinforzo all’interno dei piatti della coperta. Queste carte sono state<br />
idoneamente restaurate e inserite all’interno <strong>di</strong> due cartelline camicia, una contenente le carte del piatto<br />
anteriore ( 1A carta manoscritta; 2A carta bianca; 3 A carta a stampa), l’altra le carte del piatto posteriore ( 1B<br />
carta bianca con tracce <strong>di</strong> numero <strong>di</strong> inventario apposto con numeratore sulla carta precedente; 2B carta a<br />
stampa; 3B un piccolo frammento manoscritto ritrovato sul dorso del volume).<br />
La scatola è stata realizzata in cartone e rivestita esternamente in tela <strong>di</strong> puro cotone. Il rivestimento interno,<br />
in tutti i punti a contatto con i documenti, esclusi gli sno<strong>di</strong>, è in cartone durevole per la conservazione e carta<br />
roma.<br />
Per una eventuale sostituzione del tassello moderno, recante una segnatura a penna, è stato inserito un<br />
nuovo tassello in carta durevole con segnatura stampata in oro 9 .<br />
9 Il recupero del manoscritto, concluso nel mese <strong>di</strong> gennaio 2008, è stato curato dall Prof.Maurizio Copedè, Presidente del Comitato<br />
Scientifico del Dipartimento <strong>di</strong> Restauro Materiale Cartaceo, dell’Istituto per l’Arte e il Restauro “Palazzo Spinelli”<strong>di</strong> Firenze che ha<br />
pre<strong>di</strong>sposto il progetto esecutivo <strong>di</strong> restauro dell’opera realizzato dai Prof.ri Antonella Brogi e Roberto Bartolini, docenti dello stesso<br />
istituto toscano.<br />
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Due pagine finali del manoscritto restaurato.<br />
127
128<br />
Bibliografia<br />
ANANIA G.L., L’Universale Fabrica del Mondo overo Cosmografia, Muschio, Venezia 1582.<br />
CANINO G., <strong>Taverna</strong> tra mito storia civiltà, Calabria Letteraria E<strong>di</strong>trice, Soveria Mannelli CZ 2002<br />
FIORE G., Della Calabria Illustrata (a cura <strong>di</strong> U.Nisticò) Rubbettino E<strong>di</strong>zioni, Soveria Mannelli CZ 1999.<br />
FERRARI U., <strong>Taverna</strong> in epoca bizantina, Estratto dal volume XXXIX (1971) dell’Archivio Storico per la<br />
Calabria e la Lucania, Roma 1973.<br />
MONTUORO D., (a cura <strong>di</strong>) Cronaca delle Tre Taverne e della <strong>Città</strong> <strong>di</strong> Catanzaro, Ursini E<strong>di</strong>zioni,<br />
Catanzaro 2006.<br />
OLIVO D., Briciole <strong>di</strong> storia ine<strong>di</strong>ta (a cura <strong>di</strong> Padre Fotino), Catanzaro 1983.<br />
RAFFAELE F., <strong>Taverna</strong> patria <strong>di</strong> Mattia Preti, in “Brutium” XLV (1966), 1-2 e successive ristampe,<br />
Catanzaro 1978 e 1990.<br />
VALENTINO G., <strong>Taverna</strong> città d’arte – per ricostruire un’identità perduta. Fratelli Gigliotti E<strong>di</strong>tori,<br />
Lamezia Terme CZ 1994.
129