Prati, pascoli e paesaggio alpino - SoZooAlp
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73 PRATI, PASCOLI E PAESAGGIO ALPINO Tab. 4.2 Superficie indicativa dei campioni in vari tipi di vegetazione (m 2 ) Tab. 4.2 Superficie indicativa dei campioni in vari tipi di vegetazione (m 2 ) Comunità epifitiche 0.1-0.4 Comunità di muschi terrestri 1-4 Comunità pioniere igrofile 1-4 Brughiere, Prati alpini, Praterie calcaree 10-50 Comunità di arbusti 25-100 Comunità di steppa 50-100 Foreste temperate di latifoglie 100-500 Foreste tropicali pluviali secondarie 200-1000 ri, è dunque necessario disporre di più campioni (o rilievi, come d’uso in fitosociologia) per ogni associazione. Anche laddove le indagini abbiano scopi diversi dalla semplice descrizione, è comunque utile avere più repliche, soprattutto quando si realizzano confronti statistici come nell’approccio funzionale. Un minimo di tre repliche può ritenersi sufficiente per scopi descrittivi ordinari. Un numero maggiore è richiesto nel caso in cui i campioni siano piccoli e si voglia una precisione elevata. Come per la grandezza delle unità, la numerosità può anche essere fissata su base statistica ricorrendo ad un campionamento preliminare (ovviamente probabilistico) che offra una stima della varianza dei campioni stessi. Diversamente, una stima semplice e pratica si può ottenere attraverso una ricognizione dell’area che stabilisca sommariamente il numero di comunità e il numero di repliche per ciascuna. In merito al posizionamento delle unità, già si è detto circa il metodo preferenziale. Tra le procedure probabilistiche, le più comuni in ecologia vegetale sono il campionamento completamente casuale, il sistematico e lo stratificato. Il posizionamento completamente casuale riconosce a tutti i potenziali siti campione la stessa probabilità di essere scelti. La selezione può essere fatta usando i numeri random o, per un territorio georeferenziato, una coppia di numeri random per le coordinate. In raffronto agli altri metodi casuali, questo tipo di campionamento ha il difetto di una minore uniformità nella copertura dello spazio (Fig. 4.3 a), ciò che lo rende meno efficace per lo studio delle comunità. Senz’altro più preciso, rapido e conveniente è il posizionamento sistematico. Esso prevede intervalli regolari tra i punti di campionamento, definiti attraverso numeri interi, transetti o griglie secondo che le comunità siano discrete o continue. I transetti (Fig. 4.3 b) sono sequenze di campioni ubicati lungo una linea decorrente trasversalmente ai gradienti ecologici, così da monitorare in modo equo le comunità presenti. Se si desiderano repliche di campioni entro una comunità, il transetto è tracciato al suo interno. L’intensità del campionamento (e dunque la sua bontà) sarà il risultato della combinazione tra lunghezza del transetto e spaziatura dei punti di osservazione. Le griglie (Fig. 4.3 c) sono simili ai transetti, ma coprono lo spazio lungo due dimensioni. Si prestano in modo precipuo per gli studi sui modelli spaziali delle comunità, soprattutto quando l’obiettivo è cartografare la vegetazione. Potendo ispezionare il terreno uniformemente, questi campionamenti sono particolarmente indicati nelle situazioni molto eterogenee.
Fausto Gusmeroli Fig. 4.3 Principali Fig. 4.3 procedure di posizionamento casuale dei campioni Principali procedure di posizionamento casuale dei campioni a - Completamente casuale b - Sistematico su transetto c - Sistematico su griglia Occorre solo prestare attenzione all’eventuale presenza di periodicità che potrebbero interferire negativamente con la rappresentatività. Il posizionamento stratificato (Fig. 4.3 d), infine, combina i vantaggi dei due sistemi procedenti, ossia il rigore statistico e la rappresentatività. L’area deve essere sufficientemente eterogenea per poter essere divisa in una serie di strati o livelli, all’interno dei quali sono posizionati casualmente i campioni. Il numero di strati va fissato in rapporto alla variabilità, all’estensione dell’area, alla risoluzione desiderata e alla praticità. Vi sono due modalità per definirne i confini: una, propria dell’approccio funzionale, è la semplice divisione geometrica dell’area, l’altra, 74 d - Stratificato, con divisione geometrica degli strati
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Superficie indicativa dei campioni in vari tipi di vegetazione (m 2 )<br />
Comunità epifitiche<br />
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Comunità di muschi terrestri<br />
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Comunità pioniere igrofile<br />
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Brughiere, <strong>Prati</strong> alpini, Praterie calcaree 10-50<br />
Comunità di arbusti<br />
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Comunità di steppa<br />
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Foreste temperate di latifoglie<br />
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Foreste tropicali pluviali secondarie 200-1000<br />
ri, è dunque necessario disporre di più campioni (o rilievi, come d’uso in fitosociologia)<br />
per ogni associazione. Anche laddove le indagini abbiano scopi diversi dalla semplice<br />
descrizione, è comunque utile avere più repliche, soprattutto quando si realizzano confronti<br />
statistici come nell’approccio funzionale. Un minimo di tre repliche può ritenersi<br />
sufficiente per scopi descrittivi ordinari. Un numero maggiore è richiesto nel caso in cui<br />
i campioni siano piccoli e si voglia una precisione elevata. Come per la grandezza delle<br />
unità, la numerosità può anche essere fissata su base statistica ricorrendo ad un campionamento<br />
preliminare (ovviamente probabilistico) che offra una stima della varianza dei<br />
campioni stessi. Diversamente, una stima semplice e pratica si può ottenere attraverso<br />
una ricognizione dell’area che stabilisca sommariamente il numero di comunità e il numero<br />
di repliche per ciascuna.<br />
In merito al posizionamento delle unità, già si è detto circa il metodo preferenziale.<br />
Tra le procedure probabilistiche, le più comuni in ecologia vegetale sono il campionamento<br />
completamente casuale, il sistematico e lo stratificato. Il posizionamento completamente<br />
casuale riconosce a tutti i potenziali siti campione la stessa probabilità di<br />
essere scelti. La selezione può essere fatta usando i numeri random o, per un territorio<br />
georeferenziato, una coppia di numeri random per le coordinate. In raffronto agli altri<br />
metodi casuali, questo tipo di campionamento ha il difetto di una minore uniformità nella<br />
copertura dello spazio (Fig. 4.3 a), ciò che lo rende meno efficace per lo studio delle<br />
comunità. Senz’altro più preciso, rapido e conveniente è il posizionamento sistematico.<br />
Esso prevede intervalli regolari tra i punti di campionamento, definiti attraverso numeri<br />
interi, transetti o griglie secondo che le comunità siano discrete o continue. I transetti<br />
(Fig. 4.3 b) sono sequenze di campioni ubicati lungo una linea decorrente trasversalmente<br />
ai gradienti ecologici, così da monitorare in modo equo le comunità presenti. Se si desiderano<br />
repliche di campioni entro una comunità, il transetto è tracciato al suo interno.<br />
L’intensità del campionamento (e dunque la sua bontà) sarà il risultato della combinazione<br />
tra lunghezza del transetto e spaziatura dei punti di osservazione. Le griglie (Fig.<br />
4.3 c) sono simili ai transetti, ma coprono lo spazio lungo due dimensioni. Si prestano<br />
in modo precipuo per gli studi sui modelli spaziali delle comunità, soprattutto quando<br />
l’obiettivo è cartografare la vegetazione. Potendo ispezionare il terreno uniformemente,<br />
questi campionamenti sono particolarmente indicati nelle situazioni molto eterogenee.