Prati, pascoli e paesaggio alpino - SoZooAlp
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Fig. 4.1 Lo schema di studio degli ecosistemi Fig. 4.1 Lo schema di studio degli ecosistemi Descrizione delle comunità ANALISI TAXOMETRICA ECOSISTEMA Indicazioni per la gestione 69 PRATI, PASCOLI E PAESAGGIO ALPINO Struttura e relazioni con l'ambiente ANALISI ECOLOGICA dominanti, ossia, in sintesi, alle forme di crescita e biologiche 2 . Le comunità fisionomiche, o formazioni, sono entità piuttosto ampie, cui vengono a corrispondere i cosiddetti biomi, i più grandi tipi di ecosistema concepiti. I biomi riguardano l’insieme delle forme di vita (vegetale e animale) e, come già segnalato nel paragrafo 3.1, caratterizzano vaste aree geografiche con ben definiti tratti macroclimatici e morfologico-vegetazionali. Lo studio formazionistico è oggi quasi abbandonato. Rimane nel linguaggio corrente il lessico relativo alle formazioni e la corrispondente suddivisione del territorio in zone e fasce bioclimatiche. Le zone risultano dalle successioni delle comunità fisionomiche lungo gradienti geografico-climatici individuati sul piano cartografico: da nord a sud, dalla costa all’interno e così via. Le fasce, o piani, seguono invece i gradienti climatici altimetrici. La vegetazione matura propria di una fascia o zona è chiamata zonale, mentre si usa il termine extrazonale per indicare nuclei isolati di tale vegetazione in fasce non tipiche. L’attributo azonale si applica invece agli aggruppamenti ad ampio spettro climatico, non vincolati a specifici distretti. In tabella 4.1 sono indicate a titolo esemplificativo le comunità fisionomiche più comuni delle Alpi italiane. La fitosociologia porta invece all’identificazione delle associazioni, molto più definite ed informative dal punto di vista ecologico. Come anticipato, sono aggregazioni di specie che assumono un carattere di quasi organismo. Secondo Josias Braun-Blanquet, il fondatore della fitosociologia moderna, l’associazione è un aggruppamento vegetale più o meno stabile ed in equilibrio con il mezzo ambiente, caratterizzato da una compo- 2 Le forme di crescita di una pianta sono stabilite in rapporto ad aspetti morfologici e fenologici. Tra le forme più note vi sono quelle proposte da Beard, nelle quali sono identificate cinque categorie (Alberi, Liane, Arbusti, Epifite ed Erbe), in funzione essenzialmente della dimensione delle piante, ed ogni categoria è poi variamente suddivisa in relazione principalmente a caratteri fogliari. Le forme biologiche sono invece stabilite in ordine al significato ecologico dell’habitus della pianta. Il primo inquadramento generale, ancora oggi largamente applicato, è quello di Raunkiaer, impostato sull’adattamento al clima espresso dalla posizione delle gemme rispetto al suolo, ossia alla strategia seguita dalla pianta per proteggere le gemme durante la stagione critica (l’inverno nelle zone a clima temperato o freddo, il periodo arido nelle zone subtropicali e tropicali). Le categorie di Raunkiaer sono cinque (Fanerofite, Camefite, Emicriptofiite, Geofite e Terofite), con sottocategorie equivalenti alle forme di crescita.
Fausto Gusmeroli Tab. 4.1 Tab. Comunità 4.1 fisionomiche più comuni delle Alpi italiane Comunità fisionomiche più comuni delle Alpi italiane Foresta di latifoglie decidue Comunità arboree a foglie caduche della fascia submontana e montana Foresta boreale di coniofere o Taiga Formazione di conifere delle zone a clima continentale, nella fascia subalpina Brughiera Popolamento di arbusti di piccola taglia, generalmente di ericacee nelle zone a clima continentale della fascia alpina, di ericacee e ginestre in quelle a clima più atlantico Megaforbie Comunità di erbe nitrofile delle schiarite boschive nella fascia montana e subalpina Prateria o Tundra Formazione erbacea a larga prevalenza di emicriptofite nelle zone a clima continentale della fascia subalpina e alpina. sizione floristica determinata, in cui certi elementi quasi esclusivi (specie caratteristiche) rivelano con la loro presenza un’ecologia particolare ed autonoma. Più modernamente, l’associazione è intesa come entità dalla composizione floristica statisticamente ripetitiva espressa non tanto da specie caratteristiche, quanto da un complesso di più generiche specie preferenziali, cui vengono a corrispondere puntuali aspetti strutturali, ecologici e di qualità dei rapporti con altre comunità. Questa concezione più flessibile, favorita dallo sviluppo dei metodi di elaborazione numerica, riserva priorità alla significatività statistica dell’uniformità floristica, la quale dipende dall’insieme delle specie più che da elementi esclusivi. In ogni caso, una data associazione è legata a una determinata nicchia ecologica e costituendo un sistema ad elevata omeostasi riesce, entro certi limiti, a bilanciare le variazioni dei fattori ambientali. Quando questi limiti sono superati si trasforma in un’altra associazione, rispondendo così con una certa discontinuità alle variazioni anche graduali dell’ambiente. Sebbene l’associazione sia un’entità più dettagliata e omogenea della formazione, in essa si riconoscono ancora sottounità, denominate popolamenti elementari. Si tratta di segmenti di vegetazione a maggiore uniformità floristica ed ecologica, il cui assemblaggio nell’associazione avviene con criterio statistico. Lo studio dei sistemi vegetali rimanda dunque all’osservazione dei popolamenti elementari (o di entità funzionali, secondo la scuola anglofona). L’osservazione di tutte le unità è pressoché impossibile, non solo nei sistemi di tipo continuo, come possono essere le praterie, dove le unità sono potenzialmente infinite, ma anche nei sistemi di tipo discreto, come le foreste, dove potrebbero, almeno in certi studi, coincidere con le singole piante ed essere così finite. S’impone allora sempre il campionamento, il quale, come sarà illustrato nel paragrafo seguente, si differenzia secondo l’approccio metodologico. È utile qui anticipare l’aspetto relativo al posizionamento. Nel metodo fitosociologico il campionamento è preceduto dal riconoscimento in campo dei diversi tipi di vegetazione o situazioni ambientali, che 70
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Fig. 4.1<br />
Lo schema di studio degli ecosistemi<br />
Fig. 4.1<br />
Lo schema di studio degli ecosistemi<br />
Descrizione delle<br />
comunità<br />
ANALISI<br />
TAXOMETRICA<br />
ECOSISTEMA<br />
Indicazioni per la gestione<br />
69<br />
PRATI, PASCOLI E PAESAGGIO ALPINO<br />
Struttura e relazioni<br />
con l'ambiente<br />
ANALISI<br />
ECOLOGICA<br />
dominanti, ossia, in sintesi, alle forme di crescita e biologiche 2 . Le comunità fisionomiche,<br />
o formazioni, sono entità piuttosto ampie, cui vengono a corrispondere i cosiddetti<br />
biomi, i più grandi tipi di ecosistema concepiti. I biomi riguardano l’insieme delle forme<br />
di vita (vegetale e animale) e, come già segnalato nel paragrafo 3.1, caratterizzano vaste<br />
aree geografiche con ben definiti tratti macroclimatici e morfologico-vegetazionali.<br />
Lo studio formazionistico è oggi quasi abbandonato. Rimane nel linguaggio corrente il<br />
lessico relativo alle formazioni e la corrispondente suddivisione del territorio in zone<br />
e fasce bioclimatiche. Le zone risultano dalle successioni delle comunità fisionomiche<br />
lungo gradienti geografico-climatici individuati sul piano cartografico: da nord a sud,<br />
dalla costa all’interno e così via. Le fasce, o piani, seguono invece i gradienti climatici<br />
altimetrici. La vegetazione matura propria di una fascia o zona è chiamata zonale, mentre<br />
si usa il termine extrazonale per indicare nuclei isolati di tale vegetazione in fasce non<br />
tipiche. L’attributo azonale si applica invece agli aggruppamenti ad ampio spettro climatico,<br />
non vincolati a specifici distretti. In tabella 4.1 sono indicate a titolo esemplificativo<br />
le comunità fisionomiche più comuni delle Alpi italiane.<br />
La fitosociologia porta invece all’identificazione delle associazioni, molto più definite<br />
ed informative dal punto di vista ecologico. Come anticipato, sono aggregazioni di<br />
specie che assumono un carattere di quasi organismo. Secondo Josias Braun-Blanquet,<br />
il fondatore della fitosociologia moderna, l’associazione è un aggruppamento vegetale<br />
più o meno stabile ed in equilibrio con il mezzo ambiente, caratterizzato da una compo-<br />
2 Le forme di crescita di una pianta sono stabilite in rapporto ad aspetti morfologici e fenologici. Tra le forme<br />
più note vi sono quelle proposte da Beard, nelle quali sono identificate cinque categorie (Alberi, Liane, Arbusti,<br />
Epifite ed Erbe), in funzione essenzialmente della dimensione delle piante, ed ogni categoria è poi variamente<br />
suddivisa in relazione principalmente a caratteri fogliari.<br />
Le forme biologiche sono invece stabilite in ordine al significato ecologico dell’habitus della pianta. Il primo<br />
inquadramento generale, ancora oggi largamente applicato, è quello di Raunkiaer, impostato sull’adattamento al<br />
clima espresso dalla posizione delle gemme rispetto al suolo, ossia alla strategia seguita dalla pianta per proteggere<br />
le gemme durante la stagione critica (l’inverno nelle zone a clima temperato o freddo, il periodo arido nelle zone<br />
subtropicali e tropicali). Le categorie di Raunkiaer sono cinque (Fanerofite, Camefite, Emicriptofiite, Geofite e<br />
Terofite), con sottocategorie equivalenti alle forme di crescita.