Prati, pascoli e paesaggio alpino - SoZooAlp
Prati, pascoli e paesaggio alpino - SoZooAlp
Prati, pascoli e paesaggio alpino - SoZooAlp
You also want an ePaper? Increase the reach of your titles
YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.
Fausto Gusmeroli<br />
Ω < a x↑, λ, μ > b (ecosistema)<br />
↓<br />
Ω < a x↑, λ↑, μ↓ > b (agroecosistema mesotrofico)<br />
↓<br />
Ω < a x↓, λ↑, μ↓ > b (agroecosistema eutrofico)<br />
↓<br />
Ω < a x↓, λ↓, μ↓ > b (agroecosistema distrofico)<br />
Grazie al flusso di energia supplementare, gli ecosistemi, altamente diversificati,<br />
vengono trasformati in agroecosistemi mesotrofici, in cui il modesto incremento di produttività<br />
non compromette più di tanto la complessità primigenia. Quindi ci si sposta<br />
verso i sistemi eutrofizzati, caratterizzati invece già da produttività elevate e diversità in<br />
sensibile declino. Infine si arriva ai sistemi distrofici, nei quali produttività e biodiversità<br />
collassano in maniera irreversibile. Un esempio di questo processo si ha in certe situazioni<br />
di pascolo. Con carichi leggeri, la vegetazione tende a incrementare e diversificarsi<br />
per l’ingresso di un contingente di specie pastorali che va, in buona parte, ad aggiungersi<br />
al contingente naturale. Con carichi maggiori, la produttività aumenta ulteriormente, ma<br />
con una significativa semplificazione floristica a carico delle specie naturali e di quelle<br />
pastorali mesotrofiche. Se la pressione si fa eccessiva, viene intaccata l’integrità stessa<br />
delle cotiche, con invasione di poche specie infestanti (comportamenti caotici) e caduta<br />
repentina della produttività e della biomassa.<br />
Le condizioni di eutrofia sono tipiche dei moderni sistemi agricoli in regime arativo,<br />
soprattutto di quelli molto specializzati e industrializzati, dove l’energia supplementare<br />
supera abbondantemente quella fotosintetica 45 . In tali sistemi la semplificazione può essere<br />
molto spinta (si pensi alla monocoltura) e viene persa l’integrazione, propria dell’agricoltura<br />
tradizionale pre-industriale, tra la componente animale e quella vegetale, che<br />
ottimizzando i circuiti energetici e materiali rappresenta il cardine per il mantenimento<br />
della funzionalità dei sistemi agricoli. Oltre che con gli elevati input energetici, le alte<br />
produzioni sono quindi non di rado sostenute depauperando la fertilità biologica dei suoli<br />
(tenore in sostanza organica e ricchezza e varietà della comunità biotica). I processi di<br />
trasformazione energetica, inoltre, essendo basati su un largo impiego di lavoro meccanico,<br />
hanno bassi rendimenti 46 . Tutto ciò pone questi sistemi in condizione di non autosostentamento,<br />
dunque di precarietà e a forte rischio di scivolamento verso stati caotici.<br />
45 Si stima che la produzione di legumi e cereali nelle agricolture moderne richieda da sei a dieci volte più<br />
energia che nelle agricolture tradizionali. Ciò ha portato Eugene P. Odum ad affermare che i prodotti di queste<br />
agricolture intensive derivano più dai combustibili fossili che dal sole. La riconversione verso la produzione di<br />
biocombustibili, attualmente propugnata da più parti, è dunque un controsenso. Solo biomasse ligno-cellulosolitiche<br />
ottenute con bassi input energetici, come quelle dei sistemi boschivi e prativi, potrebbero rendere energeticamente<br />
conveniente il processo.<br />
46 Ad esempio, la resa dell’energia immessa artificialmente nel sistema per la produzione di cereali è oggi nelle<br />
agricolture intensive in media inferiore a 3:1.<br />
Il maggior rendimento del motore biologico sui motori meccanici è dovuto all’elevata efficienza del metabolismo<br />
cellulare. In un organismo avvengono istantaneamente migliaia di reazioni chimiche, ma la quantità di calore disperso<br />
rimane molto bassa, in quanto gran parte dell’energia liberata nelle reazioni viene immediatamente utilizzata in<br />
altri processi. Solo un forte impiego relativo di lavoro biologico assicura dunque alti rendimenti energetici, anche<br />
se, naturalmente, i livelli produttivi e l’efficienza lavorativa non possono essere comparabili a quelli dei sistemi<br />
meccanizzati.<br />
64