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Prati, pascoli e paesaggio alpino - SoZooAlp

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PRATI, PASCOLI E PAESAGGIO ALPINO<br />

di biodiversità. Un primo livello è la diversità suborganica o intraspecifica, ossia la molteplicità<br />

di genotipi e fenotipi degli individui entro la specie. Un secondo livello è quello<br />

organismico o tassonomico, che corrisponde alla varietà dei taxa (specie o altri ranghi)<br />

entro la comunità. Il terzo livello è quello ecologico o sintassonomico, vale a dire la<br />

diversità delle comunità entro l’ecosistema 32 . Il quadro è ulteriormente complicato dal<br />

fatto che gli elementi costitutivi di uno stesso livello possono avere analogo o differente<br />

significato funzionale per l’ecosistema, in relazione alla loro abbondanza relativa, alla<br />

strategia riproduttiva, a quella competitiva, ai legami con le altre componenti e altro ancora.<br />

Queste caratteristiche incidono sulla dinamica, la resilienza e l’omeostasi del sistema,<br />

ciò che giustificherebbe il raggruppamento degli elementi simili ed una modulazione,<br />

per altro non semplice, del loro valore biologico. La diversità va dunque considerata<br />

manifestazione sistemica, percepita non come mera numerosità di elementi componenti,<br />

ma piuttosto di quantità di informazione.<br />

La valutazione completa della biodiversità di un ecosistema è dunque impresa pressoché<br />

inaccessibile, per motivi pratici e teoretici, legati gli uni alla difficoltà di censire<br />

tutti gli organismi viventi, gli altri ad esprimere un giudizio di merito su di essi ed inglobare<br />

i diversi livelli sui quali si struttura la complessità biologica. Si è costretti pertanto<br />

a delle semplificazioni, circoscrivendo le osservazioni a uno o pochi aspetti rappresentativi<br />

dell’insieme più generale. Negli ecosistemi terrestri, tali aspetti sono normalmente<br />

quelli attinenti alla vegetazione. Questa, infatti, riunendo i produttori primari, strutturando<br />

e costituendo la gran parte della biomassa del sistema, governa in qualche modo la<br />

diversità animale ed è a sua volta governata dall’ambiente abiotico. Inoltre, quasi tutti<br />

i suoi elementi sono noti, quantomeno al livello di specie, e a differenza dagli animali,<br />

sono statici.<br />

Ad ogni modo, a qualsiasi livello e per qualsiasi componente, la biodiversità deve<br />

sempre essere considerata almeno come l’intreccio di due fattori: la ricchezza e la struttura.<br />

La ricchezza corrisponde alla numerosità degli elementi; la struttura è correlata alla<br />

loro abbondanza relativa, espressa come frequenza, biomassa, ricoprimento o altro. La<br />

diversità aumenta con il numero di elementi e con l’uniformità delle abbondanze, cioè<br />

con una ripartizione piatta o massimamente dispersa (equidistribuita o equiripartita),<br />

equivalente ad una disposizione prevalentemente casuale che, riducendo i rischi di sopraffazione<br />

da parte di alcuni elementi a danno di altri, garantisce stabilità 33 . La situazione<br />

peggiore da questo punto di vista si ha quando tutte le abbondanze, tranne una, sono<br />

rappresentate al minimo possibile. La struttura ottimale della diversità è dunque quella<br />

che nella termodinamica è considerata di massimo disordine o caos (assenza di struttura,<br />

ossia disposizione casuale degli oggetti), mentre la peggiore è quella che corrisponde<br />

alla massima strutturazione. Il disordine della biodiversità non è però di tipo termodina-<br />

32 Si possono aggiungere anche altri livelli, come la diversità di ecosistemi in un <strong>paesaggio</strong> e la diversità<br />

di paesaggi su una scala spaziale più ampia. Un ulteriore e particolare livello di diversità è la diversità culturale<br />

dell’uomo, giustificata dall’enorme impatto che la specie umana ha su tutti gli ecosistemi. Ciò che si osserva è,<br />

infatti, uno stretto legame tra la diversità culturale e quella biologica (all’aumentare dell’una aumenta l’altra), frutto<br />

del fatto che, diversamente dagli altri viventi, che si adattano all’ambiente modificando sé stessi, l’uomo fonda la<br />

propria strategia adattativa sulla modificazione dell’ambiente. A tal proposito, alcuni qualificano gli ecosistemi come<br />

bioculturali invece che ecologici.<br />

33 In natura, tale distribuzione è del tutto teorica. Non esiste comunità o ecosistema in cui le unità componenti<br />

abbiano la medesima abbondanza. Si riconoscono sempre elementi più o meno abbondanti o rari, distribuiti secondo<br />

caratteristici schemi (si veda nota 38).

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