Prati, pascoli e paesaggio alpino - SoZooAlp
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47 PRATI, PASCOLI E PAESAGGIO ALPINO Un secondo elemento, in cui possono ancora entrare aspetti di cooperazione, guarda ai ranghi tassonomici superiori agli individui e alla specie, riconoscendo meccanismi di coevoluzione e di selezione di gruppo o comunità, anch’essi sottovalutati, seppur non negati, dalla teoria sintetica. La coevoluzione è la selezione reciproca tra autotrofi ed eterotrofi o tra gruppi strettamente connessi ecologicamente (vegetali ed erbivori, organismi superiori e microrganismi simbionti, parassiti e relativi ospiti e così via), che conduce popolazioni e comunità all’omeostasi all’interno dell’ecosistema 29 . La selezione di gruppo è la selezione naturale tra gruppi o organismi non necessariamente collegati da strette associazioni mutualistiche, finalizzata a conservare le caratteristiche utili della comunità, seppur a svantaggio dei suoi membri portatori genetici. Essa riguarda gli effetti benefici che un organismo può esercitare sull’organizzazione comunitaria, necessari alla persistenza dell’organismo nel tempo. Un terzo elemento è la crescita di complessità e di autonomia che accompagna il processo evolutivo. Gli esseri viventi sono attivi e rispondono agli stimoli esterni in modo individuale e non prevedibile, soprattutto nel regno animale e tanto più quanto è sviluppato l’apparato neuro-sensoriale. Complessità e comportamento autonomista raggiungono l’apice nell’uomo, la cui autocoscienza porta addirittura ad attribuire più importanza all’individuo che alla specie, diversamente da quanto accade in tutte le altre forme viventi. Questo mette in discussione la possibilità di spiegare la vita in una logica deterministica e a partire dal solo patrimonio genetico. Il concetto è stato espresso con una battuta molta ironica da Steven Pinker: Se ai miei geni non piace quello che faccio, possono anche buttarsi a mare! Altra battuta, divenuta famosa, è quella attribuita allo psicologo Paul Everett Meehl: Eppure, nessun neurone di Eisenhower era repubblicano! Secondo la citata teoria di Santiago di Maturana e Varela, l’accoppiamento strutturale è l’elemento fondamentale del processo cognitivo. Un sistema vivente subisce continue modificazioni strutturali conservando però il proprio schema di organizzazione a rete. L’ambiente promuove, ma non dirige, le modificazioni; queste sono specificate autonomamente dall’organismo. Non solo, l’organismo sceglie anche quali informazioni o perturbazioni provenienti dall’esterno innescano tali cambiamenti e, così facendo, genera un mondo, secondo l’espressione degli autori. La cognizione non è quindi la rappresentazione di un mondo predeterminato, che esiste indipendentemente, bensì una continua generazione tramite il processo della vita, un mondo che non può essere mai disgiunto dalla struttura dell’organismo. Le interazioni del vivente con il suo ambiente sono interazioni cognitive e il processo stesso della vita e l’evoluzione sono processi cognitivi. La vicenda evolutiva di una specie è allora la storia del suo accoppiamento strutturale e l’evoluzione è ordine emergente, rispettato e perfezionato dalla selezione. Al crescere della complessità aumenta naturalmente anche il dominio cognitivo, ossia il campo delle interazioni che l’organismo può avere con il proprio ambiente. Ad un certo grado di complessità, contrassegnato dalla presenza del cervello e del sistema nervoso, il vivente non si accoppia strutturalmente solo al proprio ambiente, ma anche a sé stesso, generando così anche un mondo interno. Nell’uomo, questa generazione interna è legata intimamente al linguaggio, al pensiero e alla coscienza (capacità di auto-osservarsi e auto-descriversi), che arricchiscono la cognizione di emozioni e sensazioni. Mentre l’u- 29 La teoria della coevoluzione, detta anche selezione di feedback genetico, fu elaborata da Ehrlich e Raven nel 1975 basandosi su studi relativi a farfalle e piante.
Fausto Gusmeroli niverso degli animali è fatto di cose fisiche, nemici, cibo e così via, quello dell’uomo è un mondo simbolico di linguaggi, pensiero, entità sociali, arte, religione e altro. Si tratta di un percorso evolutivo culturale rispetto al quale i meccanismi della mutazione e della selezione naturale sembrano essere estranei. Ne deriva che la vita, definibile nel lessico termodinamico come proprietà emergente scaturita dall’evoluzione di sistemi complessi lontani dall’equilibrio, non può trovare spiegazione solo in ambito biologico, ma entro un orizzonte ben più ampio nel quale, nel caso dell’uomo, trovano ospitalità i concetti di autocoscienza e individualizzazione, che rimandano a speculazioni di tipo filosofico, religioso, artistico. La scienza può spiegare come funziona la vita, ma nulla dice sul senso! La concezione sistemica ripropone così la selezione come esigenza di accumulo di complessità, ordine e informazione, ossia di biodiversità 30 . Attraverso la frammentazione e diversificazione del codice genetico, la vita ha prodotto nel tempo molte specie per l’adattamento alle differenti situazioni ambientali, in modo da sfruttare al massimo tutte le risorse, assicurando elevata omeostasi e resilienza agli ecosistemi. La filogenesi è allora la tensione intrinseca della vita a creare novità e anche questo conferma come essa dipenda più dalle caratteristiche generali del sistema lontano dall’equilibrio termodinamico che non dalla selezione del genotipo più adatto. Si può interpretare come attività del sistema autorganizzante che esplora i suoi attrattori attraverso successive biforcazioni e che si estrinseca nella speciazione: ad uno sciame di mutazioni che rappresentano la transizione al caos segue una costrizione che produce l’effetto selettivo. Si tratta dunque ancora di una situazione di caos deterministico, in cui la componente deterministica (il DNA) è sottoposta a quella caotica (la mutagenesi) in rapporto ad attrattori che derivano da un campo più vasto, organismico e ambientale, e innescano processi epigenetici 31 . Non è, in definitiva, una dinamica che muove verso uno stato di equilibrio, come quello sotteso dalla teoria sintetica, con organismi che si adattano in modo sempre più perfetto al loro ambiente, ma piuttosto un percorso di allontanamento dall’equilibrio indirizzato verso un incremento di complessità, coordinazione e interrelazione. Ciò che evolve è l’organismo nel suo ambiente e l’evoluzione è apertura ad esso, sviluppo di rapporti sempre più ampi e intrinsecamente co-evolutivi e costruttivi. Le sorgenti di ordine sono allora due, la selezione e l’autorganizzazione, anche se al momento non se ne comprendono ancora bene i punti di fusione. 2.5. La biodiversità e la sua misura In senso globale, la biodiversità di un ecosistema o di un generico ambiente va intesa come il suo grado di vita selvatica, risultato della varietà degli organismi viventi e dei complessi ecologici nei quali essi sono racchiusi. In coerenza con l’articolazione della complessità dei viventi, si possono pertanto distinguere almeno tre livelli fondamentali 30 La diversità dimostra di essere l’attrattore di ogni processo evolutivo naturale. Anche in cosmologia, le ultime ipotesi sulla nascita dell’universo sembrano suggerire l’idea di numerosissimi universi diversi tra loro e in continua clonazione (teoria del multiverso o megaverso). I filosofi spiegano questa tendenza all’aumento di ordine e informazione con l’esistenza di un principio ordinatore. 31 Anche l’ontogenesi può essere assunta nella teoria sistemica dell’auto-organizzazione: componente deterministico è sempre il DNA, mentre la componente caotica si manifesta nelle biforcazioni qualitative dello sviluppo. 48
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ai ranghi tassonomici superiori agli individui e alla specie, riconoscendo meccanismi di<br />
coevoluzione e di selezione di gruppo o comunità, anch’essi sottovalutati, seppur non<br />
negati, dalla teoria sintetica. La coevoluzione è la selezione reciproca tra autotrofi ed<br />
eterotrofi o tra gruppi strettamente connessi ecologicamente (vegetali ed erbivori, organismi<br />
superiori e microrganismi simbionti, parassiti e relativi ospiti e così via), che conduce<br />
popolazioni e comunità all’omeostasi all’interno dell’ecosistema 29 . La selezione di<br />
gruppo è la selezione naturale tra gruppi o organismi non necessariamente collegati da<br />
strette associazioni mutualistiche, finalizzata a conservare le caratteristiche utili della comunità,<br />
seppur a svantaggio dei suoi membri portatori genetici. Essa riguarda gli effetti<br />
benefici che un organismo può esercitare sull’organizzazione comunitaria, necessari alla<br />
persistenza dell’organismo nel tempo.<br />
Un terzo elemento è la crescita di complessità e di autonomia che accompagna il<br />
processo evolutivo. Gli esseri viventi sono attivi e rispondono agli stimoli esterni in<br />
modo individuale e non prevedibile, soprattutto nel regno animale e tanto più quanto<br />
è sviluppato l’apparato neuro-sensoriale. Complessità e comportamento autonomista<br />
raggiungono l’apice nell’uomo, la cui autocoscienza porta addirittura ad attribuire più<br />
importanza all’individuo che alla specie, diversamente da quanto accade in tutte le altre<br />
forme viventi. Questo mette in discussione la possibilità di spiegare la vita in una logica<br />
deterministica e a partire dal solo patrimonio genetico. Il concetto è stato espresso con<br />
una battuta molta ironica da Steven Pinker: Se ai miei geni non piace quello che faccio,<br />
possono anche buttarsi a mare! Altra battuta, divenuta famosa, è quella attribuita allo<br />
psicologo Paul Everett Meehl: Eppure, nessun neurone di Eisenhower era repubblicano!<br />
Secondo la citata teoria di Santiago di Maturana e Varela, l’accoppiamento strutturale<br />
è l’elemento fondamentale del processo cognitivo. Un sistema vivente subisce<br />
continue modificazioni strutturali conservando però il proprio schema di organizzazione<br />
a rete. L’ambiente promuove, ma non dirige, le modificazioni; queste sono specificate<br />
autonomamente dall’organismo. Non solo, l’organismo sceglie anche quali informazioni<br />
o perturbazioni provenienti dall’esterno innescano tali cambiamenti e, così facendo,<br />
genera un mondo, secondo l’espressione degli autori. La cognizione non è quindi la<br />
rappresentazione di un mondo predeterminato, che esiste indipendentemente, bensì una<br />
continua generazione tramite il processo della vita, un mondo che non può essere mai<br />
disgiunto dalla struttura dell’organismo. Le interazioni del vivente con il suo ambiente<br />
sono interazioni cognitive e il processo stesso della vita e l’evoluzione sono processi<br />
cognitivi. La vicenda evolutiva di una specie è allora la storia del suo accoppiamento<br />
strutturale e l’evoluzione è ordine emergente, rispettato e perfezionato dalla selezione.<br />
Al crescere della complessità aumenta naturalmente anche il dominio cognitivo, ossia il<br />
campo delle interazioni che l’organismo può avere con il proprio ambiente. Ad un certo<br />
grado di complessità, contrassegnato dalla presenza del cervello e del sistema nervoso, il<br />
vivente non si accoppia strutturalmente solo al proprio ambiente, ma anche a sé stesso,<br />
generando così anche un mondo interno. Nell’uomo, questa generazione interna è legata<br />
intimamente al linguaggio, al pensiero e alla coscienza (capacità di auto-osservarsi e<br />
auto-descriversi), che arricchiscono la cognizione di emozioni e sensazioni. Mentre l’u-<br />
29 La teoria della coevoluzione, detta anche selezione di feedback genetico, fu elaborata da Ehrlich e Raven nel<br />
1975 basandosi su studi relativi a farfalle e piante.