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Prati, pascoli e paesaggio alpino - SoZooAlp

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Fausto Gusmeroli<br />

per la vita: fermentazione, fotosintesi, azoto-fissazione, respirazione e altro), e di simbiogenesi,<br />

come nel caso della formazione della cellula eucariota e degli organismi pluricellulari,<br />

cui si accennerà poco più avanti. Ancora si può citare il fenomeno della deriva<br />

genetica (drift), attraverso i quale si possono estinguere o fissare determinati geni per<br />

via del tutto casuale, indipendentemente dalla pressione selettiva. Oppure le leggi della<br />

forma, fattori innati di ottimizzazione globale di tipo fisico, ma non specificati da geni, e<br />

altro ancora 27 . La tesi evolutiva della corrente neo-darwinista sembra inoltre inconciliabile<br />

con la presenza da un lato dei relitti tassonomici (specie antichissime conservatesi<br />

pressoché immutate), dall’altro di gruppi straordinariamente variabili (come il genere<br />

vegetale Hieracium): per i primi non si spiega come siano potuti sopravvivere alla selezione,<br />

per i secondi il perché di una variabilità largamente eccedente i limiti della selezione<br />

stessa. La teoria sistemica dell’autorganizzazione prevede invece sia l’esistenza<br />

di componenti stabili a fianco di quelli in grado di mutare, sia di processi di speciazione<br />

indipendenti dalla selezione naturale e che non portano vantaggi alla specie, ma verosimilmente<br />

necessari per la dinamica del vivente. Una certa ridondanza si osserva del resto<br />

anche tra i geni (il venir meno di alcuni di essi ha effetti molto limitati sul funzionamento<br />

dell’organismo), ciò che indebolisce ulteriormente la tesi del determinismo genetico e<br />

del gene egoista di Dawkins.<br />

Vi sono poi altri tre elementi a sostegno di un lettura sistemica del percorso filogenetico.<br />

Un primo elemento è riconducibile alle espressioni cooperative della natura, non<br />

apprezzate compiutamente nella teoria neo-darwiniana in favore degli aspetti competitivi,<br />

quando invece, come visto nel paragrafo 2.3, sono spesso decisivi per la sopravvivenza<br />

di un organismo e soprattutto per la biodiversità degli ecosistemi. Le tappe cruciali<br />

di crescita qualitativa rappresentano momenti di formidabile accelerazione nel percorso<br />

evolutivo, in cui assume un ruolo prevalente la cooperazione piuttosto che il conflitto tra<br />

gli organismi. Eventi inequivocabili e straordinari di collaborazione si possono scorgere<br />

nel passaggio dalla cellula procariota alla eucariota (avvenuto per simbiosi tra forme<br />

diverse di procarioti) 28 , come nel costituirsi degli organismi pluricellulari (prodotti per<br />

unione di cellule della stessa specie e successiva specializzazione), o nell’integrazione<br />

di questi in strutture sociali (basate sull’istinto, come in quelle delle termiti, api, vespe<br />

e formiche, o anche sull’apprendimento, come in quelle individualistiche di uccelli e<br />

mammiferi). Margulis e Sagan in Microcosmos (1986) sentenziano che la vita non ha<br />

preso possesso del pianeta attraverso la lotta, bensì attraverso la cooperazione, i sodalizi<br />

e il lavoro di squadra!<br />

27 Un esempio di ottimizzazione della forma non selezionata darwinianamente (a partire da tentativi casuali),<br />

ma imposta dalla fisica e da principi generali di ottimizzazione è quello del sistema circolatori (nell’uomo circa<br />

centomila chilometri di vene, arterie e capillari). È stato dimostrato matematicamente che l’organizzazione di tutti<br />

questi vasi, in tutti i mammiferi, segue la legge dei cosiddetti frattali perfetti: la rete, cioè, minimizza i costi di<br />

trasporto e ottimizza gli scambi. Un altro esempio è quello della densità di connessioni nervose e della distribuzione<br />

dei gangli nervosi, la migliore in tutti gli organismi tra decine di milioni di possibili varianti esaminate al computer.<br />

28 La comparsa degli organismi eucarioti è fatta risalire a 850 milioni di anni fa. Quella primigenia cellula<br />

eucariota, del tutto simile alle cellule delle piante e degli animali attuali, si originò per simbiosi endocellulare.<br />

Un organismo procariote anaerobico (archea o archeobattere) inglobò uno o più batteri aerobi, i quali, anziché<br />

essere digeriti, convissero con il simbionte fornendogli una nuova e più efficace fonte di energia (fermentativa e<br />

chemiosintetica). Per progressiva integrazione, il batterio inglobato si trasformò in un suo organulo: il mitocondrio.<br />

Allo stesso modo furono inglobati e poi integrati batteri fotosintetici, che si trasformarono nei plastidi degli eucarioti<br />

unicellulari a metabolismo vegetale. A dimostrazione della loro origine alloctona, i mitocondri contengono un<br />

proprio materiale genetico e si riproducono indipendentemente e in tempi diversi rispetto al resto della cellula.<br />

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