Prati, pascoli e paesaggio alpino - SoZooAlp
Prati, pascoli e paesaggio alpino - SoZooAlp
Prati, pascoli e paesaggio alpino - SoZooAlp
Create successful ePaper yourself
Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.
41<br />
PRATI, PASCOLI E PAESAGGIO ALPINO<br />
(Fig. 2.3). La prima è una condizione molto improbabile e comunque verificabile per<br />
tempi brevi. Normalmente le risorse sono finite e lo sviluppo ad un certo punto tenderà<br />
ad arrestarsi 20 . La curva è funzione delle caratteristiche biologiche della specie e delle<br />
risorse disponibili, che definiscono il picco di biomassa sostenibile dal sistema (carrying<br />
capacity - capacità portante), e può essere espressa con l’equazione differenziale:<br />
dx/dt = rx (1-x/k)<br />
dove: x = numero di individui (o biomassa)<br />
t = tempo<br />
r = costante corrispondente alla velocità di accrescimento<br />
k = capacità portante del sistema in termini di numero di individui<br />
Anche al livello di comunità ed ecosistema, la crescita segue il modello logistico e<br />
può essere formulata in termini di biomassa:<br />
By+1 = a By (a – b By)<br />
dove: By = biomassa nell’anno y<br />
a = produzione lorda di biomassa nell’unità di tempo<br />
b = perdita di materia organica per respirazione e morte degli individui maturi<br />
La crescita del sistema è data dalla produzione netta (PNS), ossia dalla differenza tra<br />
la biomassa sintetizzata con l’attività fotosintetica, la cosiddetta produzione primaria<br />
lorda (PPL), e le perdite di respirazione degli organismi autotrofi (piante e marginalmente<br />
batteri e alghe) ed eterotrofi (animali e alcuni vegetali, come i funghi). La produzione<br />
primaria netta (PPN) è invece la PPL al netto delle perdite per la sola respirazione degli<br />
organismi autotrofi, è cioè la fitomassa che risulta dal processo fotosintetico, importante,<br />
come si vedrà, soprattutto negli agroecosistemi. La curva logistica indica che la PNS è<br />
elevata nelle fasi giovanili e tende a declinare con la maturità, azzerandosi al raggiungimento<br />
del cosiddetto climax (dal greco klímaks - scala), lo stato finale di stazionarietà che<br />
perdura sino a quando non interviene un fattore di disturbo a modificare le condizioni.<br />
L’andamento può apparire sorprendente, dato che in fase giovanile la biomassa, la PPL<br />
e la PPN sono inferiori. La spiegazione risiede nelle bassissime perdite di respirazione.<br />
All’opposto, al climax tutti e tre i parametri (biomassa, PPL e PPN) sono al massimo<br />
possibile, ma la crescita è nulla, in quanto tutta la PPL è consumata dai processi catabolici<br />
che, specialmente negli eterotrofi, raggiungono ritmi vertiginosi. In fase giovanile<br />
l’ecosistema indirizza dunque il flusso energetico in maggior parte verso la crescita e<br />
marginalmente per il mantenimento, mentre con la maturità il rapporto s’inverte.<br />
Il problema della crescita si complica nella prospettiva qualitativa (l’adattamento),<br />
vale a dire in termini di numero (e tipo) di specie. La dinamica, nota anche come successione<br />
ecologica, è descritta dal ricambio delle specie lungo stadi di crescente complessità,<br />
diversificati quanto più possibile e dunque capaci di un utilizzo ottimale delle risorse. Il<br />
20 Se non vi fossero limiti alla crescita, un batterio che si riproduce in un’ora potrebbe riempire la superficie<br />
del pianeta in pochi giorni!