Prati, pascoli e paesaggio alpino - SoZooAlp
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Fausto Gusmeroli<br />
Il vivente possiede dunque due tipi di strutture, l’una deputata alla cattura e trasporto<br />
dell’energia, l’altra alla gestione dell’informazione. Le strutture del primo tipo sono<br />
quelle ad attività metabolica (cloroplasti, membrane, mitocondri, pigmenti, enzimi etc.),<br />
quelle del secondo tipo sono gli acidi nucleici (DNA). In realtà la distinzione non è del<br />
tutto corretta, giacché l’informazione non fluisce solo dal centro alla periferia, ma anche<br />
al contrario. Segnali esterni possono attivare dei sensori locali e indurre trasformazioni<br />
nell’organismo o in parti di esso, tra cui lo stesso DNA, fissandosi nei meccanismi<br />
di selezione naturale e rivalutando, come si vedrà nel paragrafo 2.5, il ruolo dell’ambiente<br />
nell’evoluzione. Forme e funzioni biologiche non sono pertanto qualcosa di semplicemente<br />
determinato da un programma genetico, ma sono proprietà che emergono<br />
dall’intera rete epigenetica (rete metabolica della cellula). Ecco allora che il processo di<br />
autorganizzazione si sviluppa in feed-back con l’ambiente, adattandosi ai vincoli reciprocamente<br />
imposti. Le strutture sono molto complicate, spesso a carattere frattale (es. il<br />
sistema nervoso) e possono mostrare molteplici integrazioni funzionali, andando a costituire<br />
cellule, tessuti e organi. Lo stato di complessità è mantenuto grazie all’omeostasi<br />
(capacità del sistema di mantenersi in equilibrio dinamico, assorbendo azioni esterne,<br />
ossia ingressi di energia, senza cambiare lo stato stazionario) 16 e alla resilienza o flessibilità<br />
(capacità di ritornare alle condizioni iniziali una volta cessato un disturbo che lo<br />
ha alterato), che trattengono il vivente alla soglia del caos, impedendogli di entrare nella<br />
fase esiziale degli attrattori strani.<br />
L’attività degli organismi ha come obiettivi la crescita e l’adattamento. La crescita<br />
è un processo di natura essenzialmente quantitativa e consiste nell’accumulo di materia<br />
organica (biomassa). È limitata dalla disponibilità di risorse e da costrizioni di carattere<br />
fisico (ad esempio la possibilità di trasporto della linfa nei vegetali, lo spazio per popolazioni<br />
animali e così via). L’adattamento è invece un processo di natura qualitativa e si<br />
attua nella costruzione delle strutture, che potenziano l’ordine e la complessità. Ponendosi<br />
l’identità del sistema essenzialmente in relazione con esse, si può assumere che la<br />
diversità interna sia l’attrattore del sistema. Ricorrendo allora di nuovo ad un linguaggio<br />
simbolico, i sistemi biologici, come tutti i sistemi autorganizzanti, possono essere descritti<br />
secondo le seguenti modalità riprese da Pignatti e Trezza (2000):<br />
Ω < a x↑, λ, μ<br />
> b<br />
dove: Ω = simbolo del sistema complesso autorganizzante<br />
a, b = stati del sistema<br />
x, λ, μ = operatori del sistema<br />
↑ = bandierina che segnala l’operatore trainante per l’attività del sistema<br />
↓ = bandierina che segnala l’operatore scarsamente incidente<br />
x = diversità interna del sistema<br />
λ = fattore che mantiene il sistema lontano dall’equilibrio<br />
μ = costrizioni o vincoli per l’attività del sistema<br />
16 Il concetto di omeostasi venne sviluppato dal fisiologo Walter Cannon (1932) ed ha alla base i meccanismi<br />
di retroazione.<br />
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