Prati, pascoli e paesaggio alpino - SoZooAlp

Prati, pascoli e paesaggio alpino - SoZooAlp Prati, pascoli e paesaggio alpino - SoZooAlp

29.05.2013 Views

31 PRATI, PASCOLI E PAESAGGIO ALPINO Grazie, dunque, al flusso energetico, il sistema autorganizzante si modifica, formando strutture che ne incrementano l’ordine e l’informazione e lo mantengono lontano dall’equilibrio termodinamico. Come enunciato da Joergensen nel quarto principio della termodinamica, tra le traiettorie attraverso le quali il sistema si può allontanare dall’equilibrio, avrà la massima probabilità di essere scelta quella che trattiene una quota maggiore dell’energia, cioè che porta alla massima strutturazione o complessità. Le strutture sono definite dissipative, perché funzionano dissipando energia in calore, ma, a differenza di quanto accade nei sistemi isolati, ciò non è per essi una perdita, bensì una fonte di ordine (si parla di disordine organizzatore) 11 . L’aumento di dissipazione che si verifica al loro emergere nei punti di instabilità muove, infatti, il sistema verso nuove soglie più complesse. Nuove fluttuazioni possono allora spostare il sistema oltre queste soglie, collocandolo in un nuovo stato stazionario meglio organizzato e così via, secondo una tipica sequenza di retroazione auto-catalitica. L’autorganizzazione procede pertanto attraverso successive esplorazioni degli attrattori, i quali, come visto, definiscono i potenziali stati che il sistema può assumere. Le strutture non possono essere disgregate fintanto che il sistema permane alle soglie del caos. Ne deriva che, diversamente dai sistemi aperti vicini all’equilibrio, che possono essere mantenuti permanentemente in stato stazionario regolando dall’esterno l’input energetico, i sistemi autorganizzanti sono obbligati ad un processo evolutivo e irreversibile 12 . Il percorso, si ribadisce, non è tuttavia ricostruibile se non in termini statistico- Sthepen Smale. In base al ritratto delle fasi, Smale distingue i sistemi in strutturalmente stabili e instabili. I primi sono quelli in cui piccole modifiche nelle equazioni, cioè in alcuni parametri, non alterano fondamentalmente il ritratto delle fasi; i secondi quelli dove invece l’alterazione è significativo, causa la c omparsa di nuovi attrattori, la scomparsa di altri o scambi tra essi. Ciò, come visto, accade in corrispondenza delle biforcazioni, le quali indicano pertanto cambiamenti significativi nel ritratto delle fasi e, come gli attrattori, possono essere classificate in base alle caratteristiche topologiche. 11 La teoria delle strutture dissipative appartiene a Ilya Prigogine, che la elaborò negli anni sessanta osservando fenomeni fisici e chimici, in particolare la cosiddetta instabilità di Bénard (dallo scienziato Henri Bénard) e le reazioni chimiche oscillanti, note anche come orologi chimici. La teoria, per la quale Prigogine ricevette il premio Nobel nel 1977, rappresentò la prima significativa descrizione dei sistemi autorganizzanti. Altri contributi in tal senso vennero quasi in contemporanea dal fisico tedesco Hermann Haken, con la teoria della luce laser, e dal connazionale biochimico Manfred Eigen, con la teoria degli ipercicli. Il concetto di autorganizzazione, che per altro era già stato introdotto agli albori della cibernetica per rappresentare la logica delle reti neuronali, sarà poi esteso ai sistemi viventi, in particolare dai neuroscienziati cileni Humerto Maturana e Francisco Varela, con la teoria dell’autopoiesi, e all’intero pianeta dal chimico dell’atmosfera britannico James Lovelock, con l’ipotesi Gaia. La teoria delle strutture dissipative contiene una grande intuizione epistemologica: il concetto di disordine organizzatore. Lontano dall’equilibrio termodinamico il calore, che a livello microscopico altro non è se non agitazione disordinata di particelle, può dare origine a nuove strutture organizzate. Superati certi gradienti di energia (punti di biforcazione) la materia diviene, per dirla con Prigogine, sensibile, e può dare origine a fenomeni di autorganizzazione a carattere irreversibile. Un esempio sono le celle di convezione di Bénard. Se un liquido viene attraversato da un flusso di calore di una certa intensità, si creano dei moti convettivi di molecole calde che salgono e molecole fredde che scendono ciclicamente. Le molecole si muovono secondo un movimento coordinato collettivo lungo direzioni preferenziali. A seconda della forma del recipiente, le molecole si dispongono spontaneamente in celle di varie forme (esagonale, cilindrica ecc.), rese visibili da increspature e depressioni dovute alla variazione di tensione superficiale. Avvenendo lontano dall’equilibrio termodinamico, il moto continua solo fino a quando viene interrotto il calore somministrato dall’esterno. Riprendendo nuovamente il riscaldamento, anche il processo di autorganizzazione riprende con nuove celle di Bénard che vanno a formarsi lungo direzioni statisticamente diverse, seppur entro lo stesso tipo di simmetria. 12 L’irreversibilità è una delle grandi novità concettuali introdotte dalla termodinamica. Nel pensiero meccanicista di un mondo causale e determinato, quindi reversibile, il tempo poteva teoricamente tornare indietro, in palese contraddizione con la realtà. La termodinamica classica, con la legge di entropia, dimostra invece che ciò non è possibile: il tempo ha una direzione fissata dall’aumento del disordine. I sistemi lontani dall’equilibrio,

Fig. 1.5 Il famoso attrattore di Lorenz Fausto Gusmeroli Fig. 1.5 Il famoso attrattore di Lorenz probabilistici. Nel caso in cui il flusso energetico cessi, il sistema perde la complessità, mentre se incrementa si esce dalla fase degli attrattori regolari e si entra in quella degli attrattori strani, come si vedrà incompatibili con la vita. I sistemi caotici conservano per altro ancora una natura deterministica, tanto che il loro comportamento è definito di caos deterministico. Contrariamente a quanto lascerebbe intendere l’aggettivazione, essi, infatti, sono dotati di un alto grado di ordine, seppur impossibile da riconoscere. Con espressione suggestiva, il matematico e scrittore Ian Stewart parla di comportamento senza legge governato per intero dalla legge, un comportamento cioè ben diverso da un moto casuale, questo sì completamente irregolare. La presenza di schemi e ordine traspare nella topologia degli attrattori, che tendono ad avere poche dimensioni anche in uno spazio delle fasi molto complesso quale quello di sistemi governati da numerose variabili: un esempio molto noto, riprodotto in figura 1.5, è l’attrattore tridimensionale di Lorenz (si veda la nota 11). Gli attrattori strani consentono dunque di discriminare tra mera casualità e caos e il loro studio, pur non permettendo di stabilire in quale punto dello spazio delle fasi passerà la traiettoria del sistema in un certo istante, ossia di fissare i evolvendosi verso l’aumento di ordine, sembrano contraddire la legge. In realtà il disordine complessivo aumenta, ma non in modo uniforme in tutto il sistema: dove si hanno o emergono strutture dissipative l’ordine si conserva o aumenta, altrove diminuisce. Le strutture dissipative sono, secondo Prigogine, isole di ordine in un mare di disordine e per esse l’irreversibilità è alla base dei meccanismi costruttivi. 32

31<br />

PRATI, PASCOLI E PAESAGGIO ALPINO<br />

Grazie, dunque, al flusso energetico, il sistema autorganizzante si modifica, formando<br />

strutture che ne incrementano l’ordine e l’informazione e lo mantengono lontano dall’equilibrio<br />

termodinamico. Come enunciato da Joergensen nel quarto principio della termodinamica,<br />

tra le traiettorie attraverso le quali il sistema si può allontanare dall’equilibrio,<br />

avrà la massima probabilità di essere scelta quella che trattiene una quota maggiore<br />

dell’energia, cioè che porta alla massima strutturazione o complessità. Le strutture sono<br />

definite dissipative, perché funzionano dissipando energia in calore, ma, a differenza<br />

di quanto accade nei sistemi isolati, ciò non è per essi una perdita, bensì una fonte di<br />

ordine (si parla di disordine organizzatore) 11 . L’aumento di dissipazione che si verifica<br />

al loro emergere nei punti di instabilità muove, infatti, il sistema verso nuove soglie più<br />

complesse. Nuove fluttuazioni possono allora spostare il sistema oltre queste soglie, collocandolo<br />

in un nuovo stato stazionario meglio organizzato e così via, secondo una tipica<br />

sequenza di retroazione auto-catalitica. L’autorganizzazione procede pertanto attraverso<br />

successive esplorazioni degli attrattori, i quali, come visto, definiscono i potenziali stati<br />

che il sistema può assumere.<br />

Le strutture non possono essere disgregate fintanto che il sistema permane alle soglie<br />

del caos. Ne deriva che, diversamente dai sistemi aperti vicini all’equilibrio, che possono<br />

essere mantenuti permanentemente in stato stazionario regolando dall’esterno l’input<br />

energetico, i sistemi autorganizzanti sono obbligati ad un processo evolutivo e irreversibile<br />

12 . Il percorso, si ribadisce, non è tuttavia ricostruibile se non in termini statistico-<br />

Sthepen Smale. In base al ritratto delle fasi, Smale distingue i sistemi in strutturalmente stabili e instabili. I primi<br />

sono quelli in cui piccole modifiche nelle equazioni, cioè in alcuni parametri, non alterano fondamentalmente il<br />

ritratto delle fasi; i secondi quelli dove invece l’alterazione è significativo, causa la c omparsa di nuovi attrattori, la<br />

scomparsa di altri o scambi tra essi. Ciò, come visto, accade in corrispondenza delle biforcazioni, le quali indicano<br />

pertanto cambiamenti significativi nel ritratto delle fasi e, come gli attrattori, possono essere classificate in base alle<br />

caratteristiche topologiche.<br />

11 La teoria delle strutture dissipative appartiene a Ilya Prigogine, che la elaborò negli anni sessanta osservando<br />

fenomeni fisici e chimici, in particolare la cosiddetta instabilità di Bénard (dallo scienziato Henri Bénard) e le<br />

reazioni chimiche oscillanti, note anche come orologi chimici. La teoria, per la quale Prigogine ricevette il premio<br />

Nobel nel 1977, rappresentò la prima significativa descrizione dei sistemi autorganizzanti. Altri contributi in tal senso<br />

vennero quasi in contemporanea dal fisico tedesco Hermann Haken, con la teoria della luce laser, e dal connazionale<br />

biochimico Manfred Eigen, con la teoria degli ipercicli. Il concetto di autorganizzazione, che per altro era già stato<br />

introdotto agli albori della cibernetica per rappresentare la logica delle reti neuronali, sarà poi esteso ai sistemi<br />

viventi, in particolare dai neuroscienziati cileni Humerto Maturana e Francisco Varela, con la teoria dell’autopoiesi,<br />

e all’intero pianeta dal chimico dell’atmosfera britannico James Lovelock, con l’ipotesi Gaia.<br />

La teoria delle strutture dissipative contiene una grande intuizione epistemologica: il concetto di disordine<br />

organizzatore. Lontano dall’equilibrio termodinamico il calore, che a livello microscopico altro non è se non<br />

agitazione disordinata di particelle, può dare origine a nuove strutture organizzate. Superati certi gradienti di energia<br />

(punti di biforcazione) la materia diviene, per dirla con Prigogine, sensibile, e può dare origine a fenomeni di<br />

autorganizzazione a carattere irreversibile. Un esempio sono le celle di convezione di Bénard. Se un liquido viene<br />

attraversato da un flusso di calore di una certa intensità, si creano dei moti convettivi di molecole calde che salgono<br />

e molecole fredde che scendono ciclicamente. Le molecole si muovono secondo un movimento coordinato collettivo<br />

lungo direzioni preferenziali. A seconda della forma del recipiente, le molecole si dispongono spontaneamente in<br />

celle di varie forme (esagonale, cilindrica ecc.), rese visibili da increspature e depressioni dovute alla variazione<br />

di tensione superficiale. Avvenendo lontano dall’equilibrio termodinamico, il moto continua solo fino a quando<br />

viene interrotto il calore somministrato dall’esterno. Riprendendo nuovamente il riscaldamento, anche il processo di<br />

autorganizzazione riprende con nuove celle di Bénard che vanno a formarsi lungo direzioni statisticamente diverse,<br />

seppur entro lo stesso tipo di simmetria.<br />

12 L’irreversibilità è una delle grandi novità concettuali introdotte dalla termodinamica. Nel pensiero<br />

meccanicista di un mondo causale e determinato, quindi reversibile, il tempo poteva teoricamente tornare indietro,<br />

in palese contraddizione con la realtà. La termodinamica classica, con la legge di entropia, dimostra invece che<br />

ciò non è possibile: il tempo ha una direzione fissata dall’aumento del disordine. I sistemi lontani dall’equilibrio,

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!