Prati, pascoli e paesaggio alpino - SoZooAlp
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Fausto Gusmeroli<br />
incremento di 100 metri di quota corrisponde, infatti, una diminuzione di temperatura<br />
media di 0,56°C, che ritarda in proporzione lo sviluppo fenologico delle piante. Per<br />
l’esposizione si deve considerare che i versanti esposti a settentrione ricevono da otto<br />
a dieci volte meno calore di quelli a meridione, ciò che induce un ritardo fenologico<br />
di qualche settimana.<br />
Se la mandria è formata da più gruppi d’animali, occorrerà in primo luogo decidere se<br />
questi sfrutteranno i medesimi comparti in tempi successivi (pascolamento in successione<br />
- leaders-followers), oppure se ad ognuno saranno riservati comparti esclusivi.<br />
Nella prima ipotesi la sequenza seguirà le necessità nutritive e l’importanza economica<br />
dei gruppi. È senz’altro la soluzione più efficiente, sia perché premia gli animali<br />
più esigenti, che esploreranno sempre comparti vergini, con tempi di permanenza<br />
brevi e migliori consumi, sia perché consente una più alto grado di utilizzazione della<br />
biomassa. Unico inconveniente potrebbe essere un maggior rischio di trasmissione<br />
di parassiti gastro-intestinali da un gruppo all’altro. La seconda ipotesi lascia invece<br />
la possibilità di selezionare quadranti di pascolo più idonei per qualità foraggera,<br />
clivometria e dislocazione geografica alle necessità dei vari gruppi e alla comodità<br />
dell’uomo, ma è meno valida nel soddisfare le richieste nutritive del bestiame e nel<br />
garantire elevati indici di utilizzazione del pascolo. Circa l’acclività, si dovrà tenere<br />
presente che le bovine adulte pascolano bene, senza arrecare danni ai cotici, fino a<br />
pendenze del 40-45%, i giovani bovini fino al 60% e gli ovi-caprini fino al 80%.<br />
Inoltre occorrerà impostare tanti piani di pascolamento quanti sono i gruppi.<br />
La presenza di zone di interesse faunistico potrebbe suggerire restrizioni temporali<br />
all’utilizzo di alcuni comparti, come nel caso delle aree di riproduzioni dei tetraonidi,<br />
che andrebbero sottratte al pascolamento per evitare danni alle uova e alla prole.<br />
Un esempio di piano di pascolamento è riportato in figura 13.3. Riguarda un comprensorio<br />
<strong>pascoli</strong>vo <strong>alpino</strong> caratterizzato da una modesto sviluppo altimetrico ed un’esposizione<br />
relativamente omogenea, con un’importante barriera fisica a dividere l’area<br />
in due sezioni. In considerazione di ciò, il bestiame, tutto bovino, è distribuito in due<br />
gruppi, uno di animali in produzione, l’altro di asciutti, riservando al primo la parte più<br />
comoda e produttiva e relegando l’altro in quella meno favorevole. Il problema della<br />
scarsa differenziazione fenologica è parzialmente superato anticipando al massimo la<br />
data di caricamento, così da poter sfruttare a fine stagione i ricacci dei primi lotti, mantenendo<br />
la durata complessiva della monticazione in una settantina di giorni. Il pascolamento<br />
è integrale, con tempi di permanenza nei lotti di due-tre giorni, adatti a garantire<br />
un buon indice di utilizzazione. La processione di utilizzo dei lotti segue per ognuno dei<br />
due gruppi la numerazione.<br />
13.5. Cura e miglioramento dei cotici<br />
Se l’adozione di adeguati carichi animali e una buona disciplina di pascolamento<br />
sono i cardini per la conservazione e il miglioramento della qualità pabulare del pascolo;<br />
interventi più specifici ne costituiscono il necessario o utile complemento. Alcuni di<br />
questi interventi, come la pulizia dalle pietre, la regimazione delle acque e la fertilizzazione<br />
organica, dovrebbero rientrare tra le pratiche abituali di buon governo. Altri, più<br />
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