Prati, pascoli e paesaggio alpino - SoZooAlp
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Fausto Gusmeroli<br />
dei sesquiterpeni e altre sostanze aromatiche, degli isomeri coniugati dell’acido linoleico,<br />
di certi acidi grassi trans, di vitamina A, vitamina E, carotenoidi e altro ancora) 12<br />
e soprattutto di una migliore efficienza energetica, dato che i processi di conservazione<br />
comportano sempre delle perdite, talora ingenti. In realtà, il foraggiamento verde ha<br />
altri vincoli e difetti, che ne spiegano la scarsa diffusione. Esigendo prelievi quotidiani<br />
(l’erba è molto fermentescibile e non può esser conservata che per poche ore) necessita<br />
di catene di foraggiamento non semplici e raramente compatibili con un regime ottimale<br />
di raccolta, non garantisce costanza e regolarità al razionamento e non può essere attuato<br />
in periodi molto piovosi e, ovviamente, durante la stagione del riposo vegetativo. I<br />
processi di trasformazione conservativa rappresentano dunque una via obbligata per la<br />
valorizzazione della biomassa del prato. La dipendenza dalle condizioni meteorologiche<br />
può essere un ostacolo al rispetto dei ritmi ottimali di prelievo, specialmente per il primo<br />
taglio dove si pratica la tradizionale fienagione in campo. L’abitudine, molto radicata,<br />
di ritardare l’epoca di questo intervento trova fondate ragioni nelle migliori condizioni<br />
termiche e di irraggiamento, minore quantità di acqua da evaporare (la concentrazione<br />
di acqua, ad esempio, cala nelle graminacee di circa 10 punti percentuali passando dalla<br />
fase con spiga a 10 cm da terra alla fase di inizio fioritura) e maggiore fibrosità del materiale,<br />
che mantiene più soffice lo strato di foraggio e le andane e riduce le perdite meccaniche,<br />
mentre non è giustificato dalle maggiori disponibilità di biomassa secca, cui, come<br />
più volte ribadito, viene a corrispondere una minore produzione in termini di biomassa<br />
digeribile e minore qualità. Il ritardo nello sfalcio aumenta inoltre il rischio di diffusione<br />
di specie infestanti a fioritura primaverile (ranuncoli, ombrellifere, romici), che hanno<br />
la possibilità di maturare i semi e diffonderli e possono col tempo sovrastare le buone<br />
foraggere. Esperienze triennali condotte nel medesimo arrenatereto di cui sopra, relative<br />
ad un anticipo nell’epoca di primo taglio rispetto alle consuetudini locali (Fig. 12.1 e Fig.<br />
12.2), hanno evidenziato come una defogliazione molto precoce possa in effetti penalizzare<br />
le rese annuali in termini di sostanza secca, ma con rilevanti vantaggi per la qualità<br />
del raccolto. Utilizzazioni meno precoci, ma comunque anticipate di qualche settimana,<br />
assicurano produzioni di biomassa comparabili o superiori, mantenendo una buona qualità.<br />
Le defogliazione secondo le abitudini locali determinano un peggioramento variamente<br />
marcato, sia in termini quantitativi, sia qualitativi. Come suggerito dal grafico di<br />
figura 12.3, per garantire adeguati livelli di ingestione al bestiame è indispensabile poter<br />
disporre di foraggi di buona qualità, obiettivo raggiungibile nel prato solo sfalciando con<br />
tempestività. Il problema delle condizioni climatiche meno propizie alla fienagione (Fig.<br />
12.4), può essere eluso attraverso tecniche di conservazione alternative, quali la ventilazione<br />
artificiale e l’insilamento.<br />
12.3. Fertilizzazioni<br />
Con il regime di defogliazione, le pratiche di fertilizzazione rappresentano il fattore<br />
determinante per la conservazione del cotico e della sua capacità produttiva. La combinazione<br />
tra livello di fertilizzazione e frequenza di taglio consente di distinguere quattro<br />
12 Questi incrementi dipendono molto dal tipo di erba e dallo stadio di maturità. Sono elevati in particolare<br />
nelle praterie in quota e nel foraggio giovane.<br />
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