Prati, pascoli e paesaggio alpino - SoZooAlp

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29.05.2013 Views

201 PRATI, PASCOLI E PAESAGGIO ALPINO raggiunto già a 540°C-giorno nel curvuleto e 690 nel nardeto, mentre nel nardeto subalpino ne occorrono 1200. In termini di energia netta (UFL) i picchi sono leggermente anticipati, in misura decrescente con la quota: nell’ordine 520, 665 e 1100°C-giorno. Le funzioni qualitative assumono forma lineare, con variazioni orientate, come atteso, verso un progressivo peggioramento nel corso della stagione. Le concentrazioni proteiche ed energetiche e la loro variabilità tendono ad aumentare con la quota altimetrica, mentre le componenti fibrose evidenziano valori superiori di ADF nel nardeto subalpino, di NDF nelle comunità alpine. Tutte queste funzioni, in particolare quelle quantitative, sono soggette ad effetti d’annata correlati ai decorsi meteorologici, che possono innalzarle o abbassarle, lasciandole tuttavia pressoché inalterate nella forma, salvo in stagioni assolutamente anomale. Per svincolarsi dall’effetto d’annata è sufficiente esprimere le funzioni in termini di percentuale sul picco produttivo, invece che in valore assoluto: una misura reale in uno qualsiasi degli stadi di sviluppo della fitocenosi consente di ricostruire le funzioni dei valori assoluti e lo stadio potrà essere individuato in base alle relazioni tra le fasi fenologiche delle specie (basta osservarne una decina tra le più abbondanti) e le rispettive somme termiche, di cui la tabella 11.2 né da un resoconto esemplificativo per una delle fitocenosi. 12. La staBILIzzazIoNE DEL Prato 12.1. Il taglio e i suoi effetti sul cotico Il taglio è il fattore stabilizzante del prato, che preserva le specie foraggere impedendo il ritorno delle specie naturali, erbacee o legnose. Tutta la fitomassa epigea del cotico, fino a pochi centimetri dalla superficie del suolo, è asportata. Mentre ai fini conservativi è sufficiente un taglio l’anno o anche meno, ai fini produttivi può risultare opportuno intervenire ripetutamente nel corso dell’annata, in modo da innalzare rese e qualità del raccolto. Il numero di sfalci è fissato essenzialmente dalla lunghezza della stagione vegetativa e dalle esigenze aziendali e può variare da uno nei siti in quota fino a tre-quattro nei distretti bassi e pianeggianti, con talvolta un ulteriore modesto ricaccio destinato al pascolamento. Il regime e la severità degli sfalci, ossia la frequenza delle defogliazione e l’altezza di taglio, hanno naturalmente forti ripercussioni sullo stato del cotico. La frequenza dei prelievi o, se si vuole, la lunghezza dei cicli produttivi, condiziona il vigore delle piante, la loro abilità competitiva, lo sviluppo degli organi di stoccaggio (stoloni, basi dei culmi, fittoni, radici laterali) e soprattutto l’accumulo delle riserve in essi. Tanto più le utilizzazioni sono ravvicinate quanto più si riduce la taglia delle piante, in ragione della minore lunghezza degli internodi e delle lamine fogliari. Aumenta inoltre l’angolo di inserzione delle foglie, ciò che comporta un habitus più prostrato e una maggiore fittezza del manto. È l’interruzione della fase riproduttiva e l’attenuazione della dominanza apicale a favorire questi mutamenti, che saranno tanto più accentuati quanto più sarà precoce l’asportazione dell’apice riproduttivo, fino a rendere il cotico, all’estremo, inadatto alla gestione prativa allorché parte consistente della fitomassa sarà concentrata al di sotto del livello del taglio, come accade soprattutto nelle graminacee. Intensificare troppo gli sfalci risulta inoltre negativo per l’integrità del cotico, che non ha

Fausto Gusmeroli Tab. 11.2 Tab. Codificazione 11.2 delle fasi fenologiche (scala CEMAGREF) e relazioni con le somme termiche in un curvuleto nelle Codificazione Alpi Centrali Italiane delle (da fasi Gusmeroli fenologiche et al, (scala 2005 ) CEMAGREF) e relazioni con le somme termiche in un curvuleto nelle Alpi Centrali Italiane (da Gusmeroli et al., 2005 Fase gramINoIDI aLtrE sPECIE I ripresa vegetativa ripresa vegetativa (2-3 foglie) II levata 4 foglie fino a bottoni fiorali III spigatura 50 % bottoni fiorali Iv inizio fioritura apparizione primi fiori v piena fioritura massimo dei fiori aperti vI maturazione lattea fiori appasiti vII maturazione cerosa inizio formazione frutti vIII maturazione piena massimo dei frutti maturi Ix fine vegetazione fine vegetazione I II III Iv v vI vII vIII Ix Agrostis rupestris 90 195 336 443 558 660 718 781 784 Anthoxanthum alpinum 25 60 95 161 196 335 402 498 549 Avenastrum versicolor 70 161 253 408 528 596 693 772 919 Carex curvala 20 50 58 107 157 215 316 406 598 Cardamine resedifolia 25 60 97 164 188 276 400 476 666 Gentiana acaulis 40 70 97 120 157 208 275 418 470 Gentiana puntata 51 87 146 264 277 339 395 501 633 Geum montanum 15 42 63 100 138 215 292 377 547 Homogyne alpina 61 70 156 219 310 385 434 520 659 Leontodon helveticus 61 112 168 254 337 441 535 589 656 Ligusticum mutellina 66 117 152 196 302 428 499 573 683 Luzula alpino-pilosa 60 80 85 137 250 297 267 393 476 Luzula lutea 60 80 100 109 178 284 325 401 577 Nardus stricta 89 154 231 298 400 509 623 730 826 Phleum alpinum 73 158 257 419 548 661 734 778 830 Phyteuma hemisphaericum 60 144 224 328 397 536 612 705 822 Poa alpina 61 128 199 323 430 536 616 691 763 Potentilla aurea 73 147 150 155 222 317 405 553 726 Ranunculus montanus 42 60 82 170 183 236 310 432 543 Ranunculus pyrenaeus 10 20 35 60 82 150 206 248 338 Sibbaldia procumbens 50 90 150 270 364 426 440 475 608 Soldanella spp. 15 20 30 42 61 115 169 257 394 Trifolium alpinum 81 128 151 212 310 413 511 611 736 il tempo per ripristinare le scorte e tenderà nel tempo a diradarsi ed esaurirsi. Nel complesso le graminacee sopportano ritmi di prelievo più intensi delle leguminose, poiché il taglio risparmia una maggior quota di fitomassa, lasciando più riserve per il ricaccio. Poa pratensis e Lolium perenne sono in assoluto le più adatte e resistenti a defogliazione frequenti, essendo capaci di emettere molti culmi vegetativi, mentre Dactylis glomerata, Bromus inermis e Festuca arundinaceaa non modificano sostanzialmente il loro comportamento. Tra le leguminose vi è una netta distinzione tra quelle a portamento eretto, quali Trifolium pratense, Medicago sativa e Onobrychis viciaefolia, e quelle a portamento prostrato, come Trifolim repens: le prime soffrono interventi frequenti, ai quali 202

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PRATI, PASCOLI E PAESAGGIO ALPINO<br />

raggiunto già a 540°C-giorno nel curvuleto e 690 nel nardeto, mentre nel nardeto sub<strong>alpino</strong><br />

ne occorrono 1200. In termini di energia netta (UFL) i picchi sono leggermente<br />

anticipati, in misura decrescente con la quota: nell’ordine 520, 665 e 1100°C-giorno.<br />

Le funzioni qualitative assumono forma lineare, con variazioni orientate, come atteso,<br />

verso un progressivo peggioramento nel corso della stagione. Le concentrazioni proteiche<br />

ed energetiche e la loro variabilità tendono ad aumentare con la quota altimetrica,<br />

mentre le componenti fibrose evidenziano valori superiori di ADF nel nardeto sub<strong>alpino</strong>,<br />

di NDF nelle comunità alpine. Tutte queste funzioni, in particolare quelle quantitative,<br />

sono soggette ad effetti d’annata correlati ai decorsi meteorologici, che possono innalzarle<br />

o abbassarle, lasciandole tuttavia pressoché inalterate nella forma, salvo in stagioni<br />

assolutamente anomale. Per svincolarsi dall’effetto d’annata è sufficiente esprimere le<br />

funzioni in termini di percentuale sul picco produttivo, invece che in valore assoluto: una<br />

misura reale in uno qualsiasi degli stadi di sviluppo della fitocenosi consente di ricostruire<br />

le funzioni dei valori assoluti e lo stadio potrà essere individuato in base alle relazioni<br />

tra le fasi fenologiche delle specie (basta osservarne una decina tra le più abbondanti) e<br />

le rispettive somme termiche, di cui la tabella 11.2 né da un resoconto esemplificativo<br />

per una delle fitocenosi.<br />

12. La staBILIzzazIoNE DEL Prato<br />

12.1. Il taglio e i suoi effetti sul cotico<br />

Il taglio è il fattore stabilizzante del prato, che preserva le specie foraggere impedendo<br />

il ritorno delle specie naturali, erbacee o legnose. Tutta la fitomassa epigea del cotico,<br />

fino a pochi centimetri dalla superficie del suolo, è asportata. Mentre ai fini conservativi<br />

è sufficiente un taglio l’anno o anche meno, ai fini produttivi può risultare opportuno<br />

intervenire ripetutamente nel corso dell’annata, in modo da innalzare rese e qualità del<br />

raccolto. Il numero di sfalci è fissato essenzialmente dalla lunghezza della stagione vegetativa<br />

e dalle esigenze aziendali e può variare da uno nei siti in quota fino a tre-quattro<br />

nei distretti bassi e pianeggianti, con talvolta un ulteriore modesto ricaccio destinato al<br />

pascolamento.<br />

Il regime e la severità degli sfalci, ossia la frequenza delle defogliazione e l’altezza di<br />

taglio, hanno naturalmente forti ripercussioni sullo stato del cotico.<br />

La frequenza dei prelievi o, se si vuole, la lunghezza dei cicli produttivi, condiziona<br />

il vigore delle piante, la loro abilità competitiva, lo sviluppo degli organi di stoccaggio<br />

(stoloni, basi dei culmi, fittoni, radici laterali) e soprattutto l’accumulo delle riserve in<br />

essi. Tanto più le utilizzazioni sono ravvicinate quanto più si riduce la taglia delle piante,<br />

in ragione della minore lunghezza degli internodi e delle lamine fogliari. Aumenta<br />

inoltre l’angolo di inserzione delle foglie, ciò che comporta un habitus più prostrato e<br />

una maggiore fittezza del manto. È l’interruzione della fase riproduttiva e l’attenuazione<br />

della dominanza apicale a favorire questi mutamenti, che saranno tanto più accentuati<br />

quanto più sarà precoce l’asportazione dell’apice riproduttivo, fino a rendere il cotico,<br />

all’estremo, inadatto alla gestione prativa allorché parte consistente della fitomassa sarà<br />

concentrata al di sotto del livello del taglio, come accade soprattutto nelle graminacee.<br />

Intensificare troppo gli sfalci risulta inoltre negativo per l’integrità del cotico, che non ha

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