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Prati, pascoli e paesaggio alpino - SoZooAlp

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PRATI, PASCOLI E PAESAGGIO ALPINO<br />

In mancanza di più precise informazioni locali, il coefficiente si può fissare in 66 UFL<br />

ad ettaro nella fascia montana, 55 nella subalpina inferiore, 44 nella subalpina inferiore,<br />

36 nell’alpina inferiore e 15 nell’alpina superiore. Appare evidente come la stima risulti<br />

molto approssimativa, consigliando un uso prudente del metodo, a complemento e integrazione<br />

degli altri sistemi più solidi visti in precedenza 10 .<br />

11.3. Le funzioni di produzione<br />

La marcata variabilità che contraddistingue il ciclo vegetativo dei cotici rende estremamente<br />

utile ai fini gestionali poter disporre di funzioni che descrivano la biomassa e<br />

la sua qualità in ogni momento della stagione, superando i limiti dei dati istantanei che,<br />

seppur preziosi, forniscono informazioni parziali e circoscritte. Tali funzioni permettono<br />

di pianificare con rigore gli interventi di governo e utilizzazione dei cotici, armonizzando<br />

al meglio le esigenze agronomiche con quelle dell’allevamento. Esse non vanno confuse<br />

con le curve di crescita, dalle quali differiscono nella scala: qui si tratta di biomassa totale,<br />

nelle curve di crescita di biomassa giornaliera prodotta.<br />

La costruzione delle funzioni comporta una serie di problemi. Il primo è la mole di lavoro<br />

imposta da misurazioni ripetute nella stagione e per diversi anni, necessarie queste<br />

ultime per controllare le fluttuazioni legate agli andamenti meteorologici. Un secondo<br />

problema è la varietà di popolamenti e situazioni ambientali, che ostacola le generalizzazioni,<br />

limitando la validità delle funzioni a specifiche fitocenosi e aree. Il terzo problema<br />

è la dipendenza delle fasi di sviluppo delle specie dalle condizioni meteorologiche, che<br />

non permette di stabilire una relazione costante tra calendario e sinfenologia della vegetazione.<br />

Per i primi due problemi non vi sono scorciatoie. Il terzo è invece superabile<br />

sostituendo la variabile tempo con le somme termiche su base 0°C, a decorrere dallo<br />

scioglimento della neve o dal disgelo del suolo. Il decorso termico, infatti, è il principale<br />

fattore di regolazione dei fenomeni vitali delle piante (germinazione, fioritura, fruttificazione)<br />

ed è stato dimostrato un rapporto molto stretto tra il cumulo di calore e lo sviluppo<br />

fenologico delle piante. Una volta noto questo rapporto, lo stadio di sviluppo della<br />

vegetazione è ricavato come media aritmetica tra le somme termiche corrispondenti alle<br />

fenofasi delle specie componenti. La relazione tra fasi fenologiche e somme termiche<br />

tende però a mutare territorialmente con il clima, ciò che impone una loro definizione per<br />

aree fitoclimatiche, oltre che per tipo di popolamento.<br />

Alcune esemplificazioni di funzioni di produzione, riferite a <strong>pascoli</strong> delle Alpi Centrali<br />

Italiane, sono riportati nei grafici di figura 11.2. Le funzioni quantitative (fitomassa<br />

secca e produzione di UFL) evidenziano come al crescere dell’altitudine si accorci il<br />

ciclo vegetativo, si raggiunga più precocemente il picco di resa e si inneschi più rapidamente<br />

il processo di senescenza. Nella fascia alpina, il massimo di fitomassa secca è<br />

10 Esiste un altro metodo per la stima della biomassa analogo a quello del valore pastorale, ma basato sugli<br />

indici ecologici di Landolt. Valido solo per i <strong>pascoli</strong> delle Alpi Centrali Italiane non concimati chimicamente è stato<br />

elaborato dai pastoralisti dell’ISAFA di Villazzano (TN). La biomassa, espressa in quintali di sostanza secca ad<br />

ettaro, è ricavata dalla seguente equazione di regressione multipla:<br />

Y = -89,11 + 19,801 XF + 21,333 XT<br />

dove: XF = Indice di umidità del popolamento<br />

XT = Indice di temperatura del popolamento

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