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Prati, pascoli e paesaggio alpino - SoZooAlp

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Fausto Gusmeroli<br />

in uno strato superiore di vegetazione morta, un secondo di materiale poroso in parte<br />

trasformato e un terzo di materiale compresso più elaborato. Nelle praterie naturali indisturbate<br />

la massa supera di parecchie volte la biomassa vivente, mentre nel prato e nel<br />

pascolo si riduce con il grado di utilizzazione, in proporzione alla diminuzione della vegetazione<br />

morta che va a costituire lo strato superficiale. Nella rizosfera la stratificazione<br />

risulta dalle diverse conformazioni e dal diverso approfondimento degli apparti radicali,<br />

riproponendo un po’ gli schemi della fillosfera. Le graminacee (Fig. 10.4) hanno radici<br />

fascicolate, a sviluppo prevalentemente orizzontale, più superficiali nelle rizomatose e<br />

stolonifere, più profonde nelle cespitose, soprattutto in quelle lasse. Le leguminose a<br />

altre specie hanno radici a fittone, a prevalente sviluppo verticale. I cotici più evoluti<br />

possono così mostrare tre piani sovrapposti di radici (Fig. 10.5), con il superiore però<br />

molto più fitto. Almeno la metà della biomassa radicale è localizzata nei primi venti<br />

centimetri del profilo e soprattutto nei primissimi, quota che per altro può salire sensibilmente<br />

con l’umidità del clima e l’intensificarsi della gestione (soprattutto per il livello di<br />

concimazione), poiché la necessità di formazione di radici profonde è elusa dalle elevate<br />

disponibilità idriche e trofiche in superficie. In tali circostanze tende pure all’equilibrio<br />

il rapporto quantitativo tra biomassa epigea e ipogea, rapporto che in situazioni meno<br />

favorevoli è invece sbilanciato verso l’apparato radicale (può scendere al di sotto di 1 su<br />

3), impegnato a reperire risorse anche in profondità<br />

10.2. Eco-fisiologia<br />

La coordinazione aerea e sotterranea tra diverse categorie morfo-funzionali di piante<br />

conferisce al cotico un elevato livello di integrazione ed efficienza, minimizzando la<br />

competizione ed enfatizzando la cooperazione. Parti vegetative aeree, vive e senescenti,<br />

radici vitali e morte, semi ed organi vegetativi di resistenza, tessuti organici a diversi stadi<br />

di trasformazione compongono un tappeto compatto e continuo, in cui non è agevole<br />

distinguere i singoli individui e separare, lungo il profilo del suolo, la parte organica da<br />

quella minerale. In stadi evoluti, il cotico può assumere addirittura una certa autonomia<br />

vegetativa, che gli permette di essere separato dal substrato e trasferito altrove, senza<br />

compromettere la vitalità. Nonostante i continui prelievi di fitomassa, il sistema si autorinnova,<br />

preservando o incrementando le scorte di humus, predisponendo il terreno ad<br />

assumere quella struttura glomerulare ideale sotto il profilo agronomico e potenziando<br />

l’intera comunità biotica. Solo sfruttamenti scriteriati (sovra-utilizzo) possono pregiudicare<br />

gli equilibri floristici e la capacità di moltiplicazione vegetativa delle piante, garanzia<br />

di longevità.<br />

La complessità organizzativa dei cotici si riscontra anche nella variabilità floristica<br />

lungo il ciclo vegetativo, risultante dei cicli fenologici delle specie in risposta all’ambiente<br />

e al problema della convivenza 3 . Per evitare la competizione, le specie tendono a<br />

3 Per ciclo fenologico si intende la successione delle fasi (ripresa vegetativa, emissioni delle foglie, formazione<br />

degli organi riproduttivi, fioritura, fruttificazione etc.) che compongono il ritmo stagionale di una specie, fasi che<br />

vengono registrate abitualmente con l’ausilio di chiavi di tipo qualitativo, quantitativo o misto.<br />

L’induzione delle varie fasi è legata a fattori interni (bioritmi), di natura ereditaria, e fattori esterni, fondamentalmente<br />

di tipo climatico, che agiscono dunque come fattori ordinatori della periodicità dei viventi. Poiché, tuttavia, anche i<br />

ritmi geneticamente fissati all’origine furono determinati da fattori esterni attraverso i meccanismi di adattamento,<br />

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