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Prati, pascoli e paesaggio alpino - SoZooAlp

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Fausto Gusmeroli<br />

alla realtà urbana. V’è però da chiedersi se questi nuovi paradigmi saranno altrettanto<br />

sostenibili, o se, invece, alcuni elementi di quella civiltà rurale non siano da ritenersi<br />

costitutivi della vita stessa in montagna, una vita che Luigi Zanzi in Le Alpi nella storia<br />

d’Europa (2004) descrive come un adattamento alla soglia del caos, una sfida all’incertezza<br />

e alla precarietà. Due elementi, in particolare sembrano essere ineludibili per vivere<br />

nella marginalità e verticalità delle Alpi. Uno è lo spirito montanaro, quello spirito fatto<br />

di desiderio di avventura, di anelito di libertà, di intraprendenza, creatività e sobrietà che<br />

apparteneva agli antichi colonizzatori e abitatori. Il secondo è il senso del bene comune,<br />

quel senso che prevalendo sull’interesse del singolo, mortificava, è vero, l’iniziativa individuale,<br />

ma restituiva con generosità orgoglio di appartenenza e identità 31 .<br />

Gli spazi agro-pastorali possono allora essere compresi e vissuti come luoghi di di<br />

senso, dove fare esperienza di benessere psico-fisico 32 . L’alienazione e l’infelicità che<br />

sembrano permeare la vita dell’uomo moderno occidentale, dominata dai consumi,<br />

dall’individualismo, dalla competizione e dalla fretta, non possono del resto che riabilitare<br />

quegli stili di vita cooperativi, sobri e lenti del passato, in cui una temporalità e una<br />

spazialità meno costrette e asfittiche facilitavano il ritorno al tempo e allo spazio della<br />

coscienza, all’armonia con sè stessi, gli altri e la natura. Non si tratta, ben inteso, di contrastare<br />

il progresso, ma al contrario di coniugare la modernità con la tradizione, entro<br />

nuovi archetipi sociali ed economici nei quali all’innovazione tecnologica è richiesto di<br />

assorbire le maggiori costrizioni che comporta l’abitare la montagna.<br />

9.5. La funzione produttiva<br />

Produrre foraggio rimane lo scopo primario dei prato e dei <strong>pascoli</strong>, non solo perché<br />

per questo sono stati costituiti, ma anche perché senza attività zootecnica non potrebbero<br />

mantenersi, se non in quelle situazioni, assolutamente circoscritte, dove le funzioni<br />

extra-produttive possono giustificare interventi conservativi fini a se stessi.<br />

Rispetto alle colture agrarie, le foraggere permanenti possiedono un duplice vantaggio.<br />

In primo luogo consentono di produrre in contesti topografici e pedo-climatici difficili,<br />

dove le pendenze elevate e il modesto spessore dei substrati ostacolano la lavorazione<br />

del terreno, o dove le basse temperature, combinate talvolta a pluviometrie altrettanto<br />

sfavorevoli, impediscono lo svolgimento del normale ciclo colturale. La loro capacità<br />

di adattamento a situazioni estreme è dimostrata dalle praterie naturali, che occupano i<br />

distretti più marginali in senso latitudinale e altitudinale dell’area del pianeta ricoperta<br />

da vegetazione, tra le foreste e i deserti caldi o freddi. Il secondo vantaggio consiste nella<br />

31 E’ significativo come nelle comunità di montagna tradizionali il concetto di proprietà privata fosse molto<br />

più sfumato di oggi. Gli spazi privati, seppure talvolta delimitati da termini, erano aperti (gli unici recinti che si<br />

costruivano erano per il confinamento del bestiame). Tutti vi potevano accedere per la caccia, per raccogliere frutti<br />

selvatici, per transitare e altro. Comune era poi la proprietà collettiva dei beni (boschi e <strong>pascoli</strong> soprattutto), tutelata<br />

da norme molto rigide, fatte rispettare con severità.<br />

32 L’idea della montagna-terapia, ovvero della montagna come luogo di benessere fisico e psichico è si può far<br />

risalire a Malthus. Nell’opera Saggio su principio di popolazione del 1803 egli sottolinea gli straordinari vantaggi<br />

climatici e terapeutici del villaggio svizzero di Leysin, aprendo la strada al turismo di tipo sanatoriale. Naturalmente,<br />

anche l’alpinismo, che fino ad allora non aveva mostrato alcun interesse allo spazio antropizzati della montagna,<br />

comincia a rivedere il rapporto con il mondo montanaro, ricercando nuove esperienze di evasione e senso, in<br />

reazione anche al crescente disagio del vivere urbano.<br />

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