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Prati, pascoli e paesaggio alpino - SoZooAlp

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PRATI, PASCOLI E PAESAGGIO ALPINO<br />

o gravi carenze di acqua e di innevamento hanno un’azione deprimente analoga a quella<br />

dell’elevata fertilità, dato che poche specie sono in grado di resistere a questi forti vincoli<br />

ambientali. Indicativamente, la dotazione di un popolamento può variare da un minimo<br />

di 10-15 specie nelle situazioni ad utilizzo molto intensivo o ad ecologia estrema, a 50-<br />

60 e oltre con pressioni più leggere e condizioni ecologiche intermedie.<br />

9.4. La funzione storico-culturale<br />

La funzione storico-culturale trae ragione dal fatto che la tradizione materiale e immateriale<br />

delle Alpi affonda le radici nel mondo agro-pastorale e nelle pratiche di utilizzazione<br />

e stabilizzazione dei versanti, senza le quali non sarebbe stata possibile la colonizzazione<br />

di ambienti tanto ostili e fragili. Ciò faceva dello spazio esplorato un luogo<br />

sociale, economico ed ecologico unitario: una condizione imprescindibile per abitare<br />

la montagna, come dimostrato dal fenomeno dello spopolamento degli ultimi decenni,<br />

proceduto in parallelo all’abbandono di queste pratiche e al conseguente degrado del territorio.<br />

I prati e i <strong>pascoli</strong>, con il complesso degli artefatti necessari alla loro utilizzazione<br />

e all’insediamento della comunità contadina, vengono pertanto a costituire gli elementi<br />

più caratteristici del <strong>paesaggio</strong> culturale <strong>alpino</strong>. Inoltre, essendo ritagliati in larga misura<br />

entro il dominio della vegetazione boschiva, vanno a comporre quel variegato e contrastato<br />

mosaico di spazi aperti e spazi chiusi, forme, geometrie e cromatismi assurto<br />

nell’immaginario collettivo ad archetipo del <strong>paesaggio</strong> montano 30 .<br />

Tutto ciò attribuisce loro una duplice fondamentale significato. Uno è di tipo turistico.<br />

Da un lato il <strong>paesaggio</strong> è riempito di contenuti storici, la cui investigazione guida alla<br />

scoperta e alla conoscenza del territorio e della sua gente; dall’altro è reso più accessibile<br />

e fruibile per pratiche escursionistiche e sportive. Difficilmente il turismo <strong>alpino</strong> potrà<br />

prescindere da questi aspetti, alla luce soprattutto da un lato della crisi e insostenibilità del<br />

turismo di massa sviluppatosi attorno alla monocoltura dello sci, dall’altro dello sviluppo<br />

di nuove espressioni di turismo eco-culturale pronte ad uscire da una ristretta cerchia<br />

elitaria. Il secondo significato, spesso trascurato o non pienamente compreso, guarda ai<br />

sistemi agro-pastorali come ai luoghi dell’identità alpina, luoghi nei quali è custodito quel<br />

complesso di consuetudini, abilità materiali, valori etici e spirituali su cui poggiava la società<br />

rurale tradizionale e che ne garantivano la sostenibilità, nella sua triplice accezione:<br />

sociale, economica e ambientale. Certamente, le rivoluzioni industriale e turistica hanno<br />

sancito il definitivo superamento di quel contesto, imponendo modelli in tutto assimilati<br />

30 E’ stato proposto da Andrea Cavallero (Dispensa Sistemi pastorali, Università di Torino) un metodo di stima<br />

del valore visivo delle praterie basato sulla composizione floristica. Il valore è calcolato nel seguente modo:<br />

VV = 0,1 x Σ Csi x Iqvi<br />

dove: Csi = Contributo specifico dell’iesima specie<br />

Iqvi = Indice di qualità visiva dell’iesima specie<br />

Il contributo specifico è la percentuale con la quale la specie partecipa alla costituzione della fitomassa aerea (si può<br />

usare anche un diverso indicatore di abbondanza, purché espresso in termini percentuali). L’indice di qualità visiva<br />

delle specie varia da 1 a 10, per cui VV può variare da 10 a 100, con i valori estremi corrispondenti a cenosi (del<br />

tutto teoriche) in cui tutte le specie hanno Iqv rispettivamente minima e massima.<br />

Sono proposti anche i valori dell’indice per quasi 150 specie. Ad esempio, a Polygonum bistorta è attribuito valore<br />

10, a Trifolium pratense 8, a Achillea millefolium 7, a Trisetum flavescens 4, a Dactylis glomerata 2, a Nardus stricta<br />

1 e così via.

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