Prati, pascoli e paesaggio alpino - SoZooAlp
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PRATI, PASCOLI E PAESAGGIO ALPINO<br />
rinnovazioni di larice e pino cembro. La contesa tra queste aghifoglie è decisa dalle<br />
condizioni climatiche che, regolando l’accumulo di sostanza organica nel suolo e la sua<br />
evoluzione, fissano gli equilibri tra il più esigente e sciafilo abete rosso e i più pionieri<br />
ed eliofili larice e pino cembro. Ingressioni di questi, soprattutto di larice, nella pecceta<br />
e anche nelle foreste di latifoglie sono pertanto piuttosto comuni nei siti sottoposti ad<br />
esbosco o dirado, naturale o artificiale. Meno importante nel differenziare i popolamenti<br />
dell’abete rosso è la litologia del suolo. Le cenosi più espressamente carbonatiche sono<br />
più xeromorfe e instabili, ostentando maggiori coperture di pino silvestre e pino mugo e<br />
confluendo al crescere delle condizioni di xericità nei corrispondenti syntaxa.<br />
Risalendo dunque la fascia boreale, la foresta chiusa e scura della pecceta, con gli<br />
strati inferiori ridotti spesso alla sola coltre muscinale, si risolve gradualmente nelle formazioni<br />
aperte e luminose del larice e del pino cembro, dal sottobosco fitto e variegato,<br />
suscettibile di trasformarsi in un vero e proprio cotico erboso se sottoposto a pascolamento.<br />
La loro collocazione nella suballeanza (o alleanza) del Rhododendro-Vaccinion è<br />
giustificata proprio dalla similitudine del sottobosco con le lande di ericacee soprastanti.<br />
Lo strato arboreo può essere misto o puro, in relazione alla fase dinamica e al clima.<br />
Avendo maggiore capacità colonizzatrice e maggiore esigenza di luce, il larice s’insedia<br />
per primo, originando popolamenti puri o quasi che, sui versanti meglio esposti e nei siti<br />
interessati da periodiche distruzioni, possono anche assumere carattere di stabilità. Di<br />
norma, tuttavia, soprattutto in condizioni climatiche più severe come quelle delle stazioni<br />
elevate e settentrionali dei distretti endalpici, viene gradualmente affiancato dal pino<br />
cembro (esclusivo del distretto endalpico) e si costituiscono comunità miste o, più di<br />
rado, cembrete pure. In linea di massima, un’alta partecipazione di larice indica situazioni<br />
giovanili o degradate; viceversa, un’alta frequenza di pino cembro è manifestazione<br />
di maturità e naturalità, oltre che di accentuata continentalità. Come la pecceta, queste<br />
formazioni hanno il loro ambiente elettivo nei substrati silicatici, ma s’impostano pure<br />
nelle zone calcaree, dove però subiscono la concorrenza dei consorzi di Erico-Pinion<br />
mugo, verso i quali tendono a confluire.<br />
7.5. La vegetazione arbustiva<br />
La vegetazione arbustiva si rinviene nella porzione estrema della fascia boreale come<br />
vegetazione climatogena di interposizione tra le foreste di aghifoglie e le praterie<br />
naturali. Si può tuttavia presentare come compagine durevole pressoché in tutte le fasce<br />
altitudinali, nei luoghi in cui condizioni climatiche o edafiche particolari rendono problematica<br />
la strutturazione a bosco. Dal punto di vista sintassonomico si hanno notevoli<br />
affinità con le formazioni forestali di contatto, con confluenze già ai più bassi livelli della<br />
struttura gerarchica.<br />
L’espressione climatogena per antonomasia è la landa di ericacee della suballeanza<br />
del Rhododendro-Vaccinion. La strettissima parentela con i consorzi forestali del larice<br />
e del pino cembro è evidenziata dalla comune appartenenza all’associazione del Rhododendro-Vaccinietum,<br />
che viene così ad articolarsi nelle tre subassociazioni forestali<br />
già citate (laricetosum, cembretosum e mugetosum) e in una arbustiva, identificata come<br />
extrasilvaticum. Maggiore diviene qui il ricoprimento di specie erbacee e arbustive<br />
indicatrici di clima più rigido, quali Loiseleuria procumbens e Vaccinium uliginosum,